25/11 presentazione libro palestina - Lettere al di là del muro



Vento di Terra Onlus vi invita alla presentazione del libro

LETTERE AL DI LA’ DEL MURO

Martedi' 25 novembre 2008 ore 19.30
presso la libreria SCALDAPENSIERI - VIA DON BOSCO, 39 - MILANO - tel :0256816807 - www.nuovascaldapensieri.it

Incontro con i curatori STEFANO APUZZO, SERENA BALDINI E BARBARA ARCHETTI, del libro "LETTERE AL DI LA' DEL MURO" (Edizioni Stampa Alternativa) che contiene approfondimenti storici, foto, disegni e soprattutto le lettere più belle e toccanti dei bambini che vivono nei campi profughi alle porte di Gerusalemme. I bambini si raccontato senza remore e paure, una testimonianza unica e preziosa, uno strumento utile anche per insegnanti ed educatori. Un libro per la pace. Barbara, operatrice sociale, e Serena, insegnante, hanno vissuto e lavorato in Palestina, e sono socie della Onlus Vento di Terra ( www.ventoditerra.org ), organizzazione da anni impegnata nel supporto a progetti educativi nei campi profughi palestinesi.

Nella serata saranno presenti anche contributi video e illustrate le diverse sue attività.

Le copie del libro acquistate presso la libreria sostengono i progetti in corso.

INCONTRO APERTO A TUTTI, FINO AD ESAURIMENTO POSTI DALLE 19.30 APERITIVO OFFERTO DALLA LIBRERIA


"Lettere al di là del muro"
di Stefano Apuzzo, Serena Baldini e Barbara Archetti; foto interne di Luca Tommasini
Il libro contiene le lettere più belle e toccanti dei bambini che vivono nei campi profughi palestinesi alle porte di Gerusalemme. Le loro famiglie furono espulse dai villaggi natii alla nascita dello Stato di Israele nel 1948 e dopo l’occupazione illegale dei Territori Palestinesi nel 1967.Cosa significa per dei bambini crescere ingabbiati da un muro di cemento altro 9 metri, senza la possibilità di non uscire mai dai campi in assenza della “carta blu”? Lettere al di là del muro è un testodi bambini palestinesi che si raccontano senza remore e paure, una testimonianza unica e preziosa, uno strumento utile anche per insegnanti ed educatori. Un libro per la pace.

Gli autori:
Barbara Archetti,
operatrice sociale, e Serena Baldini, insegnante, sono socie di Vento di Terra Onlus, organizzazione da anni impegnata nel supporto a progetti educativi nei campi profughi palestinesi. Entrambe hanno vissuto e lavorato in Cisgiordania, occupandosi di progetti di cooperazione internazionale.
Stefano Apuzzo,
giornalista e scrittore, autore di diversi testi di successo (l’ultimo dei quali è Farmakiller, in questa stessa collana). Presidente di Amici della Terra Lombardia. E’ attivo nei progetti promossi nei campi profughi palestinesi. Ex parlamentare è attualmente assessore nel Comune di Rozzano (Mi).
Luca Tommasini,
fotografo, vive e lavora in Palestina.

Seguono 3 lettere tratte dal libro:
Interrogativi
Marah -  14 anni

Sono una ragazza di 14 anni del campo di Qalandja. Chiedo al mondo arabo, al mondo occidentale e a tutti gli esseri umani sulla terra: che colpa ha l’infanzia per essere uccisa così in Palestina? Io sono nata in Palestina, è questa la mia colpa? E ancora, sono nata in una zona ancora più piccola della Palestina, un campo profughi. Che colpa ne ho io se gioco con una pietra o un fucile, al posto di giocare con una bambola o una macchinina? Che  colpa ne ho io se mangio una volta sola al posto che tre? Che colpa ne ho io se abito con tutta  la mia famiglia in una sola stanza con un bagno ed una cucina? Dove sono la mia stanza, la mia bambola, la mia vita? Perché devo giocare per la strada, ma non in un campo giochi? La mia colpa è essere palestinese? Essere bambina costretta a vivere in questo posto occupato? O forse la mia colpa è non riuscire a togliermi di dosso questa occupazione? Io non riesco a trovare qualcuno che risponda alle mie domande, ma io continuo a vivere la mia vita in questo piccolo posto nonostante tutto, perché io appartengo a questo campo e sono orgogliosa di questo campo, perché è il mio paese, è la mia  patria ed è il posto dove morirò

La chiave
Anas Wahdan - 12 anni
Non riesco a capire se qualcuno ha raccolto o sta raccogliendo le chiavi di Sheikh Abbas, che le ha portate con sé per più di venti anni. E perché le raccoglieva, nonostante le loro porte fossero state distrutte o bruciate? La chiave è diventata una canzone e una leggenda. Perché non possiamo tessere le leggende sulle nostre chiavi perse o su quelle rimaste sulle porte, tutte arrugginite, in attesa del ritorno dei loro proprietari? Alcuni pensavano di poter tornare dopo qualche giorno, ma si sono susseguiti i giorni, i mesi e gli anni e ancora non sono tornati. Sheikh Abbas si è accorto delle chiavi dimenticate nelle serrature delle porte e le ha raccolte una ad una. Le portava sempre con sé e loro danzavano sul suo fianco, lo hanno fatto per più di venti anni, finché un giorno sono cadute per terra vicino al suo corpo che è stato sbranato da un orso cattivo. E nessuno le ha più raccolte perché abbiamo perso la speranza. 

Le dita di una mano non sono tutte uguali
Iman Juhaleen – anni 12
La mia vita nel campo è molto normale perchè mi ci sono abituata. Ci sono persone buone e persone cattive perchè le dita di una mano non sono tutte uguali, sono diverse. Ci sono i buoni e quelli che non lo sono, la gente che vive in questo campo è così. Nel campo vive tantissima gente e ci sono tanti centri e scuole,  medici, negozi e la clinica dell’UNRWA, che da quando è stato costruito il campo ha la direzione dei servizi, ed i negozi di arredamento e di elettrodomestici e le farmacie e i venditori di vestiti e i fornai, tutto quello che serve. Grazie a Dio ci mancano solo alcune cose che considero poco importanti, come la pulizia delle strade. Se la gente si aiutasse e si impegnasse di più il campo sarebbe più pulito, per noi e i nostri figli e per tutta la società, io e le mie amiche discutiamo di questo argomento. Visto che siamo un popolo istruito e colto dobbiamo risolvere i nostri problemi e non aspettare che vengano risolti da altri. La nostra situazione è più difficile che nel passato per la presenza del Muro di separazione razziale che ci circonda da tutti i lati, siamo diventati come un uccello in gabbia. E’ questo il grosso problema che affrontiamo. Quando ci sono delle difficoltà prego tutti gli abitanti del campo di affrontarle insieme, mano per mano. Purtroppo, quando vado fuori dal campo, nelle città vicine, vedo che non ci sono gli stessi problemi, mi auguro con tutto il cuore di diventare come loro. Perchè siamo capaci di migliorare la nostra situazione, continueremo e riusciremo a fare molto con la volontà. Nel futuro vorrei essere una giornalista e vorrei diventare importante. Che Dio porti il successo. La pace sia con voi.