[Carta.org] Una proposta da CARTA



Disobbedienza civile

La vispa Mariastella, nota pure come Beata Ignoranza, ha fatto il miracolo.
Venerdì 30 ottobre Roma ricordava la città del 15 febbraio 2003, quando tre
milioni di persone parteciparono non a un corteo contro la guerra in Iraq,
ma a decine di cortei, che dilagarono ovunque. Stavolta c'era un po' meno
gente, ma nelle stesse ore giganteschi cortei si sono fatti in decine di
città italiane. E che cortei: insegnanti e maestre, genitori e lavoratori
della scuola e bambini delle elementari, studenti medi e universitari, a
Torino c'erano metalmeccanici, dopo che studenti - non succedeva da decenni
- erano andati a distribuire volantini a Mirafiori, accolti con abbracci
dagli operai. Il miracolo è aver sommato di colpo tutta la scuola e tutti i
dintorni, rendendo la formazione - in modo evidente come non era mai stato
- un bene di tutti.
Può essere - ce lo auguriamo - che Beata farà un altro miracolo. Spingere a
disobbedire a leggi ingiuste. Se il decreto sul «maestro unico» è stato
approvato da un senato la cui maggioranza non rappresenta che i sondaggi e
il marketing elettorale, allora è necessario - e si può - disobbedire.
Mantenere il tempo pieno e il maestro non unico, facendo sì che lo
straordinario affetto che la lotta di maestre e maestri ha suscitato nelle
città diventi sostegno pratico: comuni, Province e Regioni possono essere
spinti a finanziare quel che il governo vuole distruggere [il presidente
della Provincia di Roma Nicola Zingaretti, ad esempio, ha annunciato di
essere pronto a disobbedire a quella legge], la cooperazione sociale,
associazioni e reti che lavorano con il mondo della scuola possono
accompagnare gli insegnanti nel mantenimento della didattica e delle ore
attuali. Se lo Stato finanzia le banche, la società sosterrà le scuole
elementari. Per cominciare.


Per questo Carta propone ad amministratori di enti locali di raccontarci
cosa possono fare per proporre da subito interventi alternativi alla
«riforma» Gelimini.
Anche ad associazioni, cooperative, reti sociali che lavorano nelle scuola
chiediamo cosa possono fare e cosa hanno cominciato a fare per disobbedire.
Infine, a scuole, docenti e genitori chiediamo da dove potrebbe cominciare
immediatamente e in quali forme la disobbedienza civile di istituzioni e
organizzazioni sociali territoriali in grado di sostenere la loro lotta.

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