Afghanistan, nel 2007 almeno 500 civili afgani uccisi dalla Nato



Afghanistan, notizie scomode
Nel 2007 almeno 500 civili afgani sono rimasti uccisi in bombardamenti aerei e operazioni terrestri della Nato. Lo ha reso noto l'Afghanistan Ngo Safety Office (Anso), organizzazione che monitora la sicurezza per le Ong presenti nel Paese. Ma la notizia, diffusa un mese fa, è passata sotto silenzio

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Il rapporto annuale dell'Afghanistan Ngo Safety Office (Anso), organizzazione che monitora la sicurezza per le Ong presenti in Afghanistan, informa che nel 2007 la guerra nel Paese asiatico ha ucciso duemila civili afgani, un quarto dei quali - circa cinquecento - vittime di bombardamenti aerei e operazioni terrestri della Nato.
 
Un classico esempio di censura soft. L'imbarazzante notizia è stata diffusa il 20 gennaio dall'Associated Press e il 4 febbraio dalla Reuters con delle piccole differenze: le vittime civili della Nato sono state 525 secondo Ap e 480 secondo Reuters. Ma la tecnica comunicativa adottata è stata identica: una breve citazione nascosta tra le righe di dispacci riguardanti fatti di cronaca. Ovviamente, la notizia non è stata ripresa da quotidiani e televisioni: è morta appena nata. Non è stata censurata, ma si è fatto in modo che nessuno se ne accorgesse. Noi ce ne siamo accorti, per puro caso, settimane dopo.
 
Effetto collaterale della strategia Nato. L'anno precedente, 2006, i civili uccisi dalla Nato in Afghanistan erano stati la metà, circa 230. Il drastico aumento è l' 'effetto collaterale' della strategia più aggressiva adottata dalla Nato nel 2007: forte aumento delle truppe da combattimento schierate, intensificazione dei bombardamenti aerei e ricorso a vaste offensive terrestri. Una strategia che, oltre che raddoppiare le vittime civili, non ha avuto nessuna efficacia militare contro i talebani che, anzi, sfruttando il risentimento popolare per le stragi di civili, hanno guadagnato consenso fra la popolazione afgana. Ma il Pentagono e la Nato non fanno una piega e tirano dritti per la loro strada: più truppe e più guerra.

Enrico Piovesana