Re: [pace] Firenze, 4 settembre pensando a Vicenza



Manifesto – 26.8.07

 

«C'è chi cerca l'accordo con Berlusconi» - Matteo Bartocci

«E' la cosa migliore da fare. Secondo me la manifestazione del 20 ottobre sarà stre-pi-to-sa. Come sinistra parlamentare non saremmo stati in grado di lanciarla da soli, e questo dà l'idea di come vanno male le cose. Ringrazio il manifesto per averci pensato». E' una Manuela Palermi rilassata, nonostante le punture di spillo continue dei moderati dell'Unione. Per la capogruppo di Pdci e Verdi in senato le difficoltà nella maggioranza restano intatte. «Come si fa a fare l'unità a sinistra se si dice che la manifestazione non è opportuna quando invece è la cosa migliore da fare? E' una mobilitazione che dà una prospettiva a tutta la sinistra e convince tutti a rimettersi in gioco». Siamo ad agosto, ed è chiaro che molti dubbi sono ancora aperti. A partire da quelli di Sd. Le divisioni all'interno di Sinistra democratica sono molto preoccupanti. Loro fecero la scelta di Occhetto e quindi capisco che l'unità con dei partiti comunisti possa creargli dei problemi. Però bisogna andare avanti. Per questo sarei per accelerare l'unità a sinistra con chi ci sta. A partire da Rifondazione? Con loro le cose vanno benissimo. Anche con i Verdi in senato lavoriamo bene. Il problema è il famoso «correntone», quella sinistra Ds che storicamente aveva uno dei suoi punti di forza nella Cgil. Sindacato anch'esso ostile alle «ingerenze» della politica. La Cgil sta facendo un grave errore. Mi pare che stia perdendo la bussola ponendo freni eccessivi a chi vuole solo migliorare le cose. Ma c'è chi dice che quel corteo «stride» con la consultazione dei lavoratori sul «pacchetto welfare» di luglio. Numericamente consultazioni di quel tipo hanno sempre dato ragione ai vertici sindacali. Il problema è se la Cgil stavolta la leggerà politicamente. Sono convinta che la stragrande maggioranza dei lavoratori dell'industria voterà contro. Non solo i meccanici, ma anche i tessili, gli edili, i chimici. E la consultazione sul governo a cui lavora Rifondazione? Il Pdci è d'accordo? Rispettiamo le scelte di altri ma mi sembra una forzatura. Anche per il Pdci gli accordi sul welfare e la legge 30 così come sono non sono sottoscrivibili. Ma la logica della mediazione e della conquista graduale fa parte della storia del mio partito. Noi non chiediamo «tutto e subito» come pensa una parte di Rifondazione. Non siamo «massimalisti», ma ragioneremo assieme perché con il Prc oggi c'è un'unità molto più preziosa, che è quella sui contenuti. E intanto Rutelli rilancia le alleanze «di nuovo conio». Rutelli è un bugiardo con una visione moderatissima della politica. Del resto viene dai radicali, un partito che è come se avesse in odio i problemi dei lavoratori, guerrafondaio e filopadronale. Assieme a lui poi ci sono tanti opportunisti della vecchia Dc, sempre legati al governo quale esso sia. Il loro obiettivo vero è l'accordo con Forza Italia. Prego? Vogliono la deflagrazione del governo e dare la colpa a noi in modo da creare un esecutivo di salute pubblica insieme a Forza Italia. A loro Casini non interessa, vogliono trattare direttamente con Berlusconi e tagliare sia a destra che a sinistra. Un grande partito di centro, inamovibile, che non debba più misurarsi né con l'elettorato né con altri partiti. In tanti nel Pd portano avanti questo obiettivo con un cinismo e una spregiudicatezza che non mi aspettavo così pesante. Anche Veltroni? Lo capisco poco. E' civile, è apparentemente molto tollerante ma anche lui è moderatissimo negli obiettivi. Anche se vincerà le primarie ho la sensazione che arriverà scottato al traguardo finale e finirà divorato. Nessuno può governare il Pd. Quello non è un partito, è un'arena in cui si è persa ogni solidarietà reciproca o senso di appartenenza. Certo, ci sono persone di spessore come Anna Finocchiaro, ma sta prendendo una china che mi pare inarrestabile. Anche Montezemolo non sopporta più questa maggioranza. Quando parla Montezemolo penso alla «powertrain»: 800-900 lavoratori che a Mirafiori fanno cambi e motori guadagnando 900 euro al mese. Con il recente aumento di produzione la Fiat ha assunto solo precari senza tutele: giovani che lavorano dal venerdì alla domenica e guadagnano la metà dei loro compagni. La Fiat vive rubando il lavoro degli operai e riceve provvidenze incredibili da parte dello stato. Come si fa a dire «non un euro in più di tasse» quando i più grandi evasori sono associati alla Confindustria? Spero che a settembre e a ottobre i lavoratori si facciano sentire perché non se ne può più. Quindi niente «miracolo Fiat». Niente dialogo con la «borghesia illuminata»? Qui non sono d'accordo con Bertinotti. Gli amministratori della Fiat fanno il loro mestiere: fanno funzionare un po' meglio un'azienda ultra-protetta. Per me sono riconoscimenti che non andrebbero fatti. Però tutti - Padoa Schioppa, Fassino, Prodi, Visco - annunciano che la prossima finanziaria abbasserà le tasse proprio alle imprese. Come fanno in Germania. Iniziamo a imitare l'Europa anche sul piano dei salari. Per ora pensiamo a portare a casa un risultato positivo sul welfare e contro il precariato. La verità è che con questo governo si naviga a vista.

 

Liberazione – 26.8.07

 

Leoni: «La cosa rossa? Sì al modello Flm. Purché si parta»

Stefano Bocconetti

Nella "mappa" interna della Sinistra democratica, Carlo Leoni è considerato uno dei più "unitari". Insomma, se si parla di "Cosa Rossa" forse un po' lo si deve anche a lui. Partiamo da qui. Non hai la sensazione che l'entusiasmo che aveva accompagnato il progetto si sia un po' "raffreddato"? No, non ho quest'impressione. Certo, la la realtà è sempre un po' più complessa di come uno se la immagina. E come stanno le cose? Io vedo che ci sono tre dati. Positivi? Tre dati. Il primo è che le forze politiche alla sinistra del piddì, anche in questo periodo, hanno tutte confermato di voler dare vita ad un "soggetto unitario". Su questo, c'è una forte convergenza. L'altro dato? E' che le forze politiche, penso a Rifondazione ma non solo, hanno spiegato che non hanno alcuna intenzione di sciogliersi. L'ultimo? E' che tutti i gruppi hanno confermato quanto siano importanti le loro appartenenze internazionali. Discorso che vale per tutti, beninteso. Anche per me, che considero importantissima la mia adesione al socialismo europeo. Scusa, Leoni, ma due dati sui tre di cui parli teoricamente potrebbero bloccare il processo unitario. O non è così? Io credo che nessuno debba chiedere ad altri di rinunciare ai propri punti di riferimento internazionali. Di più: nessuno deve chiedere ad altri di sciogliersi. E lo dico anche se aggiungo che questo discorso non vale per noi. Sinistra democratica è nata definendosi "biodegradabile". Siamo nati, insomma, pronti a confluire in qualcosa di più grande. Insisto: ma se questo è il quadro si può essere ottimisti? Io dico che s'è consolidato un lavoro comune, una convergenza sulle cose da fare... Dici queste cose proprio all'indomani dei giudizi discordanti sull'accordo per le pensioni? Ma vedi: in quel caso semplicemente non ha funzionato il meccanismo unitario che avevamo definito. Non ha funzionato la "sede" collegiale. Un errore, che si può correggere rapidamente. Che fare, allora? Adesso, in queste settimane? Se le cose stanno così, dico: ripartiamo. Con molto realismo. Ma con un pizzico di ambizione in più. Tradotto? Realismo significa che oggi non ci sono le condizioni per una nuova formazione. Ma il semplice realismo ti porterebbe a dire: allora, mettiamo insieme quel che c'è. E per esempio Diliberto chiede proprio questo. Ma penso che sarebbe sbagliato. In più, cosa ci si può mettere? Non uso una formula originale, ne hanno parlato diversi dirigenti di Rifondazione. L'idea insomma è di mutuare il modello della Flm, della federazione unitaria dei metalmeccanici. All'epoca, negli anni 70, le tre sigle sindacali continuavano ad esistere. Però, insieme, avevano creato uno "spazio comune". A cui furono delegati poteri, possibilità di decisione. Risorse. Sì, insomma, l'idea è quella: non limitarsi alla semplice addizione fra tre o quattro gruppi dirigenti ma darne vita ad un altro. Che sia qualcosa di più e che non neghi le singole appartenenze. Ma perché, Leoni, in Italia non si può fare come in Germania? Perché qui da noi non si può fare Die Linke? Anche a me quel progetto interessa. Molto. Ma bisogna restare coi piedi per terra. E poi, perché non dirselo?: anche lì in Germania il processo non è stato realizzato in un batter d'occhio. C'è voluto tempo. Dì la verità: qualche resistenza c'è anche - se non soprattutto - fra le tue fila. Non è così? Io non direi affatto così. Se la domanda, come temo, in realtà serva a sapere se siamo "pentiti" di aver lasciato i diesse o se qualcuno s'è fatto affascinare dai richiami di Veltroni, ti rispondo senza condizionali: no. Nessuno di noi è pentito, nessuno vuole "tornare". Perché allora tanto interesse per il seminario che Sinistra democratica terrà ad Orvieto a settembre? Che dovrete decidere in quella sede? Discuteremo di queste cose. Discuteremo fra di noi e decideremo. E quella sarà l'occasione anche per chiarirci con Angius. Francamente non ho capito bene le sue ultime dichiarazioni: noi non siamo nati per dar vita, come sostiene, ad una "costituente socialista". Siamo nati con un progetto molto, ma molto più grande: provare a rifare la sinistra. Citi Angius. Ma in realtà anche Spini racconta di qualche dubbio. Sbagli, il suo è un discorso diverso. Spini dice che con la nascita del piddì, c'è bisogno di una forza che faccia riferimento al socialismo europeo. Di questo, ti ripeto, sono convinti tutti. Tant'è che chederemo di entrare ufficialmente nel Pse. Comunque, ti ripeto la domanda: resistenze al progetto unitario ci sono anche dentro la Sinistra democratica? No, francamente- a parte voci isolate - non vedo resistenze. Siamo nati per unire la sinistra e se vuoi te lo dico: non ci presenteremo mai, a nessuna elezione, da soli. Domanda secca, a questo punto: anche se i vostri europarlamentari l'hanno già fatto, perché Sinistra democratica non ha ancora aderito ufficialmente alla manifestazione del 20 ottobre? Guarda che rispetto a quella manifestazione non ci sono titubanze. Abbiamo posto un problema diverso che riguarda l'etica della responsabilità. Che vuol dire? Significa che la piattaforma del 20 ottobre è condivisibile ma quello che c'è "attorno" assai meno. Mi spiego: in Italia, con la nascita del piddì, non ci sarà più una sinistra "popolare", per usare le parole di Prodi, che rappresenti il lavoro. Una sinistra che deve però essere soprattutto credibile. E non credo che una sinistra che è al governo possa manifestare contro quel governo, quindi contro sé stessa, senza perdere credibilità. Ti dico di più: una cosa del genere sarebbe percepita come un giochetto "politichese". Quello contro cui tutti ci battiamo. Quindi non ci sarai? Sto dicendo un'altra cosa. Dico che francamente eviterei toni del tipo: la "cosa rossa" parte il 20 ottobre. Chi c'è c'è. Voglio discutere con i promotori, quindi anche col tuo giornale. Voglio discutere le modalità, il messaggio che invia questa manifestazione. Una sinistra deve sapersi mobilitare - anche quando sta al governo - per imporre la propria agenda, per superare le resistenze. Ma deve sempre presentarsi come credibile. Questo intendete quando parlate di "sinistra di governo"? Sì, una sinistra che non sappia solo protestare. Ma che in ogni caso, anche nelle condizioni più difficili, deve saper indicare soluzioni. Indipendentemente dalla sua collocazione, al governo, o all'opposizione. Quant'è lontana la sinistra che immagini? C'è da lavorare, ancora tanto. Ma visto che ci siano lasciami dire un'altra cosa... Quale? Che trovo forse sbagliate alcune affermazioni di Bertinotti che da qualche tempo è tornato a parlare della necessità di un nuovo soggetto della sinistra d'alternativa. Io credo invece che la sinistra d'alternativa già ci sia in questo paese, penso a Rifondazione. Ma quell'analisi, fondata sulla presenze di due sinistre, va in parte corretta: noi non possiamo attribuire al piddì l'etichetta di sinistra riformista. Non è così, non sarà così. Lo racconta la cronaca di ogni giorno. E allora il problema non è rafforzare la componente d'alternativa, il problema è più semplice e più drammatico: è fare la sinistra. Una sinistra che in Italia rischia di non esserci più. Una sinistra radicata nel lavoro. Una sinistra che sia in grado d'avere un rapporto col sindacato. E qui ti aggiungo una cosa che magari andrebbe discussa più a fondo: ma insomma io sono convinto che forse è arrivato il momento di ripensare il concetto di "autonomia" nelle sue forme più rigide. Qui ci vuole una sinistra che sappia rappresentare il lavoro, che sia in sintonia con le grandi organizzazioni del lavoro, con la Cgil. Qui ci vuole una sinistra, insomma. Senza aggettivi.

 

Cusani: «Le rendite? Tassarle come reddito, attraverso l'Irpef»

Fabio Sebastiani

Sulla tassazione delle rendite Liberazione ha sentito il parere di Sergio Cusani, impegnato nella Banca della Solidarietà e consulente della Fiom. Cosa ne pensi della proposta di tassare le rendite con una aliquota del 20%? Sono contrario alla tassazione del 20%, perché si tratta dell'attività economica dell'individuo. Come contrario? Qualsiasi attività economica svolta da una singola persona sia sul piano della percezione del reddito che per quanto riguarda l'attività finanziaria deve entrare nella dichiarazione dei redditi ed essere tassata in base agli scaglioni di reddito. Non vedo perché l'attività finanziaria debba essere tassata a parte e il reddito da lavoro debba essere tassato con l'Irpef. Vuoi dire che quindi tassando le rendite al 20% rappresenta quasi un privilegio? Certo. Così si introduce un privilegio perché in questo modo le rendite vengono tassate alla fonte al 20%. Come è la situazione in Europa? In quale altro paese si utilizza il sistema che suggerisci tu? In Germania, nella dichiarazione dei redditi entrano anche gli utili finanziari. Certo, sia la rendita finanziaria positiva, l'utile, che quella negativa, le perdite. Comunque il 20% sarebbe già un aumento rispetto all'aliquota attuale. Appunto, attualmente si paga il 12,5%. Ma dove sta scritto che non debba essere considerato un reddito che entra nell'Irpef? Si è creata una situazione anormale. Assolutamente non esiste che gli introiti vengano trattati in modo diverso, perché appunto, e mi rifaccio al discorso di prima, c'è una distorsione che va sanata. Non vanno privilegiati i soggetti che svolgono una attività finanziaria quando questa attività è diventata una attività che ha un peso maggiore. A conti fatti ci sarebbero maggiori introiti per lo Stato? Lo Stato guadagnerebbe di più, certo. Alla fine della fiera paghi il 35%. E' chiaro che entrano anche le perdite che compensano. Questo è l'approccio più democratico, chiaro, trasparente, giusto ed equo. Quale altro paese in Europa utilizza l'impostazione della Germania? Qualche paese scandinavo mi sembra. Non ti so dire se la Svezia o la Norvegia. Tu quindi vedi un'attività finanziaria che sta cambiando i suoi connotati e quindi va tassata in modo diverso? In realtà credo proprio che l'argomentazione che sosteneva l'importanza dell'acquisto di bot e cct e quindi in qualche modo poneva l'attenzione sui piccoli risparmiatori non regge più. L'attività finanziaria è ben più complessa, articolata e diffusa. Sì certo, del resto le ultime vicende della crisi dei mutui subprime dimostra proprio che i movimenti di capitali finanziari solo liberi di scorazzare dove vogliono e dove meglio credono. A proposito, anche la povertà è un business? Il mutuo che il cittadino americano è stato trasformato in un prodotto derivato che è stato venduto a mezzo mondo. E' la finanza globale. Con il tuo virus infetti tutti. Ogni giorno nel mondo c'è una massa enorme di denaro che viene giocata sul piano finanziario, si calcola circa 900 miliardi di dollari. Solo il 10 % è in relazione ad attività produttive e commerciali. Il resto è denaro che riproduce se se stesso. Insomma, il capitalismo finanziario è al di sopra di tutti e di tutto... C'è sempre più una finanza dominante perché in giro c'è una tale massa di denaro che è svincolato dalla realtà produttiva. Ciò pone il problema del controllo... Si tratta di denaro globale, quindi denaro messo in circolo a partire da vari paesi dove il controllo non c'è. Credo che lo sbarramento vada fatto a monte. Non ci nascondiamo dietro un dito ma se si va a verificare si scopre che le piazze da dove parte la speculazione più aggressiva non sono nelle isole Figi ma a Londra. E' a Londra che si sono inventati i cosiddetti grappoli di titoli derivati, nelle grandi banche internazionali. Quali misure potrebbero essere prese? E' una riflessione collettiva da fare. Intanto, qualsiasi operazione di carattere finanziario se costringi ad introdurla nella dichiarazione dei redditi hai già posto un limite. Incominci già a mettere un freno. Se tutti gli Stati europei seguissero l'esempio della Germania, se uno vuole speculare e guadagna comunque lo Stato incassa di più. E poi va posto un limite alla possibilità di utilizzare gli strumenti derivati, i cosiddetti contratti strutturati. In realtà è una vera e propria alternativa all'usura. Parli della responsabilità delle banche? Le banche hanno un ruolo fondamentale in questo sistema. Ormai i desk londinesi internazionali assumono matematici per gestire la finanza perché ci sono formule da maneggiare complicatissime, perché tu fai il derivato del derivato del derivato. E' diventata una finanza sofisticata, una finanza per gente super-esperta, dove ti rivoltano come una pallina. Le banche centrali hanno coperto il sistema bancario internazionale perché questa volta questi strumenti derivati che sono scaturiti dai subprime son finiti nel sistema bancario non sono andati al risparmiatore. Non credi che le banche centrali in qualche modo stiano aiutando la speculazione? Quello che hanno fatto le banche centrali è sostenere il sistema bancario, con il rischio, certo, di riprodurre il virus. In questi anni ce ne sono state di crisi di questo tipo. Il sistema difende certamente se stesso, non difende i piccoli risparmiatori e gli investitori privati.

 

----- Original Message -----
Sent: Sunday, August 26, 2007 10:18 AM
Subject: [pace] Firenze, 4 settembre pensando a Vicenza

COSA SUCCEDE A VICENZA?
 
Il silenzio colpevole dell’informazione di Stato non deve far credere che a Vicenza i giochi siano fatti e che il movimento sia finito.
Niente di più falso: i Vicentini vogliono farci sapere che sono ancora determinati ad impedire la costruzione della nuova installazione militare.
 
Ad Agosto si è tenuto un campo sulla nonviolenza organizzato da Lilliput cui diversi Fiorentini hanno partecipato.
il Presidio Permanente No Dal Molin lancia una settimana di mobilitazione dall’8 al 16 Settembre con dibattiti, azioni, iniziative, campeggio, festival per ritrovarsi con chi di noi, da tutta Italia, voglia discutere e difendere la nostra terra per un futuro senza basi di guerra.
 
Oggi più che mai gli obiettivi comuni sono sempre gli stessi, non dimentichiamolo.
 
Organizziamoci allora per partecipare al campeggio e… non solo. Abbiamo due Leggi di iniziativa popolare:
  • una sul disarmo nucleare
  • una per la chiusura delle basi USA e la revoca degli accordi internazionali
  • una petizione contro lo scudo antimissilistico USA
Tutte iniziative da far conoscere alla popolazione, per rendere le persone partecipi di un atto democratico: dire no alla guerra anche a suon di leggi.

Contiamo sulla presenza di due vicentini/e che ci porteranno la propria esperienza.

Invitiamo ad una riunione aperta gli interessati al campeggio, alla situazione vicentina, alle sorti movimento contro la guerra

4 SETTEMBRE, ORE 21.15
CASA DEL POPOLO 25 APRILE, Via Bronzino.

I “semprecontrolaguerra” di Firenze
Adesioni:
Sinistra Critica Firenze
Partito Umanista Firenze
m.c. PCL Firenze