Re: [no fuoco atomico] Turi ed il rischio del carcere



Non so chi ha scritto la mail citata da Alfonso ma sento di dover rispondere portando la mia esperienza:
Nel febbraio del 1972 sentivo profondamente, in quanto cattolico, la contraddizione tra le idee di pace proclamate nel Vangelo e il dover essere chiamato a svolgere il servizio militare di leva, imparare a sparare, ad uccidere. Presi, quindi, la decisione di rifiutare la divisa ed il giorno stesso in cui mi sarei dovuto presentare al Car di Macomer (Sardegna) andai, invece, a costituirmi dai Carabinieri del mio quartiere (Napoli) perché sapevo di dover affrontare il carcere.
Mi dichiarai obiettore di coscienza al servizio militare in quanto cattolico. I carabinieri mi arrestarono solo due mesi dopo, all'arrivo del mandato di cattura, e scontai 5 mesi e 10 giorni di detenzione presso il carcere militare di Gaeta. Certamente il carcere fu un'esperienza molto dura e mi esposi alla violenza degli "altri". Ma fu anche un'esperienza molto "umana" vista dal lato dei rapporti con gli altri detenuti. Non condivido affatto l'affermazione che la dignità umana sia fuori dalle carceri e dalle aule giudiziarie. Io mi sentivo"libero" pur se dietro le sbarre e sentivo di non aver perso la mia dignità, al contrario l'avrei persa se avessi fatto il soldato. Uscii ad ottobre del '72. Nel dicembre di quello stesso anno fu approvata la legge sull'obiezione di coscienza che ha permesso in questi anni a decine di migliaia di giovani di svolgere un servizio civile alternativo.
Prima di me tanti altri avevano fatto lo stesso gesto, Pietro Pinna, Giuseppe Gozzini (primo obiettore di coscienza cattolico), Fabrizio Fabbrini (anch'egli cattolico), e poi, contemporaneamente a me Alberto Trevisan, Roberto Cicciomessere, Alberto Gardin, Valerio Minnella e numerosi altri giovani.
In questi anni mi è capitato altre volte di affrontare le aule giudiziarie per portare avanti le idee che ritenevo giuste (occupazione ufficio di collocamento, affissione di manifesti non autorizzati, ecc.) ed affronterei di nuovo il carcere se fosse necessario. Non vedo la contraddizione. Lo stesso autore della mail citata ha ricordato che Gesù Cristo ha affrontato la crocifissione! (Senza alcuna presunzione di paragonare né me né altri a Gesù).
D'altra parte non mi sento affatto un eroe e non ebbi affatto un coraggio particolare ad affrontare il carcere. Avrei dovuto avere più coraggio ad affrontare il servizio militare facendomi un completo lavaggio del cervello!
Un caro abbraccio a tutti, ed in particolare a Turi, forza e coraggio, ti siamo tutti vicini, anzi, nell'aula giudiziaria e dietro le sbarre e con te perché ci rappresenti!
Claudio Pozzi
----- Original Message -----
From: LOC
Sent: Monday, July 23, 2007 5:20 PM
Subject: [no fuoco atomico] Turi ed il rischio del carcere

DA PARTE DI ALFONSO NAVARRA
 
Mi è arrivata una email che considera sbagliato il gesto di Turi Vaccaro "perchè compiuto in un ambito e secondo modalità che lo portano dritto in galera".
Io risponderei con due citazioni, tutt'e due a memoria.
La prima è di David Thoreau, l'autore del saggio sulla disobbedienza civile:
"In un sistema ingiusto il posto giusto per l'uomo giusto è il carcere".
La seconda è di Gandhi:
"Quando, per una causa, il 5% della popolazione è disposta a rischiare il carcere, quella causa è vinta".
Che potrebbe anche voler dire: se nessuno è disposto a pagare un prezzo per una causa, quella causa è sicuramente persa...
 
 
 
Questa e-mail, queste riflessioni sono una conseguenza sia dell'azione compiuta da Turi, sia dello sforzo di chi lo sostiene.
Però a me non piacciono gli eroi, anche se li ammiro.
Gli eroi danno illusioni che la gente comune non potrà replicare, proprio perchè l'atto eroico può essere compiuto solo da eroi.
In un ambito cattolico come quello in cui sto parlando-scrivendo, è chiaro che gli atti eroici sono auspicati perchè qui l'evoluzione spirituale parte da una crocefissione e si mantiene poi a suon di martiri.
Credo che il martirio così come la rivoluzione o la conversione non siano utili perchè non tengono conto nè dei tempi storici, nè della possibile velocità mentale riguardo al cambiamento.
Di persona ho sperimentato come la conversione non funzioni, a causa dei tempi mentali richiesti per un cambiamento duraturo, stabile e radicato o profondo, cioè vero. Il cambiamento drastico ed immediato illude chi lo applica di poter essere qualcosa di diverso senza fare i conti con se stesso, come se "essere" diversi fosse uguale a "fare" il diverso.
Possiamo fare gli evoluti, ma credo non durerà, la nostra mente limitata ci presenterà presto il conto, ed io non so di alcuno che sia vissuto a prescindere dalla propria mente.
Considero quindi sbagliato il gesto di Turi, perchè compiuto in un ambito e secondo modalità che lo portano dritto in galera. E a me non piace che questa gente vada in galera, nè che i pacifisti vengano picchiati. Trovo contraddittorio che un non violento si esponga alla violenza degli altri, oltre che ingiusto.
Penso che uno come Turi sarebbe stato molto più utile sia a se stesso che agli altri da libero. Le aule giudiziarie non sono posti dove si esprime la verità perchè la dignità umana resta sempre fuori.
Trovo ridicola la richiesta di una "pena scontata umanamente", ed immagino che su questo non sia d'accordo neanche Turi. Se è una pena non può essere umana. A meno che non si voglia intendere sopportabile. Disapprovo che si arrivi a chiedere pietà, non lo tortureranno, spero.
Poi provo a pensare che Turi sia una persona consapevole di quello che fa e che si sia esposto alla violenza del potere costituito per richiamare violentemente alla realtà i dormienti come me.
Grazie di questo!