Baghdad: Da BABEL COLLEGE a COP AMANCHE (occupata da truppe USA la facoltà di teologia di Baghdad)



 
 

Baghdad: Da BABEL COLLEGE a COP AMANCHE

By Baghdadhope * Vedi nota sulle foto pubblicate in coda all'articolo.

Si chiamava Collegio Pontificio Babel per la Filosofia e la Teologia. Dalla notte tra il 25 ed il 26 marzo del 2006 si chiama COP Amanche, dove COP è l’acronimo in inglese di Combat Outpost (Avamposto di combattimento) e AMANCHE è la contrazione dei nomi di due tribù indiane d’america, gli Apache ed i Comanche.
Fino al 27 giugno 2006, il giorno in cui il rettore del Babel College, Monsignor Jacques Isaac, ha consegnato i diplomi di laurea a 15 studenti dell’anno accademico appena finito, nei lunghi corridoi, nell’ampio cortile, nella luminosa biblioteca, c’erano studenti, docenti, impiegati. Persone che, nonostante il quartiere di Dora fosse già diventato pericoloso, lavoravano e studiavano per non far morire l’unica università teologica cristiana in Iraq, il vanto della Chiesa Caldea, la fucina dell’ecumenismo tra le varie confessioni cristiane, cattoliche e non, ed in tempi più tranquilli addirittura della convivenza interreligiosa fatta di docenti di filosofia di religione musulmana e di studenti musulmani che da altre università vi si recavano per consultare la ricca biblioteca.
Dal 25 marzo 2007 in quegli stessi spazi è acquartierato il 4˚ Squadrone di Cavalleria della Prima Divisione di Fanteria Meccanizzata USA, i soldati del “Grande Uno Rosso,” la più antica divisione dell’esercito americano così chiamata per il grande numero uno rosso che adorna le divise dei suoi effettivi.
Alla metà dello scorso aprile un abitante di Dora, la zona sud orientale di Baghdad dove il Babel College si trova, aveva inviato una mail annunciando la presenza di soldati americani nell’edificio, una notizia confermata qualche giorno dopo da Monsignor Shleimun Warduni, Patriarca Vicario Caldeo che dichiarò: “Stiamo cercando di risolvere questo problema e abbiamo trattative in corso. Certamente la cosa non facilita la vita dei cristiani nel distretto e non solo”. Il riferimento nelle parole di Monsignor Warduni era al timore che l’occupazione dell’edificio da parte americana avrebbe potuto rafforzare la pericolosa idea che gli iracheni cristiani fossero loro alleati, timore che si concretizzò qualche giorno dopo in un comunicato ufficiale del Patriarcato Caldeo in cui si ribadiva che l’occupazione era avvenuta all’insaputa e senza il consenso della Chiesa Caldea.
Alla fine di giugno, Monsignor Jacques Isaac, Rettore del Babel College, confermò che l’edificio era ancora in mano americana, ma dichiarò anche un timore opposto a quello di qualche mese prima: “…se le truppe americane lasciano l’edificioed anche il vecchio seminario caldeo ad esso vicino” disse “esso sarà occupato da elementi di Al Qaeda, gli stessi che hanno già preso possesso del convento delle suore caldee del Sacro Cuore, sempre a Dora."
E’ presto per sapere quale dei due timori si rivelerà più fondato nel futuro, una previsione che deve far conto con la “normalizzazione” di Baghdad più volte promessa e che dovrebbe portare alla restituzione dell’edificio ai legittimi proprietari.
Per adesso ciò che si sa, al di là delle scarse informazioni che lo stesso Patriarcato Caldeo può dare vista la difficoltà, denunciata dallo stesso Monsignor Isaac, a visitare l’edificio, è cio che racconta un giornalista americano, Michael Yon, che al Babel College è arrivato con i soldati. In un lungo articolo corredato di molte foto: “Desires of the Human Heart” – I desideri del cuore - Yon ha narrato con dovizia di particolari l’arrivo dei soldati USA al Babel College, da lui descritto come un edificio abbandonato, lasciato in tutta fretta a causa della violenza che ha svuotato il quartiere, le strade, i mercati. Le foto che secondo l’autore testimoniano l'urgenza della fuga sono toccanti nella loro quotidianità: una sveglia, un bicchiere, un’agenda piena di numeri di telefono, un calendario fermo al giugno del 2006, una foto del vecchio Patriarca Caldeo Mar Raphael Bedaweed, una di Papa Benedetto XVI, un telefono fuori posto, una vecchia istantanea di una ragazza, forse una studentessa o una parente di un professore, chissà.
“Tristi,” così le ha commentate per Baghdadhope un sacerdote caldeo che in quel collegio è entrato nel 1989 per passarvi dieci anni di studi prima di diventare parroco di una chiesa in città, “ho passato una buona parte della mia vita in quelle aule, e non so se riuscirò a rivederle.”
A quelle immagini per così dire “private” che Michael Yon ha colto, si affiancano quelle relative alla vita pubblica del collegio. Un tavolo pieno di libri, le classi pronte alle lezioni, la sala computer, il modellino in scala dell’edificio che, in tempi migliori, si pensava potesse diventare la sede di una facoltà umanistica collegata al Babel College, la piccola cappella interna, la biblioteca, piena di giornali, riviste in dozzine di lingue, libri, uno dei quali ha ispirato il titolo dell’articolo di Yon: “I desideri del cuore. Introduzione alla teologia di Bernard Lonergan” il gesuita teologo e filosofo canadese morto del 1984. Magari un libro donato dallo stesso autore ad uno dei vescovi o sacerdoti che in passato hanno perfezionato i loro studi presso la Pontificia Università Gregoriana di Roma dove Lonergan aveva insegnato.


I soldati hanno bonificato la cucina, la mensa, le classi, gli uffici, la biblioteca alla ricerca di trappole di ogni tipo, incluse cariche esplosive nascoste, ma non è stato trovato niente. La cappella e l'altare erano intatti.
By Michael Yon





Proprio la biblioteca è il maggior cruccio di Monsignor Jacques Isaac. Tutto si potrà ricomprare, anche molti libri, ma il patrimonio di testi antichi che essa contiene è insostituibile, è il tesoro dell’identità della comunità irachena cristiana, ciò che prova la sua appartenenza al paese, il contributo che essa ha dato nei secoli al suo sviluppo. Ma la biblioteca, secondo quanto a marzo riportava Michael Yon, è al sicuro.
Se la prima preoccupazione dei soldati USA arrivati al Babel College è stata quella di renderlo abitabile e difendibile contro ogni attacco, anche con un muro che ora lo circonda, la seconda è stata quella di assicurare che i libri fossero inventariati e resi inaccessibili, anche agli stessi soldati che vi vivono. Di ciò, come afferma Yon, se ne è occupato il tenente colonnello James Crider, comandante del 4° Squadrone che, sigillando le teche che contengono i testi più preziosi: “era serio nel dimostrare ai proprietari del collegio che i loro beni sarebbero stati salvaguardati durante la guerra.”

Mettere in sicurezza il posto non era sufficiente. Il tenente colonnello James Crider, comandante del 1-4 Squadrone di Cavalleria, era serio nel dimostrare ai proprietari che il loro collegio sarebbe stato salvaguardato durante la guerra, e nell’assicurarsi che il comportamento dei soldati fosse conseguente. Per il 27 marzo tutte le cose di valore erano state messe sotto chiave.
By Michael Yon

Sul cartello si legge: Libri rari. Non aprire.
By Baghdadhope

Da marzo molto tempo è passato. Michael Yon non è più tornato al Babel College, ma i soldati USA sono ancora lì ed ancora vi rimarranno se, come afferma lo stesso Yon, “sono destinati a rimanerci ancora per un anno, o almeno fino a quando potranno passare la mano a quelli iracheni.”
L’operazione congiunta tra esercito americano ed iracheno, “Law and Order” – Legge ed Ordine – iniziata nel febbraio scorso e che ha trasformato il Babel College in un COP, prevede infatti, nella sua terza fase – quella del mantenimento – che la sicurezza venga completamente affidata agli iracheni mentre l’esercito USA si ritirerà nelle sue basi pronto ad intervenire solo in caso di richiesta di aiuto o necessità.
Quando ciò avverrà, se avverrà, ci si può solo augurare che coloro che prenderanno possesso dell’edificio ne salvaguarderanno i beni così come, almeno fino a marzo, Michael Yon ha testimoniato hanno fatto i soldati americani.
* L'autorizzazione alla pubblicazione di due foto di Michael Yon è stata concessa a Baghdadhope da John D. Mason, legale rappresentante dell'autore, che ha anche suggerito la pubblicazione delle originali didascalie relative in traduzione italiana. Michael Yon detiene l'esclusivo diritto di copyright sui suoi articoli e foto. Per le eventuali richieste di permesso di pubblicazione dei lavori di Mr. Yon contattare il Dr. John D. Mason: jmason at bktc.net.
Il suggerimento di Baghdadhope è di consultare direttamente il sito di Michael Yon e di visionare tutte le foto dell'articolo "Desires of the Human Heart " Parte I e Parte II

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