Newsletter BoccheScucite n.24



-------- Messaggio Originale --------
Da: 	nandyno <nandyno at libero.it>


voci dalla Palestina occupata

**BoccheScucite**

**/quindicinale di controinformazione - n. 24 - 31 dicembre 2006 /**


**REGALI DI NATALE**

**Ci voleva per fare Natale.**

I nostri TG natalizi tenevano sullo sfondo la Basilica di Betlemme che
commuove sempre (naturalmente con censura della forte denuncia del
Patriarca Sabbah, che invece noi abbiamo recuperato e pubblichiamo in
questo numero di BoccheScucite) e come "gesto di buona volontà e di pace
d'Israele" l'incontro tra Olmert e Abu Mazen. Ecco confezionato il
pacco-dono per suggerirci il commento: "vedi che Israele fa di tutto per
la pace!"  Ma a smascherare, o quantomeno a smontare, l'effetto-Natale
ci pensa il quotidiano israeliano Yedioth Ahronouth: "Olmert non
libererà alcun prigioniero. La consegna dei dazi che spettano ai
palestinesi è legata alla formazione di un organo di controllo. Quanto
alle promesse di togliere i blocchi ed aprire i valichi: le abbiamo
sentite tante volte nel passato, perciò è difficile crederci". Insomma,
chi è abituato alle promesse di pace dello stato che da 40 anni tiene
sotto occupazione l'intero popolo palestinese, capisce che ha ragione il
giornale israeliano a considerare "l'incontro Olmert-Abbas: un regalo di
Natale a Bush e a Condoleeza Rice". Solo chi non ha mai sentito parlare
di insediamenti-muro-check-point-profughi-prigionieri e tutto quello che
fa della vita dei palestinesi un inferno, può confondere le promesse di
Olmert con gesti di pace. Non ha senso parlare di alleviare un po' le
condizioni di vita di chi sta morendo, magari togliendo qualche
check-point o concedendo qualche aiuto economico ad un paese alla fame!
E sconcerta anche Abu Mazen che "avrebbe dovuto rappresentare un popolo
oppresso e sotto occupazione e non esprimere la propria grande
amicizia con il capo israeliano"(Yedioth Ahrouth, 26 dicembre). D'altra
parte ricordiamo bene l'ultima visita di Condoleza Rice che di fronte al
fiume di sangue e di disperazione che si leva come un fetore ormai
irrespirabile, chiarisce l'obiettivo delle prossime iniziative di pace:
"attivare delle misure per ricreare la fiducia tra le due parti". Ma il
disperato appello che le suore del Baby Hospital ci hanno mandato per
Natale non parla certo di "ricreare la fiducia" visto che "i lavori di
costruzione del muro a Betlemme si avviano alla conclusione e come un
serpente grigio, il muro stringe la città in una morsa mortale" (Ci
scusiamo con chi, per problemi di posta elettronica, non avesse ricevuto
il numero Speciale di BoccheScucite del 25 dicembre con il Messaggio di
Sabbah e del Baby Hospital. Scriveteci una mail se desiderate riceverlo).

**SAEB EREKAT**, il più stretto collaboratore del presidente
palestinese, legge invece positivamente l'incontro Olmert-Abu Mazen: "Ha
aperto uno spazio importante alla ripresa di un serio negoziato di pace.
Il suo significato va oltre i risultati concreti raggiunti. È stata
l'occasione per ricostruire quel minimo di fiducia reciproca
indispensabile per dare un senso e una prospettiva al dialogo. Si è
deciso di riavviare un percorso negoziale che affronti tutte le
questioni sul tappeto. È stato fatto un primo passo. Ciò che conta in
questo momento è ricostruire quel minimo di fiducia reciproca senza la
quale la parola dialogo rimarrà lettera morta. Il presidente ha chiesto
al primo ministro israeliano di rimettere in libertà i membri del
Consiglio legislativo palestinese e i ministri arrestati nei mesi scorsi
da Israele, e di porre fine alle eliminazioni mirate. Lo scontro
politico tra Hamas e al-Fatah non autorizza Israele ad agire in spregio
alla legalità internazionale e agli stessi accordi di Oslo".(L'Unità,
27.12). Peccato che, esattamente il giorno dopo, Olmert abbia firmato la
decisione di costruire un nuovo insediamento (ufficialmente non avveniva
dal 1992) e ordinato di riprendere la pratica criminale delle uccisioni
mirate. Al solito le reazioni: "condanna della Presidenza UE" e...
avanti tutta.

**QUESTONUMERO di BoccheScucite** rilancia le parti più forti
dell'omelia natalizia di mons. Sabbah, alcune "brevi" e un buon commento
per capire l'attuale sfida violenta tra Hamas e Fatah. BoccheScucite ha
poi inseguito Noah Salameh per avere un'intervista che vi proponiamo.
/*/Buon 2007 da BoccheScucite! E mentre il governo israeliano procede
avanti, diritto e sicuro lungo il ciglio di un sentiero che sta
franando, trascinando con sé disperazione rabbia e angoscia, noi
auguriamo per il prossimo anno  ben altre strade agli uomini e alle
donne di buona volontà, israeliani e palestinesi. Possiate  procedere
avanti,  percorrendo ben altre, larghe vie. Che ci sono già, basta
volerle scorgere. Che si possono spianare, basta averne la costanza. Che
si possono inventare con la forza dei sogni./*/** **





**CON LA VOSTRA RESISTENZA CERCATE LA FINE DELL'OCCUPAZIONE PERCHE'
NON CONTINUI A PESARE SU DI VOI!**

**1.         **A voi che abitate in questa città santa di Betlemme,(...)
a tutti coloro che vivono in questa Terra Santa, ebrei, drusi, musulmani
e cristiani; a tutti i nostri paesi arabi e ai cristiani di ogni parte
del mondo: da Betlemme vi auguro giorni felici, santificati dalla
benedizione del Natale.
Lei, signor presidente Mahmoud Abbas, è il benvenuto, con tutte le
persone del seguito. Noi preghiamo e chiediamo a Dio di ispirarle
saggezza e coraggio per poter adempiere ai suoi doveri fra le difficili
tensioni interne che viviamo e di vedere in un futuro ravvicinato i
giorni della giustizia di cui parla il profeta: “//In quei giorni e in
quel tempo farò germogliare per Davide un germoglio di giustizia; egli
eserciterà il giudizio e la giustizia sulla terra…e Gerusalemme vivrà
tranquilla”//. (Ger 33, 15-16).

**2.         **Fratelli e sorelle, Natale ritorna nelle medesime
difficili circostanze, aggravate dai nostri dissidi interni. (...) In
tutte le nostre angustie, quelle che provengono dall’occupazione con
tutte le sue conseguenze, il muro, la mancanza di libertà, la mancanza
di lavoro,. la vita sociale che soffoca, le famiglie separate dalle
leggi militari, i dissensi palestinesi interni che si sono aggiunti di
recente….Pur con tutto questo il “non angustiatevi” significa rimanete
forti, non piegatevi sotto il fardello. E con questa grazia, si può far
fronte a ogni angustia. “Non abbiate alcun angustia”, ovverossia le
angustie non siano una ragione che vi conducano al male, che vi portino
a dimenticare come possiate vincere il male con il bene. Così in forza
della bontà che Dio ha messo in voi, potete rettificare il male
attraverso il bene, fermarlo con la vostra resistenza. Per provocare la
vita e non la morte, per produrre la giustizia e non il mantenimento
dell’ oppressione, per cercare la fine dell’occupazione invece di
lasciare che continui a pesare su di voi. (...)  Tutti, i capi politici,
gli avversari delle due parti, le milizie, coloro che sono relegati nei
ranghi degli estremisti e dei terroristi….coloro che dicono di parlare
in nome di Dio e tutti coloro che dicono di voler la pace, tutti sono
invitati a un esame di coscienza al fine di entrare in una nuova vita
che ponga fine allo spargimento di sangue, alla morte e, in questi
giorni, alle nuove diatribe intestine. Solo così si fa la pace, e ogni
persona umana ritrova la sua dignità. Non aggiungendo sangue al sangue:
i palestinesi nelle loro lotte interne o i militari israeliani che
continuano a uccidere i palestinesi nelle loro città palestinesi.

**4.         **Il conflitto qui è durato troppo a lungo. Ed è ormai gran
tempo che tutti i responsabili che hanno i nostri destini nelle loro
mani in questa terra, i responsabili palestinesi e israeliani e la
comunità internazionale, è tempo che intraprendano un’azione nuova che
ponga fine a una lunga stagione di morte nella nostra storia e ci
introduca in una nuova fase della storia di questa Terra Santa. Ecco
quello di cui abbiamo bisogno.  Numerosi sono i cristiani che vogliono
notizie nostre, delle nostre prove, e che si preoccupano del nostro
avvenire e della nostra prossima scomparsa da questa terra. C'è chi ha
interesse a descriverci come se fossimo in pericolo a causa dei nostri
rapporti con i musulmani e chi vuol vederci schiacciati tra due
maggioranze, la musulmana e l’ebraica. Certo, le questioni di
maggioranza e di minoranza pongono dei problemi. E nei nostri rapporti
tra musulmani e cristiani non abbiamo ancora raggiunto un equilibrio
perfetto, anche se parecchi sforzi sono compiuti per arrivare un giorno
alla stabilità voluta. Ma la questione cristiana odierna in Terra Santa
non è anzitutto quella di una minoranza tra due maggioranze; né attiene
ai rapporti tra cristiani e musulmani. La questione dei cristiani e la
loro sorte oggi si giocano semplicemente nel  conflitto che non cessa.
Il vero pericolo che minaccia oggi il nostro presente e il nostro
avvenire di cristiani in Terra Santa, e porta alcuni di noi a emigrare,
è costituito semplicemente dall’instabilità politica che minaccia tutti,
dall’occupazione e dalle conseguenze che ha su tutti gli aspetti della
vita. Chi è veramente interessato al nostro destino e vuole aiutarci, sa
qual è il campo in cui è invitato a operare: quello della stabilità
politica, della giustizia, della pace, della fine dell’occupazione e
della riconciliazione. Si aiutino i due popoli a cominciare una nuova
era di pace, di giustizia e di riconciliazione nella regione e
l’avvenire dei cristiani sarà assicurato.

E’ vero pure che in questi giorni siamo testimoni di un nuovo sviluppo
della situazione conflittuale, delle lotte fratricide tra palestinesi.
Si tratta di un pericolo supplementare per noi e per tutti. Ora Natale
dice a tutti “pace”; e invita ciascuno a vedere nel suo fratello la
dignità che Dio gli ha donato. Prendere posizione contro il mio fratello
e contro ogni fratello è prendere posizione contro Dio, creatore di mio
fratello e creatore mio. Natale dice: deponete le armi, fate ricorso al
dialogo e alla ragionevolezza. La lotta fratricida non è la strada per
la libertà voluta, ma la strada che fa aumentare morte e confusione, che
ci impone  una nuova schiavitù.

**5.**  Preghiamo in questa notte santa per tutti i nostri paesi arabi,
soprattutto per quelli nella prova, il Libano, l’Iraq e il Sudan.
Chiediamo per tutti pace, saggezza e capacità di vedere in ogni persona
umana l’amore che Dio ha per essa.  Preghiamo per i prigionieri affinché
Dio conceda loro la libertà e li riconduca alle loro famiglie. (...)
Chiediamo infine a Dio di concedere a tutti noi la grazia di apprendere
come diventare artefici di pace e non di guerra, donatori di vita e non
di morte, e di recare nei nostri cuori, ogni giorno, in  ogni momento,
la grazia del Natale.                      **Michel Sabbah,**
//Patriarca, Betlemme 25 dicembre //

**LA GENTE CHIEDE**** PACE, L'ARCIVESCOVO CONDANNA IL MURO E OLMERT
RIPRENDE GLI OMICIDI MIRATI**

Almeno **2000 palestinesi** hanno partecipato alla Marcia-fiaccolata
nella città di Beit Sahour (una zona di Betlemme) il giorno di Natale
per chiedere la fine dell'occupazione e della violenza e per l'unità
nazionale del popolo palestinese. L' **Arcivescovo di Canterbury,**
presente in questi giorni a Betlemme, ha detto che "il muro costruito da
Israele è il segno di tutto ciò che di sbagliato c'è nel cuore
dell'uomo". Rappresenta bene "la paura dell'altro, di chi non
conosciamo. Ci tiene così in una prigione o in qualcosa di simile da cui
Dio, duemila anni fa, ci ha aveva liberati".

**O****lmert** mette subito in pratica le promesse di pace fatte ad Abu
Mazen: "Riprenderemo subito le azioni militari mirate contro i gruppi
responsabili di lanciare razzi contro il territorio israeliano e
rispetteremo la tregua in corso da quasi un mese nella Striscia di Gaza"

**PALESTINESI CONTRO PALESTINESI: E' FRUSTRAZIONE, RABBIA, IMPOTENZA
POLITICA**

"Vedo palestinesi combattersi. È l'odio che nasce dalla frustrazione.
Quelle armi rivolte contro il proprio fratello sono la testimonianza di
una tragica impotenza politica. Gaza riflette la crisi di una doppia
leadership politica: quella della nomenklatura arafattiana e di coloro,
Hamas, che non si sono dimostrati capaci di raccoglierne l'eredità.
**Sono le parole amare di uno dei fondatori dell'OLP, ABDEL SHAFI**.
"Israele - afferma Shafi - ha le chiavi per dare una svolta a questa
situazione di guerra civile. Parlo di chiavi di una cella: quella in cui
è recluso Marwan Barghuti. Per la sua storia, per il carisma acquisito
in questi anni di prigionia, per il ruolo politico attivo che ha avuto
nella definizione del cosiddetto "Documento dei prigionieri", Marwan
potrebbe riunificate ciò che oggi appare irrimediabilmente contrapposto.
Oggi la situazione nasce da una miscela esplosiva fatta di frustrazione,
rabbia, sofferenza e di una impotenza politica che ora si cerca di
mascherare con la forza delle armi. Ma sia Abu Mazen che Haniyeh sanno
bene che non esiste una scorciatoia militare per risolvere uno scontro
politico che proprio perché tale va affrontato con le "armi" della politica.
Una soluzione che eviti un bagno di sangue dipende anche
dall’atteggiamento della Comunità internazionale, in primo luogo di
Stati Uniti ed Europa. L'errore più esiziale sarebbe parteggiare per una
delle fazioni in lotta, in questo caso per al-Fatah: questo
atteggiamento verrebbe percepito dalla maggioranza dei palestinesi come
l'ennesima ingerenza esterna che, come tale, va respinta. Favorire la
formazione di un governo di unità nazionale significa oggi lavorare
anche sulle contraddizioni interne a Hamas, tenendo conto che sarebbe
una follia pensare di poter cancellare con le armi il 40% almeno della
popolazione palestinese. E inoltre non bisogna porre come condizione per
sancire la fine dell'isolamento internazionale dell'Anp, e con esso lo
sblocco dei finanziamenti, il riconoscimento esplicito di Israele da
parte di Hamas e di un ipotetico governo di unità nazionale. Sono altri
e più concreti e immediati gli impegni che Hamas dovrebbe assumersi: la
fine degli attacchi in territorio israeliano, il riconoscimento che
l'obiettivo strategico a cui tendere è la costituzione di uno Stato di
Palestina sui territori occupati da Israele nel 1967". (tratto da
L'Unità, 20.12)



**IL NOSTRO SOGNO, LA NOSTRA REALTA'. Noah Salameh in esclusiva per
BoccheScucite**

**Noah Salameh**, palestinese. Classe ’52.Cresciuto nel campo profughi
di Deheisheh, vicino a Betlemme, dai 15 anni ai trenta è stato in
carcere come prigioniero politico. Lì ha iniziato il suo percorso
personale e civile lungo le vie del pacifismo approfondendo, una volta
libero, i temi della nonviolenza e della riconciliazione e promuovendo
centinaia di occasioni di incontro tra israeliani e palestinesi.
Attualmente è direttore de Centro per la risoluzione del conflitto e la
riconciliazione di Betlemme, fondato da lui nel 1999. Lo abbiamo
incontrato in Italia e ci ha concesso questa intervista..

**BoccheScucite:** Cosa pensa Noah Salameh quando viene in Italia? E
cosa vorrebbe comunicare agli italiani?

**Noah: **Gli italiani sono gente di pace ed hanno molte cose in comune
con i palestinesi, a partire dal caloroso senso di ospitalità. Per
questo mi è facile parlare con voi e sentirmi accolto. Noi siamo un
popolo piccolo e debole. Il nostro grido non riesce a raggiungere il
mondo. Non abbiamo mai vissuto liberamente: siamo stati dominati dai
turchi, poi dagli inglesi, ora oppressi dagli israeliani… che possiamo
fare? La comunità internazionale si è pronunciata tantissime volte sulla
questione israelo-palestinese producendo centinaia di Risoluzioni, tutte
disattese da Israele. E spesso bloccate all’origine dal veto USA.
Ricordate un mese fa, la strage di Beit Hanoun, sulla striscia di Gaza?
19 vittime. Ma per gli Usa evidentemente non erano abbastanza.

//BoccheScucite://// Qual'è il tuo sogno per la terra di////
P////alestina?//

//NOAH://// Mi domando sempre: Che cosa possiamo davvero fare noi?
Cerchiamo di lottare per avere il nostro piccolo Stato e dipendiamo da
tutti coloro che sostengono il nostro sforzo. Il nostro sogno è vivere
in una terra libera, in uno stato dai confini certi e continui… Questo è
quello che vorremmo. E forse ormai non è purtroppo realistico pensarlo.
Israele ha reso la Cisgiordania un groviera, avendo costruito e
continuando a costruire colonie su colonie sulla nostra terra. Creare
due stati da questo groviglio è impossibile, senza creare una guerra
civile in Israele. L’unica scelta possibile è un unico stato con gli
stessi diritti per tutti: non corrisponde al nostro sogno, ma è l’unico
possibile.//

//BoccheScucite://// ////N////oi qui in Italia non veniamo informati
correttamente...//

//NOAH://// Lo so che in Italia molti non sanno come si vive nella mia
terra oggi e soprattutto non ne conoscono le cause : l’informazione
arriva distorta e mistificata. Io dico solo che ognuno ha la
responsabilità morale di dire agli altri quello che ha visto e
conosciuto. Chi è stato in Palestina sa. E oggi comunque possiamo avere
tante fonti alternative di informazione: chi non è stato, può provare a
informarsi. L’importante è non fermarsi ad una sola fonte. E
incominciare ad agire e a sperare.//

//BoccheScucite://// cosa pensa della politica estera dell'Italia?//

//NOAH://// Anche nel vostro governo intravedo un piccolo cambiamento.
Noi sentiamo un nuovo accento, un nuovo tono verso i palestinesi.
Italia, Francia e Spagna avevano cominciato a pensare a un’iniziativa
per il M.O. e il ministro D’Alema quest’estate ha più volte sollecitato
una presenza internazionale a Gaza e in Cisgiordania… sembra aria fresca
per noi. //

//Bocchescucite://// A noi però sembra ancora così poco...Un passo
avanti e due indietro...Vorremmo restituire la parola ai palestinesi. La
nostra Newsletter ha un nome significativo...//

//NOAH://// Noi siamo contenti quando qualcuno ci ascolta. Quando
qualcuno apre la bocca con noi! Sì perché i palestinesi hanno la bocca
scucita, ma nessuno li ascolta. Questo è il problema. In Europa c’è un
vero blocco su qualsiasi discorso che riguardi Israele. I messaggi dei
palestinesi difficilmente arrivano al destinatario. Ma io ricordo e
faccio mia la frase di Jean Paul Sartre, che disse: “Se io conosco e
taccio, partecipo al crimine”. E allora ogni persona deve poter avere la
bocca scucita. E farsi sentire. Ed essere ascoltata. //

**Israele: gli omicidi mirati non sono illegali**

La notizia è di quelle da far accapponare la pelle. Non la pensano così
i nostri media che l'hanno clamorosamente censurata. E' sufficente
riportarla. A voi i commenti:
L'Alta Corte di giustizia israeliana ha stabilito che le uccisioni
mirate di miliziani palestinesi da parte dell'esercito israeliano non
violano il diritto internazionale. Secondo i giudici della corte,
bisogna valutarne la legalità caso per caso. Nel frattempo, un commando
armato palestinese ha ucciso a Gaza un giudice di Hamas.