impiccato Saddam



L’impiccagione di Saddam Hussein:

                                    il cappio statunitense al collo della
democrazia!

Si sta facendo di tutto affinché in Iraq la situazione esploda nel peggiore
dei modi e l’impiccagione di Saddam è solo l’ultimo capitolo di questa
tragedia scritta e diretta dagli Stati Uniti. L’Iraq precipita sempre più
nel caos e nella violenza ed è particolarmente triste dire: l’avevamo
detto. Con tutto il cuore avrei voluto aver torto!

All’alba di oggi, in Iraq, non è stato impiccato solo un dittatore, ma il
nostro stesso concetto di democrazia. Se chi si dice civile e democratico
tratta i criminali come loro hanno trattato le vittime, allora Cesare
Beccarla si rivolta nella tomba e si diventa peggiori di chi si condanna.

Libertà e Democrazia sono valori difficili da vivere e bisogna diffidare di
chi si riempie la bocca con queste parole, troppo gradi e impegnative;
spesso, proprio essi sono i primi a disattenderle quando tocca a loro
comportarsi democraticamente, rispettando le libertà degli altri e
difendendo i diritti degli altri, anche quando l’altro si chiama Saddam
Hussein.

Diceva qualcuno che “quando la violenza è di stato prende il nome di
giustizia”. Esprimo il rifiuto e il disgusto per l’assassinio politico
perpetrato nei confronti dell’assassino Saddam Hussein. La pena di morte è
un retaggio barbarico, assolutamente contro ogni sia pur elementare
sentimento umanitario e, per quanto mi riguarda, cristiano. Nessuno ha il
diritto di disporre della vita di un essere umano.

Ora invece, dai salotti televisivi, i soliti esperti di strategie
internazionali, sempre pronti a giustificare ogni tipo di violenza, ci
diranno tante parole per giustificare questa impiccagione; per quanto mi
riguarda è squallido non dire che uccidere è una spaventosa aberrazione,
sempre! Sia quando si impalavano gli infedeli dell’uno o dell’altro
schieramento per conquistare Gerusalemme, sia quando si crede che
“Dio-è-con-noi” se facciamo pulizia etnica o esportiamo democrazia con la
violenza.

Con rispetto per le diversità di religione, rivendico il mio essere
cristiano e, pronto ad accogliere gli insegnamenti positivi di altre fedi,
a statunitensi e musulmani che ancora applicano alla lettera la biblica e
cranica “legge del taglione” dell’“occhio per occhio, dente per dente”,
testimonio con orgoglio la legge cristiana dell’amore anche nei confronti
del nemico: “allora nel deserto prenderà dimora il diritto, e la giustizia
regnerà nel giardino. Effetto della giustizia sarà la pace, frutto del
diritto una perenne sicurezza” (Isaia 32, 16-17). Spero di non offendere
nessuno se noto che la “legge del taglione” è tuttora “adottata” da ogni
mafia e da ogni terrorismo e, purtroppo, da un po’ di anni, è stata
introdotta ufficialmente, a partire dagli Stati Uniti, anche negli Stati
dove la democrazia statunitense da far west è stata imposta con la forza.

Il brano del Vangelo (Matteo 5, 38-41) che ha “completato” la “legge del
taglione”, recita:  «Avete inteso che fu detto: Occhio per occhio e dente
per dente; ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi se uno ti
percuote la guancia destra, tu porgigli anche l’altra; e a chi ti vuol
chiamare in giudizio per toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello.
E se uno ti costringerà a fare un miglio, tu fanne con lui due». Non si
tratta di mostrarsi stupidi e arrendevoli nei confronti di chi ci fa del
male, ma di spiazzarlo, reagendo dignitosamente e senza violenza. Per
percuotere la guancia destra, bisogna colpire il volto di chi ci sta di
fronte con un “manrovescio”, cioè con il dorso della propria mano destra;
questo era il modo con cui il padrone colpiva lo schiavo, gesto vietato tra
persone “libere”. È come se Gesù dicesse: a chi ti tratta da schiavo tu,
con dignità e a testa alta rispondi e dimostra di non essere schiavo ma
libero; se proprio vuoi colpirmi, fallo da “libero” a “libero”. E lo stesso
spiazzamento dell’avversario è nel secondo esempio. Gli ebrei erano nudi
sotto la tunica, ed era vergognoso non tanto mostrare la propria nudità,
quanto guardare quella degli altri, il pudore ti imponeva di voltarti o di
coprirti gli occhi di fronte ad una persona nuda; Gesù dice: a chi ti vuol
sottrarre il mantello tu dagli anche la tunica, costringendolo a guardare
la tua nudità e a vergognarsi. Il terzo esempio è forse quello che più
chiaramente esprime l’intenzione di Gesù: la chiave di lettura è tutta in
quel “con lui”: se uno ti costringe a fare qualcosa di incomprensibile, tu
fallo ad una condizione, che lui lo faccia con te. È un concentrato di
saggezza e di dignità nonviolenta. Magari diventasse un modo di comportarsi
e di rispondere alle offese!

Saddam sarebbe stato veramente sconfitto se lo avessero trattato con
civiltà e giustizia; se proprio a lui che è stato un sanguinario e un
criminale, avessero riservato un trattamento umano: che lezione di civiltà
e di democrazia sarebbe stata per lui e per l’umanità!

Ancora una volta dobbiamo tristemente constatare che, gli Stati Uniti, il
paese che considera se stesso vessillo della giustizia e di ogni libertà,
il paese che cerca di imporsi al mondo intero come il garante dei diritti
umani, della stabilità e della pace nel mondo, è il portatore-schiavo di
una logica perversa: il paese che mantiene l’embargo alla povera Cuba e lo
toglie alla neocapitalistica Cina; il paese che si è reso famoso per gli
“interventi chirurgici” qua e là nel mondo in difesa degli “oppressi” è un
paese per il quale le idealità sono vuota retorica e paravento; un paese
benpensante e sanguinario. Un paese che mantiene nel suo ordinamento la
condanna a morte  -  e la applica con zelante solerzia  -  e nello stesso
tempo permette la libera circolazione delle armi, per non urtare la lobby
dei fabbricanti di strumenti di morte, gronda spaventosamente ipocrisia.

Gli Stati Uniti d’America ci vogliono a tutti i costi ricordare il loro
passato, quello peggiore. Ci vogliono ricordare che a fondarli e popolarli
non furono soltanto i Padri Pellegrini ma anche ogni sorta di galeotti
indesiderati e allontanati dall’Europa (a loro, almeno, venne concessa
un’alternativa alla forca…). Vogliono mantenere vivo nella nostra memoria
il genocidio degli Indiani d’America e la violenza bruta e forcaiola del
Far West.

Sono dolorosamente orgoglioso di non essere statunitense.

Di fronte a tutto quello che sta avvenendo in Iraq ci vuole uno scossone di
democrazia, di civiltà. Non bisogna assolutamente perdere la testa. Già, la
testa: la nostra arma nonviolenta con la quale ci possiamo difendere dalla
marea montante di stereotipi, preconcetti e pregiudizi, con la  quale
possiamo smontare i meccanismi delle propagande di regime, delle viziosità
ideologiche, con la quale possiamo contrastare la violenza che si alimenta
di istinti viscerali.

O forse non lo sappiamo ancora tutti, non lo sappiamo ancora bene che il
sonno della ragione – come l’assopirsi dell’umanità che è in noi – genera
mostri?

   don Vitaliano

p.s. la messa di Capodanno la celebrerò in memoria di tutte le vittime di
ogni violenza: per Saddam Hussein e per gli uccisi dal dittatore iracheno,
per le vittime del terrorismo e della guerra.



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L'autoritarismo ha bisogno
di obbedienza,
la democrazia di
DISOBBEDIENZA


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