Seminario di Ilan Pappe all'università di Granada



Quella che segue e' la trascrizione del seminario "La pulizia etnica in Palestina : un nuovo paradigma per comprendere il problema palestinese" tenuto da Ilan Pappe all'Universita' di Granada, Facolta' di Diritto (www.ugr.es)

Promotori dell’incontro :
Cattedra Garcia Gomez della Facoltà di Diritto
ECHOS (Traduttori per la solidarieta’)

Granada, 26 ottobre 2006
Inizio il mio discorso di oggi a partire dalle bellissime case di Granada.
A Tel Aviv negli anni ’20 c’erano delle case molto belle. Le bellissime case bianche vennero chiamate ‘case rosse’ perche’ furono le case del movimento socialista e sindacalista israeliano in Palestina. Nel 1946 i soldati se ne impadronirono e cosi’ quelle case divennero il quartier generale delle forze armate israeliane. Li’ 11 uomini del movimento sionista decisero che tutti i Palestinesi che vivevano in Palestina (la terra che avevano deciso dovesse diventare Israele dopo l’occupazione britannica) dovevano essere espulsi. Il Sionismo come sapete nasce in Europa contro l’antisemitismo e come movimento nazionalista. Idea nobile e positiva questa.. il problema fu che il luogo che scelsero per la creazione di un loro Stato era gia’ abitato! Cercavano la terra madre in un posto dove una popolazione viveva già da secoli! I leaders sionisti decisero che la Palestina dovesse divenire casa loro espellendo i Palestinesi. Alla fine dell’800 (1882) ci furono le prime migrazioni di Ebrei verso la terra di Palestina. Il 10 marzo del 1948 la leadership sionista decise che in Palestina si dovesse creare uno Stato sionista senza Palestinesi. Fu emanata una risoluzione ONU che divideva la Palestina a meta’ tra Israeliani e Palestinesi. I Palestinesi la rigettarono, fu un errore storico, ma comprensibile. Era casa loro. La pulizia etnica inizio’ in quell’anno: gli Israeliani distrussero 500 villaggi, 11 citta’, migliaia e migliaia furono i profughi e i massacri. Il mondo sapeva di cio’ che stava accadendo. L’ONU e la Croce Rossa sapevano. Il New York Times nei mesi di maggio e giugno 1948 riportava ogni minimo dettaglio di cio’ che stava succedendo. Ma un anno dopo non vi compariva piu’ nulla, non si parlava ne’ dei profughi, ne’delle citta’ distrutte ne’ delle conseguenze di quel disastro. Nessuno ne parlava piu’. Cio’ e’ sorprendente perche’ la pulizia etnica e’ definita precisamente dalla comunita’ internazionale e da essa e’ condannata. Viene descritta in piu’ convenzioni come crimine contro l’umanita’ e per tanto i colpevoli devono essere sottoposti ad un processo, alla giustizia internazionale. Sul sito dell’Onu e di altre Ong che lavorano per i diritti umani la pulizia etnica e’ definita molto bene : massacri, separazione di donne dai bambini, stupri, spari e bombe…tutto cio’ che accadde allora. La risoluzione 194 del 1949 affermava la necessita’ del ritorno dei profughi . Israele non accetto’ e nessuno disse o fece nulla per far si’ che accettasse. Israele ha potuto commettere questo crimine internazionale e mai e’ stato criticato. Cio’ ha costituito di fatto un importante messaggio per i successivi governi israeliani : « Potete fare cio’ che volete, continuate pure, non sarete mai puniti ». Nel 1948 l’ideologia della pulizia etnica e’ divenuta ideologia di Stato. Non possiamo accettarla come lecita. La pulizia etnica continua ancora oggi, seppur in maniera diversa: avviene, lentamente. Nel ‘48 Israele controllava l’88 per cento delle Palestina, nel ‘67 ne controllava il 100 percento. Non sono uomini di pace coloro che sostengono uno Stato Israeliano ebraico confessionale ed escludente. Avigdor Liebermann (il partito da lui guidato Israel Beitnenu_ Israele è la nostra casa_ conta 11 deputati alla Knesset ; è stato nominato vicepremier, membro del Gabinetto di crisi e Ministro per le Minaccia Strategica) vuole la pulizia etnica e gli altri, anche se non lo dicono, sono d’accordo.

Oggi Israle conta su tre grandi piani d’espansione.
Primo.
La Grande Gerusalemme : che si estenda da sud di Ramallah a nord di Betlemme e dal Giordano al Mediterraneo; un’ area dove se sei Palestinese non hai alcun diritto, ne’ ad entrarci, ne’ a ristrutturare casa…non conti nulla.
Secondo.
Su Haareetz l’hanno definito “QUITE TRANSFER” (TRASFERIMENTO LENTO) e nessuno ne parla, ma io no, io ne parlo. Costringere la popolazione all’esodo.
Terzo.
Il muro: per ora e’ lungo 300 km, ma vorrebbero che sia lungo il doppio per circondare tutte le citta’ palestinesi. Sanno che in queste condizioni la gente non vivra’ a lungo nei Territori Occupati, il loro obiettivo e’ evacuare la popolazione palestinese.

Io sono nato in Israele, amo Israele, i suoi filosofi, le sue cose meravigliose, la lingua ebraica, ma capisco che la sua ideologia e’ impossibile per i Palestinesi, per la pace e per la vita d’Israele nell’area. E’ un crimine. L’unica via per la pace e’ abbandonare questa via.

La societa’ israeliana e’ molto indottrinata, la maggior parte e’ molto felice della pulizia etnica e cio’ portera’ ad una grande guerra tra Israele e paesi arabo musulmani.
E questo e’ un problema globale.
L’unica cosa che possiamo, dobbiamo fare e’ creare una ‘comunita globale’. Dobbiamo lavorare al livello della societa’ civile. Non credo negli Stati. Non credo nella lotta armata. Sono pacifista.
Dobbiamo seguire l’esempio del movimento anti_apartheid africano.
Per me non e’ semplice andare in giro dicendo ‘lavorate per noi’ ma e’ il solo modo : ‘premere dall’esterno’ per fermare gli orribili crimini in West Bank e a Gaza. A Gaza 1.5 milioni di persone vivono in una prigione a cielo aperto. Non posso usare la parola genocidio perche’ significa uccidere numerose persone contemporaneamente, ma in realta’ e’ proprio cio’ che sta accadendo. E poco alla volta. In questo modo, lentamente, gli Israeliani portano ad una continua escalation di violenza. Il muro in West Bank crea prigioni. Nessun giornale europeo parla di questo ; dicono invece che Israele e’ l’unica democrazia in Medio Oriente e parlano del pericolo iraniano.
Dobbiamo informarci e conoscere i fatti. Se conosciamo possiamo capire.

Cio’ che succede in Darfur e’ forse piu’ terribile. Il problema e’ che dobbiamo parlare di Israele perche’ se vuole far parte del mondo ‘civilizzato’ non puo’ continuare a fare cio’ che sta facendo. Bisogna boicottare le relazioni con Israele, interrompere le relazioni accademiche, economiche.
Beh! Se lo farete, subito sarete accusati di essere antisemiti…
Dobbiamo lottare contro l’antisemitismo, ma anche contro cio’ che Israele sta facendo da un secolo : occupazione militare e colonizzazione della Palestina.

In quanto storico non parlo soltanto di cosa e’ accaduto ; ma anche di cosa succedera’. Dobbiamo fermare Israele, lo dico soprattutto all’ Europa.

Domande e dibattito :

A proposito del Libano
Due ragioni hanno spinto Israele all’intervento in Libano : la prima consiste nel fornire un sostegno agli USA che necessitano nel pantano iraqeno di accessi verso l’esterno; la seconda corrisponde al disegno di imporre la loro politica in Palestina senza affrontare i nemici. I due movimenti che si oppongono a Israele, Hamas e Hezbollah, sono supportati da Siria e Iran. Israele progetta di distruggerli. Bisogna tener conto del fatto che nonostante il fallimento militare in Libano Israele diventera’ sempre piu’ aggressivo.

A proposito del Sionismo
Non puoi occupare un paese e dire ‘io sono una cosa diversa da te che ci vivi da prima’. Pago un prezzo molto alto per dire cio’ che dico. In Sud Africa ci sono voluti 21 anni per cambiare la situazione. Ora stiamo iniziando, ci vorra’ tempo. C’e’ una possibilita’ se siamo fortunati : le elezioni Usa. Con il loro cambiamento anche Israele puo’ cambiare un po’. Ma se continua cosi’ i Palestinesi pagheranno un caro prezzo.

Pensa che i Palestinesi sono pronti a vivere in pace ?
Cio’ che mi soprende dei Palestinesi e’ cio’ che mi spinge a fare cio’ che faccio. Vogliono solo vivere una vita normale. E non chiedono vendetta. Io vivo in Galilea e li’ viviamo insieme. Speriamo tutti in una vita comune. Ma Israele, uno Stato che si fonda sull’apartheid, lo impedisce. Il mondo musulmano ha trattato bene gli Ebrei, e’ in Europa che cio’ non e’ accaduto ! Israele e’ nel mondo arabo ma non vuole farne parte, vuole far parte dell’Europa.
Non e’ uno Stato con un esercito ma e’ un esercito con uno Stato.

Una ragazza interviene dicendo che Israele dovrebbe chiedere perdono ai Palestinesi e che solo dopo potranno nascere due Stati Sono d’accordo: Israele dovrebbe chiedere perdono. Ma non sono d’accordo sulla divisione. Si divide tra due che sono alla pari. Israele dovrebbe comportarsi secondo queste linee d’azione : 1) deve impegnarsi al riconoscimento di cio’ che ha commesso nel ‘48 e da allora fino ad oggi. 2) deve assumersi le sue responsabilita’ e accettare il ritorno dei profughi.
IL mondo musulmano dal suo canto deve accettare gli ebrei
La migliore soluzione e’ uno Stato solo, unico. La divisione in due Stati non farebbe altro che perpetuare la guerra. Sharon chiedeva due Stati, la destra li chiede. Cosi’ Israele prende la parte maggiore, i Palestinesi vengono rinchiusi nei bantustan e cosi’ i Palestinesi sono costretti ad andar via. Dobbiamo cambiare il paradigma per interpretare la realta’ palestinese: non siamo di fronte ad una guerra! C’e’ un carnefice ed una vittima! Un oppressore e un oppresso! C’e’ un colonizzatore e un colonizzato! C’e’ un occupante e un occupato!
Bisogna fermare questa politica !

Cosa possono fare i Palestinesi per la pace ?
Si, c’e’ qualcosa che possono fare, ma non spetta alle vittime lo stesso che spetta all’aggressore. Devono, si, trovare il modo di unire le loro forze seppur in condizioni assurde. La vita nei Territori non permette loro di essere uniti e di fare chiarezza, ma devono creare un fronte unito. In Sud Africa c’era unita’ in Palestina non c’e’. Pero’ c’e’ qualcosa che i Palestinesi, ad esempio negli Usa dove sono molti , possono fare : influenzare la societa ‘ civile ; lo spero, sono i Palestinesi di seconda generazione, gli intellettuali. Altra cosa possono fare: rifiutare le bombe, rifiutare la pratica degli attacchi suicidi.

L’uomo che ha posto la domanda la ripropone
Hai domande per gli Africani sotto il regime di apartheid ?
Hai domande per gli Spagnoli sotto Franco ?
Hai domande per i Cileni sotto Pinochet ?
Quando sei sotto un regime dittatoriale la domanda va rivolta ai criminali non alle vittime (scatta un appaluso scrosciante)

A proposito del pacifismo israeliano
Poche persone lavorano per la Pace in Israele, sono troppo pochi, anche se molto importanti. La societa’ non li accetta. Loro vogliono costruire un nuovo futuro in Israele, ma non possono impedire ad Israele di attaccare Siria e Iran, cosa che purtroppo succedera’. L’israeliano medio non vuole sapere; il sentire comune e’ improntato sul non sapere. Radio, tv, dicono che tutto va bene. Noi in Israele dobbiamo cercare di far capire alle persone che non vogliono sapere che cio’ e’ un pericolo per loro stessi. Non sono soddisfatti dei politici e della guerra : ma vogliono un esercito piu’ potente. Noi in Israele diciamo « Per porre fine alla guerra c’e’ bisogno di una guerra piu’ grande ».

Come aiutare i Palestinesi ?
Io credo che i Palestinesi possano aiutarsi da soli. Hanno resistito all’occupazione continuando a vivere in Palestina. Sono degli eroi. Un appello va fatto alle diverse Ong che lavorano in Palestina. Boicottate Israele. Dobbiamo far tornare il tema della diaspora palestinese al centro del quadro politico di riferimento del Processo di Pace. Hamas in questo e’ migliore di Fatah perche’ e’ piu’ vicina al tema del ritorno dei profughi, alla rivendicazione del loro ritorno.

A proposito delle ultime dichiarazioni del Presidente iraniano, della sua negazione dell’ Olocausto, dell’affermazione circa le responsabilita’ europee rispetto alla situazione mediorientale e sulla provocazione circa la nascita di Israele in Europa. Il presidente iraniano non e’ molto intelligente, pone delle questioni di nodale importanza ma in modo poco intelligente. Ha ragione quando dice che gli europei hanno scaricato le loro responsabilita’ sui Palestinesi. Ma non puoi risolvere un crimine commettendone un altro, cioe’ uccidendo tutti gli Ebrei. « Buttare gli Ebrei a mare » e’ un motto controproducente, la soluzione dev’essere politica. I governi europei sono consapevoli della loro responsabilita’. La Gran Bretagna e’ il potere coloniale che ha dato avvio a tutto cio’. Sono loro che hanno iniziato a fare vittime percio’ ora sono responsabili di cio’ che succede in Palestina. Dovrebbero essere piu’ coraggiosi e dire « dobbiamo pagare il nostro prezzo ». Dovrebbero aiutare i Palestinesi e impedire a Israele di commettere i suoi crimini. Non hanno scuse, soprattutto gli accademici, gli intellettuali. Anche i media hanno un ruolo fondamentale, dovrebbero lavorare con maggiore onesta’.

Ilan Pappe dopo l’accorato discorso che e’ durato un’ora e mezza circa, rilascia un’intervista per Radioazioni.tk Un’intervista breve, non voglio trattenerlo ancora molto dopo il lungo intervento alla conferenza. Gli chiedo di approfondire il lato umano della sua missione di storico e testimone scomodo per la societa’ israeliana. Gli chiedo di Haifa, dove insegna, e dell’atmosfera che si respira nell’ultimo anno nella citta’ della ‘convivenza’ dopo la vittoria di Hamas alle elezioni palestinesi e dopo l’ intervento israeliano di guerra in Libano. Sono domande forse un po piu’ personali, gli dico e lui con un sorriso benevolo mi concede le sue risposte.

Sono nato ad Haifa. Anzitutto Haifa non e’ la citta’ della convivenza: i Palestinesi sono una minoranza in una citta’ che era loro. Dobbiamo fare attenzione alle parole. Dal 1994 insegno all’Universita’ di Haifa. Il 20 percento degli studenti universitari sono arabi. La maggior parte dei professori supportano il Sionismo senza minimamente opporsi ad esso. Alla fine degli anni ’90 ero per lo piu’ solo, insieme a poche persone, a supportare il boicottaggio internazionale nei confronti d’Israele. E’ stato difficile. Per loro sei pazzo. Non possono pensare che un ebreo possa criticare Israele. Non e’ nel loro sistema simbolico opporsi. Se lo fai non sei ‘bad’ sei solo pazzo. E cosi’ prendono le distanze da te. Nel 2002 sono stato espulso dall’Universita’ per aver appoggiato uno studente palestinese. Per me non e’ stato questo il problema quanto il fatto che le altre persone non ti ascoltano, non ti prendono in considerazione. Io e la mia famiglia continuiamo. Viviamo in un vilaggio della Galilea a nord di Haifa. Ci proviamo lo stesso. Dopo la vittoria di Hamas anche ad Haifa c’e’ stato un irrigidimento verso i Palestinesi. I gruppi che si oppongono a Israele sono pochi. Credo che la cosa che gli Ebrei devono fare e’ separarsi dal Sionismo come ideologia. Non basta opporsi al muro. Il muro e’ una manifestazione esterna dell’ideologia che ne e’ alla base. Ammesso che la costruzione del muro si interrompa , per assurdo, ci sara’ sempre una nuova misura politica a sostituirlo.. Non e’ un problema di politiche, quanto di infrastruttura politica. E il movimento anti-occupazione deve capire questo. Bisogna andare a fondo. Sradicare il Sionismo. Credo di aver risposto in maniera abbastanza personale no ?


Ilan Pappe
Insegna Storia del Medio Oriente presso il Dipartimento di Relazioni Internazionali dell’Universita’ di Haifa. Fa parte della corrente dei ‘nuovi storici’ sorta in Israele in antitesi alla ‘storiografia ufficiale’ di Stato. Nel 2002 fu espulso dall’universita’ perche’ appoggio’ uno studente palestinese discriminato dalla comunita’ accademica Sostiene la campagna di boicottaggio accademico internazionale contro Israele Si e’ schierato dalla parte dei Palestinesi piu’ volte e da quella libanese durante l’ultimo spietato attacco israeliano in Libano
Ha scritto :
-‘Britain and the Arab-Israeli Conflict, 1948-51’
-‘ The Making of the Arab-Israeli Conflict, 1948-1951’
-‘A History of Modern Palestine and Israel’
Ha edito : ‘The Israel/Palestine Question, Jordan in the Middle East: The
Making of A Pivotal State’ (con Joseph Nevo) e ‘Middle Eastern
Politics and Ideas: A History from Within’ (con Moshe Ma'oz).

Questi libri sono stati pubblicati fuori Israele a causa delle sue idee.

Trascrizione, traduzione e intervista a cura di Sara Borrillo - Associazione per la Pace (www.assopace.org)