Re:[pace] La finanziaria che verrà




Mi è piaciuta, molto interessante la tua analisi Leopoldo, e credo che si potrebbe approfondire di più. Anche perchè il riferimento a Polanyi è importante, anche e perchè è un economista che è stato dimenticato.











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Date      : Fri, 29 Sep 2006 18:12:01 +0200
Subject : [pace] La finanziaria che verrà







> La finanziaria che verrà (al di là di cifre e tagli)
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> La legge finanziaria - in approvazione parlamentare per fine anno - è frutto principalmente degli incontri settimanali e del lavoro congiunto di Tommaso Padoa Schioppa e Mario Draghi. L’uno nominato Ministro dell’economia a far parte del governo di centrosinistra; l’altro nominato Governatore della Banca d’Italia da parte dell’ex governo di centrodestra. Due monetaristi gestiscono oggi l’intera economia italiana.   
> 
> Karl Polanyi ne “La grande trasformazione” del 1944, avvertiva del pericolo che bisognava riaccogliere l’economia nella società, piuttosto che far guidare la società dall’economia. 
> Siamo andati oltre la produzione di beni e servizi, e la stessa economia. Le società sono guidate dal monetarismo e dalla rendita finanziaria.
>  
> In Italia, perfino il Presidente dell’Associazione industriali -Luca Cordero di Montezemolo – non risulta essere un proprietario d’impresa; è venuto alla ribalta quando ha organizzato - per conto dello Stato - i mondiali di calcio del 1990. 
> 
> Si regolamentano solo braccia e cervelli, le cosiddette “risorse umane”. E’ un peccato invece che nessuno più ricorda che i mercati sono due. Sì, insieme a quello del lavoro c’è anche il mercato degli impieghi del capitale. Il rapporto sarebbe fra capitale e lavoro, ma si disciplina solo l’attività lavorativa. Con decisioni d’imperio o utilizzando il metodo della concertazione, il mercato del lavoro – come sappiamo - viene sottoposto a continue...riforme.
> Si sente mai qualcuno parlare delle risorse limitate che possiedono in pochi, cioè di come utilizzare al meglio il capitale, per il bene della comunità? 
> 
> Governo, partiti, sindacati, industriali, economisti perché non si dibatte di come impiegare – nell’interesse di tutti i cittadini - i capitali? Tale “dimenticanza” fa sì che nelle decisioni economiche, a prescindere dal modo di pensare di ognuno, venga a mancare qualsiasi briciola di obiettività concettuale. 
>              
> Tornando ai classici, finanche Adam Smith oggi sarebbe fuori dall’ordine dei discorsi vista la sua attenzione rivolta alla qualità delle necessarie attività istituzionali dello Stato.   
> E John Keynes entrerebbe a far parte del mondo della follia se potesse ripetere una famosa frase: “Questa società possiede i mezzi umani e tecnici per abolire la miseria nella sua forma più materiale e rozza. Non conosciamo nessuna epoca in cui questa possibilità sia stata grande come oggi. Alla sua attuazione si frappone solo l’ordinamento proprietario”.
>  
> In un articolo di fondo, Loris Campetti fa notare su “il manifesto” del 23/9/6: “La sconfitta di Berlusconi e il cambio di governo non sono stati accompagnati da una modifica sostanziale dell’agenda di politica economica”.
> A mio parere, da maggio a tutt’oggi, non si scorge un’inversione di marcia e non arrivano nemmeno segnali di discontinuità. La rimozione di qualsiasi dibattito, la cappa di silenzio che avvolge i capitoli di spesa relativi alle guerre in atto, la dice lunga sull’affidabilità dei rappresentanti di sinistra in Parlamento.  
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> Nel XX secolo, il welfare state era in primo luogo il tentativo di comprendere e regolare i soggetti e le classi subalterne all’interno delle esigenze di sviluppo del capitale. Inoltre, intendeva contribuire alla creazione di una domanda adeguata alla produzione industriale. E le conquiste erano il frutto delle lotte sociali.
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> Nel XXI secolo, né l’individuo consumatore né la società civile sono titolari di alcuna possibilità di scelta economica e politica. Vige il “si salvi chi può”. L’effettivo potere nel mondo è in mano a 500 multinazionali che, secondo la Banca mondiale, nel 2005 hanno controllato più del 52 per cento del Prodotto mondiale lordo. Infine - come dimostrato dall’imposizione della guerra continua e umanitaria - al potere politico basta e avanza esser titolare di un simulacro di legittimazione. 
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> 29/9/6 – Leopoldo BRUNO
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