Il fondamento dei fondamentalisti - di Sbancor



Quando si parla di religioni, culture, etnie, il giornalismo raggiunge livelli inarrivabili di stoltezza. Ho preso Panebianco, Magdi Allam, Rampoldi, Scalfari, Riotta e gli altri innominabili e li ho destinati al bidone della raccolta differenziata, indeciso se andassero in quello della “carta” o in quello dei “rifiuti tossici”. Bisogna conoscere ciò di cui si parla prima di chiamare a raccolta l’Occidente all’Ultima Crociata! E non del tutto inutile è intendersi sul termine fondamentalismo: i fantasmi religiosi sono stati evocati da decenni di dissennate politiche economiche, da politiche estere neo-coloniali, da spregiudicate operazione di “intelligence”. Gli spettri si sono incarnati. Sia in Occidente sia in Medio-Oriente i fanatismi accumulano odi, spirito di vendetta, attese messianiche, visioni apocalittiche

di Sbancor - 4 settembre 2006, www.informationguerrilla.org

Dei tanti linguaggi possibili, il linguaggio giornalistico è, fra tutti, il più volgare. Riduce, banalizza distorce. L’esercizio sistematico della menzogna è la sua caratteristica specifica. Da Emile Zola a Friederich Nietzsche a Karl Kraus, solo per citare alcuni scrittori, l’esecrazione verso l’inchiostro e sopratutto la carta e gli alberi sprecati nell’esercizio della professione giornalistica è unanime e condivisa.

Ma quando si parla di religioni, culture, etnie, si raggiungono livelli inarrivabili di stoltezza. Il peggio che la “professione” può dare.

Avevo cominciato a ritagliare e collezionare i pezzi che mi sembravano più meritevoli di essere indicati al pubblico ludibrio. Alla seconda lettura non c’è l’ho fatta. Ho preso Panebianco, Magdi Allam, Rampoldi, Scalfari, e gli altri innominabili e li ho destinati al bidone della raccolta differenziata, indeciso se andassero in quello della “carta” o in quello dei “rifiuti tossici”.

Un titolo mi è rimasto purtroppo impresso nella memoria “Romano Prodi: l’Italia è tornata tra i Grandi!”.

C’è tutta l’Italietta fascista, “Donna di Provincia e di Bordello”, se mi è lecito correggere Dante, tutto ciò che mi spinge da tempo a non considerarmi “italiano”.

I Grandi sono quelli che giocano alla guerra. I Grandi sono quelli che decidono il destino dei piccoli. I Grandi sono quelli che hanno incendiato tutto il Medioriente e che se continueranno così scateneranno l’ultima, e definitiva, Guerra Mondiale. Vedere D’Alema nei panni di Ministro degli Esteri è già troppo forte per il mio povero stomaco. Ma vedere Prodi in quelli di Cavour nella guerra di Crimea è veramente troppo!

Ma i giornalisti altro non sono che lo specchio di una “politica” altrettanto deforme.

Nulla ci è risparmiato: pacifisti che sfilano (ad Assisi!) a favore “dell’invio dei soldati in Libano”. D’Alema – impagabile – che dice, a proposito del Libano, che lo Stato deve avere “il monopolio dell’uso della forza”, frase che non avrebbe sfigurato in bocca a un capo del servizio d’ordine del Movimento Studentesco della Statale. Mastella che vuole il permesso di sparare. A chi? E infine Bertinotti e il suo partito - che si era dichiarato addirittura contro qualsiasi forma di “violenza di piazza” e difensore accanito della sacralità è inviolabilità delle vetrine dei negozi milanesi – il quale vota a favore di tre, dico tre, missioni militari!

Non è che alla sinistra “estrema”, in quella sinistra a volte dura, ma se non altro sincera e pulita, che si era battuta, da Genova in poi contro la guerra, le cose vadano meglio. Leggo con orrore sui siti “di movimento” delle vere ovazioni per bande armate che si richiamano a principi e a governi noti per praticare l’omicidio, la pena di morte, la tortura, la discriminazione sessuale, e altre aberrazioni. A teocrazie ladre e assassine che ben figurano al cospetto della Santa Inquisizione e del Potere Temporale dei Papi. Per non parlare dei “supporters” della resistenza irachena, che oggi nessuno sa cosa sia, fra milizie bathiste, sciti, sunniti e “qaedisti”- qualsiasi cosa questo nome voglia dire – milizie che hanno scelto la guerra etnico-religiosa come forma di convivenza. Ogni tanto ammazzano anche qualche americano. Più raramente degli inglesi, italiani e membri di altre forze della coalizione.

E’ vero, anche Kropotkin e Malatesta litigarono sulla Grande Guerra. Il Russo credeva che l’abbattimento delle autocrazie degli Imperi Centrali giovasse alla Causa. Errico Malatesta diceva essere i proletari fratelli fra di loro, la guerra strumento dei potenti e l’unica guerra ammissibile quella di classe. Aveva ragione il vecchio anarchico italiano. Ma erano tempi assai remoti.

Capisco che la mia epoca sta finendo. Lo capisco dal fatto di non sapere più dove stare e con chi. La solitudine del pensiero è la prima forma del rincoglionimento senile. O della saggezza. Dipende dai punti di vista.

Poi leggo il <strong><a href="http://www.carmillaonline.com/archives/2006/08/001903.html#001903";>pezzo</a> </strong>di Wu Ming 1 sul “Sionismo” apparso in Carmilla on line e l’animo torna a rasserenarsi. Un Wu Ming del 1992 è un vino giovane, ma di cui già si intuisce il corpo, la forza e gli impeccabili retrogusti che acquisirà con il passare del tempo.

E il testo mi spinge ad approfondire l’argomento che sta rischiando di rovinare definitivamente la mia prossima vecchiaia: la rinascita aggressiva delle religioni come deriva identitaria, negazione della differenza, razzismo, violenza.

Recupero dal cestino un articolo. E’ un editoriale del “Corriere della Sera” del 12 agosto di Gianni Riotta.

"La prima guerra globale continuerà per molti anni, con fasi lunghe di combattimento e tregua. Non è guerra tra Occidente e Islam, è guerra dichiarata dalla fazione fondamentalista islamica contro le democrazie e contro ogni comunità musulmana che non condivida il puritanesimo settario Wahabi.(...) L'offensiva islamista è impegnata dunque su due campi, contro l'Occidente, da Beirut 1983, a New York 2001, Madrid 2004, Londra 2005 e ora Haifa 2006, alla fitna, la guerra civile tra musulmani."

Vedo Riotta confondersi e non so se lo fa per insipienza, ignoranza o cospiquo fuoribusta passato da oscuri poteri, come già accaduto al suo collega Farina. Sospetto più banalmente abbia preso lezioni di islamismo da Magdi Allam.

Sorge infatti un problema che il Riotta non ha considerato: "wahabbiti" sono quasi tutti i paesi cosiddetti "moderati" del Golfo, a incominciare dalla dinastia dei Saud che fu fondata da Muhammad bin Saud, Emiro della città di Najad nel 1700. Fu qui, infatti, che l'emiro Saud si convertì alla predicazione di Wahab. Ma oggi Whabbita è anche l'emiro del Qatar, da cui trasmette Al Jazeera, oltre a quello del Kuwait per cui combattemmo, anche noi italiani, la I° guerra del Golfo.

Poffare! Stavamo aiutando i "terroristi" senza saperlo? Per non parlare del Pakistan, fedele alleato degli americani e gran fornitore di aspiranti kamikaze sulla Piazza di Londra. Dimenticavano che anche i "Ceceni", tanto cari al carcerato nazionale, Adriano Sofri, sono "whabbiti". Insomma Riotta da un lato vuole coinvolgere nella Santa Alleanza contro il “fondamentalismo wahabi” i paesi “arabi moderati, dall’altro non si accorge, o non sa, che questi sono tutti paesi – ad esclusione di Giordania, Bahrein ed Egitto, a maggioranza whabbita.

Primo segnaccio con la matita rossa e blu.

Ma c’è un secondo errore ed assai più grave. Cito ancora testualmente: "Non riconoscere che la trappola di Hezbollah è scattata con tempismo su mandato di Iran e Siria, guadagna qualche applauso, interessato o ingenuo, ma è sbagliato. La guerra contro Hezbollah è parte dello scontro con il fondamentalismo”. Errore rosso! L’uso del termine “fondamentalista” a proposito di Iran e Siria, il primo governato da Sciti duodecimani, i quali credono che il dodicesimo Imam, l’Imam nascosto sia l’Imam della resurrezione, il Mahdi, il secondo da Sciti della setta alawhita, che fra l’altro consente l’uso dell’alcool come bevanda è come confondere la chiesa Cattolica con i Testimoni di Jeova.

Bisogna conoscere ciò di cui si parla prima di chiamare a raccolta l’Occidente all’Ultima Crociata!

E non del tutto inutile è intendersi sul termine fondamentalismo.

Riotta non lo sa, ma il termine nasce nel mondo cristiano, non in quello mussulmano. Il termine “fondamentalista" deriva da un movimento che investì il protestantesimo americano alla fine dell'ottocento e all'inizio del novecento per reagire contro le interpretazioni troppo modernizzanti e liberali della Bibbia e contro le contaminazioni della religione da parte del pensiero scientifico. Una collezione di dodici volumi intitolata "The Fundamentals" scritto da Milton e Lyman Steward nel 1910 ne fornì la definizione. Fra gli elementi determinanti oltre ad una lettura "letterale" della Bibbia e dei Vangeli, il fondamentalismo ritiene che ci si avvicini alla "fine dei tempi" e che il "ritorno di Cristo" sia imminente. Un'intera letteratura è disponibile sull'evoluzione del fondamentalismo cristiano, ma non è questo il luogo per citarla.

Caratteristica dei fondamentalisti è la riaffermazione del valore letterale del testo della Bibbia, presentata come un testo storico che narrava fatti realmente accaduti nel modo esatto in cui erano descritti, e il rifiuto della "pretesa" dei teologi liberali di sottoporre la Bibbia alla stessa analisi e critica testuale a cui erano stati sottoposti gli altri testi classici dell'antichità (e in particolare il rifiuto della cosiddetta "Ipotesi documentale", che aveva rilevato all'interno del Pentateuco diverse fonti documentali, che aveva denonimato "yahvwista", "elhoista" e "sacerdotale"). In poche parole, il fondamentalismo rifiutava di trattare la Bibbia come un testo paragonabile, analizzabile e quindi discutibile, alla pari degli altri. Non tutti gli evangelici sono “fondamentalisti” e non tutti i “fondamentalisti” sono “reazionari”, come dimostra ad esempio la Chiesa Valdese in Italia, ispirata a principi di tolleranza che è raro trovare oggi nel mondo politico e religioso.

Dagli anni ’70 in poi abbiamo assistito a una nuova ondata di risvegli religiosi: tecnicamente fondamentalisti restano la gran massa dei neri americani del Sud e del Nord, fondamentalisti sono i “red neck” o “poveri bianchi” del Sud e del West. Di origine fondamentalista è il grande “Fuller Seminary” di Pasadena, alla periferia di Los Angeles. Fondamentalista è il Reverendo Moon e la schiera infinita di telepredicatori. Metà dei 700 milioni di evangelici che vivono nel mondo di oggi sono fondamentalisti.

Dagli anni ’80-90 (Reagan-Bush) il fondamentalismo prende però una spiccata connotazione all’interno della “right wing” americana, supportando attivamente il movimento “neocon”. E qui avviene un fatto nuovo. Il “fondamentalismo” neo-con stringe un alleanza ideale, oltre che politica con un’altra “lobby”: quella sionista e filo-israeliana. Non dimentichiamoci che molti ebrei americani non sono sionisti e alcuni, anche per motivi di fede, sono anti-israeliani.

Alla base dell’Alleanza Giudaico-Cristiana stavano corposi interessi militari e strategici. Nel 1967 (Guerra dei Sei Giorni) l’URSS aveva tolto il riconoscimento allo Stato d’Israele e si era guadagnata in un colpo solo la disponibilità di decine di basi aeree arabe sulle sponde del Mediterraneo. La strategia americana di dominare con la superiorità aerea della VI flotta il Mediterraneo era stata annullata da una semplice mossa diplomatica. Ne seguirono tragedie a tutti note, dal colpo di Stato in Grecia, ai tentativi di colpi di Stato in Italia, alla Guerra dello Yom Kippur, fino alla guerra civile in Libano. La difesa delle basi del Mediterraneo era uno degli assi a cui la strategia militare USA poteva sacrificare tutto. Gli Israeliani lo capirono e sfruttarono la situazione. E lo rimane tuttora. Come l’apertura del “terzo fronte” in Libano dimostra.
Ma non banalizziamo tutto in politica: torniamo alla “teologia”.

L’interpretazione “letterale” della Bibbia, più che del Vangelo, applicato al conflitto arabo-israeliano provocò, nel fondamentalismo americano più reazionario, un vero e proprio delirio etnico-religioso. Fra i principi del “fondamentalismo cristiano” vi è infatti la credenza che il Ritorno di Cristo sia vicino: e se Cristo deve ritornare in Israele, mica può ritrovarsi in uno Stato Palestinese mussulmano!

Un anticipatore ottocentesco del neo-fondamentalismo, aveva la sua teoria: nel 1840, Nelson Darby, inglese, scriveva: “La prima cosa, quindi, che farà il Signore sarà di purificare la Sua terra (la terra che appartiene agli ebrei) dai Tiri, dai Filistei, dai Sidoni - in breve da tutti i malvagi - dal Nilo all'Eufrate.” Lo Stato d’Israele diventa dunque necessario al “Ritorno di Cristo in Terra”.

Nel 1994, da un sondaggio dell’U.S. News and World Report (11 dicembre 1994) risultava che sei americani su dieci credevano nella fine del mondo, un terzo entro pochi anni o decenni; il 61% erano convinti che Cristo ritornerà sulla terra e il 44% che, a breve scadenza, ci sarebbe stata la battaglia di Armageddon. Due terzi degli intervistati erano Born again, «rinati in Cristo». Nell’anno 2000, un analogo sondaggio ha dato su per giù gli stessi risultati con un aumento al 72% dei convinti nella Seconda Venuta di Cristo, mentre il 53% degli intervistati si è detto persuaso che il Terzo Tempio d’Israele sarebbe stato costruito entro pochi anni, al massimo un decennio.

Da qui nasce dunque il concetto, tanto caro al Senatore Pera, di civiltà giudaico-cristiana. Ma sarebbe più corretto chiamare giudaico-fondamentalista protestante, visto che i cattolici, se mai si schierarono qualche volta, non fu certo a favore degli ebrei, anzi abbandonarono al loro destino pure i cristiano-maroniti del Libano. Per chi conosca la storia del cristianesimo è nota la contrapposizione, sin dai primi secoli dopo Cristo, fra la Chiesa di Roma e tutte quelle “eresie” (come gli “ebioniti”, “nazirei”, “elcasaiti”, “nicolaiti”). Padri della Chiesa, Come Eusebio, Ireneo ed Origene stigmatizzarono le sette che pretendevano di mantenere nel cristianesimo le tradizioni giudaiche. La Chiesa di Paolo si affermò così nei confronti di quella di Giacomo. E poi c’è la questione di Gerusalemme, su cui il Vaticano rimane fermo alla posizione espressa nel 1947 dall’Assemblea delle Nazioni Unite che riservava per Gerusalemme l’amministrazione diretta dell’ONU.

Ma le sottigliezze della politica vaticana non sono pane per i denti dei fondamentalisti dell’altra sponda dell’Atlantico. Il parere che hanno la maggioranza degli americani, sulla politica vaticana è assi simile a quella che Teddy Roosvelt, nel 1912, esprimeva a proposito dell’America Latina: “A mio giudizio finché questi paesi rimarranno cattolici, la loro assimilazione agli Stati Uniti sarà un compito lungo e difficile”.

Applicata all’attuale situazione mediorientale una interpretazione “letterale” della Bibbia pone non pochi problemi. Vi sottopongo il pezzo seguente tratto da “Numeri 33,50” “Il Signore disse a Mosè nelle steppe di Moab presso il Giordano di Gerico: «Parla agli Israeliti e riferisci loro: Quando avrete passato il Giordano e sarete entrati nel paese di Canaan, caccerete dinanzi a voi tutti gli abitanti del paese, distruggerete tutte le loro immagini, distruggerete tutte le loro statue di metallo fuso e distruggerete tutte le loro alture. Prenderete possesso del paese e in esso vi stabilirete, perché io vi ho dato il paese in proprietà. (…) Ma se non cacciate dinanzi a voi gli abitanti del paese, quelli di loro che vi avrete lasciati saranno per voi come spine negli occhi e pungoli nei fianchi e vi faranno tribolare nel paese che abiterete. Allora io tratterò voi come mi ero proposto di trattare loro».

Sembra la descrizione di una normale giornata in Cisgiordania o a Gaza. E tanto forte la sua immagine da imporsi come “verità rivelata” o addirittura “profezia”. Padre Eymerich ne avrebbe scoperto subito il contenuto eretico: la Bibbia narra qui un fatto storico che non può essere tramutato in profezia senza infrangere l’ordine del tempo. Scambiare il passato per il futuro è negare il Tempo, il Tempo appartiene a Dio, come diceva anche il Vescovo d’Ippona, - fatto Santo forse con troppa precipitazione - e quindi colui che vuol curvare il tempo ruba nientemeno che a Dio! Ed inoltre la libera e personale interpretazione della scrittura è peccato ancor più grave negando la funzione apostolica della Chiesa. Insomma, fossimo nella Spagna del 1300, sulla pelle del fondamentalista cristiano non mi giocherei neanche un bicchiere di “ammontillado”.

Ma anche l’Islam non scherza:
Dalla Sura II detta “La Giovenca” versetto 191: “Uccideteli ovunque li incontriate, e scacciateli da dove vi hanno scacciati: la persecuzione è peggiore dell'omicidio. Ma non attaccateli vicino alla Santa Moschea, fino a che essi non vi abbiano aggredito. Se vi assalgono, uccideteli. Questa è la ricompensa dei miscredenti”. Dalla Sura V detta “La Tavola Imbandita” versetto 33: “La ricompensa di coloro che fanno la guerra ad Allah e al Suo Messaggero e che seminano la corruzione sulla terra è che siano uccisi o crocifissi, che siano loro tagliate la mano e la gamba da lati opposti o che siano esiliati sulla terra: ecco l'ignominia che li toccherà in questa vita; nell'altra vita avranno castigo immenso”. E infine dalla Sura IX detta “il pentimento e la Devozione”: “Combattete coloro che non credono in Allah e nell'Ultimo Giorno, che non vietano quello che Allah e il Suo Messaggero hanno vietato, e quelli, tra la gente della Scrittura, che non scelgono la religione della verità, finché non versino umilmente il tributo, e siano soggiogati. Dicono i giudei: «Esdra è figlio di Allah»; e i nazareni dicono: «Il Messia è figlio di Allah». Questo è ciò che esce dalle loro bocche. Ripetono le parole di quanti già prima di loro furono miscredenti. Li annienti Allah. Quanto sono fuorviati! Hanno preso i loro rabbini, i loro monaci e il Messia figlio di Maria, come signori all'infuori di Allah, quando non era stato loro ordinato se non di adorare un Dio unico. Non vi è dio all'infuori di Lui! Gloria a Lui ben oltre ciò che gli associano! Vorrebbero spegnere la luce di Allah con le loro bocche, ma Allah non intende che perfezionare la Sua luce, anche se ciò dispiace ai miscredenti. Egli è Colui che ha inviato il Suo Messaggero con la guida e la Religione della verità, onde farla prevalere su ogni altra religione, anche se ciò dispiace agli associatori. O voi che credete, molti dottori e monaci divorano i beni altrui, senza diritto alcuno, e distolgono dalla causa di Allah. Annuncia a coloro che accumulano l'oro e l'argento e non spendono per la causa di Allah un doloroso castigo nel Giorno in cui queste ricchezze saranno rese incandescenti dal fuoco dell'Inferno e ne saranno marchiate le loro fronti, i loro fianchi e le loro spalle: «Questo è ciò che accumulavate? Gustate dunque quello che avete accumulato!».

Si potrebbe continuare all’infinito in citazioni Bibliche e Coraniche, per non parlare della Chiesa medioevale, e in fondo ebrei, cristiani e mussulmani hanno continuato a massacrarsi con alterne fortune per centinaia di anni. Il problema che oggi viene posto dai “gazzettieri” di regime è: esiste un Islam Moderato? Ho forti dubbi che per molti di loro la vera domanda sia: “Esiste un Islam corrompibile” con il denaro e con il potere, come abbiamo fatto negli ultimi anni e come ancora facciamo in molti paesi?
La risposta è no.

La rinascita islamica nel mondo “sunnita” ha adottato ormai, grazie anche all’appoggio degli americani negli anni ’80 e ’90 in funzione anti-koimenista, il “wahabbismo” come chiave di lettura coranica. Dal 1975 al 2003 si stima che la famiglia Saud abbia investito 70 miliardi di dollari in propaganda religiosa all’estero, realizzando 210 Centri Islamici, 202 collegi, ed oltre 2000 “madrasa” in paesi non islamici. Questi sono sicuramente “fondamentalisti”. La teocrazia scita iraniana ed irachena è più complessa. Assomiglia per certi versi a una Conferenza Episcopale, con all’interno diverse posizioni teologiche e politiche. E’ animata da spinte “messianiche”, L’Avvento del Mahdi, ma anche da gran pragmatismo. In senso tecnico non sono “fondamentalisti”. Il che non vuol dire che non sappiano caricare di tritolo una autobomba. Sia ben chiaro, non è che la presenza di “un clero” immunizzi da scelte radicali in politica – la Chiesa Cattolica ed il Clero Scita ne sono un esempio – ma certo aumenta la possibilità di una mediazione.

Ciò introduce a una seconda questione: i “Testi Sacri” vanno letti o interpretati? E se vengono interpretati è perché dietro il loro senso palese ve ne è uno nascosto, riservato agli iniziati? Nel cristianesimo delle origini questa interpretazione era molto diffusa, la famosa “eresia gnostica”, così come nell’Islam dei primi secoli in sette come gli ismaeliti, i drusi, i fatimidi, i “sufi”. Ve ne erano alcune come “I Fratelli della Purezza” (Ikhwan as Safa) di deciso orientamento esoterico. Roba da far impallidire Giordano Bruno e Cornelio Agrippa di Nettesheim! Sospetto fortemente che anche nelle Chiese ufficiali ne esistano ancora molte.
Ma cosa ha a che vedere questo con il “problema del fondamentalismo”?

La risposta è che, come spesso è accaduto su questo pianeta, l’ “eresia” costituisce il territorio dove si può coltivare la speranza del mutamento. L’“eresia”, nel suo senso autentico, non è la fondazione di una nuova Ecclesia, ma la deviazione laterale dal cammino stabilito. Un’“eresia” che pieghi verso un orizzonte inaspettato le linee già tracciate sul terreno dell’economia, della politica e delle ideologie. Un orizzonte che non può non chiamarsi che Guerra e Scontro di Civiltà.

Siamo giunti in prossimità del “nodo filosofico” del problema: una forma di pensiero in grado di evitare l’estensione del conflitto, o comunque di spostarlo dai suoi esiti peggiori: una guerra generalizzata dall’Indo al Mediteranno, il rischio di un conflitto nucleare in Medio Oriente, una “guerra civile” strisciante in Europa fra la minoranza mussulmana e le nuove forme di razzismo emergenti, oppure, “the worst scenario”, queste tre cose insieme.

Questo non è un nodo politico: i fantasmi religiosi sono stati evocati da decenni di dissennate politiche economiche, da politiche estere neo-coloniali, da spregiudicate operazione dell’ “intelligence” – che non capisco perché continui a chiamarsi tale. Gli spettri si sono incarnati. Sia in Occidente sia in Medio-Oriente i fanatismi accumulano odi, spirito di vendetta, attese messianiche, visioni apocalittiche.

Sfoglio antichi testi sciti e improvvisamente leggo una profezia di Jafar al Sadiq, il VI Imam, morto nel 765 d.C. “Prima dell’avvento di colui che sorgerà, la pace sia sopra di lui, il popolo sarò punito per i suoi atti di disobbedienza da un fuoco che apparirà nel cielo e da una nuvola rossa che oscurerà il cielo. Baghdad ne sarà inghiottita, Kufa ne sarà inghiottita. Il loro sangue sarà versato, e la case saranno distrutte. Morte sarà fra la gente e il terrore dominerà l’Iraq, cosicché essi non avranno pace.” Jafar al Sadiq fu il maestro di Geber, l’alchimista, di cui si narra che disse: “Sbaglia Democrito a sostenere che l’atomo non possa scindersi. Ma se ciò avverrà ne scaturirà una energia capace di distruggere una città come Baghdad…”

Secondo la tradizione degli sciti, ma in parte anche dei sunniti, l’avvento del Mahdi e il ritorno di Gesù Cristo coincidono. Nel tempo della “ierostoria”, la storia sacra, che è diverso dal Tempo Profano, gli eventi segnano essi stessi la temporalità. Sia gli sciti che i sunniti credono che prima dell’arrivo del Mahdi, e di Gesù, avverranno eventi terribili che culmineranno nella tirannia di un falso profeta, una sorta di “Anticristo”, Abu Sufyan – per gli sciti, il Dajjal per i sunniti. Per gli sciti la lotta finale fra Gesù e il Mahdi avverrà in Palestina. Impressionante è la somiglianza fra alcune di queste apocalissi mussulmane e quelle dei “cristiani rinati”.
Mi fermo qui….

<strong>L’Identità e la Differenza. </strong>

Ripartiamo dallo “Scontro di Civiltà”.
Oggetto di chiacchiera, più che di meditazione, questi due concetti stanno alla base “ideologica” degli attuali conflitti. Sionisti, integralisti mussulmani, cristiani rinati, e vari rivendicano ognuno la propria identità ed il proprio diritto alla differenza rispetto ad un “Altro” avvertito come nemico ed ostile.

“A” è uguale ad “A” ed è diverso da “B”
Logica elementare. E spesso, non a caso, sanguinaria. Già, perchè presupporre “A” sempre identico a se stesso, e dunque predicare l’Identità dell’Essere, vuol dire dimenticare che noi, esseri umani, siamo nel Tempo – o come direbbe un marxista siamo nella Storia – e quindi l’Identità ci è irrevocabilmente preclusa, come avevano già scoperto da diversi anni e da differenti punti di vista, sia Parmenide sia Eraclito. Al massimo, a noi umani, ci è concessa l’esperienza della Ripetizione.

“Differénce et répétiton” è il titolo di una delle opere più importanti della filosofia del XX secolo. (Gilles Deleuze, 1968). Il libro non parla né di fondamentalisti, né di etnie, né di religioni. Anzi non si potrebbe pensare testo più “classico” di filosofia teoretica. Eppure credo che lì siano nascoste chiavi importanti per decifrare il Labirinto che ci sta conducendo all’Abisso. In esso Deleuze innanzitutto chiarisce che la “Differenza” non avviene tanto fra “A” e “B”, quanto fra “A” e “A”. Non vi è differenza fra opposti, più di quanto non vi sia differenza nell’identità e identità nella differenza.

Interpretando Spinosa Deleuze scrive (pag 73. trad.it. Bologna,1971):
“L’essere si dice del divenire, e l’identità del differente, e l’uno del multiplo, e così via”. “E – prosegue Deleuze – “Nietzsche non voleva dire altro con l’eterno ritorno. L’eterno ritorno non può significare il ritorno dell’Identico, (…) ritornare è l’essere, ma soltanto l’essere del divenire. L’eterno ritorno non fa tornare ‘lo stesso’ è vero invece che il tornare costituisce il solo Stesso di ciò che diviene”. Risparmio al lettore – consigliandogli di farlo personalmente - il lungo excursus sulla Differenza e la Ripetizione nella storia della filosofia compiuto da Deleuze. Nelle conclusioni Deleuze affronta il tema che a noi interessa di più: quello del Fondamento.

“Il fondamento appare così come Memoria immemoriale o Passato puro, passato che non fu mai esso stesso presente, che fa quindi passare il presente e in rapporto a cui tutti i presenti coesistono in cerchio” (p. 436)

Il “cerchio dei presenti” oggi altro non è che la “cattiva contemporaneità” determinata dal mercato-mondo. La pretesa di accelerare l’integrazione del pianeta sotto un’ideologia unitaria e sostanzialmente totalitaria: “Democrazia e Libero Mercato”. Il Diverso è il Terrorista.

Che questo schema sia una falsa rappresentazione è evidente a tutti, tranne ovviamente che ai politici ed ai giornalisti. Ciò che viene definito “Democrazia e Libero Mercato” è un sistema oligarchico basato su “elites economiche scelte con criteri di cooptazione”. Come nelle migliori tradizioni dello spettacolo, “Il Terrorista”, quasi sempre, fa parte a pieno titolo di queste “elites”. Purtroppo, però, nei “presenti che coesistono in cerchio” vi è l’intera massa umana, rapita dalla contemplazione della Rappresentazione nella sua forma di Spettacolo.

Ognuno di questi “presenti”, dall’Occidente all’Oriente, dal sionista al mussulmano, dall’afro-americano al cinese e così via, cerca un passato a cui aggrapparsi, ma questo passato non c’è, non c’è mai stato, non esiste se non come “rappresentazione”. Qui però si schiude un abisso pieno di demoni. La Paura dell’Abisso rigenera la falsa Identità come Rappresentazione.
“Fondare è sempre fondare la rappresentazione” (ibid.)

Il “fondamentalista” difende sia la sua Identità sia la sua Differenza con la Violenza, ma egli in effetti non fa che difendere la Rappresentazione, il simulacro, della sua identità e differenza. Gli Arabi possono plaudire al “crollo delle Torri”, mentre gli “americani” fischiare a due dita di fronte al bombardamento di Baghdad. Entrambi si odiano attraverso l’immagine riflessa di un tubo catodico.

Come uscire dal “circolo vizioso” della Rappresentazione?

Paradossalmente i vecchi valori rivoluzionari di “fratellanza, libertà, eguaglianza” che avrebbero potuto giocare ancora un ruolo positivo, i vecchi valori dell’illuminismo e della tolleranza laica, sono stati depotenziati dall’appartenenza alla “macro-area” dell’oligarchia economico finanziaria. Sono parte integrante dello Spettacolo. Sono in effettuali o peggio giustificazioni per ulteriori violenze: le guerre umanitarie. Da questo punto di vista “regolamentare” le società multi-etniche e multi-religiose in forme diverse da quelle che già attua, con la consueta e venale spietatezza il mercato ed il capitale finanziario, appaiono davvero una beata e “sinistra” utopia.
Difficile intravedere vie di uscita.

Forse conviene affidarsi all’ “Hybris”. Parola greca polisemica e assai pericolosa. Essa indica il superamento dei limiti, l’eccesso, sia nel senso dell’arroganza, della tracotanza, sia, soprattutto in Omero, allo sfuggire al proprio destino impersonale, “la moira”, segnato dagli Dei. Per i greci antichi costituiva un peccato grave, ma a volte indispensabile. In genetica l'ibridazione è il processo attraverso il quale si incrociano specie o varietà diverse, di qualsiasi famiglia animale o vegetale. In biologia molecolare il termine ibridazione si riferisce all'unione di due filamenti di DNA.

Cosa può significare l’“Hybris” nelle “banlieus” europee e dentro i flussi migratori? Nelle Università, nei movimenti siano essi per la pace, per i diritti civili, o contro il precariato. E cosa significa nelle capitali del mondo arabo, dove nuove generazioni si stanno formando su Internet e Al Jazeera, oltre che su centinaia di canali satellitari? Affidarsi all’Hybris è forse una strada assai rischiosa, l’Hybris è il “mostro di tutti i demoni”, ma può essere anche una “espressione di gioia” (Deleuze, p.68).

Ma di fronte alla “ripetizione dell’orrore” che si sta preparando, ce ne stanno lasciando altre? Il prossimo Olocausto non riguarderà infatti solo il popolo d’Israele. E quand’anche riguardasse solo Israele o gli Arabi, avremmo ancora il coraggio di dirci umani? Sono nato dieci anni esatti dopo la fine della II Guerra Mondiale. E non avevo mai pensato possibile l’esperienza di un “Ritorno”, neanche durante la Guerra Fredda. Evidentemente, come su molte altre cose, mi sbagliavo. All’esperienza del Ritorno non si sfugge. Ma – come sapeva Nietzsche – L’Eterno Ritorno non è mai il Ritorno dell’Identico. La Storia non è la “Storia di un Lungo Errore”. Sarà quindi necessario attraversarlo con tutta la volontà e la potenza necessaria.

“Solo allora è possibile una sola e stessa voce per tutto il multiplo delle infinite vie, un solo e stesso Oceano per tutte le gocce, un solo clamore dell’Essere per tutti gli essenti. Ma occorre che per ogni essente, per ogni goccia e in ogni vita, si sia toccato lo stato di eccesso, cioè la differenza che li sposta e traveste, e li fa tornare, ruotando sulla sua mobile estremità” (Gilles Deleuze, ultima frase del libro citato, 1968)