Re: Appello «Ripartire da Genova per il ritiro dall'Afghanis tan»



occorre partire da una cultura di Pace, da costruire alla base e che non sia una cultura solo du una élite, come ora.

Per costruire una casa si parte dalle fodamenta e non dal tetto. Gli otto senatori dissenzienti vorrebbero iniziare dal tetto e così la casa non sorde e il tetto crolla.

Ma rileggetevi Dom Milani, perbacco !!

Franco

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Sent: Thursday, July 06, 2006 3:47 PM
Subject: Appello «Ripartire da Genova per il ritiro dall'Afghanis tan»


Care/i,
vi inviamo il testo dell'appello sull'Afghanistan pubblicato oggi da Il
manifesto, chiedendo a chi ne condivide il messagio di rilanciarlo ed
aderire.
Saluti solidali

Ripartire da Genova per il ritiro dall'Afghanistan

Avvertiamo l'urgenza e la necessità di costruire un percorso collettivo con
un obiettivo semplice e preciso: il ritiro delle truppe militari italiane
dall'Afghanistan, teatro di una guerra sanguinosa e potenzialmente
infinita. Obiettivo indicato da tutto il movimento fin dal 2001 e ribadito
dai Forum sociali mondiali di Bamakò e Caracas e dal Forum sociale europeo
di Atene.
Il decreto del governo per il rifinanziamento della missione italiana in
Afghanistan introduce elementi di cosìddetta "riduzione del danno" ma non
può essere certo considerato un risultato adeguato, infatti non parla di
ritiro. D'altra parte il movimento per la pace attraversa un momento di
affaticamento, e noi, che di questo movimento ci sentiamo parte, crediamo
sia necessario investire al più presto ogni energia possibile per un suo
rilancio, nell'autonomia che è elemento costitutivo della sua stessa
esistenza.
La pace e la guerra sono un terreno troppo importante perché su di esso si
scatenino vecchie e nuove concorrenze fra componenti e anime della così
detta sinistra "radicale", sia nelle aule parlamentari, sia nei movimenti
sociali. Non è il momento di polemizzare con chi ci siede vicino ma di
impegnarci per far sì che, dopo l'Iraq, il 2006 sia effettivamente l'anno
della decisione sull'uscita  delle nostre truppe dall'Afghanistan.
In questi giorni molte voci chiedono di non mettere a rischio la tenuta del
nuovo governo,  e di subordinare a ciò il ritiro delle truppe
dall'Afghanistan. Siamo quindi ben consapevoli della situazione di grande
difficoltà nella quale si trovano i parlamentari pacifisti.
Siamo certi che, se potesse  pronunciarsi, gran parte del popolo
dell'Unione, e non solo la "sinistra radicale", sceglierebbe ambedue gli
obiettivi: la tenuta del governo e l'uscita dell'Italia dalla guerra
afghana.
Se potesse scegliere.
Esiste infatti un problema di democrazia e partecipazione: perché non
s'interpella direttamente il popolo dell'Unione sulla missione in
Afghanistan? Quello stesso popolo che è stato chiamato a pronunciarsi sul
leader. Scegliere se partecipare o meno ad una guerra è forse meno
importante? Siamo certi che la risposta di pace sarebbe ancora una volta
chiara.
La scelta tra pace e guerra è per noi costitutiva del nostro modo
d'intendere la politica,  il terreno principale sul quale unità e
radicalità  si incontrano.
Se è giusto non sottrarsi alle responsabilità di governo, e noi ne siamo
convinti, è altrettanto necessario stare al governo in maniera differente.
Partecipare al governo e partecipare ad una guerra non sono due scelte
obbligatoriamente tra loro vincolate.
Continuiamo ad impegnarci perché questo obiettivo possa essere raggiunto
nei prossimi giorni, pur sapendo che oggi  questo non dipende solo da noi,
considerato l'alto grado di condivisione che tale obiettivo richiederebbe
nella coalizione. Ma già da oggi possiamo scegliere di impegnarci per
costruire mobilitazioni in grado, per dimensioni e qualità, di ottenere, il
definitivo ritiro di tutte le truppe italiane dall'Afghanistan.
Vorremmo proporre ai movimenti, alle reti, alle associazioni democratiche,
alle tante singole e singoli incontrati in questi anni di tornare a
lavorare assieme nei prossimi mesi, attraverso tappe condivise, per
costruire una mobilitazione la più ampia possibile capace di ottenere dal
Parlamento entro il 2006 l'approvazione di una strategia di uscita dalla
guerra.
Possiamo ripartire proprio da Genova, da dove cinque anni fa il movimento
dei movimenti lanciò la sua sfida contro la guerra senza se e senza ma.
Proponiamo di incontrarci in occasione delle giornate di luglio
nell'anniversario del G8 a Genova sabato 22 alle 9,30 (luogo in via di
definizione).

Primi firmatari:
Vittorio Agnoletto, Mario Agostinelli, Marco Bersani, Antonio Bruno,
Donatella Della Porta, Tommaso Fattori, Alessandra Mecozzi, Emilio
Molinari, Andrea Morniroli, Tonino Perna, Riccardo Petrella, padre Giuseppe
Pirola, Anna Pizzo, Raffaele Salinari, Gigi Sullo, Danilo Zolo.

Per adesioni <mailto:ritiroafghanistan at gmail.com>ritiroafghanistan at gmail.com


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