Del Mondo Kurdo n. 9





Del Mondo Kurdo

Anno 6 - numero 9

a cura dell'Ufficio d'Informazione del Kurdistan in Italia

<http://www.kurdistan.it>www.kurdistan.it (italiano),
<http://www.kurdishinfo.com>www.kurdishinfo.com  (multilingue)



 INDICE

Chiudere il DTP non è una soluzione
HPG: reso noto il bilancio delle operazioni degli ultimi tre giorni
Guardiani di villaggio depongono le armi
Due tribunali e due decisioni differenti su dichiarazioni contenenti le
parole "
''DTP: i kurdi non vogliono tornare alla violenza''.
Assemblea generale sugli scomparsi: serata finale impedita dal governatorato
Presentate al Consiglio d'Europa oltre 3 milioni di firme in favore di Abdullah
A Siirt i guardiani di villaggio depongono le armi
A Malatya, per ragioni di sicurezza, il processo a Tanju Cavus
Gli eserciti turco e iraniano stanno compiendo operazioni militari a Kelares
Le Nazioni Unite sono preoccupate per i profughi kurdi presenti in Irak
Kurdi iraniani chiedono all'ONU lo status di rifugiati
CARCERI: Visita a Öcalan; i minorenni arrestati
Bayik: subiamo attacchi a causa della disputa su Kirkuk


Chiudere il DTP non è una soluzione

ANKARA (22.05.2006)

            È stato compiuto un nuovo tentativo di giungere alla chiusura
del Partito della Società Democratica (DTP). Un atto scritto è stato
elaborato dal Tribunale Penale di Diyarbakir per chiedere la chiusura del
partito e ad esso i dirigenti del DTP hanno risposto che "la chiusura di un
partito non è una soluzione". La Corte Penale di Diyarbakir è quella in cui
è sotto processo Murat Avci, presidente del DTP nella provincia di Siirt, a
causa di discorsi pronunciati quando erano in corso scontri ad Amed, alcune
settimane fa). Il Tribunale suddetto ha redatto una lettera indirizzata al
procuratore presso la Corte Suprema, richiedendo la chiusura del DTP. Lo
scritto, inviato alla Corte Suprema, fornisce un pretesto per avviare
un'inchiesta giudiziale, la cui finalità è ottenere la chiusura del DTP.
Per quanto si sa, il procuratore può prendere il considerazione i discorsi
pronunciati da alti dirigenti o amministratori centrali di un partito
politico come pretesto per avviare un processo in cui si chiede la chiusura
del partito stesso; un discorso di un presidente provinciale, dunque, non
potrebbe costituire un pretesto per dar luogo a questo tipo di processi. Se
stuttavia vi sono una serie numerosa di discorsi di questo tipo, possono
essere presi in considerazione per un'azione finalizzata alla chiusura del
partito, asserendo che esso è un "punto focale" per azioni illecite.

            I dirigenti del DTP hanno dichiarato che lo scritto del
Tribunale Penale di Diyarbakir sarà un contributo ad azioni analoghe da
parte della Corte Suprema. Naci Kutlay, vicepresidente del DTP, ha
dichairato che le prove da addurre per chiedere la chiusura del partito
saranno raccolte dal procuratore generale prendendo in considerazione
l'intero periodo da quando il partito è stato istituito e probabilmente si
terrà anche conto dell'atteggiamento dei media durante gli scontri di
Diyarbakir. Kutlay ha anche evidenziato che preparativi di questo genere
per giungere alla chiusura del DTP non sono affatto una novità. Ha poi
spiegato che nessun problema può essere risolto con la chiusura del
partito. Il vicepresidente del DTP ha poi asserito che i partiti sono
presenti nei contesti democratici per provare a risolvere alcuni problemi,
e si è espresso in questi termini: "Con la chiusura del DTP non è in
questione la soluzione di problemi; è possibile chiudere il partito con
espedienti legali, ma ciò non può risolvere alcun problema. Del resto il
problema non è certo il contesto legale in cui il partito è inserito, per
fare qualcosa che contribuisca a risolvere i problemi".           





HPG: reso noto il bilancio delle operazioni degli ultimi tre giorni

BEHDINAN (ANF, 23.05.2006) -

Il BIM, Centro Comunicazioni delle Forze di Difesa Popolare (HPG), ha reso
una dichiarazione esplicativa riguardo agli scontri armati occorsi tra il
19 e il 22 maggio; in essi sono morti un poliziotto e cinque soldati. Il
BIM ha informato che le operazioni militari che hanno portato agli scontri
sono state avviate dalle forze armate turche nell'area rurale attorno ad
Amed e tuttora proseguono.

Eccovi la dichiarazione testuale dell'HPG:

''- Il 22 maggio, verso le 9 e 30 del mattino, un veicolo militare che si
stava recando alla caserma della Gendarmeria di  Caldiran, collegata a
Elbax (Baskale), è stato intercettato dai nostri guerriglieri. Nel veicolo
viaggiavano 10 soldati: quattro di essi (tra i quali un sergente) hanno
perso la vita, mentre altri tre sono rimasti feriti. Dopo lo scontro le
forze armate turche hanno compiuto un'azione militare di perlustrazione
nella zona, ritirandosi però in serata senza aver concluso nulla.

- Il 22 maggio, il veicolo militare che si stava recando alla caserma della
Gendarmeria di Hamamlar, proveniente da quella centrale di Cewlik (nella
provincia di Bingol) è stato intercettato dai nostri guerriglieri verso
mezzogiorno: nella successiva azione armata un soldato è mrto e un altro è
rimasto ferito. Dopo lo scontro è stata avviata un'operazione militare
nella zona, durata fino a sera inoltrata, quando i soldati si sono ritirati
dopo una perlustrazione infruttuosa. Nello scontro e nella fase successiva
i nostri guerriglieri non hanno avuto alcuna perdita.

-    Il 20 maggio una stazione di polizia a Ovacik, nella provincia di
Dersim, è stata avvistata dai nostri guerriglieri. I poliziotti che si
trovavano nel giardino della stazione sono stati colpiti da ordigni
esplosivi e armi da fuoco e uno di essi è morto, mentre un altro è stato
ferito gravemente. Dopo tale azione armata, le forze statali hanno
interrotto l'erogazione di elettricità nell'area provinciale e chiuso le
vie d'ingresso e d'uscita da essa. L'azione è stata compiuta dai nostri
guerriglieri per ricordare l'amico Nadir, divenuto martire il 15 maggio a
Erzincan.

-    II 20 maggio un'operazione militare è stata avviata dall'esercito
turco e ha riguardato il villaggio di Hacicerkez, nell'area Sehit Kendal,
presso Amed. L'operazione è stata condotta da piccole unità militari fino
alle tre del pomeriggio, quando i nostri guerriglieri ne hanno avuto
avvisaglie.

-    Tra il 19 e il 23 maggio un'operazione militare è stata avviata a
Sehid Brusk (area di Amed). L'operazione tuttora prosegue nelle zone di
Prejman, Tunakrag, Beyaz Cesme, Cilbeni, Piran, Xacek e Gilbê. Le forze
armate turche conducono l'operazione mediante unità militari che includono
dai 30 ai 50 soldati; essi operano di nascosto nottetempo e sono soliti
ritirarsi al mattino''.





Guardiani di villaggio depongono le armi

<> <http://www.uikionlus.com/modules.php?name=News&new_topic=64>    VAN
(DIHA), 25 maggio 2006

Sei guardiani di villaggio di Kalkali, nel distretto Bahcesaray della
provincia di Van, hanno deposto le armi e dichiarato che non vogliono
prendere parte a operazioni militari. Le operazioni militari
s'intensificano e cresce il disagio tra i guardiani di villaggio, che
potrebbero essere impediti di fuoriuscire dai loro villaggi a causa delle
stesse operazioni. Süleyman Kazanli, Selahattin Kazanli, Cemal Ak, Hatim
Ak, Sener Ak e Abdurrahman Ak sono i nomi di guardiani di villaggio
operanti a Kalkali che, recandosi al comando distrettuale della
Gendarmeria, hanno deposto le loro armi. I sei guardiani di villaggio hanno
dichiarato di aver deposto le armi poiché erano stati costretti a
partecipare a operazioni militari e tuttavia non volevano prendere più
parte alle operazioni stesse.









Due tribunali e due decisioni differenti su dichiarazioni contenenti le
parole "

<> <http://www.uikionlus.com/modules.php?name=News&new_topic=64>  VAN
(DIHA), 23 maggio 2006

    Il processo aperto a carico di Adil Kotay, presidente della sezione di
Van dell'Associazione di Solidarietà con le Famiglie dei Detenuti
(TUHAY-DER) per il fatto che egli ha utilizzato l'espressione 'Signor
Ocalan' si è concluso con un'assoluzione, essendosi tenuto conto
dell'ampiezza della 'libertà di espressione'; in un distinto processo,
tuttavia, due persone hanno subito sanzioni per lo stesso motivo. Il fatto
che si siano prese due decisioni differenti in due processi differenti, uno
svoltosi a Van e l'altro ad Hakkari, ha suscitato perplessità e
interrogativi.

    La seconda sezione del Tribunale Penale di Van è giunta alla
conclusione di assolvere Adil Kotay, nel processo aperto a suo carico per
aver utilizzato l'espressione "Signor Ocalan" il 10 ottobre 2005, mentre si
trovava nella via Sanat Street; il tribunale ha valutato il fatto tenendo
conto dell'ampiezza della "libertà di pensiero". Il tribunale penale di
Hakkari, invece, ha disposto con sentenza la carcerazione di  Gulistan Koc
e Emine Akboga, che avevano utilizzato quella stessa espressione in una
dichiarazione da essi resa il 27 luglio 2005. Koc e Akboga hanno ricevuto
la condanna a un mese di carcere perché accusati di aver "elogiato il
colpevole". La loro sentenza è stata poi mutata in condanna al pagamento di
600 nuove lire turche (YTL); intendono proporre appello riguardo alla
decisione giudiziale.      

    Adil Kotay, (presidente di TUHAY-DER) ha descritto la decisione di
assoluzione nel suo caso parlando di prevalenza del diritto e ha poi
portato l'attenzione sulla contraddizione presente nel sistema giudiziario,
rilevando che la legge è applicata differentemente in ciascuna città. Kotay
ha rammentato che finora innumerevoli processi sono stati aperti a suo
carico e per la maggior parte riguardavano dichiarazioni contenenti frasi
come "Signor Ocalan" e simili. Più volte Kotay si è espresso dicendo che
non si tratta di un crimine; a suo dire questo tipo di processi viene
aperto nei confronti suoi e di altri in base quanto riferiscono autorità di
sicurezza. Utilizzare l'espressione 'Signor Ocalan' nel corso di
dichiarazioni non è un crimine, sostiene Kotay, affermando di aver
utilizzato tale espressione in suoi discorsi e che "anche se il procuratore
ha giudicato questo un crimine, il giudice ha valutato diversamente, che
non si tratta di un crimine". Kotay auspica che la sentenza in suo favore
possa valere come precedente per altri tribunali, in modo tale che "questo
processo possa contribuire a trovare soluzioni ai problemi della gente".



''DTP: i kurdi non vogliono tornare alla violenza''.

The New Anatolien - ANKARA / 22 Maggio 2006

    Il popolo kurdo non sopporta la violenza e non vuole che nessuno, né
soldato, né agente di polizia, muoia in questo paese, ha detto, nel fine
settimana, il co-segretario del DPT (Partito della società democratica)
Ahmet Turk.

    Parlando al Congresso del DTP nella provincia orientale di Van, sabato,
Turk ha detto che della "Questione kurda" si sta dibattendo in Turchia così
come nel mondo, e che oggi chiunque, anche le autorità politiche, stanno
facendo positivi passi in avanti per trovare una soluzione a questa
questione.  

    Turk ha detto che il Primo Ministro Recep Tayyip Erdogan aveva già
ammesso che esiste una Questione kurda, aggiungendo che i governi sono
parzialmente colpevoli di aver creato il problema.

    Il Primo Ministro Erdogan aveva per la prima volta menzionato la
questione kurda in una visita nella provincia sud-orientale di Diyarbakir
lo scorso agosto, quando promise di andarlo a trattare attraverso "più
democrazia". Ciò nonostante, ha dovuto fare marcia indietro a causa delle
dure reazioni conseguenti al suo discorso. "Il popolo kurdo non vuole
tornare alle armi e alla violenza. Vogliamo che le armi siano abbandonate.
Non vogliamo che nessuno, né soldato né poliziotto, muoia in questo paese.
Possiamo risolvere questo problema all'interno della Turchia", ha detto
Turk.

    Turk ha detto anche che Erdogan disse, che non avrebbe voluto discutere
di questo problema a meno che non si abbandonassero le armi. "Si risolverà
il problema kurdo insieme ai kurdi" ha detto Turk. "Bisogna che ci si
riconosca come la controparte. Si vuole riconoscere quelli che vogliono la
democrazia come controparte. Lui è anche il mio Primo Ministro ed egli deve
comprendere l'opinione pubblica."



Assemblea generale sugli scomparsi: serata finale impedita dal governatorato

<> <http://www.uikionlus.com/modules.php?name=News&new_topic=64>DIYARBAKIR
(DIHA), 19 maggio 2006

La serata conclusiva della 5a Assemblea Internazionale sulle Persone
Scomparse (in programma la scorsa settimana) avrebbe dovuto tenersi, ma il
suo svolgimento è stato impedito dal Governatorato di  Diyarbakir, con una
decisione che i rappresentanti delle associazioni organizzatrici
dell'Assemblea, YAKAY-DER e ICAD, hanno pubblicamente denunciato. YAKAY-DER
è l'Associazione di Solidarietà con i Familiari degli Scomparsi e ICAD è il
Comitato Internazionale Contro le Sparizioni: le due organizzazioni avevano
programmato una serata di attività per il 19 maggio, ma essa ha subito
l'ostacolo da parte del governatorato. La richiesta di far svolgere la
serata all'aperto, in uno spazio aperto tra le piazze Istasyon e Dagkapi, è
stata respinta con la motivazione che "potrebbero scaturirne provocazioni e
un'organizzazione terroristica potrebbe servirsene materialmente". Il
governatorato ha asserito che la serata avrebbe potuto svolgersi, se fosse
stata in uno spazio chiuso e circoscritto. Gli organizzatori hanno reagito
alla decisione avversa e poi hanno dichiarato che non si sarebbe realizzato
il programma della serata.    

La presidentessa di YAKAY-DER, Pervin Buldan, ha dichiarato che si tratta
di una decisione non sorprendente: "E' un tipo di decisione al quale siamo
abituati. Simili decisioni sono prese costantemente. Pertanto non siamo
sorpresi. In ogni caso puntiamo a realizzare incontri internazionali in
spazi aperti". Ha poi proseguito denunciando pubblicamente la odiosa
decisione del governatorato e ha asserito che "simili divieti comportano
numerosi svantaggi per il Paese e nulla si può guadagnare quando si vieta
qualcosa."

Ozlem Gumustas, rappresentante di ICAD in Turchia, ha dichiarato che i
Kurdi intendevano levare una voce pacifica, parlando nel corso
dell'Assemblea Generale delle loro sofferenze assieme a persone di altri
popoli, provenienti da differenti contesti geografici. Ha poi dichiarato
che si tratta di una decisione che rattrista e che non si scorge alcuna
ragione realistica alla base del rifiuto. "Di fatto si tratta di un
messaggio politico. Noi parliamo qui di pace e di soluzioni pacifiche e
questo è l'approccio che emerge dalla parte contrapposta".

Occorre anche dire che Basak Sahin stava partecipando ai lavori
dell'Assemblea in qualità di traduttrice  per la lingua spagnola e il 18
maggio è stata sottoposta a fermo, mentre si trovava all'interno del
Tourist Hotel. In seguito un tribunale ne aveva disposto il rilascio. La
motivazione dichiarata alla base del fermo era che Basak Sahin non aveva
reso dichiarazioni in due processi che la riguardavano: a suo carico
pendono infatti accuse di aver violato la Legge 2911 che riguarda
l'attività finalizzata alla sicurezza in occasione di incontri pubblici e
manifestazioni. Il tribunale ha rilasciato Basak Sahin dopo che ella ha
reso la sua deposizione.





Presentate al Consiglio d'Europa oltre 3 milioni di firme in favore di Abdullah

ANF, Strasburgo, 18 maggio 2006

            La raccolta di firme per il Leader del Popolo Kurdo, Abdullah
Ocalan, si è svolta sia nelle quattro aree del Kurdistan che tra i Kurdi in
esilio e ha Prodotto come risultato 3236833 firme. Esse sono state
presentate a Strasburgo al Consiglio d'Europa a seguito di una
manifestazione nel parco del Palazzo dei Congressi, alla quale hanno preso
parte, nonstante il maltempo, migliaia di persone, provenienti da altre
zone della Francia, dal Belgio, dall'Olanda, dalla Svizzera e dalla
Germania. La manifestazione ha avuto inizio alle 11:40 e nel corso di essa
hanno pronunciato discorsi Ali Yig˜it, presidente del KNK (Congresso
Nazionale del Kurdistan), Nizamettin Tog˜uç, presidente del KON-KURD
(Confederazione delle Associazioni Kurde in Europa), Ahmet Dere (esponente
del KNK) e Mahmut S¸akar (avvocato di Abdullah Ocalan). Essi, riuniti poi
in delegazione, hanno presentato le firme raccolte al Consiglio d'Europa.
Materialmente le firme erano portate da 20 donne kurde, che indossavano
vestiti tradizionali. Il Seretariato del Consiglio d'Europa ha accettato la
consegna delle firme.

            La raccolta di firme era stata avviata dal KON-KURD il 13
luglio 2005 al fine di attestare che il signor Abdullah Ocalan rappresenta
la volontà politica della popolazione che abita in Kurdistan.

            Gli organizzatori della raccolta hanno dichiarato che le firme
sono state raccolte non solo nelle quattro parti del Kurdistan, ma anche
tra i Kurdi presenti in Europa e nei Paesi ex-sovietici della Comunità
degli Stati Indipendenti (CSI). Hanno anche annunciato le seguenti cifre:
135078 firme raccolte tra i Kurdi esuli in Paesi europei, 326000 firme
raccole nel Kurdistan Sud-Occidentale (Siria), 327550 nel Kurdistan
Orientale (Iran), 500605 nel Kurdistan Meridionale (Irak) e 1947600 nel
Kurdistan Settentrionale (Turchia).

            Riguardo alle cifre gli organizzatori hanno specificato che si
tratta delle firme finora pervenute, ma che altre firme sono state
raccolte, ma le schede non sono ancora giunte a loro per il conteggio.
L'organizzazione ha anche reso noto il numero delle firme sequestrate dalle
autorità dopo la raccolta (141000 in Siria, 180000 in Iran); ha inoltre
dichiarato che delle persone impiegate nell'attività di raccolta delle
firme, 129 sono state fermate e 87 hanno subito arresti.

            È intervenuto alla manifestazione di Strasburgo il Presidente
del Kongra-Gel, Zübeyir Aydar, dichiarando che dopo un lavoro di
organizzazione di questo "referendum" durato 10 mesi è possibile dire che
il Presidente Abdullah Ocalan è il rappresentante politico di milioni di
persone; ha poi sottolineato che APO è da sette anni in isolamento a Imrali
e tuttavia non è solo, proprio perché rappresenta milioni di Kurdi.

            Alla manifestazione hanno preso parte anche alcuni
europarlamentari del gruppo GUE: l'italiano Vittorio Agnoletto, la tedesca
Feleknas Uca (di origine kurda) e il ceko Joromir Kohlicek. Uca: senza una
soluzione della Questione Kurda, è impossibile che la Turchia entri a far
parte dell'UE; i presidenti dei Paesi europei devono dimostrarsi coraggiosi
e compiere passi avanti al fine di risolvere la Questione Kurda; in
particolare, gli stati europei devono rispettare la volontà della
popolazione kurda, che ha indicato in Abdullah Ocalan il proprio
rappresentante politico. Agnoletto ha dichiarato che il popolo kurdo non è
solo e ha poi sottolineato in special modo che le linee politiche
finalizzate al rispetto dei diritti umani e alla pace sono quelle per le
quali il popolo kurdo riceve il maggior sostegno; ha aggiunto che il
problema della condizione di Abdullah Ocalan non riguarda soltanto la
popolazione kurda, ma è anche una problematica culturale e una questione di
giurisprudenza internazionale. La Turchia, sostiene Agnoletto, non può dire
che deve di diritto entrare a far parte dell'UE senza prima accettare e
rispettare le condizioni poste dall'UE stessa. La prima di tali condizioni
esige che sia mutata la Costituzione della Republica Turca. Kohlicek ha
detto che occorre in primo luogo far crescere in Turchia la democrazia e i
diritti delle minoranze e ha poi dichiarato l'appoggio alla lotta del
popolo kurdo per la libertà e che tale sostegno è basato sul fatto che ogni
popolo ha il diritto di difendere con strumenti democratici le proprie
prerogative.

La manifestazione di Strasburgo si è conclusa con un concerto di vari
cantanti kurdi.





A Siirt i guardiani di villaggio depongono le armi

SIIRT (DIHA), 18 maggio 2006 -

Mentre proseguono nell'area rurale attorno a Siirt le operazioni militari
dell'esercito turco (TSK) contro le Forze di Difesa Popolare (HPG), i
guardiani dei villaggi di Kustepe (Xezta), Boyuncuk (Hetme) e Cevrimli
hanno deposto le armi.

Con l'aumentare dell'intensità delle operazioni militari, cresce anche il
numero dei guardiani di villaggio che depongono le armi. In base alle
informazioni di cui si dispone, i guardiani dei villaggi di Kustepe
(Xezta), Boyuncuk (Hetme) e Cevrimli non hanno voluto prendere parte a
operazioni contro l'HPG e hanno deposto le loro armi. Il numero di coloro
che hanno deposto è: 8 guardiani di villaggio a Kustepe, 4 a Boyuncuk e 6 a
Cevrimli; essi hanno dichiarato d non voler prendere parte a operazioni
militari. Le notizie diffuse da fonti locali parlano anche di molti altri
guardiani di villaggio che intendono deporre le armi per la stessa ragione
e dicono anche che coloro che hammo manifestato l'intenzione di deporre le
armi sono stati minacciati dal comando della Gendarmeria di Eruh. È stato
inoltre dichiarato che alcuni dei guardiani che hanno deposto le armi
provengono dal gruppo tribale Haruna e hanno lavorato come guardiani di
villaggio sin dal 1992, prendendo parte a numerose operazioni militari.





A Malatya, per ragioni di sicurezza, il processo a Tanju Cavus

HAKKARI (DIHA) 16 maggio 2006-

È stato trasferito ad altra sede giudiziale il processo a carico di Tanju
Cavus, il sergente che era accusato di "aver provocato la morte di un uomo
con condotta eccessiva" e il ferimento di altre cinque persone, quando aprì
il fuoco contro la gente nel corso degli eventi che ebbero luogo a
Semdinli, nell'area di Hakkari. Precisamente la nuova sede del processo è a
Malatya: è stata addotta per il trasferimento di sede la motivazione delle
ragioni di pubblica sicurezza.

Il sergente Tanju Cavus era stato arrestato per aver causato la morte di
Ali Yilmaz e il ferimento di 5 persone, quando aprì il fuoco contro la
folla che protestava per il fatto che era stata scagliata una bomba contro
la Libreria Umut a Semdinli, il 9 novembre 2005. Cavus era stato poi
rilasciato, nel corso della prima udienza processuale del 18 gennaio 2006,
ed era ricomparso al cospetto dell'Alto Tribunale di Hakkari il 17 marzo
per la seconda udienza del processo a suo carico. È stato riferito che il
processo al sergente Tanju Cavus è stato trasferito a Malatya per ragioni
di pubblica sicurezza e una nuova udienza processuale dovrebbe svolgersi
presso l'Alto Tribunale Penale di Malatya il 18 maggio 2006.

L'avvocato che rappresenta le vittime, Sedat Tore, ha dichiarato di non
aver ricevuto alcuna comunicazione della decisione di spostare il processo
a Malatya; ha tuttavia anche ribadito che sarà presente all'udienza. Il
sergente Tanju Cavus è accusato di aver '"ucciso un uomo con una condotta
che ha superato il limite dell'autodifesa, nonché di aver ferito cinque
persone".





Gli eserciti turco e iraniano stanno compiendo operazioni militari a Kelares

BEHDINAN (15.05.2006) - ANF

            Nell'area di Kelareþ (Kurdistan orientale, Iran) gli eserciti
di Turchia e Iran hanno intrapreso azioni militari. L'ufficio stampa delle
Forze di Difesa Popolare (HPG) ha dichiarato: "Nel Kurdistan orientale, nel
territorio circostante i villaggi di Þirke e Otaniþ, area in passato
utilizzata dai guerriglieri allorché vi erano azioni militari in corso,
sono state avviate nuove operazioni militari, che tuttora proseguono, e i
villaggi della zona sono stati bersagliati.

            Inoltre dall'11 maggio le forze militari iraniane esercitano
pressioni sui contadini che abitano in quei territori, provando soprattutto
a danneggiarli economicamente, ad esempio forando i serbatoi nei quali è
immagazzinato il combustibile da utilizzare per il riscaldamento. Nello
stesso giorno numerosi colpi di mortaio sono stati scagliati, nell'area di
Kelareþ, contro i villaggi di Arci e Xaþhan, in azioni militari attuate da
truppe iraniane che sono in seguito indietreggiate.





Le Nazioni Unite sono preoccupate per i profughi kurdi presenti in Irak

<> <http://www.uikionlus.com/modules.php?name=News&new_topic=64>     Zaho,
ANF, 15 maggio 2006

            L'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati
(UNHCR) ha avvertito i profughi kurdi stanziati nel Kurdistan meridionale
del rischio che corrono di subire massacri. Poiché l'esercito turco ha
effettuato ingenti concentramenti di truppe in punti strategici vicini al
confine con l'Irak, ma anche nel Kurdistan meridionale, e si prepara a
compiere operazioni militari, l'UNHCR ha espresso la propria
preoccupazione, invitando i profughi kurdi lì stanziati, che provengono
dalla Turchia, ad essere particolarmente attenti. L'ufficio di Dohuk
dell'UNHCR ha ricevuto informazioni al riguardo e ha poi effettuato diversi
incontri, in special modo a Dohuk, Zaxo e Semele, avvertendo i kurdi di
Turchia lì presenti che l'esercito turco ha concentrato truppe non solo ai
confini ma anche in territorio iracheno; li ha pertanto esortati a fare
attenzione a possibili complotti nei centri cittadini, per essere preparati
se possibile a prevenirli; inoltre ha detto loro di evitare di girare nelle
strade nelle ore notturne e possibilmente di evitare di circolare da soli
anche nelle ore diurne. Ha anche consigliato di segnalare immediatamente
agli uffici dell'UNHCR i casi di persone scomparse o di cui non si hanno
notizie.

            Sono oltre 10000 le persone che a seguito del conflitto
turco-kurdo sono andate a vivere nel Kurdistan meridionale. Molti furono
infatti i villaggi distrutti durante il conflitto, il che costrinse gli
abitanti di essi a migrare. In maggioranza quelle persone vivono oggi nel
campo-profughi di Maxmur, che ancora gode della protezione da parte
dell'ONU. Circa 3000 kurdi turchi vivono in campi in altre località.
Tuttavia le condizioni di vita nel campo sono difficili e di frequente si
richiede alla Turchia di porre le basi per rendere possibile il rimpatrio
dei profughi. Il Consiglio Direttivo del campo di Maxmur, negli incontri
con rappresentanti ONU, ha sottolineato che la Turchia deve anche
rispondere alle richieste di natura politica, per rendere possibile il
ritorno dei profughi.





Kurdi iraniani chiedono all'ONU lo status di rifugiati

      ANF, 14 maggio 2006

Nel corso della guerra tra Iran e Irak vi furono kurdi del Kurdistan
orientale che, a migliaia, scapparono e si rifugiarono nel Kurdistan
meridionale (Nord-Irak). Essi chiedono ora all'ONU il riconoscimento dello
status di rifugiato. Essi fuggirono verso il Kurdistan meridionale
soprattutto all'inizio degli Anni '80. Nel campo-profughi Kawa, nei pressi
di Hewler, vi sono 223 famiglie...

            Mahmut Azizi, in rappresentanza del comitato che gestisce la
vita nel campo, ha dichiarato: "Noi vogliamo tornare ai nostri villaggi
d'origine, in Iran, sotto la protezione dell'ONU, però le autorità iraniane
non ci accettano. Ancora non è riconosciuto, presso l'ONU, il nostro status
di rifugiati. La maggior parte di noi proviene dai villaggi dell'area di
Kasr-ý Þirin, dove si operarono persecuzioni nel periodo 1980-1988, in cui
era in corso il conflitto Iran-Irak. Costretti a fuggire, fummo poi
inseriti nella provincia irachena di Al-Anbar, in area sunnita, a nordovest
di Baghdad. Alla fine del 2005 molti profughi kurdo-iraniani hanno
cominciato a scappare da lì, perché subivano frequenti attacchi dalle
milizie locali. Ci siamo rifugiati nel Kurdistan meridionale, in
particolare nel campo Kawa. Tuttavia vi sono ancora 25 famiglie di profughi
nella zona di Al-Anbar. Dopo il crollo del regime di Saddam Hussein la
situazione è divenuta anche peggiore, essendovi molta disoccupazione; non
si riesce a fornire alle famiglie di profughi il necessario per vivere".

            Sul problema, il Ministro degli Esteri iracheno Hoshyar Zebari
ha dichiarato: "Se le Nazioni Unite concedono a questi profughi kurdi lo
status di rifugiato, il governo iracheno è pronto a costruire abitazioni
per loro".



CARCERI: Visita a Öcalan; i minorenni arrestati

Gündem, 11.05.2006

- Dopo che per cinque settimane era stato impedito a familiari e legali
difensori di recarsi a far visita ad Abdullah Öcalan nell'isola-prigione di
Imrali, una visita ha potuto finalmente essere effettuata mercoledì 10
maggio dalla sorella del detenuto, Fatma Öcalan, e da tre avvocati.

- Quanto ai minorenni arrestati a seguito degli scontri avvenuti nelle
strade di Diyarbakir a fine marzo, sette di loro sono stati rilasciati l'8
maggio, ma ve ne sono trenta tuttora in carcere. Nell'ambito dei processi
penali, i minorenni fermati rischiano condanne fino a venti anni di
carcere. L'avvocato Cengiz Analay ha fornito indicazioni che non sono state
presentate prove di alcun tipo a carico dei minorenni; ha anche sostenuto
che attraverso uil protrarsi dell'arresto il diritto dei minorenni a
ricevere istruzione è leso. L'avvocato Analay ha concluso la sua
dichiarazione richiedendo che tutti i minorenni finora fermati e accusati
dalle autorità siano rilasciati.





Bayik: subiamo attacchi a causa della disputa su Kirkuk

BEHDINAN (area di QANDIL), 6 maggio 2006 (ANF)

            Cemil Bayik, membro del Consiglio Direttivo della Comunità
delle Comunità del Kurdistan (Koma Komalen Kurdistan), ha dichiarato che
gli attacchi da parte iraniana sono finalizzati a far sì che l'Iran svolga
un ruolo importante, dominante, sulle risorse petrolifere di Kirkuk. Ha
anche detto che potrebbero aver luogo attacchi con la tattica "colpisci e
scappa" nei confronti dell'Iran.

            Cemil Bayik ha sottolineato che gli attacchi militari
dell'artiglieria iraniana contro gli accampamenti della guerriglia kurda
nel Kurdistan iracheno danno ai guerriglieri kurdi il diritto di
rispondere: "I guerriglieri kurdi, se non fossero stati attaccati, non
avrebbero aperto il fuoco; ma nella situazione attuale è possibile che
essi, per la necessità di difendersi, sferrino colpi contro le forze
militari iraniane".

            Bayik ha detto che le notizie di cui le Forze di Difesa
Popolare (HPG) dispongono suggeriscono che l'Iran si sta preparando a
colpire nuovamente con bombardamenti le postazioni dei ribelli kurdi.
Bayik: "Noi non possiamo di certo fronteggiare i militari iraniani in campo
aperto; faremo incursioni del tipo 'colpisci e scappa'; l'Iran ha un
esercito regolare; ma i guerriglieri kurdi possono infliggere colpi a
quell'esercito servendosi di kalashnkikov, bazooka e fucili mitragliatori".

            Bayik ha imputato l'offensiva da parte iraniana al desiderio di
Teheran di avere il favore della vicina Turchia. Gli attacchi militari
iraniani contro i guerriglieri kurdi sono anche collegati all'attuale crisi
tra Iran e Stati Uniti; Teheran non vuole che, in caso di attacco militare
statunitense all'Iran, la Turchia sia schierata al fianco degli USA, e sta
facendo tutto il possibile per evitare che ciò accada.

            Sul Monte Kandil Bayik ha acconsentito a farsi intervistare
dall'agenzia di stampa francese AFP. Riguardo a quanto spesso si  dice,
soprattutto da parte turca, cioè che vi sono 5000 guerrriglieri kurdi
nell'area, Bayik ha detto che il numero è inferiore, ma che motivi di
segretezza militare non gli consentono di dire di più al riguardo.

            L'Iran "non oserà inviare truppe contro di noi a meno che la
situazione in Irak non si deteriori ulteriormente", ha affermato Bayik,
aggiungendo che però "essi continueranno con i bombardamenti". Ha poi detto
che gli attacchi iraniani erano anche miranti a mettere pressione a
Baghdad, mentre le forze politiche sono lì impegnate nella formazione del
governo. I leader kurdo-iracheni hanno promesso di sollevare la questione
relativa alla città petrolifera settentrionale di Kirkuk, di cui richiedono
l'integrazione all'interno di un'area kurda autonoma.

            L'Iran sta provando ad "aiutare alcune fazioni politiche
irachene contro la nazione kurda, cosicché Kirkuk non sia inserita
nell'area autonoma. Ciò sta avvenendo mentre è in corso la formazione del
nuovo governo e si discute del problema concernente Kirkuk", ha detto
Bayik. "Qualora i kurdo-iracheni entrassero in conflitto con gli
arabo-iracheni per la città di Kirkuk, il che è possibile, noi sosterremmo
i kurdi dell'Irak. Noi non combattiamo soltanto per noi stessi", ha
dichiarato Bayik.

            Tuttavia di recente Imad Ahmed, capo dell'amministrazione della
provincia kurdo-irachena di Sulaimaniyah, facente parte dell'Unione
Patriottica del Kurdistan (PUK), ha ammonito i guerriglieri kurdi a non
utilizzare il territorio iracheno e ad abbandonarlo in maniera pacifica.
Valutando tali dichiarazioni, Bayik ha detto di comprendere il desiderio di
Ahmed di mantenere buone relazioni con Teheran e con Ankara; ma ha anche
detto che tali relazioni dei kurdi iracheni con Iran e Turchia non devono
andare a discapito della nazione kurda e che occorre pensare all'intero
Kurdistan.

            Hoshyar Zebari, Ministro degli Esteri iracheno di origine
kurda, ha dichiarato il proprio dispiacere per i bombardamenti che hanno
colpito gli accampamenti in Irak delle Forze di Difesa Popolare (HPG) e ha
comunicato alle autorità iraniane che l'Irak intende risolvere la questione
della presenza dell'HPG "mediante il dialogo". Zebari ha rilevato che il
formarsi di un governo nazionale iracheno può essere un fattore di
stabilità per l'area e che Iran e Turchia sembano preoccuparsi di ciò e
pertanto inviano truppe ai rispettivi confini con l'Irak. A partire dal 24
aprile l'Iran ha iniziato a bombardare l'area curdo-irachena; il 1° maggio
sono stati bombardati vari villaggi e alcuni edifici e abitazioni sono
andati distrutti. In occasione dei bombardamenti nella zona di Kandil tre
guerriglieri hanno perso la vita. Il Ministero della Difesa di Baghdad ha
confermato che i bombardamenti hanno avuto luogo e ha altresì dichiarato
che truppe straniere sono penetrate per cinque chilometri all'interno del
territorio iracheno. Fonti interne allo stesso Ministero asseriscono che
l'Iran ha effettuato ben 180 attacchi con mortai nella zona di Hacž Ùmran,
nella quale sono presenti guerriglieri kurdi.