Re: la solitudine dei no-violenti






Non ti preoccupare per gli errori, tutte e tutti ne facciamo tanti, e magari
fossero solo grammaticali!
E tutte e tutti siamo vìttime delle nostre barriere mentali, frutto della
nostra storia, formazione, cultura.
Vedi, non credo nella "solitudine del nonviolento". Non esiste né "il
violento" né "il nonviolento".
Esiste chi si interroga e chi si lascia distrarre, e a volte siamo la cosa a
volta l'altra.
Dentro ciascuno di noi ci sono spinte contrastanti che tendono al bene e
al male, o, se si vuole, alla violenza e alla nonviolenza.
La prima cosa da fare sarebbe scavare in noi, cercare di distinguerle, e non
cessare mai di privilegiare quelle positive da quelle negative.
La seconda, ma contestuale, ché il tempo stringe, sarebbe, partendo dal
confronto con "l'altro", partendo dai "valori condivisi" (perché esistono!
nessuno riconoscerebbe mai di schierarsi dalla parte del male o della
violenza), stimolare anche nell'altro un'analoga ricerca.
E riversare nella pratica quotidiana i risultati del nostro scavare.
E distinguere e far distinguere "il giusto o l'ingiusto" dal "mi conviene o
non mi conviene".
Sarebbe già tanto.
Che cosa bella sarebbe ricreare, e quanto ce ne sarebbe bisogno! in ogni
dove, i Centri di Orientamento Sociale di Capitini!
Ma se vogliamo parlare di "persuasi", pur con tutti i limiti che possiamo
avere, e ne abbiamo, credo non sarebbero (in assoluto) poi così pochi.
E se sapessimo tradurre nella prassi ciò che affermiamo pomposamente in
teoria, in una società stanca, disillusa, forzatamente costretta
all'ubriacatura nichilistica, consumistica e guerrafondaia, moltiplicheremmo
in breve il loro numero.
Sicuramente saremmo in numero sufficiente, già ora, per fare ciò che non
facciamo.
Parlare alla gente con metodo noviolento. E "il sistema" verrebbe
"spiazzato": ha pronti i manganelli.
Parlare alla gente con parole di verità. E il "sistema" verrebbe
"spiazzato": lui si nutre di menzogna.
Ma noi non crediamo in noi.
O forse siamo solo degli ipocriti.
Ci si potrebbe tentare.
Dovunque, organizzare degli incontri, con la "gente comune". Partendo dal
senso diffusissimo di insoddisfazione, tentare di indicare una via di
"coscientizzazione", di "assunzione di responsabilità", che divenga per
tutte e tutti anche "ragione di vita", ed enunciato il fine, un Pianeta più
giusto, o, se si preferisce, la prosecuzione della vita sulla Terra,
individuare un metodo, quello nonviolento.
Poi, accanto allo studio e alla divulgazione di Gandhi, o Capitini, o
Milani,... i loro insegnamenti mettere subito in pratica (guai! se ci
limtassimo a fare i professorini!). Azioni dirette nonviolente, di
interposizione pacifica, di disobbedienza civile, subito, ora!
Prioritaria e irrinunciabile è la chiusura a tutto ciò che è partitico, a
tutto ciò ch'è Potere.
Pena l'immediata strumentalizzazione a fini di poltrona!
Pena l'immediata, e giustificatissima, perdita di credibilità tra i
senzapotere!
E noi dobbiamo essere tra loro, con loro, noi dobbiamo essere "i
senzapotere".
E' un utopia? Meglio!
Perché non cominciare subito, e confrontarci in questa lista, dandoci forza
a vicenda?
Perché, anche se stranieri nella nostra terra, come dici tu, e spesso a noi
stessi, non potremmo, anche se geograficamente lontani, lavorare ad un unico
bellissimo progetto?
Perché non farlo crescere aprendolo subito a tutte e tutti, al vicino, alla
collega, a chi non sa, e sono i tanti e sono i più?
I potenti della Terra sono una minoranza, e devastano, opprimono, uccidono.
C'è chi perde tempo ed energia a (tentare di) parlare con
loro. Loro hanno molto da perdere, non son facili a convincersi.
Gli oppressi sono le moltitudini, nel sud del mondo e sotto casa.
Da un mondo giusto, solidale, senza guerre, avrebbero anche molto da
guadagnare.
Soprattutto a loro dobbiamo parlare.
Lo so che non è facile, lo so che oppresso ed oppressore si confondono.
Ma dobbiamo farlo. Non c'è alternativa.


Sandro Martis










----- Original Message ----- From: "Vivian Du Bois" <viviandubois at gmail.com>
To: <pace at peacelink.it>
Sent: Saturday, April 29, 2006 12:11 PM
Subject: la solitudine dei no-violenti


Dal mio piccolo angolo, essendo straniera (anche se le miei idee mi
facevano straniera anche nella mia terra), abitando in un piccolo posto
dove le barriere linguistiche sono più piccole delle barriere mentali,
anche io mi ho chiesto quando mi sono scritta in questa lista... "adesso
sono qui.. e allora?".
Questa è la mia prima mail, con il terrore dei miei errori gramaticali,
voglio perdere la paura per dire che io credo in quello che dico, e credo
anche (perchè ho molta, ma molta speranza) che quello che oggi ci sembra
utopico un giorno sarà realtà. Mi piace sappere che non sono più da sola,
anche isolata nel mio paesino, siamo tanti che vogliamo donarci un mondo
meglio, una vita meglio, una terra di pace, mi piace sapere che ci sono
tanti altri che condividono il mio stesso sogno... ma mi chiedo ancora
...quelli che siamo isolati nel nostro piccolo spazio di sogni di pace,
cosa possiamo fare?