non c'è pace senza politica di pace




20' SEMINARIO NAZIONALE DELLA TAVOLA DELLA PACE



NON C'È PACE

SENZA POLITICA DI PACE

A dieci anni dalla nascita del coordinamento di associazioni e gruppi per
la pace, sono state poste al centro la costruzione di una "Onu dei popoli"
e la necessità di una politica di pace.



"A dieci anni dalla nascita dell.a Tavola della Pace1 (13 gennaio 1996),
all'indomani della grande marcia Perugia-Assisi dell'11 settembre, alla
vigilia delle elezioni ritorniamo ad Assisi". Così inizia il foglio
programmatico del 20* seminario nazionale, centrato sul tema "Politica di
pace", svoltosi ad Assisi nella sala papale del sacro convento di San
Francesco (13-14 gennaio 2006).

Il primo seminario nazionale

Esattamente dieci anni fa, p. Nicola Giandomenico e Flavio Lotti, a nome
del Coordinamento per il 50* anniversario dell'Onu, lanciavano un invito ad
"associazioni, enti locali, organizzazioni, riviste, gruppi" con i seguenti
intenti: "Lo scorso 24 settembre abbiamo rnarciato insieme fino ad AssisiŠ
Durante l'Assemblea dell'Onu dei popoli e il Foruns sulla riforma delle
Nazioni Unite sono state presentate numerose idee e proposte che riguardano
l'Onu, il nostro governo e le nostre stesse organizzazioni: come portarle
avanti? Quale 'traduzione" potranno avere? Come accrescere la pressione
sulle forze politiche, il parlamento e il governo? Questa esperienza ha
dimostrato le grandi potenzialità della cooperazione tra tutti coloro che
sono impegnati per la paceŠ.Per riflettere insieme su questa esperienza e
rispondere a queste domande, vi invitiamo a partecipare al seminario
nazionale che si terrà sabato 13 gennaio 1996,presso il sacro convento di
Assisi".

Il testo riassuntivo delle concIusioni di -quel primo seminario conteneva i
seguenti punti principali: "Una Assemblea dcll'Onu dei popoli si terrà nel
1997 e sarà dedicata all'economia. Una scelta che, senza dimenticare gli
altri temi (conflitti, diritti umani, democrazia...), intende puntare
dritto alle radici di molte guerre e ingiustizie. La decisione di
organizzare una nuova Assemblea dell'Onu dei popoli da un lato conferma la
comune volontà di continuare a sostenere il processo di riforma e
democratizzazione dell'Onu, dall'altro vuole essere un contributo al
rafforzamento dei legami della società civile internazionale... Una grande
iniziativa di "educazione alla mondialità" può essere ulteriormente estesa
e migliorata... Grande interesse ha suscitato la proposta del prof. Antonio
Papisca di avviare un progetto per il monitoraggio politico degli Accordi
di pace in Bosnia... Le organizzazioni e gli enti locali presenti al
seminario hanno deciso di dare vita ad una Tavola comune della pace e della
solidarietàŠ. ... Alcune prime sollecitazioni emerse:

il dialogo con la politica, i politici: perchè si è rotto questo dialogo?
quali le responsabilità? Come .riannodare i fili di un rapporto

indispensabile?
-Il dialogo con la stampa e i giornalisti: qual è il nostro rapporto con i
mezzi di comunicazione?

Il dialogo con i militari: esiste un fosso, una contrapposizione netta. E'
possibile un confronto?".

I partecipanti decisero anche di "chiedere la modifica del decreto
sull'immigrazione, ribadendo il dovere etico e civile dell'accoglienza;
sollecitare e la ratifica del Trattato sul disarmo chimico; inviare una
lettera al presidente del Tribunale militare di Padova per la sua presa di
posizione a favore dell'abolizione dei tribunali militari".

È' interessante e insieme triste notare che 10 anni dopo, su diversi punti,
i problemi per la pace nazionale e mondiale, anziché risolversi, si sono
addirittura acuiti. La riforma dell' Onu è bloccata dall'unilateralisrno
statunitense.

E' interessante però anche notare che, a differenza di qualche anno fa, in
cui la stragrande maggioranza dei politici dopo aver convenuto sulla
necessità di rafforzare l'Onu - si affrettava ad aggiungere che "con questo
non vogliamo un <superstato>", oggi aumenta il numero dei politici che
reclamano con chiarezza un vero potere "sovranazionale" ,certamente
democratico e non dispotico, a garanzia di giustizia e pace per tutti i
popoli. Ciò è emerso proprio ad Assisi.

Le voci dei politici

Già l'8 settembre scorso, nella sessione di apertura della sesta Assemblea
dell'Onu dei popoli (Perugia 8-10 settembre 2005) - alla vigilia della
marcia Perugia-Assisi dell'11 settembre -, si è svolto un interessante
dibattito con Romano Prodi, nel quale riguardo all'Onu disse: "Noi dobbiamo
avere un'Assemblea che abbia una capacità decisionale, che abbia idee
chiare, che abbia le procedure di votoŠ Io voglio che sia una struttura
operativa, che abbia il potere, che quando apre la bocca le si obbedisca.
Questo è il concetto dell'Onu che io ho. Quindi il problema non è di
allargare queste strutture, ma di dar loro forza e nerboŠ Mi preoccupa
molto un'Assemblea dell'Onu che diventi il luogo delle buone intenzioni o
delle lamenteleŠ..".

A Romano Prodi è stata fatta pure quest'altra domanda: "Considera la guerra
uno strumento della politica, anche se in determinate circostanze ?".
Risposta: "C'è l'art. .11 della Costituzione. Basta... Non abbiamo bisogno
di tante parole. "L'Italia ripudia la guerra", punto. C'è scritto
<ripudia>".

Al recente seminario del 13-14 gennaio sono intervenuti diversi
capi-partito, che pure hanno dato risposte chiare sui temi della pace. Ad
esempio Antonio Di Pietro ha affermato: "Il terrorismo non si combatte con
la guerra. Chiediamo a Prodi per prima cosa, qualora il centrosinistra
andasse al governo, di trasformare le spese per le armi in opere di pace.
Una politica di pace non potrà farla l'America, bensì le Nazioni Unite.
Occorre ridurre drasticamente le spese militari e rilanciare la politica di
sostegno ai paesi che rispettano i diritti umani e fanno riforme sociali".

Piero Fassino, da parte sua, ha affermato: "Non c'è pace senza giustizia;
purtroppo vi sono grandi ingiustizie. Occorre incrementare
significativamente i contributi per la cooperazione e favorire il mercato
dei prodotti dei paesi poveri... Occorre riconoscere la centralità del
dialogo interreligioso e dei diritti umani senza fanatismo religioso. C'è
bisogno di "politica preventiva", non di "guerra preventiva". Servono
strumenti e strutture "sovranazionali". E' indispensabile costruire una
"sovranità globale-mondiale": questa è politica preventiva".

Fausto Bertinotti ha auspicato il ripristino dell'art. 11, tradito dalla
guerra in Iraq, in Italia e in Europa: "Non esiste una guerra giusta...
Parlare di "guerra di civiltà" è un'assurdità... Necessita una scelta
pratica della nonviolenza; di conseguenza necessita una politica di
disarmo".

Pure Katia Bellillo ha insistito sulla necessità di politiche mondiali,
mettendo fine al "liberissimo mercato" a spese dei diritti umani e dei
servizi sociali. "Gli stati, e soprattutto l'Onu, devono riappropriarsi del
potere politico, togliendolo all'economia-finanza com'è oggi"

Pecoraro Scanio ha pure sostenuto "la scelta politica della nonviolenza e
il ritiro immediato delle truppe dell'Iraq.. I paesi che per primi hanno
studiato e costruito armi atomicheŠ sono loro i primi che devono
distruggerle. Con la guerra il terrorismo è aumentato. Bisogna tagliare le
spese militari e aumentare quelle sociali. Urge pure la riconversione
civile delle fabbriche e delle banche armate. Occorre rilanciare l'art. 11:
la guerra va abolita, come la schiavitù".

Francesco Rutelli ha insistito sull'<attuazione dell'art. 11 della
Costituzione e sull'aumento degli aiuti ai paesi poveri>. In particolare ha
perorato la "scelta di altissimo impegno per la pacificazione e lo sviluppo
del Darfur (Sudan), che ha più morti dell'Iraq e più stupri etnici della ex
Jugoslavia".

C'erano anche rappresentanti della Casa delle Libertà. Elisabetta Gardini
di Forza Italia ha rivendicato "al governo-Berlusconi il sostegno alla road
map israelo-palestinese" e ha affermato che,. <anche in assenza di Bush, i
problemi del mondo non si sarebbero risolti magicamente>, suscitando un po'
di rumore di protesta nel pubblico.

Maurizio Gasparri di Alleanza Nazionale ha detto di voler "né blandire né
provocare la platea, pur rivendicando la bontà delle missioni dice
militari".

Il 20* seminario nazionale

A dare il benvenuto iniziale, insieme al custode del sacro convento, padre
Vincenzo Coli, è stato il vescovo di Assisi Sergio Goretti, .che ha avuto
parole incoraggianti sul lavoro per la pace. In particolare ha affermato :
<Noi vescovi umbri abbiamo deciso all'unanimità la partecipazione marcia
della pace e intendiamo continuare. Assisi, patria di Francesco, è il luogo
ideale per costruire la pace>

Naturalmente Flavio Lotti e Grazia Bellini, coordinatori nazionali la
Tavola della Pace - che svolgono con competenza e assiduità un

lavoro culturale-politico e organizzativo immane-, hanno fatto gli onori di
casa e hanno guidato passo passo lavoro della due giorni.

Il prof. Antonio Papisca, docente di diritti umani all'università di
Padova, ha sottolineato il ruolo di grande laboratorio culturale e
propositivo della Tavola, che trova nella marcia biennale "il sigillo
popolare quanto elaborato>.

Nel pomeriggio di sabato 14, i partecipanti si sono suddivisi in tre gruppi
di lavoro, non solo per riflettere sui valori, ma soprattutto per
individuare concretamente gli obiettivi, le forme e i mezzi per attuarli
nella vita sociale e politica.

Il primo gruppo - sul tema l'Africa = ha lavorato attorno al progetto già
delineato di un "Forum Sociale Africano", da tenersi a Nairobi (Kenya),
gestito dalla società civile, elaborando proposte concrete per i politici.

Sul secondo tenia - informazione e comunicazione di pace - ha riferito la
coordinatrice nazionale Grazia Bellinj, sottolineando l'idea che bisogna
passare dalla pace come "contenuto" alla pace come "occhio", ossia come
ottica generale del lavoro informativo-comunicativo. Si è lavorato anche
qui in prospettiva del convegno già prefissato del 10 marzo prossimo, dal
titolo: "Diamo voce alla pace".

Il terzo gruppo - sull'educazione alla pace- lamentando la difficoltà di
entrare nelle scuole, ha focalizzato la sua ricerca su proposte concrete
quali programmare una giornata nazionale specifica, formare una commissione
stabile ad hoc e organizzare esperienze interne ed esterne alla Tavola
della Pace.

Il coordinatore nazionale Flavio Lotti, chiudendo il seminario, ha rilevato
che non sempre ha "percepito negli interventi la sfide più difficile: agire
insieme". Ha insistito che occorrono "non solo auspici, ma pratiche
quotidiane". E ha concluso: "il lavoro comincia ora andando a casa".



Angelo Cavagna



 Per adesioni e jnformazioni:

Tavola della Pace, Via della Viola 1- 06100 Perugia - tel. 075/5736890, fax
075/5739337 E-mail: <mailto:info@perlapace>info@perlapace

Siti: <http://www.perlapace.it/>www.perlapace.it

<http://www.tavoladellapace.it/>www.tavoladellapace.it









Settimana/29 gennaio 2006/n. 4




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