Fw: Pakistan : Paesi ricchi troppo avari



Nuovo appello dell'Onu. L'Oxfam bacchetta anche l'Italia
Terremoto Pakistan, Paesi ricchi troppo avari
Insufficienti gli stanziamenti che le nazioni industrializzate hanno
previsto per l'emergenza. I senzatetto sono tra i 3 e i 4 milioni

GINEVRA (Svizzera) - Le Nazioni Unite lanciano l'allarme e rinnovano
l'appello alla donazione di contributi per aiutare le popolazioni sfollate
colpite dal terremoto che l'8 ottobre scorso ha sconvolto il Pakistan e le
nazioni limitrofe. L'occasione è l'incontro di oggi a Ginevra tra i
rappresentanti di 65 Stati membri.

CONTRIBUTI INSUFFICIENTI - «Ci servono più risorse per salvare da 2 a 3
milioni di vite umane e ci servono altre risorse già dai prossimi giorni»
ha detto Jan England, capo dell'ufficio per il coordinamento degli affari
umanitari dell'Onu. L'obiettivo è raggiungere la somma di almeno 312
milioni di dollari ma al momento la cifra è ancora lontana. Solo il 30% di
quanto richiesto è effettivamente arrivato dalle nazioni ricche che pure si
erano subito prodigate, all'indomani del sisma, in dichiarazioni di
solidarietà impegnandosi a fornire aiuti materiali ed economici. Invece, a
quanto pare, sono solo le associazioni umanitarie e di volontariato a
portare sulle spalle il peso dell'assistenza ai senzatetto.

ITALIA POCO GENEROSA - In particolare, secondo l'agenzia di aiuti
internazionali Oxfam, sarebbero Stati Uniti, Giappone, Germania e Italia a
fare meno di quanto dovrebbero visto il loro status di nazioni ad alta
industrializzazione: avrebbero messo a disposizione solo un quinto rispetto
a quanto calcolato dagli organismi internazionali sulla base di parametri
legati alle rispettive capacità economiche. Ma c'è di peggio: Belgio,
Francia, Austria, Finlandia, Grecia, Portogallo e Spagna non hanno donato
praticamente nulla.

TRAGEDIA DI SERIE B - Una latitanza, quella delle nazioni ricche, che
sembra rilanciare la contrapposizione fra tragedie di serie A e tragedie di
serie B. La risposta all'emergenza nel Sudest asiatico causata dallo
tsunami del 26 dicembre scorso, che colpì in particolare Thailandia,
Indonesia e l'arcipelago delle Maldive, fu infatti maggiore e già dopo 10
giorni dalla mareggiata-killer fu reperita l'80 per cento delle risorse
richieste dall'Onu. I Paesi occidentali, insomma, hanno sentito più vicina
la tragedia avvenuta in luoghi considerati familiari, grazie alla presenza
di resort e villaggi turistici tarati sulle esigenze del turista
occidentale e per questo frequentatissimi. Il dramma di popolazioni che
vivono sulle montagne e in zone che evocano invece scenari di conflitto
sembra invece essere passato in secondo piano.

L'APPELLO AI GOVERNI - «Le nazioni ricche devono mettere mano al
portafoglio - sbotta senza mezzi termini Phil Bloomer, direttore dell'Oxfam
-. La gente comune non riesce a capire perché governi così ricchi stiano
facendo così poco». La questione investe infatti i governi visto che le
donazioni dei privati ai conti correnti aperti per la gestione
dell'emergenza continuano ad essere effettuate. Ma la tragedia è di
proporzioni immani e la volontà dei singoli non è sufficiente. Per questo
l'Onu è tornata ad invitare i capi di governo ad assumersi le proprie
responsabilità.

EMERGENZA SFOLLATI - Il terremoto in Pakistan ha ucciso almeno 79 mila
persone e ha lasciato fra i 3 e i 4 milioni di senza tetto. Con l'inverno
ormai alle porte il bilancio delle vittime rischia dunque di diventare
ancora più pesante. Il timore è che a breve possano arrivare le notizie di
una nuova ondata di decessi dovuti a freddo e stenti. Un'emergenza
nell'emergenza, insomma, come sottolinea anche il commissario allo sviluppo
della Ue, Louis Michel. Lunedì l'Unione europea ha proposto uno
stanziamento addizionale di 80 milioni di euro dopo una prima donazione già
effettuata di quasi 14 milioni. Ma prima che questi soldi possano essere
destinati agli interventi umanitari è necessaria l'approvazione del
provvedimento da parte dei governi e del Parlamento Europeo. Tempi lunghi,
insomma, che le popolazioni terremotate non si possono permettere.
A. Sa.
26 ottobre 2005

<http://www.corriere.it/Primo_Piano/Esteri/2005/10_Ottobre/26/pakistan.shtml>http://www.corriere.it/Primo_Piano/Esteri/2005/10_Ottobre/26/pakistan.shtml