Il potere di incidere



Il potere di incidere

Molti studiosi hanno descritto la nostra società come quella del rischio, dell’incertezza, dell’intermittenza, della precarietà che abbraccia in pratica tutti gli aspetti della vita; a partire dai rapporti di lavoro, affettivi, relazionali fino alla completa esistenza di ognuno nel mondo. 
Gli stessi studiosi spesso fanno discendere da quanto sopra l’osservazione che chi gestisce il potere è colui il quale si trova nella condizione di decidere in merito all’incertezza altrui. 

Questo scritto è un tentativo di portare all’attenzione di chi legge dei micro-eventi relativi ad alcune dichiarazioni fatte da importanti personaggi politici, senza entrare nel merito di quelle che al momento rappresentano “solo” delle semplici affermazioni o intendimenti fatti circolare mediante i mezzi d'informazione. 
Un po’ di tempo fa, si usava il termine “paletto” che veniva idealmente disposto lungo la strada da percorrere; ecco, l’intenzione è quella di segnalarne alcuni conficcati dal potere nel corpo della società durante la prima metà d’agosto 2005. La speranza è di fare un’istantanea; una fuggevole affacciata sul prossimo tracciato. 
 
Tralascio il richiamo alla nazione fatto dal Presidente della Camera dei Deputati – Sig. Pierferdinando Casini – relativo alla necessità di marciare come un sol uomo senza né defezioni né distrazioni contro ciò che viene definito terrorismo. 

Il primo micro-evento preso in considerazione è avvenuto a Bologna. 
Il 2 agosto nella piazza della stazione - in occasione della commemorazione della strage fascista che nel 1980 causò 85 morti e 200 feriti - l’intervento del Vicepresidente del Consiglio ha subito una chiara contestazione. Nella sostanza, si è trattato di fischi indirizzati al Sig. Giulio Tremonti e del successivo abbandono della piazza. La reazione da parte del mondo politico è stata di condanna del comportamento tenuto da tanti di noi, cittadini presenti. Ancora una volta la classe politica –  solo con qualche distinguo - ha così dato voce a quella “sintonia di casta” già denunciata pochi mesi fa da Gino Strada. 
Fra le altre dichiarazioni, mi soffermo sulla reazione del Sindaco di Bologna – Sig. Sergio Cofferati – che, come riportato dalle cronache locali de l’Unità di due giorni dopo, ha espresso l’intenzione di cambiare in parte le modalità della commemorazione che a mio avviso intende invece essere, così com’è, una sentita e concreta testimonianza della cittadinanza. Il 2 agosto rappresenta forse “il” rito di una città che - alle ore 10 del mattino, in una giornata di lavoro, dopo 25 anni - porta in piazza 10.000 persone. 
Da Cofferati leader sindacale (che difende insieme a 3.000.000 di persone i diritti dei lavoratori e che quindi viene attaccato dal ministro Tremonti su Repubblica del 24/3/2002)a Cofferati dell’agosto 2005.  

Il secondo micro-evento è relativo al Presidente degli Stati Uniti d’America – Sig. George W. Bush. 
Pochi giorni fa, l'uomo politico più potente del pianeta ha ribattuto in tempo reale, colpo su colpo, a una dichiarazione fatta da colui che viene definito come il numero 2 del terrorismo internazionale. A 4 anni dalla strage dell’11 settembre, il comportamento del Presidente Usa rappresenta un ulteriore riscontro di quali risultati ha prodotto la lotta al terrorismo. Oltre che minori libertà democratiche, maggiori paure e una guerra permanente testa a testa vi è finanche per Bush l'oggettiva necessità di non soccombere nel confronto mediatico.

Il terzo e ultimo fatto qui elencato è di assoluta importanza e riguarda i diritti umani. La Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo è stata adottata dalle Nazioni Unite nel dicembre del 1948. Ora, a parere di chi scrive, non è tanto importante che sia Tony Blair o chiunque altro ad esprimere la propria intenzione di incidere in merito ai diritti umani. Il problema è che ci sia chi è in condizione di poterlo fare. Di poter disporre cioè di diritti la cui titolarità appartiene all’intera umanità o si riteneva le appartenessero. 

Con il taglio, o meglio, il taglieggiamento delle conquiste ottenute dalla sua stessa società civile, l’Occidente torna all’epoca della “concessione dei diritti”; è un ossimoro che da solo spiega la qualità della vita dei giorni nostri e può forse contribuire a prefigurare l'immediato futuro. 

19/8/5 – Leopoldo Bruno
 






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