[Nonviolenza] Telegrammi. 2947



 TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 2947 del 15 gennaio 2018
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace e i diritti umani di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XIX)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it , centropacevt at gmail.com

Sommario di questo numero:
1. Due provvedimenti indispensabili per far cessare le stragi nel Mediterraneo e la schiavitu' in Italia
2. Verso il 27 gennaio, Giorno della memoria
3. One Billion Rising 2018
4. Papa Francesco: Migranti e rifugiati: uomini e donne in cerca di pace. Messaggio per la celebrazione della LI Giornata mondiale della pace
5. Omero Delli Storti: Il fine morale
6. Omero Delli Storti: Il damerino triste
7. Omero Delli Storti: Un sognatore
8. Omero Delli Storti: In trincea
9. Omero Delli Storti: Il compito
10. Segnalazioni librarie
11. La "Carta" del Movimento Nonviolento
12. Per saperne di piu'

1. REPETITA IUVANT. DUE PROVVEDIMENTI INDISPENSABILI PER FAR CESSARE LE STRAGI NEL MEDITERRANEO E LA SCHIAVITU' IN ITALIA

Riconoscere a tutti gli esseri umani il diritto di giungere nel nostro paese in modo legale e sicuro.
Riconoscere il diritto di voto a tutte le persone che vivono nel nostro paese.

2. ANNIVERSARI. VERSO IL 27 GENNAIO, GIORNO DELLA MEMORIA

Prepariamo ovunque iniziative per celebrare il Giorno della Memoria; diffondiamo la Legge 20 luglio 2000, n. 211: Istituzione del Giorno della Memoria in ricordo dello sterminio e delle persecuzioni del popolo ebraico e dei deportati militari e politici italiani nei campi nazisti; proseguiamo la lotta contro il fascismo, contro il razzismo, contro tutte le uccisioni e le oppressioni; proseguiamo la lotta in difesa della vita, della dignita' e dei diritti di tutti gli esseri umani.
*
Di seguito il testo della legge istitutiva.
Legge 20 luglio 2000, n. 211: Istituzione del Giorno della Memoria in ricordo dello sterminio e delle persecuzioni del popolo ebraico e dei deportati militari e politici italiani nei campi nazisti (pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 177, 31 luglio 2000).
Art. 1.
La Repubblica italiana riconosce il giorno 27 gennaio, data dell'abbattimento dei cancelli di Auschwitz, "Giorno della Memoria", al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subito la deportazione, la prigionia, la morte, nonche' coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati.
Art. 2.
In occasione del "Giorno della Memoria" di cui all'articolo 1, sono organizzati cerimonie, iniziative, incontri e momenti comuni di narrazione dei fatti e di riflessione, in modo particolare nelle scuole di ogni ordine e grado, su quanto e' accaduto al popolo ebraico e ai deportati militari e politici italiani nei campi nazisti in modo da conservare nel futuro dell'Italia la memoria di un tragico ed oscuro periodo della storia nel nostro Paese e in Europa, e affinche' simili eventi non possano mai piu' accadere.

3. INIZIATIVE. ONE BILLION RISING 2018
[Dal Coordinamento Italia One Billion Rising (per contatti: obritalia at gmail.com) riceviamo e diffondiamo]

Carissime,
prima di tutto buon anno! Vi scriviamo perche' anche quest'anno One Billion Rising vuole far sentire la propria voce contro la violenza. Il 14 febbraio saremo insieme nelle strade, nelle piazze, nei teatri, nelle scuole d'Italia e del mondo per manifestare contro ogni violenza e discriminazione, con ogni espressione artistica: danza, musica, teatro, lettura, proiezioni, ecc.
Un evento mondiale che si svolge in 200 paesi del pianeta, mobilitando un miliardo di persone unite nell'affermare una cultura del rispetto e della solidarieta'. Il messaggio One Billion Rising 2018 e' proprio quello dell'importanza della solidarieta' come linfa vitale per una rivoluzione pacifica e arma contro ogni violenza.
Per questo vi chiediamo di partecipare a One Billion Rising 2018 con evento, un momento di incontro da organizzare nella vostra citta', diffondendo la notizia e coinvolgendo piu' persone possibili. Poiche' il 14 febbraio 2018 sara' mercoledi', gli eventi potranno essere organizzati anche nei giorni precedenti e successivi (weekend del 10/2 o del 17/2).
Per facilitare l'organizzazione dell'evento vi inviamo alcune semplici indicazioni da seguire:
- Iscrizione al sito per segnalare il tuo evento: clicca su http://bit.ly/Registra_il_tuo_evento_sulla_pagina_internazionale_OBR e invita altre associazioni, gruppi, persone a partecipare... piu' siamo, meglio e'!
- I nostri riferimenti: vi chiediamo di seguirci sui social, condividere i contenuti e invitare i propri contatti a fare lo stesso, cosi' da diffondere anche li' il nostro messaggio. Inviateci foto, video dell'organizzazione e dell'evento.
Sito ufficiale https://www.onebillionrising.org
Facebook https://www.facebook.com/obritalia
Instagram https://www.instagram.com/onebillionrisingitalia/
Twitter @OBRItalia
Email obritalia at gmail.com
Hashtag ufficiali: #RiseInSolidarity #1billionrising #UntilTheViolenceStops
- Loghi ufficiali, immagine del profilo e la foto di copertina su Facebook, Twitter, Youtube che potete scaricare cliccando sul link qui sotto:
loghi 2018: http://bit.ly/1billionloghi2018
foto profilo/cover social: http://bit.ly/1billioncoversocial
- Si puo' organizzare un flash mob durante l'evento del 14 febbraio, seguendo la canzone Break the chain e il tutorial ufficiale http://youtu.be/_U5CZfPydVA o creando una nuova coreografia. L'evento One Billion Rising puo' essere caratterizzato da performance artistiche di ogni genere e da momenti di lettura. In particolare quest'anno, in occasione dei 20 anni de I Monologhi della Vagina di Eve Ensler, opera diventata con i Vday il manifesto delle rivoluzione femminile in atto, vi invitiamo a leggerne qualche brano dell'opera durante l'evento.
Per quanto riguarda le autorizzazioni, bisogna affiggere un avviso pubblico di ripresa video nei luoghi in cui viene organizzata la manifestazione e, se si vogliono riprendere e/o intervistare le persone presenti, suggeriamo di chiedere loro di firmare una liberatoria cosi' da poter usare i video sui siti web, social e per eventuali montaggi.
Al seguente link http://bit.ly/OBR_autorizzazioni2018 puoi scaricare:
- Autorizzazione riprese, liberatorie per l'utilizzo delle riprese di persone;
- Avviso Pubblico riprese;
- Autorizzazione copyright per utilizzo materiali e brani musicali One Billion Rising.
Per quanto riguarda le letture, oltre a I Monologhi della Vagina di seguito troverete, come suggerimento:
- alcuni testi della fondatrice di One Billion Rising, Eve Ensler:
"L'Ufficio della schiavitu' sessuale" http://bit.ly/ufficio_della_schiavitu_sessuale
"L'insurrezione" http://bit.ly/insurrezione
"La mia rivoluzione" http://bit.ly/la_mia_rivoluzione
"Preghiera di un uomo" http://bit.ly/preghiera_di_un_uomo
"Fino a quando" http://bit.ly/fino_a_quando
"E poi saltavamo" http://bit.ly/e_poi_saltavamo
-la traduzione del brano musicale "Break the chain" credits Tena Clark-Musiche Tena Clark/Tim Heintz di M.G.Di Rienzo
http://bit.ly/traduzione_testo_BreakTheChain
- qui se volete potete trovare altre idee:
https://www.onebillionrising.org 
Per dichiarare l'adesione e ricevere maggiori informazioni vi chiediamo di scriverci al seguente indirizzo: obritalia at gmail.com
Grazie per tutto quello che potrete fare! #RiseInSolidarity
Un abbraccio
Coordinamento Italia One Billion Rising, Nicoletta Billi, Anna Vezzoli, Silvia Palermo

4. REPETITA IUVANT. PAPA FRANCESCO: MIGRANTI E RIFUGIATI: UOMINI E DONNE IN CERCA DI PACE. MESSAGGIO PER LA CELEBRAZIONE DELLA LI GIORNATA MONDIALE DELLA PACE
[Riproponiamo il messaggio del papa per la Giornata mondiale della pace del primo gennaio 2018]

1. Augurio di pace
Pace a tutte le persone e a tutte le nazioni della terra! La pace, che gli angeli annunciano ai pastori nella notte di Natale (1), e' un'aspirazione profonda di tutte le persone e di tutti i popoli, soprattutto di quanti piu' duramente ne patiscono la mancanza. Tra questi, che porto nei miei pensieri e nella mia preghiera, voglio ancora una volta ricordare gli oltre 250 milioni di migranti nel mondo, dei quali 22 milioni e mezzo sono rifugiati. Questi ultimi, come affermo' il mio amato predecessore Benedetto XVI, "sono uomini e donne, bambini, giovani e anziani che cercano un luogo dove vivere in pace" (2). Per trovarlo, molti di loro sono disposti a rischiare la vita in un viaggio che in gran parte dei casi e' lungo e pericoloso, a subire fatiche e sofferenze, ad affrontare reticolati e muri innalzati per tenerli lontani dalla meta.
Con spirito di misericordia, abbracciamo tutti coloro che fuggono dalla guerra e dalla fame o che sono costretti a lasciare le loro terre a causa di discriminazioni, persecuzioni, poverta' e degrado ambientale.
Siamo consapevoli che aprire i nostri cuori alla sofferenza altrui non basta. Ci sara' molto da fare prima che i nostri fratelli e le nostre sorelle possano tornare a vivere in pace in una casa sicura. Accogliere l'altro richiede un impegno concreto, una catena di aiuti e di benevolenza, un'attenzione vigilante e comprensiva, la gestione responsabile di nuove situazioni complesse che, a volte, si aggiungono ad altri e numerosi problemi gia' esistenti, nonche' delle risorse che sono sempre limitate. Praticando la virtu' della prudenza, i governanti sapranno accogliere, promuovere, proteggere e integrare, stabilendo misure pratiche, "nei limiti consentiti dal bene comune rettamente inteso, [per] permettere quell'inserimento" (3). Essi hanno una precisa responsabilita' verso le proprie comunita', delle quali devono assicurare i giusti diritti e lo sviluppo armonico, per non essere come il costruttore stolto che fece male i calcoli e non riusci' a completare la torre che aveva cominciato a edificare (4).
*
2. Perche' cosi' tanti rifugiati e migranti?
In vista del Grande Giubileo per i 2000 anni dall'annuncio di pace degli angeli a Betlemme, San Giovanni Paolo II annovero' il crescente numero di profughi tra le conseguenze di "una interminabile e orrenda sequela di guerre, di conflitti, di genocidi, di 'pulizie etniche'" (5), che avevano segnato il XX secolo. Quello nuovo non ha finora registrato una vera svolta: i conflitti armati e le altre forme di violenza organizzata continuano a provocare spostamenti di popolazione all'interno dei confini nazionali e oltre.
Ma le persone migrano anche per altre ragioni, prima fra tutte il "desiderio di una vita migliore, unito molte volte alla ricerca di lasciarsi alle spalle la "disperazione" di un futuro impossibile da costruire" (6). Si parte per ricongiungersi alla propria famiglia, per trovare opportunita' di lavoro o di istruzione: chi non puo' godere di questi diritti, non vive in pace. Inoltre, come ho sottolineato nell'Enciclica Laudato si', "e' tragico l'aumento dei migranti che fuggono la miseria aggravata dal degrado ambientale" (7).
La maggioranza migra seguendo un percorso regolare, mentre alcuni prendono altre strade, soprattutto a causa della disperazione, quando la patria non offre loro sicurezza ne' opportunita', e ogni via legale pare impraticabile, bloccata o troppo lenta.
In molti Paesi di destinazione si e' largamente diffusa una retorica che enfatizza i rischi per la sicurezza nazionale o l'onere dell'accoglienza dei nuovi arrivati, disprezzando cosi' la dignita' umana che si deve riconoscere a tutti, in quanto figli e figlie di Dio. Quanti fomentano la paura nei confronti dei migranti, magari a fini politici, anziche' costruire la pace, seminano violenza, discriminazione razziale e xenofobia, che sono fonte di grande preoccupazione per tutti coloro che hanno a cuore la tutela di ogni essere umano (8).
Tutti gli elementi di cui dispone la comunita' internazionale indicano che le migrazioni globali continueranno a segnare il nostro futuro. Alcuni le considerano una minaccia. Io, invece, vi invito a guardarle con uno sguardo carico di fiducia, come opportunita' per costruire un futuro di pace.
*
3. Con sguardo contemplativo
La sapienza della fede nutre questo sguardo, capace di accorgersi che tutti facciamo "parte di una sola famiglia, migranti e popolazioni locali che li accolgono, e tutti hanno lo stesso diritto ad usufruire dei beni della terra, la cui destinazione e' universale, come insegna la dottrina sociale della Chiesa. Qui trovano fondamento la solidarieta' e la condivisione" (9). Queste parole ci ripropongono l'immagine della nuova Gerusalemme. Il libro del profeta Isaia (cap. 60) e poi quello dell'Apocalisse (cap. 21) la descrivono come una citta' con le porte sempre aperte, per lasciare entrare genti di ogni nazione, che la ammirano e la colmano di ricchezze. La pace e' il sovrano che la guida e la giustizia il principio che governa la convivenza al suo interno.
Abbiamo bisogno di rivolgere anche sulla citta' in cui viviamo questo sguardo contemplativo, "ossia uno sguardo di fede che scopra quel Dio che abita nelle sue case, nelle sue strade, nelle sue piazze [...] promuovendo la solidarieta', la fraternita', il desiderio di bene, di verita', di giustizia" (10), in altre parole realizzando la promessa della pace.
Osservando i migranti e i rifugiati, questo sguardo sapra' scoprire che essi non arrivano a mani vuote: portano un carico di coraggio, capacita', energie e aspirazioni, oltre ai tesori delle loro culture native, e in questo modo arricchiscono la vita delle nazioni che li accolgono. Sapra' scorgere anche la creativita', la tenacia e lo spirito di sacrificio di innumerevoli persone, famiglie e comunita' che in tutte le parti del mondo aprono la porta e il cuore a migranti e rifugiati, anche dove le risorse non sono abbondanti.
Questo sguardo contemplativo, infine, sapra' guidare il discernimento dei responsabili della cosa pubblica, cosi' da spingere le politiche di accoglienza fino al massimo dei "limiti consentiti dal bene comune rettamente inteso" (11), considerando cioe' le esigenze di tutti i membri dell'unica famiglia umana e il bene di ciascuno di essi.
Chi e' animato da questo sguardo sara' in grado di riconoscere i germogli di pace che gia' stanno spuntando e si prendera' cura della loro crescita. Trasformera' cosi' in cantieri di pace le nostre citta', spesso divise e polarizzate da conflitti che riguardano proprio la presenza di migranti e rifugiati.
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4. Quattro pietre miliari per l'azione
Offrire a richiedenti asilo, rifugiati, migranti e vittime di tratta una possibilita' di trovare quella pace che stanno cercando, richiede una strategia che combini quattro azioni: accogliere, proteggere, promuovere e integrare (12).
"Accogliere" richiama l'esigenza di ampliare le possibilita' di ingresso legale, di non respingere profughi e migranti verso luoghi dove li aspettano persecuzioni e violenze, e di bilanciare la preoccupazione per la sicurezza nazionale con la tutela dei diritti umani fondamentali. La Scrittura ci ricorda: "Non dimenticate l'ospitalita'; alcuni, praticandola, hanno accolto degli angeli senza saperlo" (13).
"Proteggere" ricorda il dovere di riconoscere e tutelare l'inviolabile dignita' di coloro che fuggono da un pericolo reale in cerca di asilo e sicurezza, di impedire il loro sfruttamento. Penso in particolare alle donne e ai bambini che si trovano in situazioni in cui sono piu' esposti ai rischi e agli abusi che arrivano fino a renderli schiavi. Dio non discrimina: "Il Signore protegge lo straniero, egli sostiene l'orfano e la vedova" (14).
"Promuovere" rimanda al sostegno allo sviluppo umano integrale di migranti e rifugiati. Tra i molti strumenti che possono aiutare in questo compito, desidero sottolineare l'importanza di assicurare ai bambini e ai giovani l'accesso a tutti i livelli di istruzione: in questo modo essi non solo potranno coltivare e mettere a frutto le proprie capacita', ma saranno anche maggiormente in grado di andare incontro agli altri, coltivando uno spirito di dialogo anziche' di chiusura o di scontro. La Bibbia insegna che Dio "ama lo straniero e gli da' pane e vestito"; percio' esorta: "Amate dunque lo straniero, poiche' anche voi foste stranieri nel paese d'Egitto" (15).
"Integrare", infine, significa permettere a rifugiati e migranti di partecipare pienamente alla vita della societa' che li accoglie, in una dinamica di arricchimento reciproco e di feconda collaborazione nella promozione dello sviluppo umano integrale delle comunita' locali. Come scrive San Paolo: "Cosi' dunque voi non siete piu' stranieri ne' ospiti, ma siete concittadini dei santi e familiari di Dio" (16).
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5. Una proposta per due Patti internazionali
Auspico di cuore che sia questo spirito ad animare il processo che lungo il 2018 condurra' alla definizione e all'approvazione da parte delle Nazioni Unite di due patti globali, uno per migrazioni sicure, ordinate e regolari, l'altro riguardo ai rifugiati. In quanto accordi condivisi a livello globale, questi patti rappresenteranno un quadro di riferimento per proposte politiche e misure pratiche. Per questo e' importante che siano ispirati da compassione, lungimiranza e coraggio, in modo da cogliere ogni occasione per far avanzare la costruzione della pace: solo cosi' il necessario realismo della politica internazionale non diventera' una resa al cinismo e alla globalizzazione dell'indifferenza.
Il dialogo e il coordinamento, in effetti, costituiscono una necessita' e un dovere proprio della comunita' internazionale. Al di fuori dei confini nazionali, e' possibile anche che Paesi meno ricchi possano accogliere un numero maggiore di rifugiati, o accoglierli meglio, se la cooperazione internazionale assicura loro la disponibilita' dei fondi necessari.
La Sezione Migranti e Rifugiati del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale ha suggerito 20 punti di azione (17) quali piste concrete per l'attuazione di questi quattro verbi nelle politiche pubbliche, oltre che nell'atteggiamento e nell'azione delle comunita' cristiane. Questi ed altri contributi intendono esprimere l'interesse della Chiesa cattolica al processo che portera' all'adozione dei suddetti patti globali delle Nazioni Unite. Tale interesse conferma una piu' generale sollecitudine pastorale nata con la Chiesa e continuata in molteplici sue opere fino ai nostri giorni.
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6. Per la nostra casa comune
Ci ispirano le parole di San Giovanni Paolo II: "Se il "sogno" di un mondo in pace e' condiviso da tanti, se si valorizza l'apporto dei migranti e dei rifugiati, l'umanita' puo' divenire sempre piu' famiglia di tutti e la nostra terra una reale 'casa comune'" (18). Molti nella storia hanno creduto in questo "sogno" e quanto hanno compiuto testimonia che non si tratta di una utopia irrealizzabile.
Tra costoro va annoverata Santa Francesca Saverio Cabrini, di cui ricorre nel 2017 il centenario della nascita al cielo. Oggi, 13 novembre, molte comunita' ecclesiali celebrano la sua memoria. Questa piccola grande donna, che consacro' la propria vita al servizio dei migranti, diventandone poi la celeste patrona, ci ha insegnato come possiamo accogliere, proteggere, promuovere e integrare questi nostri fratelli e sorelle. Per la sua intercessione il Signore conceda a noi tutti di sperimentare che "un frutto di giustizia viene seminato nella pace per coloro che fanno opera di pace" (19).
Dal Vaticano, 13 novembre 2017
Memoria di Santa Francesca Saverio Cabrini, Patrona dei migranti
Francesco
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Note
1. Luca 2,14.
2. Angelus, 15 gennaio 2012.
3. Giovanni XXIII, Lett. enc. Pacem in terris, 57.
4. Cfr Luca 14, 28-30.
5. Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace 2000, 3.
6. Benedetto XVI, Messaggio per la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato 2013.
7. N. 25.
8. Cfr Discorso ai Direttori nazionali della pastorale per i migranti partecipanti all'Incontro promosso dal Consiglio delle Conferenze Episcopali d'Europa (Ccee), 22.09.2017.
9. Benedetto XVI, Messaggio per la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato 2011.
10. Esort. ap. Evangelii gaudium, 71.
11. Giovanni XXIII, Lett. enc. Pacem in terris, 57.
12. Messaggio per la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato 2018, 15 agosto 2017.
13. Ebrei 13,2.
14. Salmo 146,9.
15. Deuteronomio 10,18-19.
16. Efesini 2,19.
17. "20 Punti di Azione Pastorale" e "20 Punti di Azione per i Patti Globali" (2017); vedi anche Documento Onu A/72/528.
18. Messaggio per la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato 2004, 6.
19. Giacomo 3,18.

5. RACCONTI DEL FREDDO INVERNO. OMERO DELLI STORTI: IL FINE MORALE

L'arte, lo sanno tutti, deve avere un fine morale.
Per esempio, un racconto: non e' necessario che abbia un lieto fine, puo' anche avere un finale tragico, l'importante e' che il cattivo muoia tra immani sofferenze e non che se la scampi e se la goda.
Succede gia' nel mondo che i criminali la passano liscia, nell'arte no, nell'arte vanno puniti come si meritano.
Io certe volte me lo chiedo se e' giusto fare le opere d'arte che si parla della sofferenza. Sarebbe meglio fare le opere d'arte che la gente sta bene, no? Che bisogno c'e' di raccontare gli ammazzamenti, le malattie e tutta quella roba li che gia' la conosciamo tutti?
Per esempio: ai ragazzini gli racconti della vita dei re e delle regine, no? Che la vita dei contadini e degli operai gia' la conoscono. E che c'e' di bello nella vita dei poveracci? Niente. Allora se si deve inventare un'opera d'arte si deve ambientarla bene, nei palazzi dei re e delle regine. Che ci vuole a capirlo?
Dico per dire, e senza offesa per nessuno: a me non mi sta mica bene che si fa il quadro della crocifissione. Dovrebbero fare il quadro della resurrezione, quello si' che e' un bel quadro.
E tutti i santi vergini e martiri? Ma dico io, vi sembra una bella cosa di far vedere quella li' che gli mozzano i cosi, i capezzoli, con le tenaglie arroventate? E questa sarebbe religione? Questa e' una porcheria, dico io. Roba da giornaletti sporchi, di quelli che leggevamo da ragazzini, no?
Si possono pure raccontare le storie dei santi vergini e martiti, come no, che certe volte sono pure belle storie e c'e' il lieto fine, ma si dovrebbero correggere, ecco, dire che magari invece che torturarli ci avevano un po' di sete o di tosse, invece che li avevano fatto mangiare dai leoni dire che avevano perso il borsellino ma poi un angelo li aiuta a ritrovarlo, cose cosi'. Questa e' arte, arte con un fine morale.
Anch'io volevo fare l'artista da giovane. Mi sono sempre piaciute le cose belle. Adesso ce ne ho parecchie. Certo, non ce le ho perche' faccio l'artista, gli artisti sono tutti morti di fame. Le ho prelevate nel corso delle spedizioni. Prelevare un'opera d'arte per poterla contemplare in santa pace e' amore per la bellezza. E poi a quelli li' non gli serviva piu', dove li portavamo non c'era posto per i bagagli, figurarsi le opere d'arte.
Il fine morale e' tutto. Come diceva quello, che adesso non mi ricordo il nome, e' la bellezza che salvera' il mondo. E' proprio cosi', confermo.

6. RACCONTI DEL FREDDO INVERNO. OMERO DELLI STORTI: IL DAMERINO TRISTE

Ci avete fatto caso? I damerini sono tutti tristi. Ed e' buffo, perche' non dovrebbero. Posare per posare, dovrebbero sforzarsi di apparire gai, e  arditi; invece sono sempre malinconici, e peggio che malinconici: tristi.
E quale gentil donzella o gran dama del bel mondo volete che s'accompagni a un cicisbeo triste? Eppure.
Mi piace dire eppure. E' una parola che da sola basta a fare una frase. Eppure. E lascia intendere un sacco di cose diverse, un sacco e una sporta. E' una parola poetica, se posso permettermi di dire cosi'. Eppure.
*
La conoscete la storia di Agenore Impagliacciati, che si tolse la vita perche' non riusciva piu' a tollerare la vergogna per le reazioni degli astanti quando doveva pronunciare quel suo imbarazzantissimo cognome? Non la conoscete, eh? Non la conoscete no, non e' una di quelle storie che si ha piacere di raccontare, e neppure di ammettere di aver sentito. Eppure.
*
E di come l'avvocato Deruzzanti acquisi' quelle proprieta', quelle terre, quei palazzi, si', andiamo, chi non lo conosce in paese l'avvocato Deruzzanti buonanima? Lo sapete o no come si arricchi'? Lo sapete, lo sapete, e' che non volete dirlo. Vi capisco, si', si', io vi capisco. Sono del paese anch'io, che credete? Lo so che ci sono cose di cui e' meglio non parlare. Lo so. Eppure.
*
E la faccenda della signorina Lespirali? Con quel cognome, poi, che era gia' un presagio, come dicono i latini, si'. Se ne potrebbe parlare, tanto per fare un po' di conversazione. Cosi', tra gentiluomini. E "honny soit qui mal y pense", dico bene? Rosalba - o era Rosaura? - Lespirali. E quel povero dottor *** - o era un professore? - certe cose non si dimenticano, no che non si dimenticano. Possono passare cent'anni, e senza che se ne parli mai in pubblico, certo: ma non si dimenticano. Che poi una persona cosi' dabbene, cosi' ammodo, cosi' distinta, rovinata, rovinata per sempre, e poi per cosa? Per un capriccetto, una sbandata passeggera, e per una - diciamo la parola - una poco di buono. Fa pena pure a me, che c'entra. Ma quando si prende la cattiva strada. L'eta' non e' una scusante, e neppure la miseria, quante ragazze sono state povere e sono restate illibate? Se una colonna della comunita', un galantuomo come il dottor *** - o era professore? - addivenne a quella tragica, tragica e virile determinazione, ebbene, non dico altro, tra noi ci si intende, no? Un uomo sa quello che deve fare. L'onore non e' acqua. Anche San Paolo fu messo in carcere. E del resto. Del resto, dico. Una poco di buono. Si sa che fine fanno. Era solo questione di tempo. Eppure.
*
Eppure.

7. RACCONTI DEL FREDDO INVERNO. OMERO DELLI STORTI: UN SOGNATORE

C'e' chi me lo dice come fosse un'accusa: "Lo sai cosa sei? sei un sognatore, nient'altro che un sognatore!".
Io non me ne adonto, ne' me ne addoloro, anzi: riconosco che e' proprio cosi', sono un sognatore. E proprio non vedo cosa ci sia di male. Questo mondo e' cosi' orribile, questi tempi sono cosi' oscuri. Un animo sensibile, una persona educata, cosa puo' fare se non sognare?
La realta', la realta'! Tutti che ringhiano che c'e' un compito storico, una missione da compiere, il dovere, il dovere, sempre il dovere. "Tu devi!". La conosco questa tiritera, la conosco, e non dico che non abbia la sua ragione e la sua utilita', se si vuole che gli elettrodomestici funzionino e' necessario un apparato tecnico, un apparato burocratico, eccetera. Non sono un selvaggio, un sono un contestatore, non sono uno di quegli imbecilli che vorrebbero tornare allo stato di natura, ve lo raccomando lo stato di natura: serpenti, lupi e caverne, e come ti distrai un attimo la pietra appuntita o la clava che ti sfonda il cranio e tanti saluti. No, grazie, preferisco l'energia elettrica, le automobili e le serrature.
Pero' lo vedo anch'io che questa vita ha le sue, diciamo, lacune. Non e' quell'avventura che promettevano i romanzi letti da ragazzo, non lo e' per niente. E' un grigio lavoro tra grigi recinti tra gente grigia: tutto sembra sabbia, tutto sembra cenere, il cielo e' sempre nuvolo, la terra e' sempre fango, mai una parola gentile, mai uno sguardo d'intesa. L'amore, poi. Nelle pagine di Goethe, si', e basta.
Se almeno avessi un pianoforte, ma con quello che costa. E poi non lo saprei suonare, e alla mia eta' sarei ridicolo se volessi cominciare a studiare la musica, e il tempo dove lo trovo, che devo lavorare? E comunque ci sono i dischi, c'e' la radio. Certo, non e' la stessa cosa.
Arricchirsi bisogna, arricchirsi. Ma chi ho mai visto arricchirsi che non era gia' nato ricco? Per arricchirsi servono le amicizie influenti, serve di trovarsi nella cordata giusta, e serve la mancanza di scrupoli. Tutte cose che non ho; io ho solo questo lavoro, e me lo tengo stretto, e non mi lamento. Pero' sogno.
Percio' sogno. Chiudo gli occhi e penso a un mondo diverso. Ma non e' che non faccia il mio lavoro, il lavoro e' il lavoro. Nel tempo libero sogno, che poi ne ho cosi' poco, giusto la sera, dopo cena, e poi a nanna, a nanna presto che domattina, come tutte le mattine, prima dell'alba devo contare quei disgraziati sul piazzale dell'appello, e ci fosse una volta che i conti tornano, le ore ci si passano, le ore, a contare quei fagotti di ossa.

8. RACCONTI DEL FREDDO INVERNO. OMERO DELLI STORTI: IN TRINCEA

Se me lo chiedo? E' naturale. Ce lo chiediamo tutti, e di sicuro se lo chiedono come noi pure quelli dall'altra parte. E dentro di noi ci diciamo tutti la stessa cosa: che e' la piu' bestiale delle bestialita' di spararci addosso che neppure ci conosciamo. Ma se non lo facciamo si finisce davanti al plotone d'esecuzione e quello e' cosi' vicino che non sbaglia. E allora continuiamo cosi'. Continuiamo cosi'.
Fino a quando? Finche' quelli che comandano riterranno che sia stato raggiunto il numero di morti sufficiente. Sufficiente a che? E che ne so io? Lo sapranno loro. Ma raggiunto il numero sufficiente allora s'incontreranno e si metteranno d'accordo. Fino alla prossima volta.

9. RACCONTI DEL FREDDO INVERNO. OMERO DELLI STORTI: IL COMPITO

Ognuno dovrebbe svolgere bene il suo compito.
Io, per esempio, mi dicono che sono un perfezionista, ma se non sei perfezionista vedi tu che disastri.
Invece se tu prepari tutti per bene, addestri e motivi i tuoi collaboratori, insomma guidi la tua squadra con la cura del buon padre di famiglia, che poi e' quello che sono, allora le cose ingranano, allora funziona.
Specialmente in compiti di responsabilita' come il mio.
La cosa veramente difficile e' gestire i destinatari del provvedimento. E' semrpe la cosa piu' difficile. E' chiaro che non puoi aspettarti da tutti una franca e leale collaborazione, io lo capisco. Certo, da quelli che hanno studiato mi aspetto un comportamento civile, un contegno dignitoso. Dagli altri, dagli altri che si puo' pretendere? Per questo ci sono gli alcoolici. Lo so che non e' elegante, pero' sarebbe peggio se facessero scenate, no? E allora una adeguata ebrieta', come dire, risolve il problema. Se serve, l'imbuto. L'imbuto, si', non facciamo le signorine che non e' il caso. Non dico mica sul posto, dico prima. Certe volte poi occorre lo stoppaccio in bocca. A me non piace. Ma e' sempre meglio che sentirli bestemmiare in un momento cosi' solenne, no?
No, il colpo di grazia non e' un problema, a quel punto e' un atto pietoso, una grazia, come dice la parola stessa.
La carriera? E che c'entra la carriera, io faccio il mio dovere perche' e' il mio dovere. Che se poi i superiori mi apprezzano e' naturale che non mi dispiace. E' cosi' nel settore pubblico, e' cosi' nel settore privato. Io dico che ognuno dovrebbe svolgere bene il suo compito, si vivrebbe meglio.

10. SEGNALAZIONI LIBRARIE

Letture
- Giulio Guidorizzi (a cura di), Edipo. Il gioco del destino, Rcs, Milano 2018, pp. 168, euro 6,90 (in supplemento al "Corriere della sera").
*
Riletture
- Anna Freud, Lezioni a Harvard. Il bambino, il suo ambiente, il suo sviluppo psichico, Raffaello Cortina Editore, Milano 1991, pp. XIV + 118.
*
Riedizioni
- Israel J. Singer, La famiglia Karnowski, Adelphi, Milano 2013, Gedi, Roma 2018, pp. 512, euro 9,90 (in supplemento al quotidiano "La Repubblica" e al settimanale "L'Espresso").

11. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

12. PER SAPERNE DI PIU'

Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 2947 del 15 gennaio 2018
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace e i diritti umani di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XIX)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it , centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

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