[Nonviolenza] La domenica della nonviolenza. 450



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LA DOMENICA DELLA NONVIOLENZA
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Supplemento domenicale de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XVIII)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it
Numero 450 del 17 dicembre 2017

In questo numero:
1. Una lettera aperta al Presidente del Consiglio dei Ministri: l'Italia sottoscriva e ratifichi il Trattato per la proibizione delle armi nucleari
2. Setsuko Thurlow: Discoso di ricezione del Premio Nobel per la Pace
3. Beatrice Fihn: Discorso di ricezione del Premio Nobel per la Pace
4. Wilpf: Alcune associazioni, esperienze e movimenti che hanno partecipato alla Carovana delle donne per il disarmo nucleare
5. Antonia Sani: Sollecitiamo il Parlamento

1. LETTERE. UNA LETTERA APERTA AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI: L'ITALIA SOTTOSCRIVA E RATIFICHI IL TRATTATO PER LA PROIBIZIONE DELLE ARMI NUCLEARI

Egregio Presidente del Consiglio dei Ministri,
come lei certamente ricordera', il 7 luglio 2017 una conferenza delle Nazioni Unite ha adottato il Trattato per la proibizione delle armi nucleari; hanno votato a favore 122 paesi su 124 partecipanti al voto (dei 195 stati che compongono l'Onu hanno partecipato ai negoziati che hanno messo capo al trattato 129 paesi, mentre non hanno partecipato 66); il trattato entrera' in vigore dopo la ratifica da parte di almeno 50 stati.
Proibire le armi nucleari e' una urgente - la piu' urgente - necessita' per l'umanita' intera, poiche' le armi nucleari l'intera umanita' minacciano di distruzione.
Voci autorevolissime come il pontefice cattolico hanno ripetutamente sottolineato questa improcrastinabile esigenza; e cosi' tutte le altre maggiori autorita' morali del mondo e pressoche' l'intera comunita' scientifica internazionale.
L'attribuzione del Premio Nobel per la Pace di quest'anno all'Ican (la rete delle associazioni impegnate in tutto il mondo per il disarmo atomico) conferma questa consapevolezza.
Gia' centinaia di parlamentari italiani si sono espressi affinche' l'Italia sottoscriva e ratifichi al piu' presto il Trattato; ed e' ragionevole supporre che nessun parlamentare, come nessun ministro, vorra' sottrarsi a un impegno che ogni essere umano sente giusto e necessario: abolire le armi atomiche prima che esse annichiliscano la civilta' umana.
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Egregio Presidente del Consiglio dei Ministri,
la sua storia personale attesta che anche lei da molti anni condivide l'impegno per il disarmo nucleare.
Prima che si concluda la legislatura in corso si adoperi affinche' l'Italia sottoscriva e ratifichi al piu' presto il Trattato Onu per la proibizione delle armi nucleari.
Augurandole ogni bene,
Peppe Sini,
responsabile del "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" di Viterbo
Viterbo, 17 dicembre 2017

2. I COMPITI DELL'ORA. SETSUKO THURLOW: DISCORSO DI RICEZIONE DEL PREMIO NOBEL PER LA PACE
[Riproponiamo il seguente discorso. Domenica 10 dicembre 2017 l'Ican ha ricevuto il Premio Nobel per la Pace per il suo lavoro, volto a garantire un trattato sul divieto delle armi nucleari. L'Ican "riceve il premio per il suo lavoro finalizzato a portare l'attenzione sulle catastrofiche conseguenze di qualsiasi uso delle armi atomiche e per i suoi sforzi fondamentali per giungere a un trattato che proibisca tali armi", aveva scritto a ottobre il presidente del Comitato Nobel norvegese nelle motivazioni dell'assegnazione del premio alla Ong. Setsuko Thurlow ha ricevuto il premio a nome della Ong Ican (International Campaign to Abolish Nuclear Weapons) insieme alla direttrice dell'organizzazione, Beatrice Fihn. Setsuko Thurlow, sopravvissuta il 6 agosto 1945 alla bomba di Hiroshima, ha raccontato l'orribile esperienza vissuta quando era una ragazzina tredicenne. Traduzione dall'inglese di Matilde Mirabella]

Vostra Maesta',
illustri membri del Comitato Nobel norvegese,
miei colleghi attivisti, qui e in tutto il mondo,
signore e signori,
e' un grande privilegio accettare questo premio, insieme a Beatrice, a nome di tutte le persone straordinarie che formano il movimento Ican. Ognuno di voi mi da' la grandissima speranza che possiamo - e lo faremo - porre fine all'era delle armi nucleari.
Parlo come membro della famiglia degli hibakusha - quelli di noi che, per una miracolosa casualita', sono sopravvissuti ai bombardamenti atomici di Hiroshima e Nagasaki. Da oltre settant'anni lavoriamo per la totale abolizione delle armi nucleari.
Ci siamo alzati solidalmente con coloro che sono stati danneggiati dalla produzione e dalla sperimentazione di queste orribili armi in tutto il mondo. Persone provenienti da luoghi con nomi a lungo dimenticati, come Moruroa, Ekker, Semipalatinsk, Maralinga, Bikini. Persone le cui terre e i cui mari sono stati irradiati, i cui corpi sono stati usati per esperimenti, le cui culture sono state per sempre sconvolte.
Non ci siamo accontentati di essere vittime. Ci siamo rifiutati di aspettare un'istantanea fine ardente o il lento avvelenamento del nostro mondo. Ci siamo rifiutati di sederci pigramente nel terrore perche' le cosiddette grandi potenze ci hanno portato al passato crepuscolo nucleare e sconsideratamente vicini alla mezzanotte nucleare. Ci siamo alzati. Abbiamo condiviso le nostre storie di sopravvissuti. Abbiamo detto: l'umanita' e le armi nucleari non possono coesistere.
Oggi, voglio che voi sentiate in questa sala la presenza di tutti coloro che sono morti a Hiroshima e a Nagasaki. Voglio che voi sentiate, sopra e attorno a noi, una grande nuvola di un quarto di milione di anime. Ogni persona aveva un nome. Ogni persona era amata da qualcuno. Facciamo in modo che la loro morte non sia stata vana.
Avevo solo 13 anni quando gli Stati Uniti hanno lanciato la prima bomba atomica sulla mia citta', Hiroshima. Ricordo ancora vividamente quella mattina. Alle 8:15 ho visto un accecante flash bianco-bluastro dalla finestra. Ricordo di avere avuto la sensazione di galleggiare nell'aria.
Mentre riacquistavo coscienza nel silenzio e nelle tenebre, mi sono ritrovata immobilizzata dalle macerie dell'edificio crollato. Ho cominciato a sentire le deboli grida dei miei compagni di classe: "mamma, aiutami. Dio, aiutami".
Poi, improvvisamente, ho sentito delle mani toccarmi la spalla sinistra, e un uomo dire: "Non arrenderti! Continua a spingere! Sto cercando di liberarti. Vedi la luce che passa attraverso quell'apertura? Muoviti in quella direzione il piu' velocemente possibile". Appena sono strisciata fuori, le rovine hanno preso fuoco. La maggior parte dei miei compagni di classe sono morti bruciati vivi in quell'edificio. Ho visto tutto intorno a me una devastazione assoluta, inimmaginabile.
Processioni di figure spettrali che si trascinavano. Persone grottescamente ferite, sanguinanti, bruciate, annerite e gonfie. Pezzi dei loro corpi erano mancanti. Carne e pelle penzolavano dalle loro ossa. Alcuni avevano in mano i propri bulbi oculari. Qualcuno con il ventre esploso, aperto, con gli intestini che fuoriuscivano. Il disgustoso puzzo di carne umana bruciata riempiva l'aria.
Cosi', con una bomba la mia amata citta' e' stata cancellata. La maggior parte dei suoi abitanti erano civili che sono stati inceneriti, vaporizzati, carbonizzati - tra questi, membri della mia famiglia e 351 miei compagni di scuola.
Nelle settimane, nei mesi e negli anni successivi molte altre migliaia di persone sarebbero morte, spesso in modi arbitrari e misteriosi, a causa degli effetti a posteriori delle radiazioni. Ancora oggi le radiazioni uccidono i sopravvissuti.
Ogni volta che ricordo Hiroshima, la prima immagine che mi viene in mente e' quella del mio nipotino di quattro anni, Eiji - il suo piccolo corpo trasformato in un irriconoscibile pezzo di carne fusa. Ha continuato a chiedere acqua con un filo di voce finche' la morte non lo ha liberato dall'agonia.
Per me, e' diventato la rappresentazione di tutti i bambini innocenti del mondo, minacciati come sono, proprio in questo momento, dalle armi nucleari. Ogni secondo di ogni giorno, le armi nucleari mettono in pericolo tutti coloro che amiamo e tutto cio' che ci sta a cuore. Non dobbiamo piu' continuare a tollerare questa follia.
Attraverso la nostra agonia e alla lotta per la pura sopravvivenza - e per ricostruire la nostra vita dalle ceneri - noi hibakusha ci siamo convinti di dover mettere in guardia il mondo da queste armi apocalittiche. Ancora e ancora, abbiamo condiviso le nostre testimonianze.
Ma alcuni tuttavia rifiutavano di vedere Hiroshima e Nagasaki come delle atrocita' - come crimini di guerra. Hanno accettato la propaganda secondo cui si trattava di "bombe buone" che avevano posto fine a una "guerra giusta". E' stato questo mito che ha portato alla disastrosa corsa agli armamenti nucleari, una corsa che continua ancora oggi.
Nove nazioni minacciano ancora di incenerire intere citta', di distruggere la vita sulla terra, di rendere il nostro bel mondo inabitabile per le generazioni future. Lo sviluppo delle armi nucleari non significa l'elevazione di un paese alla grandezza, ma la sua discesa alle profondita' piu' oscure della depravazione. Queste armi non sono un male necessario; sono il male ultimo.
Il sette luglio di quest'anno sono stata travolta dalla gioia, quando la stragrande maggioranza delle nazioni del mondo ha votato a favore dell''adozione del Trattato sulla proibizione delle armi nucleari. Dopo essere stata testimone del peggio dell'umanita', quel giorno sono stata tesimone del suo meglio. Noi hibakusha abbiamo aspettato il bando per settantadue anni. Che questo sia l'inizio della fine delle armi nucleari.
Ogni leader responsabile firmera' questo trattato. E la storia giudichera' duramente coloro che lo respingeranno. Le loro astratte teorie non devono piu' mascherare la realta' genocida delle loro pratiche. Il "deterrente" non deve piu' essere considerato altro che un deterrente al disarmo. Non vivremo piu' sotto una nuvola di paura a forma di fungo.
Ai funzionari delle nazioni dotate di armi nucleari - e ai loro complici sotto il cosiddetto "ombrello nucleare" - dico questo: ascoltate la nostra testimonianza. Date retta al nostro avvertimento. E sappiate che le vostre azioni sono importanti. Ognuno di voi e' parte integrante di un sistema di violenza che mette in pericolo il genere umano. Facciamo in modo di stare tutti all'erta sulla banalita' del male.
A ogni presidente e primo ministro di ogni nazione del mondo, vi imploro: aderite a questo trattato; eliminate per sempre la minaccia dell'annientamento nucleare.
Quando ero una ragazzina di 13 anni, intrappolata nelle macerie, ho continuato a spingere. Ho continuato a muovermi verso la luce. E sono sopravvissuta. Ora la nostra luce e' il trattato di divieto. A tutti in questa sala e a tutti quelli che nel mondo stanno ascoltando, ripeto quelle parole che ho sentito rivolgermi nelle rovine di Hiroshima: "Non mollate! Continuare a spingere! Vedete la luce? Muovetevi verso di essa".
Stasera, mentre marciamo per le strade di Oslo con le torce accese, seguiamoci l'un l'altro fuori dalla notte buia del terrore nucleare. Non importa quali ostacoli dobbiamo affrontare, continueremo a muoverci e continueremo a spingere e a condividere questa luce con altri. Questa e' la nostra passione e il nostro impegno affinche' il nostro prezioso unico mondo sopravviva.

3. I COMPITI DELL'ORA. BEATRICE FIHN: DISCORSO DI RICEZIONE DEL PREMIO NOBEL PER LA PACE
[Riproponiamo il seguente discorso. Domenica 10 dicembre 2017 l'Ican ha ricevuto il Premio Nobel per la Pace per il suo lavoro, volto a garantire un trattato sul divieto delle armi nucleari. L'Ican "riceve il premio per il suo lavoro finalizzato a portare l'attenzione sulle catastrofiche conseguenze di qualsiasi uso delle armi atomiche e per i suoi sforzi fondamentali per giungere a un trattato che proibisca tali armi", aveva scritto a ottobre il presidente del comitato del Nobel nelle motivazioni dell'assegnazione del premio alla Ong. Beatrice Fihn ha ricevuto il premio a nome della ong Ican - International Campaign to Abolish Nuclear Weapons (di cui e' direttrice esecutiva), insieme a Setsuko Thurlow. Traduzione dall'inglese di Matilde Mirabella]

Vostre Maesta',
membri del Comitato Nobel norvegese,
stimati ospiti,
oggi e' un grande onore accettare il Premio Nobel per la Pace 2017 a nome delle migliaia di persone ispiratrici che hanno preso parte alla Campagna internazionale per l'abolizione delle armi nucleari (Ican).
Insieme abbiamo portato la democrazia al disarmo e stiamo ridando forma alla legge internazionale.
Piu' di tutti ringraziamo umilmente il Comitato Nobel norvegese per aver riconosciuto il nostro lavoro e aver dato impulso alla nostra cruciale causa.
Vogliamo dare riconoscimento a coloro che hanno donato cosi' generosamente a questa campagna il loro tempo e le loro energie.
Vogliamo ringraziare i coraggiosi ministri degli esteri, i diplomatici, la Croce Rossa e la Mezzaluna Rossa, i funzionari delle Nazioni Unite, gli accademici e gli esperti con i quali abbiamo collaborato per avanzare nel nostro obiettivo comune.
E ringraziamo tutti coloro che si impegnano per debellare dal mondo questa terribile minaccia.
In dozzine di luoghi del mondo - dentro silos con missili sepolti nella nostra terra, su sottomarini che navigano attraverso i nostri oceani, e a bordo di aerei che volano in alto nei nostri cieli - si trovano 15.000 oggetti di distruzione dell'umanita'.
Forse e' l'enormita' di questo fatto, forse e' l'inimmaginabile scala delle conseguenze, che porta molti semplicemente ad accettare questa truce realta', a continuare con le proprie vite quotidiane senza pensare ai folli strumenti che ci circondano.
Perche' e' follia permettere a noi stessi di essere governati da queste armi. Molti dei critici di questo movimento insinuano che siamo noi quelli irrazionali, gli idealisti senza criterio di realta'. Quegli stati dotati di armi nucleari non molleranno mai le loro armi.
Ma noi rappresentiamo la sola scelta razionale. Rappresentiamo quelli che rifiutano di accettare le armi nucleari come ospiti fissi del nostro mondo, quelli che rifiutano di tenere il proprio destino legato a poche righe di un codice di lancio.
La nostra e' la sola realta' possibile. L'alternativa e' impensabile.
La storia delle armi nucleari avra' una fine, e dipende da noi quale sara' questa fine.
Sara' la fine delle armi nucleari, o sara' la nostra fine?
Una di queste cose accadra'.
L'unica via di azione razionale e' quella di smettere di vivere nella condizione per cui la nostra distruzione reciproca dipende da un mero capriccio impulsivo.
Oggi io voglio parlare di tre cose: paura, liberta' e futuro.
Per ammissione di coloro stessi che le posseggono, la reale utilita' delle armi nucleari sta nella loro abilita' nel provocare paura. Quando fanno riferimento al loro effetto "deterrente", i sostenitori delle armi nucleari celebrano la paura come arma di guerra. Si gonfiano il petto dichiarandosi pronti a sterminare, in un lampo, innumerevoli migliaia di vite umane.
Il Premio Nobel William Faulkner, accettando il suo premio nel 1950, disse: "Rimane solo la questione di quando mi faranno saltare in aria". Ma da allora, questa paura universale ha lasciato il posto a qualcosa di ancora piu' pericoloso: la negazione.
Andata e' la paura dell'Armageddon in un istante, andato e' l'equilibrio tra due blocchi che e' stato utilizzato come giustificazione per la deterrenza, andati sono i rifugi dalle piogge radioattive.
Ma una cosa rimane: le migliaia e migliaia di testate nucleari che ci hanno riempiti di questa paura.
Il rischio per l'uso delle armi nucleari e' oggi anche maggiore che alla fine della guerra fredda. Ma a differenza della guerra fredda, oggi ci troviamo di fronte a molti piu' Stati dotati di armi nucleari, a terroristi e a guerre cibernetiche. Tutto questo ci rende meno sicuri.
Imparare a vivere con la cieca accettazione di queste armi e' stato il nostro grande errore seguente.
La paura e' razionale. La minaccia e' reale. Abbiamo evitato la guerra nucleare non grazie a una prudente leadership, ma per pura fortuna. Prima o poi, se non agiamo, la nostra fortuna si esaurira'.
Un momento di panico o di disattenzione, un commento frainteso o un ego ferito, potrebbero facilmente condurci all'inevitabile distruzione di intere citta'. Un'escalation militare calcolata potrebbe portare all'assassinio indiscriminato di massa di civili.
Se si utilizzasse solo una piccola parte delle armi nucleari odierne, fumo e fuliggine delle tempeste di fuoco si depositerebbero in alto nell'atmosfera - raffreddando, oscurando e prosciugando la superficie terrestre per oltre un decennio.
Eliminerebbero le colture alimentari, mettendo a rischio per fame miliardi di persone.
Eppure continuiamo a vivere nella negazione di questa minaccia esistenziale.
Ma Faulkner nel suo discorso al Nobel ha anche lanciato una sfida a coloro che sono venuti dopo di lui. Solo in quanto voce dell'umanita', ha detto, possiamo sconfiggere la paura, possiamo aiutare l'umanita' a resistere.
Il compito di Ican e' di essere quella voce. La voce dell'umanita' e delle leggi umanitarie; far sentire la propria voce per conto dei civili. Dare voce a quella prospettiva umanitaria e' il modo in cui creeremo la fine della paura, la fine della negazione. E in definitiva, la fine delle armi nucleari.
Questo mi porta al secondo punto: la liberta'.
Come hanno affermato su questo palco, nel 1985, i Medici internazionali per la prevenzione della guerra nucleare, la prima organizzazione in assoluto contro le armi nucleari a vincere questo premio: "Noi medici dichiariamo l'indignazione del tenere in ostaggio il mondo intero. Protestiamo per l'oscenita' morale in baase alla quale ognuno di noi e' continuamente minacciato dall'estinzione".
Queste parole suonano ancora vere nel 2017.
Dobbiamo rivendicare la liberta' di non vivere la nostra vita come ostaggi dell'imminente annientamento.
Gli uomini - non le donne! - hanno creato le armi nucleari per controllare altri, ma invece siamo noi ad essere controllati da queste.
Ci hanno fatto false promesse: che rendendo cosi' impensabili le conseguenze dell'uso di queste armi, qualsiasi conflitto sarebbe risultato inattuabile; che ci avrebbe liberati dalla guerra.
Ma, lungi dall'impedire la guerra, queste armi ci hanno portato piu' volte sull'orlo del conflitto durante tutta la guerra fredda. E in questo secolo, queste armi continuano ad avvicinarci alla guerra e al conflitto.
In Iraq, Iran, Kashmir, Corea del Nord. La loro esistenza spinge altri a unirsi alla corsa nucleare. Non ci tengono al sicuro, causano conflitti.
Come lo stesso premio Nobel per la pace Martin Luther King Jr le ha definite da questo palco nel 1964, queste armi sono "sia genocide che suicide".
Sono la pistola del folle puntata permanentemente alla nostra tempia. Queste armi avrebbero dovuto tenerci liberi, ma ci negano le nostre liberta'.
E' un affronto alla democrazia essere governati da queste armi. Ma sono solo armi. Sono solo strumenti. Cosi' come sono state create dal contesto geopolitico, possono essere distrutte altrettanto facilmente collocandole in un contesto umanitario.
Questo e' il compito che Ican si e' prefissata - e il terzo punto di cui vorrei parlare, il futuro.
Oggi ho l'onore di condividere questo palco con Setsuko Thurlow, che ha scelto come proposito della sua vita quello di portare il testimone dell'orrore della guerra nucleare.
Lei e gli hibakusha all'inizio della storia erano li', e la nostra sfida collettiva e' di assicurarci che siano testimoni anche della sua fine.
Loro rivivono quel doloroso passato, ancora e ancora, perche' noi possiamo creare un futuro migliore.
Ci sono centinaia di organizzazioni che insieme, come Ican, stanno compiendo grandi passi avanti verso quel futuro.
Ci sono migliaia di instancabili attivisti che ogni giorno, in tutto il mondo, lavorano per raccogliere questa sfida.
Ci sono milioni di persone in tutto il mondo che si sono erse, spalla a spalla con quegli attivisti, per mostrare ad altre centinaia di milioni che un futuro diverso e' davvero possibile.
Chi afferma che quel futuro non e' possibile deve togliersi dal cammino di coloro che lo rendono una realta'.
Come culmine di questo sforzo popolare, attraverso l'azione della gente comune, quest'anno l'ipotetico e' avanzato verso il reale con 122 nazioni che hanno negoziato e concluso un trattato Onu per bandire queste armi di distruzione di massa.
Il Trattato sulla proibizione delle armi nucleari rappresenta il sentiero da seguire in un momento di grande crisi globale. E' una luce in un periodo di buio.
E piu' ancora, ci da' una scelta.
Una scelta tra due finali: la fine delle armi nucleari o la nostra fine.
Non e' ingenuo credere nella prima possibilita'. Non e' irrazionale pensare che gli stati nucleari possano disarmarsi. Non e' idealistico credere nella vita che supera la paura e la distruzione; e' una necessita'.
Siamo tutti di fronte a questa scelta. E faccio appello a tutte le nazioni perche' aderiscano al Trattato sulla proibizione delle armi nucleari.
Stati Uniti, scegliete la liberta' piuttosto che la paura.
Russia, scegliete il disarmo piuttosto che la distruzione.
Gran Bretagna, scegliete la regola della legge piuttosto che l'oppressione.
Francia, scegliete i diritti umani piuttosto che il terrore.
Cina, scegliete la ragione piuttosto che l'irrazionalita'.
India, scegliete il senso piuttosto che il nonsenso.
Pakistan, scegliete la logica piuttosto che l'Armageddon.
Israele, scegliete il senso comune piuttosto che l'annientamento.
Corea del Nord, scegliere la saggezza piuttosto che la rovina.
Alle nazioni che credono di essere al riparo sotto l'ombrello delle armi nucleari, sarete complici della vostra stessa distruzione e della distruzione di altri in vostro nome?
A tutte le nazioni: scegliete la fine delle armi nucleari piuttosto che la nostra fine!
Questa e' la scelta che il Trattato sulla proibizione delle armi nucleari rappresenta. Unitevi a questo Trattato.
Noi cittadini viviamo sotto l'ombrello delle menzogne. Queste armi non ci tengono al sicuro, stanno contaminando la nostra terra e la nostra acqua, avvelenando i nostri corpi e tenendo in ostaggio il nostro diritto alla vita.
A tutti i cittadini del mondo: state con noi e chiedete ai vostri governi di schierarsi con l'umanita' e di firmare questo trattato. Non ci fermeremo fino a quando tutti gli Stati non avranno aderito, dalla parte della ragione.
Oggi nessuna nazione si vanta di essere uno Stato dotato di armi chimiche.
Nessuna nazione sostiene che sia accettabile, in circostanze estreme, usare il gas nervino sarin.
Nessuna nazione proclama il diritto di scatenare sul suo nemico la peste o la polio.
Questo perche' sono state stabilite norme internazionali, le percezioni sono cambiate.
E ora, alla fine, abbiamo un'inequivocabile norma contro le armi nucleari.
Enormi passi avanti non cominciano mai con un accordo universale.
Con ogni nuovo firmatario e con il passare degli anni, questa nuova realta' prendera' piede.
Questa e' la via da seguire. C'e' un solo modo per impedire l'uso di armi nucleari: proibirle ed eliminarle.
Le armi nucleari, come le armi chimiche, le armi biologiche, le munizioni a grappolo e le mine antiuomo, ora sono illegali. La loro esistenza e' immorale. La loro abolizione e' nelle nostre mani.
La fine e' inevitabile. Ma questa fine sara' la fine delle armi nucleari o la nostra fine? Dobbiamo sceglierne una.
Siamo un movimento per la razionalita'. Per la democrazia. Per la liberta' dalla paura.
Siamo attivisti di 468 organizzazioni che lavorano per salvaguardare il futuro, e rappresentiamo la maggioranza morale: i miliardi di persone che scelgono la vita anziche' la morte, che insieme vedranno la fine delle armi nucleari.
Grazie.

4. WILPF: ALCUNE ASSOCIAZIONI, ESPERIENZE E MOVIMENTI CHE HANNO PARTECIPATO ALLA CAROVANA DELLE DONNE PER IL DISARMO NUCLEARE
[Dalla Wilpf Italia riceviamo e diffondiamo]

Wilpf Italia; Disarmisti Esigenti; Comitato "No guerra no Nato"; Pax Christi; Pressenza; Ldu; Accademia Kronos; Energia Felice; PeaceLink; Donne in Nero; Mondo senza guerre e senza violenza; Fermiamo chi scherza col fuoco atomico (Campagna Osm-Dpn); Awmr Italia - Associazione Donne della Regione Mediterranea; Associazione 140 vittime del Moby Prince; Associazione 10 Aprile Familiari Vittime Moby Prince; Comitato Rwm per la riconversione dell'industria bellica, Iglesias; Asce - Associazione sarda contro l'emarginazione, Alghero; ResPublica, Alghero; Consulta per la Pace, la Nonviolenza, i Diritti Umani e il Disarmo, Palermo; Casa della Donna, Lecce; Comitato Pace e Disarmo, Napoli; "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani", Viterbo; Associazione "Respirare", Viterbo; le ragazze e i ragazzi del Servizio Civile della Caritas diocesana di Viterbo; Comitato "Nepi per la pace", Nepi (Viterbo); Istituto ricerche Internazionali, Roma; Biblioteca per la nonviolenza, Roma; Centro studi difesa civile, Roma; La Fucina della Nonviolenza, Firenze; Comitato fiorentino "Fermiamo la Guerra", Firenze; Progetto Rebeldia, Pisa; Piattaforma Eurostop, Pisa; Rete dei comunisti, Pisa; Sindacato generale di base, Pisa; Centro Gandhi, Pisa; Diritti in comune, la coalizione della sinistra, Pisa; Tavolo per la  Pace  Val di Cecina (Livorno); Anpi di Cecina (Livorno); Consigliera di Parita' della Provincia di Livorno; Rete Civica Livornese Contro la Nuova Normalita' della Guerra, Livorno; Arci, Livorno; Arci Gay, Livorno; Associazione Dieci Dicembre, Livorno; Centro Studi Nonviolenza, Livorno; Missionarie di Maria - Saveriane di Parma; Donne e uomini contro le guerre, Brescia; Lombardia sismica, Brescia; Movimento contro la guerra, Bergamo; Mondo senza guerre e violenza, Milano; Casa per la pace, Milano; Noi siamo Chiesa, Milano; No Nato No War, Milano; No Muos; No War di Piazza Armerina; Forum contro la guerra, Varese; No Dal Molin, Vicenza; Rete di donne per la pace, Vicenza; Comitato pace convivenza e solidarieta' "Danilo Dolci", Trieste.

5. APPELLI. ANTONIA SANI: SOLLECITIAMO IL PARLAMENTO
[Ringraziamo Antonia Sani, presidente di Wilpf-Italia, per questo intervento]

Sollecitiamo il Parlamento italiano a ratificare il Trattato Onu per la proibizione dele armi nucleari del 7 luglio 2017, Trattato che soltanto dopo la cinquantesima ratifica potra' avere vigore.
L'Italia lo deve fare nel rispetto della nostra Costituzione.
In piena autonomia, in nome del diritto alla salute degli abitanti del territorio nazionale, l'Italia deve - insieme all'atto di ratifica del Trattato - rimuovere le bombe nucleari dalle basi di Ghedi e Aviano e dai porti che abbiamo citato nel corso della nostra Carovana delle donne per il disarmo nucleare.
Occorre un atto di coraggio del Parlamento per la salvaguardia delle presenti e delle future generazioni.

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