[Nonviolenza] Nonviolenza. Femminile plurale. 649



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NONVIOLENZA. FEMMINILE PLURALE
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Supplemento del notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino" (anno XVIII)
Numero 649 del 4 dicembre 2017

In questo numero:
1. Carovana delle donne per il disarmo nucleare
2. Mario Agostinelli: Tpan: per passare dalla non proliferazione all'eliminazione delle armi nucleari
3. Maria G. Di Rienzo (a cura di): Manuale per l'azione diretta nonviolenta (parte terza)
4. Omero Delli Storti: Le persone povere. Un falso racconto raccontato tre o quattro volte

1. INIZIATIVE. CAROVANA DELLA DONNE PER IL DISARMO NUCLEARE
[Riceviamo e diffondiamo]

Carovana delle donne per il disarmo nucleare da lunedi' 20 novembre a domenica 10 dicembre 2017 promossa dalla Wilpf
Evento nazionale di avvio della Carovana: 19 novembre, ore 10, Livorno, piazza della Repubblica.
La Wilpf Italia ha partecipato, come una delle componenti della societa' civile unite in Ican (Campagna internazionale per l'abolizione delle armi nucleari), Premio Nobel per la Pace 2017, al lungo percorso diplomatico che si e' concluso con la stesura del Trattato di proibizione delle armi nucleari (Tpnw) adottato il 7 luglio 2017 dall'Onu (122 paesi). Ora il Trattato e' aperto alle firme e ratifiche da parte degli Stati, ed entrera' in vigore alla 51ma ratifica: ha gia' ottenuto 53 firme e tre ratifiche. Gli Stati nucleari e quelli Nato (ad eccezione dell'Olanda) non hanno partecipato alla Conferenza Onu di New York che ha portato al Trattato, e anche l'Italia era assente.
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Antefatti: nel nostro paese si e' avviata una Campagna "Bando delle armi nucleari: Italia ripensaci" perche' l'Italia aderisca al Trattato. Il 14 settembre 2017 e' stato inviato alle Istituzioni - Presidente della Repubblica, Presidenti di Camera e Senato, Capo del Governo - una specifica petizione promossa da Disarmisti Esigenti, Wilpf Italia, Comitato No Guerra No Nato, Pax Christi, Ipri-Ccp, Pressenza, Ldu, Accademia Kronos, Energia felice, Fermiamo chi scherza col Fuoco Atomico (Campagna Osm-Dpn), PeaceLink, La Fucina per la Nonviolenza di Firenze, Chiesa Valdese di Firenze, Comitato per la pace, la convivenza, la solidarieta' "Danilo Dolci" di Trieste, Mondo senza guerre e senza violenza.
Nella Petizione (https://www.petizioni24.com/italiaripensacisulbandodellearminuclearine) si chiede al Governo italiano di firmare il Trattato, avviando previamente il necessario processo di denuclearizzazione del territorio italiano che ospita circa 70 bombe nucleari Usa, stoccate nelle basi militari di Ghedi ed Aviano, e che accoglie, nei suoi 11 porti nucleari, sottomarini a propulsione nucleare con bombe nucleari a bordo. E questo in violazione dell'art. 2 del Trattato di non proliferazione nucleare (Tnp) firmato dall'Italia nel 1976. La Petizione ora e' aperta alle firme a livello individuale o collettivo. L'orologio dell'apocalisse nucleare segna due minuti e mezzo alla mezzanotte: e' urgente informare, sensibilizzare e mobilitare la gente perche' comprenda che l'impegno su queste tematiche e' di vitale importanza per ottenere la sicurezza dei territori, per tutelare la salute della cittadinanza nonche' per esigere una economia di pace che e' l'unica che puo' garantire la realizzazione dei diritti oggi negati.
Ruolo delle Donne: il Trattato di proibizione delle armi nucleari (Tpnw) sottolinea l'importanza della partecipazione delle donne per l'implementazione del Trattato stesso e questo anche in ragione del fatto che le donne sono le prime vittime delle radiazioni nucleari. Si aggiunge poi il grande potere trasformativo delle donne quando esse agiscono in nome dei diritti collettivi che si ispirano alla giustizia sociale, alla pace e alla tutela dell'ambiente. La Carovana delle donne per il disarmo nucleare sara' un evento inclusivo aperto alla partecipazione di tutti coloro che vogliono impegnarsi per il pieno rispetto della nostra Costituzione, a partire dall'art. 11 che nell'affermare il ripudio della guerra richiede che l'Italia svolga un ruolo attivo nella promozione di politiche di pace.
Durata della Carovana da lunedi' 20 novembre a domenica 10 dicembre 2017: periodo durante il quale nei diversi territori che aderiscono alla Carovana si svolgeranno autonome iniziative di informazione, sensibilizzazione, mobilitazione attorno alla mozione citata.
Partenza: lunedi' 20 novembre 2017 "Giornata Internazionale dei diritti dell'infanzia": il nostro obiettivo e' quello di evidenziare che vogliamo garantire un futuro alle giovani generazioni perche' possano vivere in un mondo liberato della minaccia nucleare.
Chiusura: domenica 10 dicembre 2017 "Giornata Internazionale dei Diritti Umani": il nostro obiettivo e' quello di evidenziare che il disarmo nucleare e' indispensabile per garantire la sicurezza dell'intera umanita' e che le ingenti spese militari devono essere impegnate per investimenti sociali rivolti a garantire il pieno godimento dei diritti (istruzione, sanita', casa, sicurezza dei territori, tutela dell'ambiente, lavoro). In quella data si chiede che una delegazione della Carovana venga ricevuta dal Presidente della Repubblica, in quanto garante della Costituzione.
Partenza congiunta da vari luoghi: non avendo fondi a disposizione, abbiamo pensato alla partenza congiunta della Carovana da alcuni luoghi simbolici: Ghedi e Aviano (le basi militari dove sono stoccate bombe nucleari Usa), Livorno e Pisa (porto nucleare in sinergia con Camp Darby e Hub militare di Pisa), Trieste (porto nucleare), Napoli (porto nucleare e VI Flotta), alcuni siti della Sicilia e della Sardegna e naturalmente tutte le altre realta' territoriali che vorranno partecipare.
La Carovana si muovera' all'interno del proprio territorio durante il periodo 20 novembre - 10 dicembre, con azioni specifiche di cui sotto diamo alcune indicazioni.
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Attivita'
- Conferenza stampa;
- Incontri con: Comandante della base militare, Presidente dell'autorita' portuale, Sindaco e Prefetto e consegna della Petizione, del Trattato di proibizione delle armi nucleari, Studio dell'Onu sugli effetti delle radiazioni nucleari;
- Presidi cittadini e raccolta di firme per la petizione (https://www.petizioni24.com/italiaripensacisulbandodellearminuclearine);
- Conferenze, presentazioni di libri sulla tematica, proiezioni di filmati, ecc.;
- Incontri con gli studenti sul tema del pericolo nucleare, presentazione del libro di Carlo Cassola, "La rivoluzione disarmista";
- FlashMob;
- Attivita' di arte per la pace con un focus specifico sul disarmo nucleare e la tutela dell'ambiente;
- Partecipazione alla manifestazione di NonUnaDiMeno in occasione del 25 novembre, Giornata mondiale contro la violenza sulle donne.
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Materiali
- Striscione con la scritta "Carovana delle donne per il disarmo nucleare. 20 novembre - 10 dicembre 2017";
- Mostra "Esigete il disarmo nucleare" (esiste in due versioni: 13 pannelli grandi in Pvc oppure 13 locandine plastificate);
- Testo della petizione;
- Testo del Trattato di interdizione delle armi nucleari;
- Libro di Carlo Cassola, "La rivoluzione disarmista", in occasione del centenario della nascita.
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Per informazioni: Antonia Sani: antonia.baraldi.sani at gmail.com e Giovanna Pagani: gioxblu24 at gmail.com

2. RIFLESSIONE. MARIO AGOSTINELLI: TPAN: PER PASSARE DALLA NON PROLIFERAZIONE ALL'ELIMINAZIONE DELLE ARMI NUCLEARI
[Dal sito www.labottegadelbarbieri.org riprendiamo il seguente intervento di Mario Agostinelli, con il contributo di Giovanni Mosca, apparso originariamente sul sito www.inchiestaonline.it]

Il 2017 anno di svolta per il nuclere?
Siamo - o, almeno ci confidiamo - in un periodo di cerniera tra l'adozione del Trattato Internazionale di Interdizione delle armi nucleari (Tnp) ed il processo della loro eliminazione totale ed irreversibile (Tpan), soggetti entrambi di processi realizzati in sede Onu. Una sorpresa, se si vuole: nell'apice del sovranismo e del ritorno a Great America il mondo, come nel caso del clima - sembra scuotersi ed essere sovrastato dal pericolo della sopravvivenza della specie umana.
La sera del 7 Ottobre 2017 entravo nella hall di un albergo in Alsazia (sarei ripartito il mattino all'alba per funghi) e il titolo di prima pagina del giornale locale era: "Le Nobel de la paix fera-t-il reculer les armes nucleaires". Nessuna notizia fino allora dalla nostra radio italiana su cui eravamo sintonizzati, mentre Repubblica, comprata al mattino, si arrovellava sul sarcasmo di Renzi verso Bersani. La notizia esplodeva nel mondo riprendendo un accordo siglato all'Onu tre mesi prima da 50 Paesi membri, mentre le nostre tv stazionavano di fronte al Campidoglio. Stiamo vivendo una delle piu' incredibili situazioni paradossali finora esibite. Un evento come la messa al bando delle armi nucleari, le piu' terrificanti di tutte le armi di distruzione di massa, che mettono a rischio la sopravvivenza stessa dell'umanità, lascia indifferente la maggior parte dei mass media, come pure della popolazione: un vero stato di letargia.
Ci stiamo finalmente rendendo conto che il futuro ci e' stato sequestrato da un presente sempre uguale, mentre viviamo in emergenze smisurate rispetto alla loro riparazione e, nel caso particolare della bomba, siamo nella scellerata situazione in cui una ristretta cerchia di stati mantiene l'oligopolio delle armi nucleari, e dove chi le possiede minaccia chi non ce le ha, mentre e' sempre piu' probabile che altri cerchino di procurarsele e ci riescano? Oltre ai nove paesi che gia' posseggono armi atomiche, ve ne sono almeno altri 35 in grado di costruirle. Una crudele verita', ma relegata nell'ombra, che desta un orrore silenzioso. Perche' il quadro generale e' quello di una crescente corsa agli armamenti che, mentre mantiene un arsenale nucleare in grado di cancellare la specie umana dalla faccia della Terra, punta su testate e vettori tecnologicamente sempre piu' sofisticati, piu' rapidi, piu' precisi. Un quadro realisticamente temibilissimo, soprattutto per i cittadini senza potere della Terra, alla cui sicurezza non pensa nessuno, ne' a Oriente ne' a Occidente.
Mentre PyongYang sbandiera un folle socialismo dinastico punteggiato di esplosioni e rilasci radioattivi, Trump agita la concretissima minaccia atomica degli Stati Uniti, la cui vicina base di Guam e i cui bombardieri B52 in volo di manovra perenne, hanno come target atomico proprio la Corea del Nord. E' il gioco nucleare che si rinnova: chi arriva all'arma atomica ha la quasi certezza di non essere aggredito, com'e' invece accaduto ad altre nazioni che non possedevano armi di distruzione di massa. In questo quadro agghiacciante rientra anche la sostituzione delle bombe nucleari Usa B61, schierate in Italia - da 50 a 70 bombe atomiche stoccate nei siti italiani di Ghedi e di Aviano - e in altri paesi europei, con le nuove B61-12, armi da first strike (da primo attacco); e il cosiddetto "scudo anti-missili" per neutralizzare la rappresaglia nemica attraverso la quasi simultaneita' in risposta e in attacco delle forze nucleari disposte dalla Nato e controllate dal Pentagono.
Fino ad oggi e' in vigore il Trattato di non proliferazione nucleare (Tnp) che si basa su tre principi: disarmo, non proliferazione e uso pacifico del nucleare. Composto di 11 articoli, proibisce agli stati firmatari "non-nucleari" di procurarsi tali armamenti e agli stati "nucleari" di trasferire a chicchessia armi nucleari. Inoltre il trasferimento di tecnologie nucleari per scopi pacifici (ad esempio per la produzione elettrica) deve avvenire sotto il controllo della Aiea (Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica). Vi aderiscono Usa, Regno Unito e Unione Sovietica, Francia e Cina (che possiedono armi nucleari). Nel 1970 l'arsenale atomico mondiale contava piu' di 38.000 testate nucleari e, dopo un picco di 69 440 ordigni nucleari toccato nel 1986 a causa della politica di deterrenza reciproca, ha cominciato a calare raggiungendo l'attuale quota di circa 23.000 testate nucleari. Dopo la fine della guerra fredda il Tnp comincio' a mostrare i suoi limiti: il numero in relativa riduzione degli ordigni nucleari si e' associato a un crescente numero di Paesi che oggi si stima siano in grado di produrre la bomba atomica; secondo la Aiea, sono piu' di 40.
Dal 2007 Ican ha accompagnato e promosso tutta una serie di iniziative a partire dalla successione delle tre conferenze (Oslo, Nayarit e Vienna) sulle spaventose e ingestibili conseguenze umanitarie di ogni esplosione nucleare sulle popolazioni e le infrastrutture delle citta' e sul rischio crescente di una guerra nucleare anche solo per errore, per incidente o per sabotaggio.
In seguito, la societa' civile, sempre con in prima linea Ican, ha sviluppato una sinergia con la maggior parte dei Paesi non dotati di armi nucleari, che ha condotto, attraverso una fase preparatoria pubblica nel quadro delle Nazioni Unite a New York ( molti delegati vi hanno partecipato e anch'io ho avuto il privilegio di farlo) alla redazione e quindi all'adozione del Trattato Internazionale di Interdizione delle armi nucleari (Tpan) il 7 luglio scorso, validato dalla ratifica iniziale di 50 stati il 7 settembre e da oltre 122 allo stato attuale. La notizia e' stata trascurata dai media nazionali, data con ritardo e, fortunatamente, rivalutata a pieno dal riconoscimento del Nobel.
Nel silenzio dei governi, come quello italiano che a parole si dice pronto a rivedere "con gli alleati" la strategia dell'armamento nucleare, ma in concreto non aderisce al Trattato e continua a esibire mezzo punto di Pil come placebo contro l'angoscia atomica, a muoversi stavolta e' stato papa Francesco con la convocazione eccezionale in Vaticano di un convegno internazionale sulle "Prospettive per un mondo libero dalle armi nucleari e per un disarmo integrale". La conferenza ha ospitato nove premi Nobel per la pace, cattolici e non cattolici, arabi e israeliani, sopravvissuti a Hiroshima, difensori del disarmo assoluto e esperti di armi che mettevano in guardia contro la prossima generazione di armi che offusca le differenze tra arsenali nucleari e non nucleari.
Si e' cosi' aperta in concomitanza con l'assegnazione del Nobel una nuova fase, non meno impegnativa, per condurre all'effettiva eliminazione di queste armi, le piu' mostruose di tutte, e che da ora in poi sono quindi dichiarate illegali da un Trattato internazionale, e come tali stigmatizzate per sempre. Il papa ricollegandosi in modo organico alla cura della Terra, cosi' ampliamente sostenuta nella Laudato Si', e al giudizio sul ricorso perverso alle tecnologie di distruzione ("la vera scienza e' sempre a servizio dell'uomo, mentre la societa' contemporanea appare come stordita dalle deviazioni dei progetti concepiti in seno ad essa") ha di nuovo posto alla ribalta dell'azione politica globale e locale le tre grandi sfide universali: la bomba nucleare in collegamento con i sistemi militari e della potenza; la bomba ecologico climatica; la bomba della disuguaglianza.
Siamo quindi in una fase non scontata che potrebbe solo essere oscurata e impedita dal precipitare di un attacco: la drammaticita' della convocazione in Vaticano non ha certo allontanato per sempre le tre tragedie potenziali di questa fase storica. Il contesto non e' astratto e remoto. La Santa Sede interviene in questo momento in cui una nuova corsa agli armamenti nucleari e' in atto in Corea del Nord e in Asia orientale, dove gia' quattro paesi (Russia, Cina, India e Pakistan) sono dichiarati potenze nucleari. E come la prima corsa agli armamenti nucleari, dopo la seconda guerra mondiale, porto' a circa cinque decenni di guerra fredda, cosi' potrebbe farlo questa l'involuzione di questa nuova fase.
A riprova di cio', mentre rappresentanti di 159 paesi stavano pregando per la pace alla conferenza di Roma, tre gruppi di portaerei statunitensi si stavano avvicinando alla Corea del Nord per cercare di contenere le minacce di Pyongyang.
La Santa Sede ha detto che non e' suo compito intervenire per mediare diplomaticamente tra la Corea del Nord e gli Stati Uniti, ma certamente durante i due giorni nella grande sala intitolata a Papa Paolo VI, sembrava che la Cina fosse l'elefante nella stanza. Nelle stesse ore, infatti, il presidente Xi Jinping stava facendo passi per la pace, dopo essersi concentrato troppo a lungo sugli affari interni della Cina. Xi ha incontrato il suo omologo della Corea del Sud Moon Jae-in e ha promesso di cercare un coordinamento piu' stretto con il Giappone sulle questioni nordcoreane. Piu' precisamente, per la prima volta l'Accademia cinese delle scienze sociali (Cass) ha tenuto una conferenza sui martiri cattolici di Zhengding, una citta' nella provincia di Hebei, dove Xi ha iniziato la sua carriera politica alla fine degli anni '80. La conferenza Cass e' estremamente importante perche' il Partito comunista sta abbandonando il suo vecchio pregiudizio contro i cristiani e, nel linguaggio cinese, apre un percorso nuovo.
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I contenuti rivoluzionari del Trattato
Dal luglio 2007 le armi nucleari sono oramai rese illegali da un Trattato Internazionale (come e' avvenuto per le mine antiuomo e le armi chimiche). E si badi che l'illegalita' di un'arma, una volta dichiarata come tale da un Trattato Internazionale entrato in vigore, diventa una proprieta' intrinseca dell'arma stessa, per cui non avrebbe molto senso pretendere che tale arma possa essere illegale per certi Stati e legale per altri come al giorno d'oggi! Gia' da ora, il trattato stigmatizza (e per sempre!) anche il solo possesso delle armi nucleari (l'Italia le custodisce sotto l'egida Nato a Ghedi e Aviano) e percio' non manchera' di cambiare, e anche radicalmente, il modo in cui le armi nucleari sono sovente percepite dall'opinione pubblica, dai responsabili politici, dai ricercatori, dagli operatori industriali, economici e finanziari, e dai militari! Sull'illegalita' del possesso si basa l'efficacia di questo Trattato la cui finalita' non e', almeno in un primo tempo, solo quella di ottenere l'adesione degli Stati dotati di armi nucleari (o dei loro alleati), ma di stabilire un nuovo quadro giuridico nel quale si porra' necessariamente ogni ulteriore negoziato in vista dell'eliminazione effettiva e iireversibile di queste armi. Cio' ha anche permesso di colmare un grave vuoto giuridico, poiche' le armi nucleari erano le sole armi di distruzione di massa a non essere state proibite da un Trattato Internazionale, come invece era avvenuto per le armi batteriologiche (1972) e per quelle chimiche (1993). Entrando nel dettaglio, la proibizione della "minaccia dell'uso" e non solo dell'"uso" delle armi nucleari, la proibizione anche del solo possesso di queste armi e quindi di ogni  dottrina di "deterrenza" basata su di esse, sono le principali conquiste di assoluta novita'.
Gia' nel caso attuale Corea-Usa la sola soluzione accettabile, come prevede il Trattato, sarebbe quella diplomatica, con praticamente l'apertura di negoziati tra gli Usa e la Corea del Nord, nel quadro dell'Onu e grazie ad una mediazione della Cina, ben situata per giuocare questo ruolo essenziale. Una grande speranza di pace, dunque, ricondotta agli strumenti della responsabilita' popolare, della democrazia e della politica. Una vittoria della ragione che parte da Oslo e dall'appoggio Vaticano, ma che ha la sua forza di trazione nel diritto della pace, di cui i popoli si potranno con riconosciuta legittimita' far carico. A chi dice che il Trattato di eliminazione non abolisce di fatto neanche una sola bomba nucleare, si deve rispondere che una casa si comincia a costruire dalle fondamenta, prima di costruirci sopra la parte visibile dell'edificio: questo se si vuole che la casa sia solida e possa resistere nella durata ad ogni sorta di intemperie. Qui le fondamenta sono costituite dal Trattato di Interdizione e la casa "visibile" e' costituita da una futura Convenzione di Eliminazione che occorrera' disporre in tutte le sue complesse ma durature implicazioni.
A riprova delle difficolta', ma anche delle possibilita' del percorso, non va infatti sottovalutata la vera e propria "rivolta" degli Stati non dotati di armi nucleari, di fronte all'inaccettabile inerzia pluridecennale dei Paesi che invece ne sono dotati, nel processo di disarmo e, peggio ancora, alla continua modernizzazione dei loro armamenti nucleari. In altre parole gli Stati non dotati d'armi nucleari (sono soprattutto Stati del Sud, dell'America Latina e dell'Africa, ma anche del Nord, come l'Austria e l'Irlanda) hanno voluto dire: dopo quasi mezzo secolo di inganni e d'ipocrisia da parte degli "Stati dotati" - nel quadro del Trattato di Non Proliferazione -  ora basta! Ora si vede con difficolta' come questo movimento, inedito e possente, possa essere fermato!
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Difficolta' nel procedere
Va pero' sottolineato che gli Stati nucleari e i loro alleati, e piu' globalmente i 71 Stati che non hanno partecipato al voto, sono ben lungi dal costituire un blocco monolitico!
Ecco, grosso modo la situazione:
- una buona decina di questi 71 Stati hanno partecipato alla sessione dei negoziati a New York e hanno poi deciso di non votare, essenzialmente sotto la pressione enorme esercitata dagli Stati dotati di armi nucleari (soprattutto Francia, Usa e Uk): comunque hanno evitato di votare contro! E' significativo ricostruire i passaggi avvenuti in sede Onu. Cina, India, Pakistan e i Paesi Bassi (circa 1/3 della popolazione mondiale) si sono astenuti per ben due volte (il 27 ottobre ed il 23 dicembre 2016 a New York) quando si e' votato per l'apertura dei negoziati nel 2017 (marzo e poi giugno-luglio) mentre avrebbero potuto benissimo votare contro (quello che d'altronde i pacifisti si aspettavano!);
- in quelle stesse circostanze, la Corea del Nord ha votato in favore dell'apertura dei negoziati! (cosa che sara' interessante riuscire ad analizzare) anche se poi non ha di fatto partecipato ai negoziati;
- la Cina (e forse altri) secondo informazioni confidenziali aveva considerato la possibilita' di partecipare ai negoziati, ma e' stata "dissuasa" da altri Stati dotati della bomba;
- i Paesi Bassi, Stato appartenente alla Nato, e in piu' con una ventina di bombe Usa sul suo territorio, dopo la sua astensione al voto di apertura dei negoziati, vi ha coraggiosamente e attivamente partecipato, anche se ha dovuto alla fine votare contro, ovviamente per ordine del comando della Nato.
La situazione ha quindi profonde articolazionie le avra' ulteriormente quando ne saranno più consapevolemente informate le popolazioni.
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Qual e' ora il nostro compito articolato?
La grande psicanalista Hanna Segal disse, a proposito delle armi nucleari: "Silence is the real crime!" (Il silenzio e' il vero crimine!) e penso proprio che avesse ed abbia tuttora profondamente ragione!
Il nostro primo compito, in quanto esponenti della societa' civile e' quello di informare e 'formare' l'opinione pubblica, facendola emergere dallo stato di letargia nel quale per lo piu' si trova a proposito di questa realta' di un rischio crescente nel mondo di una guerra nucleare e, d'altra parte, dei mezzi che abbiamo a disposizione per cercare di evitarla. Vi e' cioe' la necessita' urgente e impellente di una vera e propria "pedagogia" per creare una presa di coscienza che e' pressoche' assente attualmente in tutti gli ambiti della popolazione.
Cio' e' essenziale perche' l'opinione pubblica possa esercitare una pressione adeguata sui governi degli Stati nucleari e dei loro alleati, in modo da indurli ad eliminare e riconvertire fisicamente le loro armi nucleari, insieme a tutto il loro contesto, e ad aderire al Trattato di abolizione.
Inoltre, a livello diplomatico, la societa' civile - e perche' no la sinistra - in collaborazione con i rappresentanti degli Stati piu' motivati, deve ora inventare una nuova strategia, adeguata alla situazione geopolitica creata da questo Trattato, in modo da poter giungere ad una Convenzione di eliminazione delle armi nucleari. Chiaramente il lavoro che rimane da compiere e' considerevole, e certamente non facile, ma indispensabile, e sara' la responsabilita' di ogni cittadino del mondo.
I piani su cui lavorare sono a mio avviso due:
- quello diplomatico: a livello cioè dei governi, dei parlamentari, degli ambasciatori all'Onu;
- e quello delle popolazioni (tramite le varie associazioni, la rete dei Mayors for Peace, i gemellaggi tra citta' di Paesi diversi, etc).
Ovviamente questo approccio, a carattere internazionale, non deve affatto escludere iniziative piu' locali, in Italia, Francia, ecc, ma dovrebbe piuttosto costituirne la prospettiva, incoraggiando ciascun governo a procedere al disarmo nucleare, in modo concertato, attraverso quindi negoziati multipolari, in modo da condurre tutti gli Stati ad aderire al Trattato Internazionale di abolizione delle armi nucleari, con l'impegno di un disarmo effettivo e totale, ad una scadenza prefissata, verificabile e irreversibile. La grande novita' del 2017 sta nell'adozione nel quadro dell'Onu del Trattato Internazionale d'Interdizione delle armi nucleari il 7 luglio scorso a New York, con la clausola di entrata in vigore (purtroppo solo per i firmatari) appena il 50esimo Stato l'avrebbe ratificato.
L'attribuzione del Nobel per la pace all'Ican (International Campaign to Abolish Nuclear Weapons) diretta da due donne - Jody Williams Beatrice Fihn - ha reso di pubblico dominio una campagna vastissima, radicata, popolare, che i nostri giornali avevano tenuto fuori dall'agenda comunicativa. Da ora la maggioranza degli Stati appartenenti all'Onu potrebbero, sostenuti dalle popolazioni mettere in atto alcune azioni che colpirebbero anche gli stati nucleari (divieto di transito a navi con armi nucleari a bordo, e altre azioni vietate dal Trattato) e alla societa' civile di esercitare una pressione inedita su tutta la catena di mantenimento e di modernizzazione di queste armi: dagli Istituti di ricerca, alle industrie, alle banche che finanziano, ai responsabili politici e militari, agli abitanti dei territori che ospitano i depositi, come Aviano e Ghedi.  Sono diversi i Consigli regionali, i Comuni, la Associazioni che si sono pronunciate su questa svolta osteggiata e inaspettata dalle potenze nucleari e cosi' dichiaratamente conclamata dall'attuale pontefice.
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Dettagli rilevanti e avanzati
Il trattato di messa al bando e' indipendente dal Tnp. Non e' necessario essere un firmatario del secondo per partecipare al primo e questo riempie il vuoto legale se proibire le armi nucleari non e' una misura efficace, allora nessuna misura lo sara' mai.
Non dobbiamo essere ingenui, pero': stiamo mettendo al bando queste armi (e la proibizione entrera' in vigore solo dopo che verra' ratificata da cinquanta paesi), ma a breve termine nessuna potenza nucleare smantellera' i suoi arsenali per questo. Il suo valore pero' sta nella stigmatizzazione conferita dalla messa al bando.
Nella recente conferenza preparatoria del Tnp a Vienna, la Russia ha ripetuto il falso argomento usato da molte potenze nucleari fin dal 1970, secondo cui il trattato rende in qualche modo legale il loro possesso. Perfino la Corte Internazionale di Giustizia, nel suo parere consultivo del 1996, ha fornito una via d'uscita per giustificare il possesso di armi nucleari sentenziando che il loro uso puo' essere legale nel caso di una minaccia "alla sopravvivenza stessa di uno Stato".
Questo nuovo trattato (il Tnap) proibisce tutte le armi nucleari e non lascia scappatoie. La societa' civile (ossia quelli di noi che non partecipano alla societa' militare) ha lottato a lungo per ottenere questo risultato. In fondo, e' uno dei pochi passi che i paesi privi di armi nucleari hanno potuto intraprendere senza dover coinvolgere chi invece le possiede.
Ora la societa' civile e i governi che si sono adoperati per arrivare a questo storico giorno dovranno trovare nuove strade per esercitare pressione. Campagne di disinvestimento e Campagne per porre fine ai conflitti tra India e Pakistan (e Cina) e a quelli in Medio Oriente e nell'Asia nord-orientale saranno altri campi in cui far sentire la pressione internazionale.
A livello nazionale, e' esplicito il riconoscimento da parte del trattato dell'"importanza dell'educazione alla pace e al disarmo in tutti i suoi aspetti e della sensibilizzazione sui rischi e le conseguenze delle armi nucleari per le generazioni attuali e future" potrebbe portare a iniziative interessanti, non solo nelle aule scolastiche, ma anche nel campo dei media e della cultura. Il loro impegno per creare una coscienza globale che rifiuta le armi nucleari potra' giocare un ruolo importante.
Questo pero' riguarda il domani. Per oggi festeggiamo questo momento storico, festeggiamo tutti gli attivisti e le organizzazioni che si sono dedicate a questa lotta, festeggiamo i paesi i cui politici e diplomatici ci hanno portato all'attuale risultato, festeggiamo la vittoria di questo metaforico Davide sull'insolente Golia. E festeggiamo il fatto che 72 anni dopo che l'inferno nucleare si e' scatenato sulla popolazione del Giappone, nessun paese potra' piu' giustificare legalmente il possesso di un'arma dotata del potere di distruggere la civilta' umana e ogni forma di vita sul pianeta.
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Oltre il nucleare militare
Il trattato di divieto delle armi nucleari apre prospettive di azione. Per esso tutte le attivita' che sono strettamente o indirettamente coinvolte in armi nucleari sono vietate. La Francia, ad esempio, vende bombardieri nucleari in India: questa operazione sara' vietata dal Trattato, ma sara' anche vietata la costruzione di questi aerei, i prestiti bancari per facilitare le operazioni, la produzione di tutti parti di questi aeromobili, dalla spina di plastica ai circuiti elettronici.
Occorre collegare contributi significativi sull'intreccio tra minaccia nucleare e minaccia climatica. A mio parere le organizzazioni e le reti nascono per sperimentare strategie collettive. Gandhi direbbe che fanno esperimenti con la verita', procedono per prove ed errori con flessibilita': e' un'ottica - ed una posizione - diversa rispetto a quella dei liberi battitori e di pessimisti a tutti i costi. Possiamo salvarci solo tutti insieme o tutti insieme alla fine perire, rispondendo, bisogna imparare dalla ridondanza della natura: far fiorire e rivaleggiare cento scuole, sapendo che l'ecosistema politico e' piu' complesso.
Occorre ricordare, per non lasciarci abbagliare da percorsi facili, che nel Consiglio nord-atlantico, si stabiliscono le norme Nato, e "non vi e' votazione ne' decisione a maggioranza", ma "le decisioni vengono prese all'unanimita' e di comune accordo", ossia d'accordo con gli Stati Uniti cui spettano per diritto la carica di Comandante supremo alleato in Europa e gli altri comandi chiave, compreso quello del Gruppo di pianificazione nucleare della Nato. Promettere che gli F-35, aerei concepiti per l'attacco nucleare soprattutto con le B61-12, possano essere usati dall'Italia con una sorta di sicura che impedisca l'uso di armi nucleari, equivale a una favola raccontata ai bambini per far dormire sonni tranquilli.
Chiediamo allora davvero, come prioritario impegno politico che la sinistra che entrera' (?) in Parlamento si batta perche' l'Italia ratifichi al piu' presto il Trattato di abolizione delle armi nucleari del 7 luglio 2017, in coerenza con l'articolo 11 della nostra Costituzione, anche per dare impulso all'alternativa di una economia di pace.

3. STRUMENTI. MARIA G. DI RIENZO (A CURA DI): MANUALE PER L'AZIONE DIRETTA NONVIOLENTA (PARTE TERZA)
[Riproponiamo questo manuale curato da Maria G. Di Rienzo che ha avuto ampia circolazione nello scorso decennio nei movimenti ecologisti, femministi, nonviolenti.
Maria G. Di Rienzo e' una delle principali collaboratrici di questo foglio; prestigiosa intellettuale femminista, saggista, giornalista, narratrice, regista teatrale e commediografa, formatrice, ha svolto rilevanti ricerche storiche sulle donne italiane per conto del Dipartimento di Storia Economica dell'Universita' di Sydney (Australia); e' impegnata nel movimento delle donne, nella Rete di Lilliput, in esperienze di solidarieta' e in difesa dei diritti umani, per la pace e la nonviolenza. Tra le opere di Maria G. Di Rienzo: con Monica Lanfranco (a cura di), Donne disarmanti, Edizioni Intra Moenia, Napoli 2003; con Monica Lanfranco (a cura di), Senza velo. Donne nell'islam contro l'integralismo, Edizioni Intra Moenia, Napoli 2005; (a cura di), Voci dalla rete. Come le donne stanno cambiando il mondo, Forum, Udine 2011. Cfr. il suo blog lunanuvola.wordpress.com Un piu' ampio profilo di Maria G. Di Rienzo in forma di intervista e' in "Notizie minime della nonviolenza" n. 81; si veda anche l'intervista in "Telegrammi della nonviolenza in cammino" n. 250, e quella nei "Telegrammi" n. 425]

Inizi: come organizzare l'evento
Avete deciso di pianificare un'iniziativa riguardante un'istanza qualsiasi. Un buon inizio e' riflettere sul tipo di coinvolgimento che potete raccogliere attorno ad essa, ovvero sull'ammontare di tempo ed energie che avete da dedicarvi.
Tempo
Organizzare un evento efficace necessita veramente tempo ed energia. Riflettete onestamente su cos'altro, in questo momento, sta prendendo il vostro tempo, e su quanto potete essere coinvolte/i nel progetto. Commisuratelo a seconda dei risultati: se al progetto lavora una sola persona che puo' dedicare ad esso 10 ore in un mese, o venti persone che possono dedicarvi ognuna 20 ore la settimana, cio' determinera' comunque che tipo di progetto riuscirete a realizzare.
Risorse disponibili
Quando avete riflettuto sul tempo a disposizione, pensate a che risorse avete o a che risorse potete facilmente ottenere per il vostro progetto. Per esempio, conoscete gia' persone disposte ad aiutarvi? Avete gia' contatti nei media locali? Ci sono i soldi necessari per portare avanti il progetto? Siete in grado di raccogliere quelli eventualmente mancanti facilmente? Avete un luogo in cui riunirvi e l'equipaggiamento necessario (computer, tavoli, telefoni)? Di seguito vi forniro' qualche idea su come raccogliere denaro e trovare volontari. Per il momento, riflettete anche su come gli eventuali gruppi a cui gia' appartenete e le persone che conoscete potrebbero aiutarvi.
Analizzate le possibilita'
Il resto del lavoro consiste nel correlare le risorse disponibili all'ottenimento di un progetto efficace:
- se fate parte di un organizzazione, potete proporle il progetto;
- se il gruppo e' gia' coinvolto nel progetto, ma il vostro intento e' collegarvi con altri per rafforzarlo, potete formare una "coalizione";
- chiedete un appoggio (e datelo in cambio) ad altre organizzazioni che stanno pianificando eventi relativi alla vostra stessa istanza (ambiente, immigrazione, ecc.);
- formate un gruppo specifico che ruoti esclusivamente attorno al progetto.
Proporre un progetto
Ciascuna/o di noi e' coinvolto in gruppi di un qualche tipo. Provate a pensare creativamente ai gruppi a cui appartenete, ai modi in cui potrebbero essere coinvolti nel progetto. Forse siete membri di un gruppo religioso, scolastico, di volontariato; forse lavorate con colleghe/i sensibili alle tematiche di cui intendete occuparvi. Un buon modo per dare energia al progetto e' parlare con questi gruppi e chiedere loro se sono disponibili a dare una mano (spesso il sostegno offerto e l'entusiasmo vi sorprenderanno!). Proponete loro due o tre spunti specifici riguardo all'iniziativa che intendete organizzare e chiedete suggerimenti ed impressioni. Preparatevi a rispondere a domande inerenti le risorse necessarie per portare avanti il progetto e siate pronte/i ad accettare modifiche al progetto originario. Siate flessibili. Se non c'e' molto interesse per la vostra proposta, non "spingetela": e' molto piu' facile organizzare un nuovo gruppo attorno ad essa, piuttosto che tentare di forzare le persone a far cose che non vogliono fare.
Dar vita ad un'organizzazione
Se non riuscite a trovare un gruppo gia' esistente che sostenga il vostro progetto, potreste considerare l'ipotesi di formarne uno nuovo. Di seguito gli ingredienti perche' la ricetta abbia successo:
Scopo ("mission") e messaggio - Perche' il nuovo gruppo funzioni e' importante essere molto chiari su cosa si sta facendo e perche'. Il gruppo dovrebbe concentrarsi su due/tre concetti base relativi agli scopi che tentera' di ottenere tramite l'organizzazione. Per esempio: se il concetto base che sta a fondamento della nascita del gruppo e' il ritenere che la comunita' abbia informazioni accurate sull'ambiente, cio' che organizzerete saranno eventi "educativi" a questo scopo.
Qualunque sia l'azione che decidete di intraprendere, accertatevi che l'opinione pubblica possa capire la vostra posizione. Ciascun membro del gruppo dev'essere in grado di dire con precisione che cosa il gruppo sta facendo e perche'. Questo aiuta a far giungere il vostro messaggio all'esterno senza distorsioni.
Conoscere la materia che avete scelto - Una volta che vi siate dedicate/i ad un concetto, istruitevi sulle istanze che lo riguardano: libri, articoli, riviste, internet, sono tutte ottime risorse per ottenere informazioni. Cercate fatti interessanti, spiegazioni semplici e indagate i retroscena delle notizie. Assicuratevi che l'intero gruppo condivida almeno un senso di "base" rispetto al problema su cui avete deciso di lavorare, da dove esso proviene, e cosa e' necessario per risolverlo. Ogni volta che trovate buone informazioni, sentitevi libere/i di diffonderle in ogni materiale che producete per trasmetterle ad altre/i (assicuratevi di citare le fonti che usate).
Sviluppare una strategia - Identificate i vostri scopi ed obiettivi come gruppo. Cio' significa raffigurare con chiarezza cio' che volete ottenere. Quando le vostre intenzioni sono chiare, siete pronte/i a considerare i progetti che possono aiutarvi ad ottenere i vostri scopi.
Trovare/essere volontari
Ci possono essere altri gruppi, nella vostra comunita', che stanno pianificando progetti sulle vostre stesse istanze. Approfondite le vostre ricerche in questo senso, prima di fondare un nuovo gruppo.
Quando avete sufficienti informazioni, riflettete su cosa per voi ha piu' senso: se decidete di unirvi ad un gruppo esistente, assicuratevi di avere abbastanza entusiasmo per lavorarci e di sentirvi in sintonia con i messaggi e scopi che il gruppo propaga.
Trovare fondi per le vostre iniziative
Partite dal presupposto (fondato o meno che sia) che ci sia gente che apprezza il vostro lavoro e vorrebbe aiutarvi finanziariamente: il vostro compito e' trovare modi per cui questa gente possa farlo e tradurre il loro aiuto in opportunita' creative, messa in luce della vostra organizzazione, ecc. Suggerite ai potenziali donatori di lavorare insieme, chiedendo loro di partecipare alla pianificazione dell'evento che magari sponsorizzeranno o sosterranno a livello finanziario.
In primo luogo, fate una stima esatta di quello che vi serve: poi iniziate a lavorare per rendere reale la vostra visione. Identificate cio' di cui avete bisogno e chiedetelo, senza mai scoraggiarvi. Man mano che altra gente si unira' a voi per rendere reale quella specifica visione le risorse necessarie appariranno (e spesso proprio nell'esatto momento in cui vi servono). La cosa piu' importante e' che restiate concentrate/i su cio' che state facendo per costruire l'iniziativa. C'e' una bella differenza nel dire ad un potenziale donatore che voi state facendo qualcosa piuttosto che dire che vorreste fare qualcosa. E' importante anche che stiliate un budget realistico, basandovi sui costi effettivi che sostenete: puo' sembrarvi una fatica in piu', ma ne vale la pena perche' vi aiuta ad analizzare esattamente quello che vi serve. Per molte cose il denaro non vi servira', molte risorse le avrete in dono, molte in prestito. Di seguito trovate un'ipotetica lista per aiutarvi a sistematizzare le cose in questo modo.
Lista operativa
- Sistema di amplificazione (microfoni, ecc.): in affitto? Qualcuno puo' prestarvelo?
- Acquisizione e montaggio palco: chi lo fa? Chi tiene il mixer?
- Tende (gazebi) per proteggere le persone in caso di tempo inclemente;
- Tavoli e sedie (chi mette in mostra o vende libri ecc. ne ha bisogno);
- Mostre (sostegni per i pannelli, coperture in plastica);
- Adesivi, segni distintivi in stoffa o carta, ecc. per i partecipanti (ricordare l'evento) e per i volontari (distintivi speciali, berretti, magliette che permettano di identificarli subito);
- Sicurezza: l'evento potrebbe essere disturbato? Avete provveduto ad un sistema di auto-tutela o "filtro" per i possibili disturbatori? Se il Comune o altri Enti pubblici hanno patrocinato la vostra iniziativa potrebbe esserci la polizia a controllare, ma non e' detto;
- Assicurazioni, tasse, permessi;
- Sacchetti per la spazzatura;
- Pubblicita': programmi, volantini, manifesti murali (francobolli per quello che mandate per posta);
- Comunicati stampa, "media kit";
- Fotografie: documentare la vostra iniziativa puo' servire in futuro per proporre un servizio ai giornali sulla vostra attivita' (il che puo' poi piu' facilmente tradursi in raccolta fondi);
- Spese amministrative: fax, telefono, ecc.
Provate a chiedere a stampatori ed altri fornitori d'opera di donare parte del lavoro che faranno per voi, o di praticarvi un prezzo minore: specificate che sara' un vantaggio per loro, che verranno nominati come donatori nelle centinaia di volantini che distribuirete ecc. Naturalmente non chiederete ad una compagnia di inquinatori di sponsorizzare l'evento ecologico che avete in programma, questo lo chiederete ad un negozio di cibi biologici ecc.
Invitate i governi locali, ove sia possibile, a patrocinare la vostra manifestazione. Spiegate loro chiaramente i vostri intenti: voi volete che loro vi diano il patrocinio, perche' includerli in questo modo nelle vostre attivita' mostra che l'istanza di cui vi state occupando e' largamente condivisa, e' un'istanza della comunita' in cui vivete. La presenza dei membri del governo locale all'iniziativa significhera' maggiore opportunita' che i media "coprano" l'evento.
Fondazioni private: alcune potrebbero esservi d'aiuto. Hanno criteri specifici per offrire il loro supporto finanziario, di cui voi dovete essere a conoscenza prima di far loro delle proposte in questo senso. Quando ne avete identificata una che ha fra i propri scopi l'istanza di cui vi occupate, scrivetele per proporle di partecipare all'iniziativa.
A chiunque vi rivolgiate per ottenere fondi, potete differenziare i tipi di supporto richiesti e il ritorno che il donatore ne avra': qualcuno potrebbe sponsorizzare il palco, qualcun altro avere il proprio nome nel programma, essere incluso nei comunicati stampa, ecc. Se qualcuno si dice disposto a sostenervi ma non con denaro, chiedete un "favore" (fotocopie gratuite, pubblicita', ecc.).
Raccolta fondi tramite progetti di visibilita'
Oggetti da vendere, come le magliette con il vostro simbolo, possono essere una grande risorsa. I concorsi (scrittura, poesia, pittura, torte, ecc.) sono un'altra grande idea, perche' oltre a portarvi introiti generano interesse ed attesa attorno all'iniziativa. Potete anche provare a contattare un gruppo musicale e chiedere loro di fare un concerto di beneficenza per la vostra attivita'. Vendere cibo e bevande, ricordate, funziona sempre...
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Idee per il vostro evento
Coalizioni
Se per realizzare l'iniziativa formate una "coalizione" con altri gruppi e con singoli/e volontari/e, organizzate incontri pubblici per parlarne. Cominciate ogni incontro dando il benvenuto a chi partecipa e mettendo tutti/e al corrente di come le cose stanno procedendo. Fornite sempre una rapida presentazione del vostro gruppo (chi viene per la prima volta potrebbe semplicemente avervi sentito nominare e non sapere chi siete). Chiedete a chi viene per la prima volta di presentarsi brevemente (chi sei, cosa fai nella vita, svolgi gia' attivita' di volontariato, fai parte di qualche organizzazione). Assicuratevi di venire a sapere come queste persone hanno saputo del meeting (annunci via media, passaparola, ecc.: vi servira' per identificare i metodi piu' efficaci per trovare volontari). La parte successiva dell'incontro dipende dal punto in cui vi trovate nella pianificazione: se state formulando ipotesi potete incoraggiare il "brainstorming", ovvero il flusso di idee e intuizioni. Assicuratevi di avere il consenso dell'intero gruppo sulle idee che vengono scelte.
Durante l'incontro, chiedete spesso ai partecipanti se hanno domande e aspettate (5-10 secondi) per dar loro il tempo di formulare mentalmente tali domande ed alzare la mano.
Ricordatevi di chiedere a ciascun presente, se non l'ha gia' fatto, di riempire un modulo che predisporrete allo scopo e in cui verranno contenute informazioni quali: nome, recapiti, eventuale gruppo di riferimento, abilita' e/o risorse specifiche che - importante! - esse/i abbiano voglia di mettere a disposizione (Tizia e' una giornalista? Quali contatti puo' fornirvi? Caio e' falegname per hobby? Potrebbe costruire i pannelli che vi servono?). Potete anche appendere al muro un foglio con segnate le abilita'/risorse necessarie e lasciando spazio perche' chi vuole apponga il proprio nome accanto a quelle che preferisce. Ricordate che uno dei modi migliori per perdere i/le volontari/e e' suscitare il loro entusiasmo attorno ad un progetto e poi non avere alcun compito specifico da assegnare loro (puo' essere semplicemente dare una mano alla pianificazione, ma dev'essere chiaro!). Chi si offre di partecipare al vostro progetto vuole sapere di fare la differenza, di essere coinvolto/a in qualcosa di piu' grande di se stesso/a: il modo migliore di mantenere i/le volontari/e e' il riconoscimento. Riconoscete il loro contributo, la loro generosita' nell'offrire tempo ed energie al progetto. Condividete con loro la visione originaria, lasciate che vi apportino le loro idee (nessuno vuol giocare in una squadra di calcio in cui deve stare tutto il tempo in panchina). Trovate modi per incorporarle nel progetto. Assicuratevi comunque che siano in grado di svolgere i compiti che si sono scelti e che abbiano il desiderio di svolgerli: se qualcuno si carica (o viene caricato) di troppi compiti o se ne assume alcuni sotto pressione il lavoro non avra' buoni risultati. Permettete quindi che durante l'assegnazione dei compiti ci sia la possibilita' per ciascuno/a di dare o non dare disponibilita' sul tema specifico: il senso di colpa non e' un grande motivatore di entusiasmo... Formare sottogruppi per ciascuna istanza e' il modo piu' produttivo e divertente di lavorare; prevedete per ognuno di essi almeno una persona che sia responsabile di seguire lo svolgimento del progetto e di riferirlo agli altri sottogruppi (attenzione: questo non significa che tale persona deve fare anche il lavoro degli altri, ma solo che si incarica di verificare che il lavoro venga svolto). Siate responsabili di quello che fate, e pretendete che ogni volontario/a lo sia; la linea di pensiero per cui i volontari non devono rispondere di come fanno cio' fanno, perche' non vengono pagati, e' la ricetta sicura per il disastro. Assicuratevi che ciascuno sappia con chiarezza cosa deve fare, come e in che tempi.
Fiere e feste
Le feste sono uno degli eventi pubblici che portano maggior successo: perche' si tengono all'aperto e perche' avete la possibilita' di invitare gli espositori che vi interessano e che sono correlati all'istanza (nel caso ambientale: potete invitare i locali gruppi di Legambiente, Greenpeace, Wwf ecc.), di tenere spettacoli a basso costo, ecc. Il grosso problema di eventi di questo tipo e' il tempo atmosferico: avete la possibilita', in caso di brutto tempo, di tenere la manifestazione al coperto?
Dichiarazioni
Predisponete grandi pannelli in cui la gente possa scrivere il proprio proposito concernente l'istanza di cui vi state occupando. Serve a far capire che cambiare i propri comportamenti personali e' il primo e necessario passo per cambiare quelli collettivi. Esempi: "Comincero' a riciclare piu' oggetti", "Indirizzero' i miei consumi in maniera ecologica", "Trattero' i bambini con maggior rispetto", "Mi impegnero' contro le discriminazioni e le violenze", ecc.
Sottoscrizioni di documenti
Un sistema abbastanza efficace per ottenere attenzione e' la richiesta che personaggi "ufficiali" (governatori locali, artisti, ecc.) firmino un vostro documento. Mandateglielo per tempo, e leggete poi queste firme durante l'evento pubblico. Chiedete loro di partecipare in prima persona alla manifestazione.
Petizioni/lettere
Qualsiasi sia l'evento pubblico che avete in programma, disponete sempre un tavolino su cui vi siano l'eventuale petizione da firmare, fac-simili o originali di lettere/cartoline da inviare ai politici, ecc. Potete anche predisporre la petizione su grandi fogli, con qualche disegno ben visibile che illustri la situazione, come per le dichiarazioni che abbiamo visto prima.
Borsette per la spesa
Acquistate un buon numero di borse di carta riciclata, stampatevi sopra una breve frase correlata all'evento ("Giorno della Terra 2002", "8 marzo 2002") e chiedete agli studenti delle scuole elementari e medie di dipingerle con un soggetto a loro scelta che riguardi l'istanza di cui vi occupate (bene se vogliono scriverci sopra il loro nome proprio, non il cognome, e il nome della loro scuola). Dopo di che passate per i negozi ad offrirle almeno quattro/cinque giorni prima dell'evento. Potete eventualmente chiedere un contributo.
Festival del cibo
Un festival del cibo organico, biologico, ecc. puo' servire da esca per portare luce sulle istanze correlate al cibo stesso (gli effetti individuali e globali delle abitudini alimentari) e vi da' la possibilita' di coinvolgere erboristerie, gruppi che si occupano di nutrizione, botteghe del commercio equo.
Concorsi
Stimolate la creativita' della comunita' a cui vi rivolgete indicendo un concorso (poesia, saggio, slogan, dipinto, fotografia, ecc.) sul tema di cui vi state occupando. Avrete bisogno di un recapito per le opere e di fare una buona pubblicita'. Ricordate di mandare il vostro bando di concorso alle scuole e ai gruppi giovanili. Il vostro annuncio deve contenere chiaramente il tema del concorso, l'ammontare della "tassa" per parteciparvi, i termini di scadenza, i "premi" che offrirete ai vincitori. Tenete la premiazione al culmine dell'iniziativa che state preparando.
Labirinto
Se la vostra iniziativa si tiene all'aperto, in uno spazio ampio, costruire una mostra-labirinto puo' essere un'idea. Ponete dei cartelli con delle scelte alle intersezioni: la scelta sbagliata condurra' in uno dei vicoli ciechi del labirinto, ove un altro cartello spieghera' le ragioni dell'errore.
Conferite "diplomi" di benemerenza
Una pergamena, e magari una pianta in dono, basteranno. Dichiarate "Eroe/Eroina" del rispetto dell'ambiente, della cultura delle differenze, della pace, ecc. qualcuno/a che si sia distinto nella vostra citta' (o altrove) per la propria azione in questi campi. Sollecitate "nominations" da parte dei vostri concittadini. Questo serve a mostrare che l'impegno personale fa una grossa differenza quando si agisce in maniera positiva senza attendere che sia qualcun altro a farlo per noi.
Chiamate ad un "consiglio"
Forma di teatro di strada. Per l'ambiente, per esempio, chiederete ai partecipanti di impersonare un animale o una pianta e di parlare a loro nome. Questo si chiamera' "Consiglio di tutti i viventi". Darete loro maschere di carta che rappresentino cio' che hanno scelto. Una volta formato il cerchio, ognuna/o si alzera' e parlera' in difesa e celebrazione del "personaggio". Potete tenere un "Consiglio di tutte le donne del mondo", un "Consiglio dei pacifisti/delle pacifiste", ecc. Potete fornire ai partecipanti delle brevi note preparate da voi, ma se la cosa e' spiegata bene potete anche lasciare alla loro creativita' cosa dire. Spiegate a chi parla di includere nel proprio intervento il contributo del personaggio (alla vita sulla Terra, al mantenimento della pace, ecc.). Se fate parte del "Consiglio di tutti i viventi", e avete scelto di impersonare un verme, ergetevi e parlate di come contribuite alla vita del pianeta decomponendo la materia ed arricchendo il terreno di modo che nuova vita possa crescere; di come vi offenda che essere un verme sia considerato un insulto; di come pensate che al vostro lavoro non sia dato il rispetto che merita...
(parte terza - segue)

4. RACCONTI TELEGRAFICI DEL FREDDO INVERNO. OMERO DELLI STORTI: LE PERSONE POVERE. UN FALSO RACCONTO RACCONTATO TRE O QUATTRO VOLTE

Non essendo riuscito a decidersi su quale sia la stesura migliore, chi scrive affida la scelta a chi legge.
*
Prima versione. Due o tre cose che so sulle persone povere (quasi un decalogo)
1. Le persone povere odiano chiunque viva meglio di loro, e infieriscono su chiunque viva peggio di loro. Solo in questo sono simili alle persone ricche.
2. Le persone povere mentono sempre. Se non mentissero sempre, e innanzitutto a se stesse, cosa le tratterrebbe dal suicidarsi?
3. Le persone povere non rubano, se rubassero non sarebbero povere.
4. Le persone povere non rigano dritto, non sanno neppure cos'e' una riga dritta.
5. Le persone povere non sanno cosa sia la gratitudine. Anche perche' non hanno nulla di cui debbano essere grate.
6. Le persone povere sono pericolose per le persone ricche. Tutti i rapinati sono pericolosi per i rapinatori, tutti gli schiavi sono pericolosi per gli schiavisti, tutti i perseguitati sono pericolosi per i persecutori, tutte le vittime sono pericolose per i carnefici, tutti i sudditi sono pericolosi per i sovrani.
7. Le persone povere non sanno contare. Sapessero contare, vincerebbero le elezioni.
8. Tutte le persone povere sono comuniste. Ma non lo sanno finche' non cominciano a farsi le domande giuste.
9. Le persone ricche usano arruolare una quota variabile di persone povere per schiavizzare, imprigionare e ammazzare le altre persone povere.
10. Le persone povere sono stupide. Per quelle che vogliono smettere di essere stupide l'appuntamento e' stasera nella mia armeria.
*
Seconda versione. Ogni mattina suona la sveglia
1. Le persone povere odiano chiunque viva meglio di loro, e infieriscono su chiunque viva peggio di loro. Solo in questo sono simili alle persone ricche. Ma possono sempre svegliarsi.
2. Le persone povere mentono sempre. Se non mentissero sempre, e innanzitutto a se stesse, cosa le tratterrebbe dal suicidarsi? Ma possono sempre svegliarsi.
3. Le persone povere non rubano, se rubassero non sarebbero povere. Ma possono sempre svegliarsi.
4. Le persone povere non rigano dritto, non sanno neppure cos'e' una riga dritta. Ma possono sempre svegliarsi.
5. Le persone povere non sanno cosa sia la gratitudine. Anche perche' non hanno nulla di cui debbano essere grate. Ma possono sempre svegliarsi.
6. Le persone povere sono pericolose per le persone ricche. Tutti i rapinati sono pericolosi per i rapinatori, tutti gli schiavi sono pericolosi per gli schiavisti, tutti i perseguitati sono pericolosi per i persecutori, tutte le vittime sono pericolose per i carnefici, tutti i sudditi sono pericolosi per i sovrani. E possono sempre svegliarsi.
7. Le persone povere non sanno contare. Sapessero contare, vincerebbero le elezioni. Basterebbe svegliarsi.
8. Tutte le persone povere sono comuniste. Ma non lo sanno finche' non cominciano a farsi le domande giuste. Allora si svegliano.
9. Le persone ricche - che e' gente che non dorme - usano arruolare una quota variabile di persone povere per schiavizzare, imprigionare e ammazzare le altre persone povere. Ma una volta che ci siamo svegliati...
10. Le persone povere sono stupide. Per quelle che vogliono smettere di essere stupide l'appuntamento e' stasera nel retrobottega del mio negozio da orologiaio.
*
Terza versione. Portate polvere e miccia
1. Le persone povere possono sempre svegliarsi. Ma come tutti preferiscono dormire.
2. Le persone povere mentono sempre, tranne quando sognano. Ma possono sempre svegliarsi nel cuore della notte e ricordarsi di cosa hanno sognato.
3. Le persone povere non sanno rubare e per questo restano povere. Ma possono sempre imparare.
4. Le persone povere bevono troppo, perche' faticano troppo, e non si svegliano mai.
5. Le persone povere sono ingrate, ed ingrata e' la loro vita. Si svegliassero, sarebbero ancora piu' ingrate, e renderebbero ancora piu' ingrata la vita delle altre persone povere.
6. Le persone povere sono pericolose. Tutte le persone sono pericolose da sveglie.
7. Le persone povere non sanno contare. Quindi non contano. Ma per appiccare il fuoco la matematica non serve.
8. Tutte le persone povere sono fantasmi. E tutte possono diventare comuniste. Comunista e' uno spettro che non ne puo' piu' degli scorpioni e delle frustate.
9. Le persone ricche mangiano le persone povere. E dicono che e' la legge della vita. Poi sghignazzano da strozzarcisi.
10. Le persone povere sono pur sempre persone, e quindi stupide. Per quelle che vogliono smettere di essere stupide non c'e' medicina. Non ci servono medicine, ci servono falci, martelli, cacciavite, libri e scarpe.
*
Quarta versione. La nonviolenza e' la via
1. Le persone povere non si lamentano. Perche' non sanno parlare. Ed anche se parlassero, nessuno le ascolterebbe. Ed anche se qualcuno volesse ascoltarle, la loro voce sarebbe coperta dal tuono degli altoparlanti che loro non hanno.
2. Le persone povere si chiedono cosa sia la verita', cosa sia la giustizia. Sanno fare le domande, le persone povere. Esse stesse sono una domanda.
3. Le persone povere sanno di essere derubate. Ma non basta sapere, occorre agire per far cessare la rapina.
4. Le persone povere hanno scienza e coscienza del limite e della mutilazione. Perche' sanno per esperienza cosa significhi essere stati accismati, come sanno che la bocca ingorda di un ricco svuota le ciotole di diecimila poveri, e alla morte li condanna.
5. Le persone povere non conoscono le buone maniere, hanno solo fame e sete di giustizia.
6. Le persone povere sono pericolose per il disordine costituito, a cui pure sono indispensabili.
7. Le persone povere riuscissero a unirsi, salverebbero l'umanita' intera.
8. Tutte le persone povere sono comuniste. Chiamiamo comuniste le vittime dei gulag e dei lager, di ogni guerra e di ogni strage, di ogni dittatura e di ogni gerarchia, di ogni sfruttamento e di ogni oppressione. Chiamiamo comuniste le persone che condividono il pane.
9. Le persone ricche mangiano le persone povere, e ne sputano l'osso. Queste montagne di ossa pretendono che siano la storia universale. E sono solo la preistoria dell'umanita'.
10. Le persone povere sono stupide. Come lo so? Grazie al freddo e alla fame e alla paura e alla vergogna e al dolore che ho patito, che rintontirebbero anche un elefante. Hanno una speranza di riscatto? Quale e' - poiche' deve pur esserci - la via alla comune liberazione?

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NONVIOLENZA. FEMMINILE PLURALE
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Supplemento del notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino" (anno XVIII)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it
Numero 649 del 4 dicembre 2017

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