[Nonviolenza] Nonviolenza. Femminile plurale. 638



 ==============================
NONVIOLENZA. FEMMINILE PLURALE
==============================
Supplemento del notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino" (anno XVIII)
Numero 638 del 21 novembre 2017

In questo numero:
1. Carovana delle donne per il disarmo nucleare
2. "Non una di meno": Manifestazione nazionale a Roma il 25 novembre. Abbiamo un Piano
3. Quindici proposizioni

1. INIZIATIVE. CAROVANA DELLA DONNE PER IL DISARMO NUCLEARE
[Riceviamo e diffondiamo]

Carovana delle donne per il disarmo nucleare da lunedi' 20 novembre a domenica 10 dicembre 2017 promossa dalla Wilpf
Evento nazionale di avvio della Carovana: 19 novembre, ore 10, Livorno, piazza della Repubblica.
La Wilpf Italia ha partecipato, come una delle componenti della societa' civile unite in Ican (Campagna internazionale per l'abolizione delle armi nucleari), Premio Nobel per la Pace 2017, al lungo percorso diplomatico che si e' concluso con la stesura del Trattato di proibizione delle armi nucleari (Tpnw) adottato il 7 luglio 2017 dall'Onu (122 paesi). Ora il Trattato e' aperto alle firme e ratifiche da parte degli Stati, ed entrera' in vigore alla 51ma ratifica: ha gia' ottenuto 53 firme e tre ratifiche. Gli Stati nucleari e quelli Nato (ad eccezione dell'Olanda) non hanno partecipato alla Conferenza Onu di New York che ha portato al Trattato, e anche l'Italia era assente.
*
Antefatti: nel nostro paese si e' avviata una Campagna "Bando delle armi nucleari: Italia ripensaci" perche' l'Italia aderisca al Trattato. Il 14 settembre 2017 e' stato inviato alle Istituzioni - Presidente della Repubblica, Presidenti di Camera e Senato, Capo del Governo - una specifica petizione promossa da Disarmisti Esigenti, Wilpf Italia, Comitato No Guerra No Nato, Pax Christi, Ipri-Ccp, Pressenza, Ldu, Accademia Kronos, Energia felice, Fermiamo chi scherza col Fuoco Atomico (Campagna Osm-Dpn), PeaceLink, La Fucina per la Nonviolenza di Firenze, Chiesa Valdese di Firenze, Comitato per la pace, la convivenza, la solidarieta' "Danilo Dolci" di Trieste, Mondo senza guerre e senza violenza.
Nella Petizione (https://www.petizioni24.com/italiaripensacisulbandodellearminuclearine) si chiede al Governo italiano di firmare il Trattato, avviando previamente il necessario processo di denuclearizzazione del territorio italiano che ospita circa 70 bombe nucleari Usa, stoccate nelle basi militari di Ghedi ed Aviano, e che accoglie, nei suoi 11 porti nucleari, sottomarini a propulsione nucleare con bombe nucleari a bordo. E questo in violazione dell'art. 2 del Trattato di non proliferazione nucleare (Tnp) firmato dall'Italia nel 1976. La Petizione ora e' aperta alle firme a livello individuale o collettivo. L'orologio dell'apocalisse nucleare segna due minuti e mezzo alla mezzanotte: e' urgente informare, sensibilizzare e mobilitare la gente perche' comprenda che l'impegno su queste tematiche e' di vitale importanza per ottenere la sicurezza dei territori, per tutelare la salute della cittadinanza nonche' per esigere una economia di pace che e' l'unica che puo' garantire la realizzazione dei diritti oggi negati.
Ruolo delle Donne: il Trattato di proibizione delle armi nucleari (Tpnw) sottolinea l'importanza della partecipazione delle donne per l'implementazione del Trattato stesso e questo anche in ragione del fatto che le donne sono le prime vittime delle radiazioni nucleari. Si aggiunge poi il grande potere trasformativo delle donne quando esse agiscono in nome dei diritti collettivi che si ispirano alla giustizia sociale, alla pace e alla tutela dell'ambiente. La Carovana delle donne per il disarmo nucleare sara' un evento inclusivo aperto alla partecipazione di tutti coloro che vogliono impegnarsi per il pieno rispetto della nostra Costituzione, a partire dall'art. 11 che nell'affermare il ripudio della guerra richiede che l'Italia svolga un ruolo attivo nella promozione di politiche di pace.
Durata della Carovana da lunedi' 20 novembre a domenica 10 dicembre 2017: periodo durante il quale nei diversi territori che aderiscono alla Carovana si svolgeranno autonome iniziative di informazione, sensibilizzazione, mobilitazione attorno alla mozione citata.
Partenza: lunedi' 20 novembre 2017 "Giornata Internazionale dei diritti dell'infanzia": il nostro obiettivo e' quello di evidenziare che vogliamo garantire un futuro alle giovani generazioni perche' possano vivere in un mondo liberato della minaccia nucleare.
Chiusura: domenica 10 dicembre 2017 "Giornata Internazionale dei Diritti Umani": il nostro obiettivo e' quello di evidenziare che il disarmo nucleare e' indispensabile per garantire la sicurezza dell'intera umanita' e che le ingenti spese militari devono essere impegnate per investimenti sociali rivolti a garantire il pieno godimento dei diritti (istruzione, sanita', casa, sicurezza dei territori, tutela dell'ambiente, lavoro). In quella data si chiede che una delegazione della Carovana venga ricevuta dal Presidente della Repubblica, in quanto garante della Costituzione.
Partenza congiunta da vari luoghi: non avendo fondi a disposizione, abbiamo pensato alla partenza congiunta della Carovana da alcuni luoghi simbolici: Ghedi e Aviano (le basi militari dove sono stoccate bombe nucleari Usa), Livorno e Pisa (porto nucleare in sinergia con Camp Darby e Hub militare di Pisa), Trieste (porto nucleare), Napoli (porto nucleare e VI Flotta), alcuni siti della Sicilia e della Sardegna e naturalmente tutte le altre realta' territoriali che vorranno partecipare.
La Carovana si muovera' all'interno del proprio territorio durante il periodo 20 novembre - 10 dicembre, con azioni specifiche di cui sotto diamo alcune indicazioni.
*
Attivita'
- Conferenza stampa;
- Incontri con: Comandante della base militare, Presidente dell'autorita' portuale, Sindaco e Prefetto e consegna della Petizione, del Trattato di proibizione delle armi nucleari, Studio dell'Onu sugli effetti delle radiazioni nucleari;
- Presidi cittadini e raccolta di firme per la petizione (https://www.petizioni24.com/italiaripensacisulbandodellearminuclearine);
- Conferenze, presentazioni di libri sulla tematica, proiezioni di filmati, ecc.;
- Incontri con gli studenti sul tema del pericolo nucleare, presentazione del libro di Carlo Cassola, "La rivoluzione disarmista";
- FlashMob;
- Attivita' di arte per la pace con un focus specifico sul disarmo nucleare e la tutela dell'ambiente;
- Partecipazione alla manifestazione di NonUnaDiMeno in occasione del 25 novembre, Giornata mondiale contro la violenza sulle donne.
*
Materiali
- Striscione con la scritta "Carovana delle donne per il disarmo nucleare. 20 novembre - 10 dicembre 2017";
- Mostra "Esigete il disarmo nucleare" (esiste in due versioni: 13 pannelli grandi in Pvc oppure 13 locandine plastificate);
- Testo della petizione;
- Testo del Trattato di interdizione delle armi nucleari;
- Libro di Carlo Cassola, "La rivoluzione disarmista", in occasione del centenario della nascita.
*
Per informazioni: Antonia Sani: antonia.baraldi.sani at gmail.com e Giovanna Pagani: gioxblu24 at gmail.com

2. APPELLI. "NON UNA DI MENO": MANIFESTAZIONE NAZIONALE A ROMA IL 25 NOVEMBRE. ABBIAMO UN PIANO
[Dal sito di "Non una di meno" (nonunadimeno.wordpress.com) riprendiamo e diffondiamo]

Il 25 novembre corteo nazionale a Roma, piazza della Repubblica, ore 14.
Il 26 novembre assemblea nazionale.
Siamo la marea che ha attraversato le strade di Roma lo scorso 26 novembre. Siamo le stesse che l'8 marzo  hanno costruito il primo sciopero globale insieme alle donne di tutto il mondo, dalla Polonia all'Argentina, dagli Stati Uniti alla Turchia, dalla Spagna al Brasile. Il prossimo 25 novembre inonderemo di nuovo le strade di Roma, per lanciare un messaggio chiaro: non ci fermeremo finche' non saremo libere dalla violenza maschile e di genere in tutte le sue forme.
In un anno di mobilitazioni, campagne, assemblee nazionali e tematiche, mettendo in rete esperienze e saperi femministi, abbiamo scritto un Piano femminista contro la violenza maschile e di genere, uno strumento di lotta e di rivendicazione, un documento di proposta e di azione che porteremo in piazza a Roma il 25 novembre. Un documento politico femminista che considera la violenza maschile e di genere come fenomeno strutturale e sistemico, che non puo' essere affrontato aumentando le pene dei reati o con approcci emergenziali ma a partire dall'esperienza dei centri antiviolenza e del movimento femminista. Per contrastare la violenza maschile e di genere nella sua complessita', non vogliamo piu' polizia nelle strade e nemmeno assistenza, ma autonomia, liberta' e giustizia sociale!
Combattere la violenza maschile e di genere significa mettere in discussione la cultura e i rapporti sociali che la sostengono. Non abbiamo bisogno di tutori o guardiani, non siamo vittime e non ce la siamo cercata. Lottiamo per un cambiamento strutturale, a partire dalla scuola, dal lavoro, dalla salute, dall'amministrazione della giustizia e dai media, pretendiamo il rispetto dei nostri percorsi di liberta' e autodeterminazione e della nostra indipendenza. Per questo reclamiamo i mezzi e le risorse per autodeterminarci e scegliere sulle nostre vite.
Il Piano e' il nostro programma di lotta contro la violenza patriarcale e capitalistica. Non ci fermeremo di fronte agli stupri e femminicidi quotidiani. Non ci fermeremo fino a quando non otterremo la liberta' dalla violenza sessista che viviamo nei posti di lavoro, dalle molestie, dalle discriminazioni e dagli abusi di potere, ma anche quella quotidiana dello sfruttamento e della precarieta'. Non ci fermeremo finche' non saremo libere dalla violenza che viviamo quando i tagli di bilancio programmati dai governi nazionali ed europei impoveriscono le nostre vite e attaccano i centri antiviolenza e la loro autonomia. Non ci fermeremo finche' non saremo libere dalla violenza sui social media e dei giornali, che ci colpevolizzano o vittimizzano silenziandoci.
Non ci fermeremo finche' non saremo libere dalla violenza del razzismo istituzionale e dei confini, finche' gli stupri saranno strumentalizzati per giustificare il razzismo in nome delle donne. Non ci fermeremo finche' non saranno abolite le misure istituzionali che di fatto espongono le donne migranti a quotidiane violenze nei campi profughi, come gli accordi bilaterali con Libia e Turchia, e che aggrediscono migranti, prostitute e donne trans in nome di un inaccettabile "decoro", come le leggi Minniti.
Inonderemo lo spazio pubblico per affermare la determinazione delle nostre rivendicazioni, delle nostre pratiche quotidiane di cambiamento, mutualismo e solidarieta': la forza di migliaia di donne, trans e queer unite che si riconoscono nel #Metoo, Anche Io, per trasformarlo in #WeToogether, Noi Insieme.
Saremo nelle strade a lottare per la nostra autonomia. Vogliamo liberta' di movimento nelle citta' e attraverso i confini, il potere di decidere delle nostre vite negli ospedali e nei tribunali, di scegliere il nostro destino fuori da ruoli che ci vengono imposti. Vogliamo un reddito di autodeterminazione, un salario minimo europeo, welfare e diritti, per essere libere di scegliere sui nostri corpi e le nostre vite.
Non ci fermeremo: abbiamo un Piano!

3. REPETITA IUVANT. QUINDICI PROPOSIZIONI

I. La prima radice
La prima radice di ogni altra violenza e oppressione e' la dominazione maschilista e patriarcale che spezza l'umanita' in due e nega piena dignita' e uguaglianza di diritti a meta' del genere umano e cosi' disumanizza l'umanita' intera.
Solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale si puo' sconfiggere la violenza che opprime, dilania, denega l'umanita'.
Solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale l'umanita' puo' essere libera e solidale.
*
II. Non solo l'8 marzo e' l'8 marzo
Non solo l'8 marzo, ma tutti i giorni dell'anno occorre lottare contro il femminicidio e la violenza sessuale.
Non solo l'8 marzo, ma tutti i giorni dell'anno occorre lottare contro il maschilismo e il patriarcato.
Non solo l'8 marzo, ma tutti i giorni dell'anno occorre lottare in difesa della vita, della dignita' e dei diritti di tutti gli esseri umani.
Non solo l'8 marzo, ma tutti i giorni dell'anno occorre lottare contro tutte le violenze e tutte le complicita' con la violenza e tutte le ideologie della violenza.
Non solo l'8 marzo, ma tutti i giorni dell'anno occorre che siano l'8 marzo.
Vi e' questa ineludibile evidenza: che la violenza maschile contro le donne e' la prima radice di ogni altra violenza.
Vi e' questa ineludibile evidenza: che la violenza maschile contro le donne e' il primo nemico dell'umanita'.
Vi e' questa ineludibile evidenza: ne discende il tuo primo dovere.
La lotta delle donne per la liberazione dell'umanita' e' la corrente calda della nonviolenza in cammino. Questo significa l'8 marzo.
Sostenere la lotta delle donne per la liberazione dell'umanita' e' il primo dovere di ogni persona decente. Questo significa l'8 marzo.
Ogni volta che fai la cosa giusta per contrastare la violenza maschilista, quel giorno e' l'8 marzo.
Non solo l'8 marzo, ma tutti i giorni dell'anno occorre che siano l'8 marzo.
*
III. Dal femminismo molti doni
Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza che vi e' una sola umanita', composta di persone tutte differenti le une dalle altre e tutte eguali in diritti.
Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza che sfera personale e sfera politica non sono separate da un abisso: sempre siamo esseri umani.
Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza del partire da se'.
Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza dell'incontro con l'altro.
Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza che e' la nascita, l'esperienza e la categoria che fonda l'umana convivenza, l'umano sapere.
Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza che la pluralita', e quindi la relazione, e' la modalita' di esistenza propria dell'umanita'.
Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza che i corpi contano, che noi siamo i nostro corpi.
Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza che ogni forma di autoritarismo, ogni forma di militarismo, ogni forma di dogmatismo reca gia' la negazione dei diritti umani di tutti gli esseri umani.
Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza che la prima radice dell'organizzazione sociale e della trama relazionale violenta e' nel maschilismo e nel patriarcato.
Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza che solo la nonviolenza contrasta la violenza, che solo il bene vince il male, che solo l'amore si oppone alla morte, che solo l'ascolto consente la parola.
Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza che compito comune e' generare e proteggere la vita, prendersi cura delle persone e del mondo per amore delle persone e del mondo.
Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza che compito comune e' opporsi ad ogni oppressione, ad ogni sfruttamento, ad ogni ingiustizia, ad ogni umiliazione, ad ogni denegazione di umanita', ad ogni devastazione della biosfera.
Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza che solo l'arte della compassione fonda la lotta di liberazione.
Il femminismo che e' il massimo inveramento storico della nonviolenza.
Il femminismo che e' la corrente calda della nonviolenza.
Il femminismo che e' il cuore pulsante del movimento di autocoscienza e di liberazione dell'umanita'.
E diciamo femminismo e sappiamo che dovremmo dire femminismi, che dovremmo dire pensiero delle donne e movimenti delle donne.
Ma diciamo femminismo e pensiamo a una tradizione che lega infinite donne che hanno praticato l'etica della responsabilita' e della liberazione, da Saffo a Vandana Shiva, da Simone Weil a Virginia Woolf, da Edith Stein a Milena Jesenska, da Etty Hillesum a Ginetta Sagan, da Rosa Luxemburg ad Hannah Arendt, da Germaine Tillion ad Anna Politkovskaja, da Simone de Beauvoir a Franca Ongaro Basaglia, da Olympe de Gouges a Luce Fabbri.
Dal femminismo molti doni tutte e tutti abbiamo ricevuto.
In questo otto marzo di ascolto, di memoria, di lotta, diciamo anche la nostra gratitudine.
*
IV. Sommessa un'opinione. Ed un ringraziamento
Se la viva commozione non m'inganna, mi sembra che l'iniziativa One Billion Rising del 14 febbraio 2013 contro la violenza sulle donne sia stata - per estensione planetaria, ma anche per chiarezza di contenuti, adeguatezza delle forme, capacita' di favorire la partecipazione piu' ampia e piu' consapevole, mobilitando teste e cuori, pensieri e passioni, menti e corpi - la piu' grande manifestazione nonviolenta globale nel corso dell'intera storia umana.
Ancora una volta il movimento delle donne, la sapienza delle donne, il coraggio delle donne, la lotta delle donne si conferma essere la corrente calda della nonviolenza, si conferma essere l'esperienza storica decisiva nel cammino di liberazione dell'umanita'.
Ed ancora una volta si conferma questa cruciale verita': che solo se si riuscira' a contrastare, sconfiggere, abolire la violenza maschile, e l'ideologia e le strutture e le prassi della violenza maschilista e patriarcale, solo allora si riuscira' a difendere e promuovere i diritti umani di tutti gli esseri umani, a realizzare pace e giustizia, civile convivenza responsabile e solidale tra tutti gli esseri umani e tra gli esseri umani e l'intero mondo vivente.
La nonviolenza e' in cammino con volto e con voce di donna, con passo lieve di danza, in profonda schiudente armonia, in una trama relazionale che unisce in piena coerenza mezzi e fini, che avvicina persona a persona e l'umanita' intera raggiunge, riconosce, libera.
E che in questa luminosa giornata anche non pochi uomini mettendosi alla scuola e all'ascolto delle donne abbiano saputo cogliere l'occasione per esprimere la volonta' di rompere ogni omerta' e complicita' col femminicidio, col maschilismo, col patriarcato, per esprimere la scelta di opporsi alla violenza maschile, ebbene, anche questo e' un dono e un frutto dell'iniziativa delle donne, del pensiero e del movimento delle donne, di cui anche il vecchio che scrive queste righe ad esse e' grato con tutto il cuore.
E che dopo il 14 febbraio ogni giorno continui e si estenda ed ovunque si inveri quel che il 14 febbraio e' accaduto: il manifestarsi dell'impegno dell'umanita' affinche' cessi la violenza maschile sulle donne.
*
V. E quindi
Occorre opporsi al maschilismo e al patriarcato, ed opponendosi al maschilismo e al patriarcato ci si oppone anche al razzismo, alla guerra, alla devastazione dell'ecosistema, a tutti i poteri criminali, a tutte le forme di sfruttamento ed oppressione.
Occorre riconoscere, difendere e promuovere i diritti umani di tutti gli esseri umani.
E quindi: occorre sostenere i centri antiviolenza e le case delle donne.
E quindi: occorre la parita' di rappresentanza di genere ovunque si decide cio' che tutte e tutti riguarda.
E quindi: occorre applicare subito pienamente la Convenzione di Istanbul sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica.
Vi e' una sola umanita'.
*
VI. Ancora sulla prima radice di ogni violenza
L'oppressione maschilista e patriarcale e' la prima radice di ogni violenza.
E' la prima radice delle guerre e di tutte le uccisioni.
E' la prima radice del razzismo e di tutte le persecuzioni.
E' la prima radice dell'oppressione economica, sociale, politica.
E' la prima radice dell'oppressione ideologica.
E' la prima radice dell'organizzazione gerarchica, del sistema dello sfruttamento, del militarismo come metodo e come sistema.
E' la prima radice perche' e' la violenza la piu' intima e la piu' contagiosa, la piu' elaborata e la piu' distruttiva, la piu' primordiale e la piu' celebrata, la piu' diretta e la piu' organizzata, la piu' vile e la piu' feroce.
E' la prima radice perche' e' la prima violenza concretamente agita.
E' la prima radice perche' e' la prima violenza strutturalmente imposta.
E' la prima radice perche' e' l'esperienza e il modello di riferimento per ogni altro rapporto sociale basato sull'ineguaglianza e la subordinazione, l'asservimento e la negazione dell'altrui dignita'.
E' la prima radice perche' e' fatta propria, propagandata e fin esaltata da tradizioni di pensiero e di azione cosi' antiche e pervasive da esser divenuta abito mentale per innumerevoli persone e popoli, culture e societa'.
E' la prima radice perche' e' cosi' violenta che gia' il solo denunciarla suscita sovente reazioni brutali e fin assassine.
L'oppressione maschilista e patriarcale e' la prima radice di ogni violenza.
Come e' possibile che l'umanita' si liberi dalla violenza se non si libera innanzitutto da questa prima violenza?
E come e' possibile ritenere che siano vie alla liberazione dell'umanita' ideologie e pratiche che mantengono questa prima violenza?
E come e' possibile lottare per la liberazione propria e comune se non si lotta innanzitutto contro questa violenza prima e fondante ogni altra?
Solo se si lotta contro l'oppressione maschilista e patriarcale si puo' lottare per la pace e i diritti umani.
Solo se si lotta contro l'oppressione maschilista e patriarcale si puo' lottare contro il razzismo ed ogni persecuzione.
Solo se si lotta contro l'oppressione maschilista e patriarcale si puo' lottare contro tutti i poteri criminali.
Solo se si lotta contro l'oppressione maschilista e patriarcale si puo' lottare in difesa della biosfera.
Poiche' l'oppressione maschilista e patriarcale nega alla radice l'eguaglianza di diritti di tutti gli esseri umani, l'umanita' spaccando in due, rendendone meta' vittima e meta' carnefice.
Poiche' l'oppressione maschilista e patriarcale nega alla radice che una persona sia innanzitutto una persona, ed in quanto tale portatrice di diritti come ogni altra persona.
Poiche' l'oppressione maschilista e patriarcale nega alla radice che la societa' sia alleanza tra pari, nega alla radice che persone diverse siano eguali in diritti e doveri, nega alla radice la pluralita' degli esseri umani ed il loro medesimo esser parte dell'unica umanita', nega alla radice la giustizia e la solidarieta' universale.
Se si accetta l'oppressione maschilista e patriarcale si accetta il principio che fonda ogni ingiustizia, ogni oppressione, ogni violenza.
Se si accetta l'oppressione maschilista e patriarcale si accetta l'ordine che impone insieme il privilegio e l'esclusione, il rapporto servo-padrone, la configurazione di ogni legame sociale nella forma della relazione tra dominanti e dominati, la negazione della piena dignita' umana delle persone che il potere opprime.
Se si accetta l'oppressione maschilista e patriarcale si accetta la perdita della pienezza dell'umanita' propria e dell'altrui.
La lotta contro l'oppressione maschilista e patriarcale e' quindi il primo dovere di ogni essere umano sollecito del pubblico bene.
La lotta contro l'oppressione maschilista e patriarcale e' quindi il primo diritto di ogni essere umano sollecito della propria e comune dignita'.
La lotta contro l'oppressione maschilista e patriarcale e' quindi il primo passo per contrastare la guerra, il razzismo, il fascismo. Il primo passo per la liberazione dell'umanita'.
La lotta contro l'oppressione maschilista e patriarcale e' il primo compito a cui la nonviolenza ti chiama.
Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.
Vi e' una sola umanita', in un unico mondo vivente casa comune dell'umanita' intera. Una sola umanita', di persone tutte diverse l'una dall'altra e tutte eguali in diritti e dignita'.
Il 25 novembre, Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne, ci richiama a questa consapevolezza, a questo impegno, a questa urgente necessita': opporsi all'oppressione maschilista e patriarcale, e cosi' difendere i diritti di tutti gli esseri umani, e cosi' costruire la pace e la convivenza, la giustizia e la liberazione.
Con volto e con voce di donna, la nonviolenza e' in cammino.
*
VII. Dentro le mura di casa e nelle piazze delle citta'
Dentro le mura di casa e nelle piazze delle citta' la violenza maschilista e' il primo oppressore dell'umanita', la prima radice di ogni altra violenza, il primo facitore di male.
E contrastare la violenza maschilista e' quindi il primo impegno, il primo dovere, la prima vitale necessita' di ogni persona di volonta' buona.
Solo se si contrasta la violenza maschilista si puo' costruire la pace, la giustizia, la solidarieta' che riconosce ed invera l'infinito valore di ogni umana esistenza, la piena dignita' di tutti gli esseri umani.
Due sono le storiche e fondamentali esperienze novecentesche della nonviolenza in Europa: la resistenza antifascista e il movimento femminista; nella preziosa continuita' con esse oggi il primo nostro dovere e' la lotta contro la violenza maschilista e patriarcale, la lotta che fonda e s'intreccia con tutte le resistenze a tutte le menzogne e le oppressioni, con tutte le esperienze di solidarieta' e di liberazione, con tutti i movimenti impegnati per salvare la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente.
Non sara' possibile contrastare la guerra e tutte le uccisioni se non si sconfigge la violenza maschilista.
Non sara' possibile contrastare il razzismo e tutte le persecuzioni se non si sconfigge la violenza maschilista.
Non sara' possibile contrastare le ingiustizie sociali se non si sconfigge la violenza maschilista.
Non sara' possibile la guarigione dalle piu' profonde e dolorose e spaventose occlusioni e repressioni e mutilazioni psicologiche e culturali se non si sconfigge la violenza maschilista.
Non sara' possibile la liberazione delle oppresse e degli oppressi se non si sconfigge la violenza maschilista.
Non sara' possibile difendere la biosfera nel suo insieme e nell'infinita varieta' delle forme di vita se non si sconfigge la violenza maschilista.
Non sara' possibile un'umanita' di persone libere e solidali, eguali in diritti e dignita', tutte responsabili del bene comune, se non si sconfigge la violenza maschilista.
Sconfiggere nelle culture e nelle societa' la violenza maschilista, sconficcare dal cuore degli uomini e del mondo la violenza maschilista, liberarsene tutti e tutte, e' il primo passo per restituire umanita' all'umanita', per rendere il mondo abitabile ad ogni persona, per poter vivere un'esistenza degna e solidale, limpidamente conscia della natura relazionale ed empatica della nostra esperienza vitale, del nostro stare in un mondo plurale e condiviso.
Io che scrivo queste righe sono un uomo. Cui il movimento femminista apri' gli occhi e il cuore e la testa molti anni fa. Al militante politico leopardiano e marxista che ero gia', il femminismo insegno' verita' ineludibili sul piano della ragion pura e della ragion pratica, e una percezione, una facolta' di comprensione e giudizio, un sguardo sul mondo, sulle persone e su me stesso persona nel mondo, nella concreta coscienza del partire da se', che i corpi contano, che il personale e' politico, che l'umanita' e' plurale, che ogni relazione e' dialogica, che la lotta per la liberazione delle oppresse e degli oppressi da tutte le menzogne e da tutte le violenze richiede una concreta coerenza, una rigorizzazione dei ragionamenti e delle condotte, un impegno che comincia dal rispetto, dall'accudimento, dall'amore per chi ti e' piu' vicino e solo cosi' l'umanita' intera idealmente connette e raggiunge.
So che la prima lotta che in quanto uomo devo condurre e' quella contro il fascista che e' in me.
So che la violenza sulle donne e' un problema degli uomini.
So che ogni giorno e' da praticare sia il conflitto contro l'iniquita' che la comunicazione con l'umanita', uscendo dal silenzio e disponendosi all'ascolto, abbattendo il muro delle imposte diseguaglianze e delle materiali e immateriali alienazioni che pietrificano; agendo con la fermezza ma anche con la delicatezza della nonviolenza, con la persuasa tenacia e l'avvolgente tenerezza di chi lotta per salvare le vite, di chi lotta per condividere il mondo e la sobria felicita' che nel mondo e' possibile, e possibile solo se condivisa fra tutte e tutti.
Si avvicina il 14 febbraio: e' il giorno in cui le donne di tutto il mondo sfidano la violenza maschilista e patriarcale manifestando in tutte le citta', i paesi, i villaggi nella forma che piu' intensamente afferma il valore, la dignita' dei nostri stessi corpi di esseri fatti di carne che sentono e pensano: danzando.
Si avvicina il 14 febbraio, e poi l'8 marzo. Ma ogni giorno deve essere il 14 febbraio del miliardo di donne che si sollevano, dell'umanita' intera che si solleva con esse dalla barbarie all'umanita'; ogni giorno deve essere l'8 marzo dell'internazionale futura umanita' che Clara Zetkin e Rosa Luxemburg - ed infinite altre - chiamarono alla lotta affinche' la liberazione fosse dell'umanita' intera; ogni giorno e' il giorno in cui devi contrastare la violenza maschilista. Con la forza della verita', con la scelta della nonviolenza che a tutte le violenze e le menzogne si oppone, con l'amore per il mondo. Vivendo un'esistenza che sappiamo finira', vivendo un'esistenza che possiamo e dobbiamo rendere degna, vivendo un'esistenza che ad ogni esistenza riconosca valore, e speranza di liberazione, e condivisa felicita'.
*
VIII. Non passa giorno
Non passa giorno senza che nel nostro paese un marito, un fidanzato, o un ex tale, uccida la donna che sosteneva di amare, e che invece evidentemente riteneva un oggetto di sua proprieta' del quale disporre fino alla distruzione. Non passa giorno.
E' il maschilismo la prima radice di ogni altra violenza.
E' la lotta contro il maschilismo il primo dovere di ogni persona decente.
E' la lotta contro il maschilismo l'indispensabile premessa che fonda la lotta contro la guerra e contro il razzismo, contro ogni oppressione, contro ogni violenza.
Se non si lotta contro il maschilismo, tutto il resto e' vano.
*
IX. Alcuni nostri intimi convincimenti
In occasione della Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne sabato 26 novembre si svolgera' a Roma una manifestazione nazionale promossa dai movimenti delle donne.
Nell'esprimere gratitudine, apprezzamento, sostegno e adesione all'iniziativa riaffermiamo ancora una volta alcuni nostri intimi convincimenti.
1. Ogni persona, associazione o istituzione che voglia essere impegnata per la pace e i diritti umani deve porsi all'ascolto e alla scuola del movimento di liberazione delle donne;
2. nulla e' piu' necessario ed urgente che contrastare il maschilismo, che e' la prima radice e il primo modello di ogni violenza;
3. per contrastare la violenza maschile occorre innanzitutto sostenere i centri antiviolenza promossi dai movimenti delle donne;
4. urge altresi' ottenere la piena attuazione dei provvedimenti disposti dalla Convenzione di Istanbul (che e' anche legge dello stato italiano) contro la violenza sulle donne;
5. il movimento di liberazione delle donne e' la corrente calda e l'esperienza storica concreta decisiva della nonviolenza in cammino;
6. se non si lotta contro la violenza maschile, le sue pratiche, le sue ideologie, le sue strutture, non c'e' speranza alcuna di poter contrastare e sconfiggere la guerra e il militarismo, il razzismo e le persecuzioni, la schiavitu' e la devastazione della biosfera.
7. Solo la vittoria del movimento di liberazione delle donne apre la via alla liberazione dell'umanita' da ogni oppressione; solo la vittoria del movimento di liberazione delle donne apre la via a una societa' di persone libere ed eguali in diritti, responsabili e solidali, una societa' della convivenza e della condivisione, del bene comune e dell'aiuto reciproco, in cui da ciascuna persona sia dato secondo le sue capacita' ed a ciascuna persona sia dato secondo i suoi bisogni.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi.
*
X. Questo otto marzo
Non passa giorno senza avere notizia di donne torturate e uccise: torturate e uccise dai mariti, dai fidanzati, dagli ex-compagni, dagli acquirenti e dagli imprenditori del mercato schiavista di carne umana, dal maschilismo che e' la prima radice e il primo paradigma di ogni violenza, di ogni potere criminale, di ogni relazione di dominio e di sfruttamento, di ogni barbarie, di ogni pulsione e ideologia e condotta e struttura onnidistruttiva.
Non passa giorno senza avere notizia di donne, uomini, bambine e bambini migranti vittime di abominevoli violenze e tratti a morte: in mare, nei ghetti, per le strade, nei campi, nei lager, uccisi dalle mafie, dagli schiavisti, dal "disordine costituito" economico e politico internazionale, dalle dittature di ogni ordine e grado, dal razzismo della teppa fascista, dal razzismo padronale e di stato.
Non passa giorno senza che la guerra - quella degli eserciti e quella delle milizie, quella degli stati e quella delle mafie, quella dei gruppi armati e quella degli individui - nuove stragi esegua.
Fermare questo triplice orrore e' il primo diritto e il primo dovere di ogni essere umano.
Non essere ucciso e' il primo diritto di ogni essere umano.
Salvare le vite e' il primo dovere di ogni persona e di ogni umano istituto.
Per salvare l'umanita' dall'incombente catastrofe e' responsabilita' e compito di ogni essere umano e di ogni umano istituto opporsi al maschilismo e a tutte le oppressioni, opporsi al razzismo e a tutte le persecuzioni, opporsi alla guerra e a tutte le uccisioni.
Per salvare l'umanita' dall'incombente catastrofe e' responsabilita' e compito di ogni essere umano e di ogni umano istituto impegnarsi in difesa della vita, della dignita' e dei diritti di tutti gli esseri umani, in difesa dell'unico mondo vivente casa comune dell'umanita'.
I movimenti delle donne che per l'imminente otto marzo hanno promosso lo sciopero generale di tutte le donne riproponendo cosi', con lucidita' e coraggio, il significato e il fine originario e fondamentale dell'istituzione della Giornata internazionale per la liberazione delle donne - e  con esse dell'intera umanita' - da ogni violenza e da ogni oppressione, convocano l'umanita' intera alla lotta nonviolenta piu' necessaria e piu' urgente.
Ad esse ed all'iniziativa da esse promossa, lo sciopero delle donne questo 8 marzo 2017, esprimiamo gratitudine e sostegno.
Ancora una volta all'ascolto di Clara Zetkin e di Rosa Luxemburg, di Virginia Woolf e di Simone Weil, di Hannah Arendt e di Carla Lonzi, di Franca Ongaro Basaglia e di Luce Fabbri, di Laura Conti e di Wangari Maathai, di Adrienne Rich e di Germaine Tillion, all'ascolto della teoria e delle prassi dei movimenti femministi, all'ascolto delle infinite vittime della violenza maschilista, razzista, militarista, mafiosa, schiavista, totalitaria.
Ancora una volta nella consapevolezza che solo sconfiggendo il maschilismo si costruisce l'eguaglianza di diritti e la solidarieta' che ogni persona riconosce e raggiunge, si costruisce la pace che salva le vite, si invera la sobria e condivisa felicita' possibile agli esseri umani, si adempie il bene comune nella comune responsabilita'.
La giornata dell'otto marzo ci convoca ancora tutte e tutti alla lotta comune per la comune liberazione.
Figura dell'umanita' come dovrebbe essere, invito al pensiero e all'azione, movimento di riconoscimento, principio speranza e miracolo della nascita, l'iniziativa dello sciopero delle donne promosso per l'otto marzo da "Non una di meno" e dai movimenti che in quell'appello si riconoscono, chiama a un agire persuaso e generoso che dall'8 marzo si protenda, si sviluppi e si realizzi in ogni giorno successivo.
Con voce e con volto di donna la nonviolenza e' in cammino.
*
XI. Riconoscenza
Siamo riconoscenti al movimento "Non una di meno" per aver promosso questo otto marzo lo sciopero delle donne contro la violenza maschile.
Questa necessaria iniziativa merita il persuaso sostegno di ogni persona di volonta' buona, di ogni movimento democratico, di ogni umano istituto che abbia per fine la difesa e la promozione della vita, della dignita' e dei diritti di ogni essere umano, la civile convivenza, il bene comune, la comune liberazione da rapporti di dominazione, sfruttamento, sopraffazione, denegazione.
Nella lotta del movimento delle donne contro la violenza maschile noi riconosciamo la corrente calda e l'esperienza storica decisiva della nonviolenza in cammino.
Noi crediamo che essendo la violenza maschilista e patriarcale la prima radice e il primo paradigma di ogni violenza, la lotta di liberazione delle donne e' la lotta decisiva per la liberazione dell'umanita' da ogni violenza; solo contrastando e sconfiggendo la violenza maschilista e patriarcale e' possibile contrastare e sconfiggere la guerra e tutte le dittature, il razzismo e tutte le persecuzioni, la schiavitu' e la segregazione, lo sfruttamento e la mercificazione delle persone, la devastazione della biosfera.
L'otto marzo, giornata internazionale di lotta per la liberazione delle donne, e' ipso facto giornata di lotta per la liberazione dell'intera umanita'.
Proprio perche' la violenza maschilista e patriarcale spezza in due l'umanita', a meta' di essa imponendo la condizione di vittime ed all'altra meta' il ruolo di carnefici, solo sconfiggendo nella societa' e nella cultura questa violenza, solo sconficcando dai corpi e dalle menti e dai cuori questa violenza, solo cosi' e' possibile la liberazione comune, e' possibile ricomporre l'umanita' lacerata, e' possibile che tutti gli esseri umani si riconoscano finalmente umani, uguali in diritti, ciascuna persona diversa di ogni altra e tutte unite dalla solidarieta' che tutte le abbraccia, dalla comune responsabilita' e dalla comune condivisione dei beni comuni.
*
XII. L'ideologia dello stupro
E' insegnata a tutti i maschi. Il suo decalogo dice:
1. Gli uomini sono i padroni del mondo, le donne sono le loro schiave.
2. Una donna e' un bene patrimoniale: animale, macchina e merce; non e' una persona, non e' titolare di diritti.
3. Ogni donna ti appartiene, se si ribella uccidila.
4. Una donna che pensa e' un pericolo per la societa', uccidila.
5. Se una donna vuole la dignitas e l'auctoritas che ineriscono all'essere umano, uccidila.
6. Il fallo e' un'arma, e' l'arma che fa l'uomo.
7. L'intero corpo dell'uomo e' un'arma. L'intero corpo della donna e' un bersaglio.
8. Essere nati da donna e' il segreto, la vergogna innominabile. Tutte le donne devono pagare questo affronto. Nessuna vendetta e' abbastanza crudele.
9. Cio' che l'uomo fa a una donna, deve farlo al mondo universo: possedere, violentare, distruggere.
10. Queste leggi non devono essere rivelate. Sono il segreto della societa' dei maschi.
L'ideologia militarista, l'ideologia razzista, tutte le ideologie della violenza sono estensioni dell'ideologia maschilista, o dello stupro.
Il maschilismo e' infatti la prima radice e il primo paradigma di ogni violenza. Solo abbattendo l'intera ideologia e tutte le prassi del maschilismo l'umanita' potra' conoscere la pace, la solidarieta', la felicita'.
Ogni maschio che voglia diventare una persona decente deve lottare contro il fascista che e' in lui, il fascista che gli ha inoculato una educazione all'ideologia dello stupro che viene trasmessa da tutte - tutte - le agenzie della formazione e della socializzazione.
Non solo opere infami trasmettono l'ideologia dello stupro: la trasmettono quasi tutte le opere della cultura umana prodotte dalla e nella societa' del dominio maschile; compresi capolavori dell'arte e del pensiero che per altri aspetti ammiriamo.
Il primo compito della nonviolenza e' sconfiggere il maschilismo, sconficcarlo dal cuore degli uomini e della societa'.
La prima e l'unica decisiva esperienza storica della nonviolenza e' il movimento di liberazione delle donne.
Il movimento di liberazione delle donne e' la corrente calda della nonviolenza in cammino.
Ogni discorso che non riconosce l'eguaglianza di dignita' e diritti di tutti gli esseri umani, e' gia' il fascismo.
Ogni struttura che spacca in due l'umanita' tra una parte dominatrice e una parte dominata, e' gia' il fascismo.
Ogni relazione tra esseri umani che implica un rapporto di forza, di proprieta', di potere, e' gia' il fascismo.
Chiamiamo fascismo il metodo di organizzazione e di azione, il sistema concettuale e sociale, la struttura e la prassi politica - e dell'economia politica come della psicologia dinamica -, che ha come suo perno il maschilismo. Che ha come suo fine e idealtipo l'ordine dei Lager. E che e' incompatibile con l'umanita'.
In quanto riduce l'umanita' a un universo di vittime e di carnefici, l'ideologia dello stupro e' il primo nemico dell'umanita'.
In quanto si nutre esclusivamente della sofferenza - subita ed inflitta - degli esseri umani, l'ideologia dello stupro e' il primo nemico dell'umanita'.
La prima lotta che l'umanita' deve condurre con piena coscienza della posta in gioco - la liberazione comune o la piu' orribile delle sorti - e' la lotta nonviolenta per abolire il maschilismo e l'intero suo portato.
Chiamiamo amore il riconoscimento dell'altrui dignita', dell'altrui umanita'.
Chiamiamo amore la lotta comune contro la morte, e contro quell'irrogazione parcellizzata della morte di cui consiste ogni rapporto di dominazione.
Chiamiamo amore la capacita' delle donne di generare l'umanita', di mettere al mondo il mondo; e la capacita' degli uomini di accettarla come bene comune, di riconoscerne il valore, di non provarne invidia e rancore.
Chiamiamo amore la lotta contro la violenza.
La nonviolenza e' la forza dell'amore, la forza della verita'.
E' oggi che dobbiamo sconfiggere l'ideologia e la prassi dello stupro.
E' oggi che dobbiamo abolire il maschilismo e il patriarcato.
Solo abolendo il maschilismo aboliremo la guerra e il militarismo, il razzismo e ogni mafia, la schiavitu' e la distruzione della biosfera.
Solo abolendo il maschilismo usciremo dalla preistoria dell'umanita'.
*
XIII. Il nostro stupro quotidiano
In ogni citta', in ogni borgo, in ogni campo, uomini rapiscono donne, uomini feriscono donne, uomini uccidono donne.
Di mattina, di sera, di notte, armati di mitra, armati di coltello, armati di mani che serrano e rompono.
Vive una vita di terrore e sgomento meta' dell'umanita', e una vita di odio e disprezzo - di se' e dell'altro da se' - la massima parte dell'altra.
Non si fermeranno le guerre, non si abbatteranno le dittature, non si abolira' la schiavitu', non cesseranno le persecuzioni, finche' non sara' sconfitto il maschilismo.
*
XIV. L'osceno segreto dei maschi
Non so da quante migliaia di anni veniamo educati all'idea che uccidere e' un bene.
Non so da quante migliaia di anni veniamo educati all'idea che tutte le donne sono preda.
Non so da quante migliaia di anni veniamo educati all'idea che la bellezza merita di essere distrutta.
Non so da quante migliaia di anni veniamo educati all'idea che l'unica legge che conta e' quella del pater familias.
So che l'ideologia maschilista e' la prima radice e il primo paradigma di ogni violenza.
So che se non si sconfigge il maschilismo l'umanita' non diventera' mai umana.
*
XV. L'anno del Circeo. Cinque tesi
1. Mi ricordo
Mi ricordo di quando nei processi per stupro l'intera societa' dei maschi metteva sotto accusa la vittima.
Mi ricordo del tempo in cui quella violenza contro le donne era considerata nel codice penale un reato "contro la stirpe" e non contro una persona, e la donna vittima di violenza non era considerata persona, ma carne, e quella violenza la si chiamava "violenza carnale".
Mi ricordo l'anno del Circeo, chi ha la mia eta' non puo' dimenticare.
Da allora sono invecchiato di mezzo secolo, e mi sembra che quei tempi non siano ancora finiti, non sia ancora abolito quell'orrore.
Da allora sono invecchiato di mezzo secolo, e so che la lotta fondamentale e decisiva per la liberazione dell'umanita' e' quella del movimento delle donne.
2. Da quale parte della barricata
Le donne che denunciano le violenze subite da uomini, e massime da uomini potenti, da uomini che hanno il potere di decidere della loro vita, sanno che denunciare quelle violenze e questo potere - questo violento sistema di potere - significa esporsi a nuove violenze. Sanno che la dittatura dei maschi usera' ogni mezzo per vendicarsi. Sanno che gli schiavisti non ammettono che le vittime possano ribellarsi, e con tutta la loro forza cercheranno di schiacciarle. Eppure queste donne denunciano i loro carnefici. C'e' una parola per questo: coraggio.
So quale e' la mia parte della barricata: per quel poco che conta la mia persona, sono dalla parte di queste donne senza esitazioni. So che la loro denuncia, la loro lotta, non riguarda solo loro, riguarda l'umanita' intera. Riguarda anche la mia dignita', la mia liberta'. So che chi non si schiera con loro, si schiera con la dittatura fascista dei maschi. Sono un uomo, non sono un fascista. So quale e' la mia parte della barricata: per quel poco che conta la mia persona, sono dalla parte di queste donne senza esitazioni.
3. Nessun sofisma
Nessun sofisma puo' occultare il fatto che una violenza e' una violenza. Che quella violenza sia la regola dei rapporti sociali significa solo che occorre abolire quella violenza e rovesciare i rapporti sociali su quella regola fondati.
Le donne che oggi smascherano la ferocia del dominio maschilista e patriarcale chiamano l'umanita' intera a fondare un'altra societa', la societa' dell'eguaglianza di diritti, la societa' del riconoscimento della dignita' di ogni persona, la societa' in cui la diversita' di ogni persona sia riconosciuta come un dono prezioso e valorizzata in una trama di relazioni tra eguali in diritti, persone eguali proprio perche' diverse, che si riconoscono diverse ed eguali: una e plurale e' l'umanita'.
4. La prima radice
So che il dominio maschilista e patriarcale e' la prima radice e il primo paradigma di ogni violenza: so che non si potra' sconfiggere il modo di produzione che aliena e schiavizza le persone e le sacrifica al feticcio dell'accumulazione del potere, del prestigio, dei beni e del capitale se non si sconfigge il dominio maschilista e patriarcale; so che non si potra' impedire l'irreversibile devastazione e desertificazione della biosfera se non si sconfigge il dominio maschilista e patriarcale; so che non si cancellera' l'obbrobrio delle dittature, delle guerre e del militarismo - ridurre degli esseri umani ad utensili per uccidere degli esseri umani - se non si sconfigge il dominio maschilista e patriarcale; so che non si realizzera' il disarmo - nel tempo in cui le armi possono distruggere per sempre la civilta' umana - se non si sconfigge il dominio maschilista e patriarcale. So che non vi sara' una societa' libera e solidale, responsabile e accudente, sobria e armoniosa, se non si sconfigge il dominio maschilista e patriarcale.
Il dominio maschilista e patriarcale e' la prima radice e il primo paradigma di ogni violenza: chi non lo vede, e' cieco.
5. Queste parole
Scrivo queste parole che penso dovrebbero essere ovvie. Le scrivo per dichiarare la mia opposizione a due barbarie: la barbarie della violenza maschile, e la barbarie della criminalizzazione delle vittime della violenza maschile. Le scrivo perche' nessuno e' fuori della mischia. Le scrivo perche' credo che in questa lotta che le donne oggi stanno conducendo e' anche il senso - e quindi il valore - di tutto il mio agire di militante del movimento delle oppresse e degli oppressi in lotta per la liberazione dell'umanita', di persona amica della nonviolenza, di uomo che non vuole essere complice del fascismo.

==============================
NONVIOLENZA. FEMMINILE PLURALE
==============================
Supplemento del notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino" (anno XVIII)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it
Numero 638 del 21 novembre 2017

Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su:
nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe

Per non riceverlo piu':
nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe

In alternativa e' possibile andare sulla pagina web
http://web.peacelink.it/mailing_admin.html
quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione).

L'informativa ai sensi del Decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196 ("Codice in materia di protezione dei dati personali") relativa alla mailing list che diffonde questo notiziario e' disponibile nella rete telematica alla pagina web:
http://italy.peacelink.org/peacelink/indices/index_2074.html

Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

Gli unici indirizzi di posta elettronica utilizzabili per contattare la redazione sono: nbawac at tin.it , centropacevt at gmail.com