[Nonviolenza] Archivi. 249



 

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ARCHIVI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XVIII)

Numero 249 del 22 luglio 2017

 

In questo numero:

1. Alcuni testi del mese di aprile 2017 (parte prima)

2. "Se pieta' di me non senti". Due preghiere alle deputate e ai deputati della Repubblica

3. Fermare il femminicidio, sconfiggere il maschilismo, liberare l'umanita'

4. Gilbert Baker

5. Sergio Manes

6. Quattro approssimazioni alla nonviolenza. Una strenna

7. Evgenij Evtusenko

8. James Rosenquist

9. Ridolfo Scrocchianti: Il professionista annoiato

10. Di minime ovvieta'

11. Ancora una strage

12. "Meno armi, piu' vite salvate". Una lettera al Presidente del Consiglio dei Ministri

13. In memoria di Giuseppe Tacconi, a un anno dalla scomparsa

14. Alcune parole per Giuseppe Tacconi

15. Fermare le stragi

16. Giovanni Sartori

17. Non altro

18. Ancora del pane e delle rose ancora

19. Cessate il fuoco

20. Dal punto di vista delle vittime

21. Fermare la guerra prima che la guerra divori l'umanita'

22. Per la chiarezza

23. Un invito a scrivere ai Presidenti delle Commissioni Affari Costituzionali delle Camere affinche' nella discussione sulla nuova legge elettorale sia finalmente introdotto il tema non piu' procrastinabile del riconoscimento del diritto di voto per tutte le persone residenti in Italia

24. La guerra e' nemica dell'umanita'

25. Innanzitutto

26. Per fermare la guerra e le stragi

27. Cessare di uccidere, cessare di produrre armi, cessare di addestrare assassini

28. "Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'". Un incontro a Viterbo contro tutte le uccisioni

29. Giorgio Barberi Squarotti

 

1. MATERIALI. ALCUNI TESTI DEL MESE DI APRILE 2017 (PARTE PRIMA)

 

Riproponiamo qui alcuni testi apparsi sul nostro foglio nel mese di aprile 2017.

 

2. "SE PIETA' DI ME NON SENTI". DUE PREGHIERE ALLE DEPUTATE E AI DEPUTATI DELLA REPUBBLICA

 

Oggetto: preghiera di non avallare un insieme di misure che negano l'eguaglianza dinanzi alla legge e perseguitano innumerevoli innocenti; e preghiera di riconoscere finalmente il diritto di voto a milioni di persone oneste e generose che vivono stabilmente in Italia e sono tuttora assurdamente private del primo diritto democratico.

*

Gentilissime deputate e gentilissimi deputati,

due giorni fa, proprio mentre voi votavate in difesa dei diritti dei migranti minorenni non accompagnati, e di cio' vi siamo grati, la maggior parte delle vostre colleghe e dei vostri colleghi del Senato votavano invece la fiducia al governo che attraverso essa imponeva l'approvazione di recenti misure che violano fondamentali diritti umani in danno dei migranti e che addirittura creano un incostituzionale "diritto separato" tale per cui in tribunale la legge non e' piu' uguale per tutti, ma ai migranti vengono negate talune delle basilari guarentigie giuridiche su cui si fonda l'amministrazione della giustizia in uno stato di diritto.

L'anomico provvedimento legislativo a sostegno del quale e' stato estorto alla maggioranza dei senatori un non persuaso consenso attraverso il ricatto del voto di fiducia, dovra' ora essere sottoposto al vostro voto in via definitiva, ed e' facile supporre che il governo possa ancora una volta voler usato il medesimo strumento.

Ebbene, gentilissime deputate e gentilissimi deputati, dal profondo del cuore vi preghiamo di non subire quel ricatto, e di dichiarare fin d'ora che se il governo ponesse la questione di fiducia per imporre misure razziste e disumane, voi votereste "no", perche' quelle misure sono palesemente immorali e illegali, crudeli e disumane, indegne di un paese civile, indegne di un ordinamento democratico, indegne di uno stato di diritto, indegne di persone senzienti e pensanti.

*

Gentilissime deputate e gentilissimi deputati,

la deriva verso la barbarie razzista e uno scellerato regime di apartheid puo' essere fermata, deve essere fermata.

Ebbene, insieme alle vostre colleghe ed ai vostri colleghi del Senato voi avete la possibilita' di dare uno straordinario contributo alla difesa della democrazia ed alla promozione dei diritti umani: legiferando nella prossima legge elettorale il riconoscimento del diritto di voto per tutte le persone residenti in Italia; e' una scelta di civilta' non piu' eludibile, non piu' rinviabile.

Da alcune settimane numerose illustri personalita' della cultura, della riflessione morale e dell'impegno civile, delle istituzioni democratiche, hanno promosso un "appello all'Italia civile" affinche' sia riconosciuto il diritto di voto a tutte le persone che vivono in Italia. In esso si evidenzia che il fondamento della democrazia e' il principio "una persona, un voto", e che l'Italia essendo una repubblica democratica non puo' continuare a negare il primo diritto democratico a milioni di persone che vivono stabilmente qui. In esso si rileva che "vivono stabilmente in Italia oltre cinque milioni di persone non native, che qui risiedono, qui lavorano, qui pagano le tasse, qui mandano a scuola i loro figli che crescono nella lingua e nella cultura del nostro paese; queste persone rispettano le nostre leggi, contribuiscono intensamente alla nostra economia, contribuiscono in misura determinante a sostenere il nostro sistema pensionistico, contribuiscono in modo decisivo ad impedire il declino demografico del nostro paese; sono insomma milioni di nostri effettivi conterranei che arrecano all'Italia ingenti benefici ma che tuttora sono privi del diritto di contribuire alle decisioni pubbliche che anche le loro vite riguardano". Se ne conclude che e' giunta l'ora che a tutte queste persone sia finalmente riconosciuto il diritto di votare.

*

Gentilissime deputate e gentilissimi deputati,

siamo certi che condividete gli impegni che di seguito sinteticamente enunciamo: mai piu' tribunali speciali; mai piu' leggi razziali; mai piu' campi di concentramento; mai piu' deportazioni; mai piu' schiavitu'; mai piu' persecuzioni; mai piu' apartheid.

Siamo certi che non solo voi ma anche tutte le senatrici e tutti i senatori e tutte le ministre e i ministri nel loro cuore condividono la convinzione che ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.

Quelle obbrobriose misure razziste il Parlamento - fedele alla Costituzione repubblicana e all'umanita' - non le converta in legge; ed il Governo stesso le revochi e riconosca di aver commesso un errore sesquipedale in un momento di accecamento.

E finalmente pienamente s'inveri la democrazia nel nostro paese: una persona, un voto.

*

Gentilissime deputate e gentilissimi deputati,

ringraziandovi fin d'ora per l'attenzione e per quanto vorrete fare in difesa della legalita' che salva le vite, della dignita' e dei diritti di tutti gli esseri umani, della democrazia, della repubblica, del bene comune dell'umanita', vogliate gradire distinti saluti.

Il "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" di Viterbo

Viterbo, 31 marzo 2017

 

3. FERMARE IL FEMMINICIDIO, SCONFIGGERE IL MASCHILISMO, LIBERARE L'UMANITA'

 

Il maschilismo e' la prima radice di tutte le violenze.

Solo sconfiggendo il maschilismo si puo' riuscire ad abolire la guerra e il razzismo, ogni oppressione ed ogni violenza, ogni menzogna ed ogni ingiustizia.

Il movimento di liberazione delle donne e' la corrente calda e l'esperienza storica decisiva della nonviolenza in cammino.

 

4. GILBERT BAKER

 

E' deceduto Gilbert Baker, artista e attivista per i diritti.

Ne ricordiamo la figura e l'impegno.

 

5. SERGIO MANES

 

E' deceduto Sergio Manes, militante del movimento operaio, organizzatore di cultura ed editore.

Ne ricordiamo la figura e l'impegno.

 

6. QUATTRO APPROSSIMAZIONI ALLA NONVIOLENZA. UNA STRENNA

 

Riproponiamo alcuni interventi apparsi piu' volte negli scorsi anni ed ancora negli ultimi giorni sul notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino".

*

Indice

1. Della nonviolenza dispiegata al sole ad asciugare

2. Dieci parole da Assisi a Gubbio

3. Ancora sulle dieci parole della nonviolenza in cammino da Assisi a Gubbio

4. Dieci parole della nonviolenza in dieci profili di costruttrici di pace

5. Ancora dieci parole sul sentiero da Assisi a Gubbio

6. Ancora dieci parole della nonviolenza riflesse in dieci volti di donne

7. Ancora dieci parole sul sentiero da Assisi a Gubbio

8. Dieci quartine tra Assisi e Gubbio

9. Ancora dieci parole riflesse in dieci volti sul sentiero da Assisi a Gubbio

10 Dieci parole e dieci volti da Assisi a Gubbio

11. Settanta quartine

12. Settanta haiku

13. Settanta estratti danteschi

14. Breve litania della nonviolenza

*

Alle animatrici del centro antiviolenza "Erinna"

con gratitudine

 

Dal movimento di liberazione delle donne

tutto cio' che sappiamo abbiamo appreso

 

7. EVGENIJ EVTUSENKO

 

E' deceduto il poeta Evgenij Evtusenko.

La sua poesia non muore.

 

8 JAMES ROSENQUIST

 

E'deceduto il pittore James Rosenquist.

Anatomista del mondo ridotto a prigione, testimone dell'invasione delle merci e delle immagini.

 

9. RIDOLFO SCROCCHIANTI: IL PROFESSIONISTA ANNOIATO

 

Per tutto il giorno piovve ed io non dissi

una parola e molte ne ascoltai

e sentii dire molte volte mai

ed evocar eclissi e apocalissi

 

per tutto il giorno a bestia e a biribissi

giocammo a soldi al caffe' dei cordai

non altro che pidocchi vi lasciai

e legionari e schiavi crocifissi

 

per tutto il giorno attesi fosse notte

cosi' da abbandonare la citta'

e rifugiarmi tra rovine e grotte

 

finche' passasse qualche baccala'

e dargli col rasoio un par di botte

con precisione ed imparzialita'.

 

10. DI MINIME OVVIETA'

 

Il disarmo salva le vite.

Fare la pace fa cessare le guerre.

Solo la nonviolenza si oppone alla violenza.

*

Ricordati di essere un essere umano.

Sappi che e' un bene che esistano gli altri.

Sei tu che decidi tanta parte del tuo mondo.

*

Chi non contrasta il male ne e' complice.

Chi non ascolta trasforma il mondo in caos.

Dell'altro l'altro sei tu.

*

Plurale e' l'umanita'.

La coscienza e' coscienza del limite.

Una sola menzogna avvelena tutti i pozzi.

*

Una sola umanita'

Un unico mondo vivente.

Salvare le vite e' il primo dovere.

*

Il prossimo tuo come te stesso.

 

11. ANCORA UNA STRAGE

 

La strage pietroburghese si aggiunge ad innumerevoli altre.

Mentre scriviamo non e' ancora chiaro chi ne sia l'autore, ma e' chiaro chi sono le vittime: esseri umani innocenti.

Tutte le stragi, la stessa strage.

Siamo una sola umanita'.

Cessare di uccidere. Salvare le vite.

Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.

 

12. "MENO ARMI, PIU' VITE SALVATE". UNA LETTERA AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

 

Egregio Presidente del Consiglio dei Ministri,

sarebbe necessario ed urgente che venissero adottati al piu' presto provvedimenti adeguati per cercar di fermare la serie di uccisioni che sta funestando pressoche' quotidianamente il nostro paese.

Voglia accogliere una considerazione ed un suggerimento.

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La considerazione: circolano in Italia troppe armi da fuoco. Una recente inchiesta giornalistica apparsa sul settimanale "Famiglia cristiana" evidenzia come sia facile ottenere licenze per detenere armi da fuoco con il pretesto dell'uso sportivo o della caccia; segnala che sono in circolazione - legalmente detenute - tra 7 e 10 milioni di armi da fuoco; ricorda le molte uccisioni con queste armi eseguite.

E' vero che si puo' uccidere una persona anche con un bastone, con un coltello da cucina, a mani nude: ma con le armi da fuoco e' enormemente piu' facile. La semplice e tragica verita' e' che le armi servono a uccidere: pertanto meno armi circolano e piu' vite umane si salvano.

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Quindi il suggerimento: togliere subito e definitivamente dalla circolazione il maggior numero possibile di armi da fuoco; disarmare la societa'.

A tal fine un saggio provvedimento sarebbe di sequestrare e distruggere le armi da fuoco gia' in mano a soggetti privati e proibire che se ne continui la produzione (se non unicamente per le esigenze di pubbliche istituzioni) e il commercio.

Quanto alle licenze, occorrerebbe revocare finalmente tutte quelle legate alla caccia, riconoscendo che la caccia e' una pratica che poteva avere un senso a fini di integrazione alimentare in societa' di sussistenza, ma che oggi nel nostro paese e' solo un eccidio insensato; un eccidio insensato di altre vite coscienti ed intelligenti (vite non umane, e' vero, ma fino a quando la nostra riflessione etica e giuridica potra' eludere il nodo dei nostri doveri verso gli animali non umani cosi' come verso l'intero mondo vivente? fino a quando si potra' fingere di non percepire il dolore degli altri esseri viventi e proseguire nell'esercitare la piu' brutale violenza su di essi?). Ogni persona che vi ponga mente sa che abolire la caccia e' un passo che l'umanita' non puo' piu' rinviare.

Ma occorrerebbe revocare immediatamente anche le licenze ad uso sportivo, cessando di essere ipocriti. Esistono infatti ormai, come tutti sanno, tecnologie elettroniche che permettono di esercitare la mira e giocare al tiro al bersaglio senza alcun bisogno di far uso di armi da fuoco. In tal senso sarebbe opportuna anche un'iniziativa nei confronti del Comitato olimpico e delle organizzazioni sportive di settore, affinche' nelle gare di tiro si abolisca l'uso di armi da fuoco sostituendole con strumenti elettronici del tutto inoffensivi.

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Egregio Presidente del Consiglio dei Ministri,

chi le scrive queste righe e' un fautore del disarmo integrale e un sostenitore della nonviolenza; crede che alla conoscenza e all'uso delle risorse della nonviolenza debbano essere formate al piu' presto le forze di polizia; ovviamente ritiene che la guerra sia un crimine contro l'umanita' e vada abolita; pensa che strumenti adeguati di intervento nei conflitti siano i corpi civili di pace, la difesa popolare nonviolenta, e le varie altre risorse civili che il diritto internazionale e il diritto umanitario hanno gia' sperimentato ripetutamente con esiti felici.

E' ovvio che questa lettera non pretende di persuadere il Governo ad abbracciare la nonviolenza (sebbene essa e solo essa sia coerente con l'inveramento dei principi fondamentali sanciti nella Costituzione della Repubblica Italiana e nella Dichiarazione universale dei diritti umani); ma che il Governo muova subito dei passi nella direzione di salvare tante vite umane in pericolo, ebbene, questa richiesta e' lecito e doveroso porla: e per salvare tante vite umane in pericolo ridurre immediatamente e drasticamente il numero delle armi da fuoco in circolazione e' il primo provvedimento da assumere.

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Ringraziandola per l'attenzione, voglia gradire distinti saluti.

Peppe Sini, responsabile del  "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" di Viterbo

Viterbo, 3 aprile 2017

 

13. IN MEMORIA DI GIUSEPPE TACCONI, A UN ANNO DALLA SCOMPARSA

 

Il 5 aprile ricorre il primo anniversario della scomparsa di Giuseppe Tacconi, l'intellettuale antifascista presidente dell'Anpi di Nepi che fu nostro valoroso compagno e maestro in tante lotte nonviolente per la pace, i diritti umani, la difesa dell'ambiente e della civilta'.

Lo ricordiamo con gratitudine che non si estingue.

 

14. ALCUNE PAROLE PER GIUSEPPE TACCONI

 

Ricostruite a memoria alcuni giorni dopo, quelle che seguono sono alcune delle cose dette parlando a braccio nel corso della commemorazione funebre di Giuseppe Tacconi il 6 aprile 2016 a Nepi. Nel primo anniversario della scomparsa di Giuseppe le mettiamo a disposizione delle persone amiche che quel giorno non poterono prender parte all'ultimo saluto, cosi' ricordando una volta ancora la figura e il magistero di quel valoroso, di quel generoso.

Giuseppe Tacconi (15 agosto 1937 - 5 aprile 2016), antifascista, architetto, docente universitario, fondatore del Comitato "Nepi per la pace", presidente della sezione di Nepi dell'Associazione nazionale partigiani d'Italia, e' stato un autentico costruttore di pace, una persona sapiente e saggia, un uomo buono e giusto, uno straordinario compagno di lotte in difesa della Costituzione, della pace, dei diritti umani e dei popoli, dell'ambiente e della civilta'.

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Nel rendere questo estremo saluto al nostro indimenticabile amico, maestro e compagno Giuseppe Tacconi, vorrei dire innanzitutto la gratitudine che sentiamo per lui: per la sua persona, per il suo impegno, per la luminosa testimonianza che ci ha donato e per il prezioso lascito morale e civile che ci resta.

La gratitudine che con parole nitide e ferme, commosse e lapidarie, ha gia' espresso l'illustre magistrato Ferdinando Imposimato nel messaggio di condoglianze che ha inviato alla sezione di Nepi dell'Anpi di cui Giuseppe era presidente.

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La prima caratteristica di Giuseppe - che immediatamente colpiva chi lo incontrava - era la generosita', e con la generosita' la gentilezza. Vi sono persone che sanno essere generose ma non gentili, e vi sono persone gentili ma non generose. Giuseppe era generoso e gentile.

La sua dolcezza e la sua mitezza ti rasserenavano, cosi' come il suo garbo squisito e la sua sorgiva empatia ti accoglievano in un mondo finalmente vivibile di umanita' palpitante, di spontanea cortesia, di universale fraternita' sentita e meditata ed agita col cuore e con la ragione, nella coincidenza dell'humanitas - come intima persuasione e cifra del proprio concreto e coerente modo di essere nel mondo - e dell'impegno politico di rispetto e promozione della dignita' umana di tutti gli esseri umani, e quindi di liberazione dell'umanita' intera.

E questa qualita', questa virtu', permeava tutta la sua persona, emergeva in tutto il suo sentire ed agire - nella sfera dei sentimenti, della morale, dell'impegno civile.

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Aveva la chiarezza e il rigore dell'illuminista: quel rigore intellettuale, quell'amore per il sapere che concorre a degnificare l'umanita', il sapere che ha come fine il bene comune. Ed alla capacita' di apprezzamento e al saldo possesso della cultura univa un riserbo, un understatement, una finezza, tali che mai si consentiva di fare vacua esibizione delle sue preziose conoscenze, ma sempre le metteva a disposizione delle altre persone col tratto di chi quasi si scusa di sapere tante cose e di esse fa dono agli altri con la leggerezza di una restituzione, di una condivisione sentita essenziale. E proprio per questo era cosi' sdegnato con la ciarlataneria, con l'ipocrisia, con la menzogna che offende gli esseri umani in cio' che hanno di piu' proprio: l'intelligenza, la capacita' di comprendere. Sentiva essere missione del dotto recare la chiarezza e l'armonia ove regna il caos, proporre la spiegazione razionale che scioglie i grovigli, seguire la regola buona che salva le vite. Ad ogni barbarie e sopruso opporsi sempre. La norma morale e il cielo stellato. Cosi' sentiva, cosi' faceva.

E questa chiarezza e dolcezza, questo elegante nitore, questo stile del sentimento e del pensiero, si estendeva alla sua persona tutta, alla sua voce, ai suoi gesti, al suo stesso vestire ed incedere di uomo gentile, di gentiluomo, di forte e fedele compagno di lotte nonviolente, di scrupoloso, acuto e fraterno militante del movimento delle oppresse e degli oppressi in lotta per la liberazione dell'umanita'.

La passione morale e civile dell'antifascista aveva in Giuseppe per suo abito la benevolenza e la serieta'. L'amore per la giustizia si univa in lui alla comprensione per chi soffre e per chi erra; sempre orientato alla solidarieta' e alla misericordia era il suo parlare e il suo agire, la misericordia che sempre si oppone all'astratta imposizione e al potere violento, in difesa della concreta esistenza della persona oppressa il cui muto volto sofferente ti convoca alla responsabilita', al riconoscimento, all'aiuto. L'antifascismo in quanto antibarbarie era da lui originariamente e profondamente sentito e pensato, e si faceva quindi viva nonviolenza: poiche' in verita' vi e' coincidenza perfetta tra antifascismo e nonviolenza: rispetto per la vita, forza della verita', la verita' che riconosce l'altrui sofferenza e l'altrui dignita' e quindi tutte le vite si propone di salvare, tutte le esistenze si propone di liberare dall'iniquo dolore, da ogni sopraffazione.

Ma di lui ricordiamo anche l'estro armonico e il rigore creativo dell'artista: sentiva la bellezza del bene, e la bonta' della bellezza, lungo quella linea di pensiero che dalla kalokagathia dei filosofi greci giunge fino all'aforisma di Dostoevskij secondo cui la bellezza salvera' il mondo.

Cosi' nelle arti figurative, nell'architettura, nell'urbanistica, nel paesaggio naturale e in quello storico e sociale sapeva cogliere ed estrarre la forma dalla materia; sapeva riconoscere e introdurre la bellezza nel mondo. E questa sua techne, questa sua arte, era una cosa sola col suo impegno morale e civile, era maieutica ed educazione, creazione di un linguaggio comune, politica degna.

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La memoria e l'attualita' della Resistenza illuminavano tutto il suo agire. Una viva, tenace memoria degli anni di guerra e del dopoguerra, uno studio assiduo e profondo della storia e della societa', una costante militanza nel movimento operaio per realizzare la democrazia in un mondo ancora ingiusto e diviso in classi, un'ispirazione e un'aspirazione al bene comune coltivate - e poste all'ascolto e alla scuola e al vaglio - nel ricordo e nel lascito dei martiri antifascisti. E la convinzione che la Resistenza continua nella lotta che ogni giorno e' da condurre contro ogni menzogna e contro ogni violenza.

La Resistenza per Giuseppe non era un oggetto raro da conservare in una teca, ma persuasione e dovere e passione vissuti nella lotta diuturna contro tutte le concrezioni di male, solidarieta' con ogni persona di aiuto bisognosa. Pensiero e azione, passato e presente. Poiche' la memoria senza impegno nel presente rischia di essere solo erudizione antiquaria, museale, e l'impegno senza memoria rischia di essere cieco ed astratto ed inane.

Chi lo ha conosciuto sa con quanta passione Giuseppe esortava all'impegno per difendere ed applicare la Costituzione della Repubblica Italiana, la Costituzione nata dalla Resistenza, la Costituzione scritta col sangue dei martiri della Resistenza. Leggere la Costituzione, e insieme ad essa leggere le ultime lettere dei martiri della Resistenza: amava ripetere Giuseppe quell'insegnamento di Calamandrei; e trarre da queste buone letture ispirazione all'agire, nell'agire queste buone letture inverare. Difendere la Costituzione significava per lui difendere e proseguire la Resistenza, ovvero la lotta dell'umanita' contro il crimine e la barbarie. Ed a maggior ragione insisteva nella necessita' di questo impegno negli ultimi anni, in questi anni di amnesie e di deliri in cui la nostra Costituzione, presidio delle nostre comuni liberta', e' da piu' parti aggredita con scellerata e insensata furia.

Giuseppe e' stato uno dei fondatori del benemerito comitato "Nepi per la pace", e per la pace ha operato con strenuo impegno, cosciente del fatto che la guerra e' nemica dell'umanita' poiche' essa sempre e solo consiste dell'uccisione degli esseri umani; e che quindi il primo dovere di ogni essere umano e' salvare le vite, e' difendere la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani; e quindi che occorre opporsi alle guerre e a tutte le uccisioni, al razzismo e a tutte le persecuzioni, al maschilismo e a tutte le oppressioni, in difesa di ogni persona e del mondo vivente tutto che e' casa comune dell'umanita' intera.

E poiche' non vi e' pace senza giustizia sociale, senza rispetto per la vita, la dignita' e i diritti di ogni singolo essere umano, Giuseppe era altresi' pienamente impegnato per i diritti umani di tutti gli esseri umani, ed innanzitutto nella solidarieta' con i migranti, contro il razzismo, contro ogni persecuzione e discriminazione, per salvare le vite di tutti gli esseri umani costretti - dalla fame e dalla guerra, dalle dittature e dai disastri ambientali, dalla violenza colonialista e mafiosa e schiavista - ad abbandonare le loro case, i loro paesi, i loro affetti, cercando altrove un luogo in cui vivere. Ogni essere umano bisognoso di aiuto ha diritto ad essere soccorso, accolto, assistito. Sono cose che oggi tra coloro che hanno voce pubblica, tra i cosiddetti "grandi" della Terra, quasi solo papa Bergoglio sa dire. Queste cose Giuseppe sapeva, pensava, diceva con franca parola, agiva nel suo incessante impegno di pace e di solidarieta'.

Ed ugualmente e per le stesse ragioni era appassionatamente impegnato nella difesa dell'ambiente, della biosfera casa comune dell'umanita' e valore intrinseco, luogo della vita e della bellezza; e parte della natura essendo gli stessi esseri umani, in una relazione tra umanita' e natura che deve essere insieme di rispetto, di valorizzazione e di cura. Sapeva perfettamente Giuseppe quali debbano essere le condizioni per l'adeguato insediamento umano nell'habitat, e sapeva quali debbano essere le regole che fanno la civitas, cosa debba essere la citta', e con essa la civilta'. Giacche' il civile convivere e condursi, il dovere della solidarieta', l'impegno comune per la liberazione dell'umanita', devono estrinsecarsi altresi' nella pianificazione urbanistica e territoriale, nella difesa degli ecosistemi e della biosfera, nel "chiudere il cerchio" tra economia ed ecologia.

E nella difesa della civilta' era ugualmente strenuamente impegnato. La democrazia progressiva che nella Costituzione repubblicana trova il suo punto di riferimento e di avvio, la cognizione dell'unita' del genere umano e la coscienza del dovere di riconoscere a tutti gli esseri umani tutti i diritti umani, la liberazione dell'umanita' che deve attuarsi nel riconoscimento delle diversita' e nell'eguaglianza di diritti, nel salvare e tramandare tutte le grandi tradizioni culturali e storiche liberatrici, nell'unire senza omologare - ebbene, tutti questi valori, tutte queste esigenze, si congiungono nell'impegno in difesa della civilta' umana.

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E vorrei ora ricordare, in guisa di mia personale testimonianza, una esperienza con Giuseppe condivisa: la lotta in difesa del Bulicame, in cui si univano le ragioni della natura e della cultura, del passato e del futuro, del civile convivere che si oppone al saccheggio e al disastro; quella lotta che ha salvato per Viterbo e per l'umanita' il prezioso bene naturalistico, archeologico e termale del Bulicame di dantesca memoria; di quella lotta vittoriosa Giuseppe fu protagonista fin dall'inizio; e ricordo ancora come Giuseppe ricordava la riunione in cui letteralmente a lume di candela nel centro sociale occupato autogestito di Viterbo fondammo il comitato che il Bulicame salvo'; gli sembrava, a lui illuminista, che quel contesto rievocasse l'agire dei primi cristiani portatori di un messaggio di salvezza nel declino e nel crollo dell'impero romano schiavista. Ed erano con noi quella sera anche Alfio Pannega che ci ha lasciato nel 2010, Gianni Fiorentini che ci ha lasciato poco dopo, Mario Onofri che ci ha lasciato anche lui: i vecchi compagni che ci hanno lasciato ma che non dimentichiamo, che rechiamo vivi ed invitti nei nostri cuori...

E tra i miei ricordi piu' grati ho anche quello di quando con Giuseppe e con Antonella condivisi la ventura di essere querelato per pretesa diffamazione dal capo di un movimento neofascista perche' mentre un vile silenzio consentiva agli epigoni dell'ordine ariano dei Lager di marciare a Viterbo, noi fummo di quelli che quell'infamia denunciammo con ferme parole, alla scuola e nel ricordo delle vittime del nazifascismo. Di quella nostra iniziativa, e di come essa si sviluppo' in una ancora piu' documentata azione di denuncia dei crimini dei neofascisti, serbo un ricordo vivido e felice. Poiche' la magistratura ci diede ragione, e gli inconfutabili materiali documentari che allora raccogliemmo e diffondemmo divennero strumento di conoscenza e coscientizzazione per tante altre persone, e quindi mal gliene incolse al protervo neofascista: almeno quella volta i neofascisti non passarono; almeno quella volta prevalse la verita'; almeno quella volta vinse la dignita' umana e l'autentica legalita' della repubblica democratica ed antifascista.

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Parlando di Giuseppe a un amico che non lo ha conosciuto dicevo ieri - usando un termine che ha la sua origine nel latino cristiano medievale - che era "un vecchio compagno"; compagno essendo nell'etimo la persona che condivide il suo pane con gli altri; si', ci chiamiamo tra noi "vecchi compagni", ed e' una formula che indica certo un dato anagrafico, ma indica anche una lunga fedelta' a un comune ideale, l'ideale della solidarieta' fra tutti gli esseri umani, della liberazione di tutte le oppresse e tutti gli oppressi, della liberta', dell'uguaglianza, della fraternita'; "i vecchi compagni", quelli che condividono il pane. Il nostro compagno Giuseppe.

E questa bandiera rossa, che ora copre la bara di Giuseppe, simbolo secolare delle sofferenze e della lotta delle oppresse e degli oppressi per realizzare liberta', uguaglianza e fraternita', e' la stessa a cui Pasolini si rivolgeva con quella indimenticabile invocazione: "Per chi conosce solo il tuo colore, bandiera rossa / tu devi realmente esistere perche' lui esista... tu che gia' vanti tante glorie borghesi e operaie / ridiventa straccio e il piu' povero ti sventoli".

E che questa rossa bandiera sia qui in questo luogo non confligge affatto con l'originario, autentico messaggio di solidarieta' e di nonviolenza di Gesu' di Nazareth di cui qui si fa incessante memoria. Come e' scritto nell'Apocalisse di Giovanni, "Idu' e' skene' tu' theu' meta' ton anthropon", "la tenda di Dio - la tenda del bene - e' qui in mezzo agli esseri umani", il bene e' tra noi e con noi, nel nostro accampamento, il bene e' da realizzare qui: siamo una sola umanita' in un unico mondo vivente casa comune dell'umanita' intera ed e' nostro primo dovere fare il bene, come Giuseppe ha saputo e voluto fare.

Tanto bene, tanto amore Giuseppe ha donato, tanto ne ha ricevuto, tanto ne ha suscitato: come non ricordare Silvana, la sposa amatissima che venne meno pochi anni fa lasciandolo in un lutto immedicabile? Ma tante persone a lui care sono oggi qui: tante persone con cui ha avuto una relazione affettiva significativa e significativi rapporti di collaborazione nell'impresa comune del bene dell'umanita'; e' qui la figlia diletta, sono qui i parenti, e gli amici gia' vecchi e i piu' giovani ancora; e' qui Antonella che piu' che un medico e un'amica e una compagna di lotte e' stata quasi un'altra figlia per lui; e tutte le compagne e tutti i compagni del Comitato Nepi per la Pace che lui aveva contribuito a fondare, e dell'Anpi di cui e' stato autorevole ed infaticabile presidente. Ed e' qui il sindaco, anche a rappresentare questa antica citta' di Nepi in cui Giuseppe scelse di vivere, alla quale ha donato il suo impegno di cittadino e che ha reso vieppiu' illustre con la sua presenza ed azione di intellettuale, di artista, di operatore di pace. Ed anche e' qui la famiglia della signora Stratica, che e' la famiglia con cui Giuseppe ha vissuto negli ultimi anni in un rapporto di cura reciproca, di affetto profondo, un dono grande di cui tutti noi amici e compagni di Giuseppe, cosi' come i suoi parenti, siamo grati alla signora Stratica, a suo marito, alla loro famiglia che e' divenuta in questi anni la famiglia di Giuseppe, e quindi in un certo senso anche la nostra.

*

Giuseppe ha saputo nell'arco della sua vita essere esempio dell'umanita' come dovrebbe essere - con il suo male di vivere, ma anche con la sua svettante dignita'; nel dolore e nei conflitti, ma anche nella meraviglia e nella gioia. Di lui ci resta una testimonianza luminosa.

Ed un legato ci resta: continuare la lotta contro ogni menzogna e contro ogni oppressione, continuare l'impegno per la liberazione dell'umanita', continuare in cio' che e' vero, che e' buono, che e' giusto.

Tutti gli esseri umani sono fratelli e sorelle, eguali in diritti e doveri.

Vi e' una sola umanita', e tutti gli esseri umani ne fanno parte.

Soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto e' il primo dovere.

Un partigiano e' morto.

Grazie al suo esempio cento altri ne nasceranno.

 

15. FERMARE LE STRAGI

 

Per fermare le stragi occorre cessare di fare la guerra.

Per fermare le stragi occorre il disarmo e la smilitarizzazione.

Per fermare le stragi occorre riconoscere il diritto di ogni essere umano a non essere ucciso.

Per fermare le stragi occorre la scelta della nonviolenza.

Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.

 

16. GIOVANNI SARTORI

 

E' deceduto Giovanni Sartori, studioso di scienze politiche.

Ne ricordiamo l'impegno contro il regime della corruzione e la deriva autoritaria nel nostro paese.

 

17. NON ALTRO

 

Non altro che male e' la guerra.

Poiche' la guerra sempre e solo consiste nell'uccisione di esseri umani.

E tolta la vita a una persona quella persona e' ridotta a nulla.

Ogni essere umano ha diritto alla vita. Salvare le vite e' il primo dovere.

La guerra e' il primo comune nemico dell'umanita'.

 

18. ANCORA DEL PANE E DELLE ROSE ANCORA

 

Vogliamo vivere questo e' certo

ma vivere un'esistenza degna di persone.

 

Non siamo animali domestici

non siamo giocattoli o bambini

non siamo macchine ne' merci

siamo esseri umani

come esseri umani trattateci

o lasciateci morire.

 

Vogliamo vivere questo e' certo

ma vivere un'esistenza degna di persone.

 

Che abbiamo lasciato la nostra casa

non significa che non avessimo una casa

che abbiamo lasciato la nostra terra

non significa che non ne avessimo una

abbiamo una lingua e una storia

abbiamo anime forti

gli orrori patiti non ci hanno resi ebeti.

 

Vogliamo vivere questo e' certo

ma vivere un'esistenza degna di persone.

 

Siamo sopravvissuti alla guerra

voi non sapete cos'e' una guerra

siamo sopravvissuti alla fame

voi non sapete cos'e' la fame

siamo sopravvissuti alle torture

voi non immaginate a quali torture.

 

Vogliamo vivere questo e' certo

ma vivere un'esistenza degna di persone.

 

Non siamo venuti qui a chiedere

siamo venuti qui a dare

siamo quello che avete dimenticato

siamo quello che avete perduto

siamo la vostra speranza

e vi vogliamo bene.

 

Vogliamo vivere questo e' certo

ma vivere un'esistenza degna di persone.

 

Senza che ve ne accorgeste

chi vi comanda vi rese vili e servi

saziati ubriacati ma servi

blanditi storditi ma servi

siamo venuti per risvegliarvi

per restituirvi la vostra umanita'.

 

Vogliamo vivere questo e' certo

ma vivere un'esistenza degna di persone.

 

Sappiamo che la liberta'

o e' di tutte e tutti o non e'

sappiamo che la verita'

non e' tale se non e' intera

sappiamo che l'umanita'

e' una.

 

Vogliamo vivere questo e' certo

ma vivere un'esistenza degna di persone.

 

19. CESSATE IL FUOCO

 

Gia' troppi esseri umani sono morti.

Cessate il fuoco.

*

Non esistono guerre giuste.

Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.

 

20. DAL PUNTO DI VISTA DELLE VITTIME

 

Dal punto di vista delle vittime

solo dolore e buio.

 

Dal punto di vista delle vittime

ogni guerra e' orrore e orrore.

 

Dal punto di vista delle vittime

ogni esercito e' stragista.

 

Dal punto di vista delle vittime

ogni arma sempre e solo a uccidere serve.

 

Dal punto di vista delle vittime

tutti i poteri armati sono criminali.

 

Solo dal punto di vista delle vittime

l'umanita' si riconosce umana.

 

Salvare le vite e' il primo dovere

pace disarmo smilitarizzazione

solo la nonviolenza puo' salvarci tutti.

 

21. FERMARE LA GUERRA PRIMA CHE LA GUERRA DIVORI L'UMANITA'

 

Non esiste una guerra giusta.

La guerra sempre e solo consiste dell'uccisione di esseri umani.

Se non si cessa di uccidere nessuno si salvera'.

Non e' piu' differibile l'unica politica che possa salvare l'umanita': la politica della pace, del disarmo, della smilitarizzazione dei conflitti; la politica della nonviolenza.

*

Solo cessando di uccidere si puo' sperare che anche altri cessi di uccidere.

Solo scegliendo la pace si puo' sperare che anche altri scelgano la pace.

E solo nella pace e' possibile promuovere la democrazia e i diritti umani; solo nella pace e' possibile l'unica autentica legalita', quella che salva le vite.

La pace di per se' non risolve tutti i problemi del mondo: ma solo la pace crea lo spazio politico per affrontarli senza massacri.

La pace di per se' non e' la giustizia: ma solo nella pace e' possibile la giustizia.

La pace di per se' non e' la liberazione dell'umanita' da ogni oppressione: ma nessuna liberazione e' possibile senza la pace.

La guerra invece nessun conflitto risolve ma continuamente ne crea di ulteriori, e dove passa lascia solo cadaveri e macerie e seminagione di male. La guerra si nutre degli esseri umani, e l'intera umanita' vuol divorare.

*

Ogni essere umano ha diritto a non essere ucciso.

Il primo dovere e' salvare le vite.

Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.

 

22. PER LA CHIAREZZA

 

Che il regime siriano sia criminale nessuno lo ignora. Come quello turco, come quello saudita, come innumerevoli altri.

Ma il regime piu' criminale del mondo e' quello degli Stati Uniti d'America. Ed anche questo nessuno lo ignora.

Che i governanti europei si siano genuflessi ancora una volta al piu' grande potere criminale del mondo, plaudendo alla sua ultima strage, alla sua ultima violazione del diritto internazionale, alla sua ultima manifestazione di tracotante cinismo e sanguinaria follia, rivela di che stoffa costoro siano fatti, in quali mani siano anche i nostri paesi.

Siamo a un passo dalla guerra mondiale che puo' mettere fine all'umanita'.

Da un capo all'altro del mondo siamo governati da pazzi assassini e dai loro vili e irresponsabili manutengoli.

Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.

*

Tacciano le armi, si aprano negoziati.

Tacciano le armi, agisca la diplomazia.

Tacciano le armi, si torni alla mediazione politica e al diritto internazionale.

Tacciano le armi, la pace e' la prima esigenza dell'umanita'.

Tacciano le armi, la sopravvivenza dell'umanita' prevalga su tutto.

Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.

*

Solo cessando di fare la guerra puo' prevalere il diritto.

Solo cessando di fare la guerra puo' prevalere la democrazia.

Solo cessando di fare la guerra puo' prevalere l'umanita'.

Solo cessando di fare la guerra si possono salvare innumerevoli vite.

Solo cessando di fare la guerra l'umanita' puo' sopravvivere.

Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.

*

Siamo una sola umanita' in un unico mondo vivente casa comune dell'umanita' intera.

Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.

Di ogni persona pensante e di ogni umano istituto il primo dovere e' salvare le vite.

Solo la pace ferma le stragi.

Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.

 

23. UN INVITO A SCRIVERE AI PRESIDENTI DELLE COMMISSIONI AFFARI COSTITUZIONALI DELLE CAMERE AFFINCHE' NELLA DISCUSSIONE SULLA NUOVA LEGGE ELETTORALE SIA FINALMENTE INTRODOTTO IL TEMA NON PIU' PROCRASTINABILE DEL RICONOSCIMENTO DEL DIRITTO DI VOTO PER TUTTE LE PERSONE RESIDENTI IN ITALIA

 

Carissime amiche e carissimi amici,

gentili signore e signori,

vi rivolgiamo un invito a voler scrivere ai Presidenti delle Commissioni Affari Costituzionali delle Camere affinche' nella discussione sulla nuova legge elettorale sia finalmente introdotto il tema non piu' procrastinabile del riconoscimento del diritto di voto per tutte le persone residenti in Italia.

Mai come in questi giorni e' evidente che alla violenza occorre opporre la democrazia; e della democrazia il principio "Una persona, un voto" e' il fondamento.

Vi preghiamo quindi di inviare brevi messaggi in tal senso ai seguenti indirizzi:

- al Presidente della Commissione Affari Costituzionali della Camera dei Deputati, on. Andrea Mazziotti Di Celso: mazziotti_a at camera.it

- al Presidente della Commissione Affari Costituzionali del Senato della Repubblica, sen. Salvatore Torrisi: salvatore.torrisi at senato.it

Vi preghiamo altresi' di darcene notizia agli indirizzi: centropacevt at gmail.com, crpviterbo at yahoo.it

In calce a queste righe alleghiamo (come allegato primo) una traccia di lettera che potete utilizzare o adattare come meglio riterrete.

*

Alleghiamo anche (come allegato secondo) l'"Appello all'Italia civile: una persona, un voto" promosso da numerose personalita' dell'impegno culturale, morale, sociale e civile, primi firmatari padre Alessandro Zanotelli e la partigiana e senatrice emerita Lidia Menapace. Vi saremmo assai grati se voleste aiutarci a diffonderlo ulteriormente.

Grazie fin d'ora per la vostra attenzione, e un cordiale saluto dal

"Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" di Viterbo, che coordina l'iniziativa dell'"Appello all'Italia civile: una persona, un voto"

Viterbo, 8 aprile 2017

* * *

Allegato primo: una traccia di lettera che potete utilizzare

Gentili Presidenti delle Commissioni Affari Costituzionali della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica,

vi saremmo grati se nella discussione sulla nuova legge elettorale venisse introdotto il tema del riconoscimento del diritto di voto a tutte le persone che vivono stabilmente in Italia.

Vivono infatti stabilmente in Italia oltre cinque milioni di persone non native, che qui risiedono, qui lavorano, qui pagano le tasse, qui mandano a scuola i loro figli che crescono nella lingua e nella cultura del nostro paese; queste persone rispettano le nostre leggi, contribuiscono intensamente alla nostra economia, contribuiscono in misura determinante a sostenere il nostro sistema pensionistico, contribuiscono in modo decisivo ad impedire il declino demografico del nostro paese; sono insomma milioni di nostri effettivi conterranei che arrecano all'Italia ingenti benefici ma che tuttora sono privi del diritto di contribuire alle decisioni pubbliche che anche le loro vite riguardano.

Ricorderete che gia' anni addietro l'Anci, l'Associazione Nazionale dei Comuni Italiani, con specifico riferimento alle elezioni amministrative elaboro' un progetto di legge recante "Norme per la partecipazione politica ed amministrativa e per il diritto di elettorato senza discriminazioni di cittadinanza e di nazionalita'", progetto di legge peraltro da anni presentato in Parlamento che puo' essere immediatamente approvato con legge ordinaria con la sola minima correzione (all'art. 2, comma primo, ed all'art. 3, comma primo) di portare a sei mesi il lasso di tempo di regolare soggiorno in Italia richiesto.

Ma gia' dal finire del secolo scorso si e' posta la questione del diritto di voto per tutti i residenti anche nelle elezioni politiche, questione palesemente non piu' eludibile. Come e' noto vi sono opinioni diverse su quale sia la via piu' adeguata per riconoscere tale diritto: se attraverso una modifica alla Costituzione o con legge ordinaria, ma non vi e' dubbio che continuare a negare il primo diritto democratico a milioni di persone che vivono stabilmente in Italia non e' piu' ammissibile.

Cessi una turpe ed assurda discriminazione; si inveri pienamente la democrazia.

Vogliate gradire distinti saluti,

Firma

Luogo e data

Indirizzo del mittente

* * *

Allegato secondo: "Un appello all'Italia civile: una persona, un voto"

Un appello all'Italia civile: sia riconosciuto il diritto di voto a tutte le persone che vivono in Italia.

Il fondamento della democrazia e' il principio "una persona, un voto"; l'Italia essendo una repubblica democratica non puo' continuare a negare il primo diritto democratico a milioni di persone che vivono stabilmente qui.

Vivono stabilmente in Italia oltre cinque milioni di persone non native, che qui risiedono, qui lavorano, qui pagano le tasse, qui mandano a scuola i loro figli che crescono nella lingua e nella cultura del nostro paese; queste persone rispettano le nostre leggi, contribuiscono intensamente alla nostra economia, contribuiscono in misura determinante a sostenere il nostro sistema pensionistico, contribuiscono in modo decisivo ad impedire il declino demografico del nostro paese; sono insomma milioni di nostri effettivi conterranei che arrecano all'Italia ingenti benefici ma che tuttora sono privi del diritto di contribuire alle decisioni pubbliche che anche le loro vite riguardano.

Una persona, un voto. Il momento e' ora.

*

All'appello "Una persona, un voto" hanno gia' espresso il loro sostegno innumerevoli persone, tra cui tra le prime: (.)

 

24. LA GUERRA E' NEMICA DELL'UMANITA'

 

Cessare di fare la guerra.

Cessare di produrre armi; distruggere tutte quelle esistenti.

Abolire gli eserciti e tutte le organizzazioni predisposte a uccidere.

*

Salvare l'umanita' dalla catastrofe.

Il primo impegno di ogni essere umano.

Il primo bisogno comune.

*

Solo nella pace e' possibile liberta' e giustizia.

L'unica politica adeguata alla distretta presente e' la nonviolenza.

Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.

 

25. INNANZITUTTO

 

Innanzitutto fermare la guerra e le stragi di cui essa consiste.

Innanzitutto richiamare tutti gli esseri umani al rispetto del primo diritto di tutti gli esseri umani: il diritto a non essere uccisi.

Innanzitutto dire questa semplice verita': che solo la nonviolenza si oppone alla violenza, che solo facendo il bene si contrasta il male.

Il primo dovere: salvare le vite.

Una sola famiglia umana, un solo mondo vivente casa comune dell'umanita' intera.

Pace, disarmo, smilitarizzazione.

Soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto.

Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.

Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.

La nonviolenza e' la politica necessaria per sconfiggere la barbarie.

La nonviolenza e' la politica necessaria per garantire un futuro all'umanita'.

Ogni vittima ha il volto di Abele.

 

26. PER FERMARE LA GUERRA E LE STRAGI

 

Occorre il disarmo.

Occorre la smilitarizzazione dei conflitti, dei territori, delle culture, delle societa', delle relazioni.

Occorre la scelta concreta e coerente di riconoscere ad ogni essere umano il diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.

Occorre la politica della nonviolenza.

Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.

 

27. CESSARE DI UCCIDERE, CESSARE DI PRODURRE ARMI, CESSARE DI ADDESTRARE ASSASSINI

 

Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.

Pace, disarmo, smilitarizzazione.

Il primo diritto: non essere uccisi.

Il primo dovere: salvare le vite.

Soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto.

Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.

 

28. "SOLO LA NONVIOLENZA PUO' SALVARE L'UMANITA'". UN INCONTRO A VITERBO CONTRO TUTTE LE UCCISIONI

 

Per iniziativa del "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" si e' svolto a Viterbo lunedi' 10 aprile 2017 un incontro di testimonianza contro la guerra e tutte le uccisioni.

L'incontro si e' aperto con un minuto di silenzio per le vittime di tutte le stragi di questi ultimi giorni.

Nel corso dell'incontro sono stati letti e commentati alcuni brevi testi estratti dalle opere di Virginia Woolf, di Lorenzo Milani, di Primo Levi, di Franca Ongaro Basaglia.

Un vivo apprezzamento e' stato espresso per l'appello rivolto ieri all'umanita' da papa Bergoglio: un accorato appello a cessare di uccidere ed a cessare di produrre e trafficare le armi che servono a uccidere.

*

Occorre fermare la "terza guerra mondiale a pezzi" prima che essa distrugga l'umanita'. La guerra e' nemica dell'umanita': solo la pace salva le vite.

Alla barbarie occorre opporre la civilta', ovvero la consapevolezza che l'umanita' e' un'unica famiglia. Alla follia onnidistruttiva occorre opporre la solidarieta' che ogni essere umano riconosce e raggiunge e sostiene. Al terrorismo, alla dittature e allo schiavismo occorre opporre la democrazia, l'eguaglianza di diritti di ogni essere umano, il rispetto per la diversita' di ogni persona; ogni essere umano e' unico, diverso da ogni altro, e tutti sono eguali in dignita' e in diritti: ogni essere umano e' un valore assoluto. La regola aurea della morale e' agire verso le altre persone come vorremmo che le altre persone agissero verso di noi. Responsabilita', empatia, rispetto, solidarieta', condivisione.

*

Le persone partecipanti all'incontro hanno ancora una volta rinnovato il loro sostegno ai due appelli rivolti al Parlamento per far cessare le stragi nel Mediterraneo e la schiavitu' in Italia: per una legge che finalmente riconosca a tutti gli esseri umani il diritto di giungere nel nostro paese in modo legale e sicuro; ed affinche' nella nuova legge elettorale finalmente si riconosca il diritto di voto a tutte le persone che vivono nel nostro paese.

*

Siamo una sola umanita'.

Ogni vittima ha il volto di Abele.

Opponiamoci alla guerra e a tutte le uccisioni.

Opponiamoci al razzismo e a tutte le persecuzioni.

Opponiamoci al maschilismo e a tutte le oppressioni.

Difendiamo la vita, la dignita' e i diritti di ogni essere umano.

Difendiamo quest'unico mondo vivente, casa comune dell'umanita' intera.

Pace, disarmo, smilitarizzazione.

Pace, giustizia, difesa della biosfera.

Soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto.

Opporsi al male facendo il bene: il primo dovere e' salvare le vite.

Opporsi al male facendo il bene: la misericordia e' la politica prima.

Solo la nonviolenza si oppone alla violenza.

Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.

 

29. GIORGIO BARBERI SQUAROTTI

 

E' deceduto Giorgio Barberi Squarotti.

Un maestro cui siamo assai grati.

 

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ARCHIVI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XVIII)

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 249 del 22 luglio 2017

 

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