[Nonviolenza] Senza odio, senza violenza, senza paura. 41



 

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SENZA ODIO, SENZA VIOLENZA, SENZA PAURA

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Al referendum votiamo No alla riforma costituzionale golpista

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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XVII)

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100

Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it, centropacevt at gmail.com, web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

Numero 41 del 21 novembre 2016

 

In questo numero:

1. Un appello nonviolento per il 4 dicembre: Un parlamento eletto dal popolo, uno stato di diritto, una democrazia costituzionale. Al referendum votiamo No al golpe

2. Pasquale Pugliese: Contro le banalizzazioni. Un ragionamento su Costituzione, referendum, pace e guerra

3. Alcuni testi del mese di ottobre 2016 (parte terza e conclusiva)

4. "Quando dalle trincee e dalle barricate le persone cominciano a parlarsi, smettono di uccidersi". Nella XV Giornata del dialogo cristiano-islamico alcune parole dette a Viterbo

5. L'associazione "Respirare" esprime vivo apprezzamento per la prima "Giornata nazionale di studio sugli effetti sanitari e ambientali del trasporto aereo"

6. "Viterbo oltre il muro": Contributo alla riflessione dei comitati ed alla mozione conclusiva del convegno di Firenze del 29 ottobre 2016

7. 4 novembre: ogni vittima ha il volto di Abele

8. Il 4 novembre dalla parte delle vittime, contro tutte le uccisioni

9. Del terremoto e della guerra. Minima una meditazione per il 4 novembre

10. Ancora dalla terra desolata

 

1. REPETITA IUVANT. UN APPELLO NONVIOLENTO PER Il 4 DICEMBRE: UN PARLAMENTO ELETTO DAL POPOLO, UNO STATO DI DIRITTO, UNA DEMOCRAZIA COSTITUZIONALE. AL REFERENDUM VOTIAMO NO AL GOLPE

 

Al referendum sulla riforma costituzionale voluta dal governo votiamo No.

No al golpe, no al fascismo, no alla barbarie.

Al referendum sulla riforma costituzionale voluta dal governo votiamo No.

Senza odio, senza violenza, senza paura.

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Il Parlamento, l'istituzione democratica che fa le leggi, deve essere eletto dal popolo, e deve rappresentare tutti i cittadini con criterio proporzionale.

Ma con la sua riforma costituzionale il governo vorrebbe ridurre il senato a una comitiva in gita aziendale, e con la sua legge elettorale (il cosiddetto Italicum) vorrebbe consentire a un solo partito di prendersi la maggioranza assoluta dei membri della camera dei deputati anche se ha il consenso di una risibile minoranza degli elettori, e con il "combinato disposto" della riforma costituzionale e della legge elettorale il governo, che e' gia' detentore del potere esecutivo, vorrebbe appropriarsi di fatto anche del potere legislativo, rompendo cosi' quella separazione e quell'equilibrio dei poteri che e' la base dello stato di diritto.

Se prevalessero le riforme volute dal governo sarebbe massacrata la Costituzione repubblicana nata dalla Resistenza antifascista, sarebbe rovesciata la democrazia, sarebbe negata la separazione dei poteri e quindi lo stato di diritto.

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Al referendum sulla riforma costituzionale voluta dal governo votiamo No.

No al golpe, no al fascismo, no alla barbarie.

Al referendum sulla riforma costituzionale voluta dal governo votiamo No.

Senza odio, senza violenza, senza paura.

 

2. RIFLESSIONE. PASQUALE PUGLIESE: CONTRO LE BANALIZZAZIONI. UN RAGIONAMENTO SU COSTITUZIONE, REFERENDUM, PACE E GUERRA

[Dal sito di "Azione nonviomenta" riprendiamo il seguente intervento.

Su Pasquale Pugliese riportiamo la seguente breve nota autobiografica: "dopo gli studi filosofici, durante i quali ho approfondito in particolare il pensiero di Aldo Capitini, per diversi anni ho svolto l'educatore nei servizi educativi del Comune di Reggio Emilia. Oggi mi occupo di progettazione e supervisione educativa e di politiche giovanili. Inoltre, curo percorsi e laboratori di approfondimento e formazione sui temi della cultura di pace, della convivenza interculturale e dell'educazione alla nonviolenza, oltre a svolgere la formazione generale per i volontari in Servizio Civile Nazionale, in particolare sulle questioni legate alla storia dell'obiezione di coscienza ed alla "difesa civile" della Patria. Sono impegnato da molti anni nel Movimento Nonviolento, oggi nella segreteria nazionale, e faccio parte della redazione di 'Azione nonviolenta', rivista fondata nel 1964 da Aldo Capitini (www.nonviolenti.org). A Reggio Emilia, dove ho scelto di vivere, dopo aver partecipato negli anni a reti, coordinamenti e campagne, ho contribuito a fondare e ad animare la Scuola di Pace (www.sdp-re.it)"]

 

Mentre la semplificazione mediatica banalizza le questioni oggetto del referendum costituzionale, facendolo passare per un plebiscito sul presidente del consiglio o, peggio, per uno scontro generazionale, propongo un ragionamento su alcuni elementi di fondo in ballo nella scelta del 4 dicembre. Sono ragioni di linguaggio, di metodo, di merito e di legittimita'. Sono ragioni complesse che - a mio avviso - meritano attenzione per esercitare con responsabilita' il diritto e il dovere di esprimersi nel referendum costituzionale. Consapevolmente.

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Il linguaggio

In un convegno promosso dal Senato della Repubblica, alcuni anni fa, su Il linguaggio della Costituzione il linguista Tullio De Mauro raccontava della lingua scelta da coloro che scrissero la Costituzione italiana. Alla base della scelta linguistica ci furono due fattori: le condizioni culturali dell'Italia del tempo - "quando la Costituzione e' stata scritta, tra il 1946 e la fine del 1947, le capacita' di comprensione del testo costituzionale della popolazione italiana erano pessime, perche' l'Italia prefascista e l'Italia fascista avevano lasciato in eredita' alla Repubblica una massa sterminata di persone senza istruzione scolastica, che non avevano completato la scuola elementare, e, dentro questi, di analfabeti" - e poi la qualita' umana dei Costituenti - "il processo di formazione di queste persone che era il frutto di una selezione durissima (le carceri, l'esilio, il riparo di Santa madre chiesa, in qualche caso) nella resistenza al fascismo, e poi nella lunga resistenza, anche armata, al fascismo e al nazismo. Era personale di alta qualita' umana a raccogliere quelle esigenze". Per queste ragioni i Costituenti scelsero consapevolmente una lingua che poteva essere compresa da tutti, un linguaggio semplice, efficace, inequivocabile: "non solo scelgono le parole piu' trasparenti, ma scelgono di scrivere frasi esemplarmente brevi. La Costituzione italiana e' scritta con una media esemplare di un po' meno di 20 parole per frase. Questi due elementi danno alla nostra Costituzione un grado altissimo di leggibilita'". Un'estetica del linguaggio che corrisponde ad un'etica della comprensibilita': tutti i cittadini avrebbero dovuto comprendere i principi, i diritti, i doveri e l'organizzazione dello Stato, ossia il funzionamento della democrazia, come stabilito dalla Costituzione.

L'attuale riforma costituzionale costruisce invece articoli monstrum di lunghezza abnorme (il nuovo articolo 70 e' composto da 432 parole), con decine di rimandi interni, che rendono il linguaggio oscuro e incomprensibile ai cittadini. La Costituzione, da testo esemplare alla portata di tutti, viene trattata come un qualsiasi "decreto milleproroghe", comprensibile (forse) ai soli addetti ai lavori, in un Paese nel quale, oggi - secondo i dati OSCE - il 70% della popolazione e' incapace di comprendere il significato di un testo complesso.

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Il metodo

Anch'io - come il Movimento Nonviolento che ha diffuso un proprio documento sul referendum costituzionale - non ritengo immutabile la Costituzione italiana, ma sono convinto che diversi aspetti possano essere migliorati, per esempio, in un'ottica di maggiore apertura federalista, disarmista, ecologista, nonviolenta, aggiungendo ulteriori strumenti di democrazia partecipativa.

Tuttavia, la Costituzione vigente e' stata scritta da un'Assemblea costituente eletta con metodo rigorosamente proporzionale, in modo che tutte le componenti politiche - espressione della societa' civile - potessero essere rappresentate. L'unica esclusione fu rivolta al partito fascista, che aveva soppresso la democrazia e trascinato il Paese nella tragedia della guerra. Tutte le culture politiche democratiche contribuirono attivamente alla costruzione della Carta costituzionale del 1948, cercando punti di equilibrio tra le diverse sensibilita', in un'ottica inclusiva, perche' quella che si andava a definire era la Casa di tutti gli italiani, a prescindere dai diversi orientamenti politici. Per comprendere la tensione ideale che sorreggeva gli uomini e le donne che parteciparono alla stesura della Costituzione e' utile ricordare quanto raccontava Teresa Mattei, la piu' giovane tra le madri costituenti: "Al momento della votazione per l'art 11, cioe' quello contro la guerra - "L'Italia ripudia la guerra", e' stato scelto il termine piu' deciso e forte - tutte le donne che erano li', ventuno, siamo scese nell'emiciclo e ci siamo strette le mani tutte insieme, eravamo una catena, e gli uomini hanno applaudito".

La riforma attuale, al contrario, e' stata fortissimamente voluta dal governo in carica, anzi dalla maggioranza del partito del Presidente del Consiglio, contro tutte le opposizioni - parlamentari e non - contravvenendo anche al principio della separazione dei poteri, cosi' enunciato dal padre costituente Piero Calamandrei, fin dal 1947: "Quando l'Assemblea discutera' pubblicamente la nuova Costituzione, i banchi del governo dovranno essere vuoti; estraneo del pari deve rimanere il governo alla formulazione del progetto, se si vuole che questo scaturisca interamente dalla libera determinazione dell'Assemblea sovrana".

Infine, prima di essere modificata, la Costituzione andrebbe pienamente rispettata, attuata e sviluppata in tutte le sue potenzialità. Penso in particolare all'articolo 11, sul ripudio della guerra, e all'articolo 52, sull'istituzione di una Difesa che contempli anche forme civili, non armate e nonviolente. Invece, negli ultimi 25 anni nei quali il nostro Paese ha partecipato direttamente e indirettamente a innumerevoli imprese belliche, non solo la Costituzione non e' stata attuata - attraverso la costruzione dei "mezzi" alternativi alla guerra per la "risoluzione delle controversie internazionali" - ma e' stata piu' volte ripudiata (anziche' la guerra) dai governi che si sono succeduti. Compreso l'attuale.

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Il merito

Facendo parte di un Movimento fondato da personaggi che sono stai messi in galera dalle istituzioni italiane - Aldo Capitini da quelli fasciste perche' oppositore, Pietro Pinna da quelle repubblicane perche' obiettore di coscienza al servizio militare - non ho l'idolatria istituzionale, neanche di quella parlamentare, anche perche' - come scrive il Movimento Nonviolento - "nella nostra esperienza abbiamo verificato che molta della migliore politica si svolge nei movimenti che crescono dal basso e che i cambiamenti reali avvengano all'esterno delle aule istituzionali". Tuttavia, ho assoluto rispetto per le istituzioni repubblicane che sono espressione della sovranita' popolare, attraverso le forme della partecipazione e della rappresentanza, e penso che occorra maggiore apertura delle sedi parlamentari, non una loro ulteriore chiusura.

La cosiddetta "riforma costituzionale" ha, invece, tra i suoi obiettivi la riduzione del numero dei senatori - cioe' dei rappresentanti dei cittadini - e la sottrazione di una camera parlamentare, il Senato della Repubblica, all'elezione diretta da parte dei cittadini, consegnandola a un manipolo di politici nominati dai consigli regionali, che gia' rivestono un ruolo di rappresentanza politica (consiglieri regionali e sindaci). "E' l'introduzione - scrive il Movimento Nonviolento - anziche' di un elemento di democrazia diretta, come noi auspichiamo, di una superfetazione di ceto politico, che non risponde piu' direttamente ai cittadini elettori. Inoltre la diminuzione del numero di eletti direttamente dal popolo di fatto toglie rappresentanza e quindi potere agli elettori, scavando un ulteriore solco tra corpo elettorale e istituzioni democratiche".

Perche' questa sostanziale modifica nell'equilibrio degli organi dello Stato e nella restrizione della sovranita' popolare? Per velocizzare l'iter delle leggi, dicono i promotori della riforma, e per realizzare un risparmio sui costi della politica. Sulla prima motivazione e' stato ampiamente dimostrato, per esempio da Zagrelbesky e Pallante, che "dal punto di vista quantitativo, la produzione legislativa del Parlamento italiano e' in linea con quella dei Parlamenti dei piu' grandi Paesi europei" - le leggi che non vanno avanti sono fermate dai disaccordi tra le forze politiche - semmai il problema e' di fare buone leggi, ma questo non e' un problema che riguarda le istituzioni, ma chi le governa. Sui costi della politica, la Ragioneria generale dello Stato ha fatto sapere che il risparmio effettivo della riforma del Senato e' di circa 50 milioni. Ebbene, i dati presentati in anteprima dall'Osservatorio italiano sulle spese militari agli "Stati generali della difesa civile non armata e nonviolenta" di Trento del 4 e 5 novembre, dimostrano che il governo italiano spende 23 miliardi di euro all'anno in spese per la guerra, che divisi per i giorni dell'anno fanno 65 milioni al giorno. Dunque il governo stravolge la Costituzione della Repubblica per risparmiare 50 milioni di euro all'anno, mentre spende 65 milioni al giorno per preparare la guerra in spregio alla stessa Costituzione.

Al nuovo Senato saranno sottratti diversi importanti compiti costituzionali - come dare la fiducia al governo - ma non tutti. Anzi i futuri senatori part time potranno/dovranno intervenire su molti temi, attraverso un complesso groviglio di tempistiche differenziate (e molti costituzionalisti si chiedono come i consiglieri regionali e i sindaci senatori potranno esercitare la funzione primaria per la quale saranno stati eletti dai cittadini, dovendo - al contempo - rincorrere a Roma tutte le complicate scadenze per stare dietro all'attivita' legislativa del Senato). Eppure, tra i temi sottratti al Senato c'e' la responsabilita' sulla piu' grave delle decisioni che il parlamento puo' assumere: la possibilita' di "dichiarare guerra". La dichiarazione di guerra, normata come extrema ratio - all'interno di una Costituzione che nei "principi fondamentali" ripudia la guerra - e' attribuita, dall'art. 78 della Carta, ad entrambe le Camere. La riforma dell'articolo 78 attribuisce questa possibilita' alla sola Camera dei deputati "a maggioranza assoluta, conferendo al governo i poteri necessari". Poiche' la Camera dei deputati sara' eletta con una legge elettorale, il cosiddetto italicum - elaborata, in parallelo, dallo stesso governo e con le stesse modalita', che ha elaborato la riforma costituzionale - che consente alla piu' numerosa delle minoranze politiche di diventare, appunto, "maggioranza assoluta" alla Camera dei deputati e di guidare automaticamente il governo, ecco che la dichiarazione di guerra potra' essere decisa da una minoranza politica rispondente direttamente al governo. Con un'ulteriore gravissima conseguenza istituzionale, perche' la Costituzione prevede (art. 60 Cost) che lo "stato di guerra" e' l'unica condizione per la quale possa essere prorogata la durata delle Camere, e dunque rinviate le elezioni... Un pericolosissimo stravolgimento commentato anche, lucidamente, dal generale Fabio Mini: "non posso condividere una riforma che sottrae al Parlamento la decisione sulla piu' drammatica evenienza di uno Stato: la dichiarazione di guerra. La norma proposta indica infatti nel Governo, attraverso la sua ovvia e artificiosa maggioranza monocamerale, il responsabile di tale decisione. E' vero che sul piano pratico la cosa puo' sembrare ininfluente: nessuno piu' dichiara apertamente la guerra, ad eccezione degli Stati Uniti che ormai scendono in guerra per ogni cosa. Tuttavia, se la norma che equipara la dichiarazione di guerra a qualsiasi altro atto amministrativo puo' sembrare ininfluente sul piano pratico, non lo e' affatto sul piano istituzionale e della filosofia del diritto. In questo caso, l'abolizione del bicameralismo perfetto e' la chiara manifestazione della volonta' di banalizzare il ruolo delle istituzioni a partire dall'atto piu' drammatico delle loro funzioni: la deliberazione sulla guerra. Di fatto, il nuovo Parlamento e lo stesso Governo cessano di essere organi legislativi rappresentativi di tutto il Paese e perdono la qualita' fondamentale per autorizzare la guerra in nome del popolo italiano".

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La legittimita'

La riforma costituzionale oggetto del referendum e' stata elaborata da un Parlamento eletto con il piu' antidemocratico e discriminatorio dei sistemi elettorali che la storia della Repubblica registri, l'unico dichiarato incostituzionale dalla Corte costituzionale.

"La democrazia e' una cosa seria - scrive ancora il Movimento Nonviolento - e dunque riteniamo che un Parlamento eletto con una legge elettorale incostituzionale - perche' antidemocratica - avrebbe dovuto trovare velocemente un accordo su una nuova legge elettorale rispettosa delle indicazioni offerte dalla Corte costituzionale, con la quale andare, il piu' presto possibile, a nuove elezioni: e' un principio basilare di democrazia. Un Parlamento azzoppato, costituito prevalentemente da nominati, non puo' fare la piu' importante "riforma costituzionale" della storia della Repubblica italiana: e' un principio di legittimita'". In questo senso, molti autorevoli costituzionalisti si sono ampiamente espressi.

Ma accanto a questa evidente illegittimita' politica esiste un altrettanto grave problema di legittimita' morale. Il governo che ha voluto la riforma costituzionale "Renzi-Boschi" e' lo stesso che e' stato ripetutamente denunciato presso la magistratura dalla Rete italiana disarmo, perche' consente la fornitura di armi prodotte in Italia all'Arabia saudita, che le scarica sulla popolazione civile dello Yemen. E' una palese violazione delle legge 185/90 sul commercio delle armi - che, in coerenza con la Costituzione italiana, vieta il commercio di armi verso "Paesi in stato di conflitto armato" - in merito alla quale sono aperte due indagini, dalla Procura di Brescia e dalla Procura di Cagliari. In ultimo, il governo che vuole riformare la Costituzione italiana e' lo stesso che ha dato mandato al rappresentante italiano presso le Nazioni Unite, lo scorso 27 ottobre, di votare contro l'avvio delle procedure per la realizzazione del "Trattato internazionale per la messa al bando delle armi nucleari". Una vergogna.

Ecco - fuori dalle semplificazioni banalizzanti - mi pare che ci siano sufficienti ragioni di linguaggio, di metodo, di merito, di legittimita' - politica e morale - per votare No al referendum costituzionale del 4 dicembre.

 

3. MATERIALI. ALCUNI TESTI DEL MESE DI OTTOBRE 2016 (PARTE TERZA E CONCLUSIVA)

 

Riproponiamo qui alcuni testi apparsi sul nostro foglio nel mese di ottobre 2016.

 

4. "QUANDO DALLE TRINCEE E DALLE BARRICATE LE PERSONE COMINCIANO A PARLARSI, SMETTONO DI UCCIDERSI". NELLA XV GIORNATA DEL DIALOGO CRISTIANO-ISLAMICO ALCUNE PAROLE DETTE A VITERBO

 

"No, i morti non sono morti

e i vivi non sono vivi.

Non ci sono che uccisi e assassinati"

(David Maria Turoldo, Esame di coscienza)

 

In occasione della XV Giornata ecumenica del dialogo cristiano-islamico giovedi' 27 ottobre 2016 si e' svolto a Viterbo presso il "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" un incontro di riflessione e di testimonianza.

Nel corso dell'incontro sono stati rammemorati e commentati alcuni brevi passi dalla Torah, dai Vangeli, dal Corano, dalle opere di Confucio, dal canone buddista e da alcuni classici del pensiero come Averroe', Erasmo, Denis Diderot, Mary Wollstonecraft.

Nella condivisa riflessione si e' fatto riferimento a fondamentali ragionamenti e proposte di maestre e maestri del nostro tempo come Rosa Luxemburg, Virginia Woolf, Simone Weil, Martin Buber, Guido Calogero, Aldo Capitini, Hannah Arendt, Simone de Beauvoir, Ernesto Balducci, Emmanuel Levinas, Hans Jonas, Andre' Chouraqui, Franca Ongaro Basaglia, Assia Djebar, Albert Camus e Wangari Maathai.

Concludendo l'incontro il responsabile della struttura nonviolenta viterbese ha invitato a proseguire nell'impegno contro la guerra, contro il razzismo, contro il maschilismo; nell'impegno in difesa della vita, della dignita' e dei diritti di ogni essere umano; nell'impegno in difesa della biosfera casa comune dell'umanita'.

Di seguito riportiamo una sintesi dell'intervento conclusivo dell'incontro.

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1. Dinanzi alla strage nel Mediterraneo: quid agendum

La strage nel Mediterraneo ci convoca a un esame di coscienza e ad un agire conseguente.

Tre sono le cose che dobbiamo fare.

Cessare di fare le guerre; soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto; riconoscere ad ogni essere umano il diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.

Ovvero: opporsi alla guerra e a tutte le uccisioni, opporsi al razzismo e a tutte le persecuzioni, opporsi al maschilismo e a tutte le oppressioni; difendere i diritti umani di ogni essere umano e l'intera biosfera casa comune dell'umanita'.

E per far cessare le guerre occorre abolire gli eserciti e le armi, che sempre e solo sono nemici dell'umanita'.

E per far cessare il razzismo occorre abolire ogni schiavitu' e riconoscere finalmente l'umanita' di ogni essere umano.

E per far cessare la violenza maschilista occorre riconoscere che il maschilismo e' la prima radice e il primo paradigma di ogni oppressione, e che solo abbattendo la dominazione maschile si puo' liberare l'umanita' intera, cosicche' la lotta contro il maschilismo e' la prima e decisiva, e non si puo' sconfiggere la guerra e il razzismo, non si puo' sconficcare la guerra e il razzismo dal cuore dell'umanita', se non si sconfigge, se non si sconficca l'ideologia e la prassi del maschilismo.

La strage nel Mediterraneo e' diretta conseguenza delle guerre e della fame imposte ai popoli oppressi dalla politica imperialista, razzista e schiavista al soldo del capitale globalizzato e dalle democrature, dittature e mafie al suo servizio e ad esso subalterne e speculari.

La strage nel Mediterraneo e' altresi' immediato esito della politica dei governi europei che negano a innumerevoli esseri umani in fuga dalla guerra e dalla fame il fondamentale diritto alla vita impedendo loro di giungere nel nostro continente in modo legale e sicuro.

Ripetiamo ancora una volta che due provvedimenti legislativi sono indispensabili e urgenti per far cessare le stragi nel Mediterraneo e la schiavitu' e il razzismo in Italia: primo: riconoscere a tutti gli esseri umani il diritto di giungere nel nostro paese in modo legale e sicuro; secondo: riconoscere il diritto di voto a tutte le persone che vivono nel nostro paese.

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2. Il primo diritto, il primo dovere

Nella XV giornata ecumenica del dialogo cristiano-islamico, all'ascolto dei fondamentali valori affermati nella Torah come nei Vangeli come nel Corano, all'ascolto del messaggio che emerge dalle tre religioni del libro come da tutte le altre grandi religioni e le grandi filosofie dell'umanita', ed alla scuola delle pensatrici e dei pensatori che coralmente convocano al dialogo, alla solidarieta' che ogni essere umano riconosce e raggiunge, alla nonviolenza come politica prima e progrediente autocoscienza della comune civilta' umana, quest'oggi riaffermiamo una volta ancora che il primo diritto di ogni essere umano e' il diritto alla vita, che il primo dovere di ogni essere umano e' salvare le vite.

Come Terenzio, ognuno di noi sa di essere un essere umano e che quindi niente di umano gli e' estraneo. Sa che l'umanita' e' una e plurale, che esiste soltanto incarnata nelle innumerevoli persone che chiamiamo esseri umani ciascuna diversa da ogni altra, ciascuna ad ogni altra simile al punto che quella diversita' ci appare variazione e armonia, e quel disegno piu' vasto che quell'armonia compone appunto umanita' chiamiamo. E sa che l'umanita' e' anche la civilta' umana, ovvero il cammino storico sempre piu' autocosciente dell'umanita' nel suo processo di autoriconoscimento ed autoresponsabilizzazione.

A me sembra che con diversi linguaggi gli amici credenti delle diverse fedi e chi - come me - a nessuna religione aderisce in questo nostro dialogo, in questo nostro convivio, affermiamo sentimenti e ragionamenti e valori comuni: il dovere di difendere da ogni offesa le persone e la biosfera; il preferir soffrire anziche' far soffrire; il ripudio della guerra e dell'uccidere; la scelta della nonviolenza.

Il dialogo e' riconoscimento di umanita', di vicinanza ed eguaglianza di diritti, riconoscimento della comune facolta' di capire e capirsi - inter e infra -; ed e' anche condivisione dei beni e aiuto reciproco: il dialogo senza aiuto reciproco non e' dialogo, ma un sordo doppio monologo; il dialogo e' profonda empatia e discussione fraterna e sororale, franca e leale, accudente e critica, senza reticenze e senza omerta', senza paura e senza violenza. Ogni dialogo idealmente convoca sempre l''umanita' intera al colloquio corale, alla compresenza, alla responsabilita' per l'altro, all'incontro dell'io e del tu, del tu-tutti.

Il dialogo e' comprensione della pluralita' e unita' dell'umanita'; il dialogo e' la fine della mostrificazione dell'altro. Solo nel dialogo e' l'utopia concreta, il principio speranza, l'ortopedia del camminare eretti, l'inizio della lotta per la liberazione dell'umanita' da ogni menzogna, da ogni volenza, da ogni oppressione.

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3. Il volto nudo e sofferente dell'altro

Quando dalle trincee e dalle barricate le persone cominciano a parlarsi, smettono di uccidersi. Scoprono che ogni vittima ha il volto di Abele, che vi e' una sola umanita' e che tutti gli esseri umani ne fanno parte. Ritrovano nel fondo della coscienza quella regola d'oro che fonda ogni civile convivenza, ogni umana cultura: "Tratta le altre persone come vorresti che le altre persone trattassero te".

Quando ti appare il volto nudo e sofferente dell'altro che con la sua sola presenza ti dice "non uccidere", li' il dialogo e' gia' cominciato.

Il dialogo e' il contrario dell'uccidere, dell'opprimere, del negare.

Cessare di uccidere, salvare le vite: il primo dovere.

Che questa giornata del dialogo si estenda ad ogni essere umano, che questa giornata del dialogo si estenda ad ogni giorno avvenire.

 

5. L'ASSOCIAZIONE "RESPIRARE" ESPRIME VIVO APPREZZAMENTO PER LA PRIMA "GIORNATA NAZIONALE DI STUDIO SUGLI EFFETTI SANITARI E AMBIENTALI DEL TRASPORTO AEREO"

 

L'associazione "Respirare" esprime il suo vivo apprezzamento per la prima "Giornata nazionale di studio sugli effetti sanitari e ambientali del trasporto aereo" che si svolgera' a Firenze il 29 ottobre 2016 promossa dall'Associazione Italiana Medici per l'Ambiente (Isde Italia) con la partecipazione di illustri relatrici e relatori.

La drastica riduzione del trasporto aereo e' una urgente necessita'; ed ogni iniziativa che informi, documenti e coscientizzi in merito e' piu' che opportuna, doverosa.

Auguriamo quindi il miglior successo a questa prima Giornata ed auspichiamo altresi' che sia appunto la prima di una serie, fino ad ottenere l'esito di politiche dei trasporti finalmente ordinate al fine del bene comune dell'umanita' e del rispetto della biosfera.

Cessi immediatamente l'uso dell'aviazione a scopo di guerra, ovvero allo scopo di uccidere degli esseri umani.

Cessi immediatamente l'uso dell'aviazione a scopo di diporto, ovvero di consumo insensato di beni comuni, ambiente e salute, per il divertimento di pochi privilegiati a danno dell'intera umanita' presente e futura.

Cessi immediatamente l'uso dell'aviazione a scopo di trasporto di merci e persone ogni volta che sia possibile e adeguato sostituire il mezzo aereo con vettori di gran lunga meno inquinanti e con scelte ecologicamente piu' sostenibili (produzioni a chilometri zero, turismo responsabile e di prossimita', ferrovia...).

Cessi immediatamente l'abuso privatistico dell'aviazione.

Si utilizzi invece senza indugi il mezzo aereo per recare in salvo tutte le persone che si trovano in immediato pericolo di morte; per recare aiuti umanitari ovunque occorra; per soccorrere chi di soccorso ha estremo bisogno.

Nella presente distretta dell'umanita' ogni conoscenza applicata ed ogni tecnologia deve essere sussunta al criterio morale del bene comune; ogni politica deve essere primariamente orientata alla salvezza dell'umanita' e alla tutela della biosfera.

Vi e' una sola umanita' in un unico mondo vivente casa comune dell'umanita' intera.

 

6. "VITERBO OLTRE IL MURO": CONTRIBUTO ALLA RIFLESSIONE DEI COMITATI ED ALLA MOZIONE CONCLUSIVA DEL CONVEGNO DI FIRENZE DEL 29 OTTOBRE 2016

 

Premessa

Il gruppo di formazione e informazione nonviolenta "Viterbo oltre il muro" e' un'esperienza cui hanno preso parte molte delle persone che hanno condotto la vittoriosa lotta che ha impedito la realizzazione di un insensato e illegale mega-aeroporto a Viterbo nella preziosa area archeologica, naturalistica e termale del Bulicame di dantesca memoria. E tra esse anche persone che avevano gia' preso parte negli anni '70 e '80 al movimento che si oppose vittoriosamente alla centrale nucleare a Montalto di Castro, e negli anni '80 e '90 al movimento che si oppose vittoriosamente all'insensato e illegale progetto di una superstrada - la cosiddetta Supercassia - che avrebbe devastato irreversibilmente fondamentali beni naturali e storico-culturali del territorio altolaziale.

Le quattro tesi e i due documenti che di seguito proponiamo alla riflessione dei comitati e degli studiosi riuniti oggi a Firenze nella Giornata di studio promossa dall'Associazione italiana medici per l'ambiente (Isde Italia) sono elementi e frutto di quelle lotte nonviolente per difendere i diritti di tutti gli esseri umani e questo unico mondo vivente casa comune dell'umanita'; crediamo quindi che possano essere utili a quanti ovunque si impegnano per la drastica riduzione del trasporto aereo in difesa dei beni comuni, della vita, della dignita' e dei diritti umani di ogni persona, della civilta', della biosfera.

Offriamo queste tesi e questi documenti come contributo tanto alla riflessione dei comitati quanto alla stesura della mozione conclusiva del convegno.

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Quattro tesi

Tesi prima. Occorre impegnarsi per l'immediata drastica riduzione del trasporto aereo non solo per le ragioni scientifiche illustrate nelle relazioni di questo convegno, che confermano ad abundantiam l'evidente verita' che il trasporto aereo nuoce gravemente all'ambiente, alla salute delle persone e alla sicurezza delle comunita', ma anche per le seguenti ulteriori ragioni.

Tesi seconda. Cosi' come attualmente e' gestito il trasporto aereo, come l'automobilismo privato, come la televisione commerciale, e' incompatibile con la dignita' umana e con la democrazia. Se tutti gli esseri umani fruissero del trasporto aereo nei modi e nella misura delle classi dominanti e dei paesi ricchi il cielo sarebbe oscurato, l'atmosfera irrespirabile. Hic et nunc il trasporto aereo, come l'automobilismo privato e la televisione commerciale, e' costitutivamente legato alla societa' della diseguaglianza in cui il privilegio dei pochi e' pagato dalla sofferenza dei molti.

Tesi terza. Gli esseri umani, come ogni altra forma di vita, come la biosfera nel suo insieme, hanno dei limiti determinati dal loro statuto biologico. L'ideologia dell'onnipotenza e' una droga potente che come tutte le droghe altera la percezione della realta' e finisce col distruggere chi ne abusa. Cosi' come e' necessario e urgente rispettare i limiti della biosfera, e' parimenti necessario e urgente rispettare i limiti fisici e psichici delle persone, e quindi recedere da consumi e stili di vita insostenibili e distruttivi. Il mero fatto che delle cose siano disponibili, non implica che si debba necessariamente farne uso.

Tesi quarta. Una politica del trasporto aereo ragionevole e democratica dovrebbe:

a) proibire l'uso degli aeromobili per uccidere;

b) proibire l'uso del trasporto aereo a fini di divertimento;

c) limitare l'uso del trasporto aereo di merci e persone secondo criteri di effettiva necessita', pubblica utilita' e non sostituibilita';

d) consentire il trasporto aereo per fini di pubblica utilita', ed in particolare per soccorrere popolazioni e persone in pericolo, salvare vite umane, impedire o contrastare catastrofi, difendere la natura, i beni culturali, le infrastrutture civili.

Valgono per il trasporto aereo gli stessi valori morali che valgono per ogni umana attivita'. Anche l'ambito del trasporto aereo e' sussunto ai civili principi e alle norme giuridiche della Dichiarazione universale dei diritti umani e della Costituzione della Repubblica italiana.

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Due documenti

Primo documento. Volare fa male alla salute (2007)

1. Volare fa male alla salute

E innanzitutto alla salute di chi non vola.

Fa male alla salute dell'intera umanita' che subisce gli effetti del surriscaldamento del clima - la principale emergenza globale odierna - cui il trasporto aereo contribuisce in misura rilevantissima.

Fa male alla salute delle popolazioni che vivono nei pressi degli aeroporti che subiscono il pesantissimo inquinamento atmosferico e il non meno pesante inquinamento acustico.

Fa male alla salute dei cittadini dei Paesi come l'Italia (e come molti altri) che vedono lo Stato regalare immensi capitali alle compagnie aeree (sia elargendo giganteschi contributi diretti, sia concedendo scandalose ed incredibili esenzioni ed agevolazioni fiscali); lo stesso Stato che taglia spietatamente i servizi pubblici e il diritto alla salute e all'assistenza.

E fa male alla salute di chi vola, visto che e' una modalita' di trasporto non coerente con la stessa costituzione psicofisica ed esistenzial-culturale dell'essere umano.

Infine fa male anche alla salute degli altri animali: che anch'essi sono esseri viventi e provano sofferenza. Ma come volete che si preoccupino degli altri animali quei potenti rapinatori che non si preoccupano neppure delle sofferenze che - per arricchirsi e sperperare, per  appropriarsi privatamente ed egoisticamente consumare cio' che e' di tutti, a tutti rubandolo - infliggono tanti e tali danni agli altri esseri umani?

2. Volare fa male all'ambiente

Il trasporto aereo danneggia enormemente l'ecosistema planetario nella sua globalita'.

Danneggia enormemente gli ecosistemi locali.

Impedisce la realizzazione di modelli di mobilita' coerenti con modelli di sviluppo autocentrati, con tecnologie appropriate, ecologicamente sostenibili, economicamente adeguati ai bisogni e alle culture delle popolazioni, e democraticamente controllabili.

3. Volare e' antieconomico

Perche' e' estremamente energivoro, mentre l'umanita' ha bisogno di un'economia della sobrieta' e della condivisione che consideri il dato di fatto dei limiti della biosfera e della scarsita' delle risorse.

Perche' e' il modo di trasporto piu' costoso: non ve ne e' una adeguata percezione pubblica perche' i costi vengono esternalizzati: gli Stati sovvenzionano le compagnie aeree con fiumi di denaro ed agevolazioni; i costi ambientali e sociali vengono pagati dalle popolazioni; i lavoratori sono spesso precari e quindi costantemente sotto minaccia. La maggior parte della popolazione e' tenuta del tutto all'oscuro del fatto che ingenti risorse pubbliche che vengono sottratte ai diritti e al benessere delle persone, vengono sperperate a profitto delle compagnie aeree e dei prominenti che ruotano intorno al grande affare.

Perche' danneggia le economie locali, imponendo nocivita', costi, relazioni sociali insostenibili.

4. Volare e' pericoloso

Il trasporto aereo e' pericoloso per il pianeta.

Il trasporto aereo e' pericoloso per l'ambiente naturale e per i beni storici e culturali.

Il trasporto aereo e' pericoloso per le persone: danni certi alla salute, estrema pericolosita' degli incidenti, degrado della qualita' della vita.

Il trasporto aereo e' pericoloso per le liberta' civili: specialmente dopo la tragedia dell'11 settembre 2001 esso implica un enorme incremento dei controlli e quindi una crescente militarizzazione degli impianti, sui territori, nei confronti delle comunita' locali e della vita quotidiana delle persone.

5. Volare e' alienante

Volare fa male alla percezione di se' e del mondo.

Aeroporti ed aerei sono cio' che l'antropologia contemporanea chiama "nonluoghi": in cui  decisive esperienze umane, sia percettive che conoscitive nel senso piu' ampio e profondo, vengono inibite e represse; in cui vige e viene imposto un modello di presenza al mondo, di essere nel mondo (l'in-der-welt-sein di heideggeriana memoria) tendenzialmente dereistico, pesantemente deresponsabilizzante, fortemente eterodiretto.

Quell'esperienza decisiva della cultura umana che e' il viaggio, come iniziazione e scoperta, come ricerca di se' e dialogo con l'altro da se', qui si annienta nel vuoto di ambienti tutti uguali in una logica che si modella su schemi di condotta coatti e tendenzialmente totalitari.

6. Finanziare il trasporto aereo significa togliere risorse dove sono necessarie

Il trasporto aereo toglie risorse alla mobilita' sostenibile.

Il trasporto aereo toglie risorse al turismo responsabile.

Il trasporto aereo toglie risorse ai servizi pubblici a beneficio delle persone bisognose.

Il trasporto aereo toglie risorse a politiche di giustizia e di solidarieta'.

Il trasporto aereo toglie risorse alle possibilita' di un'occupazione sicura e dignitosa.

7. Della virtu' del limite

Il volo lasciamolo agli uccelli.

Il cielo lasciamolo alle stelle.

Cessiamo di volere tutto e tutto distruggere.

E' l'unica Terra che abbiamo.

Vi e' una sola umanita'.

*

Secondo documento. Mozione per la riduzione del trasporto aereo approvata all'unanimita' dal congresso nazionale del Movimento Nonviolento tenutosi a Verona dal primo al 3 novembre 2007

Il Congresso del Movimento Nonviolento

- impegnato nella difesa della biosfera fortemente minacciata dal surriscaldamento del clima;

- consapevole del pesante contributo che al surriscaldamento del clima da' il trasporto aereo;

- cosciente altresi' che il trasporto aereo costituisce una forma di mobilita' altamente inquinante e devastante per l'ambiente e dannosa per la salute e il benessere delle persone, fortemente energivora, interna ad un modello di sviluppo ecologicamente insostenibile, assai costosa per l'intera collettivita' locale e l'intera umanita' vivente che in larghissima parte neppure ne fruisce;

esprime sostegno ai movimenti che si impegnano per la drastica riduzione del trasporto aereo;

ed in tal ambito sostiene i movimenti e le iniziative che con la scelta della nonviolenza e la forza della democrazia, in difesa della legalita' e dei diritti umani di tutti gli esseri umani:

a) si oppongono alla realizzazione di nuovi aeroporti (e all'ampliamento degli aeroporti esistenti) laddove non ve ne sia una vera necessita' ma essi siano realizzati per promuovere forme di turismo "mordi e fuggi" legate a una fruizione consumista, alienata, usurante e mercificata dei beni ambientali e culturali, e ad un'esperienza del viaggiare che non sia arricchimento di conoscenza ma asservimento agli imperativi delle agenzie della narcosi pubblicitaria;

b) si impegnano per la riduzione drastica ed immediata del carico di voli dei sedimi aeroportuali collocati a ridosso di centri abitati gia' pesantemente gravati e fin soffocati dall'attivita' aeroportuale;

c) chiedono la cessazione dello sperpero di pubblico denaro per finanziare le compagnie aeree;

d) chiedono che cessino le agevolazioni e le esenzioni fiscali alle compagnie aeree;

e) si oppongono alle condotte gravemente antisindacali e violatrici dei diritti dei lavoratori messe in atto da eminenti compagnie aeree;

f) difendono il diritto alla salute, i beni culturali e ambientali, gli ecosistemi locali e l'ecosistema planetario, i diritti dell'umanita' presente e delle generazioni future, minacciati dal dissennato incremento del trasporto aereo;

g) si impegnano per il rigoroso rispetto della legislazione in materia di difesa dell'ambiente, della salute, dei beni comuni;

h) chiedono che tutte le strutture aeroportuali realizzate e realizzande siano sottoposte senza eccezioni alla dirimente verifica della compatibilita' con quanto disposto dalla vigente legislazione italiana ed europea in materia di Valutazione d'impatto ambientale (Via) e di Valutazione ambientale strategica (Vas);

i) si oppongono alle attivita' militari che violano l'art. 11 della Costituzione e ad ogni ampliamento delle basi aeronautiche militari, e particolarmente alla presenza e all'ampliamento di basi aeronautiche militari di stati stranieri e di coalizioni intese a, o impegnate in, attivita' belliche che la Costituzione ripudia;

l) promuovono forme di mobilita' sostenibile, modelli di sviluppo autocentrati con tecnologie appropriate, scelte economiche ecocompatibili, eque e solidali;

m) promuovono una cultura della mobilita' e del viaggio sostenibile, conviviale, solidale, aperta all'incontro e all'ascolto reciproco, rispettosa delle persone e dell'ambiente;

n) si impegnano per la riduzione del surriscaldamento climatico e per la difesa della biosfera.

*

Conclusione

Alle ragioni scientifiche a sostegno della drastica riduzione del trasporto aereo si sommano quelle morali, giuridiche, antropologiche: questa ragioni convergono nella richiesta di una politica della mobilita' che sia coerente col fine primario del rispetto dei diritti umani di tutti gli esseri umani comprese le generazioni future, col fine primario della tutela della biosfera casa comune dell'umanita'.

Anche da questa Giornata di studio si levi un appello alle persone di volonta' buona, alla societa' civile globale, alle istituzioni democratiche, affinche' si adottino politiche che abbiano come centro e come fine il benessere delle persone e non il profitto degli speculatori, la civile convivenza e non la sopraffazione, la sobria condivisione dei beni comuni e non il consumismo dissennato; affinche' si adottino politiche di pace, di giustizia e di solidarieta'; affinche' si adottino politiche responsabili che inverino i diritti umani.

Ridurre il trasporto aereo; difendere ambiente, salute e diritti; porsi sulla via della nonviolenza, della sobrieta', della condivisione, della civile e responsabile convivenza.

"Viterbo oltre il muro", gruppo di formazione e informazione nonviolenta

Viterbo, 29 ottobre 2016

 

7. 4 NOVEMBRE: OGNI VITTIMA HA IL VOLTO DI ABELE

 

Anche quest'anno il 4 novembre si svolge in vari luoghi d'Italia l'iniziativa "Ogni vittima ha il volto di Abele", che avra' come suo riferimento principale l'incontro che si terra' a Trento degli "Stati generali della Difesa civile non armata e nonviolenta" (per ulteriori informazioni: sito: www.difesacivilenonviolenta.org, e-mail: an at nonviolenti.org).

*

La campagna "Ogni vittima ha il volto di Abele" propone che il 4 novembre si realizzino in tutte le citta' d'Italia commemorazioni nonviolente delle vittime di tutte le guerre, commemorazioni che siano anche solenne impegno contro tutte le guerre e le violenze.

Affinche' il 4 novembre, anniversario della fine dell'"inutile strage" della prima guerra mondiale, cessi di essere il giorno in cui i poteri assassini irridono gli assassinati, e diventi invece il giorno in cui nel ricordo degli esseri umani defunti vittime delle guerre gli esseri umani viventi esprimono, rinnovano, inverano l'impegno affinche' non ci siano mai piu' guerre, mai piu' uccisioni, mai piu' persecuzioni.

Queste iniziative di commemorazione e di impegno morale e civile devono essere rigorosamente nonviolente. Non devono dar adito ad equivoci o confusioni di sorta; non devono essere in alcun modo ambigue o subalterne; non devono prestare il fianco a fraintendimenti o mistificazioni. Queste iniziative di addolorato omaggio alle vittime della guerra e di azione concreta per promuovere la pace e difendere le vite, devono essere rigorosamente nonviolente.

Occorre quindi che si svolgano in orari distanti e assolutamente distinti dalle ipocrite celebrazioni dei poteri armati, quei poteri che quelle vittime fecero morire.

Ed occorre che si svolgano nel modo piu' austero, severo, solenne: depositando omaggi floreali dinanzi alle lapidi ed ai sacelli delle vittime delle guerre, ed osservando in quel frangente un rigoroso silenzio.

Ovviamente prima e dopo e' possibile ed opportuno effettuare letture e proporre meditazioni adeguate, argomentando ampiamente e rigorosamente perche' le persone amiche della nonviolenza rendono omaggio alle vittime della guerra e perche' convocano ogni persona di retto sentire e di volonta' buona all'impegno contro tutte le guerre, e come questo impegno morale e civile possa concretamente limpidamente darsi. Dimostrando che solo opponendosi a tutte le guerre si onora la memoria delle persone che dalle guerre sono state uccise. Affermando il diritto e il dovere di ogni essere umano e la cogente obbligazione di ogni ordinamento giuridico democratico di adoperarsi per salvare le vite, rispettare la dignita' e difendere i diritti di tutti gli esseri umani.

A tutte le persone amiche della nonviolenza chiediamo di diffondere questa proposta e contribuire a questa iniziativa.

Contro tutte le guerre, contro tutte le uccisioni, contro tutte le persecuzioni.

Per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani.

Ogni vittima ha il volto di Abele.

Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.

 

8. IL 4 NOVEMBRE DALLA PARTE DELLE VITTIME, CONTRO TUTTE LE UCCISIONI

 

Il prossimo 4 novembre in varie citta' d'Italia si rinnova l'iniziativa nonviolenta "Ogni vittima ha il volto di Abele", che consiste in commemorazioni nonviolente delle vittime di tutte le guerre, commemorazioni che sono anche solenne impegno contro tutte le guerre e le violenze.

Quest'anno in particolare si svolgeranno a Trento gli "Stati generali della Difesa civile non armata e nonviolenta".

Di seguito il testo dell'appello che invita tutte le persone di volonta' buona a un 4 novembre dalla parte delle vittime, dalla parte dell'umanita', contro la guerra e contro tutte le uccisioni.

Ogni vittima ha il volto di Abele.

Il primo dovere e' salvare le vite.

Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.

*

4 NOVEMBRE 2016: NON FESTA, MA LUTTO. A TRENTO GLI "STATI GENERALI DELLA DIFESA CIVILE NON ARMATA E NONVIOLENTA". OGNI VITTIMA HA IL VOLTO DI ABELE

4 novembre 2016: non festa, ma lutto

Cento anni dopo: basta guerre

Un'altra difesa e' possibile

A Trento gli "Stati generali della Difesa civile non armata e nonviolenta"

Il Movimento Nonviolento, PeaceLink, il Centro di ricerca per la pace e i diritti umani di Viterbo e l'Associazione Antimafie Rita Atria lanciano per il 4 novembre l'iniziativa "Ogni vittima ha il volto di Abele", affinche' in ogni citta' si svolgano commemorazioni nonviolente delle vittime di tutte le guerre.

Ogni vittima ha il volto di Abele

Proponiamo che il 4 novembre si realizzino in tutte le citta' d'Italia commemorazioni nonviolente delle vittime di tutte le guerre, commemorazioni che siano anche solenne impegno contro tutte le guerre e le violenze. Affinche' il 4 novembre, anniversario della fine dell'"inutile strage" della prima guerra mondiale, cessi di essere il giorno in cui i poteri assassini irridono gli assassinati, e diventi invece il giorno in cui nel ricordo degli esseri umani defunti vittime delle guerre gli esseri umani viventi esprimono, rinnovano, inverano l'impegno affinche' non ci siano mai piu' guerre, mai piu' uccisioni, mai piu' persecuzioni.

Oltre cento anni dopo lo scoppio della prima guerra mondiale, mentre e' tragicamente in corso la "terza guerra mondiale a pezzi", e' ora di dire basta.

Per questo sosteniamo la campagna "Un'altra difesa e' possibile" che ha depositato in Parlamento la proposta di legge di iniziativa popolare per l'istituzione e il finanziamento del Dipartimento per la difesa civile, non armata e nonviolenta.

Obiettivo della campagna e' quello di organizzare la difesa civile, non armata e nonviolenta - ossia la difesa della Costituzione e dei diritti civili e sociali che in essa sono affermati; la preparazione di mezzi e strumenti non armati di intervento nelle controversie internazionali; la difesa dell'integrita' della vita, dei beni e dell'ambiente dai danni che derivano dalle calamita' naturali, dal consumo di territorio e dalla cattiva gestione dei beni comuni - anziche' finanziare cacciabombardieri, sommergibili, portaerei e missioni di guerra, che lasciano il Paese indifeso dalle vere minacce che lo colpiscono e lo rendono invece minaccioso agli occhi del mondo. La Campagna vuole aprire un confronto pubblico per ridefinire i concetti di difesa, sicurezza, minaccia, dando centralita' alla Costituzione che "ripudia la guerra" (art. 11), afferma la difesa dei diritti di cittadinanza ed affida ad ogni cittadino il "sacro dovere della difesa della patria" (art. 52).

Il 4 e 5 novembre a Trento i promotori della campagna "Un'altra difesa e' possibile" e il Forum Trentino per la Pace e i diritti umani hanno convocato gli "Stati generali della Difesa civile non armata e nonviolenta", un primo passo per coordinare e creare un confronto tra i diversi soggetti che gia' ora agiscono nel settore della difesa civile: le istituzioni preposte alla Difesa, alla Protezione civile, al Servizio Civile Nazionale, la ricerca sulla risoluzione nonviolenta dei conflitti, il Terzo Settore e le organizzazioni non governative che lavorano per la pace e il disarmo.

Tutti coloro che non potranno essere con noi fisicamente a Trento, si uniscano idealmente in una sorta di staffetta civile tra commemorazioni nonviolente delle vittime di tutte le guerre, ribadendo che il 4 novembre e' giorno di lutto e non di festa per la partecipazione all'inutile strage della prima guerra mondiale. Ovunque sia possibile, in ogni piazza d'Italia. Queste iniziative di commemorazione e di impegno morale e civile devono essere rigorosamente nonviolente. Non devono dar adito ad equivoci o confusioni di sorta; non devono essere in alcun modo ambigue o subalterne; non devono prestare il fianco a fraintendimenti o mistificazioni. Queste iniziative di addolorato omaggio alle vittime della guerra e di azione concreta per promuovere la pace e difendere le vite, devono essere rigorosamente nonviolente. Occorre quindi che si svolgano in orari distanti e assolutamente distinti dalle ipocrite celebrazioni dei poteri armati, quei poteri che quelle vittime fecero morire. Ed occorre che si svolgano nel modo piu' austero, severo, solenne: depositando omaggi floreali dinanzi alle lapidi ed ai sacelli delle vittime delle guerre, ed osservando in quel frangente un rigoroso silenzio. Ovviamente prima e dopo e' possibile ed opportuno effettuare letture e proporre meditazioni adeguate, argomentando ampiamente e rigorosamente perche' le persone amiche della nonviolenza rendono omaggio alle vittime della guerra e perche' convocano ogni persona di retto sentire e di volonta' buona all'impegno contro tutte le guerre, e come questo impegno morale e civile possa concretamente limpidamente darsi. Dimostrando che solo opponendosi a tutte le guerre si onora la memoria delle persone che dalle guerre sono state uccise. Affermando il diritto e il dovere di ogni essere umano e la cogente obbligazione di ogni ordinamento giuridico democratico di adoperarsi per salvare le vite, rispettare la dignita' e difendere i diritti di tutti gli esseri umani.

*

Per informazioni sulla campagna "Un'altra difesa e' possibile"

vai al sito www.difesacivilenonviolenta.org

Segreteria della Campagna c/o il Movimento Nonviolento

*

A tutte le persone amiche della nonviolenza chiediamo di diffondere questa proposta e contribuire a questa iniziativa. Contro tutte le guerre, contro tutte le uccisioni, contro tutte le persecuzioni. Per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani.

Ogni vittima ha il volto di Abele. Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.

*

Movimento Nonviolento

per contatti: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. e fax 0458009803

e-mail:an at nonviolenti.org, siti: www.nonviolenti.org e www.azionenonviolenta.it

PeaceLink

per contatti: e-mail: info at peacelink.it, sito: www.peacelink.it

Centro di ricerca per la pace e i diritti umani di Viterbo

per contatti: e-mail: nbawac at tin.it, web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

Associazione Antimafie Rita Atria

per contatti: e-mail: abruzzo at ritaatria.it, sito: www.ritaatria.it

 

9. DEL TERREMOTO E DELLA GUERRA. MINIMA UNA MEDITAZIONE PER IL 4 NOVEMBRE

 

Il 4 novembre i movimenti nonviolenti commemoreranno le vittime di tutte le guerre con il motto "Ogni vittima ha il volto di Abele".

E denunceranno ancora una volta la criminale follia della guerra, che sempre e solo consiste nell'uccisione di esseri umani.

Ogni persona senziente e pensante sa che il primo diritto di ogni essere umano e' il diritto alla vita, senza del quale nessun altro diritto sussiste; e che quindi il primo dovere di ogni essere umano e' rispettare, difendere, salvare le vite.

In questi giorni in cui il terremoto ci ricorda ancora una volta la nostra fragilita', riaffermiamo questa semplice verita': che tutti gli esseri umani devono unirsi contro il male e la morte, per recarsi reciproco aiuto e conforto.

Tutte le risorse siano destinate a salvare le vite.

Nessuna risorsa sia destinata a sopprimerle.

Abolire le guerre, abolire gli eserciti, abolire le armi.

Far cessare tutte le uccisioni.

Soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto.

Ogni vittima ha il volto di Abele.

 

10. ANCORA DALLA TERRA DESOLATA

 

La scossa ha rimesso in moto il pendolo

fermo da anni dietro la catasta

dei libri, il ticchettio

da insetto vorace, da bomba innescata

e il rintocco bronzeo dell'ora

che passa e non torna.

 

Crollano case e chiese, massicciate

e crepe si aprono nei muri

siamo cosi' minuscoli e indifesi

siamo cosi' pestiferi e vani.

 

Uno slittare di sassi sotterra distrugge in un soffio

in una lieve nuvola di polvere

interi popoli, intere civilta'

e noi continuiamo a farci guerra

le nostre infami oscene ridicole guerre

con ridicoli osceni infami pretesti

per strapparci l'un l'altro a graffi e morsi

i denari, le vesti, le budella

il possesso di fango e pietrisco

la vita, quest'unica vita

di carne che soffre e parole pensate

a brano a brano

con la lama del coltello da cucina

con le bombe dagli aerei altorombanti

a scorpioni e frustate

siamo cosi' minuscoli e indifesi

siamo cosi' pestiferi e vani.

 

Ha il volto di Abele ogni vittima.

Abolire le guerre, gli eserciti, le armi.

Soccorrere, accogliere, assistere

ogni persona bisognosa di aiuto.

 

Una sola umanita'

un'unica casa comune.

Sii tu l'umanita' come dovrebbe essere.

 

Cessare di uccidere

salvare le vite

il primo dovere.

 

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SENZA ODIO, SENZA VIOLENZA, SENZA PAURA

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Al referendum votiamo No alla riforma costituzionale golpista

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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XVII)

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100

Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it, centropacevt at gmail.com, web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

Numero 41 del 21 novembre 2016