[Nonviolenza] La domenica della nonviolenza. 396



 

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LA DOMENICA DELLA NONVIOLENZA

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Supplemento domenicale de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XVII)

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 396 del 6 novembre 2016

 

In questo numero:

1. Papa Francesco: Discorso ai partecipanti al III incontro mondiale dei movimenti popolari

2. 4 novembre 2016: non festa, ma lutto. A Trento gli "Stati generali della Difesa civile non armata e nonviolenta". Ogni vittima ha il volto di Abele

3. Il 4 novembre a Messina

4. Il 4 novembre a Palmi

5. Ieri a Roma

6. Il 7 novembre a Orte

7. Il 19 novembre a Nepi

8. Due provvedimenti indispensabili per far cessare le stragi nel Mediterraneo e la schiavitu' in Italia

9. Verso la "Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne" del 25 novembre

10. Un appello nonviolento per il 4 dicembre: Un parlamento eletto dal popolo, uno stato di diritto, una democrazia costituzionale. Al referendum votiamo No al golpe

11. Peppe Sini: Dieci coltellate. Minima una guida al referendum

12. La "Carta" del Movimento Nonviolento

 

1. DOCUMENTAZIONE. PAPA FRANCESCO: DISCORSO AI PARTECIPANTI AL III INCONTRO MONDIALE DEI MOVIMENTI POPOLARI

[Dal sito ufficiale del Vaticano riprendiamo il testo italiano del discorso tenuto da papa Francesco al III incontro mondiale dei movimenti popolari svoltosi a Roma sabato 5 novembre 2016]

 

Fratelli e sorelle buon pomeriggio!

In questo nostro terzo incontro esprimiamo la stessa sete, la sete di giustizia, lo stesso grido: terra, casa e lavoro per tutti.

Ringrazio i delegati che sono venuti dalle periferie urbane, rurali e industriali dei cinque continenti, piu' di 60 Paesi, che sono venuti per discutere ancora una volta su come difendere questi diritti che radunano. Grazie ai Vescovi che sono venuti ad accompagnarvi. Grazie alle migliaia di italiani ed europei che si sono uniti oggi al termine di questo incontro. Grazie agli osservatori e ai giovani impegnati nella vita pubblica che sono venuti con umilta' ad ascoltare ed imparare. Quanta speranza ho nei giovani! Ringrazio anche Lei, Cardinale Turkson, per il lavoro che avete fatto nel Dicastero; e vorrei anche ricordare il contributo dell'ex Presidente uruguaiano Jose' Mujica che e' presente.

Nel nostro ultimo incontro, in Bolivia, con maggioranza di latinoamericani, abbiamo parlato della necessita' di un cambiamento perche' la vita sia degna, un cambiamento di strutture; inoltre di come voi, i movimenti popolari, siete seminatori di cambiamento, promotori di un processo in cui convergono milioni di piccole e grandi azioni concatenate in modo creativo, come in una poesia; per questo ho voluto chiamarvi "poeti sociali"; e abbiamo anche elencato alcuni compiti imprescindibili per camminare verso un'alternativa umana di fronte alla globalizzazione dell'indifferenza: 1. mettere l'economia al servizio dei popoli; 2. costruire la pace e la giustizia; 3. difendere la Madre Terra.

Quel giorno, con la voce di una "cartonera" e di un contadino, vennero letti, alla conclusione, i dieci punti di Santa Cruz de la Sierra, dove la parola cambiamento era carica di gran contenuto, era legata alle cose fondamentali che voi rivendicate: lavoro dignitoso per quanti sono esclusi dal mercato del lavoro; terra per i contadini e le popolazioni indigene; abitazioni per le famiglie senza tetto; integrazione urbana per i quartieri popolari; eliminazione della discriminazione, della violenza contro le donne e delle nuove forme di schiavitu'; la fine di tutte le guerre, del crimine organizzato e della repressione; liberta' di espressione e di comunicazione democratica; scienza e tecnologia al servizio dei popoli. Abbiamo ascoltato anche come vi siete impegnati ad abbracciare un progetto di vita che respinga il consumismo e recuperi la solidarieta', l'amore tra di noi e il rispetto per la natura come valori essenziali. E' la felicita' di "vivere bene" cio' che voi reclamate, la "vita buona", e non quell'ideale egoista che ingannevolmente inverte le parole e propone la "bella vita".

Noi che oggi siamo qui, di origini, credenze e idee diverse, potremmo non essere d'accordo su tutto, sicuramente la pensiamo diversamente su molte cose, ma certamente siamo d'accordo su questi punti.

Ho saputo anche di incontri e laboratori tenuti in diversi Paesi, dove si sono moltiplicati i dibattiti alla luce della realta' di ogni comunita'. Questo e' molto importante perche' le soluzioni reali alle problematiche attuali non verranno fuori da una, tre o mille conferenze: devono essere frutto di un discernimento collettivo che maturi nei territori insieme con i fratelli, un discernimento che diventa azione trasformatrice "secondo i luoghi, i tempi e le persone", come diceva sant'Ignazio. Altrimenti, corriamo il rischio delle astrazioni, di "certi nominalismi dichiarazionisti (slogans) che sono belle frasi ma che non riescono a sostenere la vita delle nostre comunita'" (Lettera al Presidente della Pontificia Commissione per l'America Latina, 19 marzo 2016). Sono slogan! Il colonialismo ideologico globalizzante cerca di imporre ricette sovraculturali che non rispettano l'identita' dei popoli. Voi andate su un'altra strada che e', allo stesso tempo, locale e universale. Una strada che mi ricorda come Gesu' chiese di organizzare la folla in gruppi di cinquanta per distribuire il pane (cfr Omelia nella Solennita' del Corpus Domini, Buenos Aires, 12 giugno 2004).

Poco fa abbiamo potuto vedere il video che avete presentato come conclusione di questo terzo incontro. Abbiamo visto i vostri volti nelle discussioni su come affrontare "la disuguaglianza che genera violenza". Tante proposte, tanta creativita', tanta speranza nella vostra voce che forse avrebbe piu' motivi per lamentarsi, rimanere bloccata nei conflitti, cadere nella tentazione del negativo. Eppure guardate avanti, pensate, discutete, proponete e agite. Mi congratulo con voi, vi accompagno e vi chiedo di continuare ad aprire strade e a lottare. Questo mi da' forza, questo ci da' forza. Credo che questo nostro dialogo, che si aggiunge agli sforzi di tanti milioni di persone che lavorano quotidianamente per la giustizia in tutto il mondo, sta mettendo radici.

Vorrei toccare alcuni temi piu' specifici, che sono quelli che ho ricevuto da voi e che mi hanno fatto riflettere e che ora vi riporto, in questo momento.

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Il terrore e i muri

Tuttavia, questa germinazione, che e' lenta - quella alla quale mi riferivo -, che ha i suoi tempi come tutte le gestazioni, e' minacciata dalla velocita' di un meccanismo distruttivo che opera in senso contrario. Ci sono forze potenti che possono neutralizzare questo processo di maturazione di un cambiamento che sia in grado di spostare il primato del denaro e mettere nuovamente al centro l'essere umano, l'uomo e la donna. Quel "filo invisibile" di cui abbiamo parlato in Bolivia, quella struttura ingiusta che collega tutte le esclusioni che voi soffrite, puo' consolidarsi e trasformarsi in una frusta, una frusta esistenziale che, come nell'Egitto dell'Antico Testamento, rende schiavi, ruba la liberta', colpisce senza misericordia alcuni e minaccia costantemente altri, per abbattere tutti come bestiame fin dove vuole il denaro divinizzato.

Chi governa allora? Il denaro. Come governa? Con la frusta della paura, della disuguaglianza, della violenza economica, sociale, culturale e militare che genera sempre piu' violenza in una spirale discendente che sembra non finire mai. Quanto dolore e quanta paura! C'e' - l'ho detto di recente - c'e' un terrorismo di base che deriva dal controllo globale del denaro sulla terra e minaccia l'intera umanita'. Di questo terrorismo di base si alimentano i terrorismi derivati come il narco-terrorismo, il terrorismo di stato e quello che alcuni erroneamente chiamano terrorismo etnico o religioso. Ma nessun popolo, nessuna religione e' terrorista! E' vero, ci sono piccoli gruppi fondamentalisti da ogni parte. Ma il terrorismo inizia quando "hai cacciato via la meraviglia del creato, l'uomo e la donna, e hai messo li' il denaro" (Conferenza stampa nel volo di ritorno del Viaggio Apostolico in Polonia, 31 luglio 2016). Tale sistema e' terroristico.

Quasi cent'anni fa, Pio XI prevedeva l'affermarsi di una dittatura economica globale che chiamo' "imperialismo internazionale del denaro" (Lett. enc. Quadragesimo anno, 15 maggio 1931, 109). Sto parlando dell'anno 1931! L'aula in cui ora ci troviamo si chiama "Paolo VI", e fu Paolo VI che denuncio' quasi cinquant'anni fa, la "nuova forma abusiva di dominio economico sul piano sociale, culturale e anche politico" (Lett. ap. Octogesima adveniens, 14 maggio 1971, 44). Anno 1971. Sono parole dure ma giuste dei miei predecessori che scrutarono il futuro. La Chiesa e i profeti dicono, da millenni, quello che tanto scandalizza che lo ripeta il Papa in questo tempo in cui tutto cio' raggiunge espressioni inedite. Tutta la dottrina sociale della Chiesa e il magistero dei miei predecessori si ribella contro l'idolo denaro che regna invece di servire, tiranneggia e terrorizza l'umanita'.

Nessuna tirannia si sostiene senza sfruttare le nostre paure. Questo e' una chiave! Da qui il fatto che ogni tirannia sia terroristica. E quando questo terrore, che e' stato seminato nelle periferie con massacri, saccheggi, oppressione e ingiustizia, esplode nei centri con diverse forme di violenza, persino con attentati odiosi e vili, i cittadini che ancora conservano alcuni diritti sono tentati dalla falsa sicurezza dei muri fisici o sociali. Muri che rinchiudono alcuni ed esiliano altri. Cittadini murati, terrorizzati, da un lato; esclusi, esiliati, ancora piu' terrorizzati, dall'altro. E' questa la vita che Dio nostro Padre vuole per i suoi figli?

La paura viene alimentata, manipolata... Perche' la paura, oltre ad essere un buon affare per i mercanti di armi e di morte, ci indebolisce, ci destabilizza, distrugge le nostre difese psicologiche e spirituali, ci anestetizza di fronte alla sofferenza degli altri e alla fine ci rende crudeli. Quando sentiamo che si festeggia la morte di un giovane che forse ha sbagliato strada, quando vediamo che si preferisce la guerra alla pace, quando vediamo che si diffonde la xenofobia, quando constatiamo che guadagnano terreno le proposte intolleranti; dietro questa crudelta' che sembra massificarsi c'e' il freddo soffio della paura. Vi chiedo di pregare per tutti coloro che hanno paura, preghiamo che Dio dia loro coraggio e che in questo anno della misericordia possa ammorbidire i nostri cuori. La misericordia non e' facile, non e' facile... richiede coraggio. Per questo Gesu' ci dice: "Non abbiate paura" (Mt 14,27), perche' la misericordia e' il miglior antidoto contro la paura. E' molto meglio degli antidepressivi e degli ansiolitici. Molto piu' efficace dei muri, delle inferriate, degli allarmi e delle armi. Ed e' gratis: e' un dono di Dio.

Cari fratelli e sorelle, tutti i muri cadono. Tutti. Non lasciamoci ingannare. Come avete detto voi: "Continuiamo a lavorare per costruire ponti tra i popoli, ponti che ci permettano di abbattere i muri dell'esclusione e dello sfruttamento" (Documento Conclusivo del II Incontro mondiale dei movimenti popolari, 11 luglio 2015, Santa Cruz de la Sierra, Bolivia). Affrontiamo il terrore con l'amore.

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Il secondo punto che voglio toccare e': l'Amore e i ponti.

Un giorno come questo, un sabato, Gesu' fece due cose che, ci dice il Vangelo, affrettarono il complotto per ucciderlo. Passava con i suoi discepoli per un campo da semina. I discepoli avevano fame e mangiarono le spighe. Niente si dice del "padrone" di quel campo... soggiacente e' la destinazione universale dei beni. Quello che e' certo e' che, di fronte alla fame, Gesu' ha dato priorita' alla dignita' dei figli di Dio su un'interpretazione formalistica, accomodante e interessata dalla norma. Quando i dottori della legge lamentarono con indignazione ipocrita, Gesu' ricordo' loro che Dio vuole amore e non sacrifici, e spiego' che il sabato e' fatto per l'uomo e non l'uomo per il sabato (cfr Mc 2,27). Affronto' il pensiero ipocrita e presuntuoso con l'intelligenza umile del cuore (cfr Omelia, I Congreso de Evangelizacion de la Cultura, Buenos Aires, 3 novembre 2006), che da' sempre la priorita' all'uomo e non accetta che determinate logiche impediscano la sua liberta' di vivere, amare e servire il prossimo.

E dopo, in quello stesso giorno, Gesu' fece qualcosa di "peggiore", qualcosa che irrito' ancora di piu' gli ipocriti e i superbi che lo stavano osservando perche' cercavano una scusa per catturarlo. Guari' la mano atrofizzata di un uomo. La mano, questo segno tanto forte dell'operare, del lavoro. Gesu' restitui' a quell'uomo la capacita' di lavorare e con questo gli restitui' la dignita'. Quante mani atrofizzate, quante persone private della dignita' del lavoro! Perche' gli ipocriti, per difendere sistemi ingiusti, si oppongono a che siano guariti. A volte penso che quando voi, i poveri organizzati, vi inventate il vostro lavoro, creando una cooperativa, recuperando una fabbrica fallita, riciclando gli scarti della societa' dei consumi, affrontando l'inclemenza del tempo per vendere in una piazza, rivendicando un pezzetto di terra da coltivare per nutrire chi ha fame, quando fate questo state imitando Gesu', perche' cercate di risanare, anche se solo un pochino, anche se precariamente, questa atrofia del sistema socio-economico imperante che e' la disoccupazione. Non mi stupisce che anche voi a volte siate sorvegliati o perseguitati, ne' mi stupisce che ai superbi non interessi quello che voi dite.

Gesu' che quel sabato rischio' la vita, perche', dopo che guari' quella mano, farisei ed erodiani (cfr Mc 3,6), due partiti opposti tra loro, che temevano il popolo e anche l'impero, fecero i loro calcoli e complottarono per ucciderlo. So che molti di voi rischiano la vita. So - e lo voglio ricordare, e la voglio ricordare - che alcuni non sono qui oggi perche' si sono giocati la vita... Per questo non c'e' amore piu' grande che dare la vita. Questo ci insegna Gesu'.

Le 3-T, il vostro grido che faccio mio, ha qualcosa di quella intelligenza umile ma al tempo stesso forte e risanatrice. Un progetto-ponte dei popoli di fronte al progetto-muro del denaro. Un progetto che mira allo sviluppo umano integrale. Alcuni sanno che il nostro amico il Cardinale Turkson presiede adesso il Dicastero che porta questo nome: Sviluppo Umano Integrale. Il contrario dello sviluppo, si potrebbe dire, e' l'atrofia, la paralisi. Dobbiamo aiutare a guarire il mondo dalla sua atrofia morale. Questo sistema atrofizzato e' in grado di fornire alcune "protesi" cosmetiche che non sono vero sviluppo: crescita economica, progressi tecnologici, maggiore "efficienza" per produrre cose che si comprano, si usano e si buttano inglobandoci tutti in una vertiginosa dinamica dello scarto... Ma questo mondo non consente lo sviluppo dell'essere umano nella sua integralita', lo sviluppo che non si riduce al consumo, che non si riduce al benessere di pochi, che include tutti i popoli e le persone nella pienezza della loro dignita', godendo fraternamente la meraviglia del creato. Questo e' lo sviluppo di cui abbiamo bisogno: umano, integrale, rispettoso del creato, di questa casa comune.

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Un altro punto e': bancarotta e salvataggio.

Cari fratelli, voglio condividere con voi alcune riflessioni su altri due temi che, insieme alle "3-T" e all'ecologia integrale, sono stati al centro dei vostri dibattiti degli ultimi giorni e sono centrali in questo periodo storico.

So che avete dedicato una giornata al dramma dei migranti, dei rifugiati e degli sfollati. Cosa fare di fronte a questa tragedia? Nel Dicastero di cui e' responsabile il Cardinale Turkson c'e' una sezione che si occupa di queste situazioni. Ho deciso che, almeno per un certo tempo, quella sezione dipenda direttamente dal Pontefice, perche' questa e' una situazione obbrobriosa, che posso solo descrivere con una parola che mi venne fuori spontaneamente a Lampedusa: vergogna.

Li', come anche a Lesbo, ho potuto ascoltare da vicino la sofferenza di tante famiglie espulse dalla loro terra per motivi economici o violenze di ogni genere, folle esiliate - l'ho detto di fronte alle autorita' di tutto il mondo - a causa di un sistema socio-economico ingiusto e delle guerre che non hanno cercato, che non hanno creato coloro che oggi soffrono il doloroso sradicamento dalla loro patria, ma piuttosto molti di coloro che si rifiutano di riceverli.

Faccio mie le parole di mio fratello l'Arcivescovo Hieronymos di Grecia: "Chi vede gli occhi dei bambini che incontriamo nei campi profughi e' in grado di riconoscere immediatamente, nella sua interezza, la "bancarotta" dell'umanita'" (Discorso nel Campo profughi di Moria, Lesbos, 16 aprile 2016). Cosa succede al mondo di oggi che, quando avviene la bancarotta di una banca, immediatamente appaiono somme scandalose per salvarla, ma quando avviene questa bancarotta dell'umanita' non c'e' quasi una millesima parte per salvare quei fratelli che soffrono tanto? E cosi' il Mediterraneo e' diventato un cimitero, e non solo il Mediterraneo... molti cimiteri vicino ai muri, muri macchiati di sangue innocente. Nei giorni di questo incontro - lo dite nel video - quanti sono i morti nel Mediterraneo?

La paura indurisce il cuore e si trasforma in crudelta' cieca che si rifiuta di vedere il sangue, il dolore, il volto dell'altro. Lo ha detto il mio fratello il Patriarca Bartolomeo: "Chi ha paura di voi non vi ha guardato negli occhi. Chi ha paura di voi non ha visto i vostri volti. Chi ha paura non vede i vostri figli. Dimentica che la dignita' e la liberta' trascendono la paura e trascendono la divisione. Dimentica che la migrazione non e' un problema del Medio Oriente e dell'Africa settentrionale, dell'Europa e della Grecia. E' un problema del mondo" (Discorso nel Campo profughi di Moria, Lesbos, 16 aprile 2016).

E', veramente, un problema del mondo. Nessuno dovrebbe vedersi costretto a fuggire dalla propria patria. Ma il male e' doppio quando, davanti a quelle terribili circostanze, il migrante si vede gettato nelle grinfie dei trafficanti di persone per attraversare le frontiere, ed e' triplo se arrivando nella terra in cui si pensava di trovare un futuro migliore, si viene disprezzati, sfruttati, addirittura schiavizzati. Questo si puo' vedere in qualunque angolo di centinaia di citta'. O semplicemente non si lasciano entrare.

Chiedo a voi di fare tutto il possibile; di non dimenticare mai che anche Gesu', Maria e Giuseppe sperimentarono la condizione drammatica dei rifugiati. Vi chiedo di esercitare quella solidarieta' cosi' speciale che esiste tra coloro che hanno sofferto. Voi sapete recuperare fabbriche dai fallimenti, riciclare cio' che altri gettano, creare posti di lavoro, coltivare la terra, costruire abitazioni, integrare quartieri segregati e reclamare senza sosta come la vedova del Vangelo che chiede giustizia insistentemente (cfr Lc 18,1-8). Forse con il vostro esempio e la vostra insistenza, alcuni Stati e Organizzazioni internazionali apriranno gli occhi e adotteranno le misure adeguate per accogliere e integrare pienamente tutti coloro che, per un motivo o per un altro, cercano rifugio lontano da casa. E anche per affrontare le cause profonde per cui migliaia di uomini, donne e bambini vengono espulsi ogni giorno dalla loro terra natale.

Dare l'esempio e reclamare e' un modo di fare politica, e questo mi porta al secondo tema che avete dibattuto nel vostro incontro: il rapporto tra popolo e democrazia. Un rapporto che dovrebbe essere naturale e fluido, ma che corre il pericolo di offuscarsi fino a diventare irriconoscibile. Il divario tra i popoli e le nostre attuali forme di democrazia si allarga sempre piu' come conseguenza dell'enorme potere dei gruppi economici e mediatici che sembrano dominarle. I movimenti popolari, lo so, non sono partiti politici e lasciate che vi dica che, in gran parte, qui sta la vostra ricchezza, perche' esprimete una forma diversa, dinamica e vitale di partecipazione sociale alla vita pubblica. Ma non abbiate paura di entrare nelle grandi discussioni, nella Politica con la maiuscola, e cito di nuovo Paolo VI: "La politica e' una maniera esigente - ma non e' la sola - di vivere l'impegno cristiano al servizio degli altri" (Lett. ap. Octogesima adveniens, 14 maggio 1971, 46). O questa frase che ripeto tante volte, e sempre mi confondo, non so se e' di Paolo VI o di Pio XII: "La politica e' una delle forme piu' alte della carita', dell'amore".

Vorrei sottolineare due rischi che ruotano attorno al rapporto tra i movimenti popolari e politica: il rischio di lasciarsi incasellare e il rischio di lasciarsi corrompere.

Primo, non lasciarsi imbrigliare, perche' alcuni dicono: la cooperativa, la mensa, l'orto agroecologico, le microimprese, il progetto dei piani assistenziali... fin qui tutto bene. Finche' vi mantenete nella casella delle "politiche sociali", finche' non mettete in discussione la politica economica o la politica con la maiuscola, vi si tollera. Quell'idea delle politiche sociali concepite come una politica verso i poveri, ma mai con i poveri, mai dei i poveri e tanto meno inserita in un progetto che riunisca i popoli, mi sembra a volte una specie di carro mascherato per contenere gli scarti del sistema. Quando voi, dal vostro attaccamento al territorio, dalla vostra realta' quotidiana, dal quartiere, dal locale, dalla organizzazione del lavoro comunitario, dai rapporti da persona a persona, osate mettere in discussione le "macrorelazioni", quando strillate, quando gridate, quando pretendete di indicare al potere una impostazione piu' integrale, allora non ci si tollera, non ci si tollera piu' tanto perche' state uscendo dalla casella, vi state mettendo sul terreno delle grandi decisioni che alcuni pretendono di monopolizzare in piccole caste. Cosi' la democrazia si atrofizza, diventa un nominalismo, una formalita', perde rappresentativita', va disincarnandosi perche' lascia fuori il popolo nella sua lotta quotidiana per la dignita', nella costruzione del suo destino.

Voi, organizzazioni degli esclusi e tante organizzazioni di altri settori della societa', siete chiamati a rivitalizzare, a rifondare le democrazie che stanno attraversando una vera crisi. Non cadete nella tentazione della casella che vi riduce ad attori secondari o, peggio, a meri amministratori della miseria esistente. In questi tempi di paralisi, disorientamento e proposte distruttive, la partecipazione da protagonisti dei popoli che cercano il bene comune puo' vincere, con l'aiuto di Dio, i falsi profeti che sfruttano la paura e la disperazione, che vendono formule magiche di odio e crudelta' o di un benessere egoistico e una sicurezza illusoria.

Sappiamo che "finche' non si risolveranno radicalmente i problemi dei poveri, rinunciando all'autonomia assoluta dei mercati e della speculazione finanziaria e aggredendo le cause strutturali della inequita', non si risolveranno i problemi del mondo e in definitiva nessun problema. L'inequita' e' la radice dei mali sociali" (Esort. ap. Evangelii gaudium, 202). Per questo, l'ho detto e lo ripeto, "il futuro dell'umanita' non e' solo nelle mani dei grandi leader, delle grandi potenze e delle elite. E' soprattutto nelle mani dei popoli; nella loro capacita' di organizzarsi ed anche nelle loro mani che irrigano, con umilta' e convinzione, questo processo di cambiamento" (Discorso al II incontro mondiale dei movimenti popolari, Santa Cruz de la Sierra, 9 luglio 2015). Anche la Chiesa puo' e deve, senza pretendere di avere il monopolio della verita', pronunciarsi e agire specialmente davanti a "situazioni in cui si toccano le piaghe e le sofferenze drammatiche, e nelle quali sono coinvolti i valori, l'etica, le scienze sociali e la fede" (Intervento al vertice di giudici e magistrati contro il traffico di persone e il crimine organizzato, Vaticano, 3 giugno 2016). Questo e' il primo rischio: il rischio di lasciarsi incasellare e l'invito a mettersi nella grande politica.

Il secondo rischio, vi dicevo, e' lasciarsi corrompere. Come la politica non e' una questione dei "politici", la corruzione non e' un vizio esclusivo della politica. C'e' corruzione nella politica, c'e' corruzione nelle imprese, c'e' corruzione nei mezzi di comunicazione, c'e' corruzione nelle chiese e c'e' corruzione anche nelle organizzazioni sociali e nei movimenti popolari. E' giusto dire che c'e' una corruzione radicata in alcuni ambiti della vita economica, in particolare nell'attivita' finanziaria, e che fa meno notizia della corruzione direttamente legata all'ambito politico e sociale. E' giusto dire che tante volte si utilizzano i casi corruzione con cattive intenzioni. Ma e' anche giusto chiarire che quanti hanno scelto una vita di servizio hanno un obbligo ulteriore che si aggiunge all'onesta' con cui qualunque persona deve agire nella vita. La misura e' molto alta: bisogna vivere la vocazione di servire con un forte senso di austerita' e di umilta'. Questo vale per i politici ma vale anche per i dirigenti sociali e per noi pastori. Ho detto "austerita'" e vorrei chiarire a cosa mi riferisco con la parola austerita', perche' puo' essere una parola equivoca. Intendo austerita' morale, austerita' nel modo di vivere, austerita' nel modo in cui porto avanti la mia vita, la mia famiglia. Austerita' morale e umana. Perche' in campo piu' scientifico, scientifico-economico, se volete, o delle scienze del mercato, austerita' e' sinonimo di aggiustamento... Non mi riferisco a questo, non sto parlando di questo.

A qualsiasi persona che sia troppo attaccata alle cose materiali o allo specchio, a chi ama il denaro, i banchetti esuberanti, le case sontuose, gli abiti raffinati, le auto di lusso, consiglierei di capire che cosa sta succedendo nel suo cuore e di pregare Dio di liberarlo da questi lacci. Ma, parafrasando l'ex-presidente latinoamericano che si trova qui, colui che sia affezionato a tutte queste cose, per favore, che non si metta in politica, che non si metta in un'organizzazione sociale o in un movimento popolare, perche' farebbe molto danno a se' stesso, al prossimo e sporcherebbe la nobile causa che ha intrapreso. E che neanche si metta nel seminario!

Davanti alla tentazione della corruzione, non c'e' miglior rimedio dell'austerita', questa austerita' morale, personale; e praticare l'austerita' e', in piu', predicare con l'esempio. Vi chiedo di non sottovalutare il valore dell'esempio perche' ha piu' forza di mille parole, di mille volantini, di mille "mi piace", di mille retweets, di mille video su youtube. L'esempio di una vita austera al servizio del prossimo e' il modo migliore per promuovere il bene comune e il progetto-ponte delle "3-T". Chiedo a voi dirigenti di non stancarvi di praticare questa austerita' morale, personale, e chiedo a tutti di esigere dai dirigenti questa austerita', che - del resto - li fara' essere molto felici.

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Care sorelle e cari fratelli,

la corruzione, la superbia e l'esibizionismo dei dirigenti aumenta il discredito collettivo, la sensazione di abbandono e alimenta il meccanismo della paura che sostiene questo sistema iniquo.

Vorrei, per concludere, chiedervi di continuare a contrastare la paura con una vita di servizio, solidarieta' e umilta' in favore dei popoli e specialmente di quelli che soffrono. Potrete sbagliare tante volte, tutti sbagliamo, ma se perseveriamo in questo cammino, presto o tardi, vedremo i frutti. E insisto: contro il terrore, il miglior rimedio e' l'amore. L'amore guarisce tutto. Alcuni sanno che dopo il Sinodo sulla famiglia ho scritto un documento che ha per titolo "Amoris laetitia" - la "gioia dell'amore" - un documento sull'amore nelle singole famiglie, ma anche in quell'altra famiglia che e' il quartiere, la comunita', il popolo, l'umanita'. Uno di voi mi ha chiesto di distribuire un fascicolo che contiene un frammento del capitolo quarto di questo documento. Penso che ve lo consegneranno all'uscita. E quindi con la mia benedizione. Li' ci sono alcuni "consigli utili" per praticare il piu' importante dei comandamenti di Gesu'.

In Amoris laetitia cito un compianto leader afroamericano, Martin Luther King, il quale sapeva sempre scegliere l'amore fraterno persino in mezzo alle peggiori persecuzioni e umiliazioni. Voglio ricordarlo oggi con voi; diceva: "Quando ti elevi al livello dell'amore, della sua grande bellezza e potere, l'unica cosa che cerchi di sconfiggere sono i sistemi maligni. Le persone che sono intrappolate da quel sistema le ami, pero' cerchi di sconfiggere quel sistema [...] Odio per odio intensifica solo l'esistenza dell'odio e del male nell'universo. Se io ti colpisco e tu mi colpisci, e ti restituisco il colpo e tu mi restituisci il colpo, e cosi' di seguito, e' evidente che si continua all'infinito. Semplicemente non finisce mai. Da qualche parte, qualcuno deve avere un po' di buon senso, e quella e' la persona forte. La persona forte e' la persona che e' capace di spezzare la catena dell'odio, la catena del male" (n. 118; Sermone nella chiesa Battista di Dexter Avenue, Montgomery, Alabama, 17 novembre 1957). Questo lo ha detto nel 1957.

Vi ringrazio nuovamente per il vostro lavoro, per la vostra presenza. Desidero chiedere a Dio nostro Padre che vi accompagni e vi benedica, che vi riempia del suo amore e vi difenda nel cammino dandovi in abbondanza la forza che ci mantiene in piedi e ci da' il coraggio per rompere la catena dell'odio: quella forza e' la speranza. Vi chiedo per favore di pregare per me, e quelli che non possono pregare, lo sapete, pensatemi bene e mandatemi una buona onda. Grazie.

 

2. REPETITA IUVANT. 4 NOVEMBRE 2016: NON FESTA, MA LUTTO. A TRENTO GLI "STATI GENERALI DELLA DIFESA CIVILE NON ARMATA E NONVIOLENTA". OGNI VITTIMA HA IL VOLTO DI ABELE

 

4 novembre 2016: non festa, ma lutto

Cento anni dopo: basta guerre

Un'altra difesa e' possibile

A Trento gli "Stati generali della Difesa civile non armata e nonviolenta"

Il Movimento Nonviolento, PeaceLink, il Centro di ricerca per la pace e i diritti umani di Viterbo e l'Associazione Antimafie Rita Atria lanciano per il 4 novembre l'iniziativa "Ogni vittima ha il volto di Abele", affinche' in ogni citta' si svolgano commemorazioni nonviolente delle vittime di tutte le guerre.

Ogni vittima ha il volto di Abele

Proponiamo che il 4 novembre si realizzino in tutte le citta' d'Italia commemorazioni nonviolente delle vittime di tutte le guerre, commemorazioni che siano anche solenne impegno contro tutte le guerre e le violenze. Affinche' il 4 novembre, anniversario della fine dell'"inutile strage" della prima guerra mondiale, cessi di essere il giorno in cui i poteri assassini irridono gli assassinati, e diventi invece il giorno in cui nel ricordo degli esseri umani defunti vittime delle guerre gli esseri umani viventi esprimono, rinnovano, inverano l'impegno affinche' non ci siano mai piu' guerre, mai piu' uccisioni, mai piu' persecuzioni.

Oltre cento anni dopo lo scoppio della prima guerra mondiale, mentre e' tragicamente in corso la "terza guerra mondiale a pezzi", e' ora di dire basta.

Per questo sosteniamo la campagna "Un'altra difesa e' possibile" che ha depositato in Parlamento la proposta di legge di iniziativa popolare per l'istituzione e il finanziamento del Dipartimento per la difesa civile, non armata e nonviolenta.

Obiettivo della campagna e' quello di organizzare la difesa civile, non armata e nonviolenta - ossia la difesa della Costituzione e dei diritti civili e sociali che in essa sono affermati; la preparazione di mezzi e strumenti non armati di intervento nelle controversie internazionali; la difesa dell'integrita' della vita, dei beni e dell'ambiente dai danni che derivano dalle calamita' naturali, dal consumo di territorio e dalla cattiva gestione dei beni comuni - anziche' finanziare cacciabombardieri, sommergibili, portaerei e missioni di guerra, che lasciano il Paese indifeso dalle vere minacce che lo colpiscono e lo rendono invece minaccioso agli occhi del mondo. La Campagna vuole aprire un confronto pubblico per ridefinire i concetti di difesa, sicurezza, minaccia, dando centralita' alla Costituzione che "ripudia la guerra" (art. 11), afferma la difesa dei diritti di cittadinanza ed affida ad ogni cittadino il "sacro dovere della difesa della patria" (art. 52).

Il 4 e 5 novembre a Trento i promotori della campagna "Un'altra difesa e' possibile" e il Forum Trentino per la Pace e i diritti umani hanno convocato gli "Stati generali della Difesa civile non armata e nonviolenta", un primo passo per coordinare e creare un confronto tra i diversi soggetti che gia' ora agiscono nel settore della difesa civile: le istituzioni preposte alla Difesa, alla Protezione civile, al Servizio Civile Nazionale, la ricerca sulla risoluzione nonviolenta dei conflitti, il Terzo Settore e le organizzazioni non governative che lavorano per la pace e il disarmo.

Tutti coloro che non potranno essere con noi fisicamente a Trento, si uniscano idealmente in una sorta di staffetta civile tra commemorazioni nonviolente delle vittime di tutte le guerre, ribadendo che il 4 novembre e' giorno di lutto e non di festa per la partecipazione all'inutile strage della prima guerra mondiale. Ovunque sia possibile, in ogni piazza d'Italia. Queste iniziative di commemorazione e di impegno morale e civile devono essere rigorosamente nonviolente. Non devono dar adito ad equivoci o confusioni di sorta; non devono essere in alcun modo ambigue o subalterne; non devono prestare il fianco a fraintendimenti o mistificazioni. Queste iniziative di addolorato omaggio alle vittime della guerra e di azione concreta per promuovere la pace e difendere le vite, devono essere rigorosamente nonviolente. Occorre quindi che si svolgano in orari distanti e assolutamente distinti dalle ipocrite celebrazioni dei poteri armati, quei poteri che quelle vittime fecero morire. Ed occorre che si svolgano nel modo piu' austero, severo, solenne: depositando omaggi floreali dinanzi alle lapidi ed ai sacelli delle vittime delle guerre, ed osservando in quel frangente un rigoroso silenzio. Ovviamente prima e dopo e' possibile ed opportuno effettuare letture e proporre meditazioni adeguate, argomentando ampiamente e rigorosamente perche' le persone amiche della nonviolenza rendono omaggio alle vittime della guerra e perche' convocano ogni persona di retto sentire e di volonta' buona all'impegno contro tutte le guerre, e come questo impegno morale e civile possa concretamente limpidamente darsi. Dimostrando che solo opponendosi a tutte le guerre si onora la memoria delle persone che dalle guerre sono state uccise. Affermando il diritto e il dovere di ogni essere umano e la cogente obbligazione di ogni ordinamento giuridico democratico di adoperarsi per salvare le vite, rispettare la dignita' e difendere i diritti di tutti gli esseri umani.

*

Per informazioni sulla campagna "Un'altra difesa e' possibile"

vai al sito www.difesacivilenonviolenta.org

Segreteria della Campagna c/o il Movimento Nonviolento

*

A tutte le persone amiche della nonviolenza chiediamo di diffondere questa proposta e contribuire a questa iniziativa. Contro tutte le guerre, contro tutte le uccisioni, contro tutte le persecuzioni. Per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani.

Ogni vittima ha il volto di Abele. Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.

*

Movimento Nonviolento

per contatti: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. e fax 0458009803

e-mail:an at nonviolenti.org, siti: www.nonviolenti.org e www.azionenonviolenta.it

PeaceLink

per contatti: e-mail: info at peacelink.it, sito: www.peacelink.it

Centro di ricerca per la pace e i diritti umani di Viterbo

per contatti: e-mail: nbawac at tin.it, web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

Associazione Antimafie Rita Atria

per contatti: e-mail: abruzzo at ritaatria.it, sito: www.ritaatria.it

 

3. INIZIATIVE. IL 4 NOVEMBRE A MESSINA

[Dal sito www.pressenza.com riprendiamo il seguente intervento]

 

4 novembre, Renato Accorinti ci ricorda la pace e l'articolo 11.

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"4 Novembre: uniamoci in un gesto simbolico di riflessione". Con queste parole il sindaco di Messina Renato Accorinti commenta sui social network la sua partecipazione alla Giornata delle Forze Armate nella citta' siciliana.

Come per la sua prima volta, il 4 novembre 2013, e come nel 2014 e nel 2015, anche quest'anno il primo cittadino ha tenuto a ribadire i valori della pace e della nonviolenza, presentandosi tra i generali con la sua bandiera arcobaleno, personalizzata con l'articolo 11 della Costituzione Italiana: "L'Italia ripudia la guerra" e con una citazione di Sandro Pertini (ricordiamolo, presidente della Repubblica e quindi anche capo delle forze armate): "Svuotiamo gli arsenali, strumenti di morte; colmiamo i granai, fonte di vita".

Un piccolo gesto, ma che evidenzia due virtu' che purtroppo generalmente latitano, negli ultimi tempi, tra i politici e gli amministratori nostrani. Innanzitutto la coerenza con le proprie convinzioni, che non vengono abbandonate neanche nel momento in cui si diventa un rappresentante delle istituzioni indossando la fascia tricolore. E poi, in secondo luogo, il rispetto della Costituzione, che un governo molto poco rappresentativo tenta di stravolgere con la riforma costituzionale sottoposta a referendum tra un mese esatto, e del suo spirito pacifista.

Non si tratta di cosa da poco, se pensiamo che mai come in questi tempi di crisi, in cui il disarmo dovrebbe assolutamente essere una priorita', per ragioni etiche quanto economiche, ci troviamo invece a constatare che le spese militari nel Paese aumentano, l'accondiscendenza ai diktat della Nato ci fa intervenire militarmente in svariati fronti di guerra, e inoltre nelle sedi internazionali ci opponiamo ufficialmente al bando delle armi nucleari. Ovvero, quanto di piu' lontano dal monito di "svuotare gli arsenali"...

Aggiungiamo a tutto questo che questa cultura militarista viene ogni anno esaltata in una giornata dedicata alle forze armate che viene spacciata per "giornata dell'unita' nazionale", in cui si visitano caserme e si mettono in mostra reggimenti, in una retorica pseudopatriottica che ricorda tempi bui del passato.

Non so voi, ma a me quelle caserme piacerebbe vederle vuote e riutilizzate per altri scopi; quei soldi spesi per diffondere morte e distruzione li vorrei spesi per assicurare i diritti primari della mia gente e di chi raggiunge il mio Paese in fuga dalla sofferenza; vorrei che le guerre non si commemorassero, ma si ricordino per non ripeterle piu'; vorrei che la Costituzione venisse attuata nel suo vero spirito, quello di una nazione che la guerra voleva lasciarsela alle spalle e per questo la "ripudia". E vorrei piu' sindaci che ci ricordino tutto questo con semplici gesti, in una direzione che ci porti al cambiamento.

Grazie, Renato!

 

4. INIZIATIVE. IL 4 NOVEMBRE A PALMI

[Dalla redazione di "Quaderni Satyagraha" riceviamo e  diffondiamo]

 

4 novembre 2016: non festa, ma lutto!

Il 4 novembre dalla parte delle vittime, contro tutte le uccisioni.

*

Dopo il 4 novembre 2015 a Monteleone di Puglia, allorche' il Comune, primo in Italia, depose ai piedi del locale monumento ai caduti una lapide con l'appello di Papa Francesco a Redipuglia nel centenario dello scoppio della prima guerra mondiale:

La guerra e' follia!

Per tutti i caduti della "inutile strage",

per tutte le vittime della follia della guerra...

Mai piu' guerre!

Da ogni terra si levi un'unica voce:

no alla guerra e alla violenza e si' al dialogo e alla pace.

*

Il miracolo si e' ripetuto quest'anno a Palmi di Calabria, sempre nel nome dell'appello di Papa Francesco: La guerra e' follia!

Una commemorazione  nonviolenta delle vittime delle guerre, solenne impegno contro tutte le guerre e le violenze si e' svolta nel pomeriggio del 4 novembre, di fronte al Minicipio, alle spalle del Monumento ai caduti, una manifestazione promossa dal Centro Gandhi di Palmi, con un insieme armonico di preghiere ecumeniche, letture e musica. Davvero profetica e' stata l'attiva partecipazione della locale comunita' islamica, con numerosi bambini che hanno fatto letture nel segno dell'incontro della Pace di Assisi, delle religioni impegnate a costruire ponti e non muri.

Ecco l'importanza dei piccoli gruppi, fuori dalle luci della ribalta, che lavorano in silenzio e aprono la strada all'avvenire: "Non piu' scontri di civilta', ma feconda cooperazione per costruire un mondo di giustizia e di pace".

 

5. INCONTRI. IERI A ROMA

[Dall'Associazione italiana medici per l'ambiente riceviamo e diffondiamo]

 

Una delegazione dell'Associazione italiana medici per l'ambiente - Isde (International society of doctors for the environment) ha preso parte al Terzo Incontro dei Movimenti Popolari con papa Francesco, svoltosi in Vaticano sabato 5 novembre 2016.

La delegazione composta dalla dottoressa Antonella Litta, dalla dottoressa Maria Grazia Forti, dal dottor Ugo Corrieri, dal dottor Valerio Gennaro, dal dottor Vincenzo Migaleddu e dal giovane studente Luigi Della Valle, ha consegnato una lettera del presidente Romizi nella quale a nome di tutta l'associazione si esprime pieno sostegno, apprezzamento e ringraziamento per l'impegno di papa Francesco per la Pace, per i migranti, per i poveri.

La delegazione ha rinnovato anche la gratitudine per l'enciclica "Laudato si'" che richiama tutti alla responsabilita' nei confronti della madre terra, di tutte le specie che la abitano e al rispetto dell'armonioso e delicato equilibrio che si e' stabilito nel corso di miliardi di anni tra esseri viventi ed elementi fondamentali per la vita: l'aria e l'acqua in primis.

Consegnata anche la Carta programmatica dell'associazione che delinea l'impegno di ogni iscritto per il raggiungimento di obiettivi indispensabili per contrastare la devastazione ambientale e l'inquinamento sempre piu' diffuso con le sue tragiche conseguenze in termini di cambiamenti climatici, ingiustizia sociale, guerre, condizioni di vita non dignitose per gli esseri umani e malattie correlate all'inquinamento che mettono a repentaglio la vita e la salute fin dall'epoca gestazionale.

 

6. REFERENDUM. IL 7 NOVEMBRE A ORTE

[Dall'Anpi di Orte (Vt) riceviamo e diffondiamo la seguente notizia]

 

A Orte, nella Sala degli Affreschi recentemente restaurata, sul retro dell'ex Ospedale, in via Daniele Manin 32, lunedi' 7 novembre con inizio alle ore 15,30 per iniziativa del'Unitre si svolgera' un incontro sul referendum del 4 dicembre.

A sostenere le motivazioni del No sara' Domenico Gallo, gia' senatore, scrittore, magistrato da trentacinque anni attualmente presso la Corte di Cassazione.

 

7. REFERENDUM. IL 19 NOVEMBRE A NEPI

[Dall'Anpi di Nepi (Vt) riceviamo e  diffondiamo]

 

La sezione Anpi (Associazione nazionale partigiani d'Italia) "Emilio Sugoni"  e il Comitato per il No di Nepi, comunicano che sabato 19 novembre 2016 alle ore 16,30, presso la sala Nobile del comune di Nepi, si svolgera' una iniziativa di informazione e approfondimento delle ragioni a sostegno del No al referendum costituzionale del prossimo 4 dicembre.

Interverranno: Silvio Sgamuffa presidente della sezione Anpi "Emilio Sugoni", Elena Toraldo del comitato per il No di Nepi, Massimo Recchioni presidente della sezione Anpi "Tito Bernardini" di Orte, Enrico Mezzetti presidente del Comitato provinciale di Viterbo dell'Anpi.

 

8. REPETITA IUVANT. DUE PROVVEDIMENTI INDISPENSABILI PER FAR CESSARE LE STRAGI NEL MEDITERRANEO E LA SCHIAVITU' IN ITALIA

 

Riconoscere a tutti gli esseri umani il diritto di giungere nel nostro paese in modo legale e sicuro.

Riconoscere il diritto di voto a tutte le persone che vivono nel nostro paese.

 

9. REPETITA IUVANT. VERSO LA "GIORNATA INTERNAZIONALE PER L'ELIMINAZIONE DELLA VIOLENZA CONTRO LE DONNE" DEL 25 NOVEMBRE

 

Si svolge il 25 novembre la "Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne".

Ovunque si realizzino iniziative.

Ovunque si contrasti la violenza maschilista e patriarcale.

Ovunque si sostengano i centri antiviolenza delle donne.

Ovunque si educhi e si lotti per sconfiggere la violenza maschilista e patriarcale, prima radice di tutte le altre violenze.

 

10. REPETITA IUVANT. UN APPELLO NONVIOLENTO PER Il 4 DICEMBRE: UN PARLAMENTO ELETTO DAL POPOLO, UNO STATO DI DIRITTO, UNA DEMOCRAZIA COSTITUZIONALE. AL REFERENDUM VOTIAMO NO AL GOLPE

 

Al referendum sulla riforma costituzionale voluta dal governo votiamo No.

No al golpe, no al fascismo, no alla barbarie.

Al referendum sulla riforma costituzionale voluta dal governo votiamo No.

Senza odio, senza violenza, senza paura.

*

Il Parlamento, l'istituzione democratica che fa le leggi, deve essere eletto dal popolo, e deve rappresentare tutti i cittadini con criterio proporzionale.

Ma con la sua riforma costituzionale il governo vorrebbe ridurre il senato a una comitiva in gita aziendale, e con la sua legge elettorale (il cosiddetto Italicum) vorrebbe consentire a un solo partito di prendersi la maggioranza assoluta dei membri della camera dei deputati anche se ha il consenso di una risibile minoranza degli elettori, e con il "combinato disposto" della riforma costituzionale e della legge elettorale il governo, che e' gia' detentore del potere esecutivo, vorrebbe appropriarsi di fatto anche del potere legislativo, rompendo cosi' quella separazione e quell'equilibrio dei poteri che e' la base dello stato di diritto.

Se prevalessero le riforme volute dal governo sarebbe massacrata la Costituzione repubblicana nata dalla Resistenza antifascista, sarebbe rovesciata la democrazia, sarebbe negata la separazione dei poteri e quindi lo stato di diritto.

*

Al referendum sulla riforma costituzionale voluta dal governo votiamo No.

No al golpe, no al fascismo, no alla barbarie.

Al referendum sulla riforma costituzionale voluta dal governo votiamo No.

Senza odio, senza violenza, senza paura.

 

11. REPETITA IUVANT. PEPPE SINI: DIECI COLTELLATE. MINIMA UNA GUIDA AL REFERENDUM

 

Intitolare questi brevi ragionamenti "dieci coltellate" e' un espediente retorico: a indicare la necessita' e l'urgenza di squarciare la cortina delle menzogne ed uscire dalla subalternita' al discorso dominante che e' il discorso falso e fraudolento della classe dominante che tutte e tutti ci opprime.

Indicheremo qui di seguito tre trappole in cui non cadere (la trappola delle velocita', la trappola del risparmio, la trappola della governabilita'), formuleremo tre elogi (del perfetto bicameralismo, della rappresentanza proporzionale, del costituzionalismo nemico dell'assolutismo), dichiareremo tre beni irrinunciabili (la repubblica parlamentare; lo stato di diritto, ovvero la separazione e il controllo dei poteri; la democrazia, ovvero la sovranita' popolare) e giungeremo a una conclusione che ci sembra coerente e doverosa: il 4 dicembre votare No al golpe degli apprendisti stregoni; difendiamo la Costituzione della Repubblica italiana.

E valga il vero.

*

1. La trappola della velocita'

Quando si prendono decisioni importanti non si discute mai abbastanza. Quando si fanno le leggi, piu' ci si pensa e meglio e'. La democrazia e' un processo decisionale lento e paziente; come scrisse Guido Calogero si contano tutte le teste invece di romperle. Solo le dittature sono veloci, velocissime, e il frutto di quella velocita' e' sempre e solo la schiavitu' e la morte di innumerevoli esseri umani.

*

2. La trappola del risparmio

Da quando in qua per risparmiare quattro baiocchi occorre massacrare la Costituzione, che e' la legge a fondamento di tutte le nostre leggi, la base del nostro ordinamento giuridico e quindi della nostra civile convivenza? Da quando in qua per risparmiare quattro baiocchi occorre distruggere la forma istituzionale repubblicana del nostro paese e sostituirla con la dittatura del governo, ovvero con la dittatura del capitale finanziario transnazionale di cui il governo in carica e' servo sciocco? Per ridurre i costi dell'attivita' parlamentare basterebbe una legge ordinaria che riduca gli emolumenti a tutti i parlamentari portandoli a retribuzioni ragionevoli.

*

3. La trappola della governabilita'

Cio' che si nasconde dietro la parola magica - ovvero la cortina fumogena - della "governabilita'" altro non e' che il potere dei potenti di imporre la loro volonta' e i loro abusi senza opposizioni e senza controlli. La governabilita' non e' ne' un valore ne' un bisogno in nome del quale devastare la democrazia, lo stato di diritto, i diritti civili, politici e sociali che ad ogni persona appartengono.

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4. Elogio del perfetto bicameralismo

In un parlamento due camere sono meglio di una: se nell'una si commette un errore l'altra puo' correggerlo; se nell'una prevale un'alleanza di malfattori, l'altra puo' contrastarla. Due camere si controllano reciprocamente. Cosi' si sbaglia di meno. Benedetto sia il bicameralismo perfetto.

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5. Elogio della rappresentanza proporzionale

In una democrazia il potere e' del popolo che lo esercita attraverso i suoi rappresentanti. Il parlamento che fa le leggi in nome del popolo deve essere rappresentativo di esso in modo rigorosamente proporzionale. Se invece una minoranza si appropria della maggioranza dei seggi quel parlamento non e' piu' democratico, diventa solo la foglia di fico di un regime oligarchico. E se il governo si sostituisce al parlamento nella sua funzione legislativa non solo quel parlamento diventa una foglia di fico a tentar di occultare l'oscenita' del potere reale, ma quel potere non e' piu' ne' democratico ne' repubblicano, e' diventato un'autocrazia. Benedetta sia la rappresentanza proporzionale.

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6. Elogio del costituzionalismo, nemico dell'assolutismo

Il fine e il senso di ogni Costituzione e' impedire o almeno limitare gli abusi dei potenti. Nelle societa' divise in classi di sfruttatori e sfruttati, di proprietari ed espropriati, di governanti e governati, chi esercita funzioni di governo e' costantemente esposto alla forza corruttiva del potere. Nessun potere deve essere assoluto, ogni potere deve avere limiti e controlli. Benedetto sia il costituzionalismo, nemico dell'assolutismo.

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7. Una repubblica parlamentare, non una dittatura

Se il governo attraverso la riforma costituzionale, la riforma elettorale ed il loro "combinato disposto" (ovvero l'effetto sinergico delle norme contenute nelle due riforme) mutila ed esautora il parlamento e si appropria di fatto del potere legislativo e lo somma a quello esecutivo che gia' detiene, viene meno la repubblica parlamentare. Ma per noi la repubblica parlamentare e' un bene irrinunciabile.

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8. Uno stato di diritto, ovvero la separazione e il controllo dei poteri

Se il governo attraverso la riforma costituzionale, la riforma elettorale ed il loro "combinato disposto" (ovvero l'effetto sinergico delle norme contenute nelle due riforme) si appropria di fatto del potere legislativo e lo somma a quello esecutivo che gia' detiene, annienta la separazione e il controllo dei poteri, che sono il fondamento dello stato di diritto. Ma per noi lo stato di diritto, ovvero la separazione e il controllo dei poteri, e' un bene irrinunciabile.

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9. Una democrazia, ovvero la sovranita' popolare

Se il governo attraverso la riforma costituzionale, la riforma elettorale ed il loro "combinato disposto" (ovvero l'effetto sinergico delle norme contenute nelle due riforme) riduce il parlamento a un giocattolo nelle sue mani, si fa un senato non piu' eletto dal popolo, si fa una camera dei deputati in cui una minoranza rapina la maggioranza assoluta dei seggi, si appropria di fatto del potere legislativo e lo somma a quello esecutivo che gia' detiene, la sovranita' popolare e' annichilita e con essa la democrazia. Ma per noi la democrazia, ovvero la sovranita' popolare, e' un bene irrinunciabile.

*

10. No al golpe, difendiamo la Costituzione della Repubblica italiana

Nel referendum del 4 dicembre si vota per dire si' o no al golpe. Chi vota si', come vuole il governo degli apprendisti stregoni, accetta il golpe che distrugge il parlamento eletto dal popolo, lo stato di diritto, la democrazia costituzionale. Chi vota no, contro la volonta' del governo degli apprendisti stregoni, difende il parlamento eletto dal popolo, lo stato di diritto, la democrazia costituzionale, e quindi si oppone al golpe. No al golpe. No al fascismo. No alla barbarie. Al referendum votiamo No. Senza odio, senza violenza, senza paura. Difendiamo la Costituzione della Repubblica italiana.

 

12. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

 

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.

Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:

1. l'opposizione integrale alla guerra;

2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;

3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;

4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.

Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.

Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

 

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LA DOMENICA DELLA NONVIOLENZA

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Supplemento domenicale de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XVII)

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 396 del 6 novembre 2016

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