[Nonviolenza] Senza odio, senza violenza, senza paura. 30



 

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SENZA ODIO, SENZA VIOLENZA, SENZA PAURA

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Al referendum votiamo No alla riforma costituzionale golpista

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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XVII)

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100

Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it, centropacevt at gmail.com, web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

Numero 30 del 27 ottobre 2016

 

In questo numero:

1. Primo Levi: La bambina di Pompei

2. Due provvedimenti indispensabili per far cessare le stragi nel Mediterraneo e la schiavitu' in Italia

3. Raniero La Valle: Il vero quesito: approvate che lo Stato sia tutto, le Regioni niente e che uno solo decida la guerra?

4. Un appello nonviolento per il 4 dicembre: Un parlamento eletto dal popolo, uno stato di diritto, una democrazia costituzionale. Al referendum votiamo No al golpe

5. Dieci coltellate. Minima una guida al referendum

6. Oggi la XV giornata del dialogo cristiano-islamico

7. A Firenze il 29 ottobre la prima "Giornata nazionale di studio sugli effetti sanitari e ambientali del trasporto aereo"

8. 4 novembre 2016: non festa, ma lutto. A Trento gli "Stati generali della Difesa civile non armata e nonviolenta". Ogni vittima ha il volto di Abele

9. Verso la "Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne" del 25 novembre

10. Primo Levi: Al visitatore

 

1. MAESTRI. PRIMO LEVI: LA BAMBINA DI POMPEI

[Da Primo Levi, Ad ora incerta, ora in Idem, Opere, Einaudi, Torino 1997, vol. II, p. 549]

 

Poiche' l'angoscia di ciascuno e' la nostra

Ancora riviviamo la tua, fanciulla scarna

Che ti sei stretta convulsamente a tua madre

Quasi volessi ripenetrare in lei

Quando al meriggio il cielo si e' fatto nero.

Invano, perche' l'aria volta in veleno

E' filtrata a cercarti per le finestre serrate

Della tua casa tranquilla dalle robuste pareti

Lieta gia' del tuo canto e del tuo timido riso.

Sono passati i secoli, la cenere si e' pietrificata

A incarcerare per sempre codeste membra gentili.

Cosi' tu rimani tra noi, contorto calco di gesso,

Agonia senza fine, terribile testimonianza

Di quanto importi agli dei l'orgoglioso nostro seme.

Ma nulla rimane fra noi della tua lontana sorella,

Della fanciulla d'Olanda murata fra quattro mura

Che pure scrisse la sua giovinezza senza domani:

La sua cenere muta e' stata dispersa dal vento,

La sua breve vita rinchiusa in un quaderno sgualcito.

Nulla rimane della scolara di Hiroshima,

Ombra confitta nel muro dalla luce di mille soli,

Vittima sacrificata sull'altare della paura.

Potenti della terra padroni di nuovi veleni,

Tristi custodi segreti del tuono definitivo,

Ci bastano d'assai le afflizioni donate dal cielo.

Prima di premere il dito, fermatevi e considerate.

 

20 novembre 1978

 

2. REPETITA IUVANT. DUE PROVVEDIMENTI INDISPENSABILI PER FAR CESSARE LE STRAGI NEL MEDITERRANEO E LA SCHIAVITU' IN ITALIA

 

Riconoscere a tutti gli esseri umani il diritto di giungere nel nostro paese in modo legale e sicuro.

Riconoscere il diritto di voto a tutte le persone che vivono nel nostro paese.

 

3. RIFLESSIONE. RANIERO LA VALLE: IL VERO QUESITO: APPROVATE CHE LO STATO SIA TUTTO, LE REGIONI NIENTE E CHE UNO SOLo DECIDA LA GUERRA?

[Riceviamo e diffondiamo il testo del quarto discorso su "La verita' del referendum" tenuto alle Comunita' parrocchiali di Bitonto nell'Auditorium dei Santi Medici Cosma e Damiano il 19 ottobre e al Circolo Arci Rinascita di Sesto Fiorentino il 22 ottobre 2016, dal titolo "Il vero quesito: approvate che lo Stato sia tutto, le Regioni niente e che uno solo decida la guerra?".

Raniero La Valle e' nato a Roma nel 1931, prestigioso intellettuale, giornalista, gia' direttore de "L'avvenire d'Italia", direttore di "Vasti - scuola di ricerca e critica delle antropologie", presidente del Comitato per la democrazia internazionale, gia' parlamentare, e' una delle figure piu' vive della cultura della pace; autore, fra l'altro, di: Dalla parte di Abele, Mondadori, Milano 1971; Fuori dal campo, Mondadori, Milano 1978; Dossier Vietnam-Cambogia, 1981; (con Linda Bimbi), Marianella e i suoi fratelli, Feltrinelli, Milano 1983; Pacem in terris, l'enciclica della liberazione, Edizioni Cultura della Pace, S. Domenico di Fiesole (Fi) 1987; Prima che l'amore finisca, Ponte alle grazie, Milano 2003; Chi e' dunque l'uomo?, Servitium, 2004; Agonia e vocazione dell'Occidente, Terre di mezzo, 2005; Se questo e' un Dio, Ponte alle grazie, Milano 2008; Paradiso e liberta', Ponte alle grazie, Milano 2010; Quel nostro Novecento, Ponte alle Grazie, Milano 2011; Un Concilio per credere, Emi, Bologna 2013; Chi sono io, Francesco?, Ponte alle Grazie, Milano 2015]

 

Per parlare di una nuova Costituzione, che investe il presente e il futuro, e' bene partire dai fatti del giorno.

Il primo di questi fatti e' che il 18 ottobre l'Unesco ha approvato una risoluzione che invita Israele a rispettare i diritti dei palestinesi a Gerusalemme, ma che ha il torto di chiamare la Spianata delle Moschee col suo nome arabo, ignorando la sua definizione ebraica come Monte del Tempio. Cio' ha provocato polemiche che dovevano avere degli sviluppi nei giorni successivi. Il piu' vistoso e' stato che Renzi ha sconfessato il suo ministro degli esteri e ha definito "allucinante" il voto che l'Italia ha dato astenendosi su quella mozione. Di per se' una questione di denominazione non dovrebbe essere un casus belli, ma il fatto politico e' il rovesciamento della politica italiana di neutralita' attiva tra Israele e palestinesi, che risale a Moro e ad Andreotti. Ora Renzi nel conflitto fa una scelta a favore di Israele, cioe' fa una scelta di campo, e la fa come se fosse scontata, come se l'Occidente a cui apparteniamo non fosse che un grande Israele. E questo e' un cambiamento della figura stessa dell'Italia, pero' non discusso e non deciso da nessuno; decide il primo ministro, e il suo stesso ministero degli esteri e' preso in contropiede.

L'altra notizia da cui partire per il nostro discorso e' che il 14 ottobre e' stato eletto il nuovo Padre generale della Compagnia di Gesu', il venezuelano Arturo Sosa, che il giorno successivo, nella messa di ringraziamento, ha detto che dobbiamo avere l'audacia di intraprendere "l'improbabile e l'impossibile". E la cosa che oggi sembra impossibile, per quanto sia necessaria, e' di fare "una Umanita' riconciliata nella giustizia, che vive in pace in una casa comune ben curata, dove c'e' posto per tutti".

Purtroppo siamo in una situazione opposta. Quello che dobbiamo fare, ha detto ancora il generale dei Gesuiti, e' "pensare per capire in profondita' il momento della storia umana che viviamo" e operare "per superare la poverta', la ineguaglianza e l'oppressione".

Dunque, pensare la storia, dice la Compagnia di Gesu'.

Ebbene, non c'e' bisogno di essere cattolici per dire che nel momento in cui noi facciamo una nuova Costituzione che dovrebbe essere la nostra Regola per decenni, dovremmo misurarla con questi grandi temi che investono in profondita' la nostra vita, e non con piccole cose come il numero dei senatori o il falso problema del ping pong tra Camera e Senato.

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Un mondo in guerra

Vediamo allora la situazione in cui siamo e il modo in cui la nuova Costituzione vi risponde.

Siamo in una situazione di "guerra mondiale a pezzi", come dice il papa, e ora siamo a rischio di una grande guerra su piu' continenti. A Mosul, l'antica Ninive, e' cominciata la decisiva battaglia contro l'Isis, che si difende in modo atroce, uccidendo e bruciando. Secondo l'Unicef ci sono di mezzo cinquecentomila minori. Stati Uniti e Russia si fronteggiano militarmente in Siria. Aleppo e' divisa in due, come Berlino. Solo che a differenza di quanto accadeva a Berlino, Aleppo ovest bombarda Aleppo est, e Aleppo est bombarda Aleppo ovest. Da una parte c'e' Assad, con la Russia che lo difende, dall'altra ci sono i terroristi "moderati", con gli Stati Uniti che li sostengono. Il vescovo cattolico maronita di  Aleppo, mons. Joseph Tobji, e' venuto il 4 ottobre alla Commissione Esteri del Senato italiano, per far arrivare un grido all'Occidente. Ha detto che non c'e' solo la sciagura di Aleppo est, tenuta dai governativi, di cui parlano tutti i giornali; anche Aleppo ovest e' devastata, la popolazione e' stremata, senza acqua ne' cibo ne' luce; ospedali e chiese cristiane sono distrutti, gran parte della popolazione della citta', che ammontava a 4 milioni di persone, e' profuga. Le guerre provocano le grandi fughe, le cui ondate arrivano in Europa che, illudendosi di chiudere le porte, si suicida.

Il vescovo di Aleppo dice: "siamo giocattoli in mano dei Grandi", che si fanno la guerra per procura. La guerra e' cominciata nel 2013 - ha detto - "sotto la minaccia di morte degli Stati Uniti". Come si ricordera' nel settembre 2013 la guerra alla Siria, che era gia' pronta a partire, fu sventata da papa Francesco con la grande veglia di preghiera in piazza san Pietro. L'Occidente voleva il controllo della Siria e liquidare Assad, come aveva fatto in Iraq con Saddam Hussein, in Libia con Gheddafi, in Afghanistan con Bin Laden. Ma questa volta la guerra non la pote' fare. Allora essa fu intrapresa dai ribelli anti-Assad, chiamati liberatori e sostenuti e armati dagli Stati Uniti. Era prevedibile che dall'altra parte intervenisse la Russia, se voleva continuare ad avere quel ruolo mondiale che, nella miope percezione americana, essa aveva ormai perduto. Ed infatti la Russia di Putin e' intervenuta con la sua forza politica, e con i suoi aerei e soldati. Se ora Russia e Stati Uniti negoziano un armistizio a Losanna, vuol dire che la guerra e' tra loro.

Come se non bastasse, dopo la fine dei blocchi la Nato si e' allargata ad includere i Paesi che avevano fatto parte del Patto di Varsavia, e addirittura i Paesi baltici che avevano fatto parte dell'Unione Sovietica, avanzando le sue basi fino ai confini della Russia: come ha detto Sergio Romano, che e' stato ambasciatore a Mosca e alla Nato, questo e' stato un errore, e non poteva essere vissuto dalla Russia che come un atto ostile. Poi, dopo l'intervento russo in Crimea e la crisi in Ucraina, l'Occidente ha imposto le sanzioni al Cremlino. Ora ha deciso di fare nel 2017 delle esercitazioni militari in Lettonia ai confini della Russia, e anche l'Italia mandera' un corpo di spedizione di 150 uomini, come fece Cavour in Crimea. L'altro giorno da Washington e' stato preannunciato un attacco cibernetico alla Russia. E Putin ha detto: attenti, state scherzando col fuoco.

Dunque oggi una guerra tra le grandi Potenze e' tornata ad essere una possibilita' reale.

Ora e' evidente che questa guerra non ci riguarda, perche' come sta scritto nella prima parte della Costituzione che ancora formalmente e' in vigore, l'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla liberta' degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controverse internazionali; e tutte le guerre oggi in atto o minacciate appartengono a questo tipo di guerra che l'Italia rifiuta.

Allora la domanda e' se la nuova Costituzione garantisce che non partecipiamo a guerre che ci sono estranee, o se invece rimuove gli ostacoli e apre la strada a un nostro coinvolgimento nelle guerre presenti e future.

Ebbene, e' proprio la seconda cosa che accade; di fatto il popolo non avra' piu' alcuna garanzia costituzionale di non essere trascinato in una guerra non sua.

Poi ci sara' un don Milani che lo denuncera', ma sara' troppo tardi.

Vediamo dunque la nuova Costituzione renziana. Riguardo alla guerra c'e' un'innovazione esplicita e dichiarata, e ci sono delle innovazioni implicite e non dette che pero' travolgono tutte le garanzie.

L'innovazione esplicita e' che il Senato, il quale non e' affatto abolito, secondo l'articolo 78 della nuova Costituzione e' escluso dal partecipare alla deliberazione della guerra e al conferimento al governo dei relativi poteri, deliberazione che invece e' riservata al primo ministro e ai suoi deputati. E cio' e' molto strano, perche' secondo la riforma il Senato dovrebbe rappresentare le realta' territoriali, dove ci sono le case e i corpi delle persone che piu' di tutti sarebbero colpiti dalla guerra; ed e' molto strano anche perche' secondo la riforma il Senato dovrebbe funzionare come raccordo con l'Unione Europea, dovrebbe partecipare alla formazione e attuazione degli atti normativi e delle politiche dell'Unione Europea; inoltre dovrebbe valutare le politiche pubbliche all'interno e l'impatto delle politiche dell'Unione Europea sui territori. Dunque dovrebbe mettere becco su tutto ma non sulla guerra, e dovrebbe avere un peso determinante nel rapporto con gli Stati europei, ma non avrebbe alcun potere nella decisione piu' importante riguardante il rapporto con tutti gli Stati, europei e non europei, che e' precisamente la decisione sulla guerra.

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Il Senato, una testa di turco

Questo dimostra quale era la vera intenzione dei riformatori riguardo al Senato. Il Senato e' la vera testa di turco della riforma ed e' la cartina di tornasole che rivela il discrimine tra cio' che e' falso e cio' che e' vero nella riforma che ci viene proposta.

E' falso l'argomento che il Senato venga riformato perche' Camera e Senato oggi fanno la stessa cosa, sicche' uno dei due sarebbe inutile. Anche il Tribunale e la Corte d'Appello fanno la stessa cosa, fanno gli stessi processi, ma non e' affatto inutile che la liberta' dei cittadini sia tutelata da due gradi di giudizio. Anche la polizia e i carabinieri fanno la stessa cosa, ma non e' affatto inutile che se un colpo di Stato lo fanno i carabinieri, la polizia glielo possa impedire, o viceversa. Le Costituzioni democratiche sono li' proprio perche', quando si tratta del potere, le cose possano essere viste da due parti diverse.

E' falso che il Senato venga riformato per valorizzare le Regioni e le autonomie locali. Anzi proprio nel momento in cui si fa finta di fare un Senato delle autonomie, la scelta autonomistica viene rovesciata, potremmo dire ripudiata.

Infatti si passa dal regionalismo della Costituzione del '48 al centralismo statale, in base alla ideologia che tutto e' dello Stato, e nulla al di fuori dello Stato. Non si tratta solo di una diversa ripartizione di competenze tra le regioni e lo Stato; in questo quadro, come dicono giustamente i fautori del Si', una correzione rispetto a una eccessiva varieta' di normative (ad esempio riguardo al turismo e al commercio estero) era necessaria. Si tratta invece del fatto che mentre nella Costituzione vigente, all'art. 117, si prevede che alle regioni spetti la potesta' legislativa sulla generalita' delle materie, tranne quelle espressamente attribuite allo Stato, e quelle di competenza comune, nella riforma  - abolita la legislazione concorrente - c'e' un'invadente esclusiva competenza legislativa dello Stato, di cui alcuni residui sono lasciati alle Regioni. Ma si tratta soprattutto di leggi di ordine organizzativo e promozionale (come ad esempio la "promozione", ma non la tutela e la valorizzazione, dell'ambiente e dei beni culturali). Nulla si toglie invece ai privilegi delle Regioni a statuto speciale (che potranno essere modificati solo d'accordo con le Regioni stesse), mentre altri frammenti di autonomia potranno essere gentilmente concessi per legge dallo Stato a qualche Regione meritevole o piu' ricca, dotata di bilanci virtuosi, in seguito a specifiche trattative ed intese tra quella Regione e lo Stato. Per esempio si dovra' vedere se la Regione Puglia, che ha fatto una legge per attribuire un "reddito di dignita'" ai non abbienti, per poterlo fare anche in futuro, a norma dell'art. 116, III comma dovra' chiedere allo Stato che glielo conceda per legge, sempre che dimostri di essere "in condizioni di equilibrio tra le entrate e le spese del proprio bilancio". In ogni caso, sia nella legislazione che nel sostituirsi agli organi degli enti locali, a norma dell'art. 120, il governo puo' avvalersi della "clausola di supremazia" in nome dell'unita' giuridica ed economica della Repubblica. In sostanza mentre si rottama il Senato, per gabellarlo come Senato delle autonomie, le autonomie non ci sono piu', ed e' percio' che si dice che il Senato si riunira' per poche ore al mese; e dunque si passa dalla forma di Stato articolato in Regioni, che in un recente dibattito televisivo Luciano Violante ha definito come un "policentrismo anarchico" al ristabilimento della supremazia dello Stato e della sua piena sovranita' rispetto agli enti territoriali. Ma la forma di Stato e' anche la forma della democrazia. E l'alternativa di societa' fatta di "formazioni sociali" e di autonomie che sta scritta nella prima parte della Costituzione, fu scelta dal costituente del 1947 come antidoto a quella che e' stata chiamata "la sindrome del tiranno".

Resta allora che i veri obiettivi della riforma del Senato erano due: il primo, quello di togliere al governo il fastidio di dover ottenere la fiducia di due Camere; il secondo, quello di sterilizzare il Senato e le comunita' territoriali che esso dovrebbe rappresentare, rispetto alle decisioni supreme relative alla pace e alla guerra.

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Quali garanzie contro guerre inconsulte?

Venuta meno la doppia garanzia di una conforme decisione di Camera e Senato sulla deliberazione dello stato di guerra, si potrebbe pensare pero' che l'ostacolo a guerre inconsulte sarebbe rappresentato da quanto previsto, e non formalmente abrogato, nella prima parte e segnatamente nell'art. 11 della Costituzione.

Ma purtroppo cosi' non e', perche' di fatto quel limite all'ingresso dell'Italia in guerre non sue e' stato cancellato e poi superato dopo la caduta del muro di Berlino e la fine della guerra fredda. Fino a quel momento, secondo gli articoli 11 e 52 della Costituzione, l'unica guerra ammissibile, l'unica guerra in cui legittimamente l'Italia potesse e dovesse combattere, era quella corrispondente al "sacro dovere" - come lo definisce l'art. 52 - della difesa della Patria. E per difesa della Patria si intendeva la difesa del popolo e del territorio, tant'e' vero che l'esercito era schierato sulla soglia di Gorizia per far fronte ai famosi cosacchi che dovevano venire dall'Est. Ma nel 1991 l'Italia sdogano' la guerra partecipando alla prima guerra del Golfo contro l'Iraq. E il 26 novembre 1991, come ho raccontato in un recente discorso a Messina, il governo venne da noi in Parlamento e presento' alla Commissione Difesa alla Camera (di cui facevo parte) un Nuovo Modello di Difesa in cui la guerra tornava a essere legittimata e la difesa non era piu' identificata con la difesa dei sacri confini della Patria, ma con la tutela degli interessi anche economici e produttivi dell'Italia dovunque essi fossero in gioco; a tale scopo veniva potenziato un esercito professionale ristrutturato come Forza di intervento rapido e di proiezione di potenza e piu' tardi lo stesso servizio obbligatorio di leva veniva lasciato cadere. In piu' si provvedeva alla sostituzione del nemico, che non essendo piu' quello sovietico veniva individuato nell'Islam secondo il modello del conflitto divenuto ormai permanente tra Israele e mondo arabo.

Il Modello di Difesa non venne mai discusso ne' approvato dal Parlamento, ma venne di fatto tradotto nella legislazione sulle Forze Armate, nei bilanci della difesa e nelle scelte dei governi. Venuto meno il limite stabilito dalla Costituzione, la decisione sulle guerre da fare veniva di fatto affidata ai governi, e i loro primi ministri ne fecero largamente uso. Addirittura l'Italia partecipo' ad una nuova guerra in Europa contro la Jugoslavia e il presidente D'Alema teorizzo' il valore politico di quella scelta interpretandola come una espressione necessaria della politica estera dell'Italia e del suo contare nel mondo.

Poiche' un'analoga concezione della difesa e dell'uso delle forze armate e' stata nello stesso tempo adottata dalla Nato e da tutto l'Occidente, tutto cio' che ne e' seguito, ivi compreso il terrorismo, la catastrofe delle Due Torri, il parto cruento dello Stato islamico, lo scontro con l'Islam, i soldati italiani in Libia e a Mosul, e ora la sfida alla Russia, sono conseguenze di quella scelta.

Si direbbe che l'Occidente il cui sistema economico e politico e' entrato in una profonda crisi essendosi mostrato incompatibile con l'ordine del mondo, cerchi nell'incremento delle armi, nell'estensione del dominio e nella disseminazione delle guerre una risposta alla sua angoscia riguardo al futuro; ed e' come se noi dovessimo partecipare a tutte le guerre di un capitalismo sfrenato, invece che operare, come dice il generale dei Gesuiti, "per superare la poverta', l'ineguaglianza e l'oppressione".

In questa situazione, in cui si accentua la discrezionalita' dei governi, diventa molto pericoloso che non si possano esprimere le voci dei popoli e che le decisioni possano essere prese da capi politici dai poteri incondizionati e liberi da controlli e garanzie.

Questa e' la ragione per cui una Costituzione che tende ad assicurare una governabilita' insindacabile per cinque anni e a ridurre il controllo del Parlamento sul capo politico di turno, mentre si stende come un'ombra l'ipoteca dei grandi poteri militari e finanziari mondiali, sguarnisce i popoli di ogni difesa contro inconsulte decisioni di guerra. Nel caso italiano il nuovo sistema costituzionale risultante dal combinato disposto della Costituzione riformata e della legge elettorale maggioritaria, istituisce una nuova forma di governo che e' stata chiamata in dottrina una "forma di governo di legislatura a vertice monocratico elettivo". Questo modello, costruito sulla formula del "Sindaco d'Italia", ormai al di fuori della forma della democrazia parlamentare,  finisce per attribuire al primo ministro un solitario potere di decidere tra la pace e la guerra. Il fatto che per la sua sussistenza, mediante la fiducia, il governo dipenda solo dalla Camera e che la maggioranza assoluta dei deputati, pur necessaria per la deliberazione dello stato di guerra, sia rappresentata da parlamentari di un solo partito, per di piu' scelti dallo stesso primo ministro e non eletti dal popolo, fa si' che nella situazione di massimo pericolo in cui il mondo e' oggi precipitato il rischio di essere portati verso una guerra, mentre giornali, televisioni e commentatori politici parlano d'altro, e' molto elevato.

Basta ricordare che la decisione di muovere la guerra alla Turchia e di invadere la Libia, che fu l'inizio del lungo conflitto, che si ripete ancor oggi, fra l'Italia e l'Islam, nel settembre del 1911 fu decisa dal solo Giolitti, che se ne stava a Dronero, mentre il Re era in vacanza a San Rossore e il Parlamento era chiuso per ferie. Il problema e' che il mondo di oggi e' molto piu' pericoloso di quello di allora, ci sono le armi atomiche e i nuovi califfi, islamici o no, non sono affatto al tramonto come lo era allora il potere dell'Impero ottomano.

Facciamo questo discorso in un momento particolarmente delicato perche' dobbiamo registrare il fallimento sul piano internazionale della presidenza di Obama. Voleva fare un mondo senza guerre, e lascia un mondo piu' frantumato e in guerra di prima. E cio' proprio per le politiche sbagliate degli Stati Uniti che hanno un'innata tendenza al dominio che passa da un'amministrazione a un'altra: essa fu formalizzata, all'inizio del 2000, nella scelta dell'obiettivo di "un nuovo secolo americano" a cui erano finalizzate le politiche di riarmo e di egemonia adottate nella cosiddetta nuova "Strategia della sicurezza nazionale". La devastazione dell'America Latina, il braccio di ferro con la Russia, e soprattutto la spinta al dominio del mondo arabo nel Medio Oriente ne sono dei capitoli. E' possibile che questa spinta verso un mondo e un tempo "americani" - caduti i tentennamenti di Obama - continui nella presidenza di Hillary Clinton (esorcizzato il fantasma di Trump), e che l'America sia portata a fare tutte le guerre del capitalismo in armi. Ed e' solo grazie al papa che queste guerre non potranno piu' essere definite come guerre sante o di civilta'. Sono guerre e basta.

E qui si vede il pericolo di una totale dipendenza dei primi ministri italiani dal presidente americano, come quella manifestata ed enfatizzata da Renzi alla Casa Bianca,  perche' vuol dire che l'Italia sara' chiamata a fare tutte le guerre che l'America decidera' di fare o vorra' che siano fatte. Cio' rende Obama uno sponsor non troppo affidabile del Si' al referendum costituzionale. Anzi l'endorsement di Obama e' un ottimo indicatore: proprio perche' l'America dice di Si', forse l'Italia dovrebbe dire di No.

 

4. REPETITA IUVANT. UN APPELLO NONVIOLENTO PER Il 4 DICEMBRE: UN PARLAMENTO ELETTO DAL POPOLO, UNO STATO DI DIRITTO, UNA DEMOCRAZIA COSTITUZIONALE. AL REFERENDUM VOTIAMO NO AL GOLPE

 

Al referendum sulla riforma costituzionale voluta dal governo votiamo No.

No al golpe, no al fascismo, no alla barbarie.

Al referendum sulla riforma costituzionale voluta dal governo votiamo No.

Senza odio, senza violenza, senza paura.

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Il Parlamento, l'istituzione democratica che fa le leggi, deve essere eletto dal popolo, e deve rappresentare tutti i cittadini con criterio proporzionale.

Ma con la sua riforma costituzionale il governo vorrebbe ridurre il senato a una comitiva in gita aziendale, e con la sua legge elettorale (il cosiddetto Italicum) vorrebbe consentire a un solo partito di prendersi la maggioranza assoluta dei membri della camera dei deputati anche se ha il consenso di una risibile minoranza degli elettori, e con il "combinato disposto" della riforma costituzionale e della legge elettorale il governo, che e' gia' detentore del potere esecutivo, vorrebbe appropriarsi di fatto anche del potere legislativo, rompendo cosi' quella separazione e quell'equilibrio dei poteri che e' la base dello stato di diritto.

Se prevalessero le riforme volute dal governo sarebbe massacrata la Costituzione repubblicana nata dalla Resistenza antifascista, sarebbe rovesciata la democrazia, sarebbe negata la separazione dei poteri e quindi lo stato di diritto.

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Al referendum sulla riforma costituzionale voluta dal governo votiamo No.

No al golpe, no al fascismo, no alla barbarie.

Al referendum sulla riforma costituzionale voluta dal governo votiamo No.

Senza odio, senza violenza, senza paura.

 

5. REPETITA IUVANT. DIECI COLTELLATE. MINIMA UNA GUIDA AL REFERENDUM

 

Intitolare questi brevi ragionamenti "dieci coltellate" e' un espediente retorico: a indicare la necessita' e l'urgenza di squarciare la cortina delle menzogne ed uscire dalla subalternita' al discorso dominante che e' il discorso falso e fraudolento della classe dominante che tutte e tutti ci opprime.

Indicheremo qui di seguito tre trappole in cui non cadere (la trappola delle velocita', la trappola del risparmio, la trappola della governabilita'), formuleremo tre elogi (del perfetto bicameralismo, della rappresentanza proporzionale, del costituzionalismo nemico dell'assolutismo), dichiareremo tre beni irrinunciabili (la repubblica parlamentare; lo stato di diritto, ovvero la separazione e il controllo dei poteri; la democrazia, ovvero la sovranita' popolare) e giungeremo a una conclusione che ci sembra coerente e doverosa: il 4 dicembre votare No al golpe degli apprendisti stregoni; difendiamo la Costituzione della Repubblica italiana.

E valga il vero.

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1. La trappola della velocita'

Quando si prendono decisioni importanti non si discute mai abbastanza. Quando si fanno le leggi, piu' ci si pensa e meglio e'. La democrazia e' un processo decisionale lento e paziente; come scrisse Guido Calogero si contano tutte le teste invece di romperle. Solo le dittature sono veloci, velocissime, e il frutto di quella velocita' e' sempre e solo la schiavitu' e la morte di innumerevoli esseri umani.

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2. La trappola del risparmio

Da quando in qua per risparmiare quattro baiocchi occorre massacrare la Costituzione, che e' la legge a fondamento di tutte le nostre leggi, la base del nostro ordinamento giuridico e quindi della nostra civile convivenza? Da quando in qua per risparmiare quattro baiocchi occorre distruggere la forma istituzionale repubblicana del nostro paese e sostituirla con la dittatura del governo, ovvero con la dittatura del capitale finanziario transnazionale di cui il governo in carica e' servo sciocco? Per ridurre i costi dell'attivita' parlamentare basterebbe una legge ordinaria che riduca gli emolumenti a tutti i parlamentari portandoli a retribuzioni ragionevoli.

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3. La trappola della governabilita'

Cio' che si nasconde dietro la parola magica - ovvero la cortina fumogena - della "governabilita'" altro non e' che il potere dei potenti di imporre la loro volonta' e i loro abusi senza opposizioni e senza controlli. La governabilita' non e' ne' un valore ne' un bisogno in nome del quale devastare la democrazia, lo stato di diritto, i diritti civili, politici e sociali che ad ogni persona appartengono.

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4. Elogio del perfetto bicameralismo

In un parlamento due camere sono meglio di una: se nell'una si commette un errore l'altra puo' correggerlo; se nell'una prevale un'alleanza di malfattori, l'altra puo' contrastarla. Due camere si controllano reciprocamente. Cosi' si sbaglia di meno. Benedetto sia il bicameralismo perfetto.

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5. Elogio della rappresentanza proporzionale

In una democrazia il potere e' del popolo che lo esercita attraverso i suoi rappresentanti. Il parlamento che fa le leggi in nome del popolo deve essere rappresentativo di esso in modo rigorosamente proporzionale. Se invece una minoranza si appropria della maggioranza dei seggi quel parlamento non e' piu' democratico, diventa solo la foglia di fico di un regime oligarchico. E se il governo si sostituisce al parlamento nella sua funzione legislativa non solo quel parlamento diventa una foglia di fico a tentar di occultare l'oscenita' del potere reale, ma quel potere non e' piu' ne' democratico ne' repubblicano, e' diventato un'autocrazia. Benedetta sia la rappresentanza proporzionale.

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6. Elogio del costituzionalismo, nemico dell'assolutismo

Il fine e il senso di ogni Costituzione e' impedire o almeno limitare gli abusi dei potenti. Nelle societa' divise in classi di sfruttatori e sfruttati, di proprietari ed espropriati, di governanti e governati, chi esercita funzioni di governo e' costantemente esposto alla forza corruttiva del potere. Nessun potere deve essere assoluto, ogni potere deve avere limiti e controlli. Benedetto sia il costituzionalismo, nemico dell'assolutismo.

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7. Una repubblica parlamentare, non una dittatura

Se il governo attraverso la riforma costituzionale, la riforma elettorale ed il loro "combinato disposto" (ovvero l'effetto sinergico delle norme contenute nelle due riforme) mutila ed esautora il parlamento e si appropria di fatto del potere legislativo e lo somma a quello esecutivo che gia' detiene, viene meno la repubblica parlamentare. Ma per noi la repubblica parlamentare e' un bene irrinunciabile.

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8. Uno stato di diritto, ovvero la separazione e il controllo dei poteri

Se il governo attraverso la riforma costituzionale, la riforma elettorale ed il loro "combinato disposto" (ovvero l'effetto sinergico delle norme contenute nelle due riforme) si appropria di fatto del potere legislativo e lo somma a quello esecutivo che gia' detiene, annienta la separazione e il controllo dei poteri, che sono il fondamento dello stato di diritto. Ma per noi lo stato di diritto, ovvero la separazione e il controllo dei poteri, e' un bene irrinunciabile.

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9. Una democrazia, ovvero la sovranita' popolare

Se il governo attraverso la riforma costituzionale, la riforma elettorale ed il loro "combinato disposto" (ovvero l'effetto sinergico delle norme contenute nelle due riforme) riduce il parlamento a un giocattolo nelle sue mani, si fa un senato non piu' eletto dal popolo, si fa una camera dei deputati in cui una minoranza rapina la maggioranza assoluta dei seggi, si appropria di fatto del potere legislativo e lo somma a quello esecutivo che gia' detiene, la sovranita' popolare e' annichilita e con essa la democrazia. Ma per noi la democrazia, ovvero la sovranita' popolare, e' un bene irrinunciabile.

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10. No al golpe, difendiamo la Costituzione della Repubblica italiana

Nel referendum del 4 dicembre si vota per dire si' o no al golpe. Chi vota si', come vuole il governo degli apprendisti stregoni, accetta il golpe che distrugge il parlamento eletto dal popolo, lo stato di diritto, la democrazia costituzionale. Chi vota no, contro la volonta' del governo degli apprendisti stregoni, difende il parlamento eletto dal popolo, lo stato di diritto, la democrazia costituzionale, e quindi si oppone al golpe. No al golpe. No al fascismo. No alla barbarie. Al referendum votiamo No. Senza odio, senza violenza, senza paura. Difendiamo la Costituzione della Repubblica italiana.

 

6. INCONTRI. OGGI LA XV GIORNATA DEL DIALOGO CRISTIANO-ISLAMICO

 

Si svolge oggi, 27 ottobre, la XV giornata del dialogo cristiano-islamico.

In molti luoghi d'Italia si terranno iniziative d'incontro, di pace, di nonviolenza; di riconoscimento, difesa e promozione della vita, della dignita' e dei diritti di tutti gli esseri umani; di difesa del mondo vivente casa comune dell'umanita'.

La nonviolenza e' in cammino.

 

7. INCONTRI. A FIRENZE IL 29 OTTOBRE LA PRIMA "GIORNATA NAZIONALE DI STUDIO SUGLI EFFETTI SANITARI E AMBIENTALI DEL TRASPORTO AEREO"

[Dall'Associazione Italiana Medici per l'Ambiente - Isde Italia riceviamo e diffondiamo]

 

Prima Giornata nazionale di studio sugli effetti sanitari e ambientali del trasporto aereo (Firenze, sabato 29 ottobre 2016)

L'Associazione Italiana Medici per l'Ambiente - Isde Italia promuove per sabato 29 ottobre 2016 a Firenze la prima Giornata nazionale di studio sugli effetti sanitari e ambientali del trasporto aereo.

La giornata di studio sara' occasione anche per individuare e consolidare  strategie  comuni di azione finalizzate ad impedire l'apertura di nuove strutture aeroportuali, ad impedire l'ampliamento di quelle gia' esistenti e per la riduzione e razionalizzazione del trasporto aereo.

Responsabile dell'iniziativa e' la dottoressa Antonella Litta, referente nazionale e coordinatrice del gruppo di studio su "Trasporto aereo come fattore d'inquinamento ambientale e danno alla salute" dell'Associazione italiana medici per l'ambiente - Isde.

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Di seguito il programma della giornata di studio:

Ore 9.30: Iscrizione e registrazione

Ore 9.45: Saluti e introduzione ai lavori - Dr. Roberto Romizi, Presidente ISDE Italia

Ore 10.00: "Inquinamento ambientale, attivita' umane e cambiamento climatico: le responsabilita' anche del settore aereo" - Prof. Gianni Tamino, Isde Italia

Ore 10.45: "Inquinamento ambientale e salute in eta' prenatale e pediatrica" - Dr. Massimo Generoso, Presidente Isde Firenze

Ore 11.15: Coffe-break

Ore 11.30: "Danno a salute e ambiente da trasporto aereo, le evidenze scientifiche a sostegno delle istanze dei cittadini e dei comitati in Italia e in  Europa" - Dr. Antonella Litta, Isde Italia

Ore 12.15: "Le emissioni degli aeromobili: composizione, quantitativi e misurazione degli inquinanti prodotti" - Ing. Giuseppina Ranalli

Ore 13.00: Pausa pranzo

Ore 14.00: Esperienze  territoriali  a confronto tra i rappresentanti dei comitati italiani

Ore 14.45: "Citta' sempre piu' rumorose: misurazioni dell'inquinamento acustico e normativa vigente" - Prof. ing. Sergio Luzzi

Ore 15.15: "Strumenti legali ed azioni nelle vertenze di opposizione alla costruzione di nuove strutture aeroportuali e all'ampliamento di quelle gia' esistenti nel quadro generale dello strapotere della finanza internazionale" - Prof. Paolo Maddalena, magistrato, vicepresidente emerito della Corte Costituzionale

Ore 16.00: Domande e interventi di approfondimento

Ore 16.30: Approvazione  del documento da inviare alle Istituzioni italiane a sostegno della richiesta di riduzione e razionalizzazione del trasporto aereo in Italia

Ore 17.00: Chiusura dei lavori e rilascio attestati

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L'iniziativa si svolgera' a Campi Bisenzio (Firenze) presso l'Hotel 500, via Tomerello n.1 (www.hotel500firenze.com), ove per chi ne avesse necessita' sara' possibile anche pernottare.

Per le adesioni ed iscrizioni si prega contattare Nadia Conti, responsabile della segreteria organizzativa: tel. 3358162370, e-mail:  n.conti at hotmail.it

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Associazione Medici per l'Ambiente - Isde Italia, ia della Fioraia 17/19, 52100 Arezzo, Tel. 0575-222560575-22256, Fax 0575-28676, Web www.isde.it, E-mail mailto:isde at ats.it, Facebook https://www.facebook.com/isdeitalia, Twitter @ISDEItalia

 

8. APPELLI. 4 NOVEMBRE 2016: NON FESTA, MA LUTTO. A TRENTO GLI "STATI GENERALI DELLA DIFESA CIVILE NON ARMATA E NONVIOLENTA". OGNI VITTIMA HA IL VOLTO DI ABELE

 

4 novembre 2016: non festa, ma lutto

Cento anni dopo: basta guerre

Un'altra difesa e' possibile

A Trento gli "Stati generali della Difesa civile non armata e nonviolenta"

Il Movimento Nonviolento, PeaceLink, il Centro di ricerca per la pace e i diritti umani di Viterbo e l'Associazione Antimafie Rita Atria lanciano per il 4 novembre l'iniziativa "Ogni vittima ha il volto di Abele", affinche' in ogni citta' si svolgano commemorazioni nonviolente delle vittime di tutte le guerre.

Ogni vittima ha il volto di Abele

Proponiamo che il 4 novembre si realizzino in tutte le citta' d'Italia commemorazioni nonviolente delle vittime di tutte le guerre, commemorazioni che siano anche solenne impegno contro tutte le guerre e le violenze. Affinche' il 4 novembre, anniversario della fine dell'"inutile strage" della prima guerra mondiale, cessi di essere il giorno in cui i poteri assassini irridono gli assassinati, e diventi invece il giorno in cui nel ricordo degli esseri umani defunti vittime delle guerre gli esseri umani viventi esprimono, rinnovano, inverano l'impegno affinche' non ci siano mai piu' guerre, mai piu' uccisioni, mai piu' persecuzioni.

Oltre cento anni dopo lo scoppio della prima guerra mondiale, mentre e' tragicamente in corso la "terza guerra mondiale a pezzi", e' ora di dire basta.

Per questo sosteniamo la campagna "Un'altra difesa e' possibile" che ha depositato in Parlamento la proposta di legge di iniziativa popolare per l'istituzione e il finanziamento del Dipartimento per la difesa civile, non armata e nonviolenta.

Obiettivo della campagna e' quello di organizzare la difesa civile, non armata e nonviolenta - ossia la difesa della Costituzione e dei diritti civili e sociali che in essa sono affermati; la preparazione di mezzi e strumenti non armati di intervento nelle controversie internazionali; la difesa dell'integrita' della vita, dei beni e dell'ambiente dai danni che derivano dalle calamita' naturali, dal consumo di territorio e dalla cattiva gestione dei beni comuni - anziche' finanziare cacciabombardieri, sommergibili, portaerei e missioni di guerra, che lasciano il Paese indifeso dalle vere minacce che lo colpiscono e lo rendono invece minaccioso agli occhi del mondo. La Campagna vuole aprire un confronto pubblico per ridefinire i concetti di difesa, sicurezza, minaccia, dando centralita' alla Costituzione che "ripudia la guerra" (art. 11), afferma la difesa dei diritti di cittadinanza ed affida ad ogni cittadino il "sacro dovere della difesa della patria" (art. 52).

Il 4 e 5 novembre a Trento i promotori della campagna "Un'altra difesa e' possibile" e il Forum Trentino per la Pace e i diritti umani hanno convocato gli "Stati generali della Difesa civile non armata e nonviolenta", un primo passo per coordinare e creare un confronto tra i diversi soggetti che gia' ora agiscono nel settore della difesa civile: le istituzioni preposte alla Difesa, alla Protezione civile, al Servizio Civile Nazionale, la ricerca sulla risoluzione nonviolenta dei conflitti, il Terzo Settore e le organizzazioni non governative che lavorano per la pace e il disarmo.

Tutti coloro che non potranno essere con noi fisicamente a Trento, si uniscano idealmente in una sorta di staffetta civile tra commemorazioni nonviolente delle vittime di tutte le guerre, ribadendo che il 4 novembre e' giorno di lutto e non di festa per la partecipazione all'inutile strage della prima guerra mondiale. Ovunque sia possibile, in ogni piazza d'Italia. Queste iniziative di commemorazione e di impegno morale e civile devono essere rigorosamente nonviolente. Non devono dar adito ad equivoci o confusioni di sorta; non devono essere in alcun modo ambigue o subalterne; non devono prestare il fianco a fraintendimenti o mistificazioni. Queste iniziative di addolorato omaggio alle vittime della guerra e di azione concreta per promuovere la pace e difendere le vite, devono essere rigorosamente nonviolente. Occorre quindi che si svolgano in orari distanti e assolutamente distinti dalle ipocrite celebrazioni dei poteri armati, quei poteri che quelle vittime fecero morire. Ed occorre che si svolgano nel modo piu' austero, severo, solenne: depositando omaggi floreali dinanzi alle lapidi ed ai sacelli delle vittime delle guerre, ed osservando in quel frangente un rigoroso silenzio. Ovviamente prima e dopo e' possibile ed opportuno effettuare letture e proporre meditazioni adeguate, argomentando ampiamente e rigorosamente perche' le persone amiche della nonviolenza rendono omaggio alle vittime della guerra e perche' convocano ogni persona di retto sentire e di volonta' buona all'impegno contro tutte le guerre, e come questo impegno morale e civile possa concretamente limpidamente darsi. Dimostrando che solo opponendosi a tutte le guerre si onora la memoria delle persone che dalle guerre sono state uccise. Affermando il diritto e il dovere di ogni essere umano e la cogente obbligazione di ogni ordinamento giuridico democratico di adoperarsi per salvare le vite, rispettare la dignita' e difendere i diritti di tutti gli esseri umani.

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Per informazioni sulla campagna "Un'altra difesa e' possibile"

vai al sito www.difesacivilenonviolenta.org

Segreteria della Campagna c/o il Movimento Nonviolento

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A tutte le persone amiche della nonviolenza chiediamo di diffondere questa proposta e contribuire a questa iniziativa. Contro tutte le guerre, contro tutte le uccisioni, contro tutte le persecuzioni. Per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani.

Ogni vittima ha il volto di Abele. Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.

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Movimento Nonviolento

per contatti: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. e fax 0458009803

e-mail:an at nonviolenti.org, siti: www.nonviolenti.org e www.azionenonviolenta.it

PeaceLink

per contatti: e-mail: info at peacelink.it, sito: www.peacelink.it

Centro di ricerca per la pace e i diritti umani di Viterbo

per contatti: e-mail: nbawac at tin.it, web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

Associazione Antimafie Rita Atria

per contatti: e-mail: abruzzo at ritaatria.it, sito: www.ritaatria.it

 

9. APPELLI. VERSO LA "GIORNATA INTERNAZIONALE PER L'ELIMINAZIONE DELLA VIOLENZA CONTRO LE DONNE" DEL 25 NOVEMBRE

 

Si svolge il 25 novembre la "Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne".

Ovunque si realizzino iniziative.

Ovunque si contrasti la violenza maschilista e patriarcale.

Ovunque si sostengano i centri antiviolenza delle donne.

Ovunque si educhi e si lotti per sconfiggere la violenza maschilista e patriarcale, prima radice di tutte le altre violenze.

 

10. MAESTRI. PRIMO LEVI: AL VISITATORE

[Da Primo Levi, testo pubblicato per l'inaugurazione del Memorial in onore degli italiani caduti nei campi di sterminio nazisti, ora in Opere, Einaudi, Torino 1997, vol. I, pp. 1335-1336]

 

La storia della Deportazione e dei campi di sterminio, la storia di questo luogo, non puo' essere separata dalla storia delle tirannidi fasciste in Europa: dai primi incendi delle Camere del Lavoro nell'Italia del 1921, ai roghi di libri sulle piazze della Germania del 1933, alla fiamma nefanda dei crematori di Birkenau, corre un nesso non interrotto. E' vecchia sapienza, e gia' cosi' aveva ammonito Heine, ebreo e tedesco: chi brucia libri finisce col bruciare uomini, la violenza e' un seme che non si estingue.

E' triste ma doveroso rammentarlo, agli altri ed a noi stessi: il primo esperimento europeo di soffocazione del movimento operaio e di sabotaggio della democrazia e' nato in Italia. E' il fascismo, scatenato dalla crisi del primo dopoguerra, dal mito della "vittoria mutilata", ed alimentato da antiche miserie e colpe; e dal fascismo nasce un delirio che si estendera', il culto dell'uomo provvidenziale, l'entusiasmo organizzato ed imposto, ogni decisione affidata all'arbitrio di un solo.

Ma non tutti gli italiani sono stati fascisti: lo testimoniamo noi, gli italiani che siamo morti qui. Accanto al fascismo, altro filo mai interrotto, e' nato in Italia, prima che altrove, l'antifascismo. Insieme con noi testimoniano tutti coloro che contro il fascismo hanno combattuto e che a causa del fascismo hanno sofferto, i martiri operai di Torino del 1923, i carcerati, i confinati, gli esuli, ed i nostri fratelli di tutte le fedi politiche che sono morti per resistere al fascismo restaurato dall'invasore nazionalsocialista.

E testimoniano insieme a noi altri italiani ancora, quelli che sono caduti su tutti i fronti della II Guerra Mondiale, combattendo malvolentieri e disperatamente contro un nemico che non era il loro nemico, ed accorgendosi troppo tardi dell'inganno. Sono anche loro vittime del fascismo: vittime inconsapevoli.

Noi non siamo stati inconsapevoli. Alcuni fra noi erano partigiani; combattenti politici; sono stati catturati e deportati negli ultimi mesi di guerra, e sono morti qui, mentre il Terzo Reich crollava, straziati dal pensiero della liberazione cosi' vicina.

La maggior parte fra noi erano ebrei: ebrei provenienti da tutte le citta' italiane, ed anche ebrei stranieri, polacchi, ungheresi, jugoslavi, cechi, tedeschi, che nell'Italia fascista, costretta all'antisemitismo dalle leggi di Mussolini, avevano incontrato la benevolenza e la civile ospitalita' del popolo italiano. Erano ricchi e poveri, uomini e donne, sani e malati.

C'erano bambini fra noi, molti, e c'erano vecchi alle soglie della morte, ma tutti siamo stati caricati come merci sui vagoni, e la nostra sorte, la sorte di chi varcava i cancelli di Auschwitz, e' stata la stessa per tutti. Non era mai successo, neppure nei secoli piu' oscuri, che si sterminassero esseri umani a milioni, come insetti dannosi: che si mandassero a morte i bambini e i moribondi. Noi, figli di cristiani ed ebrei (ma non amiamo queste distinzioni) di un paese che e' stato civile, e che civile e' ritornato dopo la notte del fascismo, qui lo testimoniamo.

In questo luogo, dove noi innocenti siamo stati uccisi, si e' toccato il fondo delle barbarie. Visitatore, osserva le vestigia di questo campo e medita: da qualunque paese tu venga, tu non sei un estraneo. Fa che il tuo viaggio non sia stato inutile, che non sia stata inutile la nostra morte. Per te e per i tuoi figli, le ceneri di Auschwitz valgano di ammonimento: fa che il frutto orrendo dell'odio, di cui hai visto qui le tracce, non dia nuovo seme, ne' domani ne' mai.

 

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SENZA ODIO, SENZA VIOLENZA, SENZA PAURA

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Al referendum votiamo No alla riforma costituzionale golpista

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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XVII)

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100

Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it, centropacevt at gmail.com, web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

Numero 30 del 27 ottobre 2016