[Nonviolenza] Telegrammi. 2309



 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 2309 del 5 aprile 2016

Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace e i diritti umani di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XVII)

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it , centropacevt at gmail.com

 

Sommario di questo numero:

1. Si chiamano deportazioni

2. Peppe Sini: Dinanzi alla prefettura. Parole dette in piazza a Viterbo la sera del 21 aprile 2015

3. Peppe Sini: Ogni vittima ha il volto di Abele. Dieci ragionamenti svolti la mattina del 3 settembre 2015 in piazza a Viterbo

4. A Viterbo un incontro con pendolari e studenti per il si' al referendum del 17 aprile

5. Due siti utili per l'informazione sul referendum del 17 aprile

6. Dieci ragioni piu' una per il si' al referendum del 17 aprile

7. Contro tutti i terrorismi, contro tutte le guerre

8. Hic et nunc, quid agendum

9. Per sostenere il centro antiviolenza "Erinna"

10. Segnalazioni librarie

11. La "Carta" del Movimento Nonviolento

12. Per saperne di piu'

 

1. EDITORIALE. SI CHIAMANO DEPORTAZIONI

 

I respingimenti di migranti dall'Europa alla Turchia abbandonandoli li' nelle mani di un regime che della violazione dei diritti umani fa professione costituiscono un crimine, un crimine contro l'umanita'.

Di queste deportazioni, di questa consegna di innocenti nelle mani di carnefici, i governi dell'Unione Europea che hanno sottoscritto l'accordo col dittatore di Ankara recano la delittuosa responsabilita'.

Quell'accordo sia revocato.

Cessino subito le deportazioni.

Siano accolte tutte le persone in fuga dalla fame e dalla guerra, dalle dittature e dalle devastazioni.

Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.

Vi e' una sola umanita' in un unico mondo vivente casa comune dell'umanita' intera.

Salvare le vite e' il primo dovere.

Nostra patria e' il mondo intero.

 

2. REPETITA IUVANT. PEPPE SINI: DINANZI ALLA PREFETTURA. PAROLE DETTE IN PIAZZA A VITERBO LA SERA DEL 21 APRILE 2015

 

Cinque storie io so.

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Nella prima un uomo nudo e coperto di sale giunge naufrago in un'isola, ed il re di quell'isola non lo fa uccidere, non lo fa imprigionare, non lo fa torturare, non lo fa ricacciare in mare, ma lo ospita nella sua casa, gli dona i suoi vestiti, lo invita alla sua mensa, e dopo la cena gli fa ascoltare un cantore che racconta la storia di un uomo che e' tutti gli uomini, la storia di un uomo che e' Ulisse. E quel naufrago e' Ulisse.

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Nella seconda storia un prigioniero condannato a morte mentre gia' e' nella fila dei destinati al carnefice si rivolge al re che assiste alle esecuzioni e gli dice: "Potente re, luce delle genti, siamo tuoi prigionieri, destinati a morte sicura, ma prima di farci uccidere di' ai tuoi servitori che ci diano da bere; abbiamo sete, non negarci questo estremo sollievo". Ed il re acconsente. Dissetatisi il prigioniero e i suoi compagni di sventura, egli ancora apostrofa il re: "Potente re, luce delle genti, ci hai dissetato, sazia anche la nostra fame, facci dare da mangiare". Ed il re dispone che i condannati a morte siano anche sfamati. Ed allora il prigioniero: "Potente re, luce delle genti, prima eravamo tuoi prigionieri ma ora tu ci hai dissetato e ci hai sfamato, e quindi siamo ormai tuoi ospiti; ed essendo tuoi ospiti, salva dunque le nostre vite". Ed il re salva loro la vita.

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La terza storia e' quella di un professore tedesco che con teutonica regolarita' e cronometrica precisione ogni giorno alla stessa ora si reca da casa all'universita' e dall'universita' a casa. E mentre cammina per le strade di Koenigsberg Herr Professor Immanuel Kant pensa a come si possa realizzare la pace perpetua tra gli esseri umani, e questo ragionamento svolge: se la Terra fosse una distesa piatta e infinita, all'essere umano costretto dalla sofferenza e dalla persecuzione ad abbandonare la sua casa e il suo paese che si presentasse in un luogo ove altri esseri umani vivono, costoro potrebbero dire: qui ci siamo insediati gia' noi, ma la Terra e' infinita, spostati dunque ancora oltre e troverai dove abitare. Ma la forma della Terra e' invece sferica, e se quel sofferente, perseguitato fuggiasco trovasse solo persone che gli negassero solidarieta' e gli imponessero di proseguire il suo viaggio per trovare un luogo ove abitare, finirebbe per tornare al punto di partenza, dove vivere non puo': ed allora, conclude il professore, quell'essere umano ha diritto di essere accolto dagli altri esseri umani e vivere con loro, e cosi' salvare la propria vita. Pensa questo pensiero il professor Kant, e continua la sua passeggiata: e senza parere ha dato il suo contributo a rendere l'umanita' piu' libera, piu' giusta, piu' umana.

*

La quarta storia e' di uomini e donne usciti di pianto in ragione che scrivono insieme una legge che valga per sempre. Ed essendo uomini e donne che hanno conosciuto la persecuzione, la dittatura e la guerra, essendo donne e uomini che hanno conosciuto le bastonature delle squadracce e gli agguati dei sicari, le carceri e l'esilio, la deportazione e il Lager, essendo le donne e gli uomini della Resistenza al fascismo, queste donne e questi uomini scrivono nella legge della loro Repubblica che "L'Italia ripudia la guerra"; scrivono nella legge della loro Repubblica che "La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo"; scrivono nella legge della loro Repubblica che "Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l'effettivo esercizio delle liberta' democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d'asilo nel territorio della Repubblica". E quella legge che quelle donne e quegli uomini hanno scritto e' la Costituzione della Repubblica Italiana, alla quale tutte le altre leggi italiane devono adeguarsi, e che e' una buona legge, una legge buona. E quella legge dice: salva tutte le vite, nessun essere umano ti e' estraneo, salva tutte le vite.

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La quinta storia e' la storia di un saggio cinese, di un sapiente ebreo, di un condannato a morte dall'imperialismo romano, e di innumerevoli altri uomini, di innumerevoli altre donne, che in tempi e luoghi infinitamente distanti tutte e tutti affermano questa medesima massima morale, questa stessa regola di condotta: "Tratta le altre persone come vorresti essere trattato tu; salva le altrui vite in pericolo come vorresti fosse salvata la tua; rispetta l'altrui dignita' come vorresti lo fosse la tua; reca soccorso alle altre persone nel bisogno come vorresti che a te nel bisogno soccorso fosse recato".

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Vi e' una sola umanita', in un unico mondo casa comune dell'umanita' intera.

Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.

Il primo dovere di ogni persona decente, ed a maggior ragione di ogni civile istituzione, e' quello di salvare le vite.

*

C'e' un modo semplice per salvare le vite di tutte le persone che oggi muoiono nel Mediterraneo: e' sufficiente che l'Unione Europea, che l'Italia, riconosca a tutti gli esseri umani il diritto di muoversi liberamente.

C'e' un modo semplice per salvare le vite di tutte le persone che oggi muoiono nel Mediterraneo: e' sufficiente che l'Unione Europea, che l'Italia, consenta a tutti gli esseri umani in fuga dalla fame, dalla guerra, dall'orrore e dalla morte di giungere in modo legale e sicuro ove trovare scampo, accoglienza e assistenza.

C'e' un modo semplice per salvare le vite di tutte le persone che oggi muoiono nel Mediterraneo: e' sufficiente che l'Unione Europea, che l'Italia, metta a disposizione degli innocenti in pericolo mezzi di trasporto pubblici e gratuiti che li traggano in salvo.

C'e' un modo semplice per salvare le vite di tutte le persone che oggi muoiono nel Mediterraneo: e' sufficiente che l'Unione Europea, che l'Italia, permetta a tutti gli esseri umani costretti a lasciare le loro case e le loro terre di poter giungere in modo legale e sicuro ove siano accolti ed assistiti, con mezzi di trasporto pubblici, legali, idonei, e trovando infine soccorso, accoglienza, assistenza e rispetto nel nostro continente, nel nostro paese.

C'e' un modo semplice per salvare le vite di tutte le persone che oggi muoiono nel Mediterraneo: e' sufficiente che l'Unione Europea, che l'Italia, riconosca a tutti gli esseri umani il diritto alla vita; soccorrendo ed accogliendo gli innocenti in fuga, ed insieme cessando di fare le guerre, cessando di rapinare interi continenti, cessando di alimentare dittature, mafie e terrorismi, cessando di praticare razzismo, colonialismo e imperialismo, cessando di devastare la biosfera.

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Fermare la strage nel Mediterraneo e' possibile. Annientare le mafie dei trafficanti e' possibile. Salvare tutte le vite a rischio di naufragio e' possibile.

E' sufficiente che l'Unione Europea o almeno l'Italia consentano l'ingresso legale e sicuro nel nostro continente e nel nostro paese, viaggiando con mezzi di trasporto pubblici e idonei, a tutte le persone in fuga dalla fame, dalla guerra, dall'orrore, dalla morte.

E' sufficiente che l'Unione Europea o almeno l'Italia rispettino quanto e' proclamato solennemente nella Costituzione della Repubblica Italiana, nella Carta dei diritti fondamentali dell'Unione Europea, nella Dichiarazione universale dei diritti umani.

Ogni vittima ha il volto di Abele.

 

3. REPETITA IUVANT. PEPPE SINI: OGNI VITTIMA HA IL VOLTO DI ABELE. DIECI RAGIONAMENTI SVOLTI LA MATTINA DEL 3 SETTEMBRE 2015 IN PIAZZA A VITERBO

[Ricostruita a memoria e in somma sintesi questa e' la sostanza delle cose principali dette parlando a braccio la mattina del 3 settembre 2015 in piazza della Repubblica a Viterbo nel corso di un'iniziativa antirazzista]

 

1. Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'. Il primo dovere e' salvare le vite. Vi e' una sola umanita' in un unico mondo vivente casa comune dell'umanita' intera.

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2. La strage nel Mediterraneo ha responsabili precisi: i governi europei che, impedendo a chi e' in fuga dalla fame e dalle guerre di giungere in Europa in modo legale e sicuro, hanno creato il mercato illegale gestito da trafficanti mafiosi, schiavisti e assassini, ed hanno provocato l'ecatombe che tuttora continua.

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3. Per far cessare la strage e' sufficiente che almeno uno stato europeo, ad esempio l'Italia, riconosca il diritto di tutti gli esseri umani ad entrare in modo legale e sicuro in Europa.

Per far cessare le migrazioni occorre far cessare le guerre e la rapina delle risorse del Sud del mondo da parte dei poteri dominanti del Nord e dei loro complici.

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4. Il nostro paese sta precipitando nel razzismo e nello schiavismo: l'esistenza di luoghi orribili come i campi di concentramento, e di pratiche abominevoli come le deportazioni, dimostra quanto grave sia la violazione dei diritti umani fondamentali in Italia; ed il razzismo istituzionale promuove e favoreggia la riduzione in schiavitu' e i pogrom.

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5. Il Comune di Viterbo dia adempimento agli impegni che anche il sindaco dichiaro' pubblicamente di sostenere oltre un anno fa in un incontro con il "Tavolo per la pace" cittadino: l'istituzione della consulta comunale delle persone immigrate; la cittadinanza onoraria alle bambine e ai bambini stranieri che vivono a Viterbo; atti amministrativi intesi a difendere e promuovere la vita, il rispetto della dignita' e i diritti democratici di tutte le persone che vivono a Viterbo.

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6. Il Parlamento italiano legiferi immediatamente il riconoscimento del diritto di tutti gli esseri umani a giungere in modo legale e sicuro in Italia e quindi in Europa; abroghi tutte le antileggi razziste, incostituzionali, criminali e criminogene tragicamente e scelleratamente oggi vigenti in Italia; riconosca immediatamente il diritto di voto per le elezioni amministrative a tutte le persone residenti.

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7. Chi propone, sostiene e propaganda la violenza razzista commette un crimine. Il razzismo e' un crimine contro l'umanita'.

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8. Noi che siamo su questa piazza siamo esseri umani che testimoniamo la nostra fedelta' all'umanita', la nostra solidarieta' con le vittime; siamo esseri umani che ci impegnamo per evitare altre vittime. Siamo qui a testimoniare e lottare per la legalita' che salva le vite, per la democrazia che salva le vite, per la civilta' che salva le vite.

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9. Oggi su questa piazza c'e' con il cuore tutta la Viterbo popolare e antifascista, democratica e civile, la Viterbo che vuole salvare le vite di tutti gli esseri umani, la Viterbo responsabile e solidale che ama il bene e quindi vuole il bene e quindi agisce contro la violenza e in difesa dei diritti umani. Invece chi ospita e omaggia i propagandisti del razzismo non rappresenta degnamente la citta', ma si fa complice - consapevolmente o meno - di un'ideologia e un agire malvagi e criminali.

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10. Questo incontro non vuole restare l'iniziativa di un giorno, ma essere un passo di un cammino che prosegue: per ottenere dal Comune provvedimenti che riconoscano e promuovano giustizia, dignita' e solidarieta'; per ottenere dal Parlamento leggi che salvino le vite e promuovano la condivisione, la convivenza e il bene comune.

Questo incontro in difesa della vita, della dignita' e dei diritti di tutti gli esseri umani e' quindi anche un incontro contro la guerra e tutte le uccisioni; contro il razzismo e tutte le persecuzioni; contro il maschilismo e tutte le oppressioni.

Prepariamo fin d'ora la Giornata internazionale della nonviolenza, indetta dall'Onu per il 2 ottobre, anniversario della nascita di Gandhi.

Ogni vittima ha il volto di Abele.

Salvare le vite e' il primo dovere.

 

4. INIZIATIVE. A VITERBO UN INCONTRO CON PENDOLARI E STUDENTI PER IL SI' AL REFERENDUM DEL 17 APRILE

 

Lunedi' 4 aprile a Viterbo, nei principali luoghi di arrivo dei mezzi pubblici che portano in citta' lavoratori e studenti pendolari, il "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" ha realizzato una diffusione di materiali informativi sul referendum che si svolgera' domenica 17 aprile, tra due settimane, per fermare le trivellazioni che devastano l'ambiente marino in prossimita' delle coste italiane.

Sono stati diffusi l'appello sottoscritto da alcune personalita' viterbesi dell'impegno ambientalista e antimafia, un documento che elenca in undici punti le principali ragioni del si' al referendum, una riflessione su quanto emerge da una recente indagine della magistratura sugli affari sporchi della lobby del petrolio e sul regime della corruzione.

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Per difendere le coste italiane dalle devastazioni, dal degrado e dai pericoli provocati dalle trivellazioni. Per difendere dall'inquinamento l'ambiente marino e tutte le sue forme di vita; per difendere il diritto di tutte le persone alla salute e a un ambiente salubre; per difendere il diritto delle generazioni future a un mondo vivibile; per difendere la bellezza della natura, un bene comune prezioso e insostituibile; per sostenere l'approvvigionamento energetico da fonti pulite e rinnovabili; per far cessare lo sfruttamento dissennato e distruttivo delle risorse naturali; per far prevalere la ragione, la responsabilita', il diritto, la solidarieta'; per contrastare l'economia illegale, i poteri criminali e il regime della corruzione; con la forza della verita', con la forza della democrazia, per il bene comune, votiamo si' al referendum del 17 aprile.

 

5. STRUMENTI. DUE SITI UTILI PER L'INFORMAZIONE SUL REFERENDUM DEL 17 APRILE

 

Per l'informazione e la riflessione sul referendum del 17 aprile molti utili materiali sono disponibili sui siti internet www.fermaletrivelle.it e www.notriv.com

 

6. REPETITA IUVANT. DIECI RAGIONI PIU' UNA PER IL SI' AL REFERENDUM DEL 17 APRILE

 

La prima ragione

La prima ragione e' quasi ovvia: con il referendum si chiede che le concessioni a trivellare in mare nei pressi delle coste italiane in cerca di combustibili fossili non abbiano di fatto una durata pressoche' illimitata, ma limiti certi e insormontabili, come ogni legittimo negozio giuridico.

Votare si' a regole certe e limiti rigorosi e' quindi un atto di puro e semplice buon senso.

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La seconda ragione

La seconda ragione e' che l'unico quesito referendario su cui si vota (gli altri proposti - e proposti non solo da movimenti di cittadini, ma da istituzioni dello stato italiano come le Regioni che si affacciano su ambienti marini devastati dagli impianti di trivellazione) assume obiettivamente un significato piu' ampio: esso ha infatti il valore di difesa dell'ecosistema marino, delle coste italiane, dei legittimi interessi e dei diritti soggettivi delle popolazioni (e delle istituzioni di esse rappresentative) che nelle aree immediatamente interessate dalle conseguenze delle trivellazioni vivono e lavorano.

Votare si' per difendere legittimi diritti e interessi collettivi di primaria rilevanza e' un dovere ineludibile di impegno per la legalita', per la civilta' giuridica, per il bene comune della popolazione (e delle istituzioni democratiche) del nostro paese.

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La terza ragione

La terza ragione e' che il referendum pone in termini stringenti un caso concreto di difesa dell'ambiente, e quindi del diritto degli esseri umani a un ambiente vivibile, non inquinato, non devastato.

Votare si' per proteggere la natura, il mondo vivente che e' la casa comune dell'umanita', e' un diritto e un dovere di tutte le persone ragionevoli e responsabili.

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La quarta ragione

La quarta ragione e' che il referendum pone quindi anche - per il medesimo motivo - un caso concreto di difesa della salute, ovvero del diritto di tutti gli esseri umani a vivere in un ambiente salubre, ergo non inquinato e non devastato; giacche' il benessere psicofisico delle persone e' ovviamente correlato all'ambiente in cui vivono.

Votare si' significa quindi difendere il diritto di tutti alla salute e al benessere.

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La quinta ragione

La quinta ragione e' che su cio' che tutti riguarda - le questioni concernenti l'ambiente, la salute, la civile convivenza, la sicurezza comune - e' giusto e necessario che tutti possano e debbano esprimersi; e che se devono essere prese delle decisioni importanti e impegnative, esse siano prese da tutti insieme: e' la democrazia come metodo e come sistema, e' la democrazia come potere del popolo. Chi invita a non votare, ad astenersi, in realta' vuole che decisioni che riguardano tutti siano prese solo da pochi avidi potentati economici e politici a danno della stragrande maggioranza della popolazione.

Votare al referendum e' quindi un atto di democrazia e di difesa della democrazia.

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La sesta ragione

La sesta ragione e' che le trivellazioni sono finalizzate ad estrarre fonti energetiche fossili. Ma l'umanita' ormai sa che le fonti energetiche fossili non solo sono perlopiu' altamente inquinanti ma anche esauribili, e sa anche che tanta parte della crisi ambientale globale che minaccia l'intera umanita' e' legata a un'economia fondata sulle fonti fossili; e sa quindi che e' necessario ed urgente passare a fonti pulite e rinnovabili, in primis l'energia solare.

Votare si' al referendum e' un modo concreto per sostenere il passaggio da un modello di approvvigionamento energetico - e da un modello di sviluppo -  ecologicamente insostenibile a uno sostenibile, da una societa' dell'avvelenamento e della devastazione della biosfera ad una societa' solidale e responsabile.

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La settima ragione

La settima ragione e' che la scelta referendaria implica anche una scelta su quale modello di economia debba presiedere al presente e al futuro dell'umanita': se si debba perseverare in un'economia predatoria, dello sfruttamento fino all'esaurimento delle risorse, dell'avvelenamento del mondo vivente fino alla desertificazione, della violenza dell'uomo sull'uomo per l'accaparramento di beni che dovrebbero essere e restare comuni, del primato dell'arricchimento individuale ai danni della vita, della dignita' e dei diritti della generalita' degli esseri umani viventi, o se invece si debba finalmente uscire da questa preistoria e sviluppare la civilta' umana nella direzione di una economia (etimologicamente: le regole condivise della casa comune) - ovvero ecologia (etimologicamente: la conoscenza condivisa della casa comune) - della solidarieta', della responsabilita', dell'eguaglianza di diritti, della condivisione dei doveri, della cura reciproca, del rispetto per il mondo vivente, del bene comune.

Votare si' al referendum significa impegnarsi per far cessare l'economia della rapina, della sopraffazione e della devastazione, e per costruire insieme l'economia della condivisione, del rispetto, della responsabilita'.

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L'ottava ragione

L'ottava ragione e' la difesa dei diritti delle generazioni future: poiche' decederemo noi se lasciare loro un mondo vivibile o irreversibilmente devastato; giacche' le generazioni future ancora non esistono, non hanno potere di voto: cosicche' ogni volta che si vota per decisioni pubbliche di interesse collettivo dobbiamo saperci porre anche dal punto di vista dei loro diritti e dei loro interessi: dobbiamo essere noi oggi a rappresentare e salvaguardare i diritti e gli interessi degli esseri umani che verranno. E ponendoci la domanda di come difendere i diritti dell'umanita' futura noi in realta' ci poniamo anche la domanda su come essere fedeli all'umanita' passata: poiche' se noi lasceremo un mondo vivibile all'umanita' futura allora un'umanita' futura vi sara', e l'esistenza delle generazioni passate avra' ancora un senso e un valore nell'impresa comune dell'umanita'; ma se noi distruggiamo oggi il mondo vivente cosi' da mettere a rischio non solo il benessere ma la vita stessa dell'umanita' futura, allora con la fine dell'umanita' futura sara' annichilita per sempre tutta la storia, tutta la memoria, tutta la civilta' umana dalle sue origini.

Votare si' al referendum significa agire nell'interesse delle generazioni future, e quindi nell'interesse dell'umanita' intera: siamo una sola famiglia umana, ogni persona si senta quindi responsabile per l'umanita' intera ed agisca di conseguenza.

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La nona ragione

La nona ragione e' che ogni essere umano in quanto capace di pensare ha il dovere di dire la verita'. Coloro che stanno cercando di indurre la popolazione a non partecipare al referendum mentono sapendo di mentire, e con la loro menzogna offendono e umiliano l'intelligenza e quindi la dignita' delle persone a cui si rivolgono, delle persone che vogliono ingannare per meglio sottometterle ai loro voleri. Ci indigna un governo che mente alla popolazione. Dire la verita' e' la condotta indispensabile per la civile convivenza.

Votiamo si' al referendum anche per questo: per affermare il diritto alla verita', per opporci a chi ci mente e pretende ingannarci, ed ingannandoci vuole aggredire e diminuire la nostra umana dignita'.

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La decima ragione

La decima ragione e' relativa a quel criterio epistemologico noto come principio di precauzione, che afferma che anche se non si avesse certezza che un'attivita' provochera' dei danni, e' sufficiente il dubbio che essa possa provocarli per opporvisi. Noi sappiamo che le trivellazioni marine producono gravi danni; noi sappiamo che l'utilizzo delle fonti fossili produce gravi danni; noi sappiamo che il modello di sviluppo fondato sul profitto privato a detrimento del bene comune dell'umanita' e della biosfera produce gravi danni; noi sappiamo che questa logica predatrice, questo sistema di potere sfruttatore e devastatore, sono la stessa e lo stesso che presiedono alle guerre (e non solo a quelle per il petrolio), all'ecocidio (fino al disastro ambientale globale che ormai tutti i governi sono costretti a riconoscere), alla riduzione alla fame e alla schiavitu' di tanta parte dell'umanita': ed a questa logica e a questo sistema dobbiamo e vogliamo opporci in difesa dell'umanita' e del mondo vivente. Ma anche se non sapessimo tutto cio', ed avessimo solo il fondato dubbio che queste attivita' estrattive, questo modello di sviluppo, questa logica di dominio e questo sistema di sopraffazione possano essere - come in effetti sono - dannosi per l'umanita', ebbene, basterebbe questo ragionevole dubbio a persuaderci all'impegno per contrastare queste attivita', questo modello, questa logica e questo sistema in nome del principio di precauzione che convoca ogni essere umano a fare e permettere solo quello che non danneggia gli esseri umani.

Votiamo si' al referendum anche per questo: per il principio di precauzione, per esercitare la virtu' della prudenza, per l'amore e il rispetto che dobbiamo all'umanita' e al mondo, per il principio responsabilita'.

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L'undicesima ragione

L'undicesima ragione e' che le trivellazioni deturpano e distruggono la bellezza dei nostri mari e delle nostre coste. Ed anche la bellezza e' un bene comune e tanta parte della felicita' accessibile agli esseri umani. Difendere la bellezza significa difendere il mondo e la civilta' umana - in questo senso "la bellezza salvera' il mondo".

Votiamo si' al referendum anche per difendere la bellezza e quindi l'esistenza del mondo vivente e dell'umanita' in esso.

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Ergo

Votiamo si' al referendum del 17 aprile in difesa del vero, del bello, del bene.

Votiamo si' al referendum del 17 aprile perche' vi e' una sola umanita' in unico mondo vivente casa comune dell'umanita' intera.

Votiamo si' al referendum del 17 aprile per far prevalere il bene comune con la forza della verita', con la forza della ragione, con la forza della democrazia.

 

7. REPETITA IUVANT. CONTRO TUTTI I TERRORISMI, CONTRO TUTTE LE GUERRE

 

Ogni vittima ha il volto di Abele.

Ogni uccisione e' un crimine.

Non si puo' contrastare una strage commettendo un'altra strage.

Non si puo' contrastare il terrorismo con atti di terrorismo.

A tutti i terrorismi occorre opporsi.

Salvare le vite e' il primo dovere.

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La guerra e' il terrorismo portato all'estremo.

Ogni guerra consiste di innumerevoli uccisioni.

La guerra e' un crimine contro l'umanita'.

Con la guerra gli stati divengono organizzazioni terroriste.

Con la guerra gli stati fanno nascere e crescere le organizzazioni terroriste.

A tutte le guerre occorre opporsi.

Salvare le vite e' il primo dovere.

*

Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.

Un'organizzazione criminale va contrastata con un'azione di polizia da parte di ordinamenti giuridici legittimi.

La guerra impedisce l'azione di polizia necessaria.

Occorre dunque avviare un immediato processo di pace nel Vicino e nel Medio Oriente che consenta la realizzazione di ordinamenti giuridici legittimi, costituzionali, democratici, rispettosi dei diritti umani.

Occorre dunque che l'Europa dismetta ogni politica di guerra, di imperialismo, di colonialismo, di rapina, di razzismo, di negazione della dignita' umana di innumerevoli persone e di interi popoli.

Occorre dunque una politica europea di soccorso umanitario, di pace con mezzi di pace: la politica della nonviolenza che sola riconosce e promuove e difende i diritti umani di tutti gli esseri umani.

Salvare le vite e' il primo dovere.

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La violenza assassina si contrasta salvando le vite.

La pace si costruisce abolendo la guerra.

La politica della nonviolenza richiede il disarmo e la smilitarizzazione.

La politica nonviolenta richiede la difesa civile non armata e nonviolenta, i corpi civili di pace, l'azione umanitaria, la cooperazione internazionale.

Salvare le vite e' il primo dovere.

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Si coalizzino tutti gli stati democratici contro il terrorismo proprio ed altrui, contro il terrorismo delle organizzazioni criminali e degli stati.

Si coalizzino tutti gli stati democratici per la pace, il disarmo, la smilitarizzazione dei conflitti.

Si coalizzino tutti gli stati democratici per l'indispensabile aiuto umanitario a tutte le persone ed i popoli che ne hanno urgente bisogno.

Si coalizzino tutti gli stati democratici per contrastare le organizzazioni criminali con azioni di polizia adeguate, mirate a salvare le vite e alla sicurezza comune.

Si coalizzino tutti gli stati democratici per la civile convivenza di tutti i popoli e di tutti gli esseri umani.

Salvare le vite e' il primo dovere.

*

Cominci l'Italia.

Cominci l'Italia soccorrendo, accogliendo e assistendo tutte le persone in fuga dalla fame e dall'orrore, dalle dittature e dalla guerra.

Cominci l'Italia cessando di partecipare alle guerre.

Cominci l'Italia uscendo da alleanze militari terroriste e stragiste come la Nato.

Cominci l'Italia cessando di produrre  armi e di rifornirne regimi e poteri dittatoriali e belligeranti.

Cominci l'Italia abrogando tutte le infami misure razziste ancora vigenti nel nostro paese.

Cominci l'Italia con un'azione diplomatica, politica ed economica, e con aiuti umanitari adeguati a promuovere la costruzione di ordinamenti giuridici legittimi, costituzionali e democratici dalla Libia alla Siria.

Cominci l'Italia destinando a interventi di pace con mezzi di pace, ad azioni umanitarie nonviolente, i 72 milioni di euro del bilancio dello stato che attualmente ogni giorno sciaguratamente, scelleratamente destina all'apparato militare, alle armi, alla guerra.

Cominci l'Italia a promuovere una politica della sicurezza comune e del bene comune centrata sulla difesa popolare nonviolenta, sui corpi civili di pace, sulla legalita' che salva le vite.

Salvare le vite e' il primo dovere.

*

Ogni vittima ha il voto di Abele.

Alla barbarie occorre opporre la civilta'.

Alla violenza occorre opporre il diritto.

Alla distruzione occorre opporre la convivenza.

Al male occorre opporre il bene.

Contro tutti i terrorismi, contro tutte le guerre.

Salvare le vite e' il primo dovere.

 

8. REPETITA IUVANT. HIC ET NUNC, QUID AGENDUM

 

Occorre soccorrere, accogliere, assistere tutti gli esseri umani in fuga dalla fame e dalle guerre.

Occorre riconoscere a tutti gli esseri umani il diritto di giungere in modo legale e sicuro nel nostro paese.

Occorre andare a soccorrere e prelevare con mezzi di trasporto pubblici e gratuiti tutti i migranti lungo gli itinerari della fuga, sottraendoli agli artigli dei trafficanti.

Occorre un immediato ponte aereo di soccorso internazionale che prelevi i profughi direttamente nei loro paesi d'origine e nei campi collocati nei paesi limitrofi e li porti in salvo qui in Europa.

Occorre cessare di fare, fomentare, favoreggiare, finanziare le guerre che sempre e solo consistono nell'uccisione di esseri umani.

Occorre proibire la produzione e il commercio delle armi.

Occorre promuovere la pace con mezzi di pace.

Occorre cessare di rapinare interi popoli, interi continenti.

In Italia occorre abolire i campi di concentramento, le deportazioni, e le altre misure e pratiche razziste e schiaviste, criminali e criminogene, che flagrantemente confliggono con la Costituzione, con lo stato di diritto, con la democrazia, con la civilta'.

In Italia occorre riconoscere immediatamente il diritto di voto nelle elezioni amministrative a tutte le persone residenti.

In Italia occorre contrastare i poteri criminali, razzisti, schiavisti e assassini.

L'Italia realizzi una politica della pace e dei diritti umani, del disarmo e della smilitarizzazione, della legalita' che salva le vite, della democrazia che salva le vite, della civilta' che salva le vite.

L'Italia avvii una politica nonviolenta: contro la guerra e tutte le uccisioni, contro il razzismo e tutte le persecuzioni, contro il maschilismo e tutte le oppressioni. Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' e la biosfera.

Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.

Vi e' una sola umanita' in un unico mondo vivente casa comune dell'umanita' intera.

Salvare le vite e' il primo dovere.

Ogni vittima ha il volto di Abele.

 

9. REPETITA IUVANT. PER SOSTENERE IL CENTRO ANTIVIOLENZA "ERINNA"

[L'associazione e centro antiviolenza "Erinna" e' un luogo di comunicazione, solidarieta' e iniziativa tra donne per far emergere, conoscere, combattere, prevenire e superare la violenza fisica e psichica e lo stupro, reati specifici contro la persona perche' ledono l'inviolabilita' del corpo femminile (art. 1 dello Statuto). Fa progettazione e realizzazione di percorsi formativi ed informativi delle operatrici e di quanti/e, per ruolo professionale e/o istituzionale, vengono a contatto con il fenomeno della violenza. E' un luogo di elaborazione culturale sul genere femminile, di organizzazione di seminari, gruppi di studio, eventi e di interventi nelle scuole. Offre una struttura di riferimento alle donne in stato di disagio per cause di violenze e/o maltrattamenti in famiglia. Erinna e' un'associazione di donne contro la violenza alle donne. Ha come scopo principale la lotta alla violenza di genere per costruire cultura e spazi di liberta' per le donne. Il centro mette a disposizione: segreteria attiva 24 ore su 24; colloqui; consulenza legale e possibilita' di assistenza legale in gratuito patrocinio; attivita' culturali, formazione e percorsi di autodeterminazione. La violenza contro le donne e' ancora oggi un problema sociale di proporzioni mondiali e le donne che si impegnano perche' in Italia e in ogni Paese la violenza venga sconfitta lo fanno nella convinzione che le donne rappresentano una grande risorsa sociale allorquando vengono rispettati i loro diritti e la loro dignita': solo i Paesi che combattono la violenza contro le donne figurano di diritto tra le societa' piu' avanzate. L'intento e' di fare di ogni donna una persona valorizzata, autorevole, economicamente indipendente, ricca di dignita' e saggezza. Una donna che conosca il valore della differenza di genere e operi in solidarieta' con altre donne. La solidarieta' fra donne e' fondamentale per contrastare la violenza]

 

Per sostenere il centro antiviolenza delle donne di Viterbo "Erinna" i contributi possono essere inviati attraverso bonifico bancario intestato ad Associazione Erinna, Banca Etica, codice IBAN: IT60D0501803200000000287042.

O anche attraverso vaglia postale a "Associazione Erinna - Centro antiviolenza", via del Bottalone 9, 01100 Viterbo.

Per contattare direttamente il Centro antiviolenza "Erinna": tel. 0761342056, e-mail: e.rinna at yahoo.it, onebillionrisingviterbo at gmail.com, sito: http://erinna.it, facebook: associazioneerinna1998

Per destinare al Centro antiviolenza "Erinna" il 5 per mille inserire nell'apposito riquadro del modello per la dichiarazione dei redditi il seguente codice fiscale: 90058120560.

 

10. SEGNALAZIONI LIBRARIE

 

Letture

- Joan Sole', Spinoza. La filosofia de more geometrico, Hachette, Milano 2015, 2016, pp. 144, euro 9,99.

*

Riletture

- Stanislas Breton, Spinoza. Teologia e politica, Cittadella, Assisi 1979, pp. 368.

- Piero Di Vona, Baruch Spinoza, La Nuova Italia, Firenze 1975, pp. IV + 140.

- Filippo Mignini, Introduzione a Spinoza, Laterza, Roma-Bari 1983, 2006, pp. X + 294.

- Alberto Peratoner (a cura di), Spinoza, Rcs, Milano 2014, pp. 168.

- Marco Ravera, Invito al pensiero di Baruch Spinoza, Mursia, Milano 1987, pp. 232.

 

11. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

 

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.

Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:

1. l'opposizione integrale alla guerra;

2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;

3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;

4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.

Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.

Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

 

12. PER SAPERNE DI PIU'

 

Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it

Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 2309 del 5 aprile 2016

Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace e i diritti umani di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XVII)

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it , centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

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