[Nonviolenza] Coi piedi per terra. 801



 

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COI PIEDI PER TERRA

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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XVII)

Numero 801 del 18 marzo 2016

 

In questo numero:

1. Una sola umanita'. Salvare le vite

2. Al referendum del 17 aprile voteremo si'

3. Maria Rita D'Orsogna: Il 17 aprile si' al referendum. Tutti i motivi per non trivellare

4. Alex Zanotelli: Il 17 aprile si' al referendum. Il petrolio resti sottoterra

5. No allo stravolgimento della Costituzione: al referendum di ottobre votiamo no al golpe bianco

6. Cattolici del no nel referendum costituzionale: Al referendum di ottobre no alla democrazia dimezzata

7. Il sito del Coordinamento per la democrazia costituzionale

8. Un incontro con Sergio Paronetto il 19 marzo a Viterbo

9. Per sostenere il centro antiviolenza "Erinna"

 

1. EDITORIALE. UNA SOLA UMANITA'. SALVARE LE VITE

 

Fermare le guerre occorre, per salvare le vite.

E recare subito aiuto umanitari occorre, per salvare le vite.

Ed immediatamente accogliere tutte le vittime in fuga occorre, per salvare le vite.

*

Ergo, ripetiamolo una volta ancora: occorre aprire le frontiere; occorre organizzare un servizio di trasporto pubblico e gratuito per far entrare in Italia e in Europa in modo legale e sicuro tutte le persone in fuga dalle guerre, dai disastri, dagli orrori che anche l'Europa ha provocato ed armato; occorre soccorrere, accogliere e assistere tutte le persone in pericolo.

Ed insieme occorre cessare di armare gli assassini, cessare di fare e fomentare le guerre, cessare di sostenere le dittature, cessare di rapinare interi continenti, cessare di ridurre in miseria e in schiavitu' innumerevoli esseri umani.

Vi e' una sola umanita' in un unico mondo vivente casa comune dell'umanita' intera.

Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.

Il primo dovere e' salvare le vite.

 

2. REPETITA IUVANT. AL REFERENDUM DEL 17 APRILE VOTEREMO SI'

 

Al referendum del 17 aprile voteremo si'.

Per difendere le coste italiane dalle devastazioni, dal degrado e dai pericoli provocati dalle trivellazioni.

Per difendere dall'inquinamento l'ambiente marino e tutte le sue forme di vita.

Per difendere il diritto di tutte le persone alla salute e a un ambiente salubre.

Per difendere il diritto delle generazioni future a un mondo vivibile.

Per difendere la bellezza della natura, un bene comune prezioso e insostituibile.

Per sostenere l'approvvigionamento energetico da fonti pulite e rinnovabili.

Per far cessare lo sfruttamento dissennato e distruttivo delle risorse naturali.

Per far prevalere la ragione, la responsabilita', il diritto, la solidarieta'.

Con la forza della verita', con la forza della democrazia, per il bene comune.

Al referendum del 17 aprile voteremo si'.

*

Osvaldo Ercoli, Antonella Litta, Emanuele Petriglia, Alessandro Pizzi, Peppe Sini

 

3. RIFLESSIONE. MARIA RITA D'ORSOGNA: IL 17 APRILE SI' AL REFERENDUM. TUTTI I MOTIVI PER NON TRIVELLARE

[Riceviamo e diffondiamo.

Maria Rita D'Orsogna e' una fisica, docente all'Universita' statale della California, attivista ambientale]

 

... Voglio solo che l'Italia non diventi un enorme campo di petrolio, ma sia piu' bella e piu' sana. Tutto qui. Potrei andarmene al mare a Santa Monica, e invece sono qui perche' e' importante. E spero che tutti possano fare del proprio meglio per incoraggiare il Si' il giorno 17 aprile 2016. I "professori" ci dicono che trivellare l'Italia serve per soddisfare il nostro fabbisogno nazionale, per lo sviluppo economico, per l'occupazione, e che tutto sara' fatto in modo "sostenibile". Questo e' quello che dicono loro. Invece, io l'ho girata tutta l'Italia petrolizzanda e petrolizzata ed e' lampante, ai miei occhi almeno, che l'idea di "aggiustare" il paese facendo buchi a destra e a manca non e' la soluzione. Ecco perche':

1. Paesaggio e turismo

L'Italia e' un paese densamente abitato, con un paesaggio invidiabile, variegato, fatto di colline, di mare, di boschi, di posti unici. Dove le mettiamo queste trivelle? Ovunque ti giri c'e' comunita', c'e' vita, c'e' potenziale di bellezza, non deserto. Come si puo' pensare di trivellare a pochi chilometri da Venezia o da Pantelleria? Petrolizzare un territorio significa imbruttirlo, avvelenarlo, annientando quasi tutto quello che gia' sul territorio esiste o potrebbe esistere. E significa farlo sul lungo termine. Chi comprera' una casa con vista pozzo? Quale turista vorra' venire in Italia a vedere il mare o le colline bucherellate dalle trivelle o a respirare aria di raffineria? Fra l'altro la tutela del paesaggio e' uno dei punti fondamentali della nostra Costituzione.

2. Petrolio scadente

Il petrolio presente in Italia - in generale - e' scadente, in qualita' e in quantita', ed e' difficile da estrarre perche' posto in profondita'. E' saturo di impurita' sulfuree che vanno eliminate il piu' vicino possibile ai punti estrattivi. Non abbiamo nel sottosuolo il petrolio dei film texani, quanto invece una sorta di melma, maleodorante, densa e corrosiva che necessita di vari trattamenti prima di arrivare ad un prodotto finale.

3. Infrastrutture invasive e rifiuti

Questo fa si' che ci sia bisogno di infrastrutture ad hoc: pozzi, centrali di desolforazione, oleodotti, strade, porti petroliferi, industrializzazione di aree che sono al momento quasi tutte agricole, boschive, turistiche. Non dimentichiamo gli abbondanti materiali di scarto prodotti dalle trivellazioni - tossici, difficili e costosi da smaltire - con tutti i business piu' o meno legali che ci girano attorno. E non dimentichiamo il mare, dove la ricerca di petrolio puo' causare spiaggiamenti di cetacei, e dove e' prassi ordinaria in tutto il mondo lo scarico in acqua di rifiuti petroliferi secondo il principio "occhio non vede, cuore non duole".

4. Inquinamento aria

Sia dai pozzi che dalle centrali di desolforazione vengono emesse sostanze nocive e dannose all'agricoltura, alle persone, agli animali. Fra questi, l'idrogeno solforato (H2S), nitrati (NOx), i composti organici volatili (Voc), gli idrocarburi policiclici aromatici (Pah), nanopolveri pericolose. Alcune di queste sostanze sono provatamente cancerogene e causano danni al Dna ed ai feti. Possono anche causare piogge acide, compromettere la qualita' del raccolto e la salute del bestiame. Chi eseguira' i monitoraggi, chi controllera' lo stato di salute delle persone? E' giusto far correre questi rischi ai residenti, dato che gli effetti nefasti del petrolio sulla salute umana sono noti, e da tanto tempo, nella letteratura medico-scientifica?

5. Inquinamento acqua

Nonostante le cementificazioni dei pozzi e l'utilizzo di materiale isolante negli oleodotti, tali strutture con il passare degli anni presentano cedimenti strutturali, anche lievi, dovuti al logorio, alle pressioni, allo stress meccanico. L'elevata estensione degli oleodotti, e la profondita' dei pozzi, rende difficile individuare queste fessure, che possono restare aperte a lungo, inquinando l'acqua del sottosuolo e danneggiando gli ecosistemi con elevati costi di ripristino.

6. Idrogeologia e sismicita'

L'Italia e' a rischio sismico, con gia' tanti problemi di stabilita' idrogeologica, di subsidenza, a cui si aggiungono in molti casi l'abusivismo e la malaedilizia. In alcuni rari casi (ma ne basta uno solo!) le ispezioni sismiche, le trivellazioni, la re-iniezione sotterranea di materiale di scarto ad alta pressione possono alterare gli equilibri sotterranei, checche' ne dica qualcuno dei "tuttapostisti" accademici italiani. Come non conosciamo perfettamente la distribuzione delle falde acquifere, cosi' non conosciamo perfettamente neanche quella delle faglie sismiche. Stuzzicare i delicati equilibri geologici puo' innescare terremoti, anche di magnitudine elevata. E' gia' successo in Russia, in California, in Colorado.

7. Incidenti

Anche prendendo tutte le precauzioni possibili, i pozzi possono sempre avere malfunzionamenti. In Italia abbiamo avuto gia' esempi di scoppi o incidenti gravi con emissioni incontrollate di idrocarburi per vari giorni senza che nessuno sapesse cosa fare: nelle risaie vicino a Trecate, nei mari attorno alla piattaforma Paguro, nei campi di Policoro. Per risanare Trecate non e' bastato un decennio. Non per niente in California c'e' una fascia protettiva anti-trivelle di 160 chilometri da riva, e non per niente e' dal 1969 che non si buca piu' il mare.

8. Speculatori

Molte delle ditte che intendono trivellare l'Italia sono minori, straniere, con piccoli capitali sociali. Spesso annunciano di volere fare il salto di qualita' con il petrolio d'Italia perche' - e lo dicono candidamente ai loro investitori - da noi le leggi sono meno severe, e' facile avere i permessi, le spese di ingresso sul territorio sono basse. Saranno, queste micro ditte irlandesi, australiane, statunitensi e canadesi, capaci di gestire i controlli ambientali a regola d'arte? Ed in caso di incidenti, con i loro esigui capitali sociali, avranno le risorse per affrontare operazioni di pronto intervento, risanamento ambientale e risarcimento danni?

9. Minimi benefici

Il petrolio d'Italia non fara' arricchire gli italiani, non portera' lavoro, e tantomeno risolvera' i problemi del bilancio energetico nazionale. Le royalties d'Italia sono basse, e la maggior parte di questo petrolio verra' estratto da ditte straniere, libere di vendere il greggio su mercati internazionali. E' pura speculazione, niente piu'.

10. Basilicata

Ed anche se tutto fosse fatto a opera d'arte, il vero conto va fatto su tutto quello che il petrolio distruggera', sui rischi che ci fara' correre, a fronte dei suoi presunti vantaggi. In Italia abbiamo gia' una regione che e' stata immolata al petrolio e di cui il resto d'Italia sa poco. E' la Basilicata, che fornisce a questa nazione circa il 7 per cento del suo fabbisogno nazionale. Tutti i problemi elencati sopra sono realta' in Basilicata: sorgenti e laghi con acqua destinate al consumo umano inquinate da idrocarburi, declino dell'agricoltura, del turismo, petrolio finanche nel miele, aumento di malattie, mancanza di lavoro, smaltimento illegale di materiali tossici, anche nei campi agricoli. E cosa ha guadagnato la Basilicata da tutto cio'? Un dato per tutti: secondo l'Istat, la Basilicata e' la regione piu' povera d'Italia. Era la piu' povera prima che arrivassero i petrolieri con le loro vuote promesse di ricchezza, lo e' ancora oggi.

Invece che fare buchi, e voler succhiare petrolio fino allo stremo, non sarebbe meglio coprire tutti i tetti d'Italia con un pannello fotovoltaico?

 

4. RIFLESSIONE. ALEX ZANOTELLI: IL 17 APRILE SI' AL REFERENDUM. IL PETROLIO RESTI SOTTOTERRA

[Riceviamo e diffondiamo.

Alessandro Zanotelli, missionario comboniano, ha diretto per anni la rivista "Nigrizia" conducendo inchieste sugli aiuti e sulla vendita delle armi del governo italiano ai paesi del Sud del mondo, scontrandosi con il potere politico, economico e militare italiano: rimosso dall'incarico e' tornato in Africa a condividere per molti anni vita e speranze dei poveri; negli ultimi anni e' tornato in Italia costantemente impegnato per la pace, la biosfera, i diritti umani di tutti gli esseri umani; e' direttore responsabile della rivista "Mosaico di pace" promossa da Pax Christi; e' tra i promotori della "rete di Lilliput" ed e' una delle voci piu' prestigiose della nonviolenza nel nostro paese. Tra le opere di Alessandro Zanotelli: La morte promessa. Armi, droga e fame nel terzo mondo, Publiprint, Trento 1987; Il coraggio dell'utopia, Publiprint, Trento 1988; I poveri non ci lasceranno dormire, Monti, Saronno 1996; Leggere l'impero. Il potere tra l'Apocalisse e l'Esodo, La meridiana, Molfetta 1996; Sulle strade di Pasqua, Emi, Bologna 1998; Inno alla vita, Emi, Bologna 1998; Ti no ses mia nat par noi, Cum, Verona 1998; La solidarieta' di Dio, Emi, Bologna 2000; R...esistenza e dialogo, Emi, Bologna 2001; (con Pietro Ingrao), Non ci sto!, Piero Manni, Lecce 2003; (con Mario Lancisi), Fa' strada ai poveri senza farti strada. Don Milani, il Vangelo e la poverta' nel mondo d'oggi, Emi, Bologna 2003; Nel cuore del sistema: quale missione? Emi, Bologna 2003; Korogocho, Feltrinelli, Milano 2003. Opere su Alessandro Zanotelli: Mario Lancisi, Alex Zanotelli. Sfida alla globalizzazione, Piemme, Casale Monferrato (Al) 2003. Cfr. anche le interviste nei "Telegrammi della nonviolenza in cammino" nn. 273 e 673]

 

Il 17 aprile dobbiamo tutti e tutte prepararci ad andare a votare il nostro Si' per il referendum proposto da nove Regioni e dai comitati No Triv. Ricordiamoci che si tratta di un referendum abrogativo di una legge del governo Renzi sulle trivellazioni petrolifere, per cui occorre votare Si' all'abrogazione. La sola domanda referendaria su cui dovremo esprimerci sara': "Si puo' estrarre petrolio fino all'esaurimento dei pozzi autorizzati che si trovano lungo le coste italiane entro le 12 miglia?".

Inizialmente erano sei le domande referendarie proposte dalle nove regioni (Basilicata, Puglia, Molise, Veneto, Campania, Calabria, Liguria, Sardegna e Marche).

Ma la Cassazione ha bocciato l'8 gennaio le altre cinque domande perche' il governo Renzi, nel frattempo, aveva furbescamente riscritto due commi del Decreto Sblocca Italia 2016. Per cui  ne rimane una sola. Le ragioni date dai comitati No Triv per votare Si' sono tante: il pericolo di sversamenti di petrolio in mare con enormi danni alle spiagge e al turismo, il rischio di movimenti tellurici legati soprattutto all'estrazione di gas e l'alterazione della fauna marina per l'uso dei bombardamenti con l'aria compressa.

Ma la ragione fondamentale per votare Si' e' che, se vogliamo salvarci con il pianeta, dobbiamo lasciare il petrolio e il carbone la' dove sono, cioe' sottoterra. Il referendum ci offre un'occasione d'oro per dire no alla politica del governo Renzi di una eccesiva dipendenza dal petrolio e dal carbone per il nostro fabbisogno energetico. Gli scienziati ci dicono a chiare lettere, che se continuiamo su questa strada, rischiamo di avere a fine secolo dai tre ai cinque centigradi in piu'. Sara' una tragedia.

Papa Francesco ce lo ripete in quel suo appassionato "Laudato Si'": "Infatti la maggior parte del riscaldamento globale e' dovuto alla grande concentrazione di gas serra emessi soprattutto a causa dell'attivita' umana. Cio' viene potenziato specialmente dal modello di sviluppo basato sull'uso intensivo dei combustili fossili (petrolio e carbone) che sta al centro del sistema energetico mondiale. Il Vertice di Parigi sul clima, il cosiddetto Cop 21, dello scorso dicembre, lo ha evidenziato, ma purtroppo ha solo invitato gli Stati a ridurre la dipendenza da petrolio e carbone. E cosi' gli Stati, che sono prigionieri dei poteri economico-finanziari, continuano nella loro folle corsa verso il disastro. Per questo il referendum contro le trivellazioni diventa un potente grimaldello in mano al popolo per forzare il governo Renzi ad abbandonare l'uso dei combustibili fossili a favore delle energie rinnovabili.

Trovo incredibile che il governo Renzi non solo non abbia obbedito a quanto deciso nel vertice di Parigi, ma che non abbia ancora calendarizzato la discussione parlamentare per sottoscrivere gli impegni di Parigi entro il 22 aprile. In quel giorno infatti le nazioni che hanno firmato l'Accordo di Parigi si ritroveranno a New York per rilanciare lo sforzo mondiale per salvare il Pianeta. Sarebbe grave se mancasse l'Italia.

Per questo mi appello alla Conferenza episcopale italiana perche', proprio sulla spinta di "Laudato Si'", inviti le comunita' cristiane a informarsi su questi temi vitali per il futuro dell'uomo e del pianeta, e votare quindi di conseguenza. Mi appello a tutti i sacerdoti perche' nelle omelie domenicali spieghino ai fedeli la drammatica crisi ecologica che ci attende se continueremo a usare petrolio e carbone. Mi appello alle grandi associazioni cattoliche (Acli, Agesci, Azione Cattolica...) a mobilitare i propri aderenti perche' si impegnino per la promozione del Si' al referendum. Abbiamo bisogno di un confronto che ci unisca tutti, perche' la sfida ambientale che viviamo, e le sue radici umane, ci riguardano e ci toccano tutti. Gli atteggiamenti che ostacolano le vie di soluzione, anche fra i credenti, vanno dalla negazione del problema all'indifferenza, alla rassegnazione comoda o alla fiducia cieca nelle soluzioni tecniche. Abbiamo bisogno di nuova solidarieta' universale. Come hanno detto i vescovi del Sudafrica. I talenti e il coinvolgimento di tutti sono necessari per riparare il danno causato dagli umani sulla creazione di Dio.

Diamoci da fare tutti e tutte, credenti e non, per arrivare al referendum con una valanga di Si' per salvarci con il pianeta.

 

5. REPETITA IUVANT. NO ALLO STRAVOLGIMENTO DELLA COSTITUZIONE: AL REFERENDUM DI OTTOBRE VOTIAMO NO AL GOLPE BIANCO

 

In tutta Italia si stanno costituendo i comitati locali per la democrazia costituzionale in vista del referendum che si svolgera' in ottobre.

Nel referendum di ottobre votiamo no al golpe bianco, votiamo no allo stravolgimento della Costituzione, votiamo no alla deriva autoritaria; difendiamo la democrazia, difendiamo l'ordinamento repubblicano nato dalla resistenza antifascista.

 

6. APPELLI. CATTOLICI DEL NO NEL REFERENDUM COSTITUZIONALE: AL REFERENDUM DI OTTOBRE NO ALLA DEMOCRAZIA DIMEZZATA

[Riceviamo e diffondiamo]

 

La posta in gioco tra il Si' e il No nel prossimo referendum costituzionale non e' il Senato ma e' l'abbandono della Costituzione vigente e la sua sostituzione con un sistema di democrazia dimezzata in cui i valori e i diritti riconosciuti nella prima parte della Carta, da cui dipendono la vita, la salute e la possibile felicita' del cittadini, sarebbero isolati e neutralizzati per lasciare libero campo al potere del denaro e delle sue istituzioni nazionali e sovranazionali. Questo, col supporto di una legge elettorale congegnata per dare tutto il potere a un solo partito, e' il disegno delle riforme istituzionali oggi sottoposte al popolo come nuove, ma concepite da vecchi politici, nostalgici dei modi spicciativi di governo di un lontano passato.

Mettendo mano alla Costituzione questi politici vogliono riaprire vecchie questioni di democrazia risolte da tempo e da cui non si puo' tornare indietro: divisione dei poteri, sovranita' popolare, fiducia parlamentare ai governi senza vincolo di disciplina di partito, liberta' e diritti sottratti all'arbitrio dei poteri, anche se espressi dalle maggioranze. Si sarebbero dovute fare al contrario riforme rivolte al futuro, a partire dalla domanda sul perche' i diritti al lavoro e a condizioni economiche e sociali che non impediscano il pieno sviluppo della persona umana, pur sanciti in Costituzione, non si sono mai realizzati, e non certo per colpa solo del Senato. E' questa domanda, non quella sul numero dei senatori, che avrebbe risvegliato la coscienza pubblica, a cominciare dai giovani oggi cosi' disperati, e curato la piaga sociale dell'assenteismo e dell'indifferenza.

La Costituzione e' un bene comune e, pur provenendo ciascuno da parti diverse, comune deve essere la battaglia di uomini e donne per la sua cura e la sua difesa, ognuno lottando pero' con i suoi colori e con le sue bandiere. I cristiani gia' altre volte, in momenti cruciali della storia della Repubblica, sono stati determinanti con le loro scelte nei referendum per un avanzamento della democrazia e della laicita' e per tenere aperta la via di vere riforme. Oggi come cattolici ci sentiamo di nuovo chiamati a votare No alle spinte restauratrici, e cosi' ci saranno dei "Cattolici del No" in questo referendum. Allo stesso modo speriamo nell'impegno di molti altri cristiani di ogni denominazione e confessione. Ugualmente voteranno No moltissimi che cristiani o credenti non sono, magari anche piu' motivati e determinati di noi. Ma noi, che pur non siamo soliti nominare la fede nella lotta politica, questa volta diciamo No proprio come cattolici, rispettando in ogni caso quanti saranno spinti da motivazioni diverse.

Prima di tutto votiamo No per una questione di giustizia. Se, nel suo significato piu' elementare, la giustizia e' "la correttezza di una pesata eguale", lo scambio che ci viene proposto, di dar via meta' della Costituzione per avere in cambio ancora Renzi al potere, non e' giusto. Renzi e la Costituzione non hanno lo stesso peso, e mentre il primo non ci e' costato niente (non lo abbiamo nemmeno eletto) la Costituzione ci e' costata molto, in pensiero e martiri anche nostri. Percio', come voto di scambio, Renzi contro la Costituzione e' uno scambio ineguale. Di conseguenza se in questo gioco d'azzardo con la Costituzione Renzi, perdendo, vorra' lasciare il potere, ce ne faremo una ragione. Ma avremo salvato l'idea che ci vuole un minimo d'equita' anche in un baratto.

In secondo luogo votiamo No per una questione di verita'. Non e' vero che la Costituzione vigente e' vecchia, tant'e' che da vent'anni si cerca di cambiarla. Vero e' che da vent'anni essa resiste, anche grazie a imponenti voti popolari. Vecchia e' invece la proposta Costituzione nuova, che da' piu' potere al potere e meno potere ai cittadini, in cio' tornando allo Statuto albertino concesso dal re e finito in Mussolini. Ma e' un'illusione che dia piu' potere a Renzi e alla Boschi, che gia' conosciamo; in realta' dara' piu' potere e forza esecutiva a uno di quei mangiapopoli arruffoni e razzisti che oggi circolano in Europa e che facilmente, col marketing delle agenzie pubblicitarie e dei telefonini scambiati per modernita', potra' insediarsi a palazzo Chigi e nei 340 seggi di replicanti assegnatigli per legge nella Camera residua, con tutti i poteri compreso il diritto di guerra. Non e' vero che con la nuova Costituzione si ridurranno i costi della politica. I deputati restano 630, le spese delle province ricadranno su altri enti, il Senato rimane a gravare sul bilancio pubblico col suo palazzo e tutto il suo apparato, anche se viene ridotto ad un club nobiliare per consiglieri regionali e sindaci che passeranno a Roma uno o due giorni alla settimana (sicche' il Senato sara' il primo Ufficio Pubblico a brillare per l'assenteismo del suo personale).

In terzo luogo votiamo No per una questione di patriottismo costituzionale. Consideriamo la Costituzione la nostra Patria, sia come cittadini che come cattolici. Come cittadini temiamo che il crollo dell'architettura della Repubblica causato dalla ristrutturazione in corso travolga anche i diritti e i valori fondamentali. Come cattolici ci sentiamo figli della Costituzione perche', benche' inattuata, mette al di sopra di tutto la persona umana e perche' fa del lavoro, che una volta era considerato il compito abbrutente del servo, il fondamento stesso della Repubblica e il diritto col quale sta o cade la dignita' del cittadino.

Infine votiamo No per coerenza storica. Per secoli si e' chiesto alla Chiesa di riconoscere la sovranita' del diritto e la divisione dei poteri, e sarebbe assurdo che proprio ora che il papa le ha solennemente proclamate all'Onu, i cattolici italiani ne abbandonassero la difesa per tornare a quella vecchia, decrepita, infausta cosa che e' l'uomo solo al comando e tutti gli altri a dire di si'.

Ma coerenza storica ci impone di votare No anche perche' i cattolici in Italia hanno messo il meglio di se' nella Costituzione repubblicana. E' la cosa migliore che hanno fatto nel Novecento. Dopo la scelta antiunitaria e revanscista della questione romana, dopo la sconfitta del Partito popolare, dopo l'acquiescenza al fascismo, e grazie alla partecipazione alla Resistenza, la Costituzione e' stato il dono più alto che i cattolici, certo non da soli, hanno fatto all'Italia. Ora si dovrebbe cambiarla per portarla su posizioni piu' avanzate (piu' diritti, piu' sicurezza sociale, lavoro, cultura, piu' garanzie contro la cattiva "governabilita'" e l'arroganza della politica), non certo sfasciarla.

Queste sono le ragioni, laiche e sacrosante, del nostro No alla rottamazione costituzionale.

Fatto a Roma il 21 gennaio 2016, dopo l'approvazione in seconda lettura della nuova Costituzione da parte del Senato, senza i due terzi dei voti...

Anna Falcone, avvocata, Domenico Gallo, magistrato, Raniero La Valle, giornalista, Alex Zanotelli, missionario comboniano, Raffaele Nogaro, vescovo emerito di Caserta, Lorenza Carlassare, costituzionalista, Paolo Maddalena, vicepresidente emerito della Corte Costituzionale, Boris Ulianich, storico del cristianesimo, Enrico Peyretti, "operaio del leggere e scrivere", Torino, Adista, settimanale di informazione politica e documentazione, avv. Francesco Di Matteo, presidente del Comitato per il No di Bologna, Giovanni Avena, giornalista, Roma, Eletta Cucuzza, Roma, Angelo Cifatte, funzionario comunale, Genova, Marcello Vigli, Lidia Menapace, partigiana gia' senatrice, "Koinonia", mensile, Convento San Domenico, Pistoia, Alberto Simoni, domenicano, Vittorio Bellavite, "Noi siamo Chiesa", Lorenzo Acquarone, docente universitario, gia' parlamentare, Genova, Suore orsoline di Casa Rut, Caserta, Raffaele Luise, presidente del Cenacolo degli amici di papa Francesco, Maurizio Chierici, giornalista, Waldemaro Flick, avvocato, Genova, Francesco De Notaris, senatore nella XII legislatura, Napoli, Giuseppe Campione, docente di Geografia politica, presidente della Regione Sicilia dopo le stragi del '92, avv. Nanni Russo, gia' parlamentare, Savona, Sergio Tanzarella, professore di Storia della Chiesa, Facolta' teologica dell'Italia Meridionale, Pasquale Colella, docente di diritto canonico, Napoli, I redattori de "Il tetto", Napoli, Giuseppe Florio, Presidente di "Progetto Continenti", Roma, Lanfranco Peyretti, Marco Romani, "Pane Pace Lavoro", Reggio Emilia, Gilberto Squizzato, giornalista, Busto Arsizio, Marina Sartorio, insegnante, Genova, Maria Pia Porta, insegnante, Genova, Paolo Farinella, prete, Genova, Paolo Lucchesi, sindacalista, Barberino Val D'Elsa (Fi), Antonino Cinquemani, Palermo, Maria Luisa Paroni, Sabbioneta (Mantova), Giovanni Bianco, giurista, Nicola Colaianni, professore di diritto ecclesiastico, Bari, Franco Ferrara, Presidente Centro Studi Erasmo, Gioia del Colle, Carlo Cautillo, prete passionista, Claudio Michelotti, Parma, Michele Celona, architetto, Mantova, Maria Luisa Maioli, pensionata, Mantova, Gaetano Briganti, insegnante, Mercogliano (Av), Fiorella Ferrarini, vicepresidente Anpi provinciale di Reggio Emilia, Valeria Indirli, catechista, Roncoferraro (Mantova), Rosa Pappalardo, San Fratello (Messina), Corrada Salemi, Dina Rosa, Agoiolo (Cr) per Salviamo il paesaggio (sezione casalasca), prof.ssa Marzia Benazzi, Mantova, Bianca Mussini, maestra, Bozzolo (Mn), Eliana Strona, Torino, Carla Zauli, Bologna, Stefano Ventura, ricercatore Cnr, capo scout, Bologna, Giovanni Nespoli, Renata Rossi, insegnante, Giorgio Azzoni, diacono, Carla Pellacini, Gianni Gennari, teologo e giornalista, Annamaria Fiengo, insegnante di filosofia, Marco Badiali, Salesiano Cooperatore, Bologna, Luigi Bottazzi, presidente del Circolo G. Toniolo di Reggio Emilia, Fabio Ragaini, Francesco Capizzi, chirurgo, Bologna, Giuseppe Acocella, ordinario di Teoria generale del diritto, Universita' Federico II, Napoli, Maria Teresa Cacciari, Bologna, Roberto Mancini, docente di filosofia, Universita' di Macerata, Aldo Antonelli, prete, Avezzano (Aq), Carmine Miccoli, prete, Lanciano (Ch), Pio Russo Krauss, Comunita' cristiana di Via Caldieri, Napoli, Antonio Vermigli, direttore della rivista "In dialogo", Quarrata (Pt), Giancarlo Poddine, Savona, Antonio Mammi, Comitati Dossetti di Casalgrande, Reggio Emilia, Angela Mancuso, Firenze, Nicola Tranfaglia, Universita' di Torino, Grazia Tuzi, eredi via Chiesa Nuova 14, (Comunita' del porcellino), Emanuele Chiodini, San Martino Siccomano, (Pv), Aristide Romani, Flavio Pajer, Biblioteca per le scienze religiose (To), Saverio Paolicelli, Margherita Lazzati, fotografa, Milano, Marina Lazzati, pedagogista, Fausto Pellegrini, giornalista, Carlo Cefaloni, Franca Maria Bagnoli, insegnante, Ivano Pioli, Ilario Maiolo, avvocato, Roma, Piera Capitelli, gia' Sindaco di Pavia, Totu Paladini, Fulvio Mastropaolo, ordinario di diritto civile a Roma tre, Anna Sforza, educatrice penitenziario di Bologna, Eli Colombo, Augusto Cacopardo, Firenze, Agata Cancelliere, insegnante, Roma, Nino Cascino, ricercatore sociale, Roma, Giorgio Nebbia, professore, ambientalista, Roma, Maria Ricciardi, Felice Scalia S.J., gesuita, Messina, Luciano Benini, Comitato per la Costituzione, Fano, Marco Bernabei, psicologo, Mauro Magini, chimico, Roma, Marta Lucia Ghezzi, Pavia, Mauro Armanino, missionario e antropologo, Niamey (Niger), Andrea Rocca, Paolo Candelari, Miriam Gagliardi, Vladimir Sabillon, grafico, Francesco Riva, cooperante, Jessica Veronica Padilla, bancaria, Donatella Gregori, dipendente pubblico, Pietro Vecchi, studente di architettura, Donatella Caruso, insegnante, Loris Lanzoni, imprenditore, Ilaria Barbieri, maestra, Umberto Musumeci, Montebelluna (TV), Antonio Caputo, Giustizia e Liberta', Maria Rosa Filippone, bibliotecaria, Genova, Mario Epifani, avvocato, Genova, Raffaele Porta, professore di liceo, Andrea Trucchi, avvocato, Genova, Daniele Ferrarin, Vicenza, Mauro Bortolani, Reggio Emilia, Renzo Dutto e la Comunita' di Mambre, (Cuneo), Franco Camandona, medico, Genova, Giuliano Minelli, Maurizio Mazzetto, prete, Vicenza, Luca Pratesi, neurologo, Roma, Giandomenico Magalotti, Francesco Grespan, Maria Paola Patuelli, Luigi Antonio Faraco, Marzabotto, Giacomo Grappiolo, insegnante, Genova, Paolo Palma, presidente dell'associazione Dossetti "Per una nuova etica pubblica", gia' deputato dell'Ulivo, Irene e Francesco Palma, Cosenza, Irene Scarnati, insegnante di lettere, Cosenza, Giovanni Serra, imprenditore sociale, gia' assessore al Welfare, Cosenza, Franca Sita', Gianni Russotto, pensionato, Genova, Giovanni Colombo, avvocato, Milano, Giuseppe Deiana, presidente dell'Associazione C. C. Puecher di Milano, Mauro Castagnaro, giornalista, Francesco Piersante, Luigi Mariano Guzzo, Universita' Magna Graecia, Catanzaro, Gian Luigi Montorsi, imprenditore, Reggio Emilia, Andriotto Pietro, Costanza Boccardi, casting director, Napoli, Velia Galati, volontaria emerita della Croce Rossa Italia, Genova, Mario Corinaldesi, soccorritore ambulanza ed autista taxi sociale, Agugliano (An), Alessandro Bongarzone, giornalista, Angelo Bertucci, Monica Pendlebury, Jacopo Bertucci, Yasmin Bertucci, Giampietro Filippi, geologo, Savona, Giuseppe Claudio Godani, docente di Filosofia. Genova, Alberto Pane, Andrea Rocca, insegnante, Milano, Dino Biggio, Cagliari, Giovanni Battista Baggi, Cassino (Fr).

*

Possono firmare questo appello sia persone singole che riviste, gruppi, circoli, associazioni.

La sede del Comitato dei cattolici del No e' in via Acciaioli 7, 00186, Roma tel. 066868692, fax: 066865898, mail: cattolicidelno at gmail.com, e in ogni computer o cellulare che fungera' da campana per avvertire del pericolo.

Il Comitato aderisce al Comitato per il No nel referendum e al Coordinamento per la Democrazia Costituzionale.

Chi, pur senza firmare questo appello, vuole partecipare alla battaglia per il No, puo' aderire al Comitato per il No nel referendum costituzionale a questo link: http://coordinamentodemocraziacostituzionale.net, oppure http://www.iovotono.it, o scrivere a: segreteria.comitatoperilno at gmail.com

 

7. REPETITA IUVANT. IL SITO DEL COORDINAMENTO PER LA DEMOCRAZIA COSTITUZIONALE

 

No allo stravolgimento della Costituzione.

Informazioni e materiali utili per il referendum di ottobre per impedire lo stravolgimento della Costituzione sono nel sito del Coordinamento per la democrazia costituzionale: http://coordinamentodemocraziacostituzionale.net

 

8. INCONTRI. UN INCONTRO CON SERGIO PARONETTO IL 19 MARZO A VITERBO

 

Si svolgera' sabato 19 marzo, con inizio alle ore 16, presso la Sala Alessandro IV (Palazzo dei Papi, in piazza S. Lorenzo) a Viterbo, un incontro con il vicepresidente di Pax Christi Sergio Paronetto sul tema "Misericordia e' nonviolenza".

L'incontro e' promosso nell'ambito delle iniziative per l'anno del Giubileo della misericordia. Coordina il professor Alessandro Ercoli.

 

9. REPETITA IUVANT. PER SOSTENERE IL CENTRO ANTIVIOLENZA "ERINNA"

[L'associazione e centro antiviolenza "Erinna" e' un luogo di comunicazione, solidarieta' e iniziativa tra donne per far emergere, conoscere, combattere, prevenire e superare la violenza fisica e psichica e lo stupro, reati specifici contro la persona perche' ledono l'inviolabilita' del corpo femminile (art. 1 dello Statuto). Fa progettazione e realizzazione di percorsi formativi ed informativi delle operatrici e di quanti/e, per ruolo professionale e/o istituzionale, vengono a contatto con il fenomeno della violenza. E' un luogo di elaborazione culturale sul genere femminile, di organizzazione di seminari, gruppi di studio, eventi e di interventi nelle scuole. Offre una struttura di riferimento alle donne in stato di disagio per cause di violenze e/o maltrattamenti in famiglia. Erinna e' un'associazione di donne contro la violenza alle donne. Ha come scopo principale la lotta alla violenza di genere per costruire cultura e spazi di liberta' per le donne. Il centro mette a disposizione: segreteria attiva 24 ore su 24; colloqui; consulenza legale e possibilita' di assistenza legale in gratuito patrocinio; attivita' culturali, formazione e percorsi di autodeterminazione. La violenza contro le donne e' ancora oggi un problema sociale di proporzioni mondiali e le donne che si impegnano perche' in Italia e in ogni Paese la violenza venga sconfitta lo fanno nella convinzione che le donne rappresentano una grande risorsa sociale allorquando vengono rispettati i loro diritti e la loro dignita': solo i Paesi che combattono la violenza contro le donne figurano di diritto tra le societa' piu' avanzate. L'intento e' di fare di ogni donna una persona valorizzata, autorevole, economicamente indipendente, ricca di dignita' e saggezza. Una donna che conosca il valore della differenza di genere e operi in solidarieta' con altre donne. La solidarieta' fra donne e' fondamentale per contrastare la violenza]

 

Per sostenere il centro antiviolenza delle donne di Viterbo "Erinna" i contributi possono essere inviati attraverso bonifico bancario intestato ad Associazione Erinna, Banca Etica, codice IBAN: IT60D0501803200000000287042.

O anche attraverso vaglia postale a "Associazione Erinna - Centro antiviolenza", via del Bottalone 9, 01100 Viterbo.

Per contattare direttamente il Centro antiviolenza "Erinna": tel. 0761342056, e-mail: e.rinna at yahoo.it, onebillionrisingviterbo at gmail.com, sito: http://erinna.it, facebook: associazioneerinna1998

Per destinare al Centro antiviolenza "Erinna" il 5 per mille inserire nell'apposito riquadro del modello per la dichiarazione dei redditi il seguente codice fiscale: 90058120560.

 

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COI PIEDI PER TERRA

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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XVII)

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it , centropacevt at gmail.com

Numero 801 del 18 marzo 2016

 

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