[Nonviolenza] Nonviolenza. Femminile plurale. 610



 

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NONVIOLENZA. FEMMINILE PLURALE

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Supplemento del notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino" (anno XVII)

Numero 610 del 24 febbraio 2016

 

In questo numero:

1. Per sostenere il centro antiviolenza "Erinna"

2. Otto proposizioni

3. Il "Comitato nonviolento per la revoca della decisione governativa di inviare centinaia di soldati italiani alla diga di Mosul"

4. Alcune poesie di Emily Dickinson tradotte da Cristina Campo

5. Alcune poesie di Emily Dickinson tradotte da Margherita Guidacci

6. Alcune poesie di Emily Dickinson tradotte da Barbara Lanati

7. Una poesia di Emily Dickinson tradotta da Giovanni Giudici

8. Una poesia di Emily Dickinson tradotta da Mario Luzi

9. Una poesia di Emily Dickinson tradotta da Eugenio Montale

10. Una poesia di Emily Dickinson tradotta da Amelia Rosselli

11. Contro tutti i terrorismi, contro tutte le guerre

12. Hic et nunc, quid agendum

 

1. REPETITA IUVANT. PER SOSTENERE IL CENTRO ANTIVIOLENZA "ERINNA"

[L'associazione e centro antiviolenza "Erinna" e' un luogo di comunicazione, solidarieta' e iniziativa tra donne per far emergere, conoscere, combattere, prevenire e superare la violenza fisica e psichica e lo stupro, reati specifici contro la persona perche' ledono l'inviolabilita' del corpo femminile (art. 1 dello Statuto). Fa progettazione e realizzazione di percorsi formativi ed informativi delle operatrici e di quanti/e, per ruolo professionale e/o istituzionale, vengono a contatto con il fenomeno della violenza. E' un luogo di elaborazione culturale sul genere femminile, di organizzazione di seminari, gruppi di studio, eventi e di interventi nelle scuole. Offre una struttura di riferimento alle donne in stato di disagio per cause di violenze e/o maltrattamenti in famiglia. Erinna e' un'associazione di donne contro la violenza alle donne. Ha come scopo principale la lotta alla violenza di genere per costruire cultura e spazi di liberta' per le donne. Il centro mette a disposizione: segreteria attiva 24 ore su 24; colloqui; consulenza legale e possibilita' di assistenza legale in gratuito patrocinio; attivita' culturali, formazione e percorsi di autodeterminazione. La violenza contro le donne e' ancora oggi un problema sociale di proporzioni mondiali e le donne che si impegnano perche' in Italia e in ogni Paese la violenza venga sconfitta lo fanno nella convinzione che le donne rappresentano una grande risorsa sociale allorquando vengono rispettati i loro diritti e la loro dignita': solo i Paesi che combattono la violenza contro le donne figurano di diritto tra le societa' piu' avanzate. L'intento e' di fare di ogni donna una persona valorizzata, autorevole, economicamente indipendente, ricca di dignita' e saggezza. Una donna che conosca il valore della differenza di genere e operi in solidarieta' con altre donne. La solidarieta' fra donne e' fondamentale per contrastare la violenza]

 

Per sostenere il centro antiviolenza delle donne di Viterbo "Erinna" i contributi possono essere inviati attraverso bonifico bancario intestato ad Associazione Erinna, Banca Etica, codice IBAN: IT60D0501803200000000287042.

O anche attraverso vaglia postale a "Associazione Erinna - Centro antiviolenza", via del Bottalone 9, 01100 Viterbo.

Per contattare direttamente il Centro antiviolenza "Erinna": tel. 0761342056, e-mail: e.rinna at yahoo.it, onebillionrisingviterbo at gmail.com, sito: http://erinna.it, facebook: associazioneerinna1998

Per destinare al Centro antiviolenza "Erinna" il 5 per mille inserire nell'apposito riquadro del modello per la dichiarazione dei redditi il seguente codice fiscale: 90058120560.

 

2. REPETITA IUVANT. OTTO PROPOSIZIONI

 

I. La prima radice

La prima radice di ogni altra violenza e oppressione e' la dominazione maschilista e patriarcale che spezza l'umanita' in due e nega piena dignita' e uguaglianza di diritti a meta' del genere umano e cosi' disumanizza l'umanita' intera.

Solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale si puo' sconfiggere la violenza che opprime, dilania, denega l'umanita'.

Solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale l'umanita' puo' essere libera e solidale.

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II. Non solo l'8 marzo e' l'8 marzo

Non solo l'8 marzo, ma tutti i giorni dell'anno occorre lottare contro il femminicidio e la violenza sessuale.

Non solo l'8 marzo, ma tutti i giorni dell'anno occorre lottare contro il maschilismo e il patriarcato.

Non solo l'8 marzo, ma tutti i giorni dell'anno occorre lottare in difesa della vita, della dignita' e dei diritti di tutti gli esseri umani.

Non solo l'8 marzo, ma tutti i giorni dell'anno occorre lottare contro tutte le violenze e tutte le complicita' con la violenza e tutte le ideologie della violenza.

Non solo l'8 marzo, ma tutti i giorni dell'anno occorre che siano l'8 marzo.

Vi e' questa ineludibile evidenza: che la violenza maschile contro le donne e' la prima radice di ogni altra violenza.

Vi e' questa ineludibile evidenza: che la violenza maschile contro le donne e' il primo nemico dell'umanita'.

Vi e' questa ineludibile evidenza: ne discende il tuo primo dovere.

La lotta delle donne per la liberazione dell'umanita' e' la corrente calda della nonviolenza in cammino. Questo significa l'8 marzo.

Sostenere la lotta delle donne per la liberazione dell'umanita' e' il primo dovere di ogni persona decente. Questo significa l'8 marzo.

Ogni volta che fai la cosa giusta per contrastare la violenza maschilista, quel giorno e' l'8 marzo.

Non solo l'8 marzo, ma tutti i giorni dell'anno occorre che siano l'8 marzo.

*

III. Dal femminismo molti doni

Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza che vi e' una sola umanita', composta di persone tutte differenti le une dalle altre e tutte eguali in diritti.

Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza che sfera personale e sfera politica non sono separate da un abisso: sempre siamo esseri umani.

Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza del partire da se'.

Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza dell'incontro con l'altro.

Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza che e' la nascita, l'esperienza e la categoria che fonda l'umana convivenza, l'umano sapere.

Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza che la pluralita', e quindi la relazione, e' la modalita' di esistenza propria dell'umanita'.

Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza che i corpi contano, che noi siamo i nostro corpi.

Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza che ogni forma di autoritarismo, ogni forma di militarismo, ogni forma di dogmatismo reca gia' la negazione dei diritti umani di tutti gli esseri umani.

Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza che la prima radice dell'organizzazione sociale e della trama relazionale violenta e' nel maschilismo e nel patriarcato.

Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza che solo la nonviolenza contrasta la violenza, che solo il bene vince il male, che solo l'amore si oppone alla morte, che solo l'ascolto consente la parola.

Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza che compito comune e' generare e proteggere la vita, prendersi cura delle persone e del mondo per amore delle persone e del mondo.

Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza che compito comune e' opporsi ad ogni oppressione, ad ogni sfruttamento, ad ogni ingiustizia, ad ogni umiliazione, ad ogni denegazione di umanita', ad ogni devastazione della biosfera.

Dal femminismo tutte e tutti ricevemmo la coscienza che solo l'arte della compassione fonda la lotta di liberazione.

Il femminismo che e' il massimo inveramento storico della nonviolenza.

Il femminismo che e' la corrente calda della nonviolenza.

Il femminismo che e' il cuore pulsante del movimento di autocoscienza e di liberazione dell'umanita'.

E diciamo femminismo e sappiamo che dovremmo dire femminismi, che dovremmo dire pensiero delle donne e movimenti delle donne.

Ma diciamo femminismo e pensiamo a una tradizione che lega infinite donne che hanno praticato l'etica della responsabilita' e della liberazione, da Saffo a Vandana Shiva, da Simone Weil a Virginia Woolf, da Edith Stein a Milena Jesenska, da Etty Hillesum a Ginetta Sagan, da Rosa Luxemburg ad Hannah Arendt, da Germaine Tillion ad Anna Politkovskaja, da Simone de Beauvoir a Franca Ongaro Basaglia, da Olympe de Gouges a Luce Fabbri.

Dal femminismo molti doni tutte e tutti abbiamo ricevuto.

In questo otto marzo di ascolto, di memoria, di lotta, diciamo anche la nostra gratitudine.

*

IV. Sommessa un'opinione. Ed un ringraziamento

Se la viva commozione non m'inganna, mi sembra che l'iniziativa One Billion Rising del 14 febbraio 2013 contro la violenza sulle donne sia stata - per estensione planetaria, ma anche per chiarezza di contenuti, adeguatezza delle forme, capacita' di favorire la partecipazione piu' ampia e piu' consapevole, mobilitando teste e cuori, pensieri e passioni, menti e corpi - la piu' grande manifestazione nonviolenta globale nel corso dell'intera storia umana.

Ancora una volta il movimento delle donne, la sapienza delle donne, il coraggio delle donne, la lotta delle donne si conferma essere la corrente calda della nonviolenza, si conferma essere l'esperienza storica decisiva nel cammino di liberazione dell'umanita'.

Ed ancora una volta si conferma questa cruciale verita': che solo se si riuscira' a contrastare, sconfiggere, abolire la violenza maschile, e l'ideologia e le strutture e le prassi della violenza maschilista e patriarcale, solo allora si riuscira' a difendere e promuovere i diritti umani di tutti gli esseri umani, a realizzare pace e giustizia, civile convivenza responsabile e solidale tra tutti gli esseri umani e tra gli esseri umani e l'intero mondo vivente.

La nonviolenza e' in cammino con volto e con voce di donna, con passo lieve di danza, in profonda schiudente armonia, in una trama relazionale che unisce in piena coerenza mezzi e fini, che avvicina persona a persona e l'umanita' intera raggiunge, riconosce, libera.

E che in questa luminosa giornata anche non pochi uomini mettendosi alla scuola e all'ascolto delle donne abbiano saputo cogliere l'occasione per esprimere la volonta' di rompere ogni omerta' e complicita' col femminicidio, col maschilismo, col patriarcato, per esprimere la scelta di opporsi alla violenza maschile, ebbene, anche questo e' un dono e un frutto dell'iniziativa delle donne, del pensiero e del movimento delle donne, di cui anche il vecchio che scrive queste righe ad esse e' grato con tutto il cuore.

E che dopo il 14 febbraio ogni giorno continui e si estenda ed ovunque si inveri quel che il 14 febbraio e' accaduto: il manifestarsi dell'impegno dell'umanita' affinche' cessi la violenza maschile sulle donne.

*

V. E quindi

Occorre opporsi al maschilismo e al patriarcato, ed opponendosi al maschilismo e al patriarcato ci si oppone anche al razzismo, alla guerra, alla devastazione dell'ecosistema, a tutti i poteri criminali, a tutte le forme di sfruttamento ed oppressione.

Occorre riconoscere, difendere e promuovere i diritti umani di tutti gli esseri umani.

E quindi: occorre sostenere i centri antiviolenza e le case delle donne.

E quindi: occorre la parita' di rappresentanza di genere ovunque si decide cio' che tutte e tutti riguarda.

E quindi: occorre applicare subito pienamente la Convenzione di Istanbul sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica.

Vi e' una sola umanita'.

*

VI. Ancora sulla prima radice di ogni violenza

L'oppressione maschilista e patriarcale e' la prima radice di ogni violenza.

E' la prima radice delle guerre e di tutte le uccisioni.

E' la prima radice del razzismo e di tutte le persecuzioni.

E' la prima radice dell'oppressione economica, sociale, politica.

E' la prima radice dell'oppressione ideologica.

E' la prima radice dell'organizzazione gerarchica, del sistema dello sfruttamento, del militarismo come metodo e come sistema.

E' la prima radice perche' e' la violenza la piu' intima e la piu' contagiosa, la piu' elaborata e la piu' distruttiva, la piu' primordiale e la piu' celebrata, la piu' diretta e la piu' organizzata, la piu' vile e la piu' feroce.

E' la prima radice perche' e' la prima violenza concretamente agita.

E' la prima radice perche' e' la prima violenza strutturalmente imposta.

E' la prima radice perche' e' l'esperienza e il modello di riferimento per ogni altro rapporto sociale basato sull'ineguaglianza e la subordinazione, l'asservimento e la negazione dell'altrui dignita'.

E' la prima radice perche' e' fatta propria, propagandata e fin esaltata da tradizioni di pensiero e di azione cosi' antiche e pervasive da esser divenuta abito mentale per innumerevoli persone e popoli, culture e societa'.

E' la prima radice perche' e' cosi' violenta che gia' il solo denunciarla suscita sovente reazioni brutali e fin assassine.

L'oppressione maschilista e patriarcale e' la prima radice di ogni violenza.

Come e' possibile che l'umanita' si liberi dalla violenza se non si libera innanzitutto da questa prima violenza?

E come e' possibile ritenere che siano vie alla liberazione dell'umanita' ideologie e pratiche che mantengono questa prima violenza?

E come e' possibile lottare per la liberazione propria e comune se non si lotta innanzitutto contro questa violenza prima e fondante ogni altra?

Solo se si lotta contro l'oppressione maschilista e patriarcale si puo' lottare per la pace e i diritti umani.

Solo se si lotta contro l'oppressione maschilista e patriarcale si puo' lottare contro il razzismo ed ogni persecuzione.

Solo se si lotta contro l'oppressione maschilista e patriarcale si puo' lottare contro tutti i poteri criminali.

Solo se si lotta contro l'oppressione maschilista e patriarcale si puo' lottare in difesa della biosfera.

Poiche' l'oppressione maschilista e patriarcale nega alla radice l'eguaglianza di diritti di tutti gli esseri umani, l'umanita' spaccando in due, rendendone meta' vittima e meta' carnefice.

Poiche' l'oppressione maschilista e patriarcale nega alla radice che una persona sia innanzitutto una persona, ed in quanto tale portatrice di diritti come ogni altra persona.

Poiche' l'oppressione maschilista e patriarcale nega alla radice che la societa' sia alleanza tra pari, nega alla radice che persone diverse siano eguali in diritti e doveri, nega alla radice la pluralita' degli esseri umani ed il loro medesimo esser parte dell'unica umanita', nega alla radice la giustizia e la solidarieta' universale.

Se si accetta l'oppressione maschilista e patriarcale si accetta il principio che fonda ogni ingiustizia, ogni oppressione, ogni violenza.

Se si accetta l'oppressione maschilista e patriarcale si accetta l'ordine che impone insieme il privilegio e l'esclusione, il rapporto servo-padrone, la configurazione di ogni legame sociale nella forma della relazione tra dominanti e dominati, la negazione della piena dignita' umana delle persone che il potere opprime.

Se si accetta l'oppressione maschilista e patriarcale si accetta la perdita della pienezza dell'umanita' propria e dell'altrui.

La lotta contro l'oppressione maschilista e patriarcale e' quindi il primo dovere di ogni essere umano sollecito del pubblico bene.

La lotta contro l'oppressione maschilista e patriarcale e' quindi il primo diritto di ogni essere umano sollecito della propria e comune dignita'.

La lotta contro l'oppressione maschilista e patriarcale e' quindi il primo passo per contrastare la guerra, il razzismo, il fascismo. Il primo passo per la liberazione dell'umanita'.

La lotta contro l'oppressione maschilista e patriarcale e' il primo compito a cui la nonviolenza ti chiama.

Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.

Vi e' una sola umanita', in un unico mondo vivente casa comune dell'umanita' intera. Una sola umanita', di persone tutte diverse l'una dall'altra e tutte eguali in diritti e dignita'.

Il 25 novembre, Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne, ci richiama a questa consapevolezza, a questo impegno, a questa urgente necessita': opporsi all'oppressione maschilista e patriarcale, e cosi' difendere i diritti di tutti gli esseri umani, e cosi' costruire la pace e la convivenza, la giustizia e la liberazione.

Con volto e con voce di donna, la nonviolenza e' in cammino.

*

VII. Dentro le mura di casa e nelle piazze delle citta'

Dentro le mura di casa e nelle piazze delle citta' la violenza maschilista e' il primo oppressore dell'umanita', la prima radice di ogni altra violenza, il primo facitore di male.

E contrastare la violenza maschilista e' quindi il primo impegno, il primo dovere, la prima vitale necessita' di ogni persona di volonta' buona.

Solo se si contrasta la violenza maschilista si puo' costruire la pace, la giustizia, la solidarieta' che riconosce ed invera l'infinito valore di ogni umana esistenza, la piena dignita' di tutti gli esseri umani.

Due sono le storiche e fondamentali esperienze novecentesche della nonviolenza in Europa: la resistenza antifascista e il movimento femminista; nella preziosa continuita' con esse oggi il primo nostro dovere e' la lotta contro la violenza maschilista e patriarcale, la lotta che fonda e s'intreccia con tutte le resistenze a tutte le menzogne e le oppressioni, con tutte le esperienze di solidarieta' e di liberazione, con tutti i movimenti impegnati per salvare la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente.

Non sara' possibile contrastare la guerra e tutte le uccisioni se non si sconfigge la violenza maschilista.

Non sara' possibile contrastare il razzismo e tutte le persecuzioni se non si sconfigge la violenza maschilista.

Non sara' possibile contrastare le ingiustizie sociali se non si sconfigge la violenza maschilista.

Non sara' possibile la guarigione dalle piu' profonde e dolorose e spaventose occlusioni e repressioni e mutilazioni psicologiche e culturali se non si sconfigge la violenza maschilista.

Non sara' possibile la liberazione delle oppresse e degli oppressi se non si sconfigge la violenza maschilista.

Non sara' possibile difendere la biosfera nel suo insieme e nell'infinita varieta' delle forme di vita se non si sconfigge la violenza maschilista.

Non sara' possibile un'umanita' di persone libere e solidali, eguali in diritti e dignita', tutte responsabili del bene comune, se non si sconfigge la violenza maschilista.

Sconfiggere nelle culture e nelle societa' la violenza maschilista, sconficcare dal cuore degli uomini e del mondo la violenza maschilista, liberarsene tutti e tutte, e' il primo passo per restituire umanita' all'umanita', per rendere il mondo abitabile ad ogni persona, per poter vivere un'esistenza degna e solidale, limpidamente conscia della natura relazionale ed empatica della nostra esperienza vitale, del nostro stare in un mondo plurale e condiviso.

Io che scrivo queste righe sono un uomo. Cui il movimento femminista apri' gli occhi e il cuore e la testa molti anni fa. Al militante politico leopardiano e marxista che ero gia', il femminismo insegno' verita' ineludibili sul piano della ragion pura e della ragion pratica, e una percezione, una facolta' di comprensione e giudizio, un sguardo sul mondo, sulle persone e su me stesso persona nel mondo, nella concreta coscienza del partire da se', che i corpi contano, che il personale e' politico, che l'umanita' e' plurale, che ogni relazione e' dialogica, che la lotta per la liberazione delle oppresse e degli oppressi da tutte le menzogne e da tutte le violenze richiede una concreta coerenza, una rigorizzazione dei ragionamenti e delle condotte, un impegno che comincia dal rispetto, dall'accudimento, dall'amore per chi ti e' piu' vicino e solo cosi' l'umanita' intera idealmente connette e raggiunge.

So che la prima lotta che in quanto uomo devo condurre e' quella contro il fascista che e' in me.

So che la violenza sulle donne e' un problema degli uomini.

So che ogni giorno e' da praticare sia il conflitto contro l'iniquita' che la comunicazione con l'umanita', uscendo dal silenzio e disponendosi all'ascolto, abbattendo il muro delle imposte diseguaglianze e delle materiali e immateriali alienazioni che pietrificano; agendo con la fermezza ma anche con la delicatezza della nonviolenza, con la persuasa tenacia e l'avvolgente tenerezza di chi lotta per salvare le vite, di chi lotta per condividere il mondo e la sobria felicita' che nel mondo e' possibile, e possibile solo se condivisa fra tutte e tutti.

Si avvicina il 14 febbraio: e' il giorno in cui le donne di tutto il mondo sfidano la violenza maschilista e patriarcale manifestando in tutte le citta', i paesi, i villaggi nella forma che piu' intensamente afferma il valore, la dignita' dei nostri stessi corpi di esseri fatti di carne che sentono e pensano: danzando.

Si avvicina il 14 febbraio, e poi l'8 marzo. Ma ogni giorno deve essere il 14 febbraio del miliardo di donne che si sollevano, dell'umanita' intera che si solleva con esse dalla barbarie all'umanita'; ogni giorno deve essere l'8 marzo dell'internazionale futura umanita' che Clara Zetkin e Rosa Luxemburg - ed infinite altre - chiamarono alla lotta affinche' la liberazione fosse dell'umanita' intera; ogni giorno e' il giorno in cui devi contrastare la violenza maschilista. Con la forza della verita', con la scelta della nonviolenza che a tutte le violenze e le menzogne si oppone, con l'amore per il mondo. Vivendo un'esistenza che sappiamo finira', vivendo un'esistenza che possiamo e dobbiamo rendere degna, vivendo un'esistenza che ad ogni esistenza riconosca valore, e speranza di liberazione, e condivisa felicita'.

*

VIII. Non passa giorno

Non passa giorno senza che nel nostro paese un marito, un fidanzato, o un ex tale, uccida la donna che sosteneva di amare, e che invece evidentemente riteneva un oggetto di sua proprieta' del quale disporre fino alla distruzione. Non passa giorno.

E' il maschilismo la prima radice di ogni altra violenza.

E' la lotta contro il maschilismo il primo dovere di ogni persona decente.

E' la lotta contro il maschilismo l'indispensabile premessa che fonda la lotta contro la guerra e contro il razzismo, contro ogni oppressione, contro ogni violenza.

Se non si lotta contro il maschilismo, tutto il resto e' vano.

 

3. RIFERIMENTI. IL "COMITATO NONVIOLENTO PER LA REVOCA DELLA DECISIONE GOVERNATIVA DI INVIARE CENTINAIA DI SOLDATI ITALIANI ALLA DIGA DI MOSUL"

 

Si e' costituito il "Comitato nonviolento per la revoca della decisione governativa di inviare centinaia di soldati italiani alla diga di Mosul".

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Il comitato si prefigge di:

1. opporsi all'invio di centinaia di soldati italiani alla diga di Mosul, e quindi interloquire con il Governo, il Parlamento e il Presidente della Repubblica affinche' la decisione annunciata dal Presidente del Consiglio dei Ministri sia revocata dallo stesso governo, ovvero respinta dal parlamento, ovvero non ratificata e quindi vietata dal capo dello stato;

2. esprimere questa opposizione con l'unico scopo di salvare vite umane;

3. agire unicamente in forme e con metodi rigorosamente nonviolenti, assolutamente rispettosi della dignita' e dell'incolumita' di tutte le persone;

4. riaffermare l'opposizione a tutte le guerre e a tutte le uccisioni;

5. riaffermare l'impegno a difendere la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani.

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Alle persone ed alle associazioni che vogliono impegnarsi in questa iniziativa per la revoca della decisione governativa di inviare centinaia di soldati italiani alla diga di Mosul, il comitato propone:

a) di scrivere al Presidente del Consiglio dei Ministri, ai Ministri, ai Parlamentari, al Presidente della Repubblica per chiedere che il governo receda da quella decisione;

b) di invitare altre istituzioni, associazioni, persone, mezzi d'informazione ad impegnarsi al medesimo fine;

c) di promuovere incontri ed iniziative di informazione e coscientizzazione al medesimo fine;

d) di esprimersi e di agire in modi esclusivamente nonviolenti, nel rispetto della verita' e della dignita' umana di tutti gli interlocutori;

e) di essere sempre assolutamente chiari nell'opposizione a tutte le guerre, a tutte le uccisioni, a tutte le violazioni dei diritti umani.

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Il comitato non prevede formali adesioni e si configura come mero movimento d'opinione inteso allo scopo di far revocare l'irragionevole, illegittima e pericolosissima decisione governativa di inviare centinaia di soldati italiani alla diga di Mosul.

Il comitato auspica che in ogni provincia d'Italia si costituiscano altri comitati nonviolenti per lo stesso fine e con le stesse modalita' di azione.

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Per contatti: il Comitato ha sede presso il "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" di Viterbo, strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: comitatononviolento at gmail.com; comitatononviolento at outlook.it; comitato_nonviolento at libero.it

 

4. REPETITA IUVANT. ALCUNE POESIE DI EMILY DICKINSON TRADOTTE DA CRISTINA CAMPO

[Da Cristina Campo, La Tigre Assenza, Adelphi, Milano 1991, 2001, pp. 85-90, ma l'ordine in cui le abbiamo qui disposte e' quello dedotto dalla cronologia dell'opera dickinsoniana, ed utilizzato anche in Emily Dickinson, Tutte le poesie, Mondadori, Milano 1997, 2005, in cui le "versioni d'autrice" di Cristina Campo sono alle pp. 1643-1646.

Emily Dickinson - poetessa imprescindibile - visse ad Amherst, Massachusetts, tra il 1830 e il 1886; molte le edizioni delle sue poesie disponibili in italiano con testo originale a fronte (tra cui quella integrale, a cura di Marisa Bulgheroni: Emily Dickinson, Tutte le poesie, Mondadori, Milano 1997, 2005; ma vorremmo segnalare anche almeno la fondamentale antologia curata da Guido Errante: Emily Dickinson, Poesie, Mondadori, Milano 1956, poi Guanda, Parma 1975, e Bompiani, Milano 1978; e la vasta silloge dei versi e dell'epistolario curata da Margherita Guidacci: Emily Dickinson, Poesie e lettere, Sansoni, Firenze 1961, Bompiani, Milano 1993, 2000); per un accostamento alla sua figura e alla sua opera: Barbara Lanati, Vita di Emily Dickinson. L'alfabeto dell'estasi, Feltrinelli, Milano 1998, 2000; Marisa Bulgheroni, Nei sobborghi di un segreto. Vita di Emily Dickinson, Mondadori, Milano 2002. Ebbe a scrivere della sua opera Luciano Bonfrate: "Mi capita di usare dei suoi versi / come fosser sentenze di sibilla / della mia vita specchio, e vi scintilla / cio' che trovai, che non trovai, che persi"]

 

Per sempre al suo fianco camminare,

la piu' piccola dei due,

cervello del suo cervello, sangue del suo sangue,

due vite, un Essere, ora.

 

Per sempre del suo fato gustare,

se dolore, la piu' larga parte,

se gioia, mettere il mio pezzo in disparte

per quel diletto cuore.

 

Tutta la vita conoscersi l'un l'altro

senza poterci mai imparare,

e piu' tardi un mutamento chiamato "Paradiso" -

rapito vicinato d'uomini

che appena scoprono cio' che ci inquietava

senza il vocabolario!

 

*

 

Che tedio attendere

se non vicino a te,

l'ho saputo iersera

quando si volle avvincermi

forse vedendomi

affaticata o sola

o per cedere quasi

alla pena silente.

Io mi volsi, ducale -

a te solo spettava

quel gesto - un porto solo

vale a questa nave.

Nostra la ventura

per un selvaggio mare

meglio che un ancoraggio

non diviso da te.

A noi piu' tosto il carico

di un perenne viaggio

che le Odorose Isole

desolate di te.

 

*

 

Imparai finalmente che cosa la casa poteva essere,

come sarei stata ignorante

dei graziosi modi del costume,

come goffa all'inno

 

intorno al nostro nuovo focolare, se non per questo,

questa mappa del cammino

la cui memoria mi annega, come il battesimo

di un celestiale mare.

 

Quali mattine nel nostro giardino, immaginate,

quali api per noi a ronzare,

con solo uccelli a interrompere

il mormorio del nostro tema.

 

E un compito per ciascuno quando il gioco sia finito,

il tuo problema della mente,

il mio qualche effetto piu' frivolo,

un pizzo o una canzone.

 

Il pomeriggio insieme trascorso

e il crepuscolo per i sentieri

qualche soccorso a piu' povere vite

viste piu' povere attraverso i nostri doni.

 

E poi ritorno, e notte e casa,

una nuova e piu' divina cura,

finche' l'aurora ci richiami in scena

trasmutati, piu' vividi.

 

Questa sembra una casa e casa non e'

ma cio' che quel luogo potrebb'essere

mi affligge come un sole calante

dove l'aurora sa che cosa essere!

 

*

 

Che faro' io quando turba l'estate,

quando la rosa e' matura?

Quando le uova svolino in melodia

da un carcere d'acero: - che faro' io?

Che faro' io quando dai cieli in gorgheggio

cada su me una canzone?

Quando al ranuncolo dondoli tutto il meriggio

l'ape sospesa - che mai faro' io?

E quando lo scoiattolo si colmera' le tasche

e guarderanno le bacche...

Resistero' io a quelle candide facce

se tu da me sei lontano?

Al pettirosso non sarebbe gran pena:

volano tutti i miei beni.

Io non ho ali: a che servono, dimmi,

i miei tesori perenni?

 

*

 

Tocca leggero la dolce

chitarra della natura

se non conosci ancora

la canzone.

O d'ogni uccello

ti accusera' lo sguardo

che ti facesti bardo

innanzi l'ora.

 

*

 

Morte e' il pieghevole corteggiatore

che vince alla fine.

E' un vagheggiare furtivo

condotto sulle prime

per pallide insinuazioni

e oscuri avvicinamenti:

magnifico alfine di trombe

e un equipaggio a due posti

che ti rapisce in trionfo

a nozze sconosciute -

a parentele vibranti

come le porcellane.

 

5. REPETITA IUVANT. ALCUNE POESIE DI EMILY DICKINSON TRADOTTE DA MARGHERITA GUIDACCI

[Da Emily Dickinson, Poesie, Rizzoli, Milano 1979, Rcs Quotidiani, Milano 2004]

 

L'acqua e' insegnata dalla sete.

La terra, dagli oceani traversati.

La gioia, dal dolore.

La pace, dai racconti di battaglie.

L'amore, da un'impronta di memoria.

Gli uccelli, dalla neve.

 

*

 

E' poca cosa il pianto,

sono brevi i sospiri:

pure, per fatti di questa misura

uomini e donne muoiono!

 

*

 

Fra le mie dita tenevo un gioiello

quando mi addormentai.

La giornata era calda, era tedioso il vento

e dissi: "Durera'" -

 

Sgridai al risveglio le dita incolpevoli,

la gemma era sparita -

Ora solo un ricordo di ametista

a me rimane -

 

*

 

E' questa la mia lettera al mondo

che mai non scrisse a me -

semplici annunzi che da' la natura

con tenera maesta'.

 

Il suo messaggio e' consegnato a mani

per me invisibili.

Per amor suo, miei dolci compaesani,

benignamente giudicatemi!

 

*

 

Tutto imparammo dell'amore:

alfabeto, parole,

un capitolo, il libro possente,

poi la rivelazione termino'.

 

Ma negli occhi dell'altro

ciascuno contemplava un'ignoranza

divina, ancora piu' che nell'infanzia;

l'uno all'altro, fanciulli,

 

tentammo di spiegare

quanto era per entrambi incomprensibile.

Ahi, com'e' vasta la saggezza

e molteplice il vero!

 

*

 

Come se il mare separandosi

svelasse un altro mare,

questo un altro, ed i tre

solo il presagio fossero

 

d'un infinito di mari

non visitati da riva -

il mare stesso al mare fosse riva -

questo e' l'eternita'.

 

*

 

L'incertezza e' piu' ostile della morte.

La morte, anche se vasta,

e' soltanto la morte e non puo' crescere.

All'incertezza invece non v'e' limite,

 

perisce per risorgere

e morire di nuovo,

e' l'unione del nulla

con l'immortalita'.

 

*

 

Abbiamo prima sete - e' l'atto di natura -

e dopo, quando stiamo per morire,

chiediamo supplichevoli un po' d'acqua

a dita che ci passano vicine.

 

Ed e' figura d'un bisogno piu' alto,

la cui risposta adeguata

sono le grandi acque occidentali

chiamate eternita'.

 

*

 

Molte volte pensai giunta la pace

quando la pace era tanto lontana;

cosi' i naufraghi credono di vedere la terra

nel centro del mare,

 

e indeboliti lottano, soltanto per scoprire,

come me disperati,

quante rive fittizie

vengano prima del porto.

 

*

 

Io canto per riempire l'attesa:

annodarmi la cuffia,

richiudere la porta di casa

e non altro ho da fare,

 

finche' risuoni vicino il suo passo,

e insieme camminiamo verso il giorno,

l'uno all'altro narrando di come cantammo

per scacciare la tenebra.

 

*

 

Da un'asse all'altra avanzavo

cosi' lenta, prudente.

Sentivo le stelle sul capo,

e sotto i piedi il mare.

 

Questo solo sapevo: un altro passo

poteva essere l'ultimo.

Ed avevo quell'andatura incerta

che chiamano esperienza.

 

*

 

Immensita' d'argento

con funi di sabbia

a trattenerla, perche' non cancelli

una pista che chiamano la terra.

 

*

 

Come stanno silenti le campane

nelle torri, finche', gonfie di cielo,

balzano con piedi argentei

in melodia frenetica!

 

*

 

Il Paradiso dipende da noi.

Chiunque voglia

vive nell'Eden, nonostante Adamo

e la cacciata.

 

*

 

Questi giorni febbrili condurli alla foresta

dove le fresche acque strisciano intorno al muschio

e l'ombra sola devasta il silenzio:

pare talvolta che questo sia tutto.

 

*

 

Non sappiamo di andare quando andiamo.

Noi scherziamo nel chiudere la porta.

Dietro, il destino mette il catenaccio,

e non entriamo piu'.

 

*

 

Tutti coloro che perdiamo qualcosa ci togono;

resta ancora uno spicchio sottile,

che come luna, qualche torbida notte,

obbedira' al richiamo delle maree.

 

*

 

E' un errore di calcolo:

"Vien poi l'eternita'"

diciamo, come fosse una stazione.

Mentre e' tanto vicina

che mi accompagna nella passeggiata

e condivide la mia casa

ed amico non ho piu' pertinace

di questa eternita'.

 

*

 

E' l'immortalita' forse un veleno

che gli uomini ne sono cosi' oppressi?

 

6. REPETITA IUVANT. ALCUNE POESIE DI EMILY DICKINSON TRADOTTE DA BARBARA LANATI

[Da Emily Dickinson, Poesie, Savelli, Roma 1976]

 

Chi non conosce il successo

ne apprezza la dolcezza.

Solo chi ne prova acre bisogno

conosce il sapore di un nettare.

 

Non uno della purpurea folla che oggi

ha conquistato la bandiera

con tanta chiarezza sapra' definire

la vittoria come chi

 

in agonia, battuto

nello sfaldarsi del proprio sentire

registra limpidi e lacerati

i lontani stridori del trionfo.

 

*

 

L'acqua, la insegna la sete.

La terra - gli oceani trascorsi.

Lo slancio - l'angoscia -

La pace - la raccontano le battaglie -

L'amore, i cumuli della memoria -

Gli uccelli, la neve.

 

*

 

Tenevo un gioiello tra le dita -

e mi addormentai -

la giornata era tepida, i venti monotoni -

dissi: "durera'".

 

Al risveglio rimproverai le mie oneste dita,

la pietra era sparita.

E adesso, un ricordo d'ametista

e' tutto cio' che mi resta.

 

*

 

La "Speranza" e' quella cosa piumata -

Che artigliata all'anima -

Canta melodie senza parole -

E non smette - mai -

 

E la senti - dolcissima - nel vento -

E dura deve essere la tempesta -

Capace di intimidire il piccolo uccello

Che ha dato calore a tanti -

 

Io l'ho sentito nel paese piu' gelido -

E sui mari piu' alieni -

Eppure mai, nemmeno allo stremo,

Ha chiesto una briciola - di me.

 

*

 

Questa e' la mia lettera al mondo

che non ha mai scritto a me -

semplici cose che la natura

ha detto - con tenera maesta'.

 

Il suo messaggio e' affidato

a mani che non posso vedere -

Per amore di lei - amici miei dolci -

con tenerezza giudicate - me.

 

*

 

Chiedeva da bere, una Tigre, in agonia

Filtrai il deserto -

dalla roccia, una goccia

raccolsi e la portai nella mano.

 

Le pupille regali, nella morte offuscate

scrutai, per trovare

nella retina, un'unica visione

dell'acqua e di me.

 

Non per colpa mia: che ero corsa piano.

Non per colpa sua: che era morta

quando stavo per raggiungerla, ormai,

ma perche', era un fatto, essa era gia' morta.

 

*

 

Dapprima e' la sete - processo naturale -

Poi - il momento della morte -

La supplica - di un poco d'acqua -

Da dita che passano vicine -

 

Segno di un piu' sottile bisogno -

cui unica, armonica, compensa,

sono le grandi acque a occidente -

chiamate Immortalita'.

 

*

 

Uno piu' uno - fanno uno -

Basta con il due che -

E' appropriato alle scuole -

Ma non per le scelte interiori -

 

La vita, appunto, o la morte -

O l'eterno -

Due, sarebbe troppo -

Per le capacita' di un'anima -

 

*

 

Io canto per consumare l'attesa -

Allacciare la cuffia

chiudere la porta di casa,

non mi resta nent'altro da fare

 

quando, all'avvicinarsi del suo passo finale

viaggeremo verso il Giorno

raccontandoci di come abbiamo cantato

per tenere lontana la notte.

 

*

 

Atto primo: il ritrovamento

Atto secondo: la perdita

Atto terzo: la spedizione

alla ricerca del vello d'oro.

 

Atto quarto: nessuna scoperta

Atto quinto: nessun equipaggio

Infine: nessun vello d'oro

Un'unica impostura - anche Giasone.

 

*

 

Un ovunque di argento

con corde di sabbia

a impedirgli di cancellare

la Traccia chiamata Terra.

 

*

 

Come per altre cose, l'amore a un certo punto

ci sta stretto: lo riponiamo nel cassetto -

poi un giorno si rivelera' di foggia antiquata -

come i costumi indossati dai re.

 

*

 

Per alcuni

Quando e' detta,

La parola muore.

Per me

Proprio quel giorno

Comincia a vivere.

 

*

 

Di pianeti e di fiori

Facciamo conoscenza,

Ma con noi stessi,

C'e' l'etichetta

L'imbarazzo

E il terrore.

 

*

 

Per fare un prato ci vuole del trifoglio

e un'ape, un trifoglio e un'ape

e sogni ad occhi aperti.

E se le api sono scarse,

bastano i sogni.

 

*

 

Che l'amore e' tutto cio' che c'e',

E' tutto quello che sappiamo dell'amore;

E' abbastanza, il carico in teoria

proporzionale al solco.

 

7. REPETITA IUVANT. UNA POESIA DI EMILY DICKINSON TRADOTTA DA GIOVANNI GIUDICI

[Da Emily Dickinson, Tutte le poesie, Mondadori, Milano 1997, 2005, p. 1650 (questa, e le altre traduzioni di Giudici presenti nel volume da cui citiamo erano gia' apparse nella silloge di traduzioni poetiche di Giovanni Giudici, Addio, proibito piangere, Einaudi, Torino 1982)]

 

Presentimento - e' la lunga ombra - sul prato -

Annunziatrice che il sole se ne va -

 

Avvertimento all'erba abbrividita

Che la tenebra - presto scendera' -

 

8. REPETITA IUVANT. UNA POESIA DI EMILY DICKINSON TRADOTTA DA MARIO LUZI

[Da Emily Dickinson, Tutte le poesie, Mondadori, Milano 1997, 2005, p. 1658]

 

C'e' una solitudine di spazio,

una solitudine di mare,

una di morte, ma

faranno lega tutte quante

a paragone con quell'estremo punto,

quella polare ritrosia

di un'anima ammessa a se medesima.

Finita infinita'.

 

9. REPETITA IUVANT. UNA POESIA DI EMILY DICKINSON TRADOTTA DA EUGENIO MONTALE

[Da Eugenio Montale, Quaderno di traduzioni, Edizioni della Meridiana, 1948, Mondadori, Milano 1975, p. 49 (col titolo: Tempesta); poi anche in Eugenio Montale, Tutte le poesie, Mondadori, Milano 1984, 2005, p. 742; ed ovviamente in Emily Dickinson, Tutte le poesie, Mondadori, Milano 1997, 2005, p. 1659]

 

Con un suono di corno

il vento arrivo', scosse l'erba;

un verde brivido diaccio

cosi' sinistro passo' nel caldo

che sbarrammo le porte e le finestre

quasi entrasse uno spettro di smeraldo:

e fu certo l'elettrico

segnale del Giudizio.

Una bizzarra turba di ansimanti

alberi, siepi alla deriva

e case in fuga nei fiumi

e' cio' che videro i vivi.

Tocchi del campanile desolato

mulinavano le ultime nuove.

Quanto puo' giungere,

quanto puo' andarsene,

in un mondo che non si muove!

 

10. REPETITA IUVANT. UNA POESIA DI EMILY DICKINSON TRADOTTA DA AMELIA ROSSELLI

[Da Emily Dickinson, Tutte le poesie, Mondadori, Milano 1997, 2005, p. 1666]

 

Una Parola fatta Carne e' di rado

E tremando condivisa

Ne' forse allora riportata

Ma non avro' dunque sbagliato

Ciascun di noi ha assaporato

Con estasi segreta

Proprio quel dibattuto cibo

Secondo nostra specifica forza -

 

Una Parola che respira chiaramente

Non ha potere di morire

Coesiva quanto lo Spirito

Puo' spirare se Egli -

"Fatto Carne e vissuto tra di noi"

Fosse condiscendenza

Come questo consenso del Linguaggio

Quest'amata Filologia

 

11. REPETITA IUVANT. CONTRO TUTTI I TERRORISMI, CONTRO TUTTE LE GUERRE

 

Ogni vittima ha il volto di Abele.

Ogni uccisione e' un crimine.

Non si puo' contrastare una strage commettendo un'altra strage.

Non si puo' contrastare il terrorismo con atti di terrorismo.

A tutti i terrorismi occorre opporsi.

Salvare le vite e' il primo dovere.

*

La guerra e' il terrorismo portato all'estremo.

Ogni guerra consiste di innumerevoli uccisioni.

La guerra e' un crimine contro l'umanita'.

Con la guerra gli stati divengono organizzazioni terroriste.

Con la guerra gli stati fanno nascere e crescere le organizzazioni terroriste.

A tutte le guerre occorre opporsi.

Salvare le vite e' il primo dovere.

*

Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.

Un'organizzazione criminale va contrastata con un'azione di polizia da parte di ordinamenti giuridici legittimi.

La guerra impedisce l'azione di polizia necessaria.

Occorre dunque avviare un immediato processo di pace nel Vicino e nel Medio Oriente che consenta la realizzazione di ordinamenti giuridici legittimi, costituzionali, democratici, rispettosi dei diritti umani.

Occorre dunque che l'Europa dismetta ogni politica di guerra, di imperialismo, di colonialismo, di rapina, di razzismo, di negazione della dignita' umana di innumerevoli persone e di interi popoli.

Occorre dunque una politica europea di soccorso umanitario, di pace con mezzi di pace: la politica della nonviolenza che sola riconosce e promuove e difende i diritti umani di tutti gli esseri umani.

Salvare le vite e' il primo dovere.

*

La violenza assassina si contrasta salvando le vite.

La pace si costruisce abolendo la guerra.

La politica della nonviolenza richiede il disarmo e la smilitarizzazione.

La politica nonviolenta richiede la difesa civile non armata e nonviolenta, i corpi civili di pace, l'azione umanitaria, la cooperazione internazionale.

Salvare le vite e' il primo dovere.

*

Si coalizzino tutti gli stati democratici contro il terrorismo proprio ed altrui, contro il terrorismo delle organizzazioni criminali e degli stati.

Si coalizzino tutti gli stati democratici per la pace, il disarmo, la smilitarizzazione dei conflitti.

Si coalizzino tutti gli stati democratici per l'indispensabile aiuto umanitario a tutte le persone ed i popoli che ne hanno urgente bisogno.

Si coalizzino tutti gli stati democratici per contrastare le organizzazioni criminali con azioni di polizia adeguate, mirate a salvare le vite e alla sicurezza comune.

Si coalizzino tutti gli stati democratici per la civile convivenza di tutti i popoli e di tutti gli esseri umani.

Salvare le vite e' il primo dovere.

*

Cominci l'Italia.

Cominci l'Italia soccorrendo, accogliendo e assistendo tutte le persone in fuga dalla fame e dall'orrore, dalle dittature e dalla guerra.

Cominci l'Italia cessando di partecipare alle guerre.

Cominci l'Italia uscendo da alleanze militari terroriste e stragiste come la Nato.

Cominci l'Italia cessando di produrre  armi e di rifornirne regimi e poteri dittatoriali e belligeranti.

Cominci l'Italia abrogando tutte le infami misure razziste ancora vigenti nel nostro paese.

Cominci l'Italia con un'azione diplomatica, politica ed economica, e con aiuti umanitari adeguati a promuovere la costruzione di ordinamenti giuridici legittimi, costituzionali e democratici dalla Libia alla Siria.

Cominci l'Italia destinando a interventi di pace con mezzi di pace, ad azioni umanitarie nonviolente, i 72 milioni di euro del bilancio dello stato che attualmente ogni giorno sciaguratamente, scelleratamente destina all'apparato militare, alle armi, alla guerra.

Cominci l'Italia a promuovere una politica della sicurezza comune e del bene comune centrata sulla difesa popolare nonviolenta, sui corpi civili di pace, sulla legalita' che salva le vite.

Salvare le vite e' il primo dovere.

*

Ogni vittima ha il voto di Abele.

Alla barbarie occorre opporre la civilta'.

Alla violenza occorre opporre il diritto.

Alla distruzione occorre opporre la convivenza.

Al male occorre opporre il bene.

Contro tutti i terrorismi, contro tutte le guerre.

Salvare le vite e' il primo dovere.

 

12. REPETITA IUVANT. HIC ET NUNC, QUID AGENDUM

 

Occorre soccorrere, accogliere, assistere tutti gli esseri umani in fuga dalla fame e dalle guerre.

Occorre riconoscere a tutti gli esseri umani il diritto di giungere in modo legale e sicuro nel nostro paese.

Occorre andare a soccorrere e prelevare con mezzi di trasporto pubblici e gratuiti tutti i migranti lungo gli itinerari della fuga, sottraendoli agli artigli dei trafficanti.

Occorre un immediato ponte aereo di soccorso internazionale che prelevi i profughi direttamente nei loro paesi d'origine e nei campi collocati nei paesi limitrofi e li porti in salvo qui in Europa.

Occorre cessare di fare, fomentare, favoreggiare, finanziare le guerre che sempre e solo consistono nell'uccisione di esseri umani.

Occorre proibire la produzione e il commercio delle armi.

Occorre promuovere la pace con mezzi di pace.

Occorre cessare di rapinare interi popoli, interi continenti.

In Italia occorre abolire i campi di concentramento, le deportazioni, e le altre misure e pratiche razziste e schiaviste, criminali e criminogene, che flagrantemente confliggono con la Costituzione, con lo stato di diritto, con la democrazia, con la civilta'.

In Italia occorre riconoscere immediatamente il diritto di voto nelle elezioni amministrative a tutte le persone residenti.

In Italia occorre contrastare i poteri criminali, razzisti, schiavisti e assassini.

L'Italia realizzi una politica della pace e dei diritti umani, del disarmo e della smilitarizzazione, della legalita' che salva le vite, della democrazia che salva le vite, della civilta' che salva le vite.

L'Italia avvii una politica nonviolenta: contro la guerra e tutte le uccisioni, contro il razzismo e tutte le persecuzioni, contro il maschilismo e tutte le oppressioni. Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' e la biosfera.

Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.

Vi e' una sola umanita' in un unico mondo vivente casa comune dell'umanita' intera.

Salvare le vite e' il primo dovere.

Ogni vittima ha il volto di Abele.

 

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NONVIOLENZA. FEMMINILE PLURALE

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Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100

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Numero 610 del 24 febbraio 2016

 

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