[Nonviolenza] Voci e volti della nonviolenza. 740



 

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VOCI E VOLTI DELLA NONVIOLENZA

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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XVI)

Numero 740 del 28 dicembre 2015

 

In questo numero:

1. Non tacere

2. Fermatevi. Il governo non precipiti l'Italia nell'abisso della guerra e del terrore

3. Il crollo della diga. Un appello al presidente del Consiglio dei ministri

4. In piazza a Viterbo. Un appello a impedire una tragica follia del governo

5. Convinciamo il governo a non commettere una criminale follia

6. Receda il governo dalla decisione di inviare 450 soldati italiani alla diga di Mosul

7. Presidente, non ci uccida. Una lettera aperta al Presidente della Repubblica

8. Il nocciolo della questione, ed il resto e' silenzio

9. Una lettera alle persone amiche

10. Associazione "Respirare": Il governo receda dalla decisione insensata e illegale di inviare soldati italiani a Mosul

11. La strage annunciata. E tu impediscila

12. No a un'altra Nassiriya

13. In questo 25 dicembre un appello alle istituzioni repubblicane ed alle persone di volonta' buona

14. In nome delle vittime di Nassiriya, in nome di tutte le vittime di tutte le guerre e di tutte le stragi, chiediamo al governo italiano di non inviare soldati a Mosul

15. Ascolti il governo la voce dell'umanita'

16. Una preghiera a chi legge questo foglio

 

1. EDITORIALE. NON TACERE

 

Riproponiamo di seguito alcuni testi apparsi negli scorsi giorni sul nostro notiziario, tutti dedicati a sollecitare la revoca dell'annunciata decisione del governo di inviare centinaia di soldati italiani alla diga di Mosul.

*

Facciamo sentire la nostra voce.

Convinciamo il governo, il parlamento, il presidente della repubblica a non commettere, a non approvare, a non avallare un atto folle e scellerato.

*

Salvare le vite e' il primo dovere.

 

2. INSISTENZE. FERMATEVI. IL GOVERNO NON PRECIPITI L'ITALIA NELL'ABISSO DELLA GUERRA E DEL TERRORE

 

L'annunciato dispiegamento di soldati italiani alla diga di Mosul e' una follia.

Receda il governo da questa insensata e illegale, stoltissima e scelleratissima decisione.

Il governo non precipiti l'Italia nell'abisso della guerra e del terrore.

*

L'Italia operi invece contro la guerra e contro il terrorismo, per il disarmo e la smilitarizzazione, per la pace con mezzi di pace, per la protezione dei diritti umani con strumenti coerenti e adeguati, per un'azione di polizia internazionale che e' l'esatto contrario della guerra.

Non soldati ed armi occorre inviare nei luoghi sconvolti dalle guerre, dalle dittature e dal terrorismo, ma aiuti umanitari che salvino le vite, corpi civili di pace che salvino le vite, e risorse a sostegno della costruzione di esperienze di difesa popolare nonviolenta che salvino le vite, risorse a sostegno del ripristino dei servizi essenziali e di un'amministrazione civile funzionante che salvino le vite; ed insieme a questo occorre un forte sostegno politico e reali incentivi materiali al dialogo, alla cooperazione ed alla riconciliazione tra tutte le parti in conflitto disponibili a convergere su un impegno comune per la pace, la democrazia, la legalita', il rispetto dei diritti umani e dei popoli.

Non un intervento militare, ma un'azione politica e diplomatica che isoli i terroristi e salvi le vite.

Non ulteriori atti di guerra, ma un'opera di contrasto politico ed economico che costringa i governi complici dei terroristi - dalla Turchia all'Arabia Saudita, dal Kuwait al Qatar - a cessare di sostenerli.

Non alimentare la catena del terrore, ma opporsi al terrore con l'iniziativa civile, giuridica, politica, certo anche di polizia, ma altresi' culturale e sociale, ed innanzitutto e decisivamente: umanitaria e nonviolenta, di aiuto materiale alle vittime, intesa a salvare le vite anziche' a distruggerle.

*

L'annunciato dispiegamento di soldati italiani alla diga di Mosul e' una follia.

Receda il governo da questa insensata e illegale, stoltissima e scelleratissima decisione.

Il governo non precipiti l'Italia nell'abisso della guerra e del terrore.

 

3. INSISTENZE. IL CROLLO DELLA DIGA. UN APPELLO AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

 

Egregio presidente del Consiglio dei ministri,

receda immediatamente dalla decisione dell'invio di truppe italiane alla diga di Mosul, decisione le cui conseguenze possono essere funeste e fin catastrofiche.

Non commetta l'errore piu' grave dell'intera sua vita.

*

Egregio presidente del Consiglio dei ministri,

nelle scorse settimane, mentre alcuni suoi ministri deliravano, lei e' apparso essere consapevole degli enormi rischi che una ulteriore escalation dell'intervento bellico euroamericano nel Vicino e nel Medio Oriente avrebbe comportato, con l'esito sia di un'ulteriore estensione delle stragi cola', sia di una ulteriore espansione del terrorismo su scala planetaria. In queste settimane lei e' apparso essere consapevole dei risultati disastrosi delle guerre cui dagli anni Novanta l'Italia ha partecipato (violando la sua stessa legge fondamentale), ed ha piu' volte ricordato la guerra libica del 2011 come esempio di tragico errore da non ripetere.

Ebbene, la decisione di inviare 450 soldati italiani alla diga di Mosul contraddice la prudenza e la ragionevolezza che informavano quelle sue precedenti dichiarazioni.

Questa decisione di dispiegare truppe italiane sul terreno, nel cuore del conflitto in corso nell'area tra Iraq e Siria che - destrutturati gli ordinamenti giuridici di quei paesi dalle guerre euroamericane degli scorsi decenni - e' divenuta base territoriale dell'organizzazione terrorista e schiavista dell'Isis,  puo' avere conseguenze tremende.

Una presenza militare italiana alla diga di Mosul rendera' sia quel luogo e le persone li' schierate, sia l'Italia intera, un primario bersaglio dell'azione stragista dell'organizzazione terroristica.

Come chiunque, immagino facilmente le pressioni che possono avere indotto il suo governo a questa stoltissima e sciaguratissima decisione; ma voglio sperare che lei abbia sufficiente buon senso per capire che deve revocarla immediatamente.

*

Egregio presidente del Consiglio dei ministri,

l'Italia ha gia' dato un enorme, scellerato contributo al trionfo dello stragismo e del terrorismo (tanto dei poteri dichiaratamente criminali, quanto degli stati) con la partecipazione alle guerre del Golfo, alla guerra dei Balcani, alla guerra afgana, alla guerra libica; con la fornitura di armi a regimi assassini; con la partecipazione a coalizioni internazionali e organizzazioni armate responsabili di crimini di guerra e contro l'umanita'; con l'abominevole politica razzista che impedendo l'ingresso legale a chi fugge da fame e guerre e dittature ha provocato l'immane strage nel Mediterraneo; con lo sperpero di risorse ingentissime per le spese militari costitutivamente finalizzate alla preparazione ed all'esecuzione della guerra e delle uccisioni di cui essa consiste. L'Italia ha molto da farsi perdonare dai popoli del sud del mondo, di tante stragi e' corresponsabile.

In relazione alla Libia l'Italia sembra ora finalmente seguire una politica ragionevole: di azione diplomatica orientata a far cessare i conflitti e le stragi, a promuovere dialogo e legalita', a salvare le vite e a contrastare il potere delle organizzazioni criminali attraverso la ricostruzione di un ordinamento giuridico che si impegni nella direzione del rispetto e della promozione dei diritti di tutti; perche' non seguire la stessa politica ragionevole anche in relazione all'Iraq e alla Siria?

*

Egregio presidente del Consiglio dei ministri,

due sono le dighe di cui deve tener conto nel valutare la situazione.

Vi e' una diga a Mosul da mettere in sicurezza, ma la presenza di soldati italiani ottiene proprio l'effetto contrario.

E vi e' una diga in Italia e in Europa: la diga della civilta' che si oppone all'irruzione della barbarie, del razzismo e del fascismo. Che possa l'ordinamento giuridico costituzionale e democratico italiano resistere a chi vuole trasformarci in mostri, a chi vuole renderci ad un tempo vittime e ausiliari delle sua apocalittica brama di sterminio.

Receda da quella sconsiderata decisione ed impegni piuttosto il nostro paese anche in quell'area ad un'azione diplomatica come quella dispiegata in Libia.

Lei sa che l'azione di polizia necessaria contro i terroristi dell'Isis sara' resa possibile solo dalla fine della guerra in corso, ovvero solo dalla fine della destrutturazione dell'Iraq e della Siria con la ricostituzione in entrambi i paesi di un ordinamento giuridico che si impegni alla ricostruzione dei servizi, delle infrastrutture e dell'amministrazione nella legalita', nella direzione della democrazia e del rispetto dei diritti umani. A tal fine occorre promuovere il dialogo, occorre recare aiuti umanitari, occorre sostenere le esperienze nonviolente di convivenza e di solidarieta', occorre tagliare ai terroristi le fonti di finanziamento, di armamento, di reclutamento - innanzitutto costringendo i governi loro complici (in primo luogo la Turchia e l'Arabia Saudita, il Kuwait e il Qatar) a recedere dalla loro criminale politica.

*

Egregio presidente del Consiglio dei ministri,

tragga ispirazione dalla memoria di Giorgio La Pira, faccia della nonviolenza la vera, grande, necessaria, urgente trasformazione - evoluzione, progresso - di cui la politica, non solo italiana ma dell'umanita' intera, ha assoluto bisogno.

Voglia gradire distinti saluti,

Peppe Sini, responsabile del "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani"

Viterbo, 18 dicembre 2015, Giornata internazionale per i diritti dei migranti

 

4. INSISTENZE. IN PIAZZA A VITERBO. UN APPELLO A IMPEDIRE UNA TRAGICA FOLLIA DEL GOVERNO

 

La mattina di sabato 19 dicembre 2015 nella principale piazza del quartiere di Santa Barbara il responsabile del "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani", Peppe Sini, ha tenuto una conversazione per denunciare la piu' tragica follia del governo - l'invio di soldati italiani alla diga di Mosul - e sollecitare istituzioni, movimenti democratici e cittadini a chiedere al presidente del Consiglio dei ministri di recedere da essa prima che ne conseguano nuove stragi.

Ieri il responsabile della struttura nonviolenta viterbese aveva gia' scritto direttamente al capo del governo per invitarlo a non compiere un atto le cui conseguenze possono essere terribili.

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La scellerata ed insensata decisione annunciata dal premier di inviare 450 soldati italiani alla diga di Mosul, nel cuore dell'area in cui opera l'organizzazione terrorista e schiavista dell'Isis che proprio a Mosul ha uno dei suoi principali insediamenti, lungi dal contribuire alla sicurezza, aumenta esponenzialmente i rischi di altre stragi, in Iraq e in Siria come anche in Italia.

La strategia dei terroristi (esaminata perfettamente nell'editoriale dell'ultimo volume di "Limes", la miglior rivista di geopolitica italiana) e' proprio quella di indurre, con i loro sanguinari attentati e le loro abominevoli violenze, i paesi democratici a commettere alla propria volta stragi ed altre gravissime violazioni dei diritti umani, cosi' da renderli loro simili e loro complici nel delirio di distruzione da cui sono animati.

E purtroppo tanto le guerre euroamericane degli ultimi decenni in Asia e in Africa, quanto gli attuali bombardamenti a tappeto sui territori occupati dall'Isis (bombardamenti di cui sono vittime anche e innanzitutto le popolazioni civili che gia' subiscono la dittatura terrorista e schiavista dell'organizzazione criminale), sono state e sono un enorme sostegno alla propaganda dell'organizzazione criminale dell'Isis, poiche' ad orrore aggiungono orrore, a strage strage, in un sanguinario inabissamento nella disumanita' che infine eguaglia tutti i carnefici, tutti i massacratori.

Ben altro occorre fare, e la via e' quella indicata dall'Onu con l'ultima risoluzione del Consiglio di sicurezza: l'Italia deve sostenere l'iniziativa dell'Onu ed evitare assolutamente interventi militari nell'area del conflitto.

L'Isis si sconfigge con un'azione di polizia internazionale, ma a tal fine occorre ricostituire la sovranita' di ordinamenti giuridici legittimi sull'intero territorio tanto in Iraq quanto in Siria e in Libia (e negli altri paesi africani ed asiatici in cui i gruppi terroristi controllano o effettuano incursioni su vaste aree), e per questo occorre far cessare la guerra e promuovere il disarmo, la smilitarizzazione, il dialogo e la convergenza di tutte le parti disponibili a contribuire a un processo di pace e di ripristino delle infrastrutture amministrative e delle istituzioni legittime, di democratizzazione inclusiva e rispettosa dei diritti umani.

Dispiegare soldati italiani alla diga di Mosul significa fare di loro, della diga e dell'Italia un bersaglio per gli attentati dei terroristi, che assassinando nostri connazionali in armi in Medio Oriente - o compiendo attentati in Italia - presenterebbero, certo menzogneramente ma nondimeno efficacemente, nella loro mostruosa propaganda queste uccisioni come atti di "guerra ai crociati invasori" e ne ricaverebbero un ennesimo vantaggio mediatico e finanche un potenziale incremento del consenso - e una crescita del sostegno finanziario e fin del reclutamento - presso i loro interlocutori di riferimento all'interno di un vastissimo uditorio non immemore delle guerre e delle occupazioni coloniali e neocoloniali, dei crimini imperialisti e razzisti, e degli orrori commessi nelle guerre condotte dall'occidente in Asia e in Africa in questi ultimi decenni.

Totalmente errati e controproducenti sono pertanto gli interventi militari che esporrebbero i soldati italiani a un concreto pericolo sia di essere uccisi che di uccidere; cio' che invece assolutamente occorre e' un'azione diplomatica, umanitaria, politica, economica, culturale, di soccorso alle vittime e di sostegno alle esperienze nonviolente di solidarieta', che contrasti il terrorismo con la forza della legalita', della democrazia, dell'azione civile che salva le vite invece di sopprimerle.

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Il responsabile della storica struttura nonviolenta viterbese ha concluso il suo discorso riassumendone il senso e il fine in quattro punti.

Primo: non inviare soldati italiani alla diga di Mosul, poiche' significherebbe fare di quei soldati, di quella diga, dell'Italia intera un bersaglio privilegiato per nuovi atti terroristici dell'organizzazione criminale stragista e schiavista; atti terroristici che oltretutto verrebbero poi presentati dalla propaganda dell'Isis come atti di guerra "contro i crociati invasori" probabilmente riuscendo a ingannare e sedurre i destinatari della loro azione mediatica, alimentando il reclutamento di altri sicari onnicidi ed estendendo cosi' la propria consistenza e le proprie attivita' delittuose. Inviare soldati italiani aiuta i criminali dell'Isis.

Secondo: il governo italiano receda pertanto immediatamente da questa folle decisione i cui esiti potrebbero essere terrificanti:

a) vi e' infatti il pericolo di una strage di soldati italiani alla diga di Mosul; a seguito della quale peraltro l'Italia rischierebbe anche di trovarsi intrappolata in una delirante escalation di violenza armata che e' proprio cio' che i terroristi vogliono;

b) vi e' inoltre il pericolo di un attentato esplosivo di proporzioni tali da provocare l'avvio del crollo della diga, e questo causerebbe una catastrofe con un numero incalcolabile di vittime;

c) vi e' infine il pericolo di attentati in Italia con gli esiti gia' visti a Madrid, a Londra, a Parigi, con la possibilita' di un immane spargimento di sangue e un ulteriore avvitarsi della spirale della violenza.

E' quindi del tutto evidente ad ogni persona ragionevole che la decisione governativa di inviare soldati italiani alla diga di Mosul e' la pazzia delle pazzie, un azzardo che puo' costare un'ecatombe di vite umane.

Terzo: l'intero popolo italiano faccia dunque sentire la sua voce al governo e chieda l'immediata revoca di quella decisione; in tutta Italia si organizzino incontri di informazione, di coscientizzazione, di mobilitazione per invitare il governo a revocare quella stoltissima e sciaguratissima decisione; in tutta Italia singole persone, associazioni e movimenti democratici, le istituzioni dai Comuni al Parlamento si esprimano e persuadano il governo a tornare alla ragione, alla prudenza, alla saggezza, al rispetto per la vita.

Quarto: il primo dovere di un governo democratico, di uno stato di diritto, e' infatti rispettare, proteggere, salvare le vite. Il governo italiano non invii nessun soldato alla diga di Mosul. L'Italia sostenga piuttosto l'iniziativa dell'Onu e si adoperi per far cessare la guerra in Siria, indispensabile prerequisito per avviare l'azione di polizia internazionale che sola puo' contrastare e sconfiggere l'organizzazione criminale, terrorista e schiavista dell'Isis; l'Italia intensifichi l'impegno umanitario di soccorso alle vittime e di promozione della pace, del disarmo, della smilitarizzazione dei conflitti.

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Di seguito i testi di tre lettere inviate dal responsabile del "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" al presidente del Consiglio dei ministri in queste ultime settimane dopo il massacro di Parigi per invitarlo a non agire stoltamente secondo la volonta' dei terroristi stragisti, ed a scegliere invece di percorrere la via della pace e dei diritti umani, della legalita' e della democrazia, della nonviolenza che a tutti i crimini si oppone e salva le vite.

 

5. INSISTENZE. CONVINCIAMO IL GOVERNO A NON COMMETTERE UNA CRIMINALE FOLLIA

 

Occorre far recedere il governo dalla decisione di inviare 450 soldati italiani alla diga di Mosul.

Occorre farlo recedere persuadendolo sul piano del rigore del ragionamento, del rispetto delle leggi, della meditazione morale, del realismo politico.

E' possibile, e' necessario, e' urgente.

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Si puo', si deve ottenere che il governo receda da quell'insensata pericolosissima decisione; ed ogni persona, ogni associazione, ogni movimento, ogni istituzione puo' dare il suo contributo per persuadere il Consiglio dei ministri a non commettere una sciagurata follia.

Innanzitutto scrivendo al presidente del Consiglio (matteo at governo.it) ed a tutti i ministri ed ai relativi collaboratori (gli indirizzi di posta elettronica sono nei siti dei ministeri).

Poi scrivendo anche alle altre istituzioni (a cominciare dal Presidente della Repubblica fino ai Comuni), a tutti i parlamentari, cosi' come ai mezzi d'informazione.

Ed ancora organizzando ovunque iniziative pubbliche di informazione e sensibilizzazione.

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Convinciamo il governo a non commettere una criminale follia; convinciamo il governo a recedere dalla decisione di inviare 450 soldati sulla diga di Mosul.

Salvare le vite e' il primo dovere.

 

6. INSISTENZE. RECEDA IL GOVERNO DALLA DECISIONE DI INVIARE 450 SOLDATI ITALIANI ALLA DIGA DI MOSUL

 

Receda il governo dalla decisione di inviare 450 soldati italiani alla diga di Mosul.

Receda il governo da una decisione insensata e illegale che puo' avere conseguenze catastrofiche.

Receda il governo dal commettere un tragico errore che puo' costare innumerevoli vite umane.

Ogni vittima ha il volto di Abele.

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A chi condivide la persuasione che salvare le vite sia il primo dovere chiediamo di scrivere al presidente del Consiglio dei ministri per chiedere che il governo receda dall'annunciata decisione di inviare 450 soldati italiani alla diga di Mosul.

Si puo' scrivere agli indirizzi di posta elettronica: matteo at governo.it e segreteria.presidente.renzi at governo.it e per opportuna conoscenza ai presidenti del Senato e della Camera agli indirizzi di posta elettronica: pietro.grasso at senato.it e laura.boldrini at camera.it

 

7. INSISTENZE. PRESIDENTE, NON CI UCCIDA. UNA LETTERA APERTA AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

 

Egregio Presidente della Repubblica,

come gia' sa, il governo italiano ha annunciato la decisione di inviare 450 soldati italiani alla diga di Mosul, nel cuore del sanguinario conflitto mediorientale.

Questa decisione dissennata espone quei soldati, quella diga e l'Italia intera ad essere bersaglio privilegiato di attentati terroristici.

Questa decisione dissennata e' del tutto illegale.

Questa decisione dissennata e' del tutto immorale.

Questa decisione dissennata rischia di dar luogo a nuove stragi.

Questa decisione dissennata rischia di promuovere una ulteriore escalation di violenza i cui esiti possono essere apocalittici.

Il governo non puo' prendere questa decisione.

Il governo deve recedere immediatamente da questa decisione.

*

Presidente, richiami il governo alla ragione, alla legalita' costituzionale, al comune sentire morale, al primo dovere che e' quello di non uccidere, di non mandare nessuno incontro alla morte, di salvare le vite.

Presidente, faccia sapere al governo che lei non puo' e non intende ratificare una scelta nefasta che puo' provocare innumerevoli vittime.

Presidente, non ci uccida.

 

8. INSISTENZE. IL NOCCIOLO DELLA QUESTIONE, ED IL RESTO E' SILENZIO

 

Senza reticenze, senza ipocrisie, senza eufemismi, il nocciolo della questione e' questo: che l'invio di 450 soldati italiani alla diga di Mosul verra' presentato dalla propaganda dell'Isis come "un'invasione crociata" delle truppe di uno degli stati che dagli anni Novanta ha preso parte alla guerra e alle stragi e successivamente all'occupazione militare neocoloniale, devastatrice, rapinatrice, imperialista e razzista dell'Iraq.

E questa propaganda sara' ovviamente svolta - come e' proprio della strategia terroristica - attraverso sanguinosi attentati che potranno essere diretti contro i soldati italiani, contro la diga, contro l'Italia.

Ogni persona ragionevole e' in grado di prevederlo.

*

Cosi' come ogni persona ragionevole sa che l'indispensabile prerequisito per una adeguata operazione di polizia internazionale che contrasti realmente l'Isis in modo appropriato ed efficace e' la cessazione della guerra e di tutti gli atti alla modalita' della guerra riconducibili.

L'insediamento territoriale dell'Isis in una vasta area tra l'Iraq e la Siria e' principalmente la conseguenza delle guerre eseguite in proprio o attraverso mandatari dalle potenze euroamericane che hanno provocato - insieme alle stragi, le devastazioni, la disperazione e la barbarie che tutte le guerre implicano e disseminano - la destrutturazione degli ordinamenti giuridici in entrambi i paesi ed il riprodursi, l'imporsi e l'estendersi della violenza terrorista e schiavista su scala sempre piu' ampia, in forme sempre piu' pervasive.

Qualunque intervento militare europeo e americano nell'area in quanto prosegue la guerra e le stragi segna ipso facto il trionfo dell'Isis, lo rafforza nell'organizzazione e nell'ideologia, nella strategia e nella propaganda, e ne moltiplichera' il reclutamento e gli attentati li' e in tutto il mondo.

Per contrastare la barbarie dell'Isis lo strumento militare e' peggio che inadeguato, e' del tutto controproducente; la presenza in loco di truppe europee o americane, cosi' come la prosecuzione dei bombardamenti che provocano ulteriori stragi di civili, e' il piu' grande aiuto che i governi euroamericani forniscono all'Isis, la piu' sciagurata, infame e insensata forma di complicita' con il terrorismo.

La tragedia dell'Afghanistan dovrebbe pur aver insegnato qualcosa.

La tragedia della Libia dovrebbe pur aver insegnato qualcosa.

L'analisi razionale degli esiti dello scatenamento di tutte le guerre dovrebbe pur aver insegnato qualcosa.

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Il nocciolo della questione e' questo: l'invio di soldati italiani alla diga di Mosul e' un ulteriore passo nell'escalation onnicida, e' un ulteriore passo verso l'estensione della catastrofe.

Occorre invece l'esatto contrario: immediate trattative di pace in Siria, come auspicato dall'Onu; immediate azioni di disarmo e di smilitarizzazione dei conflitti; avvio di un'operazione di polizia internazionale che innanzitutto tagli i rifornimenti all'Isis; immediati ingenti soccorsi umanitari alle popolazioni; azione diplomatica, politica, economica; interventi di pace con mezzi di pace; ricostruzione delle infrastrutture amministrative che forniscano i servizi essenziali alle popolazioni vittime di guerre e dittature, vittime di devastazioni e violenze inaudite, e vittime anche della cinica nostra politica.

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Il terrorismo non si sconfigge con le armi; le armi sono gia' il terrorismo.

Il terrorismo non si contrasta con la guerra; la guerra e' gia' il terrorismo.

L'organizzazione criminale dell'Isis va affrontata con gli interventi e gli strumenti civili e di polizia appropriati: il popolo italiano lo sa, poiche' della violenza terroristica neofascista, della violenza terroristica nichilista, della violenza terroristica mafiosa ha fatto dura esperienza nelle proprie carni; sa che alla mafia non ci si oppone bombardando Palermo o Roma; sa che al neofascismo non ci si oppone dispiegando truppe; sa che il primo dovere di un ordinamento giuridico costituzionale democratico e' operare per salvare le vite. E per salvare le vite non atti di guerra occorrono, ma di pace, di umanita', di civilta'.

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Occorre convincere il governo a recedere immediatamente dall'annunciata dissennata decisione di inviare 450 soldati a Mosul. Ed occorre che receda subito perche' nel perverso intreccio tra guerra asimmetrica, societa' dello spettacolo, terrorismo come propaganda e globalizzazione dei massacri, gli stessi proclami ad uso dei media, gli stessi annunci televisivi, generano immediatamente effetti letali nella realta': il semplice annuncio dell'invio dei soldati puo' gia' scatenare un'escalation, puo' gia' provocare attentati, puo' gia' portare a nuove stragi altrimenti evitabili.

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Occorre convincere il governo a recedere immediatamente dall'annunciata dissennata decisione di inviare 450 soldati a Mosul. Le stupefacenti motivazioni dell'insensata e inammissibile decisione cosi' come esposte dal presidente delle Consiglio dei ministri e dalla ministra della Difesa prostituiscono i soldati italiani (ripetiamolo: mettendo in gravissimo pericolo le vite loro, di ogni cittadino italiano, e di innumerevoli persone abitanti a valle della diga di Mosul) ad un'operazione di accaparramento di una commessa da parte di un'impresa privata: e non e' chi non veda la flagrante illegalita', immoralita' e follia di questa operazione in cui vite umane vengono messe a rischio dallo stato italiano a mero vantaggio dell'arricchimento di un soggetto privato.

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Occorre convincere il governo a recedere immediatamente dall'annunciata dissennata decisione di inviare 450 soldati a Mosul. Il governo deve revocare una decisione che fin d'ora mette in pericolo innumerevoli vite: in tanto un governo democratico in uno stato di diritto e' legittimato a governare in quanto la sua azione e' intesa a rispettare, difendere e salvare le vite; la decisione dell'invio dei soldati a Mosul e' palesemente fuorilegge, e' palesemente scellerata, e' palesemente assurda, e' palesemente in conflitto con il primo dovere del governo stesso: rispettare le leggi, rispettare le vite.

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Occorre convincere il governo a recedere immediatamente dall'annunciata dissennata decisione di inviare 450 soldati a Mosul. Il resto e' silenzio.

 

9. INSISTENZE. UNA LETTERA ALLE PERSONE AMICHE

 

Il nostro scopo e' salvare le vite.

Possiamo e dobbiamo costruire una mobilitazione corale che faccia recedere il governo dalla sciagurata decisione di inviare soldati alla diga di Mosul.

Possiamo riuscire a far revocare questa scellerata decisione. Ed anche se non dovessimo riuscirci, e' comunque giusto e necessario fare quanto in nostro potere per contrastare questo azzardo insensato, illegale, immorale, le cui conseguenze possono essere terribilmente funeste.

Possiamo riuscirci a far recedere il governo dalla sciagurata decisione di inviare soldati alla diga di Mosul, e per molte ragioni. Ma per riuscirci dobbiamo deciderci ad agire adesso, a costruire subito una mobilitazione nonviolenta vasta e profonda, persuasa e adeguata; e per questo occorre che le persone, le associazioni, i movimenti e le istituzioni che si ritengono e si dichiarano impegnati per la pace e i diritti umani si adoperino concretamente, coerentemente ed immediatamente per convincere il governo, il parlamento e il capo dello stato a far si' che l'annunciata decisione sia al piu' presto esplicitamente ed inequivocabilmente revocata.

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Per cominciare si puo' e si deve far sapere al governo, al parlamento e al capo dello stato la nostra opposizione, e le ragioni concrete ed irrefutabili della nostra opposizione.

E quindi alle singole persone chiediamo di scrivere al governo, al parlamento ed al capo dello stato, ma anche ai mezzi d'informazione, lettere in tal senso.

Alle associazioni e ai movimenti chiediamo di redigere e rendere pubblici documenti in tal senso.

Alle istituzioni impegnate per la pace e i diritti umani chiediamo di deliberare ordini del giorno in tal senso; di inviarli al governo, al parlamento ed al capo dello stato; di dare a queste prese di posizione la massima pubblicita'.

A tutte e tutti chiediamo di promuovere iniziative di informazione, sensibilizzazione, espressione pubblica di tale opposizione.

Poi si potra' pensare ad ulteriori iniziative: appelli condivisi, incontri diretti con i membri del governo e del parlamento, manifestazioni pubbliche di rilevanza nazionale, raccolte di firme, altro ancora, ovviamente sempre e solo attenendosi rigorosamente alla scelta della nonviolenza.

*

Non sprechiamo questi giorni di festivita' e valorizziamoli per avviare la nostra azione per far recedere il governo da questa follia.

E' adesso che bisogna iniziare a far sentire la nostra voce, per non dare al governo il segnale dell'indifferenza, della disattenzione, dell'incomprensione della gravita' di cio' che e' stato annunciato.

Agiamo ora: con la forza della verita', con la scelta della nonviolenza, in nome dell'umanita', della legalita', della democrazia, del diritto alla vita di ogni essere umano.

Possiamo e dobbiamo costruire una mobilitazione corale che faccia recedere il governo dalla sciagurata decisione di inviare soldati alla diga di Mosul.

Il nostro scopo e' salvare le vite.

 

10. INSISTENZE. ASSOCIAZIONE "RESPIRARE": IL GOVERNO RECEDA DALLA DECISIONE INSENSATA E ILLEGALE DI INVIARE SOLDATI ITALIANI A MOSUL

 

Chiediamo al governo di recedere dalla decisione di inviare soldati italiani alla diga di Mosul in Iraq.

Ogni persona ragionevole sa che questa decisione e' irresponsabile, insensata ed illegale.

Ogni persona ragionevole sa che questa decisione mette in pericolo innumerevoli vite umane.

Ogni persona ragionevole sa che questa decisione rendera' piu' probabili nuove stragi.

Ogni persona ragionevole sa che questa decisione avvantaggera' i terroristi.

Contro il terrorismo occorre un'azione di polizia internazionale, non atti di guerra.

Contro il terrorismo occorre un'azione di polizia internazionale, non bombardamenti anch'essi stragisti.

Contro il terrorismo occorre un'azione di polizia internazionale, non truppe straniere di occupazione.

Contro il terrorismo occorre promuovere democrazia, giustizia e benessere, non guerre, razzismo e colonialismo.

Gli atti di guerra e le occupazioni militari non sconfiggono il terrorismo, ma lo creano e lo alimentano.

La guerra e' gia' terrorismo e genera terrorismo. L'Italia non commetta un nuovo tragico errore.

Chiediamo al governo di recedere dalla decisione di inviare soldati italiani alla diga di Mosul in Iraq.

L'associazione "Respirare"

Viterbo, 23 dicembre 2015

L'associazione "Respirare" e' stata promossa da associazioni e movimenti ecopacifisti e nonviolenti, per il diritto alla salute e la difesa dell'ambiente.

 

11. INSISTENZE. LA STRAGE ANNUNCIATA. E TU IMPEDISCILA

 

La decisione governativa di inviare 450 soldati italiani alla diga di Mosul avra' come primo prevedibilissimo esito una strage, e probabilmente  piu' d'una, la' e qui.

La decisione governativa di inviare 450 soldati italiani alla diga di Mosul e' illegale e immorale, insensata e criminale.

Occorre impedire questa strage annunciata.

Occorre convincere il governo a revocare quella decisione; e se non si riesce a convincere il governo occorre convincere il parlamento a respingerla; e se non si riesce a convincere il parlamento occorre convincere il presidente della repubblica a non avallarla.

Se nel governo vi sono persone ragionevoli che non vogliono divenire corresponsabili di stragi e complici dei terroristi, e' necessario che esprimano la loro opposizione all'invio dei soldati italiani alla diga di Mosul.

Se nel parlamento vi sono persone ragionevoli che non vogliono divenire corresponsabili di stragi e complici dei terroristi, e' necessario che esprimano la loro opposizione all'invio dei soldati italiani alla diga di Mosul.

E se il capo dello stato e' persona ragionevole che non vuole divenire corresponsabile di stragi e complice dei terroristi, e' necessario che esprima la sua opposizione all'invio dei soldati italiani alla diga di Mosul.

E se in Italia vi sono ancora persone decenti, e' questo il momento di premere nonviolentemente sul governo, sul parlamento, sul quirinale per impedire la strage annunciata.

Sia immediatamente revocata la scellerata decisione di inviare 450 soldati italiani alla diga di Mosul.

 

12. INSISTENZE. NO A UN'ALTRA NASSIRIYA

 

Lo diciamo senza giri di parole: la decisione annunciata dal governo di dispiegare centinaia di soldati italiani alla diga di Mosul e' folle e criminale, e puo' provocare un'altra Nassiriya, ed altre stragi e catastrofi ancora peggiori, li' e in Italia.

Lo diciamo senza giri di parole: quella decisione va revocata immediatamente, prima che altre persone siano uccise.

*

Lo chiediamo al governo: torni alla ragione, torni alla legalita', torni al dovere morale e civile, torni al rispetto della vita degli esseri umani.

Lo chiediamo al parlamento: neghi il consenso a una follia che puo' provocare tremendi massacri e disastri.

Lo chiediamo al presidente della repubblica: dichiari fin d'ora che in nessun caso ratifichera' una illegittima, stolta ed ignobile decisione che espone un numero incalcolabile di persone alla morte.

Lo chiediamo all'intero popolo italiano: faccia sentire al governo la sua assoluta opposizione a questo azzardo insensato, a questo macabro giocare con la vita delle persone.

*

Lo diciamo senza giri di parole: la decisione annunciata dal governo di dispiegare centinaia di soldati italiani alla diga di Mosul deve essere immediatamente revocata.

Lo diciamo senza giri di parole: salvare le vite e' il primo dovere.

 

13. INSISTENZE. IN QUESTO 25 DICEMBRE UN APPELLO ALLE ISTITUZIONI REPUBBLICANE ED ALLE PERSONE DI VOLONTA' BUONA

 

Conosciamo una legge il cui cuore pulsante con ferme parole recita: "L'Italia ripudia la guerra". E' la legge fondamentale della Repubblica Italiana.

*

Inviare soldati italiani alla diga di Mosul - al di la' delle intenzioni - si configura esplicitamente e verra' chiaramente percepito come un intervento militare in zona di guerra, come ripresa di una occupazione militare straniera, come un atto di guerra: un atto illegale, un atto criminale. In un paese gia' funestato da guerre e massacri cui l'Italia ha tragicamente preso parte; in un paese in cui l'Italia insedio' gia' truppe di occupazione con esiti funesti; in un paese in cui si e' gia' verificata la strage di Nassiriya. La strage di Nassiriya.

*

Inviare soldati italiani alla diga di Mosul espone loro, espone i lavoratori della diga, espone le popolazioni a valle della diga, espone la popolazione in Italia a probabilissimi, probabilissimi attentati terroristici, ci espone gratuitamente, insensatamente, scelleratamente al massacro. Ci espone gratuitamente, insensatamente, scelleratamente al massacro.

*

Inviare soldati italiani alla diga di Mosul non solo non e' utile contro il terrorismo dell'Isis, ma favorisce il terrorismo dell'Isis, e la sua propaganda, il suo reclutamento, la sua espansione. Ogni persona ragionevole se ne rende conto. Cosi' come ogni persona ragionevole sa che in quell'area occorrono interventi non bellici, non militari (dai bombardamenti stragisti alla dislocazione di truppe straniere occupanti), ma di polizia internazionale, di soccorso umanitario, di ripristino della legalita', di ricostituzione delle infrastrutture e di un ordinamento giuridico legittimo e democratico: la via da seguire e' quella indicata finalmente dall'Onu. La guerra non combatte il terrorismo, ma lo genera e lo alimenta, poiche' la guerra e' essa stessa gia' terrorismo.

*

Ci rifletta il governo italiano e receda da questa sciagurata, illegale, insensata decisione.

Ci rifletta il parlamento italiano e respinga questa sciagurata, illegale, insensata decisione.

Ci rifletta il Presidente della Repubblica e dichiari fin d'ora l'inammissibilita' di questa sciagurata, illegale, insensata decisione.

Si receda da questa sciagurata, illegale, insensata decisione prima di provocare altre morti, altre stragi, altro orrore, un'ulteriore escalation della guerra, un'ulteriore espansione del terrorismo.

*

A tutte le persone di retto sentire e di volonta' buona chiediamo di esprimere, con la forza della verita', con la scelta della nonviolenza, la propria opposizione a questa stoltissima e funestissima decisione.

A tutte le persone di retto sentire e di volonta' buona chiediamo di chiedere che il governo receda immediatamente dall'invio di soldati italiani a Mosul.

In mille forme nonviolente si esprima la volonta' del popolo italiano di salvare le vite invece che di sopprimerle; si esprima la volonta' del popolo italiano che il governo receda dalla decisione folle e criminale di inviare soldati italiani a Mosul.

Noi non dimentichiamo Nassiriya.

Noi non dimentichiamo tutte le vittime di tutte le guerre, di tutti i terrorismi.

Ogni vittima ha il volto di Abele.

Salvare le vite e' il primo dovere.

 

14. INSISTENZE. IN NOME DELLE VITTIME DI NASSIRIYA, IN NOME DI TUTTE LE VITTIME DI TUTTE LE GUERRE E DI TUTTE LE STRAGI, CHIEDIAMO AL GOVERNO ITALIANO DI NON INVIARE SOLDATI A MOSUL

 

In nome delle vittime di Nassiriya, in nome di tutte le vittime di tutte le guerre e di tutte le stragi, chiediamo al governo italiano di non inviare soldati a Mosul.

Il governo receda da una folle, ignobile, illecita, criminale decisione che puo' comportare la morte di innumerevoli esseri umani.

*

La decisione annunciata dal governo di inviare centinaia di soldati italiani alla diga di Mosul e' illegale, immorale, insensata.

Illegale: perche' confligge con l'art. 11 della Costituzione.

Immorale: perche' espone ad essere vittime di prevedibilissimi attentati terroristici quei soldati, le popolazioni abitanti nei pressi ed a valle della diga, la popolazione italiana tutta.

Insensata: perche' favoreggia di fatto i terroristi dell'Isis.

*

Tutti sanno che la coalizione euroamericana con le due guerre del Golfo ha gia' commesso immani stragi in Iraq, e che in quel paese l'organizzazione terrorista e schiavista dell'Isis si e' insediata proprio in conseguenza di quelle guerre.

Tutti sanno che la coalizione euroamericana durante la prolungata occupazione militare dell'Iraq ha commesso gravissimi crimini contro l'umanita', che hanno alimentato il disprezzo e l'odio per i soldati europei ed americani.

Tutti sanno che gli attuali bombardamenti in Iraq e in Siria da parte degli americani, dei russi, dei francesi e di altri stati hanno provocato e continuano a provocare innumerevoli vittime civili.

Tutti sanno che schierare soldati italiani a Mosul significa fare di loro, della diga, dell'Italia un primario bersaglio di attentati terroristici.

*

Ripetiamolo ancora una volta: il terrorismo non si contrasta con gli interventi militari, ma con un'azione di polizia internazionale cosi' come indicato dall'Onu. Gli interventi bellici, i bombardamenti stragisti e le occupazioni militari da parte delle potenze occidentali hanno come effetto il rafforzamento e l'espansione delle organizzazioni terroriste. Gli eserciti della coalizione euroamericana che in Iraq si e' macchiata di tremendi ed infami crimini di guerra e crimini contro l'umanita' non possono essere di nessuna utilita' ma soltanto di enorme danno nella lotta contro il terrorismo; ogni loro intervento avvantaggia l'Isis e la sua propaganda, alimenta il consenso e il reclutamento a vantaggio di quella abominevole organizzazione criminale stragista e schiavista.

Tutti lo sanno, lo dovrebbe sapere anche il governo italiano.

*

In nome delle vittime di Nassiriya, in nome di tutte le vittime di tutte le guerre e di tutte le stragi, chiediamo al governo italiano di non inviare soldati a Mosul.

Il governo receda da una folle, ignobile, illecita, criminale decisione che puo' comportare la morte di innumerevoli esseri umani.

 

15. INSISTENZE. ASCOLTI IL GOVERNO LA VOCE DELL'UMANITA'

 

La redazione del notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino", come gia' molte altre persone, associazioni e movimenti impegnati per la pace e i diritti umani, chiede che il governo receda dalla decisione dell'invio di centinaia di soldati italiani alla diga di Mosul.

*

Inviando centinaia di soldati italiani alla diga di Mosul il governo espone assurdamente a un gravissimo pericolo di morte quei soldati, i lavoratori civili in loco, le popolazioni civili a valle della diga, l'intero popolo italiano: poiche' inviando centinaia di soldati italiani alla diga di Mosul il governo rende quei soldati, la diga stessa e gli italiani tutti un bersaglio privilegiato del terrorismo dell'Isis.

Infatti l'Isis pianifica ed esegue gli attentati stragisti anche particolarmente come strumento di propaganda: ed esser messo in condizione di poter agevolmente attaccare quelli che definisce "invasori crociati" pressoche' certamente lo indurra' a commettere una o piu' stragi ricavandone un successo enorme nei termini della sua sanguinaria propaganda e della sua retorica apocalittica, con la conseguente crescita del consenso e quindi sia del finanziamento che del reclutamento.

Nessuno puo' dimenticare che l'Italia prese parte gia' alla prima guerra del Golfo e precisamente ai bombardamenti sulla popolazione irachena.

Nessuno puo' dimenticare che l'Italia prese parte all'occupazione militare dell'Iraq all'indomani della seconda guerra del Golfo, e durante quell'occupazione militare forze della coalizione di cui l'Italia faceva parte commisero atroci crimini contro l'umanita' che si sommarono agli atroci crimini di guerra commessi nel corso delle due guerre.

Nessuno puo' dimenticare che i soldati italiani sono gia' stati bersaglio di un sanguinario attentato terroristico a Nassiriya pochi anni fa.

Inviare i soldati italiani alla diga di Mosul significa offrire all'Isis l'opportunita' di commettere nuove stragi e di trarne enormi vantaggi.

Inviare i soldati italiani alla diga di Mosul e' un crimine e una follia.

Receda il governo italiano dal commettere questa criminale follia.

*

Ben altro occorre fare per contrastare efficacemente l'abominevole organizzazione terrorista e schiavista dell'Isis: occorre fare cio' che ha stabilito l'Onu, ovvero un'operazione di polizia internazionale che e' l'esatto opposto della guerra; un'operazione di polizia internazionale che tagli i finanziamenti ed i rifornimenti all'Isis, che lo privi dell'approvvigionamento di armi e di killer, che lo contrasti per quello che e': un'organizzazione criminale da perseguire con gli strumenti del diritto. Nessuno pensa di bombardare l'Italia per contrastare la mafia: gli italiani della mafia sono vittime. Ugualmente il popolo iracheno, come quello siriano, come quello libico: sono vittime di dittature, terrorismo, schiavismo; la guerra aiuta solo i dittatori, i terroristi, gli schiavisti, poiche' la guerra stessa e' gia' dittatura, terrore, schiavitu', e sempre e solo consiste di stragi di esseri umani.

Ed insieme all'azione di polizia internazionale occorre un forte intervento umanitario in soccorso delle popolazioni vittime della scellerata dittatura terrorista e schiavista dell'Isis; occorre un forte impegno per la ricostruzione in Iraq come in Siria come in Libia delle infrastrutture, dei servizi sociali, della pubblica amministrazione, ed a tal fine occorre far cessare ovunque le guerre, occorre il disarmo e la smilitarizzazione dei conflitti, occorre promuovere ovunque accordi di pace e percorsi di convivenza e di riconciliazione fra tutte le parti disposte ad impegnarsi per la ricostituzione di ordinamenti giuridici legittimi su basi finalmente democratiche, pacifiche e rispettose dei diritti umani.

*

L'invio di centinaia di soldati italiani alla diga di Mosul avvantaggia solo gli assassini dell'Isis.

Il governo italiano receda dal commettere questo crimine insensato.

Ogni persona ragionevole, ogni associazione democratica, ogni movimento di solidarieta', ogni istituzione fedele alla Costituzione della Repubblica italiana, tutte le persone e tutte le strutture coscienti della pericolosita' della situazione e del dovere morale e civile di tutti e di ciascuno, si associno a questa richiesta, persuadano il governo a non commettere un delitto irrimediabile.

Ascolti il governo la voce dell'umanita'.

 

16. INSISTENZE. UNA PREGHIERA A CHI LEGGE QUESTO FOGLIO

 

Mi sembra che stenti a formarsi la consapevolezza dell'estrema pericolosita' della decisione annunciata dal governo di inviare centinaia di soldati italiani alla diga di Mosul.

Le poche prese di posizione pubbliche contrarie sono state perlopiu' generiche, rituali, debolissime, e molte, troppe strutture dell'arcipelago pacifista, solidale, nonviolento, hanno taciuto del tutto; tra gli intellettuali poi il silenzio e' quasi assoluto.

So perche' questo accade, e lo sa anche chi legge queste righe.

*

Da molti anni i governi italiani hanno ripudiato la Costituzione repubblicana che ripudia la guerra; e passo dopo passo hanno portato il nostro paese ad avallare e a commettere crimini infami. E sempre piu' persone si sono arrese a questo orrore. Ed ancora una volta sappiamo tutti perche'.

Passo dopo passo stiamo precipitando in una apocalittica barbarie. E' necessario porre un argine.

*

E' evidente a chiunque che l'invio di centinaia di soldati italiani alla diga di Mosul apre la via a prevedibilissimi attentati dell'Isis contro i nostri soldati, contro la diga, in Italia, con esiti stragisti di proporzioni inimmaginabili.

L'invio dei soldati alla diga di Mosul e' non solo una stoltezza ma un crimine: fara' quasi certamente morire delle persone, persone che altrimenti resterebbero vive. E favorira' la propaganda del terrorismo, la sua propagazione, e quindi nuove stragi ancora.

Con questa assurda e irresponsabile decisione il governo commette come Lafcadio un "atto gratuito", e si pone di fatto al servizio dell'Isis.

*

Dobbiamo impedire che questa scellerata decisione si realizzi.

Dobbiamo persuadere il governo a rinunciare a far morire delle persone.

E se non riusciamo a convincere il governo a recedere, dobbiamo convincere il parlamento a respingere questa decisione farneticante e assassina.

E se non riusciamo a convincere il parlamento, dobbiamo convincere il capo dello stato a porre il suo veto.

*

Come possiamo riuscirci? Innanzitutto prendendo consapevolezza noi stessi dell'estrema gravita' della situazione e dell'assoluta urgenza di opporci, con la forza della verita', con la scelta della nonviolenza, per salvare tante vite innocenti.

Cosa possiamo fare? Cominciamo col prendere posizione pubblicamente: scriviamo al governo, ai parlamentari, al presidente della repubblica (i loro indirizzi sono agevolmente reperibili nel web nei relativi siti istituzionali); ma scriviamo anche ai mezzi d'informazione, sia ai media tradizionali sia sui cosiddetti "social media".

Ed invitiamo altre persone, altre associazioni, altri movimenti, le istituzioni locali impegnate per la pace e i diritti umani a fare altrettanto.

Ed ovunque possibile organizziamo manifestazioni pubbliche nelle piazze, nei luoghi di ritrovo cosi' come nei luoghi di studio e di lavoro.

Il tempo e' poco, occorre agire subito.

*

Se chiediamo a chi ci legge un impegno ad agire, e lo facciamo in modo cosi' esplicito e insistente, e' perche' riteniamo che sia assolutamente necessario contrastare con tutte le nostre forze quella sciagurata decisione del governo i cui esiti possono essere tremendi.

E' l'ora della lotta nonviolenta per fermare una criminale follia del governo.

Receda il governo dalla decisione di inviare centinaia di soldati italiani alla diga di Mosul.

Receda il governo dalla decisione di esporre gratuitamente ed assurdamente alla morte centinaia e forse migliaia di esseri umani.

Receda il governo da una decisione che effettualmente favoreggia il terrorismo.

Ogni vittima ha il volto di Abele.

 

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VOCI E VOLTI DELLA NONVIOLENZA

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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XVI)

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 740 del 28 dicembre 2015

 

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