[Nonviolenza] Telegrammi. 1935



 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 1935 del 25 marzo 2015

Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace e i diritti umani di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XVI)

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it , centropacevt at gmail.com

 

Sommario di questo numero:

1. In memoria dei martiri delle Fosse Ardeatine

2. "Critica della violenza e cultura della pace". Un incontro di riflessione a Viterbo

3. Si riunisce oggi il "Tavolo per la pace" di Viterbo

4. Gilgamesh e Aschenbach sull'orlo del cratere (con undici proposte pratiche per impedire la catastrofe) (2002)

5. I compiti dell'umanita' nell'eta' atomica (2002)

6. Segnalazioni librarie

7. La "Carta" del Movimento Nonviolento

8. Per saperne di piu'

 

1. INCONTRI. IN MEMORIA DEI MARTIRI DELLE FOSSE ARDEATINE

 

Nella ricorrenza della strage delle Fosse Ardeatine, il 24 marzo 2015 il il "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" di Viterbo ha ricordato le vittime della barbarie nazifascista con un incontro di commemorazione.

Nel corso dell'incontro sono stati letti alcuni testi da lapidi e pubblicazioni dedicate ai martiri delle Fosse Ardeatine.

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Nel ricordo dei martiri delle Fosse Ardeatine proseguiamo nell'azione nonviolenta per la pace e i diritti umani; per il disarmo e la smilitarizzazione; contro la guerra e tutte le uccisioni, contro il razzismo e tutte le persecuzioni, contro il maschilismo e tutte le oppressioni.

Ogni vittima ha il volto di Abele.

Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.

Vi e' una sola umanita', in un unico mondo casa comune dell'umanita' intera.

La Resistenza prosegue nella nonviolenza.

 

2. INCONTRI. "CRITICA DELLA VIOLENZA E CULTURA DELLA PACE". UN INCONTRO DI RIFLESSIONE A VITERBO

 

Si e' svolto la sera di martedi' 24 marzo 2015 a Viterbo presso il "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" un incontro di riflessione sul tema "Critica della violenza e cultura della pace. Una riflessione nonviolenta sulla pratica concreta della difesa dei diritti umani".

All'incontro ha preso parte Paolo Arena.

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Paolo Arena, critico e saggista, studioso di cinema, arti visive, weltliteratur, sistemi di pensiero, processi culturali, comunicazioni di massa e nuovi media, e' uno dei principali collaboratori del "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" di Viterbo e fa parte della redazione di "Viterbo oltre il muro. Spazio di informazione nonviolenta", un'esperienza nata dagli incontri di formazione nonviolenta che per anni si sono svolti con cadenza settimanale a Viterbo; nel 2010 insieme a Marco Ambrosini e Marco Graziotti ha condotto un'ampia inchiesta sul tema "La nonviolenza oggi in Italia" con centinaia di interviste a molte delle piu' rappresentative figure dell'impegno nonviolento nel nostro paese. Ha tenuto apprezzate conferenze sul cinema di Tarkovskij all'Universita' di Roma "La Sapienza" e presso biblioteche pubbliche. Negli scorsi anni ha animato cicli di incontri di studio su Dante e su Seneca. Negli ultimi due anni ha animato tre cicli di incontri di studio di storia della sociologia, di teoria del diritto, di elementi di economia politica. Fa parte di un comitato che promuove il diritto allo studio con iniziative di solidarieta' concreta.

 

3. INCONTRI. SI RIUNISCE OGGI IL "TAVOLO PER LA PACE" DI VITERBO

 

Il "Tavolo per la pace" di Viterbo si riunisce oggi, mercoledì 25 marzo, con inizio alle ore 17,15, presso il Palazzetto della Creatività in via Carlo Cattaneo 9 (sito nell'area del complesso scolastico degli istituti comprensivi Canevari e Vanni).

Tutte le persone interessate sono invitate a partecipare.

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Tra i principali argomenti all'ordine del giorno:

I. la prosecuzione dell'iter delle due proposte di delibera "per l'istituzione della Consulta comunale per l'immigrazione" e "per la cittadinanza onoraria alle bambine e ai bambini non cittadine e cittadini italiani con cui la comunità viterbese ha una relazione significativa e quindi impegnativa", che il "Tavolo per la pace" ha proposto da mesi al Comune di Viterbo;

II. il concreto sostegno al centro antiviolenza "Erinna";

III. l'eventuale presentazione di situazioni critiche e le eventuali proposte di iniziative concrete ed urgenti di solidarietà;

IV. la preparazione della "Giornata di studi per la pace in onore di don Dante Bernini" dell'11 aprile, nell'anniversario della "Pacem in Terris";

V. l'esame e l'eventuale approvazione della proposta di documento programmatico ed organizzativo del Tavolo per la pace;

VI. il sostegno al percorso amministrativo per la realizzazione dello sportello comunale di informazione ed assistenza per le persone immigrate;

VII. il sostegno alla proposta di promuovere incontri di conoscenza e condivisione, di riconoscimento della comune appartenenza alla città e quindi alla comunità viterbese di tutte le persone e le comunità culturali variamente aggregate che nel territorio vivono;

VIII. il sostegno al percorso tecnico ed amministrativo per la revoca degli atti amministrativi pregressi che configurino palesi violazioni dei diritti umani ovvero siano in contrasto con le guarentigie stabilite erga omnes nella Costituzione della Repubblica Italiana;

IX. la prosecuzione dell'iniziativa per il recupero ad usi civili di aree e strutture già militari non più utilizzate o ampiamente sottoutilizzate;

X. l'assunzione e l'impegno a promuovere la proposta di inviare una lettera ai sindaci affinché essi inviino una "lettera di auguri di buon compleanno" ai giovani stranieri nati e residenti in Italia domiciliati nei loro comuni che compiono 18 anni; lettera con cui li si informi del loro diritto di richiedere la cittadinanza italiana usufruendo entro il termine di un anno di una procedura semplificata rispetto a quella consueta assai più lenta e ardua;

XI. la condivisione e realizzazione della proposta che il Tavolo proponga iniziative nelle scuole;

XII. la prosecuzione della discussione degli altri temi su cui nei mesi scorsi è stata avviata la riflessione senza ancora essere giunti a conclusioni operative;

XIII. naturalmente l'incontro sarà anche occasione, come di consueto, per scambiarsi informazioni sulle iniziative realizzate, in corso e in programma da parte dei vari soggetti che partecipano al Tavolo;

XIV. ed ovviamente sarà anche possibile trattare gli ulteriori argomenti su cui vi fosse la disponibilità dei partecipanti (e sono naturalmente molti: da un approfondimento del concetto di pace, all'impegno specifico contro la guerra, al recupero di altri argomenti accennati in precedenti riunioni ma poi non sviluppati).

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Ricordiamo che le persone che vorranno farlo, potranno firmare per la presentazione della proposta di legge di iniziativa popolare per la "Istituzione e modalità di funzionamento del Dipartimento della Difesa Civile non armata e nonviolenta", promossa a livello nazionale da molte associazioni che a livello locale fanno parte del "Tavolo per la pace" viterbese (Acli, Agesci, Arci, Operazione Colomba ed altre ancora); saranno infatti disponibili i moduli vidimati e sarà presente un consigliere comunale abilitato ad autenticare le firme.

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Rinnoviamo ancora una volta l'espressione del nostro dolore per tutte le vittime del terrorismo, della guerra, della violenza.

Riaffermiamo ancora una volta che ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignità, alla solidarietà; e quindi che il primo dovere di ogni persona (ed a maggior ragione di ogni istituzione) è salvare le vite e recare soccorso a chi ne ha bisogno.

Ribadiamo ancora una volta che solo la nonviolenza può contrastare la violenza in modo concreto, coerente e adeguato; solo il bene può sconfiggere il male.

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Il "Tavolo per la Pace" è promosso dal Comune di Viterbo e vi prendono parte singole persone così come rappresentanti di varie istituzioni ed associazioni impegnate per la pace, la solidarietà, i diritti umani e la nonviolenza.

Il "Tavolo per la Pace" è impegnato contro la guerra e tutte le uccisioni, contro il razzismo e tutte le persecuzioni, contro il maschilismo e tutte le oppressioni.

La partecipazione al "Tavolo per la pace" è aperta a tutte le persone, le associazioni e le istituzioni interessate a contribuire all'impegno per la pace e i diritti umani.

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Per ogni comunicazione il punto di riferimento è come sempre Pigi Moncelsi: tel. 0761348590, cell. 3384613540, e-mail: pmoncelsi at comune.viterbo.it

 

4. REPETITA IUVANT. GILGAMESH E ASCHENBACH SULL'ORLO DEL CRATERE (CON UNDICI PROPOSTE PRATICHE PER IMPEDIRE LA CATASTROFE) (2002)

 

Quando fu scatenata la prima guerra del Golfo scrivemmo che i bombardamenti cruentissimi su alcune delle piu' antiche citta' del mondo, la', tra il Tigri e l'Eufrate, su alcuni dei luoghi in cui la civilta' umana mosse i primi passi, erano anche l'equivalente siimbolico dell'uccidere i progenitori, del recidere le radici, dell'annichilire la civilta' umana tutta, ab ovo.

Un'intrapresa la cui follia criminale e' ad ognuno evidente. Dove fu scritto il codice di Hammurabi, dove per la prima volta Gilgamesh incontro' il dolore e la morte, nella patria da cui tutti pellegrini proveniamo, il

portare la morte definitiva, la devastazione senza scampo, lo scempio fin delle tombe, la fine irreversibile.

Lo diciamo in timore e tremore: nell'orrore e nella catastrofe del 1991 fummo comunque, noi genere umano, fortunati: non si scateno' un conflitto planetario, altre forze distruggitrici oltre quelle cola' agenti (e tra esse assassina l'italiana aviazione) non si scatenarono.

Ma ora una nuova guerra del Golfo si prepara, ed il suo principale promotore ha gia' detto che e' nel novero delle possibilita' l'uso delle armi nucleari, non piu' solo l'uranio impoverito che gia' tanta strage ha provocato ma le testate atomiche tout court, ovvero lo scatenamento di un conflitto senza confini e senza regole, in cui l'intera civilta' umana e' messa in pericolo.

Vi e' qualcosa in questa follia che ricorda non solo il terribile ciclo tebano, ma anche truci miti nordici: il crepuscolo degli dei; e dolenti emblemi della fine di una cultura, quella occidentale, come Aschenbach a Venezia.

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C'e' una poesia di Primo Levi, io la sentii leggere da Ernesto Balducci a Viterbo, seduto al suo fianco, un giorno in cui tra le lacrime - commemoravamo appunto Primo Levi, che da poco ci aveva lasciati orfani - in molti giurammo a noi stessi che avremmo proseguito la sua lotta, che mai piu' avremmo permesso che tornasse Auschwitz, che tornasse Hiroshima. In quella poesia, La bambina di Pompei, il grande testimone della dignita' umana concludeva: "Potenti della terra padroni di nuovi veleni, / Tristi custodi segreti del tuono definitivo, / Ci bastano d'assai le afflizioni donate dal cielo. / Prima di premere il dito, fermatevi e considerate".

Io non so se tra i potenti della terra vi sia qualche persona la cui mente, non dico la cui anima, non sia del tutto offuscata; qualcuno che si renda conto a quale distretta siamo giunti, su quale "crinale apocalittico" tutti ci troviamo. Se vi e', e' il momento di rivelarsi, di agire, di fare quanto e' in potere di chi governa le relazioni internazionali o comunque su esse puo' influire per via diplomatica, politica ed economica, affinche' la guerra non si dia. Domani potrebbe essere troppo tardi.

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Ma devo essere sincero, non ho mai avuto nessuna fiducia nei potenti. Mai, nessuna.

E quindi questa incombenza e' nostra: siamo noi, gente semplice, persone senza potere, che dobbiamo impedire la guerra.

E per impedire la guerra dobbiamo muovere da due convinzioni: che quand'anche le nostre forze fossero spaventosamente inadeguate, tutte dobbiamo suscitarle e investirle nel compito dell'ora: impedire la guerra.

E massime noi che godiamo di molti privilegi e che dobbiamo adesso spenderli senza risparmio per questo compito che l'intera umanita' concerne: impedire la guerra, che e' questione di vita o di morte per l'umanita' intera.

Noi che viviamo in uno dei paesi il cui orientamento avra' un peso enorme nel decidere lo scatenamento o meno della guerra; noi che siamo parte di quella porzione ridottissima dell'umanita' la cui opinione e' "opinione pubblica", conta; noi che abbiamo strumenti di comunicazione potentissimi (anche questo computer su cui sto scrivendo, che non e' neppure mio ma che uso da anni; anche questa posta elettronica che ci consente di parlarci fra tanti ad un costo risibile); ebbene, noi piu' di altri abbiamo un dovere grande: impedire la guerra, che e' questione di vita o di morte per l'umanita' intera.

Se sapremo far vincere in italia il rispetto della legalita' costituzionale che ripudia la guerra; se sapremo costringere il potere esecutivo e il potere legislativo e il capo dello stato a riconoscere e quindi proclamare che il popolo e la legge, la Repubblica insomma, impediscono all'Italia di avallare e di aderire alla guerra; allora questo avra' un peso e potra' indurre altre popolazioni a chiedere ai loro governanti un analogo pronunciamento.

In Italia e' possibile, oltre che necessario. E' la legge fondamentale del nostro ordinamento che lo afferma, quella legge che "hanno scritto i pugni dei morti": la Costituzione figlia della Resistenza; quell'articolo 11 che la guerra ripudia; impedire la guerra, che e' questione di vita o di morte per l'umanita' intera.

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Ma come riuscirci?

No, non sara' facile, e gia' troppi errori abbiamo fatto.

Si tratta di conquistare casa per casa, persona per persona, la maggioranza del popolo italiano ad un pronunciamento esplicito: impedire la guerra, che e' questione di vita o di morte per l'umanita' intera.

No, non sara' facile, e di contro vi sara' una propaganda tanto menzognera quanto abile che cerchera' di convincere ancora una volta che la guerra e' igiene e belta'.

Si tratta allora di elaborare modalita' di azione adeguate, ma esse discendono dalla chiarezza e nettezza di posizioni, necessitano della forza della verita', altrimenti non riusciremo a impedire la guerra, che e' questione di vita o di morte per l'umanita' intera.

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E per dirlo una volta di piu', questo a nostro modesto avviso occorre:

I. Sul piano della consapevolezza:

a) ricordare incessantemente a tutti che la guerra consiste sempre di omicidi di massa, consiste dell'uccisione di tanti esseri umani;

b) ricordare incessantemente a tutti che una guerra come quella che si va preparando puo' rapidamente evolvere in guerra nucleare e in guerra mondiale, senza fronti e senza frontiere, mettendo in pericolo l'umanita' intera;

c) ricordare incessantemente a tutti, e soprattutto ai nostri decisori politici, che la legge fondamentale dello stato italiano proibisce la partecipazione italiana a questa guerra ed anzi vincola l'Italia ad opporsi ad essa.

II. Sul piano delle scelte di principio:

d) ricordare incessantemente a tutti che occorre opporsi al terrorismo, alle dittature e alle guerre, e che ci si puo' opporre efficacemente ad uno dei tre elementi solo se ci si oppone anche agli altri due, poiche' terrorismo, dittature e guerre si alimentano reciprocamente;

e) convocare tutti coloro che vogliono difendere il diritto alla vita di tutti gli esseri umani, la legalita' costituzionale e il diritto internazionale, la pace e il futuro dell'umanita', ad un impegno limpido ed intransigente contro la guerra;

f) ma questo impegno contro la guerra sara' credibile e quindi persuasivo e quindi efficace solo se sara' davvero limpido ed intransigente, e per essere tale esso deve consistere nella scelta teorica e pratica dell'accostamento alla nonviolenza come opposizione la piu' rigorosa alla violenza. Non e' piu' ammissibile alcune ambiguita' da parte di alcuno, i cialtroni e i mascalzoni devono essere allontanati dal movimento per la pace con la massima chiarezza.

III. Sul piano delle cose da fare con la massima urgenza:

g) una campagna immediata e capillare di accostamento, formazione e addestramento alla nonviolenza per tutte le persone che vogliono impegnarsi per la pace;

h) la preparazione di azioni dirette nonviolente per cercar di bloccare operativamente la macchina bellica; azioni dirette nonviolente cui possono partecipare solo persone adeguatamente preparate, rigorosamente disciplinate, fedeli fino in fondo alla nonviolenza;

i) la preparazione di una campagna di massa a livello nazionale di disobbedienza civile che miri a bloccare la catena di comando politica ed amministrativa di quei poteri golpisti e stragisti che cercassero di precipitare l'Italia in guerra con cio' infrangendo la Costituzione cui pure hanno giurato fedelta';

l) la preparazione di uno sciopero generale che si ponga come obiettivo le dimissioni di quel governo, di quel parlamento e di quel capo dello stato golpisti e stragisti che decidessero la partecipazione dell'Italia alla guerra;

m) una campagna di presentazione di denunce penali a carico dei golpisti e stragisti, da presentare massivamente a  tutte le istanze giudiziarie ed a tutti gli apparati delle forze dell'ordine, affinche' vengano arrestati, processati e  puniti secondo la legge quei governanti, quei legislatori e quel capo dello stato golpisti e stragisti che decidessero di violare la Costituzione decidendo la partecipazione italiana alla guerra.

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Il tempo e' poco, molto cio' che occorre fare. E' necessario cominciare subito.

E per cominciare lanciamo un appello ancora al governo, al parlamento, al capo dello stato: dicano subito, dicano chiaro, dicano forte, che il nostro paese e' ancora uno stato di diritto fondato sulla Costituzione dellla Repubblica Italiana che "ripudia la guerra"; dicano subito, chiaro, forte all'Unione Europea, all'Onu, al governo americano che l'Italia per sua legge fondamentale non partecipera' a questa guerra, che l'Italia per sua legge fondamentale a questa guerra si oppone.

Lo dicano subito, lo dicano chiaro, lo dicano forte. Senza equivoci e senza sotterfugi. Ancora rivolgiamo loro questo appello.

Ma noi tutti frattanto prepariamoci, nessuna attesa e' piu' ammissibile, un difficile compito ci attende: difendere la legalita' costituzionale e il diritto internazionale, la democrazia e la civile convivenza, la pace e la civilta' umana, impedire la guerra, fare quanto in nostro potere per salvare innumerevoli vite umane.

 

5. REPETITA IUVANT. I COMPITI DELL'UMANITA' NELL'ETA' ATOMICA (2002)

[Il seguente articolo e' apparso nel fascicolo di dicembre 2002 del mensile dell'Associazione italiana amici di Raoul Follereau (Aifo) "Amici dei lebbrosi"; l'Aifo e' un'associazione umanitaria che invitiamo tutti i nostri interlocutori a sostenere...]

 

Quando ci viene posta la domanda se il pericolo atomico esista ancora, la nostra risposta e': esso non abbandonera' mai piu' l'umanita'. Occorre sapere che da quell'agosto 1945 fino alla fine della civilta' umana questa minaccia sempre incombera' su tutti noi esseri umani presenti e venturi, e sempre e sempre dovremo lottare contro di essa.

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Lo colse e lo seppe dire in modo ineguagliabile Guenther Anders, il grandissimo filosofo che dedico' l'intera sua vita a lottare contro gli orrori di Auschwitz e di Hiroshima affinche' non potessero ripetersi mai piu'.

Ha scritto, tra altri indimenticabili testi, una breve riflessione dal titolo Tesi sull'eta' atomica, la cui lettura a noi pare imprescindibile (per i lettori italiani la traduzione perfetta di Renato Solmi e' disponibile nella rete telematica...).

Scrive Anders:

"Hiroshima come stato del mondo. Il 6 agosto 1945, giorno di Hiroshima, e' cominciata un nuova era: l'era in cui possiamo trasformare in qualunque momento ogni luogo, anzi la terra intera, in un'altra Hiroshima. Da quel giorno siamo onnipotenti modo negativo; ma potendo essere distrutti ad ogni momento, cio' significa anche che da quel giorno siamo totalmente impotenti. Indipendentemente dalla sua lunghezza e dalla sua durata, quest'epoca e' l'ultima: poiche' la sua differenza specifica, la possibilita' dell'autodistruzione del genere umano, non puo' aver fine - che con la fine stessa.

Eta' finale e fine dei tempi. La nostra vita si definisce quindi come "dilazione"; siamo quelli-che-esistono-ancora. Questo fatto ha trasformato il problema morale fondamentale: alla domanda 'Come dobbiamo vivere?' si e' sostituita quella: "Vivremo ancora?' Alla domanda del "come" c'e' - per noi che viviamo in questa proroga - una sola risposta: "Dobbiamo fare in modo che l'eta' finale, che potrebbe rovesciarsi ad ogni momento in fine dei tempi, non abbia mai fine; o che questo rovesciamento non abbia mai luogo". Poiche' crediamo alla possibilita' di una "fine dei tempi", possiamo dirci apocalittici; ma poiche' lottiamo contro l'apocalissi da noi stessi creata, siamo (e' un tipo che non c'e' mai stato finora) "nemici dell'apocalissi".

Non armi atomiche nella situazione politica, ma azioni politiche nella situazione atomica. La tesi apparentemente plausibile che nell'attuale situazione politica ci sarebbero (fra l'altro) anche "armi atomiche", e' un inganno. Poiche' la situazione attuale e' determinata esclusivamente dall'esistenza di "armi atomiche", e' vero il contrario: che le cosiddette azioni politiche hanno luogo entro la situazione atomica.

Non arma ma nemico. Cio' contro cui lottiamo, non e' questo o quell'avversario che potrebbe essere attaccato o liquidato con mezzi atomici, ma la situazione atomica in se'. Poiche' questo nemico e' nemico di tutti gli uomini, quelli che si sono considerati finora come nemici dovrebbero allearsi contro la minaccia comune. Organizzazioni e manifestazioni pacifiche da cui sono esclusi proprio quelli con cui si tratta di creare la pace, si risolvono in ipocrisia, presunzione compiaciuta e spreco di tempo".

Cosi' l'incipit di questo fondamentale saggio, ma tutto il testo e' da leggere e meditare.

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Ma anche un altro grande uomo di pace, Ernesto Balducci, seppe cogliere ed enunciare le novita' tremende e ineludibili dell'eta' atomica: in un discorso che tenne nel 1981, e che poi riprese come introduzione in quel magnifico suo manuale scolastico che e' La pace. Realismo di un'utopia, Balducci ci parlava delle "tre verita' di Hiroshima", e scriveva:

"Le condizioni di fatto sono radicalmente mutate. L'umanita' e' entrata in un tempo nuovo nel momento stesso in cui si e' trovata di fronte al dilemma: o mutare il modo di pensare o morire. Essa vive ormai sulla soglia di una mutazione, nel senso forte che ha il termine in antropologia.

Non serve obiettare, contro il dilemma, che la mutazione non e' avvenuta e noi siamo vivi! Non e' forse vero che l'abisso si e' spaventosamente allargato dinanzi a noi? D'altronde le mutazioni non avvengono con ritmi serrati e uniformi. In ogni caso si puo' gia' dire, con fondatezza, che si sono andate generalizzando alcune certezze in cui e' facile scoprire il riflesso del messaggio di Hiroshima e dunque un qualche inizio della mutazione.

La prima verita' contenuta in quel messaggio e' che il genere umano ha un destino unico di vita o di morte. Sul momento fu una verita' intuitiva, di natura etica, ma poi, crollata l'immagine eurocentrica della storia, essa si e' dispiegata in evidenze di tipo induttivo la cui esposizione più recente e piu' organica e' quella del Rapporto Brandt. L'unita' del genere umano e' ormai una verita' economica. Le interdipendenze che stringono il Nord e il Sud del pianeta, attentamente esaminate, svelano che non e' il Sud a dipendere dal Nord ma e' il Nord che dipende dal Sud. Innanzitutto per il fatto che la sua economia dello spreco e' resa possibile dalla metodica rapina a cui il Sud e' sottoposto e poi, piu' specificamente, perche' esiste un nesso causale tra la politica degli armamenti e il persistere, anzi l'aggravarsi, della spaventosa piaga della fame. Pesano ancora nella nostra memoria i 50 milioni di morti dell'ultima guerra, ma cominciano anche a pesarci i morti che la fame sta facendo: 50 milioni, per l'appunto, nel solo anno 1979. E piu' comincia a pesare il fatto, sempre meglio conosciuto, che la morte per fame non e' un prodotto fatale dell'avarizia della natura o dell'ignavia degli uomini, ma il prodotto della struttura economica internazionale che riversa un'immensa quota dei profitti nell'industria delle armi: 450 miliardi di dollari nel suddetto anno 1979 e cioe' 10 volte di piu' del necessario per eliminare la fame nel mondo. Questo ora si sa. Adamo ed Eva ora sanno di essere nudi. Gli uomini e le donne che, fosse pure soltanto come elettori, tengono in piedi questa struttura di violenza, non hanno piu' la coscienza tranquilla.

La seconda verita' di Hiroshima e' che ormai l'imperativo morale della pace, ritenuta da sempre come un ideale necessario anche se irrealizzabile, e' arrivato a coincidere con l'istinto di conservazione, il medesimo istinto che veniva indicato come radice inestirpabile dell'aggressivita' distruttiva. Fino ad oggi e' stato un punto fermo che la sfera della morale e quella dell'istinto erano tra loro separate, conciliabili solo mediante un'ardua disciplina e solo entro certi limiti: fuori di quei limiti accadeva la guerra, che la coscienza morale si limitava a deprecare come un malum necessarium. Ma le prospettive attuali della guerra tecnologica sono tali che la voce dell'istinto di conservazione (di cui la paura e' un sintomo non ignobile) e la voce della coscienza sono diventate una sola voce. Non era mai capitato. Anche per questi nuovi rapporti fra etica e biologia, la storia sta cambiando di qualita'.

La terza verita' di Hiroshima e' che la guerra e' uscita per sempre dalla sfera della razionalita'. Non che la guerra sia mai stata considerata, salvo in rari casi di sadismo culturale, un fatto secondo ragione, ma sempre le culture dominanti l'hanno ritenuta quanto meno come una extrema ratio, e cioe' come uno strumento limite della ragione. E difatti, nelle nostre ricostruzioni storiografiche, il progresso dei popoli si avvera attraverso le guerre. Per una specie di eterogenesi dei fini - per usare il linguaggio di Benedetto Croce - l'"accadimento" funesto generava l'"avvenimento" fausto. Ma ora, nell'ipotesi atomica, l'accadimento non genererebbe nessun avvenimento. O meglio, l'avvenimento morirebbe per olocausto nel grembo materno dell'accadimento.

Queste tre verita' non trovano il loro giusto contesto nella cultura e nella pratica politica ancora dominanti. Il pacifismo che esse prefigurano e' anch'esso di tipo nuovo, non in continuita' con quello tradizionale".

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E con chiarezza cristallina nella sua lettera ai giudici del 1965, il priore di Barbiana, don Lorenzo Milani, seppe descrivere la situazione presente: "A piu' riprese gli scienziati ci hanno avvertiti che e' in gioco la sopravvivenza della specie umana. (Per esempio Linus Pauling premio Nobel per la chimica e per la pace). E noi stiamo qui a questionare se al soldato sia lecito o no distruggere la specie umana?".

La riflessione morale odierna non puo' piu' eludere i temi che la tecnologia atomica, le armi di sterminio di massa, la contaminazione dell'ambiente pongono alla coscienza umana; si veda ad esempio il fondamentale libro di Hans Jonas, Il principio responsabilita'.

Le armi atomiche, come tutte le armi di distruzione di massa, sono nemiche dell'umanita'. Tutte le armi, in quanto intese a ferire ed uccidere esseri umani, sono nemiche dell'umanita'.

Cosicche' un impegno a tutti e' richiesto oggi, se l'umanita' intera, oltre che l'umanita' che e' in noi stessi individualmente considerati, ci sta a cuore: opporci alle armi: al loro uso, al loro commercio, alla loro produzione.

Se la memoria non mi inganna fu Einstein a dire una volta che non sapeva con quali armi sarebbe stata combattuta la terza guerra mondiale, ma quanto alla quarta era certo che sarebbe stata combattuta con le clave. Se vogliamo impedire stragi immani e un regresso alla preistoria tra dolori indicibili per la superstite umanita', dobbiamo impedire le guerre, e per impedirle dobbiamo impegnarci tutti per il disarmo.

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Ma opporsi alle guerre, agire il disarmo, richiede un impegno ulteriore, anzi due:

a) un impegno di costruzione della pace e di gestione esclusivamente civile dei conflitti, che e' possibile ad una sola condizione: la scelta della nonviolenza;

b) un impegno a pensare e inverare modelli di difesa - dei territori, delle societa' e dei diritti - che siano alternativi a quelli militari e che siano non meno ma piu' efficaci: questi modelli esistono gia', sono quell'insieme di esperienze storiche e di proposte operative che chiamiamo difesa popolare nonviolenta, verso cui occorre orientare al piu' presto la politica della difesa del nostro e di ogni paese.

Poiche' solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe. Gandhi lo colse molto prima di Hiroshima; dopo Hiroshima ogni coscienza illuminata lo sa.

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Alcune letture particolarmente utili sono le seguenti:

- Guenther Anders, Essere o non essere. Diario di Hiroshima e Nagasaki, Einaudi, Torino 1961 (con in appendice le Tesi sull'eta' atomica);

- Guenther Anders e Claude Eatherly, Il pilota di Hiroshima, ovvero: la coscienza al bando, Einaudi, Torino 1962, Linea d'Ombra, Milano 1992;

- Hannah Arendt, Vita activa, Bompiani, Milano 1964, 1994;

- Ernesto Balducci, Lodovico Grassi, La pace. Realismo di un'utopia, Principato, Milano 1983;

- Norberto Bobbio, Il problema della guerra e le vie della pace, Il Mulino, Bologna 1979, 1984; Il terzo assente, Sonda, Torino-Millano 1989;

- Adriano Buzzati-Traverso, Morte nucleare in Italia, Laterza, Roma-Bari 1982;

- Elias Canetti, Massa e potere, Adelphi, Milano 1981, Bompiani, Milano 1988; La coscienza delle parole, Adelphi, Milano 1984;

- Documenti del processo di don Milani, L'obbedienza non e' piu' una virtu', Libreria Editrice Fiorentina, Firenze 1969 (raccolta di materiali più volte ristampata dallo stesso e da altri editori);

- Theodor Ebert, La difesa popolare nonviolenta, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1984;

- Hans Jonas, Il principio responsabilita', Einaudi, Torino 1990, 1993;

- Robert Jungk, Gli apprendisti stregoni, Einaudi, Torino 1958, 1982;

- Domenico Gallo, Dal dovere di obbedienza al diritto di resistenza, Edizioni del Movimento Nonviolento, Perugia 1985;

- Mohandas K. Gandhi, Teoria e pratica della nonviolenza, Einaudi, Torino 1973, 1996;

- Enrico Peyretti, Difesa senza guerra. Bibliografia storica delle lotte nonarmate e nonviolente, in "La nonviolenza e' in cammino", n. 390 del 20 ottobre 2002;

- Giuliano Pontara, Etica e generazioni future, Laterza, Roma-Bari 1995;

- Arundhati Roy, Guerra e' pace, Guanda, Parma 2002;

- Bertrand Russell, L'autobiografia, 3 voll., Longanesi, Milano 1969, 1971;

- Gene Sharp, Politica dell'azione nonviolenta, 3 voll., Edizioni Gruppo Abele, Torino 1985-1997;

- Edward P. Thompson, Opzione zero, Einaudi, Torino 1983;

- Simone Weil, L'Iliade poema della forza, in Eadem, La Grecia e le intuizioni precristiane, Rusconi, Milano 1974;

- Virginia Woolf, Le tre ghinee, La Tartaruga, Milano 1975, Feltrinelli, Milano 1987.

*

Alcuni film particolarmente interessanti sono i seguenti:

- Stanley Kubrick, Il dottor Stranamore, 1963;

- Akira Kurosawa, Sogni, 1990; Rapsodia d'agosto, 1991;

- Alain Resnais, Hiroshima mon amour, 1959.

*

Alcuni riferimenti particolarmente utili sono i seguenti:

- Centro di ricerca per la pace di Viterbo, e-mail: nbawac at tin.it

- IPPNW, sito: www.ippnw.org

- Movimento Nonviolento, sito: www.nonviolenti.org

- Peacelink, sito: www.peacelink.it

 

6. SEGNALAZIONI LIBRARIE

 

Riletture

- Carmela Baffioni, Storia della filosofia islamica, Mondadori, Milano 1991, pp. 448.

- Massimo Campanini, Il pensiero islamico contemporaneo, Il Mulino, Bologna 2005, 2009, pp. 212.

- Henry Corbin, Storia della filosofia islamica, Adelphi, Milano 1973, 1989, 1991, pp. 420.

- Ulrich Rudolph, La filosofia islamica, Il Mulino, Bologna 2006, pp. 150.

 

7. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

 

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.

Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:

1. l'opposizione integrale alla guerra;

2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;

3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;

4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.

Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.

Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

 

8. PER SAPERNE DI PIU'

 

Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it

Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 1935 del 25 marzo 2015

Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace e i diritti umani di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XVI)

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it , centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

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