[Nonviolenza] Voci e volti della nonviolenza. 653



 

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VOCI E VOLTI DELLA NONVIOLENZA

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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XVI)

Numero 653 del 20 gennaio 2015

 

In questo numero: Enrico Peyretti: Difesa senza guerra. Bibliografia storica delle lotte nonarmate e nonviolente (parte seconda e conclusiva)

 

MATERIALI. ENRICO PEYRETTI: DIFESA SENZA GUERRA. BIBLIOGRAFIA STORICA DELLE LOTTE NONARMATE E NONVIOLENTE (PARTE SECONDA E CONCLUSIVA)

[Ringraziamo Enrico Peyretti (per contatti: enrico.peyretti at gmail.com) per averci messo a disposizione questa edizione del suo fondamentale lavoro bibliografico nell'ultimo aggiornamento del 17 gennaio 2015 (questo testo sostituisce i precedenti e sara' sostituito dai successivi).

Enrico Peyretti (1935) e' uno dei maestri della cultura e dell'impegno di pace e di nonviolenza; e' stato presidente della Fuci tra il 1959 e il 1961; nel periodo post-conciliare ha animato a Torino alcune relta' ecclesiali di base; ha insegnato nei licei storia e filosofia; ha fondato con altri, nel 1971, e diretto fino al 2001, il mensile torinese "il foglio", che esce tuttora regolarmente; e' ricercatore per la pace nel Centro Studi "Domenico Sereno Regis" di Torino, sede dell'Ipri (Italian Peace Research Institute); e' membro del comitato scientifico del Centro Interatenei Studi per la Pace delle Universita' piemontesi, e dell'analogo comitato della rivista "Quaderni Satyagraha", edita a Pisa in collaborazione col Centro Interdipartimentale Studi per la Pace; e' membro del Movimento Nonviolento e del Movimento Internazionale della Riconciliazione; collabora a varie prestigiose riviste. Tra le opere di Enrico Peyretti: (a cura di), Al di la' del "non uccidere", Cens, Liscate 1989; Dall'albero dei giorni, Servitium, Sotto il Monte 1998; La politica e' pace, Cittadella, Assisi 1998; Per perdere la guerra, Beppe Grande, Torino 1999; Dov'e' la vittoria?, Il segno dei Gabrielli, Negarine (Verona) 2005; Esperimenti con la verita'. Saggezza e politica di Gandhi, Pazzini, Villa Verucchio (Rimini) 2005; Il diritto di non uccidere. Schegge di speranza, Il Margine, Trento 2009; Dialoghi con Norberto Bobbio, Claudiana, Torino 2011; Il bene della pace. La via della nonviolenza, Cittadella, Assisi 2012; e' disponibile nella rete telematica la sua fondamentale ricerca bibliografica Difesa senza guerra. Bibliografia storica delle lotte nonarmate e nonviolente, che e stata piu' volte riproposta anche su questo foglio e di cui dis eguito si pubblica l'ultimo aggiornamento; vari suoi interventi (articoli, indici, bibliografie) sono anche nei siti: www.cssr-pas.org, www.ilfoglio.info e alla pagina web http://db.peacelink.org/tools/author.php?l=peyretti Un'ampia bibliografia (ormai da aggiornare) degli scritti di Enrico Peyretti e' in "Voci e volti della nonviolenza" n. 68]

 

II - OPERE SULLA RESISTENZA AL NAZIFASCISMO

Desidero informare chi legge o utilizza questa bibliografia che essa verrà ampiamente integrata, appena possibile, soprattutto grazie alla collaborazione di Peppe Sini, autore e responsabile del quotidiano telematico La nonviolenza è in cammino (nbawac at tin.it ), grande raccoglitore e distributore di cultura di pace. (E. P.).

Si vedano anche i riferimenti alla Resistenza compresi nelle opere elencate nella prima parte di questa bibliografia.

* 1. Le prime ricerche in Italia sulle forme nonarmate di resistenza europea tra il 1940 e il 1945, compaiono in quella più ampia serie di scritti storici, teorici, strategici, che sono i Quaderni della Difesa Popolare Nonviolenta, pubblicati fin dal 1978 a cura di IPRI (Italian Peace Research Institute), LOC (Lega Obiettori di Coscienza), MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), con la collaborazione di altro volontariato culturale di pace, in parte ripubblicati come Quaderni di Azione Nonviolenta (la rivista del Movimento Nonviolento, fondata da Aldo Capitini nel 1964: redazione at nonviolenti.org), e poi, dal 1990 circa, pubblicati dalla Editrice La Meridiana, di Molfetta, (edizionilameridiana at servizioinformazione.it) del Movimento Pax Christi. Sono ormai usciti quasi trenta titoli, tutti in veste grafica molto semplice. I quaderni che documentano i casi storici più chiari nel periodo qui considerato sono:

- n.1, M. Skodvin, Resistenza nonviolenta in Norvegia sotto l'occupazione tedesca, Napoli 1978 e Perugia 1979. Gli insegnanti norvegesi compatti si oppongono al programma del governo collaborazionista Quisling di nazificazione della scuola e lo frustrano completamente. Il governo deve ricondurli dalla deportazione e ammettere la sconfitta.

- n. 3, J. Bennet, La resistenza contro l'occupazione tedesca in Danimarca, Napoli 1978 e Perugia 1979. Oltre il 90% dei 7.000 ebrei danesi furono salvati dai connazionali grazie ad un'azione compatta e organizzata. Su questo caso esemplare: Bo Lidegaard, Il popolo che disse no, Garzanti 2014.

- n. 10, S. Piziali, Resistenza non armata nella bergamasca, 1943-1945, Padova 1984.

- n. 18, R. Barbiero, Resistenza nonviolenta a Forlì, Molfetta 1992.

* 2. Jacques Semelin, Senz'armi di fronte a Hitler. La resistenza civile in Europa 1939-1943, Ed. Sonda 1993 (Payot, Paris 1989). Il lavoro si limita al periodo 1939-1943 allo scopo di illustrare le sole forme di lotta nonarmata autonome dalla lotta armata, e non quelle successive, combinate con questa. Studiando le forme sociali della resistenza nonarmata al nazismo in tutti i paesi occupati e nella stessa Germania, ne realizza la raccolta storica finora più ampia. L'edizione italiana contiene anche due appendici, una di Stefano Piziali, Commento bibliografico. La resistenza nonarmata in Italia (pp.227-234) e una mia (che successivamente ho disconosciuto, perché l'ho molto riveduta e corretta in un testo inedito), Un caso italiano: lo sciopero come strumento di lotta (pp. 235-240), con un contributo di Sergio Albesano, sugli scioperi operai del '43 e '44 in Italia, trascurati da Semelin.

* 3. Il Centro Studi Difesa Civile (via della Cellulosa 112, 00166 Roma, tel 06/61.55.07.68) ha organizzato alcuni convegni di cui gli atti sono pubblicati e disponibili:

- La lotta nonarmata nella Resistenza, Roma, ottobre 1993, (contributi di Giannini, Parisella, Drago, Zerbino, Albesano, Vaccaro, Marescotti ed altri);

- La Resistenza nonarmata, Roma, novembre 1994, patrocinato dal Comitato nazionale per il 50ennale della Resistenza e della guerra di liberazione (contributi di Zerbino, Giannini, Parisella, Drago, Semelin, Klinkhammer, Peyretti, L'Abate, Menapace, Giuntella, ed altri). Atti pubblicati in La Resistenza nonarmata, a cura di G. Giannini, Ed. Sinnos, Roma 1995.

- L'opposizione popolare al fascismo, Roma, ottobre 1995. Atti pubblicati con lo stesso titolo, a cura di G. Giannini, ed. Qualevita, Torre dei Nolfi 1996.

- Sull'esperienza di resistenza non armata all'occupazione e ai soprusi dell'esercito tedesco, da parte di centinaia di persone nella tenuta Tor Mancina, a 30 km da Roma, dal settembre 1943 al giugno 1944, è possibile leggere la testimonianza, di cui possiedo il testo, resa dal cav. Paolo Sabbetta (paolosabbetta at libero.it). Un'ampia scheda è pubblicata in Catena di Sanlibero, n. 342, del 24 ottobre 2006 (libero at sanlibero.it). Di Paolo Sabbetta (scomparso alla fine del 2008) è comparso un libro La cittadella degli eroi. La Resistenza non armata di Tor Macina, Edizioni del Rosone, Foggia 2009. Il libro è in sostanza una raccolta di documenti (informazione da Antonio Vigilante, febbraio 2009).

4. G. Giannini, La resistenza nonarmata nella lotta al nazifascismo, in Bozze 94, n.2/1994, pp.77-84.

5. Jean-Marie Muller, Désobéir à Vichy, La résistance civile de fonctionnaires de police, Presses Universitaires de Nancy, 1994. Nella collaborazione data ai nazisti dalla polizia francese della Francia occupata nel perseguitare gli ebrei, ci furono significative disobbedienze.

6. Nell'aprile 1995 ho presentato gli studi disponibili a quella data in una relazione su La resistenza civile nelle ricerche storiche, pubblicata (con molti errori di stampa) in Fascismo - Resistenza - Letteratura. Percorsi storico-letterari del Novecento italiano, Museo Nazionale del Risorgimento Italiano, I Quaderni del Museo n. 2, Torino, febbraio 1997, pp. 61-87.

* 7. Anna Bravo e Anna Maria Bruzzone, In guerra senza armi. Storie di donne 1943-1945, Laterza 1995. Sono 125 interviste su diversi aspetti dell'opposizione delle donne alla guerra, p. es. il "maternage" di massa, la pietà per i morti anche nemici, e sulla violenza di genere della guerra sulle donne. Il libro - introdotto da un ampio saggio critico di Anna Bravo, Donne, guerra, memoria - mostra la vasta realtà della resistenza senz'armi attuata dalle donne e contribuisce a individuare un'immagine della difesa che supera la guerra, e della cittadinanza svincolata dalla figura del cittadino in armi. Questo libro ha portato ad un autorevole mutamento nella considerazione della resistenza civile da parte di uno storico quale Claudio Pavone. Infatti, è interessante notare come Pavone, autore dell'importante e ampio volume Una guerra civile. Saggio storico sulla moralità nella Resistenza (Bollati Boringhieri, Torino 1991), nel quale non si dimostrava sensibile alla ricerca sulla Resistenza non armata (tanto che trascurava del tutto la figura di Aldo Capitini, che da lungo tempo aveva combattuto il fascismo con insolita profondità di motivi, ma senza mai prendere le armi; e, attraverso una citazione di una testimone ebrea, presentava un'idea del tutto inadeguata della nonviolenza come una posizione «metastorica» e irresponsabile; cfr ivi, p. 414), introducendo invece, nel 1995, il numero della rivista Il Ponte dedicato al 50° della Resistenza, si soffermi sul saggio di Anna Bravo contenuto nel fascicolo (corrispondente all'introduzione al libro In guerra senza armi), per rilevare il «valore euristico» del concetto di resistenza civile ivi proposto, che è - scrive Pavone - «qualcosa di più ampio» della cosiddetta resistenza passiva, ma - come dice appunto Anna Bravo - una «pratica di lotta» con mezzi diversi dalle armi (I percorsi di questo speciale, articolo introduttivo del fascicolo de Il Ponte, n.1/1995, dedicato a Resistenza. Gli attori, le identità, i bilanci storiografici, p. 13.). Il concetto di resistenza civile vale dunque a superare la tendenza, rilevata da Claudio Dellavalle nello stesso fascicolo, ad adottare «il criterio militare come criterio prevalente» (ivi, p. 12). Pavone scrive ancora: «La Resistenza civile rimane una forma di Resistenza. I suoi confini con l'esercizio della violenza, anche di quella più palesemente difensiva, non sono sempre sicuri. Sicura è invece la sua distanza da quella "zona grigia" in cui si ritrovano coloro che i resistenti bollavano come "attesisti"» (ivi, p. 13). (Vedi anche, sotto, il n. 16 e il n. 12 della prima parte di questa bibliografia).

* 8. Sul vasto e significativo fenomeno del coraggioso e determinante rifiuto di collaborazione con la Repubblica Sociale Italiana da parte di centinaia di migliaia di militari italiani internati in Germania dopo l'8 settembre 1943:

- AA.VV., I militari italiani internati dai tedeschi dopo l'8 settembre 1943 (atti del convegno 14-15 novembre 1985), Giunti, Firenze 1986.

- Resistenza senz'armi. Un capitolo di storia italiana dal 1943 al 1945 (dalle testimonianze dei militari toscani internati nei lager nazisti), prefazione di Leonetto Amadei, Le Monnier, Firenze 1988.

- Orlando Lecchini, Per non chinare la testa. Un Lunigianese nei lager nazisti, Edizioni "Il Corriere Apuano", Pontremoli, 1988.

- AA.VV., Fra sterminio e sfruttamento (atti del convegno 23-24 maggio 1991), Ed. Le Lettere, Firenze 1992.

- Gerhard Schreiber, I militari italiani internati nei campi di concentramento del Terzo Reich 1943-1945, a cura dell'Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'esercito, 1992.

- Luigi Collo, La resistenza disarmata, Introduzione di Nuto Revelli, Marsilio, Venezia 1995.

- Giampiero Carocci, Il campo degli ufficiali, Giunti, Firenze 1995.

- Alessandro Natta, L'altra Resistenza. I militari italiani internati in Germania, Einaudi, Torino 1997.

- Gabriele Hammermann, Gli internati militari italiani in Germania 1943-1945, Il Mulino, Bologna 2004.

* 9. Sulla Resistenza di cittadini tedeschi al nazismo, in Germania o nei territori assoggettati al Terzo Reich, si trovano nelle biblioteche 10-20 titoli, in gran parte sull'attentato del 20 luglio 1944. L'Istituto Piemontese per la Storia della Resistenza conserva circa 80 titoli di cui 32 in tedesco, 3 in francese, 2 in inglese, 4 pubblicazioni promosse dal Consiglio Regionale Piemontese. Ho raccolto gli aspetti civili e nonviolenti che si possono rintracciare entro la realtà limitata e prevalentemente militare della resistenza interna al nazismo, nella relazione La Resistenza antinazista in Germania, tenuta nel corso di aggiornamento per docenti "Nonviolenza nella storia. Casi di resistenze civili nel Novecento" (vedi sopra, prima parte, n. 39). Da questo lavoro traggo le indicazioni che rientrano nella presente bibliografia.

- Jacques Semelin, Senz'armi di fronte a Hitler, La Resistenza civile in Europa, 1939-1943, Ed. Sonda, Torino 1993 (1989), p. 120-129, 171-172.

- Uno degli episodi più significativi di resistenza nonviolenta efficace da parte di cittadini tedeschi, donne in questo caso, contro la persecuzione razzista, è quello della Rosenstrasse, a Berlino nel 1943, riferito in alcuni libri. L'opera fondamentale è quella di Nathan Stoltzfus, Resistance of the Heart: intermarriage and the Rosenstrasse protest in Nazi Germany, pubblicato nel 1996 (traduzione francese: La Résistance des coeurs, La révolte des femmes allemandes mariées à des juifs, Phoebus, Paris, 2002). Posso indicare anche Gernot Jochheim, Frauenprotest in der Rosenstrasse. Gebt uns unsere Männer wieder, Rasch und Röhring, Berlin 1993 (Protesta delle donne nella via delle Rose. Restituiteci i nostri mariti). In italiano: Nina Schröder, Le donne che sconfissero Hitler, Pratiche editrice, Milano 2001 (Hitlers unbeugsame Gegnerinnen, Wilhelm Heyne Verlag GmbH & Co. KG, Munchen 1997). Un articolo, preciso e documentato, di Dominique Vidal, Il coraggio delle donne della Rosenstrasse, è comparso in Le Monde Diplomatique - il manifesto, maggio 2005, p. 17, nell'ambito del dossier Il lato oscuro della seconda guerra mondiale, pp. 11-17. Lo stesso Autore pubblica Ces femmes courageuses de la Rosenstrasse (probabilmente è lo stesso articolo), in Manière de voir, n. 82, août-septembre 2005 (bimestrel édité par Le Monde Diplomatique). Rosenstrasse è la via di Berlino in cui alcune migliaia di donne tedesche sostarono per protesta per sei giorni, nel marzo 1943, davanti all'edificio dell'organizzazione assistenziale ebraica, trasformato in prigione, costringendo infine Göbbels e Hitler, per timore che, dopo la sconfitta di Stalingrado, la protesta civile si estendesse, a liberare i 1.700-2.000 uomini ebrei, mariti o parenti delle donne, arrestati e destinati alla deportazione, alcuni dei quali già internati in lager. Sullo stesso fatto la regista Margarethe von Trotta ha presentato nel settembre 2003 al Festival di Venezia il film Rosenstrasse. Dice la regista: "Il fatto dimostra che in quel periodo si poteva davvero agire contro il nazismo se si fosse stati più coraggiosi" (La Stampa, 7 settembre 2003). Il film è andato in programmazione in Italia (almeno a Torino) il 27 gennaio 2004, giornata della memoria della Shoà, ma subito ha sorpreso le persone attente perché il fatto risolutivo sembra nel film non la resistenza delle donne, ma la concessione dolorosa di favori sessuali da parte di Lena von Eschenbach (una delle mogli di ebrei, di famiglia altolocata) a Göbbels. Lo storico della Freie Universität di Berlino, Ekkehart Krippendorff, mi informa il 31 gennaio che in Germania c'è una forte polemica, fino dallo scorso autunno, per questa concessione della regista ad aspetti pruriginosi, riducendo la realtà storica dal politico al personale privato. Il direttore del "Zentrum für Antisemitismusforschung" della Technische Universität, Wolfgang Benz ha scritto un articolo molto aspro contro il film e ha fatto riferimento a un'analisi molto approfondita sul caso fatto dal suo istituto che contraddice l'interpretazione sentimentale. Anche Jacques Semelin, il principale storico europeo delle lotte nonviolente, mi informa il 14 febbraio che l'unica fonte storica valida è il libro di Stoltzfus e che, a giudizio degli storici tedeschi, il film presenta una versione fantasiosa (fantaisiste) e non storica, dei fatti. Ciò nonostante che, almeno nell'edizione italiana, all'inizio del film compaia una dichiarazione sulla storicità dei fatti. Storicità fondamentale che c'è, ma nella vicenda come è narrata nel film, è falsata nel punto essenziale (v. il foglio, n. 311, aprile 2004, p. 7). Anna Maria Bruzzone, autrice di indagini di storia orale, dopo una ricerca, conferma questo giudizio.

- Enzo Collotti, La Germania nazista, (dalla Repubblica di Weimar al crollo del Reich hitleriano), Einaudi, Torino 1962, pp. 273-305. Dello stesso autore vedi anche l'articolo Per una storia dell'opposizione antinazista in Germania, in Rivista storica del socialismo, gennaio-aprile 1961, pp. 105-137, che contiene più ampie referenze bibliografiche.

- Giorgio Vaccarino, Storia della Resistenza in Europa, 1938-1945, Feltrinelli, Milano 1981, parte prima, pp. 17-152.

- La «parola nuda come arma di resistenza» (come dice Julian Aicher, in Il Margine, Trento, n.8/1998) fino a pagare con la vita, fu il mezzo d'azione dei fratelli Hans e Sophie Scholl e dei loro compagni d'azione nell'Università di Monaco, su cui vedi Paolo Ghezzi, La Rosa Bianca, ed. Paoline, Cinisello Balsamo 1994. Il libro di Ghezzi contiene una bibliografia di 53 titoli, dalla quale segnalo Inge Scholl, Die Weisse Rose, Fischer Taschenbuch Verlag, Frankfurt am Main 1982, edizione italiana non integrale La Rosa Bianca, a cura di Carlo Francovich, La Nuova Italia editrice, Firenze 1978, 4ª edizione. Una profonda riflessione su questa esperienza è il libro di Romano Guardini, La Rosa Bianca, Morcelliana, Brescia 1994 (scritti del 1946 e 1958). Il testo intero dei sei volantini scritti e diffusi dal gruppo di studenti resistenti è commentato da vari qualificati scrittori in Paolo Ghezzi, Noi non taceremo. Le parole della Rosa Bianca, Morcelliana, Brescia 1997. Ancora di Paolo Ghezzi segnalo Sophie Scholl e la Rosa Bianca, Morcelliana, Brescia 2003, sulla limpida affascinante figura della più giovane, 21 anni, componente del gruppo, con testimonianze dai suoi diari e lettere. Merita una visita il Museo della Rosa Bianca presso l'Università di Monaco, dove si possono incontrare testimoni ancora viventi e vedere documenti. Nell'ottobre 2005 va in programmazione in Italia il film La Rosa Bianca. Sophie Scholl, di Marc Rothemund, premiato al Festival di Berlino 2005 per la migliore attrice e la migliore regia. Ci riserviamo di valutarne la resa storica. Dispiace che un volantino di pubblicità del film, con belle foto di scena nell'Università di Monaco, parli soltanto di «resistenza passiva» (termine, peraltro, usato anche dai resistenti della Rosa Bianca nei loro volantini), mentre quell'azione lunga e intensa fu una attiva, forte, coraggiosa testimonianza e sfida morale e culturale alla violenta dittatura nazista.

- La limpida grande figura di Franz Jägerstätter, contadino austriaco che, sostenuto solo dalla comprensione della moglie, rifiutò per ragioni morali e religiose il servizio militare sotto il nazismo e fu decapitato il 9 agosto 1943, è illustrata in due libri in lingua italiana, usciti a grande distanza di tempo: Gordon Zahn, Il testimone solitario. Vita e morte di Franz Jägerstätter, Gribaudi, Torino 1968; Erna Putz, Franz Jägerstätter, Un contadino contro Hitler, Editrice Berti, Piacenza 2000. Il secondo libro (da me recensito in Il Margine, n. 6/2002) è più preciso del primo nella documentazione. Il 9 agosto 2003 si è tenuto un grande incontro a St Radegund, nel giorno stesso del 60° anniversario della morte di Jägerstätter, con sosta anche a Bolzano per Josef Mayr-Nusser e a Monaco per i giovani della Rosa Bianca: vedi il mio resoconto Pellegrinaggio ai martiri anti-nazismo, in il foglio, n. 305, ottobre 2003, p. 4. (Vedi sotto, rivista Humanitas). Le lettere dal carcere di Franz Jägerstätter, molto toccanti e profonde e coraggiose, sono pubblicate, insieme ad altri suoi scritti, col titolo Scrivo con le mani legate, (espressione contenuta in una lettera), a cura di Giampiero Girardi, Editrice Berti, Piacenza 2005. La chiesa cattolica ha riconosciuto nella vita e morte di Jägerstätter il carattere di martirio per opporsi all'idolatria nazista, che significava anche fedeltà eroica all'evangelo della pace: la cerimonia di beatificazione è avvenuta a Linz il 26 ottobre 2007. Nell'occasione, a cura di Giampiero Girardi, è uscito Franz Jägerstätter, il contadino contro Hitler. Una testimonianza per l'oggi, con scritti di Tanzarella, Comina, Valpiana, Palini, Peyretti, Stabellini, Cipriani, Travisa, Perrini, ed. Berti, Piacenza 2007 (111 pagine di piccole dimensioni). In Italia l'associazione degli interessati alla testimonianza di Jägerstätter fa capo a Giampiero Girardi, cell. 347 4185 755, email: franzitalia at gmail.com

- Francesco Comina, Non giuro a Hitler, La testimonianza di Josef Mayr-Nusser, San Paolo, Milano 2000. Altoatesino, fervente cattolico, arruolato d'autorità nelle SS dopo l'8 settembre 1943, Mayr-Nusser si rifiutò di giurare a Hitler par ragioni di fede, come Jägerstätter. Dapprima internato in manicomio, muore di sfinimento durante il viaggio verso Dachau. Comina documenta la lucidità del suo precoce giudizio morale e poltico sul nazismo. Di Mayr-Nusser ha scritto anche Isabella Bossi Fedrigotti sul Corriere della Sera, 2 febbraio 2002, p. 29. La rivista "La Civiltà Cattolica" nel numero 13 del 2008 ha pubblicato un ampio articolo di padre Piersandro Vanzan, S.I., Josef Mayr-Nusser, obiettore di coscienza e martire, trasmesso dall'agenzia Zenit.org sabato 26 luglio 2008.

- Sui resistenti, ribelli e disertori nell'esercito nazista ho raccolto dei fatti e dei dati in Quelli dell'ultima ora, uscito, come parte di una più ampia relazione tenuta per l'Iprase di Trento nell'aprile 2000, nel volume Maestri e scolari di nonviolenza, a cura di Claudio Tugnoli, Franco Angeli ed., Milano 2000, pp. 243-256.

- Ho raccolto parecchi casi di boicottaggio personale della Shoah, compiuto in vari paesi europei, ed anche da molti cittadini tedeschi, in un ampio scritto intitolato Molti Schindler: dunque si poteva resistere al nazismo, pubblicato sul quotidiano telematico La nonviolenza è in cammino (nbawac at tin.it ), nn. 803 e 804, 8 e 9 gennaio 2005. Successivamente ho aggiornato la bibliografia là indicata. Sul particolare caso danese vedi qui sopra al n. 1.

- Sulla probabile obiezione degli scienziati tedeschi alla costruzione della bomba atomica: Leandro Castellani, La grande paura, Storia dell'escalation nucleare, Prefazione di Carlo Bernardini, ERI, Torino 1984, pp. 96-106; Thomas Powers, La storia segreta dell'atomica tedesca, Mondadori, Milano 1994 (1993), pp. 503-509.

- Sul problema di coscienza relativo all'uccidere Hitler, cfr la mia recensione del libro di Peter Hoffmann, Tedeschi contro il nazismo. La Resistenza in Germania, Il Mulino, Bologna 1994 (1988), pubblicata in Servitium, n. 102, nov.-dic. 1995, fascicolo "Resistenza al male", pp. 117 e 119-120.

- Documenti di alta resistenza morale, che ricordano in qualche momento gli atti dei martiri cristiani sotto l'impero romano, sono: Helmuth James von Moltke, Futuro e resistenza (dalle lettere degli anni 1926-1945), Morcelliana, Brescia 1985; Dietrich Bonhoeffer, Dieci anni dopo. Un bilancio sul limitare del 1943, in Resistenza e resa. Lettere e scritti dal carcere, Ed. Paoline, Cinisello Balsamo 1989, pp. 59-74.

- Max Josef Metzger, La mia vita per la pace. Lettere dalle prigioni naziste scritte con le mani legate, Traduzione e cura di Lubomir Zak, ed. San Paolo 2008. Metzger (1887-1944) era un prete cattolico impegnato in modo deciso per la pace politica, per l'unione tra le chiese cristiane, riconoscendo ciascuna i propri errori. Sono qui raccolte le principali lettere che scrisse dal carcere, letteralmente con le mani legate, alla sua comunità, ma anche a governanti nazisti perché riconoscessero la sconfitta prevedibile e riducessero i mali per il popolo tedesco, a Pio XII perché indicesse un concilio ecumenico per l'unità cristiana e per la pace. Fu condannato a morte per la sua opposizione morale al nazismo e decapitato il 17 aprile 1944.

- La rivista bimestrale Humanitas (http://www.morcelliana.com ; redazione at morcelliana.it ), anno LVIII, n. 5, settembre-ottobre 2003, dedica il fascicolo a Figure della resistenza al nazismo. La Prefazione è stesa da Wolfgang Huber, figlio di Kurt, il professore ispiratore dei giovani della Rosa Bianca (vedi sopra). Segue, pubblicata integralmente per la prima volta, l'autodifesa di Kurt Huber nel processo che lo condannò a morte, coraggiosa e franca sfida al totalitarismo nazista e allo stesso feroce presidente del tribunale, Freisler. Tra altre figure della rivolta morale contro la violenza del potere, un articolo di Anselmo Palini illustra la vicenda di Franz Jägerstätter con alcuni documenti in più anche rispetto al libro di Erna Putz (vedi sopra).

- Aggiungo qualche riferimento (1998) in Germania sulla Resistenza antinazista: 1) DRAFD, Deutsche in der Résistance, in den Streitkräften der Antihitlerkoalition und der Bewegung Freies Detschland (Tedeschi nella Resistenza, nelle forze armate della coalizione antihitleriana, nel movimento Libera Germania). Telefono sede centrale di Berlino: 0049/30/509.88.52. Contatto diretto con un partigiano del DRAFD: Peter Gingold, Reichsforststrasse 3, D-60528 Frankfurt, tel 0049/69/672.631.

2) Bundesvereinigung Opfer der NS Militärjustiz (Associazione vittime dei tribunali militari nazisti), Freidrich Humbert Strasse 116, D-28758 Bremen, tel 0049/421/622.073, fax 621.422. Contatto diretto con il presidente Ludwig Baumann, Aumunder Flur 3, D-28757 Bremen, tel 0049/421/66.57.24.

3) Antikriegsmuseum, Friedensbibliotek (Museo antiguerra, Biblioteca della pace), Bartolomäuskirche, Friedensstrasse 1, D-10249 Berlin, tel 0049/30/508.12.07.

4) Mahn- und Gedenkstätte für die Opfer der Nationalsozialistischen Gewaltherrschaft (ammonimento e memoria per le vittime del dominio nazista), Mühlenstrasse 29, D-40591 Düsseldorf. Catalogo di 202 pagine Verfolgung und Widerstand in Düsseldorf 1933-1945, (Persecuzione e Resistenza a Düsseldorf , 1933-1945), Düsseldorf 1990.

* 10. Ermes Ferraro, La Resistenza napoletana e le Quattro Giornate, in Una strategia di pace: la difesa popolare nonviolenta, cit. (nella prima sezione al n. 16), pp. 89-95. Secondo l'ordine di Hitler, l'esercito dei guastatori doveva lasciare «cenere e fango» al posto della città. Una popolazione in gran parte femminile, quasi senza armi, inflisse all'esercito tedesco «l'unica sconfitta popolare da esso subita nel mondo» (A. Drago, Una nuova interpretazione della Resistenza italiana secondo categorie storiche nonviolente, dattiloscritto).

11. Lotte nonviolente nella storia, materiale preparato per un volume non uscito, come proposta di lavoro rivolta a insegnanti e studenti. Contiene una parte metodologica generale e una parte storica limitata al periodo della Resistenza al nazifascismo, in diversi paesi europei, compresa la Germania. Il lavoro contiene molte ulteriori indicazioni bibliografiche che allungherebbero di molto il presente elenco. Esso è stato compiuto da un gruppo di ricerca del Centro Studi e Documentazione "Domenico Sereno Regis" di Torino (www.serenoregis.org).

12. Un episodio tipico, tra i molti sconosciuti, di resistenza senz'armi è narrato brevemente in Neera Fallaci, Vita del prete Lorenzo Milani. Dalla parte dell'ultimo. Prefazione di David Maria Turoldo, Bur, Milano 1993 (1974), p. 219, nota 13. Nel piccolo villaggio di Acone, nel Mugello fiorentino fu creato uno dei maggiori centri di smistamento e di raccolta dei prigionieri alleati fuggiti dai vari campi di concentramento. Poveri contadini analfabeti, inermi che aiutavano altri inermi per puro spirito evangelico, furono la base di questa azione animata dal pievano e da una organizzazione clandestina del Partito d'Azione.

* 13. Antonio Parisella, Sopravvivere liberi. Riflessioni sulla storia della Resistenza a cinquant'anni dalla Liberazione, Gangemi editore, Roma 1997, pp. 160. L'Autore, in questa raccolta di saggi, valorizza la lotta nonarmata, definita «una scoperta del Cinquantenario» (v. sopra, n. 7), partita dalla cultura nonviolenta e finalmente entrata sotto l'attenzione degli storici. Parisella mostra come la lotta per la sopravvivenza fisica e ideale, lungi dall'essere "attendismo", è componente essenziale e basilare della Resistenza al nazifascismo come di ogni lotta di resistenza. La liberazione è il compimento della sopravvivenza, e questa è l'inizio della liberazione. Parisella cita Collotti e Klinkhammer: «Quando la resistenza civile assume forme collettive può avere una forza anche superiore a quella di un gesto armato». Si ricava l'immagine della resistenza nonarmata come un cerchio molto ampio, che comprende mille forme e modi autonomi, entro il quale sta il cerchio minore, per quanto importante, della resistenza armata; immagine che rovescia quella tradizionale tutta e solo armista.

14. Bianca Ballesio, La guerra di Kira, La resistenza civile nel Canavese, prefazione di Ersilia Perona, L'Angolo Manzoni ed., Torino, 1999.

15. Lidia Menapace, Resisté, Il dito e la luna, Milano 2001, pp. 90. L'autrice racconta, in base alla propria esperienza partigiana, che nella Resistenza si poteva fare obiezione di coscienza all'uso delle armi, insomma che la vicenda fu molto più ricca di quanto la tradizione della storiografia italiana (molto politico-militare e poco sociale e popolare) ci abbia trasmesso.

* 16. Anna Maria Bruzzone e Rachele Farina, La Resistenza taciuta. Dodici vite di partigiane piemontesi, Bollati Boringhieri, Torino settembre 2003, pp. 312. Anna Maria Bruzzone è autrice di vari libri sulla Resistenza e la Shoah. Questa edizione di La Resistenza taciuta, dopo la prima del 1976, apprezzatissima e da lungo tempo esaurita, compare in forma nuova e bella, arricchita da una intelligente prefazione di Anna Bravo (coautrice, con Anna Maria Bruzzone di In guerra senza armi; si veda il n. 7 della seconda parte di questa bibliografia). Queste opere d'inchiesta e testimonianza sulla partecipazione delle donne, effettiva ma per lo più disarmata, alla lotta di Resistenza, hanno promosso tra gli storici l'individuazione e il riconoscimento, dapprima gravemente mancato, del fatto e del concetto di resistenza nonarmata e nonviolenta, concetto «di valore euristico» (Claudio Pavone, Il Ponte, n. 1/1995), realtà ben diversa dalla resistenza passiva. Chi lavora per la trasformazione nonviolenta della gestione dei conflitti acuti, e cioè per l'eliminazione del disumano infelice giudizio delle armi nelle contese umane, trova in questi lavori storici, che danno il giusto riconoscimento al contributo delle donne alla civilizzazione umana, motivo di profonda gratitudine e ammirazione per l'insegnamento prezioso che da essi ci viene.

17. Silverio Corvisieri, La villeggiatura di Mussolini. Il confino da Bocchini a Berlusconi, Baldini Castoldi Dalai, 2004. Il titolo allude all'espressione ultrabenevola con cui Berlusconi ha qualificato le condanne degli antifascisti al confino. Il libro racconta, tra l'altro, di un ambulante deportato in quanto autore di una canzone in cui si chiedeva a sant'Antonio la grazia di non fare scoppiare la guerra, di rivolte al confino, tra cui quella contro l'imposizione del saluto romano, e di scioperi della fame. I confinati seppero organizzare una vera e propria resistenza, scrissero manifesti profetici, progettarono riviste, rischiarono e accumularono anni e anni di carcere o di confino aggiuntivo, ma senza piegarsi. In genere i cittadini delle isole e dei duecentosessantadue paesini scelti dal fascismo come luoghi di morte civile vollero loro bene e li protessero.

18. Die verborgene Tugend - La virtù nascosta, Eroi sconosciuti e dittatura in Austria; Catalogo bilingue della Mostra fotografica dell'Associazione Biblioteca Austriaca di Udine, a cura di Francesco Pistolato, Europrint edizioni, Quinto di Treviso 2007, formato 21x30, pp. 158. Con una cinquantina di fotografie ampiamente commentate, il catalogo documenta la Resistenza austriaca all'Anschluss nazista, ancor meno conosciuta di quella tedesca. In Austria l'opposizione fu più difficile perché il nazismo ebbe consensi nella speranza di miglioramenti di vita, perché divisa tra socialisti e conservatori, perché non ebbe un gruppo dirigente. Eppure, quasi 70.000 persone furono arrestate nelle prime settimane, deportate alcune prima a Dachau poi a Mauthausen, il primo lager in Austria. La Resistenza ebbe molte forme popolari, morali e religiose, testimoniali, e nonviolente: basti ricordare Franz Jägerstätter (v. sopra, al n. 9).

19. Oltre quel muro. La Resistenza nel lager di Bolzano. - Dario Venegoni e Leonardo Visco Gilardi, figli di deportati nel lager nazista di Bolzano tra il 1944 e il 1945, hanno realizzato per conto della Fondazione Memoria della Deportazione di Milano una mostra documentaria in 26 pannelli dal titolo "Oltre quel muro. La Resistenza nel lager di Bolzano". Nella mostra sono presentati per la prima volta diverse decine di immagini e circa un centinaio di documenti inediti che testimoniano dell'intensissima attività di resistenza di un comitato unitario interno al campo, in stretto collegamento con una struttura clandestina esterna e con il CLN Alta Italia di Milano. I due autori della mostra illustrano in questo video, realizzato da Vera Paggi, la struttura dell'organizzazione di Resistenza, con i principali protagonisti di questa eccezionale pagina di storia italiana. (notizia del 4 marzo 2009). Per prenotare la mostra occorre prendere contatto con la Fondazione Memoria della Deportazione di Milano: 02 87383240 ; fondazionememoria at fastwebnet.it ; sito: http://www.deportati.it ; http://www.anpi.it

20. Giorgio Vecchio, La Resistenza delle donne, 1943-1945, Cooperativa In Dialogo, Milano 2010.

Giorgio Vecchio, Le suore e la Resistenza, Cooperativa In Dialogo, Milano 2010.

21. Anna Bravo, La conta dei salvati. Dalla Grande Guerra al Tibet. Storie di sangue risparmiato, Laterza 2013. Il sottotitolo è il vero più giusto titolo. Il libro raccoglie documentati fatti di pace-dentro-le-guerre, di arte del "vivere e lasciar vivere" in mezzo alla fiera dell'uccidere: «Tra uccidere e morire c'è una terza via: vivere» (Christa Wolf). Dopo un'introduzione "Violenza, nonviolenza, storia",  i capitoli sono dedicati alle guerre evitate (anche da diplomazie e governi) tra 800 e 900, poi alle molte tregue spontanee e alle fraternizzazioni fra "nemici" da trincea a trincea nella guerra 1914-18; un capitolo su Gandhi; due capitoli su "Senza armi contro Hitler" in Italia e in Danimarca; un capitolo sul Kosovo e uno sul Tibet. «Le guerre scoppiano quando si smette di cercare la pace», chiarisce Anna Bravo. «E' un'idea malsana che quando c'è guerra c'è storia, e non quando c'è pace. Il sangue risparmiato fa storia come il sangue versato». La nonviolenza non è onnipotente, ma è potente. C'è, anche dentro le guerre, una nonviolenza senza nome e senza teoria, senza saper nulla di Gandhi, che è l'istinto umano profondo del non uccidere, del non distruggere, perché solo a questa condizione si vive da umani. Come quel fante tedesco traumatizzato che urla: «Vedete il nemico laggiù? Ha un padre e una madre. Ha una moglie. Io non lo uccido». Il sistema internazionale può essere pacifico, la guerra non è mai inevitabile. Scoppia a causa dell'industria degli armamenti, e dell'idea fallace che le armi difendano.

22. Ercole Ongaro, Resistenza nonviolenta 1943-45, I libri di Emil, Bologna 2013. L'Autore è direttore dell'Istituto per la storia della Resistenza e dell'età contemporanea, di Lodi (Ilsreco). Nei diversi capitoli del volume, egli esamina quale memoria della Resistenza abbiamo oggi, l'aiuto ai soldati in fuga dopo l'8 settembre 1943, l'aiuto agli ex-prigionieri alleati, l'aiuto agli ebrei, le lotte nelle fabbriche, nelle campagne, nella scuola, la Resistenza degli internati militari, i deportati razziali e politici, i renitenti alla leva, la Resistenza delle donne, la stampa clandestina, i Comitati di Liberazione Nazionale, e nell'ultimo capitolo si chiede: quale senso per la Resistenza armata? Per ognuno di questi aspetti Ongaro porta dati, documenti, testimonianze generali, regionali e locali (Modenese e Reggiano, Valtellina, Comasco, Bresciano, Milanese, Roma, Torino, Genova, Milano, Toscana, Bolzano). Avendo Ongaro conosciuto e considerata la letteratura italiana sulla Resistenza nonarmata e nonviolenta, questo suo libro risulta il lavoro più recente e riassuntivo e integrativo riguardo a questo aspetto della Resistenza italiana, scoperto e valorizzato anzitutto da storiche attente al contributo delle donne alla Resistenza, tardivamente in confronto all'aspetto armato di quella lotta.

(parte seconda - fine)

 

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VOCI E VOLTI DELLA NONVIOLENZA

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Numero 653 del 20 gennaio 2015

 

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