[Nonviolenza] Voci e volti della nonviolenza. 574



 

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VOCI E VOLTI DELLA NONVIOLENZA

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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XV)

Numero 574 del 24 aprile 2014

 

In questo numero:

1. Peppe Sini: Dinanzi alla lapide del martire antifascista Mariano Buratti

2. Arena di pace e disarmo il 25 aprile a Verona

3. L'appello che promuove l'iniziativa "Arena di pace e disarmo"

 

1. EDITORIALE. PEPPE SINI: DINANZI ALLA LAPIDE DEL MARTIRE ANTIFASCISTA MARIANO BURATTI

 

La lapide che ricorda Mariano Buratti all'ingresso del liceo viterbese a lui intitolato e' seminascosta da due tavole da cantiere, prigioniera dietro una cancellata chiusa da una catena e un lucchetto; per "lavori in corso" da molti mesi quell'ingresso e' chiuso e la pavimentazione tra il colonnato e il muro ove e' la pietra che reca memoria del martire antifascista e' coperta dalla polvere, dagli escrementi di uccelli e da altra sporcizia.

Domani e' il 25 aprile e tradizionalmente si depone una corona dinanzi alla lapide. Spero che in fretta e furia una qualche istituzione oggi provveda a pulire e rendere accessibile l'area e a restituire pienamente visibile la lapide.

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Questa mattina, 24 aprile, mi sono recato a meditare dinanzi a quella lapide.

Lo faccio quando posso, memore della mia lontana gioventu' quando la lapide di Mariano Buratti leggevo ogni mattina prima di entrare al liceo allora in piazza Dante, ed ogni mattina mi dicevo che occorreva essere degni di quella memoria, fedeli a quel martire. E fedele a quella memoria, a quel martire, erano certo i maestri di vita che in quella scuola incontravi: tra i quali per me "primi e principi" (per riprendere una formulazione leopardiana) Raimondo Pesaresi ed Alessandro Balicchi. Sono passati molti anni, la mia lunga barba e' bianca, il mio passo si e' fatto lento, confido di non aver tradito quei valori, quella memoria, quell'insegnamento, quel dovere morale e civile.

E meditando dinanzi a quella lapide, semioccultata dai tavolacci, tenuta a distanza dalle sbarre e dalla catena e dal lucchetto, in un luogo sporco e abbandonato, mi e' parso sia di cogliere un segno di questo amaro tempo, sia di sentire nitido e forte un appello, quel medesimo appello: a resistere contro l'inumano, a lottare per la liberazione dell'umanita', a difendere la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani.

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La Resistenza fu infatti innanzitutto rivolta morale di persone che vollero restare umane di fronte all'inumano.

Fu rivolta contro la guerra assassina.

Fu rivolta contro la dittatura che intrinsecamente era gia' guerra e persecuzione e omicidio, e che la guerra mondiale e i suoi cinquanta milioni di uccisi preparava, incubava, recava in grembo come la nube porta la tempesta.

E' una menzogna la museificazione della memoria della Resistenza: la Resistenza non finisce finche' una sola persona e' ancora oppressa.

E' una menzogna la ritualizzazione della memoria della Resistenza: chi la officia come una liturgia la pensa morta e sepolta, ed invece essa e' viva nella lotta contro ogni menzogna, contro ogni violenza, contro ogni barbarie.

E' una menzogna la burocratizzazione della memoria della Resistenza: la burocrazia e' sovente la prima complice del totalitarismo, e' sovente - insieme all'esercito, macchina assassina - l'organizzazione della banalita' del male e lo strumento principe del male radicale.

E' una menzogna la militarizzazione della memoria della Resistenza: la Resistenza fu innanzitutto un grande moto nonviolento di opposizione alla guerra e alle stragi, alle uccisioni ed alle persecuzioni, alle gerarchie e all'ubbidienza cieca e vile; il militarismo e' precisamente l'opposto della Resistenza.

La Resistenza nel nostro paese e' stata l'autentico contributo italiano, del popolo italiano, alla liberazione dell'umanita' dal fascismo, quell'immondo crimine che proprio in Italia era nato e dall'Italia aveva contagiato l'Europa  e il mondo con gli esiti piu' atroci.

Frutto maggiore della Resistenza e' la Costituzione repubblicana, la fedelta' ad essa e' fedelta' alla Resistenza e sua prosecuzione, eredita' e adempimento della Liberazione.

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Oggi fedelta' alla Resistenza, alla Liberazione, alla Costituzione, e' continuarne l'impegno e il programma, difendendo la democrazia e i diritti umani, opponendosi alla guerra, alle dittature, al razzismo, alla schiavitu', ad ogni forma di sfruttamento e di oppressione, di devastazione e distruzione.

In primo luogo quindi fedelta' alla Resistenza, alla Liberazione, alla Costituzione qui ed ora significa impegnarsi per la cessazione della partecipazione militare italiana alla guerra afgana ed a tutte le altre cosiddette "missioni internazionali" che gia' troppe morti hanno provocato.

In primo luogo quindi fedelta' alla Resistenza, alla Liberazione, alla Costituzione qui ed ora significa impegnarsi per il disarmo, poiche' le armi sempre e solo servono a uccidere: occorre cessare di produrre, commerciare ed usare le armi; occorre far cessare ogni addestramento all'uso delle armi ed ogni assuefazione all'uccidere; occorre abolire gli eserciti; occorre riconvertire l'industria bellica a produzioni civili: meno armi, piu' vite umane salvate.

In primo luogo quindi fedelta' alla Resistenza, alla Liberazione, alla Costituzione qui ed ora significa impegnarsi per l'abrogazione di tutte le infami misure razziste imposte nel nostro paese da governi golpisti: occorre abolire i campi di concentramento, occorre abolire le deportazioni, occorre abolire la schiavitu', occorre accogliere tutti gli esseri umani in fuga dalla guerra e dalla fame, occorre riconoscere e difendere i diritti di tutti gli esseri umani: vi e' una sola umanita'.

In primo luogo quindi fedelta' alla Resistenza, alla Liberazione, alla Costituzione qui ed ora significa impegnarsi per difendere la biosfera, casa comune dell'umanita' intera.

In primo luogo quindi fedelta' alla Resistenza, alla Liberazione, alla Costituzione qui ed ora significa impegnarsi affinche' la nonviolenza divenga il criterio, il programma e il metodo della civile convivenza, delle istituzioni democratiche, della politica necessaria.

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Per tutto cio' ricordare la Resistenza e la Liberazione, onorare e difendere la Costituzione della Repubblica Italiana, richiede la scelta del disarmo e della nonviolenza, come giustamente evidenzia l'iniziativa nonviolenta nazionale "Arena di pace e disarmo" che si svolgera' questo 25 aprile a Verona col motto: "La Resistenza oggi si chiama nonviolenza. La Liberazione oggi si chiama disarmo".

Ripetiamolo una volta ancora: il disarmo e la nonviolenza sono le scelte oggi necessarie per salvare l'umanita' dalla catastrofe.

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Questi pensieri questa mattina ho meditato dinanzi alla lapide del martire antifascista Mariano Buratti. Con questi pensieri ho voluto rendergli omaggio. Con questi pensieri rivolgo a chi legge queste parole l'invito a proseguirne la lotta: "La Resistenza oggi si chiama nonviolenza. La Liberazione oggi si chiama disarmo".

 

2. RIFERIMENTI. ARENA DI PACE E DISARMO IL 25 APRILE A VERONA

 

Si svolgera' a Verona il 25 aprile l'iniziativa "Arena di pace e disarmo".

Per informazioni, adesioni e contatti: e-mail: segreteria at arenapacedisarmo.org, sito: http://arenapacedisarmo.org

 

3. APPELLI. L'APPELLO CHE PROMUOVE L'INIZIATIVA "ARENA DI PACE E DISARMO"

 

La guerra e' il suicidio dell'umanita' (Papa Francesco)

Solo la nonviolenza ci salvera' (Mahatma Gandhi)

 

25 aprile 2014, all'Arena di Verona, una giornata di resistenza e liberazione

La resistenza oggi si chiama nonviolenza

La liberazione oggi si chiama disarmo

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Premessa

L'Italia ripudia la guerra, ma noi continuiamo ad armarci.

Crescono le spese militari, si costruiscono nuovi strumenti bellici.

Il nostro Paese, in piena crisi economica e sociale, cade a picco in tutti gli indicatori europei e internazionali di benessere e di civilta', ma continua ad essere tra le prime dieci potenze militari del pianeta, nella corsa agli armamenti piu' dispendiosa della storia.

Ne sono un esempio i nuovi 90 cacciabombardieri F35, il cui costo di acquisto si attesta sui 14 miliardi di euro, mentre l'intero progetto Joint Strike Fighter superera' i 50 miliardi di euro; il nostro paese, inoltre, "ospita" 70 bombe atomiche statunitensi B-61 (20 nella base di Ghedi a Brescia e 50 nella base di Aviano a Pordenone) che si stanno ammodernando, al costo di 10 miliardi di dollari, in testate nucleari adatte al trasporto sugli F-35.

Gli armamenti sono distruttivi quando vengono utilizzati e anche quando sono prodotti, venduti, comprati e accumulati, perche' sottraggono enormi risorse al futuro dell'umanita', alla realizzazione dei diritti sociali e civili, garanzia di vera sicurezza per tutti.

Gli armamenti non sono una difesa da cio' che mette a rischio le basi della nostra sopravvivenza e non saranno mai una garanzia per i diritti essenziali della nostra vita - il diritto al lavoro, alla casa e all'istruzione, le protezioni sociali e sanitarie, l'ambiente, l'aria, l'acqua, la legalita' e la partecipazione, la convivenza civile e la pace; e inoltre generano fame, impoverimento, miseria, insicurezza perche' sempre alla ricerca di nuovi teatri e pretesti di guerra; impediscono la realizzazione di forme civili e nonviolente di prevenzione e gestione dei conflitti che salverebbero vite umane e risorse economiche.

Per immaginare e costruire gia' oggi un futuro migliore e' indispensabile, urgente, una politica di disarmo, partendo da uno stile di vita disarmante.

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Proposta

Per questo proponiamo la convocazione di una iniziativa nonviolenta nazionale: un grande raduno, di tutte le persone, le associazioni, i movimenti della pace, della solidarieta', del volontariato, dell'impegno civile, che faccia appello non solo ai politici ma innanzitutto a noi stessi, chiedendo a chi vi partecipera' di assumersi la responsabilita' di essere parte del cambiamento che vogliamo vedere nel mondo.

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Obiettivo

Scrollarsi dalle spalle illusioni e paure, rimettersi in piedi con il coraggio della responsabilita' e della partecipazione per disarmarci e disarmare l'economia, la politica, l'esercito.

 

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VOCI E VOLTI DELLA NONVIOLENZA

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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XV)

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Numero 574 del 24 aprile 2014

 

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