[Nonviolenza] Telegrammi. 1443



 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 1443 del primo novembre 2013

Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace e i diritti umani di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it , centropacevt at gmail.com

 

Sommario di questo numero:

1. Aung San Suu Kyi: Discorso tenuto nella sala del Consiglio comunale di Bologna il 30 ottobre 2013

2. Severino Vardacampi: Le vittime

3. Un appello al parlamento italiano: faccia cessare le stragi nel Mediterraneo

4. Movimento Nonviolento, Peacelink e Centro di ricerca per la pace e i diritti umani di Viterbo: Un appello per il 4 novembre: "Ogni vittima ha il volto di Abele"

5. Un incontro di studio su Rosa Luxemburg, Simone Weil e Hannah Arendt

6. La "Carta" del Movimento Nonviolento

7. Per saperne di piu'

 

1. MAESTRE. AUNG SAN SUU KYI: DISCORSO TENUTO NELLA SALA DEL CONSIGLIO COMUNALE DI BOLOGNA IL 30 OTTOBRE 2013

[Dalla mailing list "Notize sulla Birmania" (burma_news at verizon.net) riprendiamo la trascrizione della traduzione del discorso tenuto da Aung San Suu Kyi in occasione del conferimento della Cittadinanza onoraria da parte della citta' di Bologna il 30 ottobre 2013. "La cerimonia nella Sala del Consiglio comunale e' stata preceduta da un incontro in Sala Rossa, dove la leader birmana ha firmato il Libro d'Onore del Comune di Bologna, e lasciato la dedica: 'E' una gioia e un onore essere nella vostra citta', essere una di voi'. Il Sindaco ha poi consegnato ad Aung San Suu Kyi una Turrita d'Oro, ed una spilla che raffigura la Testa dell'Atena di Lemnia, dalla copia marmorea eseguita nella prima meta' augustea, riproduzione della statua di Fidia, conservata nel Museo Civico Archeologico di Bologna. Tantissimi poi gli applausi che, nella sala del consiglio, hanno accolto la cerimonia di conferimento della cittadinanza onoraria alla leader democratica".

Aung San Suu Kyi, nata a Yangon il 19 giugno 1945, figlia di Aung San (il leader indipendentista birmano assassinato a 32 anni), e' la leader nonviolenta del movimento democratico in Myanmar (Birmania) ed ha subito una durissima persecuzione da parte della dittatura militare; nel 1991 le e' stato conferito il premio Nobel per la pace; e' stata liberata nel 2010 dopo una lunghissima detenzione ed e' attualmente parlamentare. Opere di Aung San Suu Kyi: Libera dalla paura, Sperling & Kupfer, Milano 1996, 2005; Lettere dalla mia Birmania, Sperling & Kupfer, Milano 2007; La mia Birmania, Corbaccio, Milano 2008, Tea, Milano 2010. Cfr. anche i testi ne "La nonviolenza e' in cammino", nn. 968 e 1228; nelle "Notizie minime della nonviolenza in cammino" nn. 38, 115, 261, 400; in "Coi piedi per terra", n. 417; nei "Telegrammi della nonviolenza in cammino" n. 515 e 529; in "Nonviolenza. Femminile plurale", nn. 17, 114 (monografico); in "Voci e volti della nonviolenza", n. 78 (monografico)]

 

Signora presidente, signor sindaco, consiglieri, ospiti, signore e signori,

sono davvero lieta di essere qui oggi per ricevere la Cittadinanza onoraria di Bologna.

La Presidente nel suo intervento ha detto di avere letto una mia citazione in cui esprimevo parole di amore verso l'Italia, dicevo di essere platonicamente innamorata dell'Italia. Non so se questo amore e' davvero platonico, comunque e' tangibile e credo che oggi la vostra testimonianza ne sia una maggiore conferma. Quindi grazie davvero per questa calorosa accoglienza. Grazie anche al professor Sofri, quando ha detto nel suo discorso che io non sono mai stata sola. Queste stesse parole me le ha dette anche il Dalai Lama, che in un incontro mi disse che io non ero mai stata sola e non lo saro' mai, perche' la mia lotta per la pace e per la liberta' e' una lotta condivisa da moltissime persone in tutto il mondo. E questo senso di condivisione, di aspirazione agli stessi valori e' quello che mi ha dato la forza di andare avanti, e che ha fatto si' che io non mi sia mai sentita sola perche' sapevo che ovunque, non solo nel mio Paese, ma anche in tantissimi altri Paesi del mondo, io ero un membro di una grandissima famiglia. Capite bene, essere un membro di una famiglia e' qualcosa di molto piu' importante che essere una persona riconosciuta come importante. Essere un membro di una famiglia e considerato come tale e' di gran lunga migliore. Non importa essere temuti come dittatori o ammirati come qualcuno che ha raggiunto un grande successo. Quello che conta di piu' e' essere accettati per quello che si e' all'interno di una famiglia, condividendo le stesse aspirazioni, gli stessi valori, un percorso verso la pace e la liberta'.

Quindi per questo io non mi sono mai sentita sola. E quando le persone mi hanno espresso, sempre, piu' volte, la loro solidarieta' rispetto alla mia sofferenza, io ho sempre accolto queste parole con grande umilta', anche perche' in realta' non credo di avere fatto molto per queste parole, io ho semplicemente portato avanti questa mia battaglia. Io stessa sono cresciuta come figlia di un padre, che mi ha insegnato tanto, un padre che per me stessa e' stato gia' un leader. Un padre che e' stato padre della mia patria, una persona che ha sempre avuto grande rispetto e considerazione.

E' lui che ha costruito l'esercito moderno della Birmania. E' sempre stata una figura che ha unito il mio popolo, perche' mio padre ha sempre rappresentato un percorso verso l'indipendenza. Quindi per il popolo della Birmania mio padre e' stato un grande simbolo, anche perche' ha sempre rappresentato una via possibile di unione. Ecco perche' io credo fermamente che la figura di mio padre sia stata fondamentale per me, non solo come leader del mio popolo, ma come leader per me stessa.

Vorrei tornare anche sul tema del mio Paese e della riconciliazione che secondo me e' possibile, e soprattutto e' necessaria. E' una via che e' davvero necessaria, e sono fiduciosa sul fatto che presto il mio Paese sara' unito nei valori che ci renderanno un popolo davvero degno, e soprattutto ci renderanno veri cittadini del mondo. Sono sempre molto cauta quando si parla di politica interna, perche' forse sapete che nei Paesi asiatici la politica interna sembra sempre dominata da famiglie potenti. Io stessa a volte vengo considerata tale essendo considerata come una rappresentate di queste famiglie, appunto per la figura di mio padre. In realta' io mi considero alla stregua e al pari dei miei concittadini, e soprattutto credo fermamente nell'integrita' della politica. Il mondo della politica e' un mondo molto difficile e molto pericoloso. Io ho sempre cercato di pormi come pari dei miei cittadini, senza mai considerarmi al di sopra di essi, ma come una di loro, cercando appunto di portare avanti la mia battaglia per i valori di pace e di liberta'. Condividendo i punti deboli e i punti forti dei miei concittadini, lottando per una politica all'insegna dell'integrita'.

Per me questa e' la cosa piu' importante, poiche' a volte, ripeto, in politica ci si dimentica dei valori spirituali e degli ideali, che vengono dichiarati da alcuni come superati, ma non sono affatto superati, e anzi, credo che il visitare un Pese come il vostro ci conferma ancora una volta che questi valori non sono affatto superati. Anzi, se voi avete sentito nei miei confronti, nei confronti della Birmania, un legame spirituale cosi' forte in questi anni, che mi ha dato sostegno e forza, questa e' una ulteriore conferma del fatto che questi valori non sono superati, travalicano gli oceani, le frontiere, e ci fanno sentire tutti parte della grande famiglia degli esseri umani. Anche perche' guardare con aspirazione alle persone che rappresentano delle qualita' e dei valori in cui crediamo non puo' che renderci migliori, poiche' l'aspirare a quegli stessi valori ci rendera' migliori.

Io stessa ho sempre condiviso le aspirazioni dei miei concittadini, degli uomini e delle donne del mio popolo e per questo appunto mi hanno sempre dato grande forza, persone normali, persone comuni, anche loro hanno lottato, persone pero' completamente sconosciute. Io invece ho sempre goduto di grande riconoscimento, sono stata anche protetta in questo senso, anche sempre per la figura di mio padre, perche' anche i generali hanno sempre molto rispettato mio padre in quanto padre della Birmania e padre dell'esercito birmano moderno. Quindi io ho sempre goduto, diciamo, di questo status particolare, ma tanti hanno lottato nel silenzio, hanno lottato silenziosi, sconosciuti, con grande coraggio, senza nessuna ricompensa, nessun riconoscimento, con l'unico riconoscimento derivante dalla loro coscienza, dall'essere soddisfatti per aver lottato per qualcosa in cui credevano fermamente. Ebbene, io voglio ricordare anche queste persone, perche' io sono stata liberata, ma molti, purtroppo, non lo sono ancora stati nel mio Paese e continuano a lottare.

Quindi noi non siamo affatto al termine di un percorso nel mio Paese, anzi si tratta di un percorso di cui siamo solo all'inizio, e di una strada che non ha fine. Voi lo sapete molto meglio di me anche se da tantissimi anni godete di un regime democratico. Sapete che per mantenere la democrazia bisogna lottare quotidianamente, ogni giorno, per mantenere vivi questi valori. Anche se qualcuno magari potra' dire che forse governare l'Italia in realta' e' piu' difficile che governare la Birmania, ma credetemi, la vera democrazia sta proprio nella capacita' di essere in disaccordo e, anzi, e' proprio la capacita' di riconoscere il disaccordo con qualcuno che rende e da' la misura di quanto un Paese sia democratico, perche' e' proprio nel riconoscimento del disaccordo che si puo' poi trovare la via per la riconciliazione, la riconciliazione insieme in nome di un bene comune e piu' grande per tutti.

Questa e' la mia filosofia e anche il principio che mi ha guidato ed e' per questo che anche quando io ho rivolto degli attacchi e delle critiche ai nemici del governo militare, non l'ho mai fatto citandoli per nome. Quando a volte ci sono state azioni che io ho sentito il dovere di condannare l'ho fatto, ma sempre senza mai citare direttamente il nome dei perpetratori, e questo perche' credo fermamente che ognuno abbia la possibilita' di pentirsi, di ricredersi, quindi nessuno deve essere condannato a priori personalmente. Bene e male convivono in ciascuno di noi e se prevale l'uno o l'altro e' il risultato delle esperienze che facciamo, delle persone che ci stanno intorno, dell'ambiente in cui viviamo.

Noi piu' fortunati in cui prevale il bene e' perche' abbiamo avuto intorno un ambiente che ha favorito questo tipo di evoluzione. Altri hanno avuto altre esperienze. Ebbene io credo che ogni individuo abbia il diritto di ricredersi, di poter cambiare strada, di potersi pentire, e questo proprio perche' e' l'unica via che ci puo' permettere di arrivare ad un mondo all'insegna dell'umanita', un mondo migliore e, ripeto, noi siamo soltanto all'inizio, e ci avete dato molto supporto, voi come molti altri Paesi.

Sostegno e supporto sono fondamentali, ma devono andare di pari passo con la comprensione. In questi anni abbiamo ricevuto grande sostegno, anche a livello emotivo, a livello emozionale, e non voglio sottovalutare questo contributo che e' stato fondamentale, ma questo deve andare di pari passo con la comprensione profonda delle nostre problematiche, delle nostre sfide come popolo. Soltanto cosi' potremo evolvere ed aspirare, quindi, ad una condizione migliore, ed io spero ed auspico per il mio Paese una democrazia che per me risulta dall'equilibrio tra liberta' e sicurezza: e' questo che io mi auguro per il mio popolo, per il mio Paese, perche' bisogna sentirsi liberi, liberi di poter seguire la propria coscienza, ma questa liberta' non e' nulla senza la sicurezza poi di poter appunto seguire di fatto la propria coscienza.

Si parla spesso della liberta' di parola, della liberta' di espressione, ma come ha detto qualcuno di cui ora non ricordo il nome, "non e' tanto importante la liberta' di esprimersi, ma di avere liberta' dopo che ci si e' espressi", perche' sappiamo purtroppo che in Birmania alcune persone sono riuscite a esprimersi liberamente, ma in seguito purtroppo hanno pagato un caro prezzo per averlo fatto.

Quindi non si puo' essere liberi se non si e' sicuri. La liberta' non e' sufficiente da sola, la liberta' deve essere reale, e per esserlo deve essere accompagnata alla sicurezza. E liberta' e sicurezza devono essere garantiti non solo a pochi a scapito di altri, ma a tutti. Non si puo' essere liberi a scapito di qualcun altro, liberta' e sicurezza devono essere per tutti.

In una dittatura, beh, una dittatura e' all'insegna ovviamente della repressione, nessuno si sente sicuro, nemmeno gli stessi dittatori, altrimenti perche' sarebbero cosi' ossessionati dalle misure di sicurezza?

Ebbene, senza liberta', senza sicurezza, non si puo' nemmeno avere soddisfacimento dei bisogni, non ci puo' essere giustizia, e tutti questi valori e questi elementi devono andare di pari passo. Ecco perche', ripeto, io mi auguro che questo equilibrio possa essere raggiunto proprio per poter dare finalmente compimento a questa battaglia per i diritti umani e la democrazia. Ognuno deve poter essere libero di seguire quello che cerca nella propria esistenza, di poter agire, di poter vivere, indipendentemente da quello che raggiungera' o che otterra'. Sappiamo che gli individui, gli esseri umani, poi raggiungono risultati diversi sia dal punto di vista materiale che intellettuale o spirituale ma ciascuno ha il diritto di poter seguire la propria strada. Ecco perche' io ho lottato, ecco perche' in Birmania siamo stati in tanti ad aver lottato in cosi' tanti anni.

Ringrazio ancora tutti gli amici che in questi anni ci hanno sostenuto, mi hanno sostenuto e non hanno mai cessato di sorprendermi. A volte ho saputo di avere avuto sostegno e supporto da persone di Paesi di cui mai avrei immaginato una tale forza di solidarieta', persone da tutti i Paesi, africani, mediorientali, dalla Cina, dalla Russia, Paesi appunto da cui non mi sarei mai aspettata un sostegno tale. Ebbene a volte, incontrando persone di questi Paesi, mi hanno ringraziata, loro hanno ringraziato me, e io sono sempre rimasta stupita e ho ascoltato le loro parole e testimonianze con grande umilta' perche' io in realta' non penso di avere fatto niente per loro e se loro evidentemente hanno riconosciuto in me la lotta per dei valori che condividono, valori di liberta', e quindi questo riconferma ancora una volta che siamo uniti da valori profondi, culturali, che vanno al di la' dei confini delle nazioni, quindi siamo tutti parte di una grande famiglia umana, siamo tutti cittadini di una stessa grande citta' e sono davvero lieta che oggi, con questa cittadinanza onoraria, voi abbiate riconfermato tutto questo e che quindi abbiate ritrovato questa "cittadina", anzi, questo membro della famiglia che non vedevate da tempo.

Grazie.

 

2. EDITORIALE. SEVERINO VARDACAMPI: LE VITTIME

 

Le vittime delle stragi nel Mediterraneo.

Le vittime della schiavitu' e dell'apartheid.

Le vittime delle misure hitleriane imposte dai governi razzisti dell'Unione Europea e dell'Italia.

*

E le vittime delle guerre in corso.

Le vittime della produzione e del commercio di armi.

Le vittime degli eserciti e delle milizie.

Le vittime delle dittature e delle mafie tutte.

*

Le vittime che non riesco a togliermi dalla mente.

Le vittime che basterebbe un nonnulla a salvarle.

Basterebbe prender sul serio la Carta dell'Onu, la Costituzione italiana che ripudia la guerra.

Basterebbe proibire le armi: la loro produzione, il loro commercio, il loro possesso, il loro uso.

Basterebbe riconoscere a tutti gli esseri umani il diritto di spostarsi legalmente e liberamente su tutto il pianeta.

*

Questo vogliamo dire questo quattro novembre.

Ogni essere umano ha diritto alla vita, ha diritto alla dignita', ha diritto alla solidarieta' degli altri esseri umani.

Vi e' una sola umanita'.

Ogni vittima ha il volto di Abele.

 

3. INIZIATIVE. UN APPELLO AL PARLAMENTO ITALIANO: FACCIA CESSARE LE STRAGI NEL MEDITERRANEO

[Riproponiamo ancora una volta il seguente appello]

 

Rivolgiamo un appello al parlamento italiano: faccia cessare le stragi nel Mediterraneo legiferando il diritto per tutti gli esseri umani ad entrare in Italia - ed attraverso l'Italia in Europa - in modo legale e sicuro.

Ogni essere umano ha diritto alla vita. Ogni essere umano ha diritto alla libera circolazione sull'unico pianeta casa comune dell'umanita' intera. Vi e' una sola umanita' e tutti gli esseri umani ne fanno parte.

 

4. INIZIATIVE. MOVIMENTO NONVIOLENTO, PEACELINK E CENTRO DI RICERCA PER LA PACE E I DIRITTI UMANI DI VITERBO: UN APPELLO PER IL 4 NOVEMBRE: "OGNI VITTIMA HA IL VOLTO DI ABELE"

[Riproponiamo l'appello promosso gia' negli scorsi anni da Movimento Nonviolento, Peacelink e Centro di ricerca per la pace e i diritti umani di Viterbo per il 4 novembre: "Ogni vittima ha il volto di Abele"]

 

Intendiamo proporre per il 4 novembre l'iniziativa nonviolenta "Ogni vittima ha il volto di Abele".

Proponiamo che il 4 novembre si realizzino in tutte le citta' d'Italia commemorazioni nonviolente delle vittime di tutte le guerre, commemorazioni che siano anche solenne impegno contro tutte le guerre e le violenze.

Affinche' il 4 novembre, anniversario della fine dell'"inutile strage" della prima guerra mondiale, cessi di essere il giorno in cui i poteri assassini irridono gli assassinati, e diventi invece il giorno in cui nel ricordo degli esseri umani defunti vittime delle guerre gli esseri umani viventi esprimono, rinnovano, inverano l'impegno affinche' non ci siano mai piu' guerre, mai piu' uccisioni, mai piu' persecuzioni.

Queste iniziative di commemorazione e di impegno morale e civile devono essere rigorosamente nonviolente. Non devono dar adito ad equivoci o confusioni di sorta; non devono essere in alcun modo ambigue o subalterne; non devono prestare il fianco a fraintendimenti o mistificazioni. Queste iniziative di addolorato omaggio alle vittime della guerra e di azione concreta per promuovere la pace e difendere le vite, devono essere rigorosamente nonviolente.

Occorre quindi che si svolgano in orari distanti e assolutamente distinti dalle ipocrite celebrazioni dei poteri armati, quei poteri che quelle vittime fecero morire.

Ed occorre che si svolgano nel modo piu' austero, severo, solenne: depositando omaggi floreali dinanzi alle lapidi ed ai sacelli delle vittime delle guerre, ed osservando in quel frangente un rigoroso silenzio.

Ovviamente prima e dopo e' possibile ed opportuno effettuare letture e proporre meditazioni adeguate, argomentando ampiamente e rigorosamente perche' le persone amiche della nonviolenza rendono omaggio alle vittime della guerra e perche' convocano ogni persona di retto sentire e di volonta' buona all'impegno contro tutte le guerre, e come questo impegno morale e civile possa concretamente limpidamente darsi. Dimostrando che solo opponendosi a tutte le guerre si onora la memoria delle persone che dalle guerre sono state uccise. Affermando il diritto e il dovere di ogni essere umano e la cogente obbligazione di ogni ordinamento giuridico democratico di adoperarsi per salvare le vite, rispettare la dignita' e difendere i diritti di tutti gli esseri umani.

A tutte le persone amiche della nonviolenza chiediamo di diffondere questa proposta e contribuire a questa iniziativa.

Contro tutte le guerre, contro tutte le uccisioni, contro tutte le persecuzioni.

Per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani.

Ogni vittima ha il volto di Abele.

Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.

Movimento Nonviolento, per contatti: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803, fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org

Peacelink, per contatti: e-mail: info at peacelink.it, sito: www.peacelink.it

Centro di ricerca per la pace e i diritti umani di Viterbo, per contatti: e-mail: nbawac at tin.it e centropacevt at gmail.com, web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

5. INCONTRI. UN INCONTRO DI STUDIO SU ROSA LUXEMBURG, SIMONE WEIL E HANNAH ARENDT

 

Si e' svolto nel pomeriggio di giovedi' 31 ottobre 2013 a Viterbo presso il "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" un incontro di studio sul tema: "Rosa Luxemburg, Simone Weil e Hannah Arendt: l'umanita' contro la violenza assassina".

Nel corso dell'incontro sono stati letti e commentati alcuni passi dalle opere delle tre grandi pensatrici e militanti per i diritti umani di tutti gli esseri umani.

*

Rosa Luxemburg, 1871-1919, e' una delle piu' limpide figure del movimento dei lavoratori e dell'impegno contro la guerra e contro l'autoritarismo. Assassinata, il suo cadavere fu gettato in un canale e ripescato solo mesi dopo; ci sono due epitaffi per lei scritti da Bertolt Brecht, che suonano cosi': Epitaffio (1919): "Ora e' sparita anche la Rosa rossa, / non si sa dov'e' sepolta. / Siccome ai poveri ha detto la verita' / i ricchi l'hanno spedita nell'aldila'"; Epitaffio per Rosa Luxemburg (1948): "Qui giace sepolta / Rosa Luxemburg / Un'ebrea polacca / Che combatte' in difesa dei lavoratori tedeschi, / Uccisa / Dagli oppressori tedeschi. Oppressi, / Seppellite la vostra discordia". Opere di Rosa Luxemburg: segnaliamo almeno due fondamentali raccolte di scritti in italiano: Scritti scelti, Einaudi, Torino 1975, 1976; Scritti politici, Editori Riuniti, Roma 1967, 1976 (con una ampia, fondamentale introduzione di Lelio Basso). Opere su Rosa Luxemburg: Lelio Basso (a cura di), Per conoscere Rosa Luxemburg, Mondadori, Milano 1977; Paul Froelich, Rosa Luxemburg, Rizzoli, Milano 1987; P. J. Nettl, Rosa Luxemburg, Il Saggiatore 1970; Daniel Guerin, Rosa Luxemburg e la spontaneita' rivoluzionaria, Mursia, Milano 1974; AA. VV., Rosa Luxemburg e lo sviluppo del pensiero marxista, Mazzotta, Milano 1977.

*

Simone Weil, nata a Parigi nel 1909, allieva di Alain, fu professoressa, militante sindacale e politica della sinistra classista e libertaria, operaia di fabbrica, miliziana nella guerra di Spagna contro i fascisti, lavoratrice agricola, poi esule in America, infine a Londra impegnata a lavorare per la Resistenza. Minata da una vita di generosita', abnegazione, sofferenze, muore in Inghilterra nel 1943. Una descrizione meramente esterna come quella che precede non rende pero' conto della vita interiore della Weil (ed in particolare della svolta, o intensificazione, o meglio ancora: radicalizzazione ulteriore, seguita alle prime esperienze mistiche del 1938). Ha scritto di lei Susan Sontag: "Nessuno che ami la vita vorrebbe imitare la sua dedizione al martirio, o se l'augurerebbe per i propri figli o per qualunque altra persona cara. Tuttavia se amiamo la serieta' come vita, Simone Weil ci commuove, ci da' nutrimento". Opere di Simone Weil: tutti i volumi di Simone Weil in realta' consistono di raccolte di scritti pubblicate postume, in vita Simone Weil aveva pubblicato poco e su periodici (e sotto pseudonimo nella fase finale della sua permanenza in Francia stante la persecuzione antiebraica). Tra le raccolte piu' importanti in edizione italiana segnaliamo: L'ombra e la grazia (Comunita', poi Rusconi), La condizione operaia (Comunita', poi Mondadori), La prima radice (Comunita', SE, Leonardo), Attesa di Dio (Rusconi), La Grecia e le intuizioni precristiane (Rusconi), Riflessioni sulle cause della liberta' e dell'oppressione sociale (Adelphi), Sulla Germania totalitaria (Adelphi), Lettera a un religioso (Adelphi); Sulla guerra (Pratiche). Sono fondamentali i quattro volumi dei Quaderni, nell'edizione Adelphi curata da Giancarlo Gaeta. Opere su Simone Weil: fondamentale e' la grande biografia di Simone Petrement, La vita di Simone Weil, Adelphi, Milano 1994. Tra gli studi cfr. AA. VV., Simone Weil, la passione della verita', Morcelliana, Brescia 1985; Gabriella Fiori, Simone Weil. Biografia di un pensiero, Garzanti, Milano 1981, 1990; Eadem, Simone Weil. Una donna assoluta, La Tartaruga edizioni, Milano 1991, 2009; Giancarlo Gaeta, Simone Weil, Edizioni cultura della pace, S. Domenico di Fiesole 1992; Jean-Marie Muller, Simone Weil. L'esigenza della nonviolenza, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1994; Angela Putino, Simone Weil e la Passione di Dio, Edb, Bologna 1997; Eadem, Simone Weil. Un'intima estraneita', Citta' Aperta, Troina (Enna) 2006; Maurizio Zani, Invito al pensiero di Simone Weil, Mursia, Milano 1994.

*

Hannah Arendt e' nata ad Hannover da famiglia ebraica nel 1906, fu allieva di Husserl, Heidegger e Jaspers; l'ascesa del nazismo la costringe all'esilio, dapprima e' profuga in Francia, poi esule in America; e' tra le massime pensatrici politiche del Novecento; docente, scrittrice, intervenne ripetutamente sulle questioni di attualita' da un punto di vista rigorosamente libertario e in difesa dei diritti umani; mori' a New York nel 1975. Opere di Hannah Arendt: tra i suoi lavori fondamentali (quasi tutti tradotti in italiano e spesso ristampati, per cui qui di seguito non diamo l'anno di pubblicazione dell'edizione italiana, ma solo l'anno dell'edizione originale) ci sono Le origini del totalitarismo (prima edizione 1951), Comunita', Milano; Vita Activa (1958), Bompiani, Milano; Rahel Varnhagen (1959), Il Saggiatore, Milano; Tra passato e futuro (1961), Garzanti, Milano; La banalita' del male. Eichmann a Gerusalemme (1963), Feltrinelli, Milano; Sulla rivoluzione (1963), Comunita', Milano; postumo e incompiuto e' apparso La vita della mente (1978), Il Mulino, Bologna. Una raccolta di brevi saggi di intervento politico e' Politica e menzogna, Sugarco, Milano, 1985. Molto interessanti i carteggi con Karl Jaspers (Carteggio 1926-1969. Filosofia e politica, Feltrinelli, Milano 1989) e con Mary McCarthy (Tra amiche. La corrispondenza di Hannah Arendt e Mary McCarthy 1949-1975, Sellerio, Palermo 1999). Una recente raccolta di scritti vari e' Archivio Arendt. 1. 1930-1948, Feltrinelli, Milano 2001; Archivio Arendt 2. 1950-1954, Feltrinelli, Milano 2003; cfr. anche la raccolta Responsabilita' e giudizio, Einaudi, Torino 2004; la recente Antologia, Feltrinelli, Milano 2006; i recentemente pubblicati Quaderni e diari, Neri Pozza, 2007. Opere su Hannah Arendt: fondamentale e' la biografia di Elisabeth Young-Bruehl, Hannah Arendt, Bollati Boringhieri, Torino 1994; tra gli studi critici: Laura Boella, Hannah Arendt, Feltrinelli, Milano 1995; Roberto Esposito, L'origine della politica: Hannah Arendt o Simone Weil?, Donzelli, Roma 1996; Paolo Flores d'Arcais, Hannah Arendt, Donzelli, Roma 1995; Simona Forti, Vita della mente e tempo della polis, Franco Angeli, Milano 1996; Simona Forti (a cura di), Hannah Arendt, Milano 1999; Augusto Illuminati, Esercizi politici: quattro sguardi su Hannah Arendt, Manifestolibri, Roma 1994; Friedrich G. Friedmann, Hannah Arendt, Giuntina, Firenze 2001; Julia Kristeva, Hannah Arendt, Donzelli, Roma 2005; Alois Prinz, Io, Hannah Arendt, Donzelli, Roma 1999, 2009. Per chi legge il tedesco due piacevoli monografie divulgative-introduttive (con ricco apparato iconografico) sono: Wolfgang Heuer, Hannah Arendt, Rowohlt, Reinbek bei Hamburg 1987, 1999; Ingeborg Gleichauf, Hannah Arendt, Dtv, Muenchen 2000.

*

Le persone partecipanti all'incontro hanno espresso adesione alle iniziative in corso contro il femminicidio, contro il razzismo, contro la guerra, per il disarmo.

In particolare e' stato espresso persuaso sostegno all'appello al parlamento italiano affinche' "faccia cessare le stragi nel Mediterraneo legiferando il diritto per tutti gli esseri umani ad entrare in Italia - ed attraverso l'Italia in Europa - in modo legale e sicuro", ed all'appello "Ogni vittima ha il volto di Abele" promosso dal Movimento Nonviolento, da Peacelink e dal Centro di ricerca per la pace e i diritti umani di Viterbo, "affinche' il 4 novembre si realizzino in tutte le citta' d'Italia commemorazioni nonviolente delle vittime di tutte le guerre, commemorazioni che siano anche solenne impegno contro tutte le guerre e le violenze; affinche' il 4 novembre, anniversario della fine dell'"inutile strage" della prima guerra mondiale, cessi di essere il giorno in cui i poteri assassini irridono gli assassinati, e diventi invece il giorno in cui nel ricordo degli esseri umani defunti vittime delle guerre gli esseri umani viventi esprimono, rinnovano, inverano l'impegno affinche' non ci siano mai piu' guerre, mai piu' uccisioni, mai piu' persecuzioni".

Nel ricordo e nella fedelta' all'insegnamento di Rosa Luxemburg, di Simone Weil, di Hannah Arendt prosegue la lotta contro la violenza, contro la guerra e contro tutte le violazioni dei diritti umani.

Nel ricordo e nella fedelta' all'insegnamento di Rosa Luxemburg, di Simone Weil, di Hannah Arendt la nonviolenza e' in cammino.

 

6. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

 

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.

Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:

1. l'opposizione integrale alla guerra;

2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;

3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;

4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.

Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.

Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

 

7. PER SAPERNE DI PIU'

 

Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it

Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 1443 del primo novembre 2013

Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace e i diritti umani di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it , centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su:

nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe

 

Per non riceverlo piu':

nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe

 

In alternativa e' possibile andare sulla pagina web

http://web.peacelink.it/mailing_admin.html

quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione).

 

L'informativa ai sensi del Decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196 ("Codice in materia di protezione dei dati personali") relativa alla mailing list che diffonde questo notiziario e' disponibile nella rete telematica alla pagina web:

http://italy.peacelink.org/peacelink/indices/index_2074.html

 

Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

Gli unici indirizzi di posta elettronica utilizzabili per contattare la redazione sono: nbawac at tin.it , centropacevt at gmail.com