Archivi. 120



 

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ARCHIVI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XIV)

Numero 120 del 25 febbraio 2013

 

In questo numero:

1. Alcuni testi del mese di gennaio 2003 (parte terza)

2. Nell'anniversario della nascita di Albert Schweitzer

3. Ancora sull'azione diretta nonviolenta delle mongolfiere per la pace, e sulle ragioni per scegliere la nonviolenza

 

1. MATERIALI. ALCUNI TESTI DEL MESE DI GENNAIO 2003 (PARTE TERZA)

 

Riproponiamo qui alcuni testi apparsi sul nostro foglio nel mese di gennaio 2003.

 

2. MEMORIA. NELL'ANNIVERSARIO DELLA NASCITA DI ALBERT SCHWEITZER

 

Ci ha sempre molto sorpreso la sottovalutazione della figura, dell'azione, del pensiero di Albert Schweitzer.

Che invece cosi' tanti contributi ha dato, e cosi' profondi, ed in campi cosi' diversi ed insieme unificati dalla sua possente personalita' che si stenterebbe a credere che il medico della giungla sia anche il grande organista e studioso di Bach, che il profondo filosofo e teologo cristiano sia anche l'acuto interprete delle filosofie orientali, che l'infaticabile filantropo sia anche lo strenuo difensore dei diritti degli animali, che il promotore degli appelli contro le armi atomiche sia anche la persona che si prende cura dei lebbrosi, in un impegno tenace e incessante per affermare il rispetto per la vita.

Ed in quest'uomo formatosi alla fine dell'Ottocento (nacque  nel 1875 e scomparve nel 1965) trovi idee grandi che anticipano di decenni la coscienza ecologica, trovi una originale via alla nonviolenza, trovi quella proposta teorica e pratica che e' stata anche di Tolstoj e di Gandhi, di Lanza del Vasto e Martin Luther King, di Hildegard Mayr e di Vandana Shiva.

Certo, vi sono anche i limiti di un'epoca e di una tradizione culturale, ma essi danno ancor piu' risalto alle aperture, alla ricerca, all'appello, alla riflessione e all'azione del dottor Schweitzer.

In gratitudine ed in umilta' qui gli rendiamo omaggio.

 

3. ANCORA SULL'AZIONE DIRETTA NONVIOLENTA DELLE MONGOLFIERE PER LA PACE, E SULLE RAGIONI PER SCEGLIERE LA NONVIOLENZA

[Riportiamo di seguito i seguenti materiali: I. una breve presentazione, diffusa nel settembre 2000, dell'azione diretta nonviolenta delle mongolfiere per la pace realizzata nel 1999 ad Aviano durante la guerra dei Balcani; II. un comunicato diffuso nel gennaio 2000 che riferisce del positivo esito del procedimento giudiziario seguito all'azione diretta nonviolenta; III. alcune altre parti della nostra "Guida pratica all'azione diretta nonviolenta delle mongolfiere per la pace con cui bloccare i decolli dei bombardieri" che diffondemmo in migliaia di copie durante la guerra dei Balcani nel 1999, opuscolo nel quale presentavamo il ragionamento, la sperimentazione e la proposta dell'azione diretta nonviolenta che per alcune ore blocco' i decolli dei bombardieri ad Aviano. Nel notiziario di ieri - cui rinviamo - abbiamo riportato alcune altre parti della nostra "Guida pratica", quelle piu' immediatamente utili sul piano organizzativo e realizzativo]

 

I. Mongolfiere per la pace (Una presentazione del 20 settembre 2000)

Una tecnica nonviolenta per contrastare operativamente la guerra, per la prima volta sperimentata lo scorso anno. Per uscire dalla subalternita' ed opporsi concretamente alla guerra con la "nonviolenza dei forti".

Vorremmo segnalare e proporre alla riflessione una nuova tecnica nonviolenta per la prima volta sperimentata lo scorso anno ad Aviano per ostacolare i decolli dei bombardieri. La tecnica nonviolenta delle mongolfiere per la pace.

Si tratta di una modalita' concreta ed efficace di opposizione alla guerra, che non si limita alla testimonianza simbolica ma contrasta operativamente la macchina bellica.

Elaborata dal "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo nel periodo della guerra illegale e stragista del 1999, sperimentata efficacemente per alcune ore ad Aviano in quel tragico frangente, essa si fonda sulla consapevolezza che l"unico momento in cui e' possibile opporsi efficacemente ai bombardieri stragisti con un'azione nonviolenta senza mettere in pericolo la vita di alcuno e' quello immediatamente antecedente il decollo: si tratta cioe' di impedire il decollo dei bombardieri.

Essendo le basi aeree militari in periodo di guerra evidentemente non penetrabili senza mettere in pericolo la vita di alcuno, l'unica possibilita' nonviolenta concreta e praticabile di impedire i decolli consiste nell'ostruire lo spazio aereo circostante e sovrastante le piste di decollo con oggetti che ingombrino lo spazio, ostacolino la visuale, disturbino sensibilmente i congegni elettronici della base e degli aerei.

Di qui l'idea delle mongolfiere per la pace, ovvero l'occupazione dello spazio aereo intorno e sopra le basi militari cosi' da effettivamente ostacolare ed impedire il decollo dei bombardieri.

Tali mongolfiere, realizzate con materiali di costo assai basso, non inquinanti, controllate con la tecnica del "pallone frenato" affinche' non possano provocare pericoli a persone o beni altrui, recanti piccoli componenti metallici di disturbo per le apparecchiature elettroniche militari, possono efficacemente contrastare i decolli dei bombardieri.

Segnaliamo en passant che l'azione diretta nonviolenta delle mongolfiere per la pace e' stata l'unica azione in Italia che ha contrastato operativamente la guerra lo scorso anno; l'unica che si e' contrapposta materialmente sul piano strategico, tattico, logistico e per cosi' dire "sul terreno", alla macchina bellica; l'unica non meramente simbolica o finalizzata alla visibilita' sui mass-media, bensi' pensata e realizzata come intervento concreto ed efficace nel conflitto, come azione di contrasto reale alla guerra; appunto come intervento pratico della nonviolenza per fermare eserciti e stragi; l'unica in una logica non vittimistica, bensi' intesa come "nonviolenza dei forti" che combatte nonviolentemente contro la guerra ed i suoi apparati per sconfiggerli sul campo e renderli impotenti.

Naturalmente questa tecnica nonviolenta richiede, per essere applicata, piena e pienamente consapevole assunzione personale di responsabilita', limpidezza di condotta ed assoluta fedelta' alla nonviolenza da parte di chi la utilizza.

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II. Una vittoria giudiziaria del pacifismo nonviolento (un comunicato del 26 gennaio 2000)

Archiviato il procedimento penale contro Peppe Sini per l'azione diretta nonviolenta delle "mongolfiere per la pace" per bloccare i decolli dei bombardieri ad Aviano durante la guerra dei Balcani del 1999.

Durante la tremenda guerra dei Balcani vi furono in Italia pacifisti nonviolenti che cercarono di opporsi concretamente, e non solo simbolicamente, alla realizzazione della guerra.

Una delle azioni di questi pacifisti consistette nel tentativo di impedire i decolli dei bombardieri che seminavano strage; tentativo che fu condotto con una impostazione rigorosamente nonviolenta, accuratamente preparato, pubblicamente annunciato e limpido nell'esecuzione.

Precisamente in due occasioni ad Aviano il "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo in collaborazione con il movimento nonviolento "Beati i costruttori di pace"" tento' di fermare i decolli dei bombardieri con l'azione diretta nonviolenta delle "mongolfiere per la pace", cioe' cercando di ostruire lo spazio aereo circostante e sovrastante l'area di decollo dei bombardieri della base dell'aviazione militare Usa-Nato di Aviano invadendo quello spazio aereo con mongolfiere di carta e palloni ad elio recanti leggeri fogli metallici di disturbo sia della visibilita' sia dei congegni elettronici degli strumenti militari.

L'11 aprile 1999 l'iniziativa fu realizzata con risultato positivo per alcune ore, poi sfortunatamente sopravvenne un'altra ed incompatibile manifestazione che non aveva caratteristiche nonviolente, cosa che sopraffece e di fatto vanifico' (e conseguentemente cancello' dai mass-media, e quindi dall'attenzione dell'opinione pubblica) l'azione nonviolenta che stava ottenendo un clamoroso risultato positivo.

Il primo maggio nuovamente si tento' l'azione diretta nonviolenta delle mongolfiere per la pace, ma i pacifisti nonviolenti viterbesi furono fermati dalle forze dell'ordine che su disposizione della magistratura territorialmente competente eseguirono il sequestro delle mongolfiere e dell'attrezzatura atta al loro lancio controllato, e procedettero all'azione giudiziaria contro il responsabile del "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo, che dell'azione diretta nonviolenta delle mongolfiere per la pace era l'ideatore e l'organizzatore. Va notato che durante le operazioni di sequestro delle mongolfiere, i bombardieri non decollarono.

Come e' noto i promotori dell'azione nonviolenta delle mongolfiere per la pace sostenevano che occorreva fermare la guerra, che occorreva far cessare le stragi e che l'unico modo per farlo concretamente senza mettere in pericolo nessuno era impedire il decollo dei bombardieri invadendo lo spazio aereo circostante e sovrastante le piste di decollo con oggetti volanti come appunto le mongolfiere di carta cui erano appesi leggeri fogli di metallo, cosi' da disturbare sensibilmente le operazioni di partenza degli aerei-killer, la visibilita' aerea e la strumentazione elettronica dei bombardieri e della base.

I promotori dell'iniziativa nonviolenta qualificarono la propria azione come atto dovuto in rispetto e applicazione della Costituzione della Repubblica Italiana e denunciavano l'illegalita' della guerra ai sensi sia della Costituzione italiana, sia della Carta delle Nazioni Unite, sia dello stesso Statuto della Nato.

Per aver promosso l'iniziativa il responsabile del "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo venne denunciato per i reati previsti e puniti dagli articoli 432 (attentato alla sicurezza dei trasporti) e 414 (istigazione a delinquere) del Codice Penale, col rischio di pene che potevano arrivare a piu' anni di detenzione.

Ora e' stato emesso il decreto di archiviazione da parte della magistratura di Pordenone.

Il significato a nostro avviso ricavabile da questo pronunciamento della magistratura ci sembra chiaro ed incoraggiante: i pacifisti nonviolenti che l'11 aprile (prima che altri scatenassero insensati scontri) hanno bloccato per alcune ore i decolli dei bombardieri, e che il primo maggio hanno nuovamente tentato di bloccarli, non sono pericolosi criminali, ma cittadini italiani che prendono sul serio la Costituzione (che all'art. 11 "ripudia la guerra"), persone che dinanzi a reiterati massacri si adoperano per far cessare la strage; e per la loro azione nonviolenta non devono essere puniti col carcere. E' nostro parere che in condizioni di non nuocere dovrebbero essere messi invece tutti coloro che la guerra e le stragi hanno scatenato e realizzato.

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III. Alcune parti della "Guida pratica all'azione diretta nonviolenta delle mongolfiere per la pace con cui bloccare i decolli dei bombardieri" del 1999

La nonviolenza come imperativo morale (27 aprile 1999)

La nonviolenza: un imperativo morale e quindi politico per tutti coloro che vogliono impegnarsi contro la guerra, per aiutare le vittime, per difendere i diritti umani, per promuovere la democrazia e la convivenza, per la vigenza del diritto e della legalita', per dare un futuro all'umanita' sul finire del secolo di Auschwitz e di Hiroshima.

Solo con la nonviolenza ci si puo' opporre coerentemente ed efficacemente alla guerra; solo con la nonviolenza si possono efficacemente e coerentemente difendere i diritti umani.

Il movimento impegnato per la pace e per i diritti umani, tutte le persone di volonta' buona che si vogliono impegnare contro i bombardamenti e contro la pulizia etnica, contro i massacri e contro le deportazioni, contro il terrorismo di stato e di bande, devono scegliere la nonviolenza come unico metodo di lotta lecito e coerente.

Tutti i movimenti pacifisti e umanitari e tutte le persone che solidarizzano con le vittime, con i profughi, con l'umanita' innocente e sofferente; tutte le persone che hanno orrore delle devastazioni e delle catastrofi ecologiche che la guerra sta provocando nel cuore dell'Europa; tutte le istituzioni fedeli al diritto internazionale ed alla civilta' giuridica, alla democrazia ed al mandato fondativo del patto sociale su cui si reggono, che e' quello di garantire la vita delle persone; tutti devono scegliere la nonviolenza.

Gandhi lo disse lapidariamente dopo l'esplosione della bomba atomica su Hiroshima: solo con la nonviolenza l'umanita' avra' un futuro.

Tutti coloro che vogliono difendere i diritti umani, il diritto internazionale, la carta delle Nazioni Unite, i principi fondamentali della Costituzione della Repubblica Italiana, devono scegliere la nonviolenza.

Solo con la nonviolenza si puo' fermare la guerra e la barbarie.

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Solo la nonviolenza (3 maggio 1999)

Solo la nonviolenza puo' fermare la guerra.

Solo l'azione diretta nonviolenta e' in grado di far cessare le stragi.

Solo la scelta nonviolenta difende i diritti umani e consente la convivenza.

La nonviolenza e' forte: puo' opporsi efficacemente alla forza delle armi; puo' sfidare coerentemente i piu' grandi poteri del mondo.

La nonviolenza e' umile: non richiede attitudini eccezionali, pose monumentali, proclami retorici; non richiede ingenti risorse fisiche o finanziarie; richiede limpidezza di condotta ed assunzione di responsabilita'.

La nonviolenza e' concreta: interviene realmente nel conflitto; porta la pace e la giustizia nel suo stesso porsi; si oppone ugualmente alla vigliaccheria ed alla violenza; educa alla dignita' umana.

La nonviolenza e' coerente: e' l'unico modo coerente di lottare contro la violenza; e' l'unico modo coerente di affermare la dignita' di ogni essere umano; e' l'unico modo coerente per ridurre l'ingiustizia e il dolore nel mondo.

La nonviolenza e' il potere di tutti: poiche' tutti possono lottare con la nonviolenza, poiche' la nonviolenza fa appello a tutti, poiche' la nonviolenza rispetta la dignita' di tutti e di ciascuno.

La nonviolenza e' adesione alla verita', e' forza della verita': da Gandhi a Capitini gli amici della nonviolenza sanno che essa e' incompatibile con la menzogna, con i sotterfugi, con gli intrighi e le doppiezze: la nonviolenza e' l'amore per la verita' che irrompe nell'agire politico e sociale, e' il principio responsabilita' (il rispondere al volto dell'altro che muto e sofferente ti interroga - Levinas -, il farsi carico del mondo e dell'umanita' - Jonas -) che si rende operare autentico; e' la critica della ragion pratica che si fa movimento di solidarieta' e di liberazione.

La nonviolenza e' lotta come amore: lotta integrale contro l'ingiustizia e la menzogna, lotta integrale per la comunicazione e la dignita', lotta integrale contro la violenza; lotta integrale per i diritti umani, lotta integrale per un'umanita' di eguali, liberi e fraterni.

La nonviolenza e' utopia concreta, principio speranza, ortopedia del camminare eretti: abbiamo usato queste tre formule del filosofo Ernst Bloch per significare che la nonviolenza e' concreta azione e concreto progetto politico e sociale di dignita' umana e difesa della biosfera; che la nonviolenza e' inveramento della speranza in una lotta coerente e che nel suo stesso farsi e' liberante; che la nonviolenza e' affermazione ed istituzione del diritto e dei diritti, legalita' e democrazia in cammino.

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La nonviolenza contro la guerra: istruzioni per l'uso (10 aprile 1999)

E' possibile difendere i diritti umani scatenando una guerra?

Noi diciamo di no, poiche' la guerra e' essa stessa la piu' tragica violazione dei diritti umani. La vicenda della guerra attuale ci dimostra che proprio l'inizio dei bombardamenti ha scatenato orrori indicibili. I diritti umani si difendono solo con la pace, la solidarieta', la democrazia, la condivisione, la lotta nonviolenta.

E' possibile opporsi alla guerra con la nonviolenza?

Noi diciamo di si', poiche' la nonviolenza e' un metodo di lotta coerente ed efficace, ed e' anzi l'unico metodo di lotta che contrasta l'ingiustizia e la violenza fino alla radice, rifiutandosi di compiere a sua volta ingiustizie e violenze.

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Contro la violenza: sette argomenti piu' uno

Elenchiamo alcune ragioni essenziali per cui occorre essere rigidamente contro la violenza. Citiamo da Giuliano Pontara, voce Nonviolenza, in AA. VV., Dizionario di politica, Tea, Torino 1992:

I. il primo argomento "mette in risalto il processo di escalation storica della violenza. Secondo questo argomento, l'uso della violenza (...) ha sempre portato a nuove e piu' vaste forme di violenza in una spirale che ha condotto alle due ultime guerre mondiali e che rischia oggi di finire nella distruzione dell'intero genere umano";

II. il secondo argomento "mette in risalto le tendenze disumanizzanti e brutalizzanti connesse con la violenza" per cui chi ne fa uso diventa progressivamente sempre piu' insensibile alle sofferenze ed al sacrificio di vite che provoca;

III. il terzo argomento "concerne il depauperamento del fine cui l'impiego di essa puo' condurre (...). I mezzi violenti corrompono il fine, anche quello piu' buono";

IV. il quarto argomento "sottolinea come la violenza organizzata favorisca l'emergere e l'insediamento in posti sempre piu' importanti della societa', di individui e gruppi autoritari (...). L'impiego della violenza organizzata conduce prima o poi sempre al militarismo";

V. il quinto argomento "mette in evidenza il processo per cui le istituzioni necessariamente chiuse, gerarchiche, autoritarie, connesse con l'uso organizzato della violenza, tendono a diventare componenti stabili e integrali del movimento o della societa' che ricorre ad essa (...). 'La scienza della guerra porta alla dittatura' (Gandhi)".

A questi argomenti da parte nostra ne vorremmo aggiungere altri due:

VI. un argomento, per cosi' dire, di tipo epistemologico: siamo contro la violenza perche' siamo fallibili, possiamo sbagliarci nei nostri giudizi e nelle nostre decisioni, e quindi e' preferibile non esercitare violenza per imporre fini che potremmo successivamente scoprire essere sbagliati;

VII. soprattutto siamo contro la violenza perche' il male fatto e' irreversibile (al riguardo Primo Levi ha scritto pagine indimenticabili soprattutto nel suo ultimo libro I sommersi e i salvati).

Agli argomenti contro la violenza Pontara aggiunge opportunamente un ultimo decisivo ragionamento: "I fautori della dottrina nonviolenta sono coscienti che ogni condanna della violenza come strumento di lotta politica rischia di diventare un esercizio di sterile moralismo se non e' accompagnata da una seria proposta di istituzioni e mezzi di lotta alternativi. Di qui la loro proposta dell'alternativa satyagraha o della lotta nonviolenta positiva, in base alla duplice tesi a) della sua praticabilita' anche a livello di massa e in situazioni conflittuali acute, e b) della sua efficacia come strumento di lotta" per la realizzazione di una societa' fondata sulla dignita' della persona, il benessere di tutti, la salvaguardia dell'ambiente.

- La nonviolenza non e' un corpus dogmatico, ma e' una teoria-pratica sperimentale che si sviluppa creativamente nel corso della lotta contro la violenza.

Un bel libro per una prima conoscenza e' la raccolta ragionata (a cura di Giuliano Pontara) di alcuni scritti di Mohandas Gandhi, Teoria e pratica della nonviolenza, Einaudi, Torino.

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Una definizione classica: la carta ideologico-programmatica del Movimento Nonviolento

Una definizione breve e precisa degli obiettivi e dei metodi di chi si batte per la nonviolenza e' nella carta ideologico-programmatica del Movimento Nonviolento fondato da Aldo Capitini: "Il movimento nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: I. l'opposizione integrale alla guerra; II. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; III. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; IV. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono unaltra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli".

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Alcuni aspetti della nonviolenza

- Nonviolenza come teoria-prassi etico-politica per la dignita' umana e la difesa della biosfera: coerenza tra mezzi e fini; il principio responsabilita'; l'umanizzazione della lotta; la compresenza dell'altro; il rispetto per la vita; per un'umanita' di eguali.

- Nonviolenza come metodologia di lotta e di gestione dei rapporti e dei conflitti: le tecniche della nonviolenza; processi decisionali e modelli organizzativi; comunicazione ed interazione; l'azione diretta nonviolenta.

- Nonviolenza come strategia: negare il consenso all'ingiustizia; un approccio processuale (dinamico, trasformativo) e relazionale; il programma costruttivo ed i fini sovraordinati; la partecipazione di tutti e la condivisione; realizzazione degli obiettivi ed inveramento dei principi nel corso stesso della lotta.

- Nonviolenza come progetto politico, economico, sociale: nonviolenza e politica, la politica della nonviolenza; la proposta economica della nonviolenza; il progetto di una societa' nonviolenta.

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La nonviolenza e' lotta

E' lotta. E' lotta contro la violenza, contro l'ingiustizia, contro la menzogna. E' lotta perche' ogni essere umano sia riconosciuto nella sua dignita'; e' lotta contro ogni forma di sopraffazione; e' lotta di liberazione per l'uguaglianza di tutti nel rispetto e nella valorizzazione della diversita' di ognuno.

E' la forma di lotta piu' profonda, quella che va piu' alla radice delle questioni che affronta. E' lotta contro il potere violento, cui si oppone nel modo piu' completo, rifiutando la sua violenza e rifiutando di riprodurre violenza.

Afferma la coerenza tra i mezzi ed i fini, tra i metodi e gli obiettivi. Tra la lotta e il suo risultato c'e' lo stesso rapporto che c'e' tra il seme e la pianta. Chi lotta per la liberazione di tutti, deve usare metodi coerenti. Chi lotta per l'uguaglianza deve usare metodi che tutti possano usare. Chi lotta per la verita' e la giustizia deve lottare nel rispetto della verita' e della giustizia.

E' lotta contro il male, non contro le persone. E' lotta per difendere e liberare, per salvare e per convincere, e non per umiliare o annientare altre persone.

E' lotta fatta da esseri umani che non dimenticano di essere tali. Che non si abbrutiscono, che non vogliono fare del male, bensi' contrastare il male.

E' lotta per l'umanita'.

La nonviolenza e' il contrario della vilta'. E' il rifiuto di subire l'ingiustizia; e' il rifiuto di ogni ingiustizia, sia di quella contro di me, sia di quelle contro altri. La nonviolenza e' lotta. E' lotta per la verita', e' lotta per la giustizia, e' lotta di liberazione e di solidarieta', e' lotta contro ogni oppressione.

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L'azione diretta nonviolenta: una sintesi in nove punti

Per una prima informazione una utile sintesi e' offerta dal fondamentale lavoro di Gene Sharp, Politica dell'azione nonviolenta, vol. I, alle pp. 132-133, che qui riassumiamo: "E' opinione comune che l'azione nonviolenta possa portare alla vittoria solo in tempi molto lunghi, piu' lunghi di quelli necessari alla lotta violenta. Cio' puo' essere vero in alcuni casi, ma non e' necessariamente sempre cosi' (...). Esaminando e correggendo i pregiudizi nei confronti dell'azione nonviolenta siamo spesso in grado di farne risaltare con piu' evidenza le caratteristiche positive:

I. (...) questo metodo non ha niente a che vedere con la passivita', la sottomissione e la codardia; queste devono essere prima rifiutate e vinte, proprio come in un'azione violenta.

II. L'azione nonviolenta non deve essere messa sullo stesso piano della persuasione verbale o puramente psicologica (...); e' una sanzione e un metodo di lotta che comporta l'uso del potere sociale, economico e politico e il confronto delle forze in conflitto.

III. L'azione nonviolenta non si basa sul presupposto che l'uomo sia fondamentalmente 'buono', ma riconosce le potenzialita' umane sia al 'bene' che al 'male' (...).

IV. Coloro che praticano l'azione nonviolenta non sono necessariamente pacifisti o santi; l'azione nonviolenta e' stata praticata il piu' delle volte e con successo da gente 'qualsiasi'.

V. Il successo di un'azione nonviolenta non richiede necessariamente (sebbene possa esserne facilitato) basi e principi comuni o un alto grado di comunanza di interessi e di vicinanza psicologica tra i gruppi in lotta (...).

VI. L"azione nonviolenta e' un fenomeno occidentale almeno quanto orientale (...).

VII. L'azione nonviolenta non si basa sul presupposto che l'avversario si astenga dall'uso della violenza contro i nonviolenti, ma prevede di dover operare, se necessario, contro la violenza.

VIII. Non c'e' nulla nell'azione nonviolenta per prevenire che venga usata tanto per cause 'buone' quanto per cause 'cattive', sebbene le conseguenze sociali in quest'ultimo caso siano molto diverse da quelle provocate dalla violenza impiegata per lo stesso scopo.

IX. L'azione nonviolenta non serve solo nei conflitti interni a sistemi democratici, ma e' stata largamente praticata contro regimi dittatoriali, occupazioni straniere e anche contro sistemi totalitari".

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Le tecniche della nonviolenza

Il piu' ampio repertorio di tecniche della nonviolenza e' costituito dal secondo volume della fondamentale opera di Gene Sharp, Politica dell'azione nonviolenta: 2. le tecniche, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1986. Sharp descrive 198 tecniche di azione nonviolenta.

L'elenco proposto da Sharp e' organizzato nel modo seguente: 1. tecniche di protesta e persuasione nonviolenta, comprendenti dichiarazioni formali, forme di comunicazione rivolte a un pubblico piu' vasto, rimostranze di gruppo, azioni pubbliche simboliche, pressioni su singoli individui, spettacoli e musica, cortei, onoranze ai morti, riunioni pubbliche, abbandoni e rinunce. 2. Tecniche di noncollaborazione sociale, comprendenti ostracismo nei confronti delle persone, noncollaborazione con eventi, consuetudini ed istituzioni sociali, ritiro dal sistema sociale. 3. Tecniche di noncollaborazione economica, comprendenti a) i boicottaggi economici: azioni da parte dei consumatori, azioni da parte di lavoratori e produttori, azioni da parte di mediatori, azioni da parte di proprietari e negozianti, azioni di natura finanziaria, azioni da parte di governi; b) gli scioperi, tra cui gli scioperi simbolici, scioperi dell'agricoltura, scioperi di gruppi particolari, scioperi normali dell'industria, scioperi limitati, scioperi di piu' industrie, combinazioni di scioperi e blocchi economici (tra cui l'hartal, ed il blocco economico). 4. Tecniche di noncollaborazione politica, comprendenti rifiuto dell'autorita', noncollaborazione di cittadini col governo, alternative dei cittadini all'obbedienza, azioni da parte di personale governativo, azioni governative interne, azioni governative internazionali. 5. Tecniche di intervento nonviolento, comprendenti intervento psicologico, intervento fisico, intervento sociale, intervento economico, intervento politico.

Un bel libro sulle tecniche della nonviolenza e' ancora quello classico di Aldo Capitini, Le tecniche della nonviolenza, di recente ristampato da Linea d'Ombra Edizioni, Milano.

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L'addestramento alla nonviolenza

Citiamo da Aldo Capitini (Le tecniche della nonviolenza, p. 127): "Una parte del metodo nonviolento, tra la teoria e la pratica, spetta all'addestramento alla nonviolenza. Le ragioni principali per cui e' necessaria questa parte sono queste:

I. l'attuazione della nonviolenza non e' di una macchina, ma di un individuo, che e' un insieme fisico, psichico e spirituale;

II. la lotta nonviolenta e' senza armi, quindi c''e' maggior rilievo per i modi usati, per le qualita' del carattere che si mostra;

III. una campagna nonviolenta e' di solito lunga, e percio' e' utile un addestramento a reggerla, a non cedere nemmeno per un istante;

IV. la lotta nonviolenta porta spesso sofferenze e sacrifici: bisogna gia' sapere che cosa sono, bisogna che il subconscio non se li trovi addosso improvvisamente con tutto il loro peso;

V. le campagne nonviolente sono spesso condotte da pochi, pochissimi, talora da una persona soltanto; bisogna che uno si sia addestrato a sentirsi in minoranza, e talora addirittura solo, e perfino staccato dalla famiglia".

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Alcune schede da Alberto L'Abate (a cura di), Addestramento alla nonviolenza

Sull'addestramento alla nonviolenza in italiano c'e' un buon manuale, a cura di Alberto L'Abate, Addestramento alla nonviolenza, Satyagraha Editrice, Torino 1985; il libro ha per sottotitolo "introduzione teorico-pratica ai metodi", ed in effetti affianca ad alcuni saggi analitici anche una serie di esercizi pratici e due utili appendici, una sul teatro politico di strada, ed una di brevi schede su vari aspetti della nonviolenza.

Riportiamo qui in sintesi alcune schede dal libro curato da L'Abate.

- I quattro principi fondamentali dell'azione diretta nonviolenta: 1. definite i vostri obiettivi; 2. comportatevi con onesta' ed ascoltate bene; 3. amate i vostri avversari; 4. date agli avversari una via d'uscita.

- Sei mosse strategiche dell'azione nonviolenta: indagate; negoziate; educate; manifestate; resistete; siate pazienti.

- Quattro suggerimenti pratici: siate creativi; preparate i vostri partecipanti; comunicate; controllate gli eventi.

- Presupposti validi della nonviolenza: 1. i mezzi devono essere adeguati ai fini; 2. rispettare tutte le forme di vita; 3. trasformare le opposizioni piuttosto che annientarle; 4. ricorrere a creativita', spirito, amore; 5. mirare a cambiamenti incisivi.

- Risposta nonviolenta alla violenza personale: 1. formulate con chiarezza i vostri obiettivi; 2. non lasciatevi intimorire; 3. non intimorite; 4. non abbiate timore di affermare cio' che e' ovvio; 5. non comportatevi da vittime; 6. cercate di tirar fuori la parte migliore della personalita' del vostro avversario; 7. non bloccatevi al cospetto della violenza fisica; 8. continuate a parlare e ad ascoltare. La comunicazione e' il fulcro della nonviolenza.

- Indicazioni procedurali per la discussione e l'azione nonviolenta: 1. nella discussione praticate il giro degli interventi; 2. condividete le abilita' e praticate la rotazione delle responsabilita'; 3. valorizzate i sentimenti; 4. lavorate insieme in modo cooperativo; 5. incontratevi anche separatamente; 6. incontratevi in piccoli gruppi; 7. usate il metodo del consenso nel prendere le decisioni.

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Piano di lavoro per una campagna di lotta nonviolenta

Preliminarmente: chi vuole partecipare ad una campagna di lotta nonviolenta deve essere disposto a condividere rigorosamente gli obiettivi, i metodi e la disciplina collettiva, che devono quindi essere preliminarmente discussi fin nei minimi dettagli affinche' sia chiaro a tutti per cosa ci si impegna e come: una lotta nonviolenta ha delle regole rigorose e richiede ai partecipanti un impegno serio, una adeguata preparazione, convinzione e condivisione, coerenza e disciplina, capacita' critica e creativa, rispetto per gli altri.

I. conoscere: informarsi; raccogliere documentazione; studiare.

II. definire gli obiettivi: obiettivi finali ed intermedi; tempi dell'iniziativa; risorse finanziarie ed umane; organizzazione e compiti; interlocutori da coinvolgere; strumenti di verifica periodica e di eventuale ridefinizione degli obiettivi.

III. iniziative e loro gradualita': rendere note le proprie richieste/proposte; notificarle agli interlocutori specifici; diffondere l'informazione alla societa' in generale; protestare contro l'ingiustizia; agire contro l'ingiustizia; mantenere sempre aperta la comunicazione.

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Il Manuale per l'azione diretta nonviolenta di Walker

Uno strumento di lavoro a nostro avviso insuperato e' il breve testo di Charles C. Walker, Manuale per l'azione diretta nonviolenta, Edizioni del Movimento Nonviolento, Perugia 1982. Ne riportiamo il sommario: 1. Preparazione. 2. Lancio di un programma costruttivo. 3. Aspetti generali del metodo. 4. L'addestramento. 5. Il piano dell'azione. 6. I preparativi dell'azione. 7. Studio della situazione legale. 8. Messa a punto di una disciplina collettiva. 9. Sviluppo di una campagna di propaganda. 10. Raduno dei partecipanti. 11. Inizio dell'azione. 12. Come fronteggiare le rappresaglie. 13. Mantenere la vitalita' del movimento. 14. I dirigenti. 15. Quando la lotta si prolunga. [Segnaliamo che il testo integrale del manuale di Walker e' stato riprodotto a puntate su questo notiziario alcuni mesi fa - ndr -].

 

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ARCHIVI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XIV)

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Numero 120 del 25 febbraio 2013

 

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