Ogni vittima ha il volto di Abele. 21



 

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OGNI VITTIMA HA IL VOLTO DI ABELE

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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino"

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100

Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 21 del 26 ottobre 2011

 

In questo numero:

1. Mao Valpiana: Un massacro

2. Un appello del Movimento Nonviolento, di Peacelink e del Centro di ricerca per la pace di Viterbo per il 4 novembre: Ogni vittima ha il volto di Abele

3. Anna Baluganti: Dalla parte delle vittime

4. Giuliano Falco: Con don Milani contro la guerra

5. Alfredo Galasso: La nonviolenza e' in cammino

6. Luigi Spagnolli: Mai piu' guerre

 

1. EDITORIALE. MAO VALPIANA: UN MASSACRO

[Ringraziamo Mao Valpiana (per contatti: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803, fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org) per questo intervento.

Mao (Massimo) Valpiana e' una delle figure piu' belle e autorevoli della nonviolenza in Italia; e' nato nel 1955 a Verona dove vive e ha lavorato come assistente sociale e giornalista; fin da giovanissimo si e' impegnato nel Movimento Nonviolento (si e' diplomato con una tesi su "La nonviolenza come metodo innovativo di intervento nel sociale"); attualmente e' presidente del Movimento Nonviolento, responsabile della Casa per la nonviolenza di Verona e direttore della rivista mensile "Azione nonviolenta", fondata nel 1964 da Aldo Capitini. Obiettore di coscienza al servizio e alle spese militari ha partecipato tra l'altro nel 1972 alla campagna per il riconoscimento dell'obiezione di coscienza e alla fondazione della Lega obiettori di coscienza (Loc), di cui e' stato segretario nazionale; durante la prima guerra del Golfo ha partecipato ad un'azione diretta nonviolenta per fermare un treno carico di armi (processato per "blocco ferroviario", e' stato assolto); e' inoltre membro del comitato scientifico e di garanzia della Fondazione Alexander Langer Stiftung; fa parte del Comitato per la difesa civile non armata e nonviolenta istituito presso L'Ufficio nazionale del servizio civile; e' socio onorario del Premio nazionale "Cultura della pace e della nonviolenza" della Citta' di Sansepolcro; ha fatto parte del Consiglio della War Resisters International e del Beoc (Ufficio Europeo dell'Obiezione di Coscienza); e' stato anche tra i promotori del "Verona Forum" (comitato di sostegno alle forze ed iniziative di pace nei Balcani) e della marcia per la pace da Trieste a Belgrado nel 1991; nel giugno 2005 ha promosso il digiuno di solidarieta' con Clementina Cantoni, la volontaria italiana rapita in Afghanistan e poi liberata. Con Michele Boato e Maria G. Di Rienzo ha promosso l'appello "Crisi politica. Cosa possiamo fare come donne e uomini ecologisti e amici della nonviolenza?" da cui e' scaturita l'assemblea di Bologna del 2 marzo 2008 e quindi il manifesto "Una rete di donne e uomini per l'ecologia, il femminismo e la nonviolenza". Un suo profilo autobiografico, scritto con grande gentilezza e generosita' su nostra richiesta, e' nel n. 435 del 4 dicembre 2002 de "La nonviolenza e' in cammino"; una sua ampia intervista e' nelle "Notizie minime della nonviolenza in cammino" n. 255 del 27 ottobre 2007; un'altra recente ampia intervista e' in "Coi piedi per terra" n. 295 del 17 luglio 2010]

 

"La guerra e' un massacro fra uomini che non si conoscono a vantaggio di uomini che si conoscono ma eviteranno di massacrarsi reciprocamente" (Paul Valery).

Questo sta accadendo oggi in Afghanistan, questo sta accadendo oggi in Libia.

 

2. INIZIATIVE. UN APPELLO DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO, DI PEACELINK E DEL CENTRO DI RICERCA PER LA PACE DI VITERBO PER IL 4 NOVEMBRE: OGNI VITTIMA HA IL VOLTO DI ABELE

[Riproponiamo il seguente appello]

 

Intendiamo proporre per il 4 novembre l'iniziativa nonviolenta "Ogni vittima ha il volto di Abele".

Proponiamo che il 4 novembre si realizzino in tutte le citta' d'Italia commemorazioni nonviolente delle vittime di tutte le guerre, commemorazioni che siano anche solenne impegno contro tutte le guerre e le violenze.

Affinche' il 4 novembre, anniversario della fine dell'"inutile strage" della prima guerra mondiale, cessi di essere il giorno in cui i poteri assassini irridono gli assassinati, e diventi invece il giorno in cui nel ricordo degli esseri umani defunti vittime delle guerre gli esseri umani viventi esprimono, rinnovano, inverano l'impegno affinche' non ci siano mai piu' guerre, mai piu' uccisioni, mai piu' persecuzioni.

*

Queste iniziative di commemorazione e di impegno morale e civile devono essere rigorosamente nonviolente. Non devono dar adito ad equivoci o confusioni di sorta; non devono essere in alcun modo ambigue o subalterne; non devono prestare il fianco a fraintendimenti o mistificazioni. Queste iniziative di addolorato omaggio alle vittime della guerra e di azione concreta per promuovere la pace e difendere le vite, devono essere rigorosamente nonviolente.

Occorre quindi che si svolgano in orari distanti e assolutamente distinti dalle ipocrite celebrazioni dei poteri armati, quei poteri che quelle vittime fecero morire.

Ed occorre che si svolgano nel modo piu' austero, severo, solenne: depositando omaggi floreali dinanzi alle lapidi ed ai sacelli delle vittime delle guerre, ed osservando in quel frangente un rigoroso silenzio.

Ovviamente prima e dopo e' possibile ed opportuno effettuare letture e proporre meditazioni adeguate, argomentando ampiamente e rigorosamente perche' le persone amiche della nonviolenza rendono omaggio alle vittime della guerra e perche' convocano ogni persona di retto sentire e di volonta' buona all'impegno contro tutte le guerre, e come questo impegno morale e civile possa concretamente limpidamente darsi. Dimostrando che solo opponendosi a tutte le guerre si onora la memoria delle persone che dalle guerre sono state uccise. Affermando il diritto e il dovere di ogni essere umano e la cogente obbligazione di ogni ordinamento giuridico democratico di adoperarsi per salvare le vite, rispettare la dignita' e difendere i diritti di tutti gli esseri umani.

*

A tutte le persone amiche della nonviolenza chiediamo di diffondere questa proposta e contribuire a questa iniziativa.

Contro tutte le guerre, contro tutte le uccisioni, contro tutte le persecuzioni.

Per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani.

Ogni vittima ha il volto di Abele.

Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.

*

Movimento Nonviolento

per contatti: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803, fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org

Peacelink

per contatti: e-mail: info at peacelink.it, sito: www.peacelink.it

Centro di ricerca per la pace di Viterbo

per contatti: e-mail: nbawac at tin.it, web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

3. OGNI VITTIMA HA IL VOLTO DI ABELE. ANNA BALUGANTI: DALLA PARTE DELLE VITTIME

[Ringraziamo Anna Baluganti (per contatti: Anna.Baluganti at cgil.lombardia.it) per questo intervento.

Anna Baluganti, femminista, amica della nonviolenza, e' impegnata nel Coordinamento per la pace di Mantova, ed in molte iniziative per la pace e i diritti umani di tutti gli esseri umani]

 

Una volta c'era un adesivo con su scritto "non ho visto la guerra e non voglio vederla mai". Di guerre io non ne ho vissute personalmente e tanto meno combattute. Quanto a vederle e' tutta un'altra cosa... il villaggio globale ci mostra di continuo immagini di guerra, vittime a terra, dolore, strazio e devastazione.

Io sono di quelle che non si abituano e di fronte a notizie e immagini di questo tipo mi fermo, mi addoloro.

Sono nata in un piccolo paese della Toscana, tutto sassi e pietre. Su di un piccolo spiazzo a strapiombo su rocce e arbusti verdissimi c'e' una lapide ormai rovinata e poco leggibile. Ci sono i nomi dei ragazzi del paese fucilati li' dai tedeschi.

L'ultima cosa che hanno visto e' questa valle? Questo verde e le ginestre? Mia mamma mi racconta che erano tutti giovani e belli, uno in particolare, che le piaceva proprio tanto.

Ecco, la guerra che uccide donne e uomini, uccide anche le loro speranze, il loro futuro, i loro tentativi di felicita'. E le vittime di qualsiasi guerra siamo tutte/i noi, privati della possibilita' di un incontro.

 

4. OGNI VITTIMA HA IL VOLTO DI ABELE. GIULIANO FALCO: CON DON MILANI CONTRO LA GUERRA

[Ringraziamo Giuliano Falco (per contatti: giulianofalco at gmail.com) per questo intervento.

Giuliano Falco nasce da una famiglia operaia e contadina, di estrazione cattolica, in un paese vicino a Savona. Ha militato per anni nel movimento libertario. Insegnante impegnato in attivita' di sostegno, si occupa di interazione culturale, di incontro interreligioso (pur definendosi non credente o diversamente credente) e di nonviolenza. Cura il blog "Nessuno escluso" (http://giulianofalco.blogspot.com) e collabora saltuariamente a diversi siti. Cfr. anche l'intervista in "Coi piedi per terra" n. 371.

Lorenzo Milani nacque a Firenze nel 1923, proveniente da una famiglia della borghesia intellettuale, ordinato prete nel 1947. Opera dapprima a S. Donato a Calenzano, ove realizza una scuola serale aperta a tutti i giovani di estrazione popolare e proletaria, senza discriminazioni politiche. Viene poi trasferito punitivamente a Barbiana nel 1954. Qui realizza l'esperienza della sua scuola. Nel 1958 pubblica Esperienze pastorali, di cui la gerarchia ecclesiastica ordinera' il ritiro dal commercio. Nel 1965 scrive la lettera ai cappellani militari da cui derivera' il processo i cui atti sono pubblicati ne L'obbedienza non e' piu' una virtu'. Muore dopo una lunga malattia nel 1967; era appena uscita la Lettera a una professoressa della scuola di Barbiana. L'educazione come pratica di liberazione, la scelta di classe dalla parte degli oppressi, l'opposizione alla guerra, la denuncia della scuola classista che discrimina i poveri: sono alcuni dei temi su cui la lezione di don Milani resta di grande valore. Opere di Lorenzo Milani e della scuola di Barbiana: Esperienze pastorali, L'obbedienza non e' piu' una virtu', Lettera a una professoressa, pubblicate tutte presso la Libreria Editrice Fiorentina (Lef). Postume sono state pubblicate le raccolte di Lettere di don Lorenzo Milani priore di Barbiana, Mondadori; le Lettere alla mamma, Mondadori; e sempre delle lettere alla madre l'edizione critica, integrale e annotata, Alla mamma. Lettere 1943-1967, Marietti. Altri testi sono apparsi sparsamente in volumi di diversi autori. La casa editrice Stampa Alternativa ha meritoriamente effettuato nell'ultimo decennio la ripubblicazione di vari testi milaniani in edizioni ultraeconomiche e criticamente curate. La Emi ha recentemente pubblicato, a cura di Giorgio Pecorini, lettere, appunti e carte varie inedite di don Lorenzo Milani nel volume I care ancora. Altri testi ha pubblicato ancora la Lef. Opere su Lorenzo Milani: sono ormai numerose; fondamentali sono: Neera Fallaci, Vita del prete Lorenzo Milani. Dalla parte dell'ultimo, Rizzoli, Milano 1993; Giorgio Pecorini, Don Milani! Chi era costui?, Baldini & Castoldi, Milano 1996; Mario Lancisi (a cura di), Don Lorenzo Milani: dibattito aperto, Borla, Roma 1979; Ernesto Balducci, L'insegnamento di don Lorenzo Milani, Laterza, Roma-Bari 1995; Gianfranco Riccioni, La stampa e don Milani, Lef, Firenze 1974; Antonio Schina (a cura di), Don Milani, Centro di documentazione di Pistoia, 1993. Segnaliamo anche l'interessante fascicolo monografico di "Azione nonviolenta" del giugno 1997. Segnaliamo anche il fascicolo Don Lorenzo Milani, maestro di liberta', supplemento a "Conquiste del lavoro", n. 50 del 1987. Tra i testi apparsi di recente: il testo su don Milani di Michele Ranchetti nel suo libro Gli ultimi preti, Edizioni cultura della pace, S. Domenico di Fiesole (Fi) 1997; David Maria Turoldo, Il mio amico don Milani, Servitium, Sotto il Monte (Bg) 1997; Liana Fiorani, Don Milani tra storia e attualita', Lef, Firenze 1997, poi Centro don Milani, Firenze 1999; AA. VV., Rileggiamo don Lorenzo Milani a trenta anni dalla sua morte, Comune di Rubano 1998; Centro documentazione don Lorenzo Milani e scuola di Barbiana, Progetto Lorenzo Milani: il maestro, Firenze 1998; Liana Fiorani, Dediche a don Milani, Qualevita, Torre dei Nolfi (Aq) 2001; Edoardo Martinelli, Pedagogia dell'aderenza, Polaris, Vicchio di Mugello (Fi) 2002; Marco Moraccini (a cura di), Scritti su Lorenzo Milani. Una antologia critica, Il Grandevetro - Jaca Book, Santa Croce sull'Arno (Pi) - Milano 2002; Jose' Luis Corzo Toral, Lorenzo Milani. Analisi spirituale e interpretazione pedagogica, Servitium, Sotto il Monte (Bergamo) 2008]

 

Perche' non ho mai amato il 4 novembre?

Forse perche' mi e' sempre sembrata una brutta idea festeggiare una carneficina. Una delle prime di un secolo che sara' anche stato breve, ma che quanto a stragi non si e' certo risparmiato.

Da un lato abbiamo gli stati che mandano al massacro la propria gioventu' (anche un papa ha definito questo conflitto una "inutile strage", dimenticando che c'erano preti che benedicevano le truppe e che le rassicuravano sul fatto che Dio fosse con loro!). Purtroppo il movimento operaio e libertario si divise tra pacifisti e bellicisti, ahime', e personalita' insospettabili, aderirono a quest'ultima fazione.

Dall'altro, i soldati che non sentivano per nulla questa guerra, che pensavano ai loro campi, alle loro mucche, alle loro famiglie (c'era un bel libro, edito da Mursia mi pare, sulle lettere che i soldati, dal fronte, scrivevano al Re, per esprimere, come potevano e sapevano, disappunto e  contrarieta'). Purtroppo la loro opposizione si manifestava in genere con l'autolesionismo (ad esempio si sparavano ad un piede) o con la diserzione. I disertori erano talmente tanti che i dispacci militari, al momento di scegliere la salma del Milite Ignoto da tumulare a Roma nell'altare della patria, precisavano che doveva essere scelta una salma non colpita alla schiena perche' questa era la punizione per i disertori, in quanto essere colpiti alla schiena e' segno e simbolo di chi fugge davanti al nemico. A onor del vero, ci sono stati anche casi di reazione armata contro gli ufficiali che ordinavano l'attacco...

Un nuovo capitolo della lunga storia della stupidita' militare...

Ma per me, nato sul finire degli anni '50, tutto cio' resta incomprensibile. Anche a scuola, il maestro ci insegnava che la prima guerra mondiale era, per l'Italia, il prosieguo del Risorgimento e che la parola "mamma!" era l'ultima pronunciata dal soldato colpito a morte... La mia simpatia e' sempre andata verso non chi le guerre le combatteva, verso i disertori o gli obiettori totali.

Per ragioni anagrafiche, oltre che ideologiche, sono stato obiettore di coscienza al servizio militare (in base alla legge 772 del 1972). Non sono stato obiettore totale per vigliaccheria: non ho la stoffa dell'eroe. Finire in galera non mi e' mai piaciuto... in compenso, ho aderito allo sciopero in difesa dell'obiezione di coscienza (in tutto il Belpaese, ha aderito a questo iniziativa circa il 10 % degli obiettori in servizio...), rischiando il deferimento al tribunale militare.

E quest'anno, il 4 novembre cade in un momento storico in cui la violenza e la mentalita' bellicista improntano la politica, l'educazione e l'economia. Occorre fare un'operazione sistematica e capillare di controinformazione su quanto ci costa a livello politico, sociale, economico e umano l'esercito e gli armamenti. Quante case, posti di lavoro, scuole, ospedali, ecc. si potrebbero realizzare con i soldi che ogni anno spendiamo per le armi, per tutte le guerre cosiddette "umanitarie" che combattiamo in tutto il mondo (dalla Libia all'Afghanistan). Occorre informare le persone delle spese inutili e dannose che paghiamo per i bombardieri, spese inutile e dannose che paghiamo non solo in vile pecunia ma in distruzione del territorio e della salute di chi vi abita. Ad esempio, quanto ci costano le servitu' militari (dai poligono di tiro all'installazione di radar - che a volte servono ai militari, spesso per controllare i processi migratori; in ogni caso, per controllo del territorio).

*

Ma torniamo al 4 novembre. E' fin troppo facile ricordare Durrenmatt che scriveva "Quando lo stato si prepara a uccidere si fa chiamare Patria"... C'e' un bel libretto che costa pochi euro e che consiglio a tutti di leggere (o di rileggere): sono i Documenti del processo di don Milani (1). Il titolo riprende una sua famosa frase: L'obbedienza non e' piu' una virtu'. Purtroppo, non tutti sanno che prosegue definendo l'obbedienza come la piu' subdola delle tentazioni. E' piu' facile obbedire che seguire la propria coscienza, il proprio pensiero critico.

Don Milani credeva nella pedagogia dell'occasionalita' e ne aveva fatto il filo conduttore della sua scuola. Anche questo scritto nasce da un'occasione: il 12 febbraio 1965 viene pubblicato sul quotidiano "La Nazione" un ordine del giorno dei cappellani militari in congedo della Toscana. Il documento si conclude affermando che i suddetti cappellani militari in congedo "considerano un insulto alla patria e ai suoi caduti la cosiddetta 'obiezione di coscienza' che, estranea al comandamento cristiano dell'amore, e' espressione di vilta'".

Del libro riportero' solo alcune citazioni, rinviando il lettore alla fonte originale per una lettura piu' approfondita.

Don Lorenzo rivolgendosi ai cappellani militari scrive: "non discutero' qui l'idea di Patria in se'. Non mi piacciono queste divisioni.

"Se voi pero' avete  diritto di dividere il mondo in italiani e stranieri allora vi diro' che, nel vostro senso, io non ho Patria e reclamo il diritto di dividere il mondo in diseredati e oppressi da un lato, privilegiati e oppressori dall'altro - gli uni sono la mia Patria, gli altri i miei stranieri. E se voi avete il diritto, senza essere richiamati dalla Curia, di insegnare che che italiani e stranieri possono lecitamente anzi eroicamente squartarsi a vicenda, allora io reclamo il diritto di dire che anche i poveri possono e debbono combattere i ricchi. E almeno nella scelta dei mezzi sono migliore di voi: le armi che voi approvate sono orribili macchine per uccidere, mutilare, distruggere, far orfani e vedove. Le uniche armi che approvo io sono nobili e incruente: lo sciopero e il voto (2).

"... ammetterete che la parola Patria e' stata usata male molte volte. Spesso essa non e' che una scusa per credersi dispensati dal pensare, dallo studiare la storia, dallo scegliere, quando occorra, tra Patria e valori ben piu' alti di lei.

"Non voglio in questa lettera riferirmi al Vangelo. E' troppo facile dimostrare che Gesu' era contrario alla violenza e che per se' non accetto' nemmeno la legittima difesa.

"Mi riferiro' piuttosto alla Costituzione".

Don Lorenzo si riferisce agli articoli 11 ("l'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla liberta' degli altri popoli") e 52 ("La difesa della Patria e' sacro dovere del cittadino"). Certo, il suo linguaggio e' semplice (ma la sua missione era quella di farsi comprendere da tutti, dai colti come dagli incolti, parteggiando per questi ultimi), il suo classismo e' elementare. A volte si sente che sono trascorsi 46 anni da quando e' stata scritta la lettera... ma don Milani e' sempre don Milani e ci offre in continuazione spunti e motivi di riflessione.

Infatti, il Priore prosegue: "Misuriamo con questo metro le guerre cui e' stato chiamato il popolo italiano in un secolo di storia.

"Se vedremo che la storia del nostro esercito e' tutta intessuta di offese alle Patrie degli altri dovrete chiarirci se in quei casi i soldati dovevano obbedire o obiettare quel che dettava la loro coscienza. E poi dovrete spiegarci chi difese piu' la Patria e l'onore della Patria: quelli che obiettarono o quelli che obbedendo resero odiosa la nostra Patria a tutto il mondo civile? Basta coi discorsi altisonanti e generici. Scendete nel pratico. Diteci esattamente cosa avete insegnato ai soldati. L'obbedienza ad ogni costo? E se l'ordine era il bombardamento dei civili, un'azione di rappresaglia su un villaggio inerme, l'esecuzione sommaria dei partigiani, l'uso delle armi atomiche, batteriologiche, chimiche, la tortura, l'esecuzione d'ostaggi, i processi sommari per semplici sospetti, le decimazioni (scegliere a sorte qualche soldato della Patria e fucilarlo per incutere terrore negli altri soldati della Patria), una guerra di evidenti aggressioni, l'ordine d'un ufficiale ribelle al popolo sovrano, le repressioni di manifestazioni popolari?

"Eppure queste cose e molte altre sono il pane quotidiano di ogni guerra. Quando ve ne sono capitate davanti agli occhi o avete mentito o avete taciuto. O volete farci credere che avete detto la verita' in faccia ai vostri 'superiori' sfidando la prigione e la morte? Se siete ancora vivi e graduati e' segno che non avete mai obiettato a nulla".

Don Lorenzo ripercorre la storia degli ultimi cento anni, a partire dal 1860. Per amore di brevita', riportero' solo alcuni brani relativi alla prima guerra mondiale:

"L'Italia aggredi' l'Austria con cui questa volta era alleata.

"Battisti era un Patriota o un disertore? E' un piccolo particolare che va chiarito se volete parlare di Patria. Avete detto ai vostri ragazzi che quella guerra si poteva evitare? Che Giolitti aveva la certezza di poter ottenere gratis quello che poi fu ottenuto con 600.000 morti? (3)

"Che la stragrande maggioranza della Camera era con lui (450 su 508)? Era dunque la Patria che chiamava alle armi? E se anche chiamava, non chiamava forse a una 'inutile strage'? (l'espressione non e' d'un vile obiettore di coscienza ma d'un Papa).

"Era nel '22 che bisognava difendere la Patria aggredita. Ma l'esercito non la difese. Stette a aspettare gli ordini che non vennero. Se i suoi preti l'avessero educato a guidarsi con la Coscienza invece che con l'Obbedienza 'cieca, pronta, assoluta' quanti mali sarebbero stati evitati alla Patria e al mondo (50.000.000 di morti). Cosi' la Patria ando' in mano a un pugno di criminali che violo' ogni legge umana e divina e riempendosi la bocca della parola Patria, condusse la Patria allo sfacelo. In quei tragici anni quei sacerdoti che non avevano in mente e sulla bocca che la parola sacra 'Patria', quelli che di quella parola non avevano mai voluto approfondire il significato, quelli che parlavano come parlate voi, fecero un male immenso proprio alla Patria (e, sia detto incidentalmente, disonorarono anche la Chiesa)".

Ma al di là di queste parole, ciò che vale ancora oggi, per il presente, in questo quotidiano sempre piu' segnato da disperazione e violenza, dopo i fatti di Roma e la nuova guerra di Libia e la sua conclusione (?) e' la dimensione pedagogica in cui questo scritto nasce. Innanzitutto, don Lorenzo condivideva con i suoi ragazzi ogni evento, dal piu' semplice al piu' complesso. Figuriamoci una querela. Quello che lo preoccupa non e' tanto cio' che potra' accadergli (al momento del processo, il Priore non potra' essere presente, perche' gravemente malato) ma quale insegnamento potranno ricavarne i suoi ragazzi:

"Ora io sedevo davanti ai miei ragazzi nella mia duplice veste di maestro e di sacerdote e loro mi guardavano sdegnati e appassionati. Un sacerdote che ingiuria un carcerato ha sempre torto. Tanto piu' se ingiuria chi e' in carcere per un ideale. Non avevo bisogno di far notare queste cose ai miei ragazzi. Le avevano gia' intuite. E avevano anche intuito che ero ormai impegnato a dar loro una lezione di vita.

"Dovevo ben insegnare come il cittadino reagisce all'ingiustizia. Come ha liberta' di parola e di stampa. Come il cristiano reagisce anche al sacerdote e perfino al vescovo che erra. Come ognuno deve sentirsi responsabile di tutto.

"Su una parete della nostra scuola c'e' scritto grande 'I care' (4). E' il motto intraducibile dei giovani americani migliori. 'Me ne importa, mi sta a cuore'. E' il contrario esatto del motto fascista 'Me ne frego'.

Proseguendo, don Lorenzo affronta temi rilevanti, per giungere a parlare della nonviolenza. Il testo e' interessante, ma non e' possibile in questa sede analizzarlo per intero. Per cui saltero' alle conclusioni. Come suo solito, il suo linguaggio e' esplicito e i temi affrontati sono scottanti. Ad esempio a un certo punto affronta il problema delle morti dei civili nelle guerre.

"Abbiamo letto a scuola su segnalazione del 'Giorno' un articolo del premio Nobel Max Born (Bullettin of the Atomic Scientists, aprile 1964).

"Dice che nella prima guerra mondiale i morti furono 5% civili 95% militari (si poteva ancora sostenere che i civili erano morti 'incidentalmente').

"Nella seconda 48% civili 52% militari (non si poteva piu' sostenere che i civili fossero morti 'incidentalmente').

"In quella di Corea 84% civili 16% militari (si puo' sostenere che i militari muoiano 'incidentalmente').

"Sappiamo tutti che i generali studiano la strategia d'oggi con l'unita' di misura del megadeath (un milione di morti) cioe' che le armi attuali mirano direttamente ai civili e che si salveranno forse solo i militari.

"Che io sappia nessun teologo ammette che un soldato possa mirare direttamente (si puo' ormai dire esclusivamente) ai civili. Dunque in casi del genere il cristiano deve obiettare anche a costo della vita. Io aggiungerei che mi pare coerente dire che a una guerra simile il cristiano non potra' partecipare nemmeno come cuciniere.

"Gandhi l'aveva gia' capito quando ancora non si parlava di armi atomiche. 'Io non traccio alcuna distinzione tra coloro che portano le armi di distruzione e coloro che prestano servizio di Croce Rossa. Entrambi partecipano alla guerra e ne promuovono la causa. Entrambi sono colpevoli del crimine della guerra'.

"A questo punto mi domando se non sia accademia seguitare a discutere di guerra con termini che servivano gia' male per la seconda guerra mondiale.

"Eppure mi tocca parlare anche della guerra futura perche' accusandomi di apologia di reato (5) ci si riferisce appunto a quel che dovranno fare o non fare i nostri ragazzi domani".

E, don Lorenzo conclude amaramente con un appello ai giudici: "Spero di tutto cuore che mi assolverete, non mi diverte l'idea di andare a fare l'eroe in prigione, ma non posso fare a meno di dichiararvi esplicitamente che seguitero' a insegnare ai miei ragazzi quel che ho insegnato fino a ora. Cioe' che se un ufficiale dara' loro ordini da paranoico hanno solo il dovere di legarlo ben stretto e portarlo in una casa di cura.

"Spero che in tutto il mondo i miei colleghi preti e maestri d'ogni religione e d'ogni scuola insegneranno come me.

"Poi forse qualche generale trovera' ugualmente il meschino che obbedisce e cosi' non riusciremo a salvare l'umanita'.

"Non e' un motivo per non fare fino in fondo il nostro dovere di maestri. Se non potremo salvare l'umanita' ci salveremo almeno l'anima".

Don Lorenzo Milani mori' prima della fine del processo d'appello e, come ricorda Neera Fallaci in un altro bel volume (6), il reato si estinse per la morte del reo. Luca Pavolini, allora direttore del periodico del Partito comunista, "Rinascita" (don Lorenzo aveva inviato copia della Lettera alle riviste dell'area cattolica e a quelle di sinistra: con suo grande rammarico, quelle cattoliche la ignorarono), venne condannato a cinque mesi e dieci giorni.

*

A mio parere dobbiamo intervenire non solo in occasione del 4 novembre, ma ogni giorno dell'anno e su piu' fronti (tanto per usare una metafora militare...):

- controinformazione: cos'e' stata in realta' la prima guerra mondiale, quali sono stati i suoi costi, le sue conseguenze; quanto costa l'apparato militare al paese in termini di repressione, controllo del territorio, danni alla salute e via dicendo; quanto costano le guerre e gli armamenti, anche in tempo di "pace";

- pedagogico: intervenire nelle scuole, sul posto di lavoro, ovunque sia possibile, su cos'e' la guerra e cos'e' la pace, ammesso che da qualche parte sia esistita; cos'e' la violenza e cos'e' la nonviolenza; aiutare giovani e insegnanti a contrastare la violenza nelle scuole organizzando focus group, seminari ecc.;

- politico: invitare a non votare per coloro che non si sono impegnati contro le missioni militari, ecc. denunciare le varie iniziative militariste apparentemente innocenti, dalle frecce tricolori all'esercito nelle scuole; contrastare e controinformare su quanto il "militare" pesi sul territorio, sulla salute, sull'economia e sulla politica.

Lo so: il lavoro da fare e' molto e i mezzi sono pochi. Ma la nonviolenza e' l'unica strada da percorrere...

*

Note

1. Documenti del processo di don Milani, L'obbedienza non e' piu' una virtu', Libreria Editrice Fiorentina, Firenze.

2. Nel frattempo il movimento nonviolento ha sviluppato altre "armi" nobili e incruente (per usare un linguaggio donmilaniano).

3. Solo per quanto riguarda l'Italia... (nota mia).

4. Motto che verra' utilizzato, impropriamente, da Walter Veltroni...

5. Questo era l'oggetto della querela che aveva colpito don Lorenzo. Il reato era quello di apologia dell'obiezione di coscienza.

6. Neera Fallaci, Vita del prete Lorenzo Milani. Dalla parte dell'ultimo, Rizzoli, Milano.

 

5. OGNI VITTIMA HA IL VOLTO DI ABELE. ALFREDO GALASSO: LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

[Ringraziamo Alfredo Galasso (per contatti: studiolegalegalasso at virgilio.it) per questo intervento.

Alfredo Galasso e' professore di diritto civile e avvocato. E' stato componente del Consiglio Superiore della Magistratura e parlamentare nel gruppo della Rete, negli anni Novanta. E' stato presidente dell'Associazione L'Altra Italia, editrice del settimanale "Avvenimenti", cui ha collaborato, oltre che a "La Repubblica", come editorialista. Ha rappresentato e rappresenta la parte civile in numerosi processi di mafia, nel processo per la strage di Ustica, nel processo G8. E' autore di molti saggi e volumi di diritto, alcuni dei quali dedicati alla tutela dei diritti della persona. Sullo stesso argomento ha promosso ricerche e curato la pubblicazione dei relativi atti, come Diritti fondamentali e multietnicita': una ricerca per la Costituzione dell'Unione europea e Il principio di uguaglianza nella Costituzione europea. E' stato relatore nei Convegni annuali organizzati dal Consiglio Nazionale Forense e dal Consiglio Superiore della Magistratura su temi e questioni di carattere generale quali i diritti umani nel Trattato di Lisbona e l'azione a tutela delle vittime dei reati. Ha scritto il romanzo no fiction La mafia non esiste (Pironti Editore, due edizioni) e La mafia politica (Baldini & Castoldi Editori)]

 

Scatenare una guerra, ogni guerra, non ha mai risolto alcun problema e, salva la necessita' di difendersi, ha lasciato vittime innocenti e ha giovato sempre agli sciacalli.

La "Grande Guerra" ha preparato la strada al fascismo e al nazismo, quindi all'altra guerra con altre vittime, questa volta milioni di persone non militari.

Puo' essere troppo semplice dire che la nonviolenza e' l'unica via da percorrere per far valere i diritti individuali e collettivi, come per affrontare o sciogliere conflitti interni e internazionali. Ma le cose semplici sono le piu' difficili da realizzare, forse anche da concepire.

Credo fermamente che i movimenti giovanili che stanno svegliando la gente addormentata di tutto il mondo e impaurendo i Signori della Terra saranno vincenti, perche' esprimono un pensiero e un obiettivo semplici e in quanto seguiranno la via della nonviolenza, come molti loro esponenti hanno pubblicamente dichiarato.

Dunque, la nonviolenza e' in cammino.

 

6. OGNI VITTIMA HA IL VOLTO DI ABELE. LUIGI SPAGNOLLI: MAI PIU' GUERRE

[Ringraziamo Luigi Spagnolli (per contatti: sindaco at comune.bolzano.it) per questa intervista.

Luigi Spagnolli e' sindaco di Bolzano dal 2005, rieletto nel 2010. Dal sito www.comune.bolzano.it riprendiamo la seguente scheda biografica: "nato a Bolzano il 10 febbraio 1960, residente a Bolzano, coniugato con due figli. Studi: 1979 maturita' classica presso il Liceo "G. Carducci" di Bolzano. 1985 Laurea in Scienze Forestali presso l'Universita' degli Studi di Firenze, 1985 Abilitazione all'esercizio della professione di Dottore Forestale ed iscrizione all'albo degli Agronomi e Forestali della Provincia di Bolzano. Attivita' lavorative: 1985-1990: Insegnante precario e di ruolo di diverse materie in scuole medie e superiori. 1986-2003: Rapporto di lavoro in varie forme con il Comune di Bolzano: consulente, coordinatore della segreteria del Sindaco (capo di gabinetto), funzionario tecnico area ambientale dal 1992, direttore dell'Ufficio Ambiente dal 1996, direttore della Ripartizione Ambiente e Verde Pubblico dal 2001. Nel 2001 nomina a componente il Comitato di Gestione della parte altoatesina del Parco Nazionale dello Stelvio in rappresentanza del Cai Alto Adige. Dal 2003 al 2005 incarico di coordinatore con funzioni di direttore del Parco Nazionale dello Stelvio, in Bormio (So), a seguito di concorso. Dal 5 novembre 2005 Sindaco di Bolzano, rieletto il 16 maggio 2010 per il secondo mandato. Altre attivita': Culturali: socio del Circolo Cittadino di Bolzano dal 1989, componente del Direttivo dal 1990 al 1994. Religiose: dal 1995 fondatore e membro del Gruppo Diocesano per l'Impegno Socio Politico (Geis). Socio-sanitarie: fondatore nel 1992 e primo Presidente di Admo Alto Adige - Associazione Donatori di Midollo Osseo fino al 1997. Dal 1998 componente di diversi organismi in Avis (Associazione Volontari Italiani Sangue) Comunale e Provinciale. Sportive: dal 1975 tesserato Fidal (Federazione Italiana di Atletica Leggera), in qualita' di atleta, tecnico, giudice e dirigente (dal 1988) con vari incarichi tra cui revisore dei conti e componente del Comitato Provinciale e della Commissione Nazionale Carte Federali. Componente della Giunta Provinciale del Coni dal 1992 al 2000. Organizzatore e speaker di manifestazioni nazionali ed internazionali. Ambientaliste: socio, o gia' socio, Wwf, Legambiente, Greenpeace, Cai, Ana. Interessi: viaggi, escursioni in montagna, fotografia, letteratura italiana, storia, scienze della natura"]

 

La guerra ha dimostrato storicamente come il rapporto costi-benefici sia tremendamente negativo, anche senza contare la perdita di vite umane, che pure e' l'aspetto che piu' conta in assoluto.

Le vittime di tutte le guerre vanno ricordate con deferenza e con la consapevolezza che vogliamo che non ce ne siano piu'.

 

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OGNI VITTIMA HA IL VOLTO DI ABELE

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Numero 21 del 26 ottobre 2011

 

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