Telegrammi. 661



 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 661 del 28 agosto 2011

Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

 

Sommario di questo numero:

1. Carlo Sansonetti: Abu Salim

2. Un appello urgente per l'isola di Jeju

3. Maria G. Di Rienzo: Personalmente

4. Sette domande a Jole Garuti

5. Sette domande a Severino Saccardi

6. Giorgio Girardet

7. Annamaria Rivera: Milizie nere e milizie verdi: quale e' la differenza?

8. Hannah Arendt: Ma costoro, comunque

9. Etty Hillesum: Ogni atomo di odio

10. Simone Weil: La speranza

11. Segnalazioni librarie

12. La "Carta" del Movimento Nonviolento

13. Per saperne di piu'

 

1. EDITORIALE. CARLO SANSONETTI: ABU SALIM

[Ringraziamo Carlo Sansonetti (per contatti: sansonetti.carlo at gmail.com) per questo intervento.

Carlo Sansonetti Garroni, nato nel 1951, ha vissuto sedici anni in comunita' per tossicodipendenti, in Italia e all'estero; e' stato parroco di Attigliano (Tr) dal 1999 al 2010 ed e' stato fra i fondatori dell'Associazione Sulla Strada onlus (www.sullastradaonlus.it) alle cui attivita' si sta dedicando a tempo pieno fin dall'anno scorso. Cfr. anche le interviste nei "Telegrammi della nonviolenza in cammino" n. 353 e n. 650]

 

Ad Abu Salim, quartiere di Tripoli, ultimo bastione di Geddafi, oggi la televisione araba Al Jazira ha fatto la macabra scoperta che, in questi giorni di guerra, nell'ospedale sono morte piu' cento persone, piu' di cento pazienti, per essere stati lasciati senza medici e cure per giorni e giorni. Erano riversi, alcuni nei loro letti, altri vicino alle immondizie - forse in cerca disperata di cibo - e altri ancora erano immersi nei loro stessi escrementi.

L'ospedale che prima aveva piu' di un centinaio di specialisti nelle varie branche di medicina, e' stato lasciato senza medici e infermieri. I soldati hanno impedito loro di accedervi (non importa di quale esercito erano i soldati, perche' non esiste esercito, nei tempi passati come nella odierna modernita' democratica, senza colpe continue di questo tipo). I soldati hanno loro impedito, per ragioni sconosciute a chi possiede ancora un po' di umanita', che il personale sanitario si avvicinasse ed entrasse in ospedale.

Oggi, all'indomani della "liberazione", l'ospedale ha sette assistenti, di cui soltanto due sono medici. Sono arrivati finalmente loro per cercare di salvare i salvabili e far morire senza troppi dolori chi e' in agonia.

La causa della morte di quelle cento e piu' persone, uomini, donne, bambini e anziani, e' stata la guerra.

*

Da persone civili dobbiamo chiederci una volta ancora se la guerra e' cosa possibile ancora oggi.

Certo, finche' ci saranno eserciti, la guerra non soltanto sara' possibile, ma addirittura "necessaria".

Oggi, le industrie che sono foraggiate dalla guerra, Fiat e Finmeccanica in testa qui in Italia, chiedono guerra e la foraggiano.

Soltanto l'Italia, in questi giorni di crisi economica e di sacrifici, spende, ogni giorno, piu' di 75 milioni di euro per le sue guerre in Afganistan e in Libia e per le sue ricerche nella difesa armata.

Non e' la sete di giustizia, non e' la ricerca della pace, non e' la lotta al terrorismo, ma le industrie belliche sono quelle che chiedono e rendono necessarie le guerre.

E, prima di quelle, rendono necessari gli eserciti.

E questo soltanto per avidita' di denaro.

L'esercito e' l'istituzione socio-politica piu' aberrante che esista, perche' vive della morte delle persone, anche quelle malate, ricoverate in un ospedale, e la cui morte sara' contrabbandata come "effetto collaterale" dell'azione bellica. L'esercito e' l'espressione malata del maschilismo imperante nel mondo.

Basta! Basta!

Solo la parte femminile che e' in ciascuno di noi, rendera' possibile l'eliminazione degli eserciti.

In Costa Rica, unico paese al mondo senza esercito, c'e' scritto da qualche parte: "Dichosa la madre costarricense, que al dar a luz, sabe que su hijo nunca sera' soldado!" ("Felice la madre costaricense, che al partorire sa che suo figlio mai sara' soldato!").

*

Il mondo, le nazioni, possono vivere senza esercito.

Basta organizzare meglio e addestrare ai metodi nonviolenti polizia e altri corpi di ordine pubblico.

Basta renderci conto che oggi come oggi e' possibile formare al dialogo e, addirittura, al metodo del consenso, le nuove generazioni. Anche di politici.

Basta renderci conto che la pace si costruisce e la giustizia si fa attraverso la solidarieta' civile, locale, nazionale, internazionale e globale.

 

2. APPELLI. UN APPELLO URGENTE PER L'ISOLA DI JEJU

[Ringraziamo Maria G. Di Rienzo (per contatti: sheela59 at libero.it) per averci messo a disposizione nella sua traduzione il seguente appello.

Cfr. anche l'articolo di Gloria Steinem nei "Telegrammi della nonviolenza in cammino" n. 646]

 

26 agosto 2011

Cari amici e amiche di Jeju, l'Isola della Pace Mondiale,

la scorsa settimana abbiamo saputo che 700 agenti di polizia sono stati inviati al porto di Jeju dalla terraferma sudcoreana, con autobus e camion che portavano tre grandi cannoni ad acqua. Gli abitanti dell'isola hanno vigilato, attendendosi l'attacco della polizia.

Esso e' avvenuto la mattina del 24 agosto. Alle due del pomeriggio di quello stesso giorno, il sindaco del villaggio di Gangjeong, Kang Dong-kyun, si e' avvicinato ai contractors militari che hanno iniziato ad usare una gru da 250 tonnellate che e' stata portata di contrabbando nel villaggio, di notte. Mentre chiedeva che la gru illegale fosse smantellata e rimossa, il sindaco e' stato caricato su un veicolo della polizia assieme al suo concittadino Kim Jong-Hwan ed altri attivisti della societa' civile.

Per dieci dure e lunghe ore cento fra abitanti di Jeju ed attivisti pacifisti hanno usato i loro corpi per impedire che la polizia trasferisse altrove il sindaco e gli altri. Due attivisti sono stati rilasciati, ma il sindaco, il signor Kim e fratello Moon sono ancora in stato di arresto.

I residenti di Gangjeong sanno che gli ordini sono stati emanati dall'alto. E' piu' che mai il momento di resistere. Perche' ora? Perche' stiamo cominciando a convincere la pubblica opinione. Articoli su Jeju sono stati pubblicati sul "New York Times" e l'"International Herald Tribune", entrambi a sostegno della resistenza pacifica degli abitanti di Gangjeong, che dura ormai da quattro anni. I fatti mostrano che questa base navale distruggerebbe ecosistemi unici, provocherebbe la Cina circondandola con un sistema antimissilistico statunitense e sarebbe comunque incapace di proteggere la Corea del Sud dalla Corea del Nord.

La Cnn ed Al-Jazeera hanno dato copertura di recente alle proteste ed il leader dell'opposizione in Corea del Sud, Chung Dong-young, ha dichiarato in una lettera aperta che non solo si oppone alla costruzione della base navale, ma che una volta che essa sara' sconfitta, prega che il sito dei lavori diventi un Parco della Pace.

Se il mondo apprende sempre di piu' sui pericoli che questo tesoro mondiale di ambiente e cultura, l'Isola di Jeju, sta correndo, e sempre di piu' sugli sforzi eroici di comuni contadini e pescatori, delle leggendarie pescatrici subacquee e dei bambini, per preservare la loro casa ed il loro modo di vivere, pace democrazia e ambiente hanno la possibilita' di prevalere.

Ma con la maggiore visibilita' arriva maggiore repressione, e centinaia di poliziotti si stanno aggiungendo ai mille gia' presenti su Jeju. Per restare un passo avanti abbiamo bisogno dell'aiuto degli amici distanti: circa 5.000 persone da cinquanta diversi paesi hanno gia' firmato la petizione diretta al Presidente Lee affinche' fermi la costruzione della base navale, sono le persone che stanno costruendo consapevolezza globale attorno all'istanza.

Noi comunicheremo regolarmente al mondo intero cosa sta succedendo al villaggio di Gangjeong, seminando semi di pace nei media e fra gli alleati del movimento per la pace, del movimento ambientalista, del movimento per i diritti umani e del movimento delle donne, aggiornando il sito www.savejejuisland.org con bollettini in piu' lingue.

Ci appelliamo con urgenza a tutti voi per salvare l'Isola di Jeju.

Per favore, visitate il sito web per avere piu' informazioni su come agire ora:

http://savejejuisland.org/Save_Jeju_Island/Get_Involved.html

Proprio come nessun essere umano e' un'isola, Jeju appartiene a tutti noi.

Con speranza,

La Campagna globale per salvare l'Isola di Jeju

Christine Ahn, Korea Policy Institute

Imok Cha, M. D.

Wooksik Cheong, Korea Peace Network

MacGregor Eddy, Women's International League for Peace and Freedom (Wilpf)

Bruce Gagnon, Global Network Against Weapons and Nuclear Power in Space

Matt Hoey, Save Jeju Island Campaign, coordinatore

Gilchun Ko, artista di Jeju

Iara Lee, regista e fondatrice di "Cultures of Resistance"

Regina Pyon, Solidarity for Peace and Reunification of Korea (Spark)

Gloria Steinem, autrice femminista, co-fondatrice di Women's Media Center

Ann Wright, colonello dell'esercito Usa in pensione, pacifista.

 

3. INIZIATIVE. MARIA G. DI RIENZO: PERSONALMENTE

[Ringraziamo Maria G. Di Rienzo (per contatti: sheela59 at libero.it) per questo intervento.

Maria G. Di Rienzo e' una delle principali collaboratrici di questo foglio; prestigiosa intellettuale femminista, saggista, giornalista, narratrice, regista teatrale e commediografa, formatrice, ha svolto rilevanti ricerche storiche sulle donne italiane per conto del Dipartimento di Storia Economica dell'Universita' di Sydney (Australia); e' impegnata nel movimento delle donne, nella Rete di Lilliput, in esperienze di solidarieta' e in difesa dei diritti umani, per la pace e la nonviolenza. Tra le opere di Maria G. Di Rienzo: con Monica Lanfranco (a cura di), Donne disarmanti, Edizioni Intra Moenia, Napoli 2003; con Monica Lanfranco (a cura di), Senza velo. Donne nell'islam contro l'integralismo, Edizioni Intra Moenia, Napoli 2005; (a cura di), Voci dalla rete. Come le donne stanno cambiando il mondo, Forum, Udine 2011. Cfr. il suo blog lunanuvola.wordpress.com Un piu' ampio profilo di Maria G. Di Rienzo in forma di intervista e' in "Notizie minime della nonviolenza" n. 81; si veda anche l'intervista in "Telegrammi della nonviolenza in cammino" n. 250, e quella nei "Telegrammi" n. 425]

 

In relazione all'appello urgente per l'isola di Jeju personalmente intendo scrivere all'Ambasciata della Repubblica di Corea a Roma ed ai Consolati a Milano, Padova e Palermo.

Se voleste farlo anche voi, queste sono le mail dei Consolati (non ho trovato quella dell'Ambasciata, ma mi serviro' comunque della posta ordinaria): consul-it at mail.mofat.go.kr; milano at mofat.go.kr; consolatocoreaveneto at gmail.com; conscoreasicilia at alice.it

 

4. VERSO LA MARCIA PERUGIA-ASSISI. SETTE DOMANDE A JOLE GARUTI

[Ringraziamo Jole Garuti (per contatti: jolgar at fastwebnet.it) per questa intervista.

Gia' docente di letteratura e storia, Jole Garuti e' stata presidente del Circolo "Societa' civile" di Milano e referente di Libera Lombardia. Oggi fa parte del Collegio dei garanti di Libera ed e' direttrice del Centro Studi e Documentazione "Saveria Antiochia Omicron" di Milano (www.omicronweb.it) . Ha pubblicato Mafia/mafie: che fare?, Franco Angeli, Milano 1994 e Il piacere della legalita', Scheiwiller, Milano 2002, oltre a vari articoli e saggi. Nel 2009 ha ricevuto la Medaglia d'oro al valor civile del Consiglio regionale della Lombardia per la sua attivita' a favore dell'educazione alla legalita']

 

- "La nonviolenza e' in cammino": Quale e' stato il significato piu' rilevante della marcia Perugia-Assisi in questi cinquanta anni?

- Jole Garuti: L'avere affermato e sostenuto l'idea che la soluzione dei problemi della societa' in cui viviamo deve essere trovata con metodi nonviolenti. La marcia Perugia-Assisi e' fondamentale per la pace, la solidarieta', l'impegno contro le mafie e contro la corruzione, contro lo sfruttamento dei lavoratori e degli immigrati. Attraverso la marcia si riaffermano gli uguali diritti di tutti gli uomini che vivono sul pianeta Terra.

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- "La nonviolenza e' in cammino": E cosa caratterizzera' maggiormente la marcia che si terra' il 25 settembre di quest'anno?

- Jole Garuti: Spero che quest'anno la marcia sia caratterizzata dalla necessita' di ribadire l'uguaglianza dei diritti dei cittadini, elemento fondamentale per una vita sociale priva di contrasti e di ingiustizie.

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- "La nonviolenza e' in cammino": Quale e' lo "stato dell'arte" della nonviolenza oggi in Italia?

- Jole Garuti: Direi che e' uno stato di sofferenza e di disagio; la nonviolenza e' minacciata dalla intolleranza, dal razzismo latente e strisciante, dall'aggressivita' di chi ritiene di avere maggiori diritti perche' sta a un livello sociale piu' alto.

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- "La nonviolenza e' in cammino": Quale ruolo puo' svolgere il Movimento Nonviolento fondato da Aldo Capitini, e gli altri movimenti, associazioni e gruppi nonviolenti presenti in Italia?

- Jole Garuti: Un ruolo formativo delle giovani generazioni, che permetta ai ragazzi di farsi una cultura egualitaria, solidale e sensibile ai problemi degli altri, priva di egoismi e individualismi.

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- "La nonviolenza e' in cammino": Quali i fatti piu' significativi degli ultimi mesi in Italia e nel mondo dal punto di vista della nonviolenza?

- Jole Garuti: E' piu' facile rispondere alla domanda inversa, tali e tanti sono i fenomeni di violenza e di aggressione (agli immigrati, agli omosessuali, ai poveri) che la cronaca ha dovuto registrare in Italia. E anche nel mondo le cose non vanno molto meglio, a meno che non si intenda per nonviolenza le manifestazioni contro i poteri dittatoriali dei regimi africani e del Medio Oriente, quali quelle avvenute in Egitto e in Siria. A quanto si e' saputo dalle cronache (ma dobbiamo sempre esser cauti nel credere a quello che ci viene raccontato), si e' visto come manifestazioni pacifiche e nonviolente siano state in grado di rovesciare o mettere in difficolta'  poteri assoluti che dominavano da decenni. Purtroppo sono costate la morte di molti manifestanti, ai quali va tutta la nostra ammirazione.

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- "La nonviolenza e' in cammino": Su quali iniziative concentrare maggiormente l'impegno nei prossimi mesi?

- Jole Garuti: Sulla solidarieta' internazionale a quei popoli che hanno lottato per riaffermare la democrazia e la liberta'.

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- "La nonviolenza e' in cammino": Se una persona del tutto ignara le chiedesse "Cosa e' la nonviolenza, e come accostarsi ad essa?", cosa risponderebbe?

- Jole Garuti: La nonviolenza e' il mezzo piu' efficace per affermare i diritti e l'uguaglianza dei cittadini. Le ideologie basate sulla violenza rivoluzionaria, anche se la violenza voleva essere la "levatrice della storia" e creare un mondo di uguaglianza che soddisfacesse i bisogni di tutti, hanno fallito. Dalla violenza infatti nasce altra violenza e alle fine i vincitori risultano essere coloro che hanno piu' ricchezze e quindi piu' mezzi, o che sono piu' abili nel soggiogare i propri concittadini. Per accostarsi alla nonviolenza occorre leggere e studiare la storia di personalita' quali Aldo Capitini, il Mahatma Gandhi, madre Teresa di Calcutta, don Milani. Anche una religione come il buddhismo puo' essere d'aiuto, in quanto invita alla fratellanza con tutti gli esseri viventi e con tutti gli elementi della natura.

 

5. VERSO LA MARCIA PERUGIA-ASSISI. SETTE DOMANDE A SEVERINO SACCARDI

[Ringraziamo Sverino Saccardi (per contatti: s.saccardi at aliceposta.it) per questa intervista.

Dal sito www.severinosaccardi.it riprendiamo la seguente breve scheda biografica: "Considero Firenze, nel cui centro storico vivo da anni, la mia citta', ma fiorentino lo sono solo di adozione. Sono nato (il 3 maggio 1949) a Gaiole in Chianti, terra di viti e di ulivi, dove ho vissuto solo i primissimi anni di vita. Ho abitato, poi, seguendo gli spostamenti della mia famiglia, nei pressi di Siena (a Basciano) e, dall'eta' di dieci anni, in quella che considero la vera terra delle mie radici: la Valdelsa, nei pressi di Barberino. Li' ho vissuto la mia giovinezza, ho stretto amicizie (alcune delle quali conservo tuttora come un insostituibile patrimonio umano), ho frequentato le scuole, ho vissuto il mio "sessantotto di provincia", venendo a contatto con esperienze importanti come quella del Collettivo operaio di Colle Val d'Elsa e quella di don Auro Giubbolini,  poco conosciuto quanto notevole prete-operaio, gia' amico di don Milani e parroco di Borgatello (Colle Val d'Elsa) ed animatore di una minuscola "scuola popolare". I miei studi superiori sono stati di tipo particolare: ho frequentato, infatti, l'Istituto magistrale ed ho preso il diploma di maestro. Il che mi ha permesso (dopo aver concluso l'Universita' a Firenze, dove mi sono laureato in Storia presso Magistero) di accedere ad un lavoro faticoso, quanto gratificante e prezioso: quello di insegnante elementare. Ho insegnato, in molte scuole elementari (tra cui la Scuola-Citta' "Pestalozzi"  di Firenze) per sedici anni. Poi, ho continuato a svolgere lo stesso lavoro in altre cattedre ed in altri ordini di scuole. In tutto ho insegnato trent'anni: Lettere alle medie inferiori ed alle "150 ore" per adulti, Filosofia e Pedagogia all'Istituto Magistrale, Storia e Filosofia nei licei scientifici. Fin quando, nel maggio 2005, ho dovuto lasciare (con rammarico) per incompatibilita' con la mia nuova carica elettiva di consigliere regionale della Toscana. In ambito politico, dopo l'esperienza nei movimenti giovanili della fine degli anni Sessanta e degli anni Settanta (ed una brevissima iscrizione all'allora Fgci), sono stato iscritto ad un solo, piccolo, partito: il Pdup (Partito di unita' proletaria). Poi sono sempre stato, nella mia collocazione nell'area della sinistra, un indipendente. A fine anni Settanta, dopo aver conosciuto Lodovico Grassi, Luciano Martini ed Ernesto Balducci, sono stato accolto nella redazione della rivista "Testimonianze" (fondata da Balducci, Grassi e da Mario Gozzini nel lontano 1958). Una rivista che ha, adesso, mezzo secolo di vita. E' iniziata allora un'intensa esperienza politico-culturale che prosegue tuttora. Per "Testimonianze" ho scritto, negli anni, molti testi, articoli, saggi sui temi del rapporto neomarxismo-questione religiosa, sul dialogo fra civilta', sui temi del sottosviluppo e dello sviluppo umano, delle democrazie e dei diritti umani. Ho collaborato fin dall'inizio all'ideazione ed alla realizzazione dei convegni "Se vuoi la pace prepara la pace" e dei "Colloqui europei" promossi da "Testimonianze", occupandomi soprattutto delle questioni relative al rapporto con i "dissidenti" dell'Est europeo. Sui temi dell'identita' europea, dopo il crollo del Muro, ho scritto (per le Edizioni cultura della pace) il libro: Il Continente ritrovato. Da Helsinki alla "Casa comune europea". Ho collaborato e continuo a collaborare con numerose pubblicazioni e con organi di stampa, periodici e quotidiani, con interventi sulla cultura della pace, sull'interculturalita', sui diritti dei migranti, sul dialogo interreligioso. Partecipo continuamente (e contribuisco ad organizzare), in merito agli stessi temi, a convegni, incontri, tavole rotonde. Insieme a Diana De Lorenzi, ho curato tre Kit multimediali  (Afaq-Orizzonti) sulle culture del Mediterraneo, pubblicati a cura del Cmsr (Centro mondialita' sviluppo reciproco) e del Cospe (Cooperazione allo sviluppo dei Paesi emergenti). Ho anche curato (in collaborazione con Diana) il Dizionario atlante dello sviluppo umano (con testo bilingue: italiano e inglese e con allegato un Cd-rom), cui hanno dato il loro contributo numerosi studiosi ed esperti, con testi relativi a numerose "parole chiave" relative ai temi dello sviluppo e della cultura dei diritti nel "mondo globale". Del Cospe (una onlus che si occupa, appunto, di cooperazione e sviluppo) sono stato, per due mandati consecutivi, presidente. Sono particolarmente legato a Santa Fiora, paese natale di Ernesto Balducci, dove con Lucio Niccolai e gli amici dell'Amiata, da anni organizziamo iniziative, riflessioni, incontri. Attualmente sono presidente dell'Associazione Uomo Planetatario, che ha il compito istituzionale di valorizzare Santa Fiora come luogo-simbolo della cultura della pace, dei diritti e della nonviolenza. Sono anche membro del direttivo nazionale del Cric (Coordinamento riviste italiane di cultura). Nella legislatura 2005-2010, dopo essere stato candidato nella lista Uniti nell'Ulivo alle elezioni regionali, sono stato eletto in Consiglio Regionale, dove sono stato membro del gruppo consiliare Pd ed ho fatto parte delle Commissioni cultura e lavoro. Sono stato anche membro della Commissione regionale di Bioetica. Alla conclusione del mio mandato consiliare (dopo avere partecipato alle primarie Pd, che mi hanno consegnato un risultato onorevole, ma non sufficiente ad essere rieletto in Consiglio con l'attuale sistema toscano delle liste bloccate alle elezioni del 2010, alle quali sono stato comunque candidato), sono tornato al mio lavoro di insegnante di Storia e Filosofia presso l'Istituto Ernesto Balducci di Pontassieve. Continua, naturalmente, il mio impegno come direttore della rivista "Testimonianze" e come animatore di iniziative nella societa' civile a sostegno di un percorso, sempre piu' urgente e ineludibile, di riforma della politica"]

 

- "La nonviolenza e' in cammino": Quale e' stato il significato piu' rilevante della marcia Perugia-Assisi in questi cinquanta anni?

- Severino Saccardi: L'aver dato rilievo, in maniera specifica, al tema della nonviolenza, coagulando attorno ai temi via via identificati il consenso di gruppi, movimenti e persone appartenenti a diversificati filoni culturali, religiosi e filosofici. La Marcia ha sempre posto interrogativi e questioni di grande rilevanza alla politica; ma la politica, cosi' come oggi e' concepita e praticata, e' assai difficile, omaggi e riferimenti rituali e retorici a parte, che possa aver orecchie per udire il messaggio di fondo della Perugia- Assisi.

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- "La nonviolenza e' in cammino": E cosa caratterizzera' maggiormente la marcia che si terra' il 25 settembre di quest'anno?

- Severino Saccardi: Il prestare orecchio e dare voce alle istanze di giustizia, di liberta', di valorizzazione dei diritti umani provenienti dalle piu' diverse parti del mondo. Il riferimento al grande sonmmovimento della Primavera araba e al grande e drammatico tema delle migrazioni e dei movimenti di popolazione e' imprescindibile.

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- "La nonviolenza e' in cammino": Quale e' lo "stato dell'arte" della nonviolenza oggi in Italia?

- Severino Saccardi: La presa di coscienza di questi temi, in tanti ambiti della societa' civile, dell'associazionismo e delle parti migliori del mondo istituzionale, si e' allargata ed e' cresciuta. A fronte di una societa' che, pero', in taluni suoi settori, esprime talora preoccupanti fenomeni di ottundimento della sensibilita' civile e della cultura della solidarieta' e fa trapelare i sintomi di latenti e preoccupanti patologie e di nuove forme di agggressivita'. C'e' un importante lavoro di (ri)costruzione  e di condivisione di un'etica pubblica e di proposizione, non retorica, dei temi della cultura della pace e del dialogo con l'"altro" al riguardo.

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- "La nonviolenza e' in cammino": Quale ruolo puo' svolgere il Movimento Nonviolento fondato da Aldo Capitini, e gli altri movimenti, associazioni e gruppi nonviolenti presenti in Italia?

- Severino Saccardi: Un ruolo di grande importanza. E' dall'associazionismo e dal volontariato sociale e culturale che questo Paese puo' ancora attingere le sue migliori risorse e superare una crisi, che non e' solo di carattere economico- sociale, ma che e' anche, per certi aspetti, di carattere antropologico. Riflettere sull'"antropologia della crisi" per uscire in avanti dall'attuale momento di difficolta' e' molto importante.

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- "La nonviolenza e' in cammino": Quali i fatti piu' significativi degli ultimi mesi in Italia e nel mondo dal punto di vista della nonviolenza?

- Severino Saccardi: Nel mondo, il messaggio piu' importante (laddove e' stata pacifica e nonviolenta) viene, appunto, dalla "Primavera araba". Ma non scorderei anche i movimenti (che in questo momento non sono sotto i riflettori) per la difesa dei diritti umani in Tibet, in Cina o in Iran. In Italia, un lavoro misconosciuto, ma importantissimo, e' quello di chi cerca di tener viva l'attenzione sul tema della "questione carceraria" e dell'umanizzazione delle condizioni dei detenuti.

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- "La nonviolenza e' in cammino": Su quali iniziative concentrare maggiormente l'impegno nei prossimi mesi?

- Severino Saccardi: Volgere l'attenzione a quel che sta avvenendo nel Mediterraneo e' importantissimo. Un'Europa di pace potrebbe avere, in questo momento, un grande ruolo.

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- "La nonviolenza e' in cammino": Se una persona del tutto ignara le chiedesse "Cosa e' la nonviolenza, e come accostarsi ad essa?", cosa risponderebbe?

- Severino Saccardi: Non e' l'accettazione passiva della situazione esistente. Al contrario: e' una grande spinta, di carattere pacifico, al cambiamento ed alla trasformazione del mondo di direzione di un piu' giusto domani.

 

6. LUTTI. GIORGIO GIRARDET

[Dall'Agenzia "Nev" (per contatti: tel. 064825120, 06483768, fax: 064828728, e-mail: nev at fcei.it) riprendiamo la seguente triste notizia del 22 agosto 2011 dal titolo "Lutti. E' morto oggi a 91 anni il pastore valdese Giorgio Girardet" e il sommario "Se ne va l'uomo della comunicazione evangelica ed ecumenica in Italia"]

 

Roma, 22 agosto 2011. E' deceduto oggi pomeriggio all'eta' di 91 anni il pastore valdese e giornalista Giorgio Girardet, l'uomo che nella seconda meta' del '900 segno' la comunicazione evangelica ed ecumenica in Italia. Il suo interesse per i mezzi della comunicazione e la sua spiccata inclinazione per il mondo dell'informazione lo portano gia' nel dopoguerra a fondare "Radio Trieste evangelica". Dopo un periodo di direzione al Centro ecumenico di Agape di Prali (To), nel '66 fondo' la rivista "Nuovi Tempi" che diresse fino al '79, quando conflui' con la testata "Com", periodico del dissenso cattolico, che diede luogo alla storica rivista ecumenica "Com-Nuovi Tempi", oggi "Confronti". Dal 1980 al 1984 Girardet diresse l'Agenzia Stampa "Nev - Notizie evangeliche", che lascio' per ricoprire l'incarico di docente di teologia pratica alla Facolta' valdese di teologia di Roma. Inoltre, per alcuni anni collaboro' con la rubrica televisiva di Raidue "Protestantesimo", nonche' con il "Culto Radio" in onda su RadioRai1. Nei primi anni '90 fu membro del Consiglio della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei). Autore di numerosi volumi sul protestantesimo, Girardet era una penna infaticabile. Fervente internauta - tra i primi pastori a fare uso del computer, nonostante l'eta' non piu' giovanissima - nel 2000 pubblica il volume Cristianesimo 1.0. Oltre 700 siti web scelti e commentati da Giorgio Girardet (Editori Riuniti). A dimostrazione della sua straordinaria curiosita' per il mezzo informatico testimonia il fatto che e' a 90 anni inoltrati curava un account su facebook.

Girardet segue la moglie Maria Sbaffi, scomparsa solo sette mesi fa, insieme alla quale ha condiviso la passione per il mondo dell'informazione e per l'ecumenismo.

La notizia della sua morte giunge mentre a Torre Pellice (To) e' in corso il Sinodo delle chiese metodiste e valdesi. In omaggio al pastore Girardet l'assemblea sinodale stasera ha intonato l'inno: "Cristo e' Risorto. Alleluia!".

Tra le sue opere ricordiamo: Protestanti perche', Torino, Claudiana, 1963; Cristiani perche', Torino, Claudiana, 1992; Bibbia perche'. Il linguaggio e le idee guida, Torino, Claudiana, 1993; Introduzioni alla fede evangelica, Torino, Claudiana, 1995; Cristiani secondo l'evangelo, Torino, Claudiana, 1996; Duemila anni dopo, Torino, Claudiana, 1998; Protestanti e cattolici: le differenze, Torino, Claudiana, 2003.

 

7. RIFLESSIONE. ANNAMARIA RIVERA: MILIZIE NERE E MILIZIE VERDI: QUALE E' LA DIFFERENZA?

(25 agosto 2011)

[Dal blog di Annamaria Rivera nel sito di "MicroMega" (blog-micromega.blogautore.espresso.repubblica.it) riprendiamo ampi stralci del seguente articolo del 25 agosto 2011.

Annamaria Rivera, antropologa, vive a Roma e insegna etnologia all'Universita' di Bari. Fortemente impegnata nella difesa dei diritti umani di tutti gli esseri umani, ha sempre cercato di coniugare lo studio e la ricerca con l'impegno sociale e politico. Attiva nei movimenti femminista, antirazzista e per la pace, si occupa, anche professionalmente, di temi attinenti. Al centro della sua ricerca, infatti, sono l'analisi delle molteplici forme di razzismo, l'indagine sui nodi e i problemi della societa' pluriculturale, la ricerca di modelli, strategie e pratiche di concittadinanza e convivenza fra eguali e diversi. Fra le opere di Annamaria Rivera piu' recenti: (con Gallissot e Kilani), L'imbroglio etnico, in quattordici parole-chiave, Dedalo, Bari 2001; (a cura di), L'inquietudine dell'Islam, Dedalo, Bari 2002; Estranei e nemici. Discriminazione e violenza razzista in Italia, DeriveApprodi, Roma 2003; La guerra dei simboli. Veli postcoloniali e retoriche sull'alterita', Dedalo, Bari 2005; Regole e roghi. Metamorfosi del razzismo, Dedalo, Bari 2009; La Bella, la Bestia e l'Umano. Sessismo e razzismo senza escludere lo specismo, Ediesse, Roma 2010]

 

C'è qualcosa di surreale nella pur sacrosanta indignazione contro le provocazioni del missino Gaetano Saya, leader del Partito nazionalista italiano, ideatore delle "ronde nere", nonche' fondatore del Dipartimento studi strategici antiterrorismo (Dssa), una sorta d'intelligence parallela. Il reclutamento, annunciato in rete, della "Guardia nazionale" per un raduno a Genova il 24 e 25 settembre ha infatti suscitato riprovazione e sdegno come mai si erano visti a proposito di adunate leghiste altrettanto inquietanti.

Ricordate? Nel 2009 Saya e i suoi furono tra i primi a mettere in pratica il decreto-legge che istituiva le ronde (n. 733, art. 46), fortemente voluto da Maroni e approvato dal consiglio dei ministri il 20 febbraio di quell'anno. Certo, lo fecero con una certa precipitazione e impudenza, non preoccupandosi di dissimulare l'armamentario simbolico nazifascista: labari, scarponi neri, aquila imperiale romana, ruota solare... Avete presente come reagi' il ministro dell'interno alle polemiche intorno alle ronde? "Ebbene si', vogliamo le ronde! Noi non abbiamo paura di chiamare le cose con il loro nome", proclamo' Maroni nel corso di un'adunata a Pontida (1).

Ora provate a comparare il programma, i simboli, la propaganda del Pni con quelli della Lega Nord: sono quasi sovrapponibili, purche' si sostituisca "Italia" con "Padania". Dico "quasi" perche', certo, ci sono differenze, anche ragguardevoli: per esempio, gli uni sono decisamente statalisti, gli altri in sostanza liberisti. Ma sono le analogie a prevalere. Per esempio, la ruota solare del Pni e' un segno di evocazione mistica e "ancestrale" al pari del "sole delle Alpi" ed entrambi appartengono alla famiglia di svastiche, rune, croci celtiche, cioe' alla simbolica tipica della destra piu' reazionaria. Comune e' il richiamo a principii e valori quali tradizione, comunita', onore, orgoglio, sangue, privilegio etnico. Affine e' l'ideologia nazionalista, revanscista, patriottarda, che evoca una patria maschia sempre in lotta contro nemici, oppressori, invasori, in primis chiunque si ritiene incarni qualche forma di alterita' rispetto alla "norma" del "noi": soprattutto stranieri, immigrati, omosessuali... Affini sono il machismo, la passione per le divise, il gusto del linguaggio scurrile, l'anti-intellettualismo, lo squadrismo verbale contro i giornalisti che osino criticarli. Solo pochi giorni fa Bossi li ha definiti "delinquenti da legnare". Non molto diversamente, nel sito del Pni si insulta e si minaccia un giornalista, autore di un articolo-denuncia, con epiteti quale "omuncolo viscido e puzzolente" e altri irripetibili.

Eppure gli uni - i "nazionalisti" - d'un tratto richiamano l'attenzione e lo sdegno del "mondo democratico"; gli altri, i leghisti, sono oggetto, da che esistono, di una singolare indulgenza e/o sottovalutazione della loro pericolosita', anche da parte del "mondo democratico". Eppure sono passate poche settimane da che Borghezio - colui che rappresenta al meglio l'esprit padano, anche per la palese vicinanza al mondo dell'estrema destra fascista (2) - oso' manifestare pubblicamente la propria condivisione delle idee di Breivik, l'autore della strage di Utoya.

A rafforzare la tesi che riduce la Lega a folklore mancava il crisma accademico: grazie alla Feltrinelli, ora c'e' anche quello, ovvero L'idiota in politica, tesi di dottorato dell'antropologa francese Lynda Dematteo, la quale, per aver preso troppo alla lettera l'imperativo metodologico della disciplina, l'osservazione partecipante, sembra essere finita vittima della sindrome di Stoccolma. La Lega Nord sarebbe, a suo avviso, una variante contemporanea della maschera del giullare o, confondendo, dello scemo del villaggio, di Bertoldo, Gioppino e simili, sicche' quasi tutto quel che dicono e fanno i "padani" non sarebbe altro, in definitiva, che un furbissimo rovesciamento ironico: una fiction carnevalesca o, confondendo, da Commedia dell'Arte. Il loro stesso discorso razzista sarebbe null'altro che "una parodia", la "Guardia nazionale padana" una goliardata che provoca "piu' irritazione che veri problemi" (p. 97), ridicola e controproducente l'iniziativa contro i leghisti condotta dal giudice Papalia fra il 1996 e il '97 (pp. 98-99).

Come e' ovvio, non possiamo che compiacerci delle iniziative assunte contro il Pni. Fra l'altro, benissimo ha fatto l'on. Paola Concia a sollecitare l'Unar (l'Ufficio antidiscriminazione presso il Ministero delle pari opportunita') affinche' aprisse un'istruttoria sul caso... forse un giorno il "mondo democratico" si accorgera' che per troppo tempo ha coccolato i germi italiani, ben insediati fino ai vertici delle istituzioni, dell'internazionale europea eversiva e ultrarazzista. Per ora dobbiamo accontentarci di sussulti legati alla tattica politicista del momento.

*

Note

1. Il comizio in questione e' in questo video: www.youtube.com/watch?v=WUB16wEQlVk

2. Il video e' ben noto, ma non fa male ripassarlo: Borghezio da' lezione ai fascisti francesi e consiglia loro come farsi passare per regionalisti e cattolici, pur rimanendo fascisti: www.youtube.com/watch?v=lk8vpuajKGc&feature=channel

 

8. MAESTRE. HANNAH ARENDT: MA COSTORO, COMUNQUE

[Da Hannah Arendt, Alcune questioni di filosofia morale, Einaudi, Torino 2006, 2009, p. 35.

Hannah Arendt e' nata ad Hannover da famiglia ebraica nel 1906, fu allieva di Husserl, Heidegger e Jaspers; l'ascesa del nazismo la costringe all'esilio, dapprima e' profuga in Francia, poi esule in America; e' tra le massime pensatrici politiche del Novecento; docente, scrittrice, intervenne ripetutamente sulle questioni di attualita' da un punto di vista rigorosamente libertario e in difesa dei diritti umani; mori' a New York nel 1975. Opere di Hannah Arendt: tra i suoi lavori fondamentali (quasi tutti tradotti in italiano e spesso ristampati, per cui qui di seguito non diamo l'anno di pubblicazione dell'edizione italiana, ma solo l'anno dell'edizione originale) ci sono Le origini del totalitarismo (prima edizione 1951), Comunita', Milano; Vita Activa (1958), Bompiani, Milano; Rahel Varnhagen (1959), Il Saggiatore, Milano; Tra passato e futuro (1961), Garzanti, Milano; La banalita' del male. Eichmann a Gerusalemme (1963), Feltrinelli, Milano; Sulla rivoluzione (1963), Comunita', Milano; postumo e incompiuto e' apparso La vita della mente (1978), Il Mulino, Bologna. Una raccolta di brevi saggi di intervento politico e' Politica e menzogna, Sugarco, Milano, 1985. Molto interessanti i carteggi con Karl Jaspers (Carteggio 1926-1969. Filosofia e politica, Feltrinelli, Milano 1989) e con Mary McCarthy (Tra amiche. La corrispondenza di Hannah Arendt e Mary McCarthy 1949-1975, Sellerio, Palermo 1999). Una recente raccolta di scritti vari e' Archivio Arendt 1. 1930-1948, Feltrinelli, Milano 2001; Archivio Arendt 2. 1950-1954, Feltrinelli, Milano 2003; cfr. anche la raccolta Responsabilita' e giudizio, Einaudi, Torino 2004; Alcune questioni di filosofia morale, Einaudi, Torino 2006, 2009; la recente Antologia, Feltrinelli, Milano 2006; i recentemente pubblicati Quaderni e diari, Neri Pozza, 2007. Opere su Hannah Arendt: fondamentale e' la biografia di Elisabeth Young-Bruehl, Hannah Arendt, Bollati Boringhieri, Torino 1994; tra gli studi critici: Laura Boella, Hannah Arendt, Feltrinelli, Milano 1995; Roberto Esposito, L'origine della politica: Hannah Arendt o Simone Weil?, Donzelli, Roma 1996; Paolo Flores d'Arcais, Hannah Arendt, Donzelli, Roma 1995; Simona Forti, Vita della mente e tempo della polis, Franco Angeli, Milano 1996; Simona Forti (a cura di), Hannah Arendt, Milano 1999; Augusto Illuminati, Esercizi politici: quattro sguardi su Hannah Arendt, Manifestolibri, Roma 1994; Friedrich G. Friedmann, Hannah Arendt, Giuntina, Firenze 2001; Julia Kristeva, Hannah Arendt, Donzelli, Roma 2005; Alois Prinz, Io, Hannah Arendt, Donzelli, Roma 1999, 2009. Per chi legge il tedesco due piacevoli monografie divulgative-introduttive (con ricco apparato iconografico) sono: Wolfgang Heuer, Hannah Arendt, Rowohlt, Reinbek bei Hamburg 1987, 1999; Ingeborg Gleichauf, Hannah Arendt, Dtv, Muenchen 2000]

 

Ma costoro, comunque, non dubitarono mai che i crimini restavano crimini anche una volta legalizzati dal governo, cosi' come non dubitarono mai che era meglio in ogni caso non partecipare a tali azioni criminali.

 

9. MAESTRE. ETTY HILLESUM: OGNI ATOMO DI ODIO

[Da Etty Hillesum, Lettere 1942-1943, Adelphi, Milano 1990, 2001, p. 51.

Etty Hillesum e' nata a Middelburg nel 1914 e deceduta ad Auschwitz nel 1943, il suo diario e le sue lettere costituiscono documenti di altissimo valore e in questi ultimi anni sempre di piu' la sua figura e la sua meditazione diventano oggetto di studio e punto di riferimento per la riflessione. Opere di Etty Hillesum: Diario 1941-1943, Adelphi, Milano 1985, 1996; Lettere 1942-1943, Adelphi, Milano 1990, 2001. Opere su Etty Hillesum: AA. VV., La resistenza esistenziale di Etty Hillesum, fascicolo di "Alfazeta", n. 60, novembre-dicembre 1996, Parma; Nadia Neri, Un'estrema compassione, Bruno Mondadori Editore, Milano 1999; Pascal Dreyer, Etty Hillesum. Una testimone del Novecento, Edizioni Lavoro, Roma 2000; Sylvie Germain, Etty Hillesum. Una coscienza ispirata, Edizioni Lavoro, Roma 2000; Wanda Tommasi, Etty Hillesum. L'intelligenza del cuore, Edizioni Messaggero, Padova 2002; Maria Pia Mazziotti, Gerrit Van Oord (a cura di), Etty Hillesum. Diario 1941-1943. Un mondo 'altro' e' possibile, Apeiron, Sant'Oreste (Roma) 2002; Maria Giovanna Noccelli, Oltre la ragione, Apeiron, Sant'Oreste (Roma) 2004; Luciana Breggia, Parole con Etty, Claudiana, Torino 2011]

 

Laggiu' ho potuto toccare con mano come ogni atomo di odio che si aggiunge al mondo lo renda ancora piu' inospitale.

 

10. MAESTRE. SIMONE WEIL: LA SPERANZA

[Da Simone Weil, Quaderni, II, Adelphi, Milano 1985, 1991, p. 256.

Simone Weil, nata a Parigi nel 1909, allieva di Alain, fu professoressa, militante sindacale e politica della sinistra classista e libertaria, operaia di fabbrica, miliziana nella guerra di Spagna contro i fascisti, lavoratrice agricola, poi esule in America, infine a Londra impegnata a lavorare per la Resistenza. Minata da una vita di generosita', abnegazione, sofferenze, muore in Inghilterra nel 1943. Una descrizione meramente esterna come quella che precede non rende pero' conto della vita interiore della Weil (ed in particolare della svolta, o intensificazione, o meglio ancora: radicalizzazione ulteriore, seguita alle prime esperienze mistiche del 1938). Ha scritto di lei Susan Sontag: "Nessuno che ami la vita vorrebbe imitare la sua dedizione al martirio, o se l'augurerebbe per i propri figli o per qualunque altra persona cara. Tuttavia se amiamo la serieta' come vita, Simone Weil ci commuove, ci da' nutrimento". Opere di Simone Weil: tutti i volumi di Simone Weil in realta' consistono di raccolte di scritti pubblicate postume, in vita Simone Weil aveva pubblicato poco e su periodici (e sotto pseudonimo nella fase finale della sua permanenza in Francia stanti le persecuzioni antiebraiche). Tra le raccolte piu' importanti in edizione italiana segnaliamo: L'ombra e la grazia (Comunita', poi Rusconi), La condizione operaia (Comunita', poi Mondadori), La prima radice (Comunita', SE, Leonardo), Attesa di Dio (Rusconi), La Grecia e le intuizioni precristiane (Rusconi), Riflessioni sulle cause della liberta' e dell'oppressione sociale (Adelphi), Sulla Germania totalitaria (Adelphi), Lettera a un religioso (Adelphi); Sulla guerra (Pratiche). Sono fondamentali i quattro volumi dei Quaderni, nell'edizione Adelphi curata da Giancarlo Gaeta. Opere su Simone Weil: fondamentale e' la grande biografia di Simone Petrement, La vita di Simone Weil, Adelphi, Milano 1994. Tra gli studi cfr. AA. VV., Simone Weil, la passione della verita', Morcelliana, Brescia 1985; Gabriella Fiori, Simone Weil. Biografia di un pensiero, Garzanti, Milano 1981, 1990; Eadem, Simone Weil. Una donna assoluta, La Tartaruga edizioni, Milano 1991, 2009; Giancarlo Gaeta, Simone Weil, Edizioni cultura della pace, S. Domenico di Fiesole 1992; Jean-Marie Muller, Simone Weil. L'esigenza della nonviolenza, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1994; Angela Putino, Simone Weil e la Passione di Dio, Edb, Bologna 1997; Eadem, Simone Weil. Un'intima estraneita', Citta' Aperta, Troina (Enna) 2006; Maurizio Zani, Invito al pensiero di Simone Weil, Mursia, Milano 1994]

 

La speranza e' la conoscenza che il male che si porta in se' e' finito, e che il minimo orientamento dell'anima verso il bene, fosse pure di un istante, ne abolisce un poco; che nell'ambito spirituale ogni bene, infallibilmente, produce il bene.

 

11. SEGNALAZIONI LIBRARIE

 

Letture

- Giuseppe D'Avanzo, Inchiesta sul potere, Gruppo editoriale L'Espresso, Roma 2011, pp. XIV + 306, euro 9,90 (in supplemento al quotidiano "La Repubblica").

 

12. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

 

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.

Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:

1. l'opposizione integrale alla guerra;

2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;

3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;

4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.

Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.

Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

 

13. PER SAPERNE DI PIU'

 

Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it

Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 661 del 28 agosto 2011

 

Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it, sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

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