La domenica della nonviolenza. 259



 

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LA DOMENICA DELLA NONVIOLENZA

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Supplemento domenicale de "La nonviolenza e' in cammino"

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100

Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 259 del 7 agosto 2011

 

In questo numero:

1. Mao Valpiana: Il plurale di tu e' tutti

2. Enzo Mazzi: Sentimenti nel partecipare alla marcia Perugia-Assisi

3. Sette domande a Letizia Lanza

4. Sette domande a Elena Liotta

5. Sette domande a Floriana Lipparini

6. Sette domande a Nello Margiotta

 

1. EDITORIALE. MAO VALPIANA: IL PLURALE DI TU E' TUTTI

[Ringraziamo Mao Valpiana (per contatti: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803, fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org) per questo intervento.

Mao (Massimo) Valpiana e' una delle figure piu' belle e autorevoli della nonviolenza in Italia; e' nato nel 1955 a Verona dove vive e ha lavorato come assistente sociale e giornalista; fin da giovanissimo si e' impegnato nel Movimento Nonviolento (si e' diplomato con una tesi su "La nonviolenza come metodo innovativo di intervento nel sociale"); attualmente e' presidente del Movimento Nonviolento, responsabile della Casa della nonviolenza di Verona e direttore della rivista mensile "Azione Nonviolenta", fondata nel 1964 da Aldo Capitini. Obiettore di coscienza al servizio e alle spese militari ha partecipato tra l'altro nel 1972 alla campagna per il riconoscimento dell'obiezione di coscienza e alla fondazione della Lega obiettori di coscienza (Loc), di cui e' stato segretario nazionale; durante la prima guerra del Golfo ha partecipato ad un'azione diretta nonviolenta per fermare un treno carico di armi (processato per "blocco ferroviario", e' stato assolto); e' inoltre membro del consiglio direttivo della Fondazione Alexander Langer, ha fatto parte del Consiglio della War Resisters International e del Beoc (Ufficio Europeo dell'Obiezione di Coscienza); e' stato anche tra i promotori del "Verona Forum" (comitato di sostegno alle forze ed iniziative di pace nei Balcani) e della marcia per la pace da Trieste a Belgrado nel 1991; nel giugno 2005 ha promosso il digiuno di solidarieta' con Clementina Cantoni, la volontaria italiana rapita in Afghanistan e poi liberata. Con Michele Boato e Maria G. Di Rienzo ha promosso l'appello "Crisi politica. Cosa possiamo fare come donne e uomini ecologisti e amici della nonviolenza?" da cui e' scaturita l'assemblea di Bologna del 2 marzo 2008 e quindi il manifesto "Una rete di donne e uomini per l'ecologia, il femminismo e la nonviolenza". Un suo profilo autobiografico, scritto con grande gentilezza e generosita' su nostra richiesta, e' nel n. 435 del 4 dicembre 2002 de "La nonviolenza e' in cammino"; una sua ampia intervista e' nelle "Minime" n. 255 del 27 ottobre 2007; un'altra recente ampia intervista e' in "Coi piedi per terra" n. 295 del 17 luglio 2010]

 

Tutti sono invitati a partecipare alla Marcia Perugia-Assisi. La Marcia e' di tutti e per tutti.

Nel cammino ideato da Aldo Capitini il plurale di "tu" e' "tutti". Saremo tutti uniti a marciare contro la guerra.

Tutti in cammino verso l'orizzonte della nonviolenza, che e' il varco attuale della storia.

 

2. EDITORIALE. ENZO MAZZI: SENTIMENTI NEL PARTECIPARE ALLA MARCIA PERUGIA-ASSISI

Enzo Mazzi <emazzi at videosoft.it>

[Ringraziamo Enzo Mazzi (per contatti: emazzi at videosoft.it) per questo intervento in risposta a una richiesta di intervista.

Enzo Mazzi e' stato tra gli animatori dell'esperienza fiorentina della Comunita' dell'Isolotto e del movimento delle comunita' cristiane di base. Ha pubblicato: con l'editrice Centrolibro, Scandicci Firenze 1999, Firenze e Savonarola; per i tipi di Manifestolibri: La forza dell'esodo (2001); Ernesto Balducci (2002); Giordano Bruno. Attualita' di un'eresia, nuova ed. 2009; Cristianesimo ribelle (2008); Il valore dell'eresia (2010)]

 

Sentimenti che mi hanno accompagnato questi anni nel partecipare alla marcia della pace Perugia-Assisi.

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1. Woytjla - Bush: due adoratori dello stesso Dio a confronto

Ho mantenute impresse nella memoria, durante questi anni, due immagini il cui accostamento e' inquietante: papa Woytjla in raccoglimento di preghiera davanti a Dio nel giorno del digiuno per la pace; Bush, i suoi ministri e consiglieri ugualmente in raccoglimento con le mani giunte in preghiera davanti allo stesso Dio nel giorno della decisione fatidica dell'inizio dei bombardamenti in Iraq (ogni riunione dell'enturage di George Bush si apre con alcuni minuti di preghiera per volere dello stesso presidente), a cui si potrebbe aggiungere la foto della messa da campo in cui i piloti cattolici ricevono l'ostia consacrata che li accompagnera' nella loro missione di bombardamento.

Ma e' lo stesso Dio quello del papa e quello di Bush e dei suoi soldati? Se e' lo stesso Dio, uno dei due e' incoerente. Chi?

L'interrogativo non e' affatto nuovo per la comunita' della cui vita ed esperienza sono partecipe. Gia' nel lontano 1967, per la celebrazione della Pasqua, scrivemmo una lettera a Paolo VI in cui esprimevamo la nostra angoscia per la scalata dei bombardamenti contro il Vietnam compiuti "da un popolo composto nella quasi totalita' di cristiani e in buona parte cattolici... Poiche' noi cristiani siamo il Corpo di Cristo, non possiamo evitare di sentirci corresponsabili di questo vero e proprio genocidio compiuto da membra dello stesso Corpo cui noi apparteniamo".

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2. Condannare la guerra o desolidarizzarci dal Dio della guerra?

Da allora ne abbiamo fatta di strada. E abbiamo capito che bisognava desolidarizzarci con un lavoro intenso e complesso nell'intimo della fede, dell'immagine di Dio, di tutta la sistemazione religiosa, dogmatica, biblica, liturgica, morale, disciplinare. C'era tutto un clima che era lo spirito conciliare. Un nome per tutti il cardinal Giacomo Lercaro che nel febbraio 1968 fu costretto a dimettersi. Dice in una conferenza nel settembre dello stesso anno: "... debbo umilmente confessare che le posizioni che solo cinque anni fa mi erano parse importanti punti di arrivo, mi appaiono oggi decisamente insufficienti". E quali erano queste posizioni? Erano posizioni ancora oggi considerate avanzatissime. E cioe' che "il cristianesimo lungi dal riconoscersi e identificarsi con una cultura, ha la sua condizione ottimale in insediamenti pluralistici che siano occasioni di dialogo fecondo e generante con tutti gli autentici filoni culturali dell'umanita'". Ma questo nel 1968 non gli basta piu'. O meglio e' ancora convinto che il dialogo e' fondamentale. Ma la dolorosa esperienza della destituzione e i motivi della destituzione stessa e cioe' il suo puntare sulla rivoluzione conciliare del Popolo di Dio lo avevano convinto che e' fumo il dialogo senza una profonda desolidarizzazione del cristianesimo dalla cultura occidentale e soprattutto dalla cultura del potere e della guerra. Perche' "la secolare simbiosi di tanta parte del cristianesimo con la cultura occidentale ha prodotto calcificazioni tenacisime di aspetti di questa cultura con il cristianesimo stesso... Nella nostra societa' e' ormai chiaro che la violenza piu' insidiosa, quella cioe' che infrange ogni forma sia di convivenza che di carita', e' proprio la violenza del potere, la violenza paludata dal possesso dell'autorita'... Nella realta' di oggi, di fronte alle continue guerre condotte o concretamente incoraggiate, i soprusi e le violazioni delle piu' legittime autonomie e la sempre incombente minaccia atomica, non si puo' tacere la constatazione che si tratta di arbitrii consumati proprio dai massimi poteri responsabili del nostro pianeta. La coscienza generale avverte cioe' che l'antica identita' tra autorita' e ordine, tra potere pubblico e garanzia dell'uomo e' definitivamente caduta" (Lorenzo Bedeschi, Il cardinale destituito, Gribaudi, Torino 1968). La conseguenza e' la necessita' di una profonda revisione e purificazione del cristianesimo in tutti i suoi aspetti. Solo per questa strada, che e' quella conciliare, il dialogo puo' essere vero dialogo e dialogo fecondo e potra' condurre verso un mondo pacificato.

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3. Le religioni sono religioni di guerra anche quando predicano la pace?

La guerra, si sa, e' una cultura e non solo uno sciagurato evento. La societa' umana, fino da tempi remotissimi, qualcuno dice dal neolitico, e' organizzata in funzione della guerra. Ce lo dicono gli studiosi dei popoli cosiddetti primitivi. Ce lo dicono ugualmente gli studiosi delle societa' evolute. Tanto che Hegel considerava la guerra come il massimo momento espressivo dello Stato. La cultura della guerra e' sistemica. Pervade cioe' tutti gli aspetti del convivere. E non solo quelli di cui siamo consapevoli. Penetra il nostro profondo, le regioni dell'inconscio, sia l'inconscio individuale sia sociale. Dove voglio arrivare? A un pessimismo radicale nei confronti della possibilita' di costruire un mondo nuovo universalmente pacificato? Niente affatto.

La mia conclusione e' che la pace, in modo speculare alla guerra, e' una cultura e non solo un evento, e' un sistema complessivo di organizzazione della societa'. La transizione dalla cultura di guerra alla cultura di pace e' dunque un processo rivoluzionario. Investe tutti i campi del convivere, non solo quelli economici e politici ma anche quelli simbolici. Investe l'arte e le religioni. E necessita anche di un lavoro su noi stessi, sul nostro profondo, oltre le frontiere delle consapevolezze e perfino oltre i limiti del sogno, ai confini dei grandi silenzi, silenzi nostri e soprattutto della gente umile, della gente da sempre repressa, incapace perfino di sognare, ai confini del silenzio di donne e uomini dove l'inconscio si apre all'ignoto. Ai confini di quel silenzio che in noi, come in un utero pregno, cova nascite di mondi nuovi. Sul crinale di quei silenzi che dotti e maestri ignorano per cieca fiducia nella loro rumorosa, onnipotente razionalita' necrofila, razionalita' senza mistero. La rivoluzione della pace necessita di un lavoro per far emergere e sanare traumi che la mente e tutto il corpo hanno patito perfino a loro insaputa e che si manifestano poi come blocco della speranza, spavento senza parola, vuoto dell'anima, per passare dalla perdita inconsapevole e dall'angoscia talvolta senza nome alla ricerca di senso e di speranza.

E' disperante un tale panorama rivoluzionario? Non lo e' affatto se guardiamo alla variopinta fiumana umana che per tutte le strade del mondo e' concretamente impegnata nei processi di cambiamento in tutta la varieta' delle collocazioni sociali. Dunque la pace come rivoluzione e' in atto. E non si fermera'.

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4. La nonviolenza come rivoluzione?

La nonviolenza da utopia sta diventando la vera razionalita'. E sta pervadendo tutti gli ambiti del vivere, tutti gli aspetti della societa', tutte le strutture di convivenza della citta'. E' un vera rivoluzione multilaterale.

Vorrei, a questo proposito, richiamare il messaggio di Ernesto Balducci. Egli affronta questo tema in un ciclo di conferenze sulla nonviolenza ("Testimonianze" 328/1990, pp. 26-27).

La strategia della rivoluzione nonviolenta - egli dice - deve tener conto della razionalita' storica dell'epoca in cui viviamo per ripromettersi efficacia storica e non semplicemente l'aureola della nobilta' della testimonianza morale. E individua cinque ambiti o rapporti descrivendoli nella loro attuale realta', come essi in concreto si svolgono nel mondo violento in cui siamo e, in immediata contrapposizione, nella alternativa possibile. Ognuno deve scoprire la propria collocazione e quindi la propria mobilitazione nella strategia multilaterale. I primi quattro rapporti sono: il rapporto conoscitivo uomo-realta', il rapporto operativo uomo-natura, il rapporto uomo-uomo, amico-nemico, il rapporto maschio-femmina. Il quinto rapporto e' quello in cui Balducci individua la collocazione strategica prevalente del proprio impegno: "Finalmente, il rapporto decisivo, sia per valore simbolico sia per una sua fondamentalita' metafisica, e' quello uomo-Dio, che e' servito da schermo e da sigillo ideologico della cultura della violenza. Si tratta dell'asse antropologico in cui le mie esperienze conflittuali sono piu' frequenti, quotidiane e quindi mi perdonerete se vi insisto.

Le religioni, nate come sono in questa cultura di guerra sono sempre religioni di guerra anche quando predicano la pace.

Le cose che devo dire sono certamente le piu' scandalose perche' non appena tocchiamo i centri nevralgici della nostra violenta sistemazione culturale la reazione si fa piu' forte. Abbiamo esaltato all'infinito, sacralizzandoli, i nostri istinti di aggressivita' nell'idea di Dio.

Dio e' la cifra assoluta della aggressivita' umana. L'uomo ha scritto che Dio ha fatto l'uomo a sua immagine e somiglianza. La verita' e' l'opposto: l'uomo ha fatto Dio a propria immagine e somiglianza. Il Dio a cui siamo stati assuefatti e' un Dio aggressivo, discriminante, implacabile, giusto nel modo con cui noi pensiamo che si debba essere giusti, capace di mantenere in totale estraneita' da se' i cattivi per tutti i secoli dei secoli. All'interno di un Dio cosi' pensato abbiamo collocato il Vangelo di Gesu' Cristo. Teologicamente e' avvenuto questo (i testi di teologia studiati per secoli dai preti sono li' a dimostrarlo): prima si e' dimostrato, in forza di ragione, come se la ragione fosse un metro allo stato puro, conservato in edenica purezza, che Dio c'e' e che cosa e' Dio. Poi abbiamo detto che questo Dio ideologicamente definito si e' incarnato in Gesu' Cristo il quale ha fondato una Chiesa la quale ha tutti i poteri... Il cerchio si chiude! L'aggressivita' passata attraverso Dio, sacralizzata ai vertici, scende su di noi. La teocrazia fu la sistemazione teorica massima di questa aggressivita' con la teologia sacrificale, secondo la quale Dio non perdona l'uomo finche' l'uomo non ha fatto una espiazione pari al peccato, cioe' infinita; non essendo questa espiazione possibile all'uomo, che e' finito, era necessario che ci fosse un uomo-Dio per cui l'espiazione fosse dell'uomo - e percio' del soggetto peccatore - ma anche di Dio - e percio' infinita. Ed ecco Gesu' Cristo uomo-Dio! Questo e' il cerchio della teologia aggressiva.

Noi riscopriamo che il Dio di Gesu' Cristo non e' questo Dio. Noi che siamo i promotori di una rivoluzione nonviolenta, all'interno della Chiesa, dobbiamo compiere questa rivoluzione e scoprire il Dio di Gesu' Cristo. Il Dio di Gesu' Cristo non e' scoperto dalla ragione umana che e' sotto sospetto, ma e' manifestato dall'uomo Gesu' di Nazareth... Dio si manifesta nel mondo come servo sofferente, non come padrone dominante... Soltanto i miti conoscono Dio... Dio si conosce con la mitezza interiore, cioe' col superamento della violenza, l'abbandono di ogni atteggiamento di violenza, anche conoscitiva... Dobbiamo allora liberarci dalla cultura della violenza perfino nella nostra vita di fede. Non e' cosa da poco".

Si pone qui la domanda cruciale: e' realmente possibile liberare le religioni dalla violenza iscritta, come dice Balducci, nel loro codice genetico?

Sono possibili un cristianesimo, un islamismo, un ebraismo non-religiosi, e' possibile un buddismo non distrattivo e non consolatorio?

Val la pena di tentare?

E allora, in marcia!

 

3. VERSO LA MARCIA PERUGIA-ASSISI. SETTE DOMANDE A LETIZIA LANZA

[Ringraziamo Letizia Lanza (per contatti: lorenzo.fort at libero.it) per questa intervista.

Letizia Lanza, editor e saggista, e' nata a Venezia nel 1948. Si e' laureata in Lettere classiche all'Universita' di Padova e perfezionata in Scienze dell'Antichita' (indirizzo filologico) presso l'Universita' di Urbino. Docente di latino e greco nel liceo classico, per lunghi anni ha coniugato l'attivita' didattica con la ricerca - che tuttora fruttuosamente continua svolgendo indagini sulla produzione letteraria greco-romana (con incursioni nell'archeologia) e sulla scrittura moderna o contemporanea (specie femminile) secondo una prospettiva di filologia storica. Tra le iniziative o gli eventi di rilievo, ha curato assieme all'archeologa Fede Berti l'allestimento della Mostra Una Spina nel Piatto, presso il Museo Archeologico Nazionale di Ferrara (2004); ha partecipato e partecipa a tavole rotonde, convegni, manifestazioni nazionali e internazionali (tra cui la Biennale Internazionale di Poesia di Alessandria); ha tenuto e tiene conferenze presso musei, universita', istituzioni culturali e associazioni. Fa parte dell'Associazione Archeologica "Iasos di Caria", dell'Associazione Italiana di Cultura Classica (Aicc) di Chiavari, dell'Istituto Italiano di Cultura di Napoli, del Circolo Auser A.P.S. "Olivolo" di Venezia, della "Dante Alighieri" di Treviso, dell'Associazione "Paolo Rizzi" di Venezia, nonche', come socia ordinaria, dell'Ateneo trevigiano. E' nella redazione di "Nexus", "Relationes Budvicenses", "Bollettino dell'Associazione Iasos di Caria", "Senecio" (rivista online) e collabora pure con altre testate, tra cui "Italian Poetry Review" di Paolo Valesio, "Il Musagete" di Bonifacio Vincenzi, "Poesia e Spiritualita'" di Donatella Bisutti, "Porti di Magnin" dell'architetto piemontese Carlo Pellegrino. Svolge da anni attivita' di editing presso la casa editrice Supernova; assieme a Giovanni Distefano dirige la collana "VeneziaStory". Attualmente vive tra Venezia e Belluno. Ha un sito personale: http://digilander.libero.it/letizial Sulla sua produzione hanno scritto numerosi critici e studiosi italiani o stranieri, tra i quali gli antichisti Aristide Colonna, Franco Sartori, Igor Lisovy, Jan Burian, Lucia Ronconi, Gian Domenico Mazzocato, Lorenzo Fort, Claudio Cazzola, Gianni Caccia. Ha al suo attivo molti saggi, note, recensioni, articoli, poesie. E' presente negli Atti della "Dante Alighieri" e dell'Ateneo (Treviso), della Biennale Internazionale di Poesia (Alessandria), della Fiera dell'Editoria di Poesia (Pozzolo Formigaro), dell'Accademia Galileiana di Scienze, Lettere ed Arti gia' dei Ricovrati e Patavina (Padova), oltre che in La grande avventura di essere me stessa. Una rilettura di Simone de Beauvoir (Atti del Convegno "Quando tutte le donne del mondo...", Ferrara, 20 novembre 2008), a cura di A. Cagnolati, Roma 2010 e in Atti della Giornata di Studio "Presenza classica", Universita' Cattolica di Milano, 8 maggio 2009, "L'analisi linguistica e letteraria" 2, XVII 2009. Per la produzione in versi, e' presente tra l'altro nell'antologia L'impoetico mafioso. 105 poeti per la legalita', a cura di G. Lucini, Piateda 2010. Tra i libri pubblicati: un divertissement sulla poesia parodico-gastronomica dell'antica Grecia: Archestrato, il cuoco degli dei, Abano 1988 (scritto in collaborazione con C. D'Altilia, illustrato da M. Vulcanescu). Una biografia: Elena Bassi, in Profili veneziani del Novecento 7, a cura di G. Distefano - L. Pietragnoli, Venezia 2003. Due raccolte poetiche, uscite in numero limitato di copie autografate: Poesie soffocate, Venezia 2005 (Premio della Giuria "Astrolabio" 2006); Levia Gravia 2004-2005, Venezia 2006. Due volumetti di curiosita' veneziane: Donne e sangue a Venezia, spigolature storiche di cronaca nera (in collaborazione con G. Distefano), Venezia 2008; Ducisse veneziane (in collaborazione con G. Distefano - D. Zamburlin), Venezia 2010. Diciotto volumi di saggistica: Sofocle. Problemi di tradizione indiretta (in collaborazione con L. Fort, premessa di M. Geymonat), Padova 1991; Ritorno ad Omero. Con due appendici sulla poesia africana, Venezia 1994; Scritti di donna, Venezia 1995; Il gioco della parola (1987-1995), Venezia 1995; Eidola. Immagini dal fare poetico, Venezia 1996; Vipere e demoni. Stereotipi femminili dell'antica Grecia, Venezia 1997; Donne greche (e dintorni). Da Omero a Ingeborg Bachmann, Venezia 2001; Grecita' femminile. L'altra Penelope, Venezia 2001; Frustoli di scrittura. Tra paganesimo e misticismo (postfazione di M. Ferrari), Venezia 2002; Il diavolo nella rete (premessa di F. Santucci, postfazione di G. Lucini), Novi Ligure 2003; Diabolica. Da oggi a ieri, Venezia 2004; Ludi, ghiribizzi e varie golosita', Venezia 2005; Le donne e l'antico (postfazione di I. Lisovy - L. Fort), Ceske' Budejovice-Venezia 2006; Vino donne amori (di varia antichita'), Venezia 2006 (Premio Pavesiano "Dioniso" 2006); Medusa. Tentazioni e Derive, Padova 2007; Mirabile bruttezza (premessa di A. Pajalich), Padova 2008 (Primo Premio Nazionale "Basilicata e Calabria" 2010; Premio Internazionale "Nuove Lettere" dell'Istituto Italiano di Cultura di Napoli 2010); Femminilita' "virile", tra mito e storia, Novi Ligure 2009; La verita' e il mito. Trittico muliebre (premessa di T. Agostini), Venezia 2010. Ha curato assieme a P. Matrone la raccolta in prosa di Franco Santamaria: Se la catena non si spezza, Foggia 2005;  assieme a I. Lisovy il volume in memoria dello storico dell'antichita' greco-romana Franco Sartori: Litora vitae honestae. Disputationes de magistro nostro, collega et amico, professore Franco Sartori (1922-2004), Ceske' Budejovice-Venezia 2006; assieme a L. Bellina - R. Cortiana - F. Dei Tos - L. Durante - L. Malvestio - I. Masolo - C. Merlin - G. Potente - Ch. Rossi - P. Vettore il volume della francesista Francesca Trentin Baratto: Carte ritrovate, Venezia 2009; assieme ad A. Macchia la silloge poetica di Lucia Visconti Cicchino: Humus, Piateda 2011. Cfr. anche l'ampia intervista nei "Telegrammi della nonviolenza in cammino" n. 253]

 

- "La nonviolenza e' in cammino": Quale e' stato il significato piu' rilevante della marcia Perugia-Assisi in questi cinquanta anni?

- Letizia Lanza: La capacita' di mettere insieme un numero molto rilevante di donne e uomini di buona volonta' con l'intenzione e l'entusiasmo di dare una dimostrazione di fede (non necessariamente religiosa) e una testimonianza forte, generosa, trasversale a tutela del bene piu' prezioso e continuamente, criminalmente contrastato o comunque obliterato, la pace.

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- "La nonviolenza e' in cammino": E cosa caratterizzera' maggiormente la marcia che si terra' il 25 settembre di quest'anno?

- Letizia Lanza: Sicuramente la riconferma e la difesa dei diritti/doveri della nostra Carta Costituzionale sempre piu' indegnamente violati e/o stravolti da questa turpe "maggioranza" e dalla "casta" in genere.

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- "La nonviolenza e' in cammino": Quale e' lo "stato dell'arte" della nonviolenza oggi in Italia?

- Letizia Lanza: Purtroppo non credo sia in buona salute ne' in grande avanzamento, anzi: quando mi sento (piu') depressa ho la precisa sensazione che la bramosia crematistica, la fame sconsiderata di denaro e di potere, quindi la pratica sempre piu' inveterata dell'egoismo e della sopraffazione, si stiano costantemente diffondendo, tanto da contaminare e corrompere - sorta di miasma tossico - larghe fasce anche tra i giovani. Il che evidentemente richiede un impegno ancora piu' intenso, quotidiano, davvero militante da quanti e quante hanno ancora consapevolezza di che cosa sia l'humanitas, pronti, se del caso, a fare anche appello a un sano istinto di sopravvivenza, a fare cioe' capire che certe convinzioni, certi valori non solamente sono belli giusti degni (il che, superfluo dirlo, strabasterebbe), ma anche sono le uniche garanzie che in qualche modo e misura possano assicurare la sopravvivenza ai piu', di contro a un capitalismo spietato e ormai, temo, incontrollabile. Per non dire dei costi enormi che tanto gli armamenti quanto le varie, piu' o meno mistificate e mistificanti "missioni" comportano, in termini sia di perdita di vite (non solo umane) sia di devastazione del territorio (quindi delle risorse naturali, gia' cosi' scarse), oltre che economici tout court.

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- "La nonviolenza e' in cammino": Quale ruolo puo' svolgere il Movimento Nonviolento fondato da Aldo Capitini, e gli altri movimenti, associazioni e gruppi nonviolenti presenti in Italia?

- Letizia Lanza: Un ruolo indubbiamente fondamentale, addirittura insostituibile, per abituare alla comprensione, all'apertura, al non rifiuto aprioristico dell'altra e dell'altro nella gaudiosa consapevolezza e accettazione della comune (anche se non certo facile!) cittadinanza nell'universo mondo, nello spirito sublime (ancora una volta, non necessariamente religioso) di frate Francesco.

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- "La nonviolenza e' in cammino": Quali i fatti piu' significativi degli ultimi mesi in Italia e nel mondo dal punto di vista della nonviolenza?

- Letizia Lanza: Per l'Italia, la difesa serrata della Fiom contro Marchionne e il suo contratto-capestro. La travolgente presenza delle donne (e di tantissimi uomini) al "Se non ora, quando?" di febbraio. La vittoria di De Magistris a Napoli. L'insperato successo dei quattro referendum a giugno. Per il mondo, le azioni contro il razzismo, il neocolonialismo...

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- "La nonviolenza e' in cammino": Su quali iniziative concentrare maggiormente l'impegno nei prossimi mesi?

- Letizia Lanza: Anzitutto sulla marcia di Assisi, cercando di dare all'evento una visibilita' e una risonanza planetaria grazie anche ad una adesione che mi auguro la piu' massiccia. Quindi, ogni giorno, sulla difesa della natura nei suoi aspetti piu' preziosi e minacciati (animali, piante, ambienti a rischio).

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- "La nonviolenza e' in cammino": Se una persona del tutto ignara le chiedesse "Cosa e' la nonviolenza, e come accostarsi ad essa?", cosa risponderebbe?

- Letizia Lanza: Il rispetto, la disponibilita' all'ascolto, alla comprensione, all'aiuto, l'orrore per ogni forma di arroganza, prevaricazione, ipocrisia, meschino egoismo. Studiare e seguire l'esempio di Gandhi, di Capitini...

 

4. VERSO LA MARCIA PERUGIA-ASSISI. SETTE DOMANDE A ELENA LIOTTA

[Ringraziamo Elena Liotta (per contatti: e_liotta at yahoo.it) per questa intervista.

Elena Liotta, nata a Buenos Aires il 25 settembre 1950, risiede a Orvieto, in Umbria; e' psicoterapeuta e psicologa analista, membro dell'Ordine degli Psicologi dell'Umbria, membro dell'Apa (American Psychological Association), socia fondatrice del Pari Center for New Learning; oltre all'attivita' psicoterapica, svolta prevalentemente con pazienti adulti, in setting individuale, di coppia e di gruppo, ha svolto e svolge altre attivita' culturali e organizzative sempre nel campo della psicologia e della psicoanalisi; tra le sue esperienze didattiche: professoressa di Psicologia presso la "American University of Rome"; docente in corsi di formazione, e coordinatrice-organizzatrice di corsi di formazione a carattere psicologico, per servizi pubblici e istituzioni pubbliche e private; didatta presso l'Aipa, societa' analitica accreditata come scuola di specializzazione post-laurea, per la formazione in psicoterapia e per la formazione di psicologi analisti; tra le altre esperienze parallele alla professione psicoterapica e didattica: attualmente svolge il ruolo di Coordinatrice psicopedagogica e consulente dei servizi sociali per il Comune di Orvieto, e di Coordinatrice tecnico-organizzativa di ambito territoriale per la Regione Umbria nell'Ambito n. 12 di Orvieto (dodici Comuni), per la ex- Legge 285, sul sostegno all'infanzia e adolescenza e alle famiglie, occupandosi anche della formazione e monitoraggio dei nuovi servizi; e' stata assessore alle politiche sociali presso il Comune di Orvieto; dopo la prima laurea ha anche lavorato per alcuni anni in campo editoriale, redazionale e bibliografico-biblioteconomico (per "L'Espresso", "Reporter", Treccani, Istituti di ricerca e biblioteche). Autrice anche di molti saggi apparsi in riviste specializzate e in volumi collettanei, tra le opere di Elena Liotta segnaliamo particolarmente Educare al Se', Edizioni Scientifiche Magi, Roma 2001; Le solitudini nella societa' globale, La Piccola Editrice, Celleno (Vt) 2003; con Luciano Dottarelli e Lilia Sebastiani, Le ragioni della speranza in tempi di caos, La Piccola Editrice, Celleno (Vt) 2004; Su Anima e Terra. Il valore psichico del luogo, Edizioni Scientifiche Magi, Roma 2005; La maschera trasparente, La Piccola Editrice, Celleno (Vt) 2006; A modo mio. Donne tra creativita' e potere, Magi, Roma 2007. Cfr. anche l'ampia intervista apparsa nei nn. 241-242 dei "Telegrammi della nonviolenza in cammino" e l'altra ampia intervista apparsa nei "Telegrammi" n. 347]

 

- "La nonviolenza e' in cammino": Quale e' stato il significato piu' rilevante della marcia Perugia-Assisi in questi cinquanta anni?

- Elena Liotta: Senz'altro quello di rappresentare e tenere viva l'urgenza del cambiamento verso la nonviolenza, passaggio fondamentale per la sopravvivenza della comunita' umana, oggi bombardata, e' il caso di dire, da un richiamo costante di violenza diffusa ed esasperata dai media intorno agli eventi non solo bellici.

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- "La nonviolenza e' in cammino": E cosa caratterizzera' maggiormente la marcia che si terra' il 25 settembre di quest'anno?

- Elena Liotta: Non c'e' che l'imbarazzo della scelta, purtroppo. Si va dal semplice invito a una maggiore civilta' e serenita' nei rapporti politici al monito piu' fermo contro le guerre, tutte senza distinzione alcuna. Il ventaglio di situazioni dominate dalla violenza e' ampio e riguarda tutti gli ambiti delle convivenze e delle relazioni umane, incluso il rapporto con la natura e le risorse che ci garantiscono la sopravvivenza sul pianeta. Mi sembra che proprio questa generale insofferenza verso i comportamenti violenti possa trasformarsi in un "basta" deciso, sia esso per favore, per pieta', per dovere e per diritto, un "basta" che possa affermarsi - e non imporsi! - con gli strumenti dell'intelligenza - e non con le armi! - soprattutto tra i giovani che spesso dalla violenza-potere sono affascinati.

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- "La nonviolenza e' in cammino": Quale e' lo "stato dell'arte" della nonviolenza oggi in Italia?

- Elena Liotta: Osservo che negli ultimi anni in particolare, grazie anche a internet e ad attivita' che si muovono intorno a questo foglio come ad altri gruppi e associazioni, proprio i giovani si stiano interessando sempre di piu' alle modalita' di relazione e intervento nonviolente. La convergenza naturale della visione pacifista con quella ambientalista, sta favorendo un'aggregazione piu' consistente intorno alla nonviolenza. In questo senso stanno riemergendo anche pensatori del passato che sono rimasti a lungo conosciuti soltanto da pochi interessati.

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- "La nonviolenza e' in cammino": Quale ruolo puo' svolgere il Movimento Nonviolento fondato da Aldo Capitini, e gli altri movimenti, associazioni e gruppi nonviolenti presenti in Italia?

- Elena Liotta: Di rinforzare l'intento e la passione di chi oggi sceglie intuitivamente la nonviolenza venendo da altri o da nessun retroterra, facendo capire come nel passato anche recente - e anche in Italia - siano esistite persone di grande spessore culturale e sociale che hanno dedicato la loro vita a insegnare come e perche' non cadere preda di autoritarismi e altre forme di violenza politica e non solo.

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- "La nonviolenza e' in cammino": Quali i fatti piu' significativi degli ultimi mesi in Italia e nel mondo dal punto di vista della nonviolenza?

- Elena Liotta: Manifestazioni a parte, tutte ben riuscite e significativamente raccolte dall'opinione pubblica diffusa, pur se mediaticamente poco documentate, a me pare che le guerre civili del Nord Africa stiano diventando un mezzo di contrasto che porta acqua al mulino nonviolento. La paura e la sensazione di vicinanza, maturata anche per l'immigrazione dai paesi coinvolti, impressionano l'Europa, l'iniziale opposizione di piazza e' stata vista trasformarsi in guerriglia e poi guerra a causa dei governi autoritari e violenti, si osservano tentennamenti diplomatici, schieramenti politici ambigui, insomma ormai i giochi retrostanti si palesano anche ai non esperti. Tutto fa desiderare che la democrazia si instauri laddove e' ancora assente. Questo non garantisce, come sappiamo, l'assenza di violenza, ma come un risonanza che si amplifica trasmettendosi, la violenza diventa ancora piu' vivida e identificabile con il potere, anche all'interno dei sistemi democratici: dalla corruzione e le mafie, infiltrate con la loro protervia in tutte le attivita' umane e causa di innumerevoli morti e altri danni gravi, fino alla catena ininterrotta di soldati italiani morti in paradossali "guerre di pace". Si comincia a capire che potrebbero esserci, che esistono! altri mezzi, alternativi agli armamenti e ai relativi mercati, per trovare accordi, per fare scambi, tra paesi e popoli, per convivere e collaborare di fronte alle sfide planetarie.

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- "La nonviolenza e' in cammino": Su quali iniziative concentrare maggiormente l'impegno nei prossimi mesi?

- Elena Liotta: Comunicare, comunicare, trasmettere, rendere piu' visibili le iniziative, ognuno nel suo ambito, e poi incontrarsi se possibile, raggrupparsi ulteriormente, non tentennare e andare avanti.

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- "La nonviolenza e' in cammino": Se una persona del tutto ignara le chiedesse "Cosa e' la nonviolenza, e come accostarsi ad essa?", cosa risponderebbe?

- Elena Liotta: Inviterei questa persona a osservare, sentire fino in fondo e con chiarezza, che effetto le fa la violenza altrui quando le arriva addosso, si tratti di violenza politica, istituzionale, burocratica, di ingiustizie e altro, oppure di gruppi, persone, situazioni, fino a quelle piu' intime e familiari. E possibilmente anche di ripercorrere un atto, un momento, una interazione in cui si e' sentita violenta verso altri. Poi le chiederei la stessa cosa: cosa pensa che sia, si aspetta, o immagina, la nonviolenza, poi le direi di leggere qualcosa e di accostarsi alle forme organizzate e culturalmente, storicamente conosciute, di filosofie, psicologie e metodi nonviolenti. E naturalmente di abbonarsi a questo foglio.

 

5. VERSO LA MARCIA PERUGIA-ASSISI. SETTE DOMANDE A FLORIANA LIPPARINI

[Ringraziamo Floriana Lipparini (per contatti: effe.elle42 at gmail.com) per questa intervista.

Floriana Lipparini, giornalista, ha lavorato per numerosi periodici, tra cui il mensile "Guerre e Pace", che per qualche tempo ha anche diretto, occupandosi soprattutto della guerra nella ex Jugoslavia. Impegnata nel movimento delle donne (Collettivo della Libreria Utopia, Donne per la pace, Genere e politica, Associazione Rosa Luxemburg), ha coordinato negli anni del conflitto jugoslavo il Laboratorio pacifista delle donne di Rijeka, un'esperienza di condivisione e relazione nel segno del femminile, del pacifismo, dell'interculturalita', dell'opposizione nonviolenta attiva alla guerra. E' autrice del libro Per altre vie. Donne fra guerre e nazionalismi, edito nel 2005 in Croazia da Shura publications in edizione bilingue, italiana e croata, e nel 2007 pubblicato in Italia da Terrelibere.org in edizione riveduta e ampliata. Si veda anche l'intervista in "Coi piedi per terra" n. 389]

 

- "La nonviolenza e' in cammino": Quale e' stato il significato piu' rilevante della marcia Perugia-Assisi in questi cinquanta anni?

- Floriana Lipparini: A mio avviso, e' stato importante testimoniare che continua a esistere un popolo di persone che sognano e vogliono un mondo migliore, in cui finalmente il rifiuto della violenza si faccia patrimonio comune o almeno di una larga maggioranza. Purtroppo c'e' sempre il rischio che le ricorrenze e le testimonianze si trasformino in ritualita' e perdano un po' il significato originario.

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- "La nonviolenza e' in cammino": E cosa caratterizzera' maggiormente la marcia che si terra' il 25 settembre di quest'anno?

- Floriana Lipparini: Ho l'impressione che si vadano radicalizzando due visioni del mondo contrapposte: da un lato va crescendo il potere negativo di alcuni ristretti gruppi completamente privi di scrupoli che stanno trasformando il pianeta in una giungla di guerre, violenze, ingiustizie, speculazioni e abusi, ma dall'altro cresce anche il numero di persone intenzionate a opporsi a questo drammatico scenario. Se la finanza e' diventata guerra, se lo sviluppo neoliberista e' una forma di guerra, se la politica punta solo a cogestire questa guerra globale dei pochi contro i molti, al riparo dei propri privilegi, allora e' importante che i pacifisti e i nonviolenti denuncino piu' chiaramente e con maggior forza quali sono i nessi, le connivenze, gli intrecci che ci stanno ingabbiando. E' importante, oltre che proseguire nel rifiuto delle armi, delle guerre e del nucleare, stare anche al fianco delle lotte territoriali, come quella di chi si oppone all'alta velocita', come quella di chi lotta contro il brevetto dei semi che uccide le economie di sussistenza nel sud del mondo, come quella di chi denuncia l'accaparramento di terre in Africa, come quella di chi si oppone a un'idea di sviluppismo che avvelena i suoli, le acque, l'atmosfera... Sono alcune fra le nuove forme di guerra, le nuove forme di violenza che si aggiungono alle vecchie, peraltro sempre presenti.

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- "La nonviolenza e' in cammino": Quale e' lo "stato dell'arte" della nonviolenza oggi in Italia?

- Floriana Lipparini: Di fronte all'aggravarsi delle crisi globali, in apparenza puo' sembrare piu' difficile continuare a  credere negli strumenti della nonviolenza, eppure in alcuni casi e' proprio il contrario, nascono molti nuovi gruppi che di fronte a insopportabili violenze del potere scoprono la forza della solidarieta', della ribellione pacifica, della nonviolenza attiva. Tuttavia non e' mai facile intendersi sul vero significato del concetto di nonviolenza attiva.

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- "La nonviolenza e' in cammino": Quale ruolo puo' svolgere il Movimento Nonviolento fondato da Aldo Capitini, e gli altri movimenti, associazioni e gruppi nonviolenti presenti in Italia?

- Floriana Lipparini: Fare chiarezza su alcuni obiettivi condivisi e sapersi collegare nell'opposizione alle nuove situazioni di guerra e violenza nella nostra societa'. Occorre naturalmente continuare a tener desta l'attenzione sull'orrore delle guerre di cui l'Italia e' complice, dall'Afghanistan alla Libia, e sulle assurde spese militari, ma non possiamo ignorare la tragedia dei migranti che perdono quotidianamente la vita nel Mediterraneo o vengono reclusi nei Cie, e la crescente militarizzazione del territorio che reprime con violenza legittime e pacifiche proteste... Il concetto di guerra globale va quindi ampliato e spiegato alla pubblica opinione con una forte capacita' di comunicazione. Ma sarebbe importante anche riflettere su un'abitudine alla violenza che si sta diffondendo fra le persone, come se la vita umana davvero non contasse piu' nulla. Del resto se si fa caso alle programmazioni cinematografiche e televisive degli ultimi anni, paragonandole a quelle degli anni precedenti, salta agli occhi l'aumento spropositato, quasi totalizzante, di film e fiction basati su tutti i tipi di crimine, o su sceneggiati ospedalieri. Una morbosita' ripugnante che dovrebbe far pensare.

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- "La nonviolenza e' in cammino": Quali i fatti piu' significativi degli ultimi mesi in Italia e nel mondo dal punto di vista della nonviolenza?

- Floriana Lipparini: La vicenda di Vittorio Arrigoni colpisce con forza tremenda. Il suo "Restiamo umani" riassume il senso vero della nonviolenza.

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- "La nonviolenza e' in cammino": Su quali iniziative concentrare maggiormente l'impegno nei prossimi mesi?

- Floriana Lipparini: Uscire da un recinto un po' autoreferente e mettersi maggiormente in gioco su quei terreni di cui prima ho detto.

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- "La nonviolenza e' in cammino": Se una persona del tutto ignara le chiedesse "Cosa e' la nonviolenza, e come accostarsi ad essa?", cosa risponderebbe?

- Floriana Lipparini: Una strada in salita ma anche una speranza per il futuro. Come accostarsi? Non saprei dire se non riflettere su quel che accade, interrogarsi a fondo, mescolarsi a chi lotta contro le ingiustizie e leggere i libri di maestre e maestri.

 

6. VERSO LA MARCIA PERUGIA-ASSISI. SETTE DOMANDE A NELLO MARGIOTTA

[Ringraziamo Nello Margiotta (per contatti: nellomargiotta55 at virgilio.it) per questa intervista.

Nello Margiotta, iscritto ad Amnesty international, sostenitore dell'Unhcr, l'agenzia Onu per i rifiugiati, e' uno degli storici animatori dell'esperienza di Peacelink, ma si e' anche impegnato in molte altre esperienze di pace e di solidarieta', per i diritti dei popoli oppressi e per il commercio equo e solidale, in difesa dell'ambiente a livello locale e globale, per i diritti umani di tutti gli esseri umani. Cfr. anche l'intervista nei "Telegrammi della nonviolenza in cammino" n. 346]

 

- "La nonviolenza e' in cammino": Quale e' stato il significato piu' rilevante della marcia Perugia-Assisi in questi cinquanta anni?

- Nello Margiotta: Il coinvolgimento universale di persone indipendentemente dalla loro religione, posizione politica, etnia e sesso.

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- "La nonviolenza e' in cammino": E cosa caratterizzera' maggiormente la marcia che si terra' il 25 settembre di quest'anno?

- Nello Margiotta: E' un anniversario che induce a bilanci non sempre lusinghieri sulle risposte avute dai capi di stato sul valore della pace, soprattutto in questi ultimi mesi.

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- "La nonviolenza e' in cammino": Quale e' lo "stato dell'arte" della nonviolenza oggi in Italia?

- Nello Margiotta: E' necessaria un'azione piu' incisiva e convinta per poter incidere sulle scelte nazionali.

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- "La nonviolenza e' in cammino": Quale ruolo puo' svolgere il Movimento Nonviolento fondato da Aldo Capitini, e gli altri movimenti, associazioni e gruppi nonviolenti presenti in Italia?

- Nello Margiotta: Un ruolo fondamentale se si da' valore ai simboli e alle persone che dietro quei simboli hanno dedicato gran parte della loro vita all'affermazione dei principi della nonviolenza.

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- "La nonviolenza e' in cammino": Quali i fatti piu' significativi degli ultimi mesi in Italia e nel mondo dal punto di vista della nonviolenza?

- Nello Margiotta: L'anniversario dei fatti di Genova e l'azione rivoluzionaria nelle piazze del mondo arabo.

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- "La nonviolenza e' in cammino": Su quali iniziative concentrare maggiormente l'impegno nei prossimi mesi?

- Nello Margiotta: Non saprei rispondere.

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- "La nonviolenza e' in cammino": Se una persona del tutto ignara le chiedesse "Cosa e' la nonviolenza, e come accostarsi ad essa?", cosa risponderebbe?

- Nello Margiotta: E' la capacita' di perseguire la volonta' di opporsi ai nostri avversari continuando ad amarli come esseri umani in conflitti che bandiscono per sempre la violenza armata dalla civilta'.

 

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LA DOMENICA DELLA NONVIOLENZA

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Supplemento domenicale de "La nonviolenza e' in cammino"

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100

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Numero 259 del 7 agosto 2011

 

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