Voci e volti della nonviolenza. 387



 

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VOCI E VOLTI DELLA NONVIOLENZA

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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino"

Numero 387 del 3 agosto 2011

 

In questo numero:

1. Mao Valpiana: Per il futuro dell'umanita'

2. Una lettera di Giovanni Benzoni

3. Sette domande a Pierpaolo Calonaci

4. Sette domande a Giancarla Codrignani

5. Sette domande a Stefano Ferrario

6. Una lettera di Marino Marinelli

7. Sette domande ad Achille Rossi

 

1. EDITORIALE. MAO VALPIANA: PER IL FUTURO DELL'UMANITA'

[Ringraziamo Mao Valpiana (per contatti: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803, fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org) per questo intervento.

Mao (Massimo) Valpiana e' una delle figure piu' belle e autorevoli della nonviolenza in Italia; e' nato nel 1955 a Verona dove vive e ha lavorato come assistente sociale e giornalista; fin da giovanissimo si e' impegnato nel Movimento Nonviolento (si e' diplomato con una tesi su "La nonviolenza come metodo innovativo di intervento nel sociale"); attualmente e' presidente del Movimento Nonviolento, responsabile della Casa della nonviolenza di Verona e direttore della rivista mensile "Azione Nonviolenta", fondata nel 1964 da Aldo Capitini. Obiettore di coscienza al servizio e alle spese militari ha partecipato tra l'altro nel 1972 alla campagna per il riconoscimento dell'obiezione di coscienza e alla fondazione della Lega obiettori di coscienza (Loc), di cui e' stato segretario nazionale; durante la prima guerra del Golfo ha partecipato ad un'azione diretta nonviolenta per fermare un treno carico di armi (processato per "blocco ferroviario", e' stato assolto); e' inoltre membro del consiglio direttivo della Fondazione Alexander Langer, ha fatto parte del Consiglio della War Resisters International e del Beoc (Ufficio Europeo dell'Obiezione di Coscienza); e' stato anche tra i promotori del "Verona Forum" (comitato di sostegno alle forze ed iniziative di pace nei Balcani) e della marcia per la pace da Trieste a Belgrado nel 1991; nel giugno 2005 ha promosso il digiuno di solidarieta' con Clementina Cantoni, la volontaria italiana rapita in Afghanistan e poi liberata. Con Michele Boato e Maria G. Di Rienzo ha promosso l'appello "Crisi politica. Cosa possiamo fare come donne e uomini ecologisti e amici della nonviolenza?" da cui e' scaturita l'assemblea di Bologna del 2 marzo 2008 e quindi il manifesto "Una rete di donne e uomini per l'ecologia, il femminismo e la nonviolenza". Un suo profilo autobiografico, scritto con grande gentilezza e generosita' su nostra richiesta, e' nel n. 435 del 4 dicembre 2002 de "La nonviolenza e' in cammino"; una sua ampia intervista e' nelle "Minime" n. 255 del 27 ottobre 2007; un'altra recente ampia intervista e' in "Coi piedi per terra" n. 295 del 17 luglio 2010]

 

Se si e' da soli si cammina, o si corre. Solo se lo si fa con altri si puo' marciare. Bisogna prepararsi bene per marciare insieme; e' necessario avere la stessa meta, obiettivi comuni, e spirito di condivisione.

Farlo per la pace e la fratellanza dei popoli, significa marciare per il futuro dell'umanita'.

 

2. VERSO LA MARCIA PERUGIA-ASSISI. UNA LETTERA DI GIOVANNI BENZONI

[Ringraziamo Giovanni Benzoni (per contatti: giovannibenzoni at fastwebnet.it) per questa per questa lettera di risposta a una richiesta di intervista.

Giovanni Benzoni, amico della nonviolenza, animatore di innumerevoli rilevanti iniziative, di vasta esperienza amministrativa, giornalistica ed editoriale, suscitatore di impegno civile e promotore di cultura, e' responsabile del "progetto Iride" per la Fondazione Venezia per la ricerca sulla pace; e' in gran parte merito suo la realizzazione dell'annuale "Salone dell'editoria di pace" a Venezia, e dell'Annuario della pace, pubblicazione che dal 2001 costituisce un prezioso e irrinunciabile strumento di riflessione e di lavoro. "Per la scheda biobibliografica basta che tu dica quanto ora sto facendo da pensionato: scribacchio e faccio parte in modo attivo della rivista 'Servitium'; facendo il presidente della Fondazione di partecipazione Casa dell'Ospitalita' che dispone di 160 posti letto per i senzatetto mi sono trovato ad essere produttore per caso di un film come Via della croce di Serena Nono con gli ospiti della Casa di Sant'Alvise di Venezia, e con l'Annuario della Pace sto preparando l'undicesimo volume, grazie alle cure di Laura Venturelli Menegazzo". Un profilo autobiografico di Giovanni Benzoni, scritto con amabilissima verve e autoironia e generosamente messo a nostra disposizione, e' nel n. 1070 de "La nonviolenza e' in cammino". Si veda anche l'ampia intervista nei "Telegrammi della nonviolenza in cammino" n. 281]

 

Rispondo alle tue domande con una  sola osservazione.

Sono persuaso che una riflessione sui cinquant'anni della Marcia della pace dovrebbe indurre quanti sono grati a Capitini per quanto ha donato ai cittadini italiani a trasformare la propria inadeguatezza in una occasione di capacita' di mobilitazione il piu' diffusiva possibile senza ricerche ne' di primogeniture ne' di sospette difese della purezza originaria. Da questo punto di vista temo l'enfasi e la trasformazione della marcia della pace in qualcosa di eccessivamente simbolico.

Avverto altresi' che gli obiettivi che di volta in volta vengono proposti sono il risultato di una mediazione al ribasso, anziche' il frutto possibile di una capacita' di mettere insieme i propri pensieri e le prorie azioni.

Queste mie osservazioni di cui mi scuso per l'eccessiva genericita' sono un semplice commento a queste parole che si leggono nella lettera di Giacomo (3.17-18): "La sapienza che viene dall'alto e' anzitutto pura; poi pacifica, mite, arrendevole, piena di misericordia e di buoni frutti, senza parzialita', senza ipocrisia. Un frutto di giustizia viene seminato nella pace per coloro che fanno opera di pace".

Auspico che questo si possa riconoscere nella prossima marcia e che qualche no alla guerra sia circostanziato e motivato.

 

3. VERSO LA MARCIA PERUGIA-ASSISI. SETTE DOMANDE A PIERPAOLO CALONACI

[Ringraziamo Pierpaolo Calonaci (per contatti: p_calonaci at hotmail.com) per questa intervista.

"Fiorentino, ho 39 anni, ho terminato il terzo anno alla Facolta' Teologica dell'Italia Centrale e sto completando il piano degli esami. All'interno della riflessione teologica-cattolica sto cercando di porre in giusta evidenza il tema della nonviolenza, non partendo dai dati convenzionalmente da cui tutti, sia filosofi che tecnici o intellettuali, la fanno risalire ma ricollegandola in maniera sorgiva alla riflessione mistica che e' la struttura essenziale del cristianesimo (l'amore per il mondo nelle sue necessita', l'amore per il nemico, l'accettazione della realta' cosi' com'e' senza fuggire, la complessita' della non-resistenza, la comprensione del dolore e della sofferenza, i rapporti di necessita' e di forza che ci legano, l'origine del male, il senso della gioia incastonato nella miseria di cui farci sani portatori, il tema centrale del distacco...). Particolarmente sto cercando di ripulire la parola nonviolenza da tutte quelle incrostazioni di stampo ideologico-religioso, partitico, sociale-associazionistico che la ricoprono; che ne fanno una questione di particolarismi legati al prestigio personale, di carriera, di guadagno, di orgoglio. Da quattro anni in alcune scuole superiori fiorentine, a titolo gratuito, sto introducendo, con un minimo di dodici ore, un progetto denominato "dal piombo della violenza all'oro della nonviolenza" dove, senza ne' schemi ne' idee preconfezionate, desidero incontrare i ragazzi per dialogare; comunicando insieme anche attraverso il prezioso lascito di Danilo Dolci e la maieutica. Dopo sei anni trascorsi a lavorare come giardiniere e potatore di alberi, a seguito della chiusura dell'azienda per la quale lavoravo, sto attendendo una cattedra come insegnante di religione. Da alcuni anni frequento alcuni gruppi di "auto-aiuto" insieme a persone con difficolta'". Cfr. anche la recente intervista apparsa in "Coi piedi per terra" n. 307]

 

- "La nonviolenza e' in cammino": Quale e' stato il significato piu' rilevante della marcia Perugia-Assisi in questi cinquanta anni?

- Pierpaolo Calonaci: Il risultato piu' significante della marcia Perugia-Assisi e' che essa ha sviluppato certamente una sensibilita' a livello di opinione pubblica, ma nel concreto di oggi si dovrebbe avere il coraggio e l'onesta' di dire che occorre rimettere tutto in discussione. A partire da un dato ovvio ed oggettivo: il contesto storico di Capitini non e' piu' quello di adesso. Il significato della marcia rimane certamente valido come tensione, ma deve essere riconsiderato alla base un lavoro, cioe' le fondamenta stesse, (ad oggi totalmente mancante ad ogni livello) di strutturazione della persona umana, di riqualificazione intesa come radicamento nella Verita', nell'essere in se stessi (conversione non solo educativa ma di ordine intellettuale, quindi totale) davanti alla libera costruzione di un pensiero individuale che oggi e' oscurato, per un lavoro interiore in ciascuno che si crede non piu' necessario; mantenendo ampio e sereno lo sguardo che ricolleghera' ad un orizzonte di incontro e comunione. Certo i giovani da valorizzare, particolarmente nell'aiutarli a farli rifiutare quella pigrizia che piace. La marcia e' diventata possesso del sistema partitico/pacifista che l'ha assorbita e trafitta nella logica avida della ricerca di prestigio, cioe' del consenso, del voto. Occorre ripulirla da queste scorie. Con urgenza.

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- "La nonviolenza e' in cammino": E cosa caratterizzera' maggiormente la marcia che si terra' il 25 settembre di quest'anno?

- Pierpaolo Calonaci: La marcia potrebbe essere caratterizzata da 27 chilometri percorsi in assoluto silenzio. Una piccola "regola" auto-imposta da tutti verso gli altri. Dove si potrebbe magari seriamente riconsiderare il valore di questa parola che viene comunemente scambiata come "adesione passiva all'ingiustizia" o come "inattivita' o paura o tacere".

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- "La nonviolenza e' in cammino": Quale e' lo "stato dell'arte" della nonviolenza oggi in Italia?

- Pierpaolo Calonaci: Quando osservo gli Uffizi, dato che mi si chiede qual e' lo stato dell'arte della nonviolenza, capisco a che livello lo stato della cultura sia, da ogni prospettiva essa derivi il suo significato. Agli Uffizi ci sono i vetri sporchissimi (basta andarci e soffermarsi all'esterno...) e uno pensa che se si ama la cultura occorre cominciare con le cose semplici: se io dico di amare il lavoro con gli altri non posso fare si' che casa mia non sia semplicemente pulita per accoglierli doverosamente. Esporre un quadro inestimabile non vuol dire automaticamente fare cultura ma solo farne un percorso museale dove trarci un profitto. Vale per lo stato della nonviolenza, se ne parla solo dove ci sono interessi (di qualsiasi natura compresa quella di continuare ad ogni costo sforzi editoriali sovra-umani ma dove in sottofondo non c'e' capacita' costruttiva e creativa di rapporti umani... si espone un quadro ma non ci si preoccupa in che stato di coscienza siamo nel dargli la giusta collocazione, soprattutto interiore). Vai a domandare ad un ragazzo di eta' media se conosce dove viene esposta l'opera del Masaccio della cacciata dall'Eden... prova a chiedere ad un adulto se magari ha mai riflettuto che un libro e' autentico quando non e' per leggere ma per vivere... capite che la nonviolenza non si espande come luce laddove le abitudini di pensiero, di morale, di comportamento, di superstiziosa educazione, corroborano quel sistema di illusioni e immagini che ci siamo creati, proprio come quei vetri sporchi che in realta' nascondono qualcosa di piu'. Cosi' rimanendo la situazione, ai miei occhi, e' stupido esporre qualcosa di davvero prezioso se non c'e' una reale ripulitura interiore. L'arte e' un insieme di linguaggi, propriamente quello della nonviolenza dovrebbe essere centrale perche' parla della liberazione e della pienezza della vita in ognuno. Del Bello.

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- "La nonviolenza e' in cammino": Quale ruolo puo' svolgere il Movimento Nonviolento fondato da Aldo Capitini, e gli altri movimenti, associazioni e gruppi nonviolenti presenti in Italia?

- Pierpaolo Calonaci: Purtroppo, nel rispondere a questa domanda, so di essere critico al limite della polemica. La nonviolenza in Italia e' costretta in quell'ambito museale cui facevo riferimento proprio per la presenza di quella forma, di quella mentalita', di quell'atteggiamento associazionistico o tesserativo o di appartenenza che sublima questa all'incondizionabilita' e allo sviluppo fecondo e creativo dell'intelligenza del singolo. Dobbiamo smettere di invertire i termini! In Italia o uno appartiene alla Bestia sociale di platonica memoria, anche se questa si ammanta di ricerca del bene e della giustizia o della piu' misera e bieca legalita', o uno e' fuori. Esattamente il contrario di quello che Gandhi tanto difficilmente visse e dimostro'. Anche Capitini non riusci' piu' di tanto a svincolarsi da questo tentacolo. Sicuramente di peggio stanno evidentemente facendo gli intellettuali dopo di lui che profetano in nome della nonviolenza.

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- "La nonviolenza e' in cammino": Quali i fatti piu' significativi degli ultimi mesi in Italia e nel mondo dal punto di vista della nonviolenza?

- Pierpaolo Calonaci: L'unica considerazione, almeno la piu' significativa da un punto di vista di spessore esistenziale, e' riferita a tutti coloro che si alzano la mattina presto, padri e madri di famiglia o uomini o donne senza particolari legami, ma pieni di un senso di responsabilita' autentico e radicato, che rinunciano consapevolmente e liberamente a tutto un sistema di pretesti per stare felici, per farsi vedere, per cercare di essere qualcuno. E accettano con coraggio quella situazione dove ci sono reali difficolta'. Sapendo stare eretti davanti ad essa, creano speranza, lavorano duramente, sanno soffrire senza lamentarsi e "produrre" gioia consistente. E non sanno magari di essere davvero nonviolenti alla moda del momento perche' sanno parlare la Verita'.

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- "La nonviolenza e' in cammino": Su quali iniziative concentrare maggiormente l'impegno nei prossimi mesi?

- Pierpaolo Calonaci: Martin Luther King disse, direi profeticamente, che non era piu' questione di scelta fra la violenza o la nonviolenza ma radicalmente fra la nonviolenza o la morte. Quindi non e' piu' una questione quantitativa di tempo (i prossimi mesi) ma di cominciare da adesso a cercare coloro che scelgono di fare un percorso sincero di lavoro interiore, senza affidarsi a programmi o associazioni o a sapienti di tecniche liberanti ma proprio come ebbe a dire Bonhoeffer che "il timore di Dio e l'inizio della sapienza con cui la vera ed unica liberazione interiore dell'uomo alla vita responsabile davanti a Dio e' l'unica reale vittoria sulla stupidita'". Sembra di sentire Gandhi. Aggiungo che per stupidita' si intende una grave proiezione di se stessi sul reale e sul mondo dove collochiamo, soggiogati dalla paura, la vita; e cosi' pensiamo che vadano e debbano continuare ad andare le relazioni, gli affetti, le connessioni. Alimentando l'odio. Quindi come rispondiamo, in effetti, dipende soltanto da quell'"io" che ci guida a divenire o farci manovrare come stupidi.

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- "La nonviolenza e' in cammino": Se una persona del tutto ignara le chiedesse "Cosa e' la nonviolenza, e come accostarsi ad essa?", cosa risponderebbe?

- Pierpaolo Calonaci: Non la farei affatto cosi' la domanda. Avrebbe in se' gia' il germe della presunzione di sapere (io) che so cos'e' la nonviolenza e come funziona e cosa e' bene per gli altri. Sapere cosa e' bene per gli altri non e' affatto amore anche se continuiamo a scambiarlo come tale perche' non ci accosta ne' ci fa compromettere con la loro realta'; e' stupidamente, appunto, "sapere" di avere una bacchetta magica. Invece le chiederei semplicemente se usa quotidianamente la cura di accostarsi a se stessa; e se ha intrapreso quel cammino di ritorno verso le sorgenti dell'anima, come fondo dove l'ascolto e' tutt'uno con il Creato; se magari intravede un segno, stella cometa del simbolo di amore, che la sorregge nella speranza immortale e indivisibile dalla Realta' del tutto. Se cerca anche con tanta fatica di abbandonarsi a quella Luce nascosta ma reale che la costituisce persona che giunge a pienezza e conoscenza di se', capace di saper amare il mondo cosi' com'e'. E se magari ha davvero abbracciato la propria miseria. "Il sentimento della miseria umana e' una condizione della giustizia e dell'amore. Colui che ignora fino a qual punto la volubile fortuna e la necessita' tengono ogni anima umana alla loro merce', non puo' considerare suoi simili ne' amare come se stesso quelli che il caso ha separato da lui come un abisso... Non e' possibile amare ne' essere giusti se non si conosca l'imperio della forza e non lo si sappia rispettare" (S. Weil, L'Iliade poema della forza, in La Grecia e le intuizioni precristiane). Non si puo' diffondere la nonviolenza continuando a farla passare come un oggetto che, per imposizione o per rigidita', vorremo che tutti conoscessero, l'abbracciassero. Sarebbe niente di meno che una forma di idolatria. Prima di tutto, ne sono convinto, occorre in noi comprendere e conoscere le fonti del dolore, della morte che inferiamo agli altri, del male che tanto diffondiamo con il nostro comportamento. E della bellezza, del Bene puro che disconosciamo.

 

4. VERSO LA MARCIA PERUGIA-ASSISI. SETTE DOMANDE A GIANCARLA CODRIGNANI

[Ringraziamo Giancarla Codrignani (per contatti: giancodri at alice.it) per questa intervista.

Giancarla Codrignani, gia' presidente della Loc (Lega degli obiettori di coscienza al servizio militare), gia' parlamentare, saggista, impegnata nei movimenti di liberazione, di solidarieta' e per la pace, e' tra le figure piu' rappresentative della cultura e dell'impegno per la pace e la nonviolenza. Tra le opere di Giancarla Codrignani: L'odissea intorno ai telai, Thema, Bologna 1989; Amerindiana, Terra Nuova, Roma 1992; Ecuba e le altre, Edizioni cultura della pace, S. Domenico di Fiesole (Fi) 1994; L'amore ordinato, Edizioni Com nuovi tempi, Roma 2005. Si veda anche l'intervista apparsa nei "Telegrammi della nonviolenza in cammino" n. 343. Un profilo di Giancarla Codrignani scritto da Annamaria Tagliavini ed apparso sull'Enciclopedia delle donne abbiamo riportato nei "Telegrammi della nonviolenza in cammino" n. 513]

 

- "La nonviolenza e' in cammino": Quale e' stato il significato piu' rilevante della marcia Perugia-Assisi in questi cinquanta anni?

- Giancarla Codrignani: Per chi abbia partecipato anche una volta sola resta fondamentale il pensiero che sarebbe possibile che tutti - e non solo i marciatori - fossero reattivi e appassionati come in quella sola giornata di settembre: cambierebbe la politica del nostro paese e, se fossimo bravi ad esportare la pratica anche negli altri luoghi, vivremmo da nonviolenti: sarebbe davvero la pace.

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- "La nonviolenza e' in cammino": E cosa caratterizzera' maggiormente la marcia che si terra' il 25 settembre di quest'anno?

- Giancarla Codrignani: Il valore simbolico, come per i 150 anni dell'unita' d'Italia o i trent'anni dell'appello di Berlinguer per una morale pubblica. Resta tuttavia che per Capitini la "marcia" era un'azione, non un rito.

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- "La nonviolenza e' in cammino": Quale e' lo "stato dell'arte" della nonviolenza oggi in Italia?

- Giancarla Codrignani: Vivo un periodo in cui il mio paese non mi piace. Sono convinta che e' gia' molto se si e' diffuso l'uso di dire "nonviolenza" con una parola sola. Ma sarei esigente: la nonviolenza e' il miglior antidoto contro ogni forma di violenza, ma, purtroppo, il veleno resta nella storia degli umani e nelle crisi li morde con piu' ferocia.

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- "La nonviolenza e' in cammino": Quale ruolo puo' svolgere il Movimento Nonviolento fondato da Aldo Capitini, e gli altri movimenti, associazioni e gruppi nonviolenti presenti in Italia?

- Giancarla Codrignani: So che mi rendo odiosa a fare la prof., ma credo che dovremmo studiare di piu'. Andare a Perugia non vale se non si prevengono i guai prima che diventino guerre. Forse spetta proprio ai nonviolenti ridare senso alla partecipazione.

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- "La nonviolenza e' in cammino": Quali i fatti piu' significativi degli ultimi mesi in Italia e nel mondo dal punto di vista della nonviolenza?

- Giancarla Codrignani: Le manifestazioni de los indignados sono certo un'opportunita' per impegnarsi. Ma non solo sulle piazze con le proteste e le denunce: anche con la volonta' di assumersi responsabilita'. Le devastazioni dei diritti sociali in Italia non sono opera di un colpo di stato reazionario, ma di un governo democraticamente eletto. Sul piano piu' generale mi ha turbato l'Europa ormai ovunque governata dalla destra, la presenza nel parlamento svedese del partito fascista, il 19 % dei seggi finlandesi nelle mani dei "Veri finlandesi"(come dire il Bossi finnico); e' la tragedia norvegese, che non puo' essere appiattita sulla definizione del pazzo omicida solitario.

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- "La nonviolenza e' in cammino": Su quali iniziative concentrare maggiormente l'impegno nei prossimi mesi?

- Giancarla Codrignani: La difesa dei diritti umani anche all'interno di ciascun paese (per noi a partire dalla condizione dei migranti), la difesa dei diritti sociali costruiti dalle ultime generazioni contro l'imminente privatizzazione della scuola e della sanita', l'accoglimento e la condivisione della cultura delle donne. E la ripresa di un impegno diffuso contro il mercato delle armi.

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- "La nonviolenza e' in cammino": Se una persona del tutto ignara le chiedesse "Cosa e' la nonviolenza, e come accostarsi ad essa?", cosa risponderebbe?

- Giancarla Codrignani: Conosco un prete che interpreta come "nonviolenza" la castita' imposta al clero. E' un'evidente sublimazione, ma rende l'idea che la purezza della mente genera comportamenti rispettosi della  propria e dell'altrui dignita'. Perfino un giusto calcolo sugli interessi dell'umanita' dimostra facilmente (anche se e' facilita' tutta teorica) che la violenza e' sempre perdita: di se' e degli altri.

 

5. VERSO LA MARCIA PERUGIA-ASSISI. CINQUE DOMANDE A STEFANO FERRARIO

[Ringraziamo Stefano Ferrario (per contatti: ste.orme at libero.it) per questa intervista.

Stefano Ferrario (Samarate - Va -, 1969), gia' obiettore di coscienza in servizio civile presso Consorzio Regionale Parco Lombardo della Valle del Ticino, settore Educazione Ambientale (1996-1997), laureato in Scienze Politiche a indirizzo politico-sociale con un piano studi personalizzato in sociologia e ricerca sociale all'Universita' Statale di Milano con una tesi su "Le parrocchie della Diocesi di Milano nelle comunita' civiche. Una verifica della teoria di Robert Putnam" (tesi di ricerca socioreligiosa; in collaborazione con l'ufficio di Comunicazioni Sociali di Curia dell'Arcidiocesi di Milano). E' imepgnato in attivita' di formazione permanente presso "Il Seme" cooperativa sociale onlus di Cardano Al Campo (Va). Ha collaborato tra l'altro con la Onlus "Gulliver" di Varese come operatore socio-assistenziale con mansioni educative, con adulti ex-ospedale psichiatrico e giovani con virus di Aids, in Comunita' residenziale; la Onlus "Iris Servizi" di Gallarate (Va), per "Iris Televita", con disabili adulti lievi; la Cooperativa Sociale Onlus "Il Seme" di Cardano al Campo (Va) dal 2000 ad oggi, con disabili gravi e gravissimi: la rivista mensile "Missione Oggi"; la rivista mensile "Mosaico di Pace"; la rivista mensile "Nigrizia" e il sito www.nigrizia.it; la rivista settimanale "Carta"; la rivista e sito "PeaceReporter" (www.peacereporter.net ). Ha partecipato a corsi, seminari e convegni tra cui: Teatro dell'Oppresso (Rete Lilliput Varese, Varese); Giovani Impegno Missionario (Gim), Missionari Comboniani (Venegono Superiore); Relazioni Centro-Periferia del mondo (sono numerosi e promossi da varie organizzazioni; l'ultimo: "La lente sulle imprese", Centro Nuovo Modello di Sviluppo, Pisa); Consumo critico, risparmio responsabile, campagne di boicottaggio... (sono numerosi e promossi da varie organizzazioni; l'ultimo: "Banche trasparenti? Che fine fanno i nostri soldi? Corresponsabilita' e consapevolezza tra scelte individuali e loro ricadute a livello globale", Rete di Lilliput, Varese); Terzo Settore ("L'Agenzia di cittadinanza. Per sostenere un nuovo Welfare", Caritas Ambrosiana, Milano); Servizio Sociale ("I servizi alla persona tra Profit e Non Profit", Caritas Ambrosiana, Milano); Pedagogia ("Paulo Freire. Re-Inventando un messaggio. Verso il terzo Forum Internazionale", Caritas Ambrosiana, Coordinamento Nazionale Comunita' di Accoglienza, Milano); Disabilita' ("Momenti d'incontro. Pubblico e privato al servizio dei disabili: un'integrazione possibile", Asl di Varese, Provincia di Varese, Regione Lombardia, Ministero Lavoro e Politiche Sociali, Busto Arsizio -Va-); Miglioramento della sicurezza e salute dei lavoratori - D. Lgs. 626/94 (ConfCoop di Varese, Varese); Evacuazione e antincendio (Astra Gallarate - Va -). Esperienze di volontariato con il Comitato varesino per la Palestina; il Comitato "Disarmiamolapace", provincia di Varese; il Social Forum della provincia di Varese; la Rete Lilliput della provincia di Varese; la Caritas Ambrosiana, progetto di cooperazione in Bosnia; il Wwf, sezione di Varese, Educazione Ambientale presso le scuole elementari e medie inferiori della citta' di Varese ed attivita' della sezione; i Missionari Saveriani, "campagna internazionale per messa al bando mine antipersona"; il "Ceam-Pime" di Milano per il commercio equo e solidale]

 

- "La nonviolenza e' in cammino": Quale e' stato il significato piu' rilevante della marcia Perugia-Assisi in questi cinquanta anni?

- Stefano Ferrario: La parola piu' forte che ha accompagnato la marcia in questi 50 anni e' la trasversalita'. O per usare le parole di don Tonino Bello la "convivialita' delle differenze". Una moltitudine di genti che provengono dalle esperienze piu' diverse, credenti e non credenti apparentemente in un Dio ma profondamente credenti nella lotta contro l'ingiustizia sociale, per il disarmo e la pace. Un urlo di dolore e di passione, di lotta, di ricerca, per un mondo "altro" necessario, a partire dalle relazioni individuali, poi sociali, alla politica, all'economia, alla cultura... Mi permetto di citare un brano di un'altra persona basilare, a guida del movimento per la pace, che ha fatto suo quest'urlo, nell'indifferenza dei piu'; ovverosia una considerazione di padre Davide Turoldo: "E' un segno dei tempi. Per me sono segni dei tempi il movimento per la pace, la liberazione della donna... naturalmente vanno capiti, vissuti, interpretati. Anzi, vuoi che ti dica che saremo giudicati tutti sul crinale della pace e della giustizia, tutti, chiesa o non chiesa, tutti! Soltanto l'incoscienza puo' permetterci di vivere un po' tranquillamente. Solo nell'incoscienza si puo' vivere tranquillamente sotto questi regimi politici criminali: gente che pensa alle guerre stellari, a sempre nuovi armamenti, quando ci sono tonnellate di tritolo per ogni individuo nel mondo; gente che consuma tutte queste forze, tutte queste ricchezze per la distruzione e sempre piu' spietatamente per uccidere, quando ci sono uomini che muoiono di fame, quindi consumando i beni che sono dei poveri. Ma queste sono follie! Queste sono criminalita'! Soltanto l'incoscienza puo' permetterci di vivere tranquillamente. Anzi, io non accetto nessuna di queste politiche se non sono politiche di pace. E il movimento per la pace e' il movimento piu' profetico che ci sia, e' il campanone che suona e suona da tutte le parti" (p. Davide Maria Turoldo; intervista pubblicata sul mensile "Nordest", ottobre 1985). Unita all'utopia della pace c'e' l'utopia del disarmo. E questo e' il secondo filo conduttore della marcia. Un disarmo "senza se e senza ma", che impone di confrontarsi con tutte le guerre, con tutte le operazioni belliche, con tutte le fabbriche belliche presenti in Italia.

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- "La nonviolenza e' in cammino": E cosa caratterizzera' maggiormente la marcia che si terra' il 25 settembre di quest'anno?

- Stefano Ferrario: Il mio e' un auspicio: che si torni alla radicalita' delle marce, della denuncia e della proposta degli anni passati. Non esiste che alle marce partecipi ad esempio Massimo D'Alema, coautore della guerra contro la Serbia e Kosovo. Non dovrebbe esserci il fatto che si metta in evidenza il dialogo con i generali; non a caso, l'ong Emergency ha disertato l'ultima marcia. Che i generali facciano i generali e il popolo della pace la sua parte. I primi non fanno parte del secondo a 360 gradi con le guerre odierne. A questo punto sarebbe molto utile e proficua la lettura della Lettera ai cappellani militari e della Lettera ai giudici di don Lorenzo Milani, contenute ne L'obbedienza non e' piu' una virtu', di cui mi permetto tre passaggi, che restano attuali e sono sempre coerenti con il momento storico che viviamo: "Se voi avete il diritto di dividere il mondo in italiani e stranieri allora vi diro' che, nel vostro senso, io non ho Patria e reclamo il diritto di dividere il mondo in diseredati e oppressi da un lato, privilegiati e oppressori dall'altro. E se voi avete il diritto di insegnare che italiani e stranieri possono lecitamente anzi eroicamente squartarsi a vicenda, allora io reclamo il diritto di dire che anche i poveri possono e debbono combattere i ricchi. E almeno nella scelta dei mezzi sono migliore di voi: le armi che voi approvate sono orribili macchine per uccidere, mutilare, distruggere, far orfani e vedove. Le uniche armi che approvo io sono nobili e incruente: lo sciopero e il voto". "Un delitto come quello di Hiroshima ha richiesto qualche migliaio di corresponsabili diretti: politici, scienziati, tecnici, operai, aviatori. Ognuno di essi ha tacitato la propria coscienza... Bisogna avere il coraggio di dire ai giovani che essi sono tutti sovrani, per cui l'obbedienza non e' ormai piu' una virtu', ma la piu' subdola delle tentazioni, che non credano di potersene far scudo ne' davanti agli uomini ne' davanti a Dio, che bisogna che si sentano ognuno l'unico responsabile di tutto. A questo patto l'umanita' potra' dire di aver avuto in questo secolo un progresso morale parallelo e proporzionale al suo progresso tecnico". "Sappiamo tutti che le armi attuali mirano direttamente ai civili e che si salveranno forse solo i militari. Dunque in casi del genere il cristiano deve obiettare anche a costo della vita. Io aggiungerei che mi pare coerente dire che a una guerra simile il cristiano non potra' partecipare neanche come cuciniere. Allora la guerra difensiva non esiste piu'. Allora non esiste piu' una 'guerra giusta' ne' per la Chiesa ne' per la Costituzione. Spero di tutto cuore che mi assolverete, non mi diverte l'idea di andare a fare l'eroe in prigione, ma non posso fare a meno di dichiararvi esplicitamente che seguitero' a insegnare ai miei ragazzi quel che ho insegnato fino a ora. Spero che in tutto il mondo i miei colleghi preti e maestri d'ogni religione e d'ogni scuola insegneranno come me. Se non potremo salvare l'umanita' ci salveremo almeno l'anima".

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- "La nonviolenza e' in cammino": Quale e' lo "stato dell'arte" della nonviolenza oggi in Italia?

- Stefano Ferrario: Oggi siamo in uno stato particolarmente grave dell'esistenza del pianeta. La prima volta che accade per il genere umano nel corso della sua breve storia, in confronto a quella del creato. Non ho la risposta esatta, la verita' va cercata insieme. Posso dirvi cio' che vivo e cio' che sento. La situazione sociopolitica italiana e' molto dura, presenta un quadro di perdita di diritti e compromissione dei diritti di base molto grave ed esige una risposta che sia sulla linea della poverta' (senza idolatrare i poveri), l'unica possibile e nonviolenta che possa "raddrizzare" l'attuale scenario. La Chiesa ufficiale e' parte del problema. La risposta di cui necessita questo momento storico e' il riattingere alle basi della nonviolenza rileggendo la vita e la prassi di Gesu', quella di Gandhi, e cosi' via. Impiegare queste testimonianze come brace, che puo' accendere un nuovo fuoco grazie al decennale delle manifestazioni e workshop legati al G8 di Genova 2001, alla lotta del popolo "no-Tav", all'immenso movimento per l'acqua pubblica e contro il nucleare... Le occasioni e gli stimoli non mancano, ma non devono staccarsi dalla brace dei profeti che abbiamo avuto.

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- "La nonviolenza e' in cammino": Quale ruolo puo' svolgere il movimento nonviolento fondato da Aldo Capitini, e gli altri movimenti, associazioni e gruppi nonviolenti presenti in Italia?

- Stefano Ferrario: Indubbiamente, come gia' accennavo nelle risposte precedenti, i movimenti custodiscono il sogno di un mondo "altro" necessario. Un sogno che non va tradito, che va ascoltato, nelle sue specificita' e sfaccettature... e appoggiato in ogni territorio. Ecco, il legame con il territorio e' un elemento nuovo. Non si parla piu' solo di un generalizzato disarmo, ma si scende nei problemi territoriali, dalle fabbriche belliche in provincia di Varese, alla Val Susa, alla privatizzazione dell'acqua a Latina ed Arezzo.

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- "La nonviolenza e' in cammino": Quali i fatti piu' significativi degli ultimi mesi in Italia e nel mondo dal punto di vista della nonviolenza?

- Stefano Ferrario: Per quanto riguarda lo scenario italiano, i momenti piu' recenti sono senz'altro la settimana delle piazze tematiche di Genova 2001-2011 e la lotta in Val Susa contro la Tav. E, intrecciato con questi, il poliedrico movimento per l'acqua pubblica e contro il nucleare che ha portato alla vittoria del popolo sovrano del 13 giugno. Sta ora ai comitati nazionali e locali far si' che questa vittoria sia l'inizio di una vera ripubblicizzazione dei beni comuni e non uno scippo da parte di tutti i partiti. E' necessaria una forte vigilanza, competenza tecnica e voglia di impegno, consci che la vittoria referendaria e' solo l'inizio di un percorso sociopolitico dal basso, da non tradire, da non mistificare... Per quanto riguarda lo scenario sovranazionale sono ovviamente da segnalare le recenti lotte per una vera democrazia in Tunisia, Egitto e Siria (la piu' sanguinosa, ad ora, delle rivendicazioni nonviolente).

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- "La nonviolenza e' in cammino": Su quali iniziative concentrare maggiormente l'impegno nei prossimi mesi?

- Stefano Ferrario: Senza dubbio, come ogni lotta per la pace, radicale e concreta, le iniziative piu' sensibili sono sul ritiro delle truppe italiane da quelli che altri chiamano "missioni di pace", siano esse in Afghanistan o Libano. E sull'accompagnamento fuori dalle aziende belliche dei lavoratori (di chi vuole ovviamente) da parte dei sindacati, parrocchie, partiti, associazioni - e' riduttivo e insufficiente, ad esempio, fare pressioni perche' l'Italia non acquisti 131 F35 al costo complessivo di 20 miliardi di euro quando non si contrasta il lavoro nelle fabbriche belliche (tra cui quella che assemblera' gli F35 a Cameri, nei pressi di Novara) che da anni vede nelle aziende di Finmeccanica una prospettiva di lavoro di tre anni, se non vi fosse piu' una commessa (e' da anni che le relazioni trimestrali di Finmeccanica sottolineano questo dato). Vi e' poi l'aspetto finanziario. Cioe' la diffusione quanto piu' capillare della campagna "banche armate". Infine l'ambito culturale. La scuola non deve essere il braccio preventivo dell'impresa ma fornire strumenti anche etici e di educazione civica necessaria per una reale presa di coscienza della realta' odierna e per la formazione di una coscienza libera.

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- "La nonviolenza e' in cammino": Se una persona del tutto ignara le chiedesse "Cosa e' la nonviolenza, e come accostarsi ad essa", cosa risponderebbe?

- Stefano Ferrario: La nonviolenza nasce prima nel rapporto armonico con se stessi e i nostri primi prossimi, dal creato alle persone a noi care. Cio', traslato in un'ottica sociale (quella personale non e' sufficiente), vuol dire la denuncia di ogni ingiustizia sociale; rendere quest'ingiustizia sociale visibile con tutte le proprie forze e battersi perche' questa situaziona venga cambiata... La nonviolenza e' basata sulla linea della poverta'. Bisogna camminare con le scarpe del povero per saper comprendere la poverta', la forma di violenza strutturale piu' elevata. Ecco dove direi di trovarla, e gli ambiti di intervento sono tantissimi, fantasia in ricerca. Restiamo umani.

 

6. VERSO LA MARCIA PERUGIA-ASSISI. UNA LETTERA DI MARINO MARINELLI

[Ringraziamo Marino Marinelli (per contatti: marino2 at lege.it) per questa per questa lettera di risposta a una richiesta di intervista.

Marino Marinelli, gia' obiettore di coscienza al servizio militare, e' impegnato in varie esperienze di pace, solidarieta', nonviolenza, tra cui il movimento scoutistico e l'associazione Peacelink. "L'obiezione di coscienza e il servizio civile - nel 1977 - mi hanno fatto scoprire... tutto, permettendomi anche di incontrare persone meravigliose. Ho avuto la fortuna di essere amico di Davide Melodia, che e' stato per me un maestro prezioso. Dai tempi dei missili a Comiso ho cominciato a crearmi una biblioteca personale specializzata sui temi a noi cari, e qualcosa si puo' trovare sul mio sito www.libriperlapace.it . Cerco di tenere a disposizione di tutti su internet - su emule/kad - dei video e files su Gandhi, don Milani e simili". Cfr. anche l'intervista nei "Telegrammi della nonviolenza in cammino" n. 319]

 

In questa estate 2011 si sono gia' tenute alcune marce e manifestazioni, ad esempio quelle No-Tav e il decennale di Genova 2001.

Io non sono particolarmente tifoso di Sharp ma forse converrebbe rileggerselo e chiedersi se oggi esistano le condizioni per azioni nonviolente, o se invece occorrerebbe ripartire "dai Cos (Centri di orientamento sociale) e dai Cor (Centri di orientamento religioso)", cioe' lavorare alla ricostruzione di un tessuto sociale e associazionistico che oggi appare debole. Seguendo le orme dell'Aldo Capitini prima della sua marcia Perugia-Assisi.

Anche di Capitini andrebbe metabolizzato un po' di tutto e non solo quello che e' piu' appariscente o piu' conosciuto.

Comunque ci sono segnali che qualcosa sta ripartendo: ci sono gruppi informali che cominciano ad interessarsi di "comunicazione nonviolenta". E mi sembra un buon punto di partenza per costruire un sistema di relazioni a misura di essere umano.

 

7. VERSO LA MARCIA PERUGIA-ASSISI. SETTE DOMANDE AD ACHILLE ROSSI

[Ringraziamo don Achille Rossi (per contatti: segreteria at altrapagina.it) per questa intervista.

Achille Rossi e' una delle piiu' luminose figure dell'impegno di pace e nonviolenza in Italia. "Sono stato ordinato sacerdote alla fine del 1963 a 23 anni, dopo gli studi teologici al Seminario Regionale di Assisi. Negli anni successivi ho conseguito la licenza in Teologia Pastorale all'universita' Lateranense, la laurea in Filosofia all'Universita' di Perugia, il diploma in Scienze religiose all'Universita' di Urbino, lavorando sempre in parrocchia con i giovani, prima a Citta' di Castello fino al 1971, poi nella parrocchia attuale di Riosecco, nella zona industriale, fino al presente. In quest'ultima localita' nell'ottobre del 1971 ho iniziato l'esperienza del Doposcuola, che ha ormai 40 anni di vita, e che rappresenta un tentativo di costruire un ambiente dove gli adolescenti possano crescere in uno spazio gestito da loro stessi e in un dialogo continuo fra loro e con gli adulti. Nel 1984, insieme ad alcuni amici, abbiamo dato vita al mensile "l'altrapagina", per dare stimolo alla vita culturale della nostra citta' e per mantenere vivi, specie nei dossier centrali, alcuni interessi che travalicassero le problematiche locali. Al giornale abbiamo subito affiancato una piccola casa editrice e l'iniziativa di convegni annuali  su tematiche di grande respiro, dal pacifismo all'ecologia, al dialogo interculturale, all'economia, alla politica. Siamo ormai alla XXV edizione. Ho pubblicato per l'altrapagina: Pluralismo e armonia: introduzione al pensiero di Raimon Panikkar (2a ed. 2011), Insieme - racconto ragionato di un'esperienza educativa (1996), Il mito del mercato (Ed. Citta' Aperta - l'altrapagina, 2006), L'altro come esperienza di rivelazione (2008). Attorno all'esperienza del Doposcuola una pedagogista, Alessia Bartolini, ha scritto il testo Nel cerchio delle relazioni: l'esperienza educativa del Doposcuola di Riosecco (l'altrapagina, 2007)"]

 

- "La nonviolenza e' in cammino": Quale e' stato il significato piu' rilevante della marcia Perugia-Assisi in questi cinquanta anni?

- Achille Rossi: Credo che il significato piu' rilevante della marcia Perugia-Assisi in questi 50 anni sia consistito nel promuovere una cultura di pace. Noi viviamo in una costellazione culturale che crede ancora che la violenza sia "la levatrice della storia", secondo la celebre formulazione marxiana. Sostenere che ci sono strade alternative per risolvere le controversie sembra ancora una suggestione utopica. La cultura della pace, promossa dalla marcia di Capitini, fa percepire che questa utopia e' realistica, come hanno suggerito alcuni documenti della nostra civilta' giuridica, quali la Carta dell'Onu, la Costituzione italiana, la dichiarazione della Pacem in Terris che qualifica la guerra come ormai fuori dalla razionalita': "Bellum alienum a ratione", aveva scritto Giovanni XXIII. Purtroppo queste lucide intuizioni sono state contraddette e calpestate dalle due guerre del Golfo, dal conflitto nei Balcani e da quello in Afghanistan. Questo rende ancora piu' urgente lavorare per una cultura della pace che prenda le distanze dal militarismo e dalla guerra come modalita' per risolvere le controversie internazionali.

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- "La nonviolenza e' in cammino": E cosa caratterizzera' maggiormente la marcia che si terra' il 25 settembre di quest'anno?

- Achille Rossi: Non so dire con esattezza quello che caratterizzera' la marcia del 25 settembre prossimo, perche' non ho potuto seguire gli sviluppi dell'organizzazione. Credo, comunque, che una iniziativa che compie 50 anni abbia bisogno di fare un bilancio e di riposizionarsi per essere fedele alla sua ispirazione originaria. Ritengo che uno dei punti fondamentali sui quali le marce del futuro dovranno riflettere e' la struttura del sistema economico dominante che e' fonte di una violenza schiacciante per la maggioranza della popolazione mondiale. Se non si prende di petto questo peccato strutturale c'e' il rischio che l'atteggiamento nonviolento sia ridotto, suo malgrado, ad una posizione spiritualistica per anime belle e non venga recepito come una nuova visione della vita e della societa'.

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- "La nonviolenza e' in cammino": Quale e' lo "stato dell'arte" della nonviolenza oggi in Italia?

- Achille Rossi: Non ho una conoscenza cosi' estesa dei gruppi e dei movimenti nonviolenti della nostra penisola che mi permetta di fare una affermazione ponderata sullo stato dell'arte della nonviolenza nel nostro paese. Posso solo rilevare che l'idea di azione nonviolenta sta guadagnando consenso nella societa'. Si sta formando, a mio parere, un sentire comune che istintivamente rifugge dalla violenza per regolare le questioni interne alla societa'. Chi organizza manifestazioni di dissenso, si tratti di studenti, di operai o di cittadini che non approvano i provvedimenti governativi, come gli abitanti della Val di Susa, non teorizza la violenza, ma si attiene rigorosamente a un comportamento nonviolento. E' un grande passo avanti culturale rispetto a periodi in cui si teorizzava la lotta armata per risolvere i conflitti sociali e un grande merito di tutti i movimenti nonviolenti, che perfino in quei momenti bui non hanno rinunciato a sostenere le ragioni di una cultura di pace.

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- "La nonviolenza e' in cammino": Quale ruolo puo' svolgere il Movimento Nonviolento fondato da Aldo Capitini, e gli altri movimenti, associazioni e gruppi nonviolenti presenti in Italia?

- Achille Rossi: Ho gia' sottolineato che il ruolo dei vari movimenti nonviolenti e' quello di promuovere una cultura di pace. Questo significa, in prima istanza, lavorare per aiutare le persone a trasformare continuamente il coefficiente di violenza che le abita, e, in seconda battuta, operare in tutte le istituzioni per depurarle dal quoziente di violenza di cui sono impastate. E' un compito immenso che equivale a una vera e propria rivoluzione culturale. In realta', non amo questa parola per tutto il passato violento che ricorda e preferisco parlare di "grande trasformazione", per evocare un continuo lavoro di cambiamento dall'interno, come un lievito che lentamente ma in modo continuo faccia sollevare tutta la pasta umana. Questo lavoro tocca tutti gli ambiti del vivere, ma in particolare l'educazione e la politica, che s'interessano della formazione della persona e della convivenza sociale. Mi ha molto colpito alcuni anni fa la dichiarazione di un partito politico di estrazione marxista che dichiarava di abbracciare consapevolmente per la sua azione politica il metodo nonviolento. E come non ricordare, a questo riguardo, la grande lezione di don Milani che educava i suoi ragazzi alla lotta nonviolenta tramite il sindacato e la politica? Non vorrei passare sotto silenzio il grande lavoro svolto a livello culturale dal gruppo nonviolento che fa capo a Tonino Drago dell'Universita' di Pisa e che lavora attorno al metodo di difesa popolare nonviolenta e che si interessa della formazione culturale dei giovani che operano per conto dell'Onu nei paesi del sud del mondo. Altro luogo dove si elabora una cultura giuridica nonviolenta e' il Centro per i diritti umani e dei popoli promosso a Padova da Antonio Papisca, che prepara giovani giuristi che si fanno carico dei diritti umani. Ci sono, insomma, miriadi di iniziative che lentamente e dal basso promuovono una cultura di pace.

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- "La nonviolenza e' in cammino": Quali i fatti piu' significativi degli ultimi mesi in Italia e nel mondo dal punto di vista della nonviolenza?

- Achille Rossi: Il fatto che piu' mi colpisce e' l'atteggiamento nonviolento che ha caratterizzato tutte le sollevazioni del mondo arabo negli ultimi mesi. Ci si sarebbe aspettati in Tunisia, in Egitto, in Siria rivolte sanguinose e autentiche guerre civili. In realta' questi popoli, e soprattutto i giovani, hanno adottato istintivamente un atteggiamento nonviolento che ha costretto alla resa le dittature. Segno che in tutte le culture si fa strada lentamente la convinzione che la violenza e' solo una scorciatoia e unicamente la trasformazione nonviolenta e' in grado di garantire un'autentica democrazia.

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- "La nonviolenza e' in cammino": Su quali iniziative concentrare maggiormente l'impegno nei prossimi mesi?

- Achille Rossi: Credo che ogni gruppo nonviolento debba decidere da se', in piena autonomia, quali sono le iniziative da promuovere e le priorita' da seguire. Per parte mia ritengo che sia urgente, nella situazione culturale in cui ci troviamo, fronteggiare la crisi etica in cui stiamo sprofondando e individuare le esperienze attraverso le quali ricostituire un tessuto etico in grado di sostenere la vita umana. Non a caso abbiamo dedicato il nostro convegno annuale del 10-11 settembre all'eclissi dell'etica.

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- "La nonviolenza e' in cammino": Se una persona del tutto ignara le chiedesse "Cosa e' la nonviolenza, e come accostarsi ad essa?", cosa risponderebbe?

- Achille Rossi: Risponderei che la nonviolenza e' il metodo piu' umano per gestire i conflitti, perche' riconosce l'umanita' dell'avversario e non tende a distruggerlo come fa il metodo dialettico, ma cerca di unirsi all'avversario in una verita' piu' alta secondo la celebra espressione di Pascal. E siccome la vita umana e' fatta di un continuo confronto con le diversita', la nonviolenza ci aiuta a viverle come una ricchezza e non come una diminuzione o una sconfitta. Credo che ci si possa accostare alla nonviolenza solo dopo aver percepito che la violenza e' una catastrofe antropologica. Comunque l'atteggiamento nonviolento richiede un'altra visione del mondo, che qualificherei con tre affermazioni di Panikkar: ascoltare il Divino, coltivare l'umano, recuperare la dimensione cosmica.

 

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VOCI E VOLTI DELLA NONVIOLENZA

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Numero 387 del 3 agosto 2011

 

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