Nonviolenza. Femminile plurale. 366



 

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NONVIOLENZA. FEMMINILE PLURALE

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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino"

Numero 366 del 10 giugno 2011

 

In questo numero:

1. Quattro si' ai referendum, un gesto di solidarieta' con l'umanita' intera

2. Il 5 per mille al Movimento Nonviolento

3. Contro la guerra una proposta agli enti locali

4. Riferimenti utili per l'informazione sui referendum. Quattro si' per fermare il nucleare, per l'acqua bene comune, per l'uguaglianza di diritti

5. Si e' svolta a Blera la conferenza dell'"Associazione italiana medici per l'ambiente" su "Acqua: bene e responsabilita' di tutti"

6. Monica Lanfranco: Che genere di voto

7. Piera Francesca Mastantuono intervista Florence Montreynaud

8. Sara Sesti: Omaggio a Marie Curie nel centenario del suo secondo Nobel

9. Giovanna Zucconi: Gandhi, Tagore e le donne

 

1. APPELLI. QUATTRO SI' AI REFERENDUM, UN GESTO DI SOLIDARIETA' CON L'UMANITA' INTERA

[Riceviamo e diffondiamo]

 

Per difendere il diritto alla salute, alla sicurezza e alla vita.

Per difendere la biosfera da una contaminazione apocalittica.

Per difendere l'uguaglianza di diritti e di doveri di tutti gli esseri umani.

Per difendere l'umanita' dalla guerra e dalla desertificazione.

Il comitato che si oppone al mega-aeroporto di Viterbo e s'impegna per la riduzione del trasporto aereo invita i cittadini a votare si' ai referendum del 12 e 13 giugno.

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Il comitato che si oppone al mega-aeroporto di Viterbo e s'impegna per la riduzione del trasporto aereo, in difesa della salute, dell'ambiente, della democrazia, dei diritti di tutti

Viterbo, 9 giugno 2011

Per informazioni e contatti: e-mail: info at coipiediperterra.org, sito: www.coipiediperterra.org, recapito postale: c/o Centro di ricerca per la pace, strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo

Per contattare direttamente la portavoce del comitato, la dottoressa Antonella Litta: tel. 3383810091, e-mail: antonella.litta at gmail.com

 

2. APPELLI. IL 5 PER MILLE AL MOVIMENTO NONVIOLENTO

[Riproponiamo il seguente appello]

 

Giova ripetere le cose che e' giusto fare.

Tra le cose sicuramente ragionevoli e buone che una persona onesta che paga le tasse in Italia puo' fare, c'e' la scelta di destinare il 5 per mille al Movimento Nonviolento.

"Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli". Cosi' recita la "carta programmatica" del movimento fondato da Aldo Capitini.

Sostenere il Movimento Nonviolento e' un modo semplice e chiaro, esplicito e netto, per opporsi alla guerra e al razzismo, per opporsi alle stragi e alle persecuzioni.

Per destinare il 5 per mille delle proprie tasse al Movimento Nonviolento e' sufficiente apporre la propria firma nell'apposito spazio del modulo per la dichiarazione dei redditi e scrivere il numero di codice fiscale dell'associazione: 93100500235.

Per contattare il Movimento Nonviolento, per saperne di piu' e contribuire ad esso anche in altri modi (ad esempio aderendovi): via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803 (da lunedi' a venerdi': ore 9-13 e 15-19), fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org

 

3. INIZIATIVE. CONTRO LA GUERRA UNA PROPOSTA AGLI ENTI LOCALI

[Riproponiamo il seguente appello]

 

Proponiamo a tutte le persone amiche della nonviolenza di inviare al sindaco del Comune, al presidente della Provincia ed al presidente della Regione in cui si risiede, una lettera aperta (da diffondere quindi anche a tutti i membri del consiglio comunale, provinciale, regionale, ed ai mezzi d'informazione) con cui chiedere che l'assemblea dell'ente locale approvi una deliberazione recante il testo seguente o uno analogo.

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"Il Consiglio Comunale [Provinciale, Regionale] di ... ripudia la guerra, nemica dell'umanita'.

Il Consiglio Comunale [Provinciale, Regionale] di ... riconosce, rispetta e promuove la vita, la dignita' e i diritti di ogni essere umano.

Richiede al Governo e al Parlamento che cessi la partecipazione italiana alle guerre in corso.

Richiede al Governo e al Parlamento che si torni al rispetto della Costituzione della Repubblica Italiana.

Richiede al Governo e al Parlamento che l'Italia svolga una politica internazionale di pace con mezzi di pace, per il disarmo e la smilitarizzazione dei conflitti, per il riconoscimento e l'inveramento di tutti i diritti umani per tutti gli esseri umani.

Solo la pace salva le vite".

 

4. REPETITA IUVANT. RIFERIMENTI UTILI PER L'INFORMAZIONE SUI REFERENDUM. QUATTRO SI' PER FERMARE IL NUCLEARE, PER L'ACQUA BENE COMUNE, PER L'UGUAGLIANZA DI DIRITTI  

[Riproponiamo la seguente segnalazione]

 

Segnaliamo il sito del Comitato nazionale "Vota si' per fermare il nucleare": www.fermiamoilnucleare.it

Segnaliamo il sito del Comitato referendario "2 si' per l'acqua bene comune": www.referendumacqua.it

Segnaliamo anche il sito del Forum italiano dei movimenti per l'acqua: www.acquabenecomune.org

Segnaliamo la Costituzione della Repubblica Italiana e la Dichiarazione universale dei diritti umani.

Quattro si' ai referendum: per la legalita' e la dignita', per la democrazia ed il bene comune, per la biosfera e per l'umanita'.

 

5. INCONTRI. SI E' SVOLTA A BLERA LA CONFERENZA DELL'"ASSOCIAZIONE ITALIANA MEDICI PER L'AMBIENTE" SU "ACQUA: BENE E RESPONSABILITA' DI TUTTI"

[Dall'Associazione italiana medici per l'ambiente (per contatti: tel. 3383810091, e-mail: isde.viterbo at gmail.com) riceviamo e diffondiamo.

Antonella Litta svolge l'attivita' di medico di medicina generale a Nepi. E' specialista in Reumatologia ed ha condotto una intensa attivita' di ricerca scientifica presso l'Universita' di Roma "la Sapienza" e contribuito alla realizzazione di uno tra i primi e piu' importanti studi scientifici italiani sull'interazione tra campi elettromagnetici e sistemi viventi, pubblicato sulla prestigiosa rivista "Clinical and Esperimental Rheumatology", n. 11, pp. 41-47, 1993. E' referente locale dell'Associazione italiana medici per l'ambiente (International Society of Doctors for the Environment - Italia) e per questa associazione e' responsabile e coordinatrice nazionale del gruppo di studio su "Trasporto aereo come fattore d'inquinamento ambientale e danno alla salute". E' referente per l'Ordine dei medici di Viterbo per l'iniziativa congiunta Fnomceo-Isde "Tutela del diritto individuale e collettivo alla salute e ad un ambiente salubre". Gia' responsabile dell'associazione Aires-onlus (Associazione internazionale ricerca e salute) e' stata organizzatrice di numerosi convegni medico-scientifici. Presta attivita' di medico volontario nei paesi africani. E' stata consigliera comunale. E' partecipe e sostenitrice di programmi di solidarieta' locali ed internazionali. Presidente del Comitato "Nepi per la pace", e' impegnata in progetti di educazione alla pace, alla legalita', alla nonviolenza e al rispetto dell'ambiente. E' la portavoce del Comitato che si oppone al mega-aeroporto di Viterbo e s'impegna per la riduzione del trasporto aereo, in difesa della salute, dell'ambiente, della democrazia, dei diritti di tutti. Come rappresentante dell'Associazione italiana medici per l'ambiente (Isde-Italia) ha promosso una rilevante iniziativa per il risanamento delle acque del lago di Vico e in difesa della salute della popolazione dei comuni circumlacuali. E' oggi in Italia figura di riferimento nella denuncia della presenza dell'arsenico nelle acque destinate a consumo umano, e nella proposta di iniziative specifiche e adeguate da parte delle istituzioni per la dearsenificazione delle acque e la difesa della salute della popolazione]

 

A Blera, presso la biblioteca comunale, la dottoressa Antonella Litta, dell'Associazione italiana medici per l'ambiente, ha tenuto giovedi'  9 giugno 2011 una conferenza sul tema: "Acqua: bene e responsabilita' di tutti".

La relazione ha affrontato le principali problematiche ambientali e sanitarie connesse ad una corretta gestione dell'acqua, bene comune, elemento fondamentale per la vita della specie umana e di tutto il pianeta.

Una particolare attenzione e' stata riservata alla presenza dell'arsenico nelle acque potabili.

L'incontro promosso dalla cooperativa agricola "Il Vignale" e' stato seguito da un folto pubblico con grande attenzione e partecipazione.

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L'Associazione italiana medici per l'ambiente - Isde (International Society of Doctors for the Environment - Italia)

Viterbo, 10 giugno 2011

 

6. RIFLESSIONE. MONICA LANFRANCO: CHE GENERE DI VOTO

[Ringraziamo Monica Lanfranco (per contatti: e-mail: monica.lanfranco at gmail.com, sito: www.monicalanfranco.it) per questo intervento.

Monica Lanfranco e' giornalista e formatrice sui temi della differenza di genere e sul conflitto. Ha fondato il trimestrale di cultura di genere "Marea". Ha collaborato con Radio Rai International, con il settimanale "Carta", il quotidiano "Liberazione", con Arcoiris Tv, "Linus". Cura e conduce corsi di formazione per gruppi di donne strutturati (politici, sindacali, scolastici) sulla storia del movimento delle donne e  sulla comunicazione di genere, e sulla risoluzione nonviolenta dei conflitti. Ha insegnato Teoria e tecnica dei nuovi media all'Universita' di Parma. Il suo primo libro e' stato nel 1990 Parole per giovani donne - 18 femministe parlano alle ragazze d'oggi. Nel 2003 ha scritto assieme a Maria G. Di Rienzo, Donne disarmanti - storie e testimonianze su nonviolenza e femminismi. Nel 2005 e' uscito il volume Senza velo - donne nell'Islam contro l'integralismo. Nel 2007 ha prodotto e curato il film sulla vita e l'esperienza politica della senatrice Lidia Menapace dal titolo Ci dichiariamo nipoti politici. Nel 2009 e' uscito Letteralmente femminista. Perche' e' ancora necessario il movimento delle donne (Edizioni Punto Rosso). I suoi siti sono www.monicalanfranco.it, www.altradimora.it, www.mareaonline.it, www.radiodelledonne.org. Si veda anche l'intervista nei "Telegrammi della nonviolenza in cammino" n. 350]

 

Si puo' affermare che il voto referendario ha un genere sessuato, anche laddove il quesito non riguardi direttamente questioni che attengono alla liberta' di scelta in materia riproduttiva, di orientamento e di legame tra i sessi, e quindi di relazione tra i corpi e le visioni che questa relazione realizza nella societa'?

La mia risposta e' certamente si', dal momento che una delle peggiori trappole ideologiche del pensiero patriarcale sta nel propugnare il neutro maschile come universale, e cosi' facendo ingloba e cancella il punto di vista femminile senza permettere il doppio sguardo, che e' l'unica possibile chiave di svolta di ogni processo di cambiamento.

In questo pesante e millenario occultamento politico della diversita' il dominio patriarcale ha creato un sistema ferreo di gerarchie e attribuzioni di ruoli sessuati funzionali alla conservazione del potere nelle mani maschili: femminile e maschile hanno assunto cosi', nel simbolico come nell'educazione e quindi nella cultura, il preciso significato di due distinti modi di dover essere, che hanno inchiodato i due generi in funzioni e ruoli gerarchicamente precisi e piu' facilmente controllabili.

Sappiamo, grazie al femminismo, quanto sia importante non solo per le donne ma anche e soprattutto per gli uomini scardinare questo meccanismo, perche' una societa' composta da persone che obbediscono a leggi presuntamente derivanti dall'interpretazione unidirezionale della natura, o del volere di una divinita', non solo e' ingiusta e diseguale ma anche infelice, tetra e sottrae talenti e opportunita' da condividere alle comunita' umane.

Conosciamo bene anche le insidie insite nella femminilizzazione che spesso piega le pratiche e il pensiero ad una visione discriminatoria, pur all'apparenza gratificando le donne: questa o quella funzione, si dice, sono femminili (come ad esempio l'attitudine alla cura, o alla comprensione ed empatizzazione delle relazione e del quotidiano). Ecco confezionato il recinto comodo e veloce che relega al privato le donne (dove purtroppo esse stesse stanno spesso e volentieri), delegando al logos maschile il governo del mondo e del politico, e quindi delle vite tutte.

Questa retorica blocca le donne nel ruolo dei raccoglitrici, e gregarie, e altrettanto fa con gli uomini, decidendo il loro dover essere cacciatori e condottieri.

Occuparsi di ambiente, di acqua, di energie rinnovabili, di tutela e premura per cio' che ci circonda rischia di essere interpretato come una debolezza, una fragilita' e un languore che ostacolano il progresso, il futuro, lo sviluppo tecnologico.

Che mancanza collettiva di coraggio, sembra dire chi sostiene la privatizzazione dell'acqua e l'avvento del nucleare: ecco la solita pavida resistenza alle sfide, tipica del conservatorismo prudente che e' costituzionalmente femminile e contrapposto alla virile ed evolutiva potenza maschile.

Eppure ben sappiamo che proprio nella prudenza e nell'attenta valutazione dell'impatto di ogni nuova tecnologia sulla natura e sulla vita sta la possibilita' di guadagno e vantaggio collettivo, anche perche' la storia ci ha gia' consegnato esempi di catastrofi, lutti e disastri originati dall'egoismo frettoloso del profitto e dalla smania di saltare passaggi cruciali della ricaduta di ogni scelta.

Forse in Italia non e' ancora chiaro che parlare di acqua come bene pubblico e di energie rinnovabili al posto di nucleare non e' fare ostruzionismo al nuovo che avanza, ma e' parlare di democrazia e di futuro compatibile con l'esistenza.

Le donne africane, ancora in grande numero schiave della grande fatica che richiede il compito di garantire acqua alla propria famiglia, sanno che e' proprio la mancanza di sistemi collettivi e pubblici di approvvigionamento idrico che le allontana dalla scolarizzazione e quindi dalla maturita' come cittadine libere. L'avvento della gestione pubblica dell'acqua in questo caso sarebbe l'inizio del percorso verso la democrazia di genere in molti paesi, cosi' come la ricerca e lo sviluppo delle fonti rinnovabili, nell'Italia "paese del sole e del vento" significherebbe migliaia di posti di lavoro, oltre che sicurezza per l'ambiente e per la salute.

Rigettare al mittente, con quattro si' ai referendum, impianti ideologici patriarcali come la visione privatistica di un bene comune dell'umanita', il delirio nucleare e la sciagurata introduzione di un principio di ineguaglianza nel caso del legittimo impedimento, significherebbe il farsi largo di una coscienza del limite e della responsabilita'.

Una dichiarazione, insomma, di adultita' e di maturita' delle donne e degli uomini di questo paese, in controtendenza con la sciagurata debole immaturita' maschilista di chi ora lo governa.

 

7. PROFILI. PIERA FRANCESCA MASTANTUONO INTERVISTA FLORENCE MONTREYNAUD

[Dal sito di "Noi donne" (www.noidonne.org) col titolo "La donna del mese: Florence Montreynaud" e il sommario "Sono quarant'anni che sono femminista, e ne ho ricavato gioia, energia, amicizia e felicita'".

Piera Francesca Mastantuono scrive su "Noi donne".

Florence Montreynaud, storica e scrittrice, e' un'intellettuale femminista francese; cfr. anche i siti encorefeministes.free.fr e www.chiennesdegarde.com]

 

Storica e scrittrice francese, Florence Montreynaud e' soprattutto un'appassionata e appassionante femminista. E' stata ospite della Costituente della Casa Internazionale delle donne per l'incontro su "Strategie di resistenza alla violenza delle parole e delle immagini". Qui si racconta e ci racconta un grande problema per il femminismo: la mancanza di un volto di riferimento.

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- Piera Francesca Mastantuono: La sua partecipazione ai movimenti femministi comincia negli anni '70 dopo un periodo di partecipazione alla vita politica; quale fu la sua motivazione?

- Florence Montreynaud: Ho iniziato a fare politica molto giovane e nel 1977 sono stata la prima donna candidata e poi eletta come consigliere comunale con una lista femminista, "Choisir". Nel 1978 mi sono poi candidata alle elezioni legislative come deputata, ma sui miei manifesti elettorali e' apparsa la scritta "pute", e ho iniziato a ricevere telefonate durante la notte; insomma avevo 30 anni, dei figli, e quella violenza gratuita ai miei danni mi ha indotto a lasciare la vita politica. Vent'anni dopo, nel 1999, ho avuto la forza di scrivere Chiennes de garde attraverso il quale ho ribadito che insultare una donna personaggio pubblico equivale a insultare tutte le donne.

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- Piera Francesca Mastantuono: Tra le sue numerose pubblicazioni ci sono dizionari e anche un'enciclopedia, come mai scegliere queste tipologie testuali?

- Florence Montreynaud: Sono una storica e scrivere un dizionario per me e' cercare di dare una risposta alle domande che mi pongo in continuazione, in tal senso per me questi testi sono libri impegnati per raccontare l'attualita'. Al momento sto lavorando alla stesura di un libro dal titolo provvisorio Vivre la revolution feministe che ho pensato come un bilancio della mia vita da femminista per poter raccontare la rivoluzione femminista, che ritengo sia la piu' grande rivoluzione avvenuta, ed e' tra l'altro una rivoluzione che non ha mai ucciso nessuno. Infatti quello che chiediamo da sempre, a prescindere se a chiederlo siano delle donne appartenenti al movimento o meno, sono due cose fondamentali, all'interno delle quali rientra tutto il resto, ovverossia la giustizia e l'uguaglianza. Cio' che dico sempre per rendere questa idea, e' che noi non vogliamo la meta' della torta, vogliamo invece poterci sedere a tavola insieme, uomini e donne di tutte le etnie, e discutere insieme la ricetta della torta. Studiando i metodi femministi mi sono ritrovata anche nel pensiero di Gandhi il quale si e' ispirato alle femministe britanniche relativamente a nonviolenza, resistenza, etc. Personalmente sono diventata autenticamente femminista il giorno in cui ho fatto le faccende di casa insieme ai miei figli, la condivisione dei compiti dovrebbe essere a tutti i livelli, sin dalla cura della casa, senza distinzione di sesso, se ciascuno si occupasse del proprio lavoro e facesse in prima persona quanto gli e' necessario, ecco, quella sarebbe vera uguaglianza. Perche' essere femministe e' essere autonome. Nel XX secolo abbiamo avuto le leggi per la parita' e stiamo constatando quanto sia difficile ottenere l'applicazione della legge.

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- Piera Francesca Mastantuono: Sul sito Encore feministe tra le venti buone ragioni per essere femministe c'e' una citazione di Victor Hugo: "l'utopia di oggi e' la realta' di domani"; l'emancipazione femminile e' ancora un'utopia?

- Florence Montreynaud: Si', l'utopia e' un sogno di uguaglianza e in qualche modo credo che le femministe siano come delle profetesse che mirano a una Terra Promessa. Sono quarant'anni che sono femminista, e ne ho ricavato gioia, energia, amicizia e felicita'. Sono quarant'anni che lavoro contro la violenza sulle donne, a tutti livelli, da quella fisica a quella simbolica (come i linguaggi sessisti). Ogni giorno mi alzo per voler cambiare il mondo e scrivo per questo! E ho gia' un obiettivo per i prossimi quarant'anni, consolidare una rete di uomini contro la prostituzione, che ho iniziato a intrecciare grazie all'appello sottoscrivibile al link encorefeministes.free.fr/actions/action20amour.php3 , azione partita dal 2004 per la quale stiamo ricevendo numerose adesioni a conferma che non siamo sole a combattere. Infatti sono molti gli uomini che condividono un'idea, di amore e di sessualita', fondate sul rispetto, sulla gratuita' e sulla reciprocita'.

 

8. PROFILI. SARA SESTI: OMAGGIO A MARIE CURIE NEL CENTENARIO DEL SUO SECONDO NOBEL

[Dal sito della "Libera universita' delle donne" di Milano (www.universitadelledonne,it) riprendiamo la seguente notizia biografica i cui dati sono estratti da Sesti Sara, Moro Liliana, Scienziate nel tempo. 70 biografie, Lud, Milano 2010.

Sara Sesti, insegnante di matematica, fa parte dell'associazione Donne e scienza e collabora con la Mathesis. Ha curato, per il centro di ricerca Pristem dell'Universita' Bocconi, la mostra "Scienziate d'Occidente. Due secoli di storia", e ha fatto parte della redazione delle riviste "Lapis" e "Il Paese delle donne". Ha pubblicato con Liliana Moro il libro Donne di scienza. 55 biografie dall'antichita' al duemila", Pristem - Universita' Bocconi, Milano 2002. Tiene i corsi di informatica della Libera Universita' delle Donne di Milano. E' una delle webmaster del sito www.universitadelledonne.it, per cui cura la ricerca delle immagini e le rubriche Scienza e tecnologie, Libri, Film, Mostre e Pensiamoci. Opere di Sara Sesti: con Liliana Moro, Donne di scienza. 55 biografie dall'antichita' al duemila, Pristem - Universita' Bocconi, seconda edizione 2002, ora nella nuova edizione ampliata Scienziate nel tempo. 65 biografie, Edizioni Lud, Milano 2008]

 

Si celebra quest'anno il centenario del  Nobel per la chimica a Marie Curie, la scienziata piu' conosciuta dal grande pubblico, unica donna che ha ricevuto due volte il prestigioso premio. E' un'occasione per ricordare una donna la cui vita ha ispirato testi teatrali, saggi e biografie che ne hanno rivelato una complessita' piu' ricca e appassionata di quanto emerga dai libri scolastici.

Maria Sklodowska (questo il nome di nascita) nacque a Varsavia nel 1867. All'epoca, la Polonia era spartita tra Austria, Prussia e Russia zarista e la capitale faceva parte dell'Impero Russo. Entrambi i genitori di Maria, ferventi patrioti polacchi, erano insegnanti: il padre, professore di matematica e fisica, diresse per anni un liceo statale, mentre la mamma, morta per tubercolosi quando la figlia aveva appena dieci anni, prima del matrimonio era direttrice di una scuola femminile. La piccola Maria crebbe, insieme al fratello e a tre sorelle, in un ambiente familiare in cui l'istruzione veniva considerata un valore fondamentale. Quando il padre fu licenziato per motivi politici, la loro casa fu trasformata in scuola privata. Maria aveva molta facilita' negli studi e termino' il liceo nel 1883, a soli 15 anni, come migliore allieva.

Dopo il diploma inizio' a impartire lezioni di matematica e fisica, ma la sua aspirazione, condivisa dalla sorella maggiore Bronia, era di continuare gli studi scientifici. Poiche' in Polonia le donne non avevano ancora la possibilita' di frequentare l'universita', Maria fece un patto con lei: avrebbe cercato un impiego stabile come istitutrice privata per permetterle di trasferirsi a Parigi per studiare medicina, poi quando Bronia si fosse laureata, l'avrebbe raggiunta. Cosi' fu. Maria lavoro' per sei anni presso una famiglia molto facoltosa. Si innamoro', ricambiata, del figlio dei padroni di casa, ma la loro relazione, ostacolata dai genitori di lui per la differenza di censo, si interruppe bruscamente. Per questo motivo Maria decise di lasciare la Polonia.

Aveva 24 anni quando raggiunse a Parigi la sorella che nel frattempo si era laureata, praticava la professione medica e si era sposata con un collega psichiatra. Decise di cambiare il suo nome in Marie e si iscrisse alla Facolta' di scienze naturali della Sorbona. Frequentava l'ambiente colto dei rifugiati polacchi in Francia e viveva molto modestamente in una piccola mansarda concentrandosi esclusivamente sullo studio.

Nel 1893 consegui' la licence in fisica (l'equivalente dell'odierna laurea) risultando la miglior studentessa del suo corso. Nell'anno successivo ottenne una seconda laurea in matematica, classificandosi seconda. Nel frattempo aveva conosciuto Pierre Curie (1859, 1906), uno scienziato di otto anni maggiore e gia' molto affermato. Il loro rapporto si consolido' in pochissimo tempo: entrambi avevano in comune molti interessi e ideali e dopo soli  tre mesi di fidanzamento decisero di sposarsi.

Nel 1896 Marie sostenne l'esame di stato in matematica e in fisica e nel l897 nacque Irene, la prima figlia. Con le ricerche per il dottorato inizio' ad avventurarsi nel campo che sarebbe poi stato decisivo per la sua vita. Si occupo' infatti della radiazione naturale dell'uranio scoperta dal fisico Henri Becquerel (1852-1908), un fenomeno praticamente inesplorato e che su suggerimento di Marie Curie venne successivamente battezzato con il nome di "radioattivita'".

Nel 1898 Marie e Pierre Curie scoprirono due nuovi elementi radioattivi, che chiamarono polonio (in onore dell'amata Polonia) e radio. In quattro anni di duro lavoro, svolto in un atelier annesso al laboratorio di fisica della Sorbona, Marie sviluppo' un procedimento per l'isolamento del radio ottenendone alcuni milligrammi dalla purificazione di ben 6 quintali di pechblenda, il minerale in cui si trova allo stato naturale. Fu un lavoro estenuante, eseguito senza precauzioni in quanto allora mancava la consapevolezza che si trattava di materiale contaminante.

I Curie rifiutarono di brevettare questo procedimento nonostante sarebbe valso loro un patrimonio e avrebbe significato la fine delle loro condizioni di ricerca disastrose, perche' erano convinti che i risultati della scienza dovessero essere a disposizione di tutti.

Nel 1903 Marie termino' il suo dottorato e nello stesso anno ottenne il Premio Nobel per la fisica, insieme a Pierre e a Henri Becquerel, per la scoperta e l'analisi della radioattivita' naturale. Inizialmente per il Nobel venne fatto solo il nome del marito e soltanto per le proteste di Pierre, innamorato e conscio del genio di Marie, quest'ultima non ne fu esclusa. Fu pero' pregata di "stare zitta" alla cerimonia e il discorso di accettazione del Nobel fu tenuto solo dal marito. Marie non ne fu risentita, si sentiva tutt'uno con Pierre, il loro matrimonio era molto riuscito. Alla base della loro unione c'erano il grande rispetto che il marito aveva del lavoro e della passione scientifica di Marie, un progetto di ricerca comune e soprattutto una comune visione della scienza come ideale.

Dopo il Nobel, a Pierre Curie fu offerta la cattedra di fisica alla Sorbona, mentre Marie venne nominata direttrice di laboratorio e divenne sua assistente. Dopo un aborto spontaneo (forse conseguenza delle radiazioni), nel 1905 nacque la seconda figlia Eva-Denise. L'anno successivo Pierre mori' in un orribile incidente, travolto da un carro a cavalli. Marie sprofondo' in un grave stato depressivo da cui usci' dedicandosi al lavoro. Le fu infatti offerta la cattedra del marito in qualita' di professore incaricato. Due anni piu' tardi le venne riconosciuto il titolo di professore ordinario. Fu cosi' la prima donna ad ottenere un tale incarico alla Sorbona.

Dopo la morte del marito, tutta la scienza di Marie fu offuscata da una vicenda personale usata contro di lei per infangarla: la relazione con Paul Langevin, un collega piu' giovane, sposato e padre, che invase i giornali, trasformando un premio Nobel in "una straniera ladra di mariti". E confermando l' idea diffusa che la scienza non giova alle donne, rendendole oltretutto immorali e pericolose per la famiglia e la societa'.

La relazione con Paul Langevin per poco non costo' alla scienziata anche l'assegnazione del secondo premio Nobel. Nel 1911 infatti Marie Curie fu insignita del prestigioso premio, questa volta per la chimica, quale riconoscimento per l'isolamento del radio e del polonio. Fu la prima persona a ricevere due premi Nobel ed e' tuttora l'unica donna. In suo onore venne definita "curie" l'unita' di misura che rappresenta l'attivita' di un grammo di radio al secondo, peccato che successivamente fu sostituita con l'unita' "becquerel".

Nonostante le sue imprese scientifiche pionieristiche, i numerosi riconoscimenti e la fama mondiale, Marie Curie non venne mai ammessa all'Academie Francaise des Sciences, poiche' i suoi membri non accettavano ancora che una donna facesse parte del loro gruppo. Marie era comunque riuscita, nel 1909 dopo lunghe e dure trattative, a costituire un laboratorio di ricerca presso la Sorbona, l'Institut du Radium, oggi noto come Istituto Curie, dove assunse la direzione della sezione di fisica.

Nel 1914, dopo l'inizio della prima guerra mondiale, Marie fondo' e organizzo' il servizio di radiologia per il fronte, istruendo a questo scopo un centinaio di infermieri nella tecnica radiologica. Aveva installato una apparecchiatura a raggi X su una piccola vettura (la Petite Curie) e con questa girava per i campi di battaglia della Marna, insieme alla figlia Irene, facendo radiografie ai feriti. Dopo la guerra prosegui' le sue ricerche all'Institut du Radium e partecipo' a numerose missioni scientifiche all'estero.

La salute di Marie Curie risenti' molto del lavoro di ricerca che l'aveva esposta per lunghi anni alle sostanze radioattive. Negli ultimi anni della sua vita, fu colpita da una grave forma di anemia aplastica, malattia quasi certamente contratta a causa delle lunghe esposizioni alle radiazioni di cui, all'epoca, si ignorava la pericolosita'. Mori' nel sanatorio di Sancellemoz di Passy nell'Alta Savoia nel 1934 mentre preparava il suo ultimo esperimento con l'attinio. Ancora oggi tutti i suoi appunti di laboratorio successivi al 1890, persino i suoi ricettari di cucina, sono considerati pericolosi a causa del loro contatto con sostanze radioattive. Sono conservati in apposite scatole piombate e chiunque voglia consultarli deve indossare abiti di protezione.

La figlia maggiore, Irene Joliot-Curie, ricevette anch'essa un premio Nobel per la chimica insieme al marito Frederic Joliot-Curie nel 1935, l'anno successivo alla morte della madre. La secondogenita, Eve Denise Curie, scrittrice e redattrice della prima biografia della madre, fu tra l'altro consigliere speciale del Segretariato delle Nazioni Unite e ambasciatrice dell'Unicef in Grecia.

Nel 1995 la salma di Marie Curie e' stata trasportata, per volere dell'allora presidente della repubblica francese Francois Mitterrand, al Pantheon di Parigi: prima donna accolta in un luogo riservato ai grandi di Francia. Per il timore di contaminazioni radioattive, la sua bara e' stata avvolta in una camicia di piombo.

 

9. LIBRI. GIOVANNA ZUCCONI: GANDHI, TAGORE E LE DONNE

[Dal supplemento "TuttoLibri" del quotidiano "La Stampa" del 4 giugno 2011 col titolo "Gandhi, Tagore e le donne" e il sommario "Attraverso la brahmacharya, liberandosi di ogni traccia di desiderio maschile, egli sperava che le donne l'avrebbero considerato uno di loro. In breve, il suo scopo era diventare una donna".

Giovanna Zucconi e' giornalista culturale e conduttrice radiofonica; ha diretto la rivista delle Librerie Feltrinelli "Effe", scrive per "La Stampa" e "l'Espresso", lavora per RadioDue e RadioTre.

Mohandas K. Gandhi e' stato della nonviolenza il piu' grande e profondo pensatore e operatore, cercatore e scopritore; e il fondatore della nonviolenza come proposta d'intervento politico e sociale e principio d'organizzazione sociale e politica, come progetto di liberazione e di convivenza. Nato a Portbandar in India nel 1869, studi legali a Londra, avvocato, nel 1893 in Sud Africa, qui divenne il leader della lotta contro la discriminazione degli immigrati indiani ed elaboro' le tecniche della nonviolenza. Nel 1915 torno' in India e divenne uno dei leader del Partito del Congresso che si batteva per la liberazione dal colonialismo britannico. Guido' grandi lotte politiche e sociali affinando sempre piu' la teoria-prassi nonviolenta e sviluppando precise proposte di organizzazione economica e sociale in direzione solidale ed egualitaria. Fu assassinato il 30 gennaio del 1948. Sono tanti i meriti ed e' tale la grandezza di quest'uomo che una volta di piu' occorre ricordare che non va  mitizzato, e che quindi non vanno occultati limiti, contraddizioni, ed alcuni aspetti discutibili - che pure vi sono - della sua figura, della sua riflessione, della sua opera. Opere di Gandhi:  essendo Gandhi un organizzatore, un giornalista, un politico, un avvocato, un uomo d'azione, oltre che una natura profondamente religiosa, i suoi scritti devono sempre essere contestualizzati per non fraintenderli; Gandhi considerava la sua riflessione in continuo sviluppo, e alla sua autobiografia diede significativamente il titolo Storia dei miei esperimenti con la verita'. In italiano l'antologia migliore e' Teoria e pratica della nonviolenza, Einaudi; si vedano anche: La forza della verita', vol. I, Sonda; Villaggio e autonomia, Lef; l'autobiografia tradotta col titolo La mia vita per la liberta', Newton Compton; La resistenza nonviolenta, Newton Compton; Civilta' occidentale e rinascita dell'India, Movimento Nonviolento (traduzione del fondamentale libro di Gandhi: Hind Swaraj; ora disponibile anche in nuova traduzione col titolo Vi spiego i mali della civilta' moderna, Gandhi Edizioni); La cura della natura, Lef; Una guerra senza violenza, Lef (traduzione del primo, e fondamentale, libro di Gandhi: Satyagraha in South Africa). Altri volumi sono stati pubblicati da Comunita': la nota e discutibile raccolta di frammenti Antiche come le montagne; da Sellerio: Tempio di verita'; da Newton Compton: e tra essi segnaliamo particolarmente Il mio credo, il mio pensiero, e La voce della verita'; Feltrinelli ha recentemente pubblicato l'antologia Per la pace, curata e introdotta da Thomas Merton. Altri volumi ancora sono stati pubblicati dagli stessi e da altri editori. I materiali della drammatica polemica tra Gandhi, Martin Buber e Judah L. Magnes sono stati pubblicati sotto il titolo complessivo Devono gli ebrei farsi massacrare?, in "Micromega" n. 2 del 1991 (e per un acuto commento si veda il saggio in proposito nel libro di Giuliano Pontara, Guerre, disobbedienza civile, nonviolenza, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1996). Opere su Gandhi: tra le biografie cfr. B. R. Nanda, Gandhi il mahatma, Mondadori; il recente accurato lavoro di Judith M. Brown, Gandhi, Il Mulino; il recentissimo libro di Yogesh Chadha, Gandhi, Mondadori, e quello di Christine Jordis, Gandhi, Feltrinelli. Tra gli studi cfr. Johan Galtung, Gandhi oggi, Edizioni Gruppo Abele; Icilio Vecchiotti, Che cosa ha veramente detto Gandhi, Ubaldini; ed i volumi di Gianni Sofri: Gandhi e Tolstoj, Il Mulino (in collaborazione con Pier Cesare Bori); Gandhi in Italia, Il Mulino; Gandhi e l'India, Giunti. Cfr. inoltre: Dennis Dalton, Gandhi, il Mahatma. Il potere della nonviolenza, Ecig. Una importante testimonianza e' quella di Vinoba, Gandhi, la via del maestro, Paoline. Per la bibliografia cfr. anche Gabriele Rossi (a cura di), Mahatma Gandhi; materiali esistenti nelle biblioteche di Bologna, Comune di Bologna. Altri libri particolarmente utili disponibili in italiano sono quelli di Lanza del Vasto, William L. Shirer, Ignatius Jesudasan, George Woodcock, Giorgio Borsa, Enrica Collotti Pischel, Louis Fischer. Un'agile introduzione e' quella di Ernesto Balducci, Gandhi, Edizioni cultura della pace. Una interessante sintesi e' quella di Giulio Girardi, Riscoprire Gandhi, Anterem, Roma 1999; tra le piu' recenti pubblicazioni segnaliamo le seguenti: Antonio Vigilante, Il pensiero nonviolento. Una introduzione, Edizioni del Rosone, Foggia 2004; Mark Juergensmeyer, Come Gandhi, Laterza, Roma-Bari 2004; Roberto Mancini, L'amore politico, Cittadella, Assisi 2005; Enrico Peyretti, Esperimenti con la verita'. Saggezza e politica di Gandhi, Pazzini, Villa Verucchio (Rimini) 2005; Fulvio Cesare Manara, Una forza che da' vita. Ricominciare con Gandhi in un'eta' di terrorismi, Unicopli, Milano 2006; Giuliano Pontara, L'antibarbarie. La concezione etico-politica di Gandhi e il XXI secolo, Ega, Torino 2006.

Rabindranath Tagore, nato a Calcutta nel 1861, studi in Europa, Premio Nobel per la letteratura nel 1913; pensatore, poeta, educatore, filantropo, voce del suo popolo; mori' nel 1941. Opere di Rabindranath Tagore: una sintetica antologia sui temi che qui ci interessano e' nel libro di Perugini citato sotto. Ai primi del secolo molti suoi lavori furono tradotti in italiano dalla casa editrice Carabba di Lanciano. Edizioni di sue poesie tradotte in italiano hanno pubblicato negli ultimi decenni Guanda e la Newton Compton. Recentemente l'editrice Tea ha riproposto varie sue opere. Opere su Rabindranath Tagore: nella prospettiva che qui piu' ci interessa un buon punto di partenza e' la monografia di Palmiero Perugini, Tagore, Edizioni Cultura della Pace, S. Domenico di Fiesole 1994. Cfr. anche i materiali nelle "Notizie minime della nonviolenza in cammino" n. 659]

 

"Uno degli aspetti meno frequentati di Gandhi corrisponde in realta' alla sua aspirazione piu' alta e al senso profondo della sua discussa brahmacharya (celibato). Attraverso la brahmacharya, liberandosi di ogni traccia di desiderio maschile, egli sperava che le donne l'avrebbero considerato uno di loro. In breve, il suo scopo era diventare una donna, nei fatti e nella mentalita', se non nel corpo. Se ci sia riuscito o no e' un'altra questione: ma e' la ricerca di una vita intera".

L'affermazione, lapidaria, e' in una recensione a un saggio sui rapporti fra Gandhi e le molte donne occidentali che ne furono discepole o amiche (Going Native: Gandhi's Relationship with Western Women di Thomas Weber). Libro e articolo, uscito su "Outlook", si interrogano su perche' Gandhi si circondava di tante donne emancipate, non convenzionali, combattenti per i diritti sociali e sessuali: in una parola, occidentali. Per contro, dal punto di vista di queste straordinarie femmine, "nell'Europa stravolta dalla guerra Gandhi era la risposta al vuoto spirituale ed emotivo. L'altro indiano che soddisfaceva questo bisogno era Rabindranath Tagore". Il quale a sua volta, come testimonia il suo epistolario, trattava molto diversamente le donne occidentali e le donne indiane: per esempio la scrittrice argentina Victoria Ocampo, e sua moglie Mrinalini Debi. Sposata, quest'ultima, quando lui aveva 22 anni e lei 10.

Nelle lettere alla moglie, pur amatissima, Tagore le chiede dei figli, della casa, di pagamenti e acquisti, tutta la concreta quotidianita'. Nulla di personale. Con Victoria Ocampo invece parla d'amore, di ideali, di se stesso, e anche di femminismo: "le donne moderne non si stancano di accusarci di violenza e tirannia, senza sapere che sono espressioni perverse della nostra contemplativa placidita', repressa e torturata per il nostro obbligo ad essere membri attivi della societa'". Poveri uomini, davvero. Di Tagore si celebra in questi giorni il centocinquantenario della nascita.

 

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NONVIOLENZA. FEMMINILE PLURALE

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Numero 366 del 10 giugno 2011

 

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