La domenica della nonviolenza. 244



 

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LA DOMENICA DELLA NONVIOLENZA

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Supplemento domenicale de "La nonviolenza e' in cammino"

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100

Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 244 del 24 aprile 2011

 

In questo numero:

1. Maria G. Di Rienzo: "Punzecchiature"

2. Holly Kearl: Le donne e la strada

3. Arianna Marullo (a cura di): Il contributo di alcune gallerie private alla diffusione dell'arte contemporanea negli anni Cinquanta, Sessanta e Settanta

4. Il 5 per mille al Movimento Nonviolento

 

1. EDITORIALE. MARIA G. DI RIENZO: "PUNZECCHIATURE"

[Ringraziamo Maria G. Di Rienzo (per contatti: sheela59 at libero.it) per questo intervento.

Maria G. Di Rienzo e' una delle principali collaboratrici di questo foglio; prestigiosa intellettuale femminista, saggista, giornalista, narratrice, regista teatrale e commediografa, formatrice, ha svolto rilevanti ricerche storiche sulle donne italiane per conto del Dipartimento di Storia Economica dell'Universita' di Sydney (Australia); e' impegnata nel movimento delle donne, nella Rete di Lilliput, in esperienze di solidarieta' e in difesa dei diritti umani, per la pace e la nonviolenza. Tra le opere di Maria G. Di Rienzo: con Monica Lanfranco (a cura di), Donne disarmanti, Edizioni Intra Moenia, Napoli 2003; con Monica Lanfranco (a cura di), Senza velo. Donne nell'islam contro l'integralismo, Edizioni Intra Moenia, Napoli 2005. Cfr. il suo blog lunanuvola.wordpress.com Un piu' ampio profilo di Maria G. Di Rienzo in forma di intervista e' in "Notizie minime della nonviolenza" n. 81; si veda anche l'intervista in "Telegrammi della nonviolenza in cammino" n. 250, e quella nei "Telegrammi" n. 425]

 

Il 19 febbraio 2011 la giornalista Farzana Rupa, riportata da parecchi siti antiviolenza, scrive: "Le molestie sessuali dirette alle donne in Bangladesh stanno diventando mortali. Secondo i locali gruppi per i diritti umani quest'anno (vi ricordo che "quest'anno", mentre lei scrive, significa 50 giorni - ndt) 28 donne si sono suicidate per sfuggire alle molestie. La maggior parte di loro, prima di togliersi la vita, ha lasciato una nota chiedendo la fine delle aggressioni conosciute qui come "punzecchiature serali", in cui i ragazzi fermano le ragazze per strada, ridono di loro, gridano oscenita', le toccano, le spintonano o peggio. Afroza Begum siede al tavolo della cucina mentre mi passa il biglietto che sua figlia Shimi le ha lasciato: 'Ho sofferto troppo a lungo a causa di quei ragazzi. Ho fatto del mio meglio per vivere. Ma non ho nulla con cui fermarli'. Dopo aver scritto questo, Shimi ha bevuto del veleno".

Le allegre goliardate che questa ragazzina subiva comprendevano bruciature di sigaretta sui seni, urina iniettata in lei con una siringa e capelli tagliati. Nessuno degli assassini di Shimi (cosi', giustamente, li chiama sua madre), dopo anni, e' stato punito.

Farzana Rupa ha chiesto agli uomini che ne pensano delle molestie in strada. Questa e' la risposta di Jafar Hasan, studente universitario: "Una ragazza deve coprirsi in modo adeguato, se non lo fa, se non indossa una sciarpa per la testa o se non e' vestita con modestia, un uomo non potra' controllarsi dal fare cose cattive. Un uomo non puo' controllare il suo desiderio sessuale!"; e questa e' la risposta di Abdur Rashid, commesso di una cartoleria: "Gli uomini possono indirizzare qualsiasi suono o commento alle donne. E' nostro diritto, possiamo farlo".

Il 21 aprile 2011, i giornali italiani - metto fra virgolette le citazioni letterali dagli articoli - riportano la storia della tredicenne pachistana riempita di botte dal padre perche' "al centro dell'attenzione degli altri ragazzini", i suoi compagni in una scuola media del parmense. E' successo che quest'uomo ha visto sua figlia, fuori dai cancelli scolastici, attorniata dai bulletti che le indirizzavano "scherzi e battute" (a sfondo sessuale) in quello che tutti i media hanno descritto come un "gioco da ragazzi": direi correttamente, e' infatti un gioco da maschi in cui le femmine non si divertono, ma d'altronde non e' previsto che lo facciano. Per essere veramente un bel gioco, e far gongolare i suoi partecipanti, la ragazza al centro dell'attenzione deve vergognarsi, arrossire, cercare di sfuggire, sentirsi umiliata. Padri e fratelli e in genere gli uomini della sua famiglia, assistendo alla scena e decifrandola allo stesso modo dei due signori del Bangladesh sopra riportati, che si trovino in Pakistan, in India, in America o in Italia, cosa possono fare? Puniscono della vergogna l'abietta creatura che l'attira su di se', e quindi su di loro.

Sono forse meritevoli di reprimenda i vivaci fanciulli accecati dal testosterone gia' a tredici anni? Hanno forse il dovere di rispettare le loro coetanee? Naturalmente no, e oltretutto la pensano anche loro come Jafar, Abdur, ed il padre della ragazza molestata. La colpa e' sua. Esiste. Esiste come femmina. Provoca e suscita desideri esistendo come femmina. Non ha scampo, non ha scelta, se non scomparire nel veleno come Shimi o mostrarsi seminuda avvolta attorno ad un palo di lap dance. La sua sessualita' (maledetta, vorace, spaventosa) e' tutto cio' che la definisce e tutto cio' che di lei ci interessa, tutto cio' a cui lei serve e tutto cio' a cui lei e' destinata.

Chi dobbiamo ringraziare per le vite infami che le ragazzine conducono a causa di questi convincimenti, i fondamentalisti religiosi del "copriti, copriti" o quelli governativi dello "scopriti, scopriti"? Io credo che siano le due facce dello stesso individuo simbolico, un idiota sadico e tronfio che pensa al suo apparato genitale come alla definizione di umanita' ed eccellenza e che ripete ad ogni donna incontri sul suo cammino: "Vedi? Tu non sei come me, quindi non sei un essere umano, non ti devo nessun rispetto, e' mio diritto dire a te e fare di te quel che voglio".

Intanto, gli "operatori" spiegano sui quotidiani che il pestaggio subito dalla ragazza pachistana e' "legato alle diversita' culturali, che vanno affrontate". Insomma, e' uno dei tanti problemi che "loro", gli immigrati, si trascinano dietro. Il padre veneto uso a disciplinare a cinghiate i tre figlioletti di 6, 8 e 11 anni, e arrestato questo mese, ed il sedicenne calabrese che l'8 aprile ha sfasciato la testa alla "fidanzata" tredicenne con una pietra (e l'ha lasciata priva di sensi dove si trovava, con il risultato che la ragazzina e' stata soccorsa in ritardo, ed ora e' in coma) di che "diversita' culturali" sono portatori? Come dobbiamo "affrontarle"?

Francamente non mi importa piu', sagaci giornalisti ed esperti operatori, chiedervi il rispetto per le vittime della violenza di genere, so che questo frasario e' ostrogoto per voi: ma vorreste almeno smettere di sporcarvi le mani del loro sangue tentando di coprire, giustificare, normalizzare cio' che va respinto e condannato? Restiamo umani, per favore, in questi giorni lo hanno detto in tanti. Davvero.

 

2. RIFLESSIONE. HOLLY KEARL: LE DONNE E LA STRADA

[Ringraziamo Maria G. Di Rienzo (per contatti: sheela59 at libero.it) per averci messo a disposizioen nella sua traduzione il seguente intervento estratto di un articolo di Holly Kearl per "The Women International Perspective" del 15 aprile 2011.

Holly Kearl lavora per l'Associazione americana delle donne universitarie a Washington, DC. E' autrice del libro "Street Harassment: Making Public Places Safe and Welcoming for Women" (Praeger Publisher, 2010), ed e' la fondatrice del sito www.stopstreetharassment.com Ha scritto articoli per "The Huffington Post", "The Guardian", "AOL", "Forbes" e "Ms."]

 

Cos'hanno in comune una donna di Bangalore, India, che aspetta un autobus ad un angolo di una strada affollata, un'adolescente del Queens di New York, vestita della sua uniforme scolastica, che aspetta il treno della metropolitana, e una ventenne di Drammen, Norvegia, che infagottata nel suo cappotto invernale torna a casa da sola dopo aver fatto visita ad un'amica?

Per tre anni, donne come queste, da trenta diversi paesi, hanno condiviso le storie delle molestie da loro subite sul mio blog "Stop Street Harassment" (Mettiamo fine alle molestie in strada). Nei loro interventi riferiscono dettagliatamente gli espliciti commenti sessuali, le espressioni sessiste, i toccamenti, i gesti volgari, i fischi e le masturbazioni pubbliche che gli uomini impongono loro sulle strade, sui trasporti pubblici e nei negozi: solo perche' sono femmine e si trovano in uno spazio pubblico.

Dopo aver scritto la mia tesi di laurea sulle molestie di strada quale studente della "George Washington University", ho deciso che volevo fare di piu' rispetto a questo problema. Attraverso il blog, fornisco uno spazio dove persone da tutto il mondo possono condividere le loro esperienze ed aumentare la consapevolezza su quest'istanza globale. "Stop Street Harassment" e' una piattaforma dove scambiare idee su come affrontare la questione, che si sia fatta esperienza delle molestie o che si sia testimoni di esse.

I pochi studi a disposizione mostrano che la prevalenza delle molestie di strada e' davvero alta. Piu' dell'80% delle donne ne hanno fatto esperienza in Canada ed Egitto; India e Yemen portano la cifra al 90%. E in solo due indagini condotte ad Indianapolis (Indiana) e nella Bay Area della California la cifra sale al 100%.

Mi sento oltraggiata da questa faccenda perche', a differenza di altre forme di aggressione, le molestie di strada sono riportate come complimenti, o seccature minori, o colpa delle donne stesse. Le molestie in strada sono un'istanza seria: impediscono alla donne di avere lo stesso accesso degli uomini agli spazi pubblici, o del sentirsi in essi benvenute e a proprio agio quanto gli uomini. Le molestie costringono le donne a stare costantemente in guardia, a controllare i dintorni, a nascondersi, ad evitare i contatti tramite sguardo e ad avere il cellulare sempre pronto in caso di bisogno.

E questi sono i dati delle mie ricerche: su base mensile, il 45% delle donne evita di trovarsi in spazi pubblici la sera, ed il 40% evita di trovarvisi da sola. Una su cinque ha cambiato casa per evitare le molestie e una su dieci ha cambiato impiego perche' i molestatori le seguivano lungo il percorso casa-lavoro.

A volte mi sento disperata per la vastita' della questione. Lo scorso anno, ho avuto l'idea di organizzare un giorno internazionale d'azione per far conoscere la pervasivita' delle molestie in strada e per contribuire a rompere il silenzio che le circonda. Ho pensato di dichiarare il 20 marzo, giorno dell'equinozio di primavera, Giorno contro le molestie in strada. Speravo di trovare 500 persone che volessero fare qualcosa il 20 marzo: condividere le loro esperienze, parlare ai membri delle loro famiglie della questione, e magari organizzare un evento o una manifestazione. Mi e' stato subito chiaro che avevo toccato un nervo scoperto, perche' gente da tutto il mondo sembrava aver atteso proprio quest'occasione per mettersi insieme e affrontare la cosa. Sono rimasta stupefatta dal numero di azioni organizzate, e dalle oltre 1.700 persone che mi hanno risposto su Facebook dicendomi che si sarebbero impegnate.

Il 20 marzo non sono quasi riuscita a staccarmi dal computer tanti erano i messaggi, i post, le foto inviate dalle attiviste e dagli attivisti: Praga, Citta' del Messico, Il Cairo, Sudafrica, Canada, Trinidad e Tobago, Nuova Delhi. L'incredibile successo del Giorno contro le molestie in strada, ed il continuo flusso di persone che mi contatta dicendo: "Se l'avessi saputo avrei partecipato anch'io...", significa che vi saranno altri Giorni simili negli anni a venire. E io so che ogni anno gli eventi saranno piu' vasti, con ancora maggior partecipazione, perche' collettivamente ci rifiutiamo di restare in silenzio rispetto a questo problema e decidiamo di agire, di condividere le nostre storie, di chiedere che le aggressioni finiscano.

 

3. ARTE. ARIANNA MARULLO (A CURA DI): IL CONTRIBUTO DI ALCUNE GALLERIE PRIVATE ALLA DIFFUSIONE DELL'ARTE CONTEMPORANEA NEGLI ANNI CINQUANTA, SESSANTA E SETTANTA

[Ringraziamo Arianna Marullo (per contatti: ariannamarullo at tiscali.it) per averci messo a disposizione il seguente testo, estratto dal catalogo della mostra "'50 - '60. La scultura in Italia. Opere dalle collezioni della Galleria nazionale d'arte moderna", svoltasi a Villa d'Este, Tivoli, dal 14 giugno al 4 novembre 2007, a cura di Mariastella Margozzi, con la collaborazione di Giulia Grosso, Paolo Martore, Arianna Marullo, De Luca editori d'arte, Roma 2007.

Arianna Marullo e' una delle piu' autorevoli collaboratrici del Centro di ricerca per la pace di Viterbo; dottoressa in beni culturali, lungo un decennio e' stata fondamentale animatrice del centro sociale "Valle Faul", in quel periodo forse la piu' rilevante, appassionante ed innovativa esperienza di solidarieta' concreta, di convivenza delle differenze, e di promozione della dignita' umana che ci sia stata a Viterbo negli ultimi decenni, caratterizzata dalla scelta della nonviolenza; negli ultimi anni lavora a Roma nell'ambito della critica d'arte e dell'attivita' museale, della valorizzazione di esperienze culturali e di artisti sovente negletti, e dell'allestimento di rassegne e mostre, contribuendo anche - con la perizia e l'acribia che le sono proprie - a ricerche e cataloghi; e' tra le promotrici dell'associazione nonviolenta "We have a dream". Si veda anche l'intervista nei "Telegrammi della nonviolenza in cammino", n. 356, e particolarmente la sintetica notizia biografica in essa contenuta che di seguito riportiamo: "Nata a Palermo ma cresciuta a Roma, ho seguito la mia passione infantile per le arti figurative fino alla laurea in Conservazione dei Beni Culturali a Viterbo. Qui ho partecipato all'esperienza del Centro sociale occupato autogestito Valle Faul, molto importante per me anche dal punto di vista personale grazie alle magnifiche persone con cui ho potuto condividerla, uno fra tutti Alfio Pannega. Pur mantenendo forti legami con Viterbo, nel 2001 sono tornata stabilmente a Roma, dove lavoro nel campo della conservazione, della ricerca e della realizzazione di mostre d'arte"]

 

Galleria Annunciata, Milano

Nel 1941 Bruno Grossetti, in sintonia con la sua attivita' artigianale di corniciaio grazie alla quale e' in contatto con gli artisti, apre la galleria in via Fatebenefratelli 14. Esordisce con una collettiva di Felice Casorati, Francesco Menzio, Paulucci e Spilimbergo. Il suo programma "non stretto in schemi razionali o letterari, ma aperto ad ogni valore essenziale, che e' quello dell'arte" fa si' che nel giro di pochi mesi un gruppo di pittori e scultori venne a stringersi intorno alla galleria: Del Bon, Conte, Lilloni, Broggini, De Amicis, De Rocchi, Spazzapan, e alcuni scrittori, quali Gatto, Pratolini, Veronesi, Giolli che danno vita a un bollettino mensile. Nel 1943 la galleria, danneggiata dai bombardamenti, chiude e Grossetti sfolla a Varese, dove apre l'omonima galleria. L'Annunciata riapre la sede milanese nel 1946, con una sala in piu' dedicata al disegno. Altri artisti si aggiungono al gruppo della galleria, Birolli, Guttuso, Semeghini, Severini, De Pisis e Carra'. Poi ancora Morandi, Sironi, Viani, Cassinari, De Grada, Guidi e Morlotti. La galleria apre agli artisti piu' giovani e istituisce un confronto con gli stranieri. Nel 1952 la galleria si affaccia su via dell'Annunciata e l'anno successivo si inaugurano i locali del secondo piano, il cosiddetto elicottero, dove Munari organizza eventi espositivi. Nel 1954 si trasferisce nella sede di Via Manzoni 46. Fin dagli esordi la galleria si e' valsa della collaborazione di diversi critici, tra cui Budigna, Carluccio, Dragone, Marussi, Modesti, Valsecchi, Costantini, Giani e soprattutto Borgese. Nel 1958 apre il Salone dell'Annunciata, spazio dedicato all'ultima generazione di artisti italiani e stranieri, come Arico', Licata, Pozzati, Marzot, Olivieri, Romagnoni, Vago, Hsiao Chin.

Tra le maggiori esposizioni: 1947, Vuillard; 1947, Utrillo; 1952, MAC.

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Galleria Apollinaire, Milano

La galleria, di  Guido Le Noci, ha forti legami con Parigi. Anche in virtu' della parentela di Le Noci con Pierre Restany, diviene uno dei capisaldi del Nouveau Realisme in Italia, ma si interessa anche di arte informale.

Tra le maggiori esposizioni: 1955, Piero Dorazio; 1957, 12 proposizioni monocrome (L'epoca blu. Yves Klein), a c. di P. Restany, prima personale; 1959, Arman, a c. di P. Restany, prima personale; 1960, Nouveaux Realistes, a c. di P. Restany (manifesto del Nouveau Realisme); 1961, Yves le Monochrome. Il nuovo realismo del colore, presentazione di P. Restany; 1968, Daniel Buren, prima personale italiana.

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Galleria Appia Antica, Roma

Liliana Sisti apre la galleria, con la direzione di Emilio Villa, nel 1957 con una collettiva di astrattisti romani (Bemporad, Buggiani, Crevelli, Colla, Mannucci, Marotta, Nuvolo, Sartoris, Uncini). Affiancano il direttore diversi scrittori e poeti, tra cui Balestrini, Sanguineti e Demby. Il 28 luglio 1959 nasce l'omonima rivista bimestrale.

Tra le maggiori esposizioni: 1958, Agostino Bonalumi, Enrico Castellani, Piero Manzoni, presentazione di A. Porta; 1959, Renato Mambor, Mario Schifano, Cesare Tacchi, presentazione di M. Seccia; 1959, Manzoni, Castellani, Bonalumi, presentazione di A. Porta; 1959, Mario Schifano, presentazione di E. Villa, prima personale.

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Galleria Arco d'Alibert, Roma

La Galleria Arco d'Alibert inaugura il 2 dicembre 1963 con una collettiva di disegni. Si presenta con un programma espositivo rivolto al disegno contemporaneo: disegni, gouaches, quadri di piccolo formato, libri e pubblicazioni d'arte. La scelta operata dalla gallerista Mara Coccia risponde all'esigenza di riempire un vuoto nel panorama delle gallerie romane e andare incontro al piccolo collezionista desideroso di acquistare un'opera originale, cioe' non seriale, a un prezzo abbordabile. In tal modo l'Arco d'Alibert riesce inserirsi nel contesto artistico cittadino dominato da gallerie affermate come La Tartaruga e La Salita. In seguito, con l'elaborazione di progetti espositivi piu' complessi e con il rafforzarsi dell'interesse di Mara Coccia per la scultura, la galleria si sposta in sedi piu' idonee. La grafica dei cataloghi e il logo della galleria furono disegnati prima da Concetto Pozzati, poi da Alexander Calder. Chiude nel 1970 per riaprire nel 1975 con Daniela Ferraria, a cui resta la galleria. Nel 1982 Mara Coccia apre l'omonimo spazio espositivo.

Tra le maggiori esposizioni: 1964, Franco Angeli. Frammenti capitolini; 1964, Gruppo Cooperativo di Boccadasse. Opere grafiche e oggetti del Deposito; 1965, Nanni Balestrini, Alfredo Giuliani, Antonio Porta. Poesie visive; 1965, Fabio Mauri. Schermi; 1965, Pasquale Santoro. Sculture, gioielli, grafica; 1966, Pittura-oggetto a Milano (Bonalumi, Castellani, Fontana, Scheggi), presentazione di G. Dorfles e G. Celant; 1967, Alexander Calder, presentazione di G. Carandente.

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Galleria L'Ariete, Milano

La galleria di Beatrice Monti si occupa di artisti americani, ma non trascura di seguire il lavoro di artisti italiani quali Novelli, Tancredi, Castellani e Dorazio. Dal 1966 l'interesse si sposta verso le ricerche internazionali concettuali e poveriste.

Tra le maggiori esposizioni: 1959, Lorenzo Guerrini; 1961, Robert Rauschenberg, presentazione di G. Dorfles; 1962, Jim Dine, presentazione di A. Jouffroy; 1966, Colombo Manuelli, presentazione di N. Ponente; 1966, Giulio Paolini; 1967, Lorenzo Guerrini; 1967, Luce movimento in Europa, a c. di G. Dorfles; 1968, Barry Flanagan; 1968, Marotta; 1969, Pietro Consagra. La citta' frontale; 1969, Fausto Melotti.

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Galleria L'Attico, Roma

Il 25 novembre 1957 Bruno Sargentini inaugura la galleria in piazza di Spagna 20 con una mostra, ispirata da Francesco Arcangeli, di opere di Bendini, De Gregorio, Leoncillo, Marignoli, Morlotti e Raspi. Sargentini si interessa all'arte europea piu' che a quella americana, in particolare all'Informale e al Surrealismo. Nell'ottobre 1966 il figlio Fabio, in contrasto con le idee paterne, assume la direzione della galleria, che si trasferisce nel garage di via Beccaria fino al 1976, spazio piu' adatto alle nuove esigenze degli artisti della nuova generazione; Pascali e Kounellis sono gli artisti di punta della nuova galleria. Il padre apre uno spazio in via del Babuino 114, che chiama ironicamente Galleria Senior, continuando la sua linea espositiva. Il garage di via Beccaria, che inaugura con i Dodici cavalli vivi di Kounellis, diviene lo spazio d'elezione per gli artisti interessati all'environment e agli happening, Fabio Sargentini vi organizza anche festival di musica e danza contemporanea. Nel 1972 apre una seconda sede in via del Paradiso 41, dando cosi' la possibilita' agli artisti di scegliere lo spazio piu' adatto per esprimersi. Fino al 1976 i due spazi funzionano contemporaneamente, poi il garage di via Beccaria chiude con un'azione simbolica, viene allagato con 50.000 litri d'acqua. Nel 1978 termina anche l'attivita' dello spazio di via del Paradiso e Fabio Sargentini restituisce la denominazione al padre, che proseguira' l'attivita' fino al 1984, anno della morte, con la ragione sociale Attico-Esse Arte. Nel dicembre 1983 Fabio Sargentini riapre lo spazio di via del Paradiso con il nome Associazione Culturale l'Attico.

Tra le maggiori esposizioni: 1958, Jean Fautrier, prima personale a Roma, con la collaborazione della Galleria Apollinaire di Milano, presentazione di M. Calvesi; 1959, Lucio Fontana, presentazione di E. Crispolti; 1960, Edgardo Mannucci, presentazione di E. Crispolti; 1961, Giuseppe Uncini, presentazione di E. Crispolti; 1966, Pascali. Nuove sculture, presentazione di M. Calvesi e A. Boatto; 1967, Kounellis. Il giardino/I giuochi, presentazione di A. Boatto; 1967, Lo spazio degli elementi. Fuoco Immagine Acqua Terra (Bignardi, Ceroli, Gilardi, Pascali, Pistoletto, Schifano, Kounellis), a cura di A. Boatto e M. Calvesi; 1968, Michelangelo Pistoletto, presentazione di G. C. Argan; 1968, Pino Pascali. Bachi da setola e altri lavori in corso; 1968, Eliseo Mattiacci. Opera praticabile; 1968, Musica elettronica viva; 1968, Simone Forti. Danze-costruzioni, prima europea; 1969, Kounellis. Dodici cavalli vivi, presentazione di A. Boatto; 1969, Eliseo Mattiacci, azione con il rullo compressore; 1969, Luca Patella. Sfere naturali; 1969, Robert Smithson. Asphalt run down, prima azione dell'artista in Italia; 1970, Jean Tinguely. Sculture 1960-1964; 1972, Joseph Beuys. Arena. Dove sarei arrivato se fossi stato intelligente! (via Beccaria); 1972, Gilbert & George. Living sculptures (via del Paradiso); 1975, 24 ore su 24; 1975, Nam June Paik, prima personale italiana.

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Galleria La Bertesca, Genova

Inizia l'attivita' nel 1966, fondata da Francesco Masnata, in via SS. Giacomo e Filippo 13r. Nel 1971 si trasferisce in via Gavotti 5. Dal 1984 subentra nella direzione Dudy Masnata Faggioni e la galleria, denominata La Bertesca 2 fino al 1986, si sposta in via Lanfranconi 1.

Tra le maggiori esposizioni: 1967, Arte povera - Im spazio (Paolini, Boetto, Fabro, Prini, Kounellis, Pascali, Ceroli, Bignardi, Icaro, Mambor, Mattiacci, Tacchi), a c. di G. Celant; 1968, Concetto Pozzati, presentazione di P. Bonfiglioli; 1969, Renato Mambor; 1969, Arte povera 1967/69. Anselmo, Boetti, Icaro, Marisa Merz, Pistoletto, Prini, Zorio, a c. di G. Celant.

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Galleria del Deposito, Boccadasse

Il Gruppo Cooperativo di Boccadasse si costituisce a Genova il 3 settembre 1963 e nel novembre dello stesso anno pubblica un inserto informativo su "Marcatre'": I nove soci fondatori: tre pittori, una scultrice orafa, uno scenografo, un grafico italiano che lavora in Inghilterra, un editore d'arte di Milano, un fotografo svizzero e un giornalista gestiranno insieme la Galleria del Deposito Gruppo Cooperativo Boccadasse, con sede in piazza Nettuno 3 rosso a Boccadasse, vecchio Borgo dei pescatori genovesi in un locale di metri 4x6x5 gia' adibito a deposito di carbone. Il Gruppo intende promuovere mostre d'arte e d'informazione sugli aspetti piu' significativi del nostro tempo. Fondatori del Gruppo sono Bruno Alfieri, Kurt Blum, Eugenio Carmi, Flavio Costantini, Germano Facetti, Carlo Fedeli, Emanuele Luzzati, Achille Perilli e Kiky Vices Vinci. Il progetto raccoglie da subito importanti adesioni, tra cui Gillo Dorfles, Germano Celant, Vera Horvat Pintaric, Mario Gavello, Paolo Minetti, Getulio Alviani, Victor Vasarely, Max Bill, Richard P. Lhose, Arnaldo Pomodoro. Nel 1968  Il Deposito si traferisce a Genova, in via Roma. Dopo l'ultima inziativa del dicembre 1969 il gruppo si scioglie e la galleria chiude.

Tra le maggiori esposizioni: 1963, 16 quadri blu (Alviani, Bill, Cagli, Capogrossi, Castellani, Chagall, Dorazio, Duvillier, Fontana, Francis, Honegger, Perilli, Racle', Santomaso, Turcato, Vasarely), presentazione di G. Dorfles; 1964, Eugenio Carmi; 1964, Achille Perilli; 1965, Kiky Vices Vinci; 1966, Situazioni 66, a c. di G. Celant; 1966, Jesus Raphael Soto; 1967, Lucio Fontana. Ambiente spaziale.

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Galleria Il Fauno, Torino

Inizia l'attivita' nel maggio 1968 con la collettiva Surrealismo e dissenso. La scelta di promuovere il movimento surrealista e' una costante della galleria, che si intensifichera' dal 1969, con qualche sortita in ambito espressionista. La direzione e' di Luciano Anselmino che, trasferendosi a Milano nel 1974, chiude la galleria.

Tra le maggiori esposizioni: 1969, Masson; 1969, Man Ray; 1969, Bellmer; 1969, Sutherland; 1970, Leonor Fini; 1970, Meret Oppenheim; 1970,  Max Ernst; 1970, Georg Grosz.

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Galleria Galatea, Torino

Apre nel 1957 in via Viotti, dal 1962 si trasferisce in via Vela. Il proprietario e' Mario Tazzoli, cui si affianca Luigi Carluccio che partecipa assiduamente alle attivita' della galleria. Tazzoli inaugura il suo spazio espositivo con una mostra su Morandi e segue con particolare interesse la pittura figurativa. Dal 1960 la programmazione della galleria inizia a comprendere figure centrali, ma anche minori, del surrealismo. Negli anni successivi, a partire dal 1962, la galleria ospita mostre di artisti espressionisti, quali Grosz, Schiele e Kirchner; sul versante contemporaneo indaga la Nuova Figurazione. Chiude nel 1975.

Tra le maggiori esposizioni: 1958, Balthus; 1958, Francis Bacon; 1959, Fabrizio Clerici; 1960, Cremonini; 1960, Michelangelo Pistoletto, prima personale; 1961, Sutherland; 1961, Alberto Giacometti; 1962, Rene' Magritte; 1963, Max Ernst; 1963, Michelangelo Pistoletto, presentazione di L. Carluccio; 1963, Ferroni; 1966 Domenico Gnoli; 1966, Cesar; 1971, Fausto Melotti.

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Galleria Gissi, Torino

Apre nel 1961 con sede in piazza Solferino e inaugura con la collettiva Giovane pittura torinese. La galleria documenta prevalentemente la figurazione, con particolare attenzione per i maestri italiani e soprattutto per le tendenze pittoriche di segno figurativo elaborate in Italia nel secondo dopoguerra. Tuttavia non mancano sondaggi verso altri linguaggi pittorici, in particolare quello di artisti provenienti dall'area spazialista. Numerosi i critici che collaborano con la galleria, quali Carluccio, De Grada, Galvano, Passoni, Ragghianti, Valsecchi.

Tra le maggiori esposizioni: 1962, Ajmone; 1962, Cassinari; 1963, Dova; 1964, de Chirico; 1964, Guttuso; 1964, Guidi; 1966, Tosi; 1966, Ennio Calabria; 1967, Atanasio Soldati; 1968, Campigli; 1968, Zigaina; 1969, Peverelli; 1970, Sironi; 1970, Music; 1970,  Crippa.

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Galleria Jartrakor, Roma

Fondata nel 1977 da Sergio Lombardo, Anna Homberg e Cesare Pietroiusti, e' la sede espositiva del Centro Studi Jartrakor, nato nel 1976 con la finalita' di svolgere attivita' di ricerca sperimentale sulla psicologia dell'arte. Il nome e' ispirato da un personaggio sognato da Giuliano, il figlio di Lombardo. Sostiene il movimento Eventualista al quale partecipano in vario modo: Giovanni Di Stefano, Miriam Mirolla, Paola Ferraris, Piero Mottola, Roberto Galeotti, Luigi Pagliarini, Giuseppe Pansini, Claudio Greco.

Tra le maggiori esposizioni: 1977, Sergio Lombardo. Gesti tipici; 1977, I monocromi di Sergio Lombardo; 1978, Giacomo Balla; 1978, Gianluca Manzi; 1978, Cesare Pietroiusti. Ipotesi di identita'; 1979, Sedute sperimentali di terapia onirica; 1979, Dibattito aperto su alcune opere dell'avanguardia degli anni sessanta; 1979, Il comportamento superstizioso. Conversazione con Sergio Lombardo; 1979, Il testo incurabile. Conversazione con Domenico Nardone; 1979, Invidia e vendetta analitica. Conversazione di Anna Homberg.

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Galleria Martano, Torino

Diretta fino alla sua morte da Giuliano  Martano, poi dalla moglie Liliana Demattei, nel 1965 apre in Lungopo Cadorna e l'anno seguente si trasferisce in via Cesare Battisti in due spazi, Martano e Martano 2. Gli spazi hanno una programmazione parallela e differenziata per due stagioni, poi si unificano nel 1969 in Martano 2. L'attivita' verte sulla rivalutazione del futurismo e sui protagonisti internazionali dell'astrazione, geometrica in particolare. Dal 1967 la galleria edita "Documenti Martano", una collana di cataloghi che accompagna le mostre, e dal 1970 la serie di monografie, diretta da Fagiolo dell'Arco, "Nadar-Ricerche sull'arte contemporanea".

Tra le maggiori esposizioni: 1967, Seuphor; 1968, Tancredi; 1968, Mario Radice; 1968, Magnelli; 1968, Larjonov; 1968, Goncharova; 1969, Lucio Fontana; 1969, Yves Klein; 1969, Max Bill; 1969, Spagnulo; 1970, Sonia Delaunay; 1970, Dorazio e Capogrossi; 1970, Verna.

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Galleria del Naviglio, Milano

Ha sede in via Manzoni 45, fondata nel 1945 da Carlo Cardazzo, proprietario dal 1941 di quella del Cavallino a Venezia, gestita dal fratello Renato, e, dal 1955, della Galleria Selecta a Roma. Dal 1951 la galleria e' il punto di riferimento del Movimento dello Spazialismo e Lucio Fontana vi presenta il Manifesto Blanco. Nel 1962 Renato Cardazzo, si trasferisce a Milano, continuando l'attivita' tra Venezia e Milano; amplia la sede di Via Manzoni con una nuova sala denominata Naviglio 2. Nel 1963 muore Carlo e l'attivita' delle due gallerie, la Selecta cessa l'attivita' nel 1960, prosegue sotto la sola direzione di Renato Cardazzo. In questi anni Il Naviglio si interessa alle nuove avanguardie ed artisti come Alviani, Bonalumi, Ceroli, Scheggi, che lavorano in esclusiva per la Galleria del Naviglio. Nel biennio 1969 - 1970 la galleria ospita mostre che Cardazzo chiamera' Naviglioincontri dove l'arte incontra l'industria, la moda, la chimica, la musica, l'architettura, il cinema. Negli anni settanta la galleria prosegue la sua attivita' esponendo le nuove tendenze ed opere di giovani artisti.

Tra le maggiori esposizioni: 1950, Jackson Pollock; 1952, Fontana, Joppolo, Carozzi, Crippa, De Luigi, Dova, Peverelli, prima collettiva dello spazialismo; 1952, Fontana. Concetti Spaziali; 1955, Andrea Cascella; 1956, Anthony Caro; 1959, Jasper Johns, prima personale italiana; 1966, Nuove tendenze in Italia, presentazione di G. Dorfles; 1969, Bertone carrozzeria Lamborghini automobili e gli artisti Abe Alviani Bacci Balla Bianco Bonalumi Campigli Capogrossi Clemente Dubuffet Gentilini Milena Milani Miro' Morandini Morandis Nakay Rossello Scheggi Soto Toyofuku Vasarely; 1969, Germana Marucelli creatrice di moda e Getulio Alviani ideatore plastico; 1969, Agostino Bonalumi "Vorrei incontrare gli architetti"; 1970, Franco Donatoni musicista, Jane Birkin attrice interprete Serge Gainsbourg compositore e la "Parata Hennessy"; 1970, Paris vue par... Godard; 1970, Hans Richter. Rilievi 1970 e il film "Dal dada al surrealismo". Quarant'anni di esperienze; 1970-1971, Navigliocasa.

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Galleria Notizie, Torino

Luciano Pistoi inaugura la galleria in via Carlo Alberto nel 1958, trasferendosi l'anno successivo in piazza Cesare Augusto. L'attivita' della galleria e' in linea con il pensiero critico di Michel Tapie', con cui Pistoi collabora, molta attenzione e' riservata agli esponenti dell'arte informale, italiani e stranieri. La galleria si occupa anche di artisti che operano a Torino, come Carena e Rambaudi. La collaborazione con Tapie' e' stretta fino al 1960, anno in cui il critico fonda l'International Center of Aesthetic Research. L'interesse della galleria, con cui collabora Carla Lonzi, verte ancora fino al 1963 su artisti assegnabili all'Informale, con una nuova attenzione per le opere di Twombly, Schifano, Castellani. Nel 1966 Pistoi apre un nuovo spazio in via Assietta, la galleria si sdoppia in Notizie 1 e 2. L'indirizzo espositivo puo' dirsi integralmente mutato: una linea razionalista viene messa a confronto da un lato con esponenti dell'astrattismo iataliano degli anni trenta, dall'altro con ricerche piu' recenti di taglio autoanalitico. All'inizio degli anni sessanta la galleria si trasferisce in via Santa Maria, per poi chiudere nel 1974. Dal gennaio 1957, anno in cui organizza una mostra di Wols nello studio di Franco Garelli, Pistoi pubblica il bollettino "Notizie-Arti figurative" con la collaborazione di Benoldi, cui si affianca, dall'anno di apetura della galleria, Enrico Crispolti.

Tra le maggiori esposizioni: 1959, Gruppo Gutai; 1960, Francis;  1960, Tobey; 1960, Mathieu; 1961, Jorn; 1961, Pinot Gallizio; 1962, Shiraga; 1963, Tapies; 1963, Cy Twombly; 1963, Accardi, Castellani, Festa, Kounellis, Schifano; 1964, Stella; 1964, Noland; 1965, Paolini; 1967, Luciano Fabro; 1968, Fausto Melotti; 1968, Fabro. Tautologie.

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Galleria dell'Obelisco, Roma

Fondata da Gaspero del Corso e Irene Brin nel 1946, la galleria apre in via Sistina 146 con una mostra di Morandi. Irene Brin e' scrittrice e giornalista di "Harper's Bazaar" e anima con la sua forte personalita' l'attivita' artistica e mondana della galleria. L'Obelisco inizia la sua attivita' presentando artisti stranieri che nella provinciale Roma fascista non erano mai stati esposti prima, quali Toulouse-Lautrec, Dali', Corot. Scopo dichiarato della galleria e' "Trovare il nuovo nell'antico, scoprire i talenti al loro nascere, informare sulle culture primitive, mai ex cathedra ma con assoluta professionalita'". Tra il 1948 e il 1953 L'Obelisco ha una serie di scambi con il MoMA e il Brooklyn Museum, iniziando a proporre in Italia artisti statunitensi e sudamericani. Il 1968 e' dedicato alla riscoperta della figura di Giacomo Balla, con una serie di mostre dedicate (Prefuturista, Luce e Movimento, Gli Stati d'Animo, Sculture 1913-1915, Giardino Futurista, Ricostruzione Futurista dell'Universo). Nel 1971 nasce il Video-Obelisco e per la prima volta in una galleria si proiettano filmati creati dagli artisti, tra cui Le Parc, Patella, Balla.

Tra le maggiori esposizioni: 1947, Renzo Vespignani, prima personale; 1948, Lorenzo Guerrini; 1950, Sebastian Matta; 1951, Utamaro and Modigliani; 1952, Burri. Neri e muffe; 1952, Lucio Fontana; 1953, Scatole e feticci di Bob Rauschenberg; 1953, Arte maya; 1955, Alexander Calder, presentazione di G. C. Argan; 1955, I fratelli Pomodoro; 1957, Edgardo Mannucci; 1962, Aldo Calo'; 1966, Bianco+Bianco; 1971, Attilio Pierelli.

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Galleria Origine, Roma

Aperta nel 1951 da Ettore Colla nel suo studio in via Aurora 41, inaugura con una mostra del Gruppo Origine. Nel 1952 la galleria diviene Fondazione Origine, con lo scopo di creare una raccolta permanente delle opere italiane e straniere ritenute piu' rappresentative e di divenire un centro di documentazione e di studio dell'arte stratta. Parallelamente inizia la pubblicazione della rivista "Arti Visive" che, promossa e diretta da Colla insieme a Emilio Villa dal 1953, si interessa fino al 1958, quando cessa la pubblicazione, alla cultura figurativa internazionale.

Tra le maggiori esposizioni: 1951, Gruppo Origine (Ettore Colla, Giuseppe Capogrossi, Alberto Burri, Mario Ballocco); 1951, Balla. Opere dal 1913 al 1929; 1952, Omaggio a Leonardo (Accardi, Burri, Cagli, Capogrossi, Colla, Dorazio, Lorenzo e Michele Guerrini, Mannucci, Matta, Mirko, Perilli, Sanfilippo, Savelli); 1953, Alberto Burri, presentazione di E. Villa; 1953, Mostra Fondazione R. Solomon Guggenheim, con opere provenienti da New York.

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Galleria Pogliani, Roma

Aperta nel 1959 da Sergio Pogliani allo stesso indirizzo della Galleria La Bussola, di cui e' proprietario fino al 1958, la galleria inaugura con una personale di Luigi Spazzapan presentato da Michel Tapie'. Il programma espositivo e' rivolto ai giovani artisti.

Tra le maggiori esposizioni: 1960, Aldo Calo'; 1961, Colombo Manuelli, presentato da N. Ponente; 1961, Lorenzo Guerrini.

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Galleria Il Punto, Torino

Fondata da Bartolomeo Pastori, la galleria inaugura nel dicembre 1962 in via Principe Amedeo, diretta fino al 1964 da Gian Enzo Sperone, che gia' aveva collaborato con la Galleria Galatea. Fin dagli esordi la galleria mostra un forte interesse per la Nuova Figurazione e la pop art americana ed europea. Dopo l'abbandono di Sperone, Pastori continua la stessa linea espositiva. Il costante interesse per l'immagine interseca l'indagine delle ricerche astratte o aniconiche (arte cinetica, optical). Nel 1969 la galleria apre all'incipiente poetica della pittura analitica con le personali di Zappettini, Battaglia, Pinelli. Chiude nel 1970.

Tra le maggiori esposizioni: 1963, Roy Lichtenstein, prima personale italiana; 1965, Concetto Pozzati; 1965, Valeriano Trubbiani; 1965, Arte cinetica; 1965, Piero Dorazio; 1966, Telemaque; 1966, Adami; 1966, Schifano. Paesaggi anemici; 1966, Mimmo Rotella; 1966, Lucio Fontana; 1967, Con Temp l'Azione (Alviani, Anselmo, Boetti, Fabro, Mondino, Nespolo, Piacentino, Pistoletto, Scheggi, Simonetti, Zorio), a cura di D. Palazzoli (con le Gallerie Stein e Sperone); 1968, Turcato 1968, Emilio Scanavino; 1968, Sesia; 1969, Bertini; 1969, Spadari; 1970, Giosetta Fioroni.

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Galleria La Salita, Roma

Gian Tomaso Liverani inaugura la galleria il 23 febbraio 1957 con la collettiva, ispirata da un'idea di Lionello Venturi, Venti nomi (Giuseppe Ajmone, Renato Birolli, Gastone Breddo, Arturo Cramassi, Bruno Cassinari, Alfredo Chighine, Pietro Consagra, Antonio Corpora, Gianni Dova, Nino Franchina, Leoncillo, Titina Maselli, Mirko, Ennio Morlotti, Pietro Raspi, Sergio Romiti, Pietro Sadun, Sergio Saroni, Antonio Scordia e Sergio Vacchi). La prima sede e' alla  Salita San Sebastianello 16/c, da cui la galleria prende il nome. Nel 1967 si trasferisce in via Gregoriana 5 e infine, dal dicembre  del 1971, in via Garibaldi 86. Dopo il 1986, anno in cui chiude, il magazzino e l'archivio della galleria hanno sede in piazza del Grillo 5. Liverani inizialmente si rivolge a Lionello Venturi e ai suoi giovani collaboratori, Nello Ponente, Enrico Crispolti, ma scrivono per la galleria anche Marco Valsecchi, Franco Russoli e Giovanni Carandente. La Salita esordisce con opere non figurative, una sorta di mappa dell'arte italiana tracciata nella linea critica di Lionello Venturi, ma nello stesso anno organizza una mostra dei protagonisti dell'informale italiano; in diverse occasioni ospita gli artisti di Forma. Colla, Rotella e Scialoja sono gli artisti con cui la galleria collabora con continuita'. Nel 1962, con la contestazione della mostra di Lo Savio, si spezza il clima di collaborazione tra artisti di diverse generazioni e Liverani, che spesso ospita prime mostre, scegli di seguire gli artisti piu' giovani. Le mostre della galleria dalla seconda meta' degli anni sessanta rispecchiano il clima di sperimentazione, di larga diffusione di lavori e di idee. Fin dagli esordi la galleria edita una Collana di Opere Grafiche e un Bollettino di informazioni.

Tra le maggiori esposizioni: 1957, Alberto Burri, Ennio Morlotti, Emilio Vedova, presentazione di E. Crispolti; 1958, Gino Marotta. I piombi, presentazione di F. Russoli e P. Bucarelli; 1959, Prima mostra di Franco Angeli, Tano Festa, Giuseppe Uncini; 1959, Ettore Colla, presentazione di E. Villa e C. Delloye; 1960, 5 pittori. Roma 1960 (Angeli, Festa, Lo Savio, Schifano, Uncini), presentazione di P. Restany; 1961, Mack+Klein+Piene+Uecker+Losavio = 0, a c. di F. Lo Savio; 1962, Arman, Baruchello, Colla, Dechamps, Niki de Saint Phalle, Fabio Mauri, Rotella, Spoerri, Tinguely. Oggetto/pittura, presentazione di C. Vivaldi; 1962, Happening musicale di Silvano Bussotti - Frederic Rzewski con la collaborazione di Novelli, Perilli, Rotella; 1962, Francesco Lo Savio. Articolazioni totali, presentazione di W. Demby; 1962-1963, Oggetto utile; 1963, Christo, presentazione di P. Restany, primo empaquetage in Italia; 1964, Giulio Paolini; 1965, Carlo Lorenzetti, presentazione di G. Carandente, C. Vivaldi, M. Volpi; 1965, Corradino di Svevia 1252-1268 (Ceroli, Festa, Innocente, Lombardo, Mambor, Mauri, Mondino, Pascali, Schifano, Tacchi, Titone), Nettuno Torre Asturia (in questa occasione Pascali realizza il primo happening di un artista italiano); 1966, Richard Serra. Animal Habits. Live and Stuffed; 1968, Sergio Lombardo. Supercomponibili; 1969, Livio Marzot. L'immacolata percezione (in collaborazione con la Galleria Annunciata di Milano); 1969, Sergio Lombardo. Sfera con sirena; 1969, Sergio Lombardo. Progetto di morte per avvelenamento; 1971, Fabio Mauri. Ebrea, presentazione di R. Barilli, F. Colombo; 1972, Chia, De Filippi, Fabro, Kounellis, Lombardo, Mattiacci, Notargiacomo, Paolini, Pisani; 1975, Ghenos-Eros-Tanathos. Testimonianze (Burri, Boetti, Cintoli, Pascali, Fioroni, Pisani, Fabro, Lombardo, Mattiacci, Mauri, Pozzati, Zorio, Kounellis), presentazione di A. Boatto; 1975, Sergio Lombardo. Cinquanta partite a dadi, 1974 - Duemila prove con sei dadi, 1974; 1978, Eliseo Mattiacci; 1979, Cesare Tacchi. Il triangolo si presenta al foro in quadrato.

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Galleria Schneider, Roma

Robert Edward Schneider apre la galleria nel 1953 in rampa Mignanelli 10 e inizia la sua attivita' con la collettiva Tre americani a Roma.

Tra le maggiori esposizioni: 1958, Lorenzo Guerrini; 1958, Nato Frasca'; 1962, Paolo Icaro, presentato da Murilo Mendes.

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Galleria Selecta, Roma

Diretta da Carlo Cardazzo, proprietario della galleria del Naviglio a Milano e del Cavallino a Venezia, e Vittorio del Gaizo, apre nel 1955 in via di Propaganda 2 con un Omaggio ai Maestri della pittura italiana contemporanea (opere di Balla, Boccioni, Campigli, Casorati, de Chirico, Modigliani, Soffici e altri). Chiude nel 1960.

Tra le maggiori esposizioni: 9 maggio 1957, Lucio Fontana, presentazione di G. Giani; 1958, Andrea e Pietro Cascella; 1960, Francesco Lo Savio, prima personale.

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Galleria Sperone, Torino

Gian Enzo Sperone, dopo un breve periodo di apprendistato presso la Galleria Galatea e poi come direttore della Galleria Il Punto, nel maggio 1964 inaugura l'omonima galleria in piazza Carlo Alberto con una collettiva in cui sono presenti opere di Rotella, Mondino, Pistoletto, Lichtenstein; nell'autunno del 1969 si trasferisce nella nuova sede in corso San Maurizio, piu' adatta alle grandi installazioni. La pop art americana, i suoi immediati precedenti e le espressioni pop italiane ed europee sono al centro dell'interesse di Sperone fino al 1967. Il programma della galleria, collegata a quella di Ileana Sonnabend a Parigi e alla Leo Castelli di New York, e' volto al confronto tra artisti italiani e stranieri e alla valorizzazione delle esperienze artistiche piu' stimolanti e innovative, anche di natura diversa, se non radicalmente opposta, alle elaborazioni pop dell'immagine. Dal 1967 la galleria inizia a collaborare con quegli artisti per cui Celant conia la definizione Arte Povera; due anni dopo Luigi Pero diviene socio di Sperone e il programma espositivo prevede artisti minimalisti e concettuali. Tra il 1966 e il 1967 Sperone apre, per un breve periodo, uno spazio espositivo a Milano, che si avvale della collaborazione di Tommaso Trini; alla fine del 1972 apre la sede romana della galleria, per i primi due anni in associazione con Konrad Fischer, e la filiale di New York, dal 1974 con Angela Westwater e, fino al 1982, Konrad Fischer. Dal 1975 Sperone segue con attenzione il nascente fenomeno internazionale del ritorno alla pittura. La galleria torinese chiude all'inizio anni ottanta.

Tra le maggiori esposizioni: 1964, James Rosenquist, prima personale italiana; 1965, Andy Warhol, prima personale italiana; 1966, Arte abitabile (Gilardi, Piacentino, Pistoletto); 1966, Pino Pascali. I cannoni, presentazione di M. Calvesi e V. Rubiu; 1966, Piero Gilardi. Tappeti-Natura; 1967, Gilberto Zorio, presentazione di T. Trini; 1967, Wesselman, prima personale italiana; 1967, Accrochage di Flavin, Rosenquist, Chamberlain, Warhol, Fontana, Pistoletto, Gilardi, Piacentino, Fabro, Pascali, Anselmo, Zorio; 1967, Con Temp L'Azione (Alviani, Anselmo, Boetti, Fabro, Mondino, Nespolo, Piacentino, Pistoletto, Scheggi, Simonetti, Zorio), a cura di D. Palazzoli (con le Gallerie Stein e Il Punto); 1969, Robert Morris.

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Galleria Christian Stein, Torino

Apre nel 1966 con una mostra di Aldo Mondino e si propone fin dall'inizio come spazio dedicato alle nuove tendenze artistiche italiane, con particolare attenzione all'arte concettuale e all'arte povera, di cui negli anni diviene un punto di riferimento. La prima sede e' in via Teofilo Rossi, poi, dal 1972 in piazza San Carlo.

Tra le maggiori esposizioni: 1966, Jean Marie Patte e Georges Boltard. Nourrir le Piano; 1967, Colla; 1967, Alighiero Boetti, prima personale; 1967, Con Temp l'Azione (Alviani, Anselmo, Boetti, fabro, Mondino, Nespolo, Piacentino, Pistoletto, Scheggi, Simonetti, Zorio), a cura di D. Palazzoli (con le Gallerie Il Punto e Sperone); 1968, Marotta; 1971, Giuseppe Uncini.

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Galleria La Tartaruga, Roma

La galleria inaugura il 25 febbraio 1954 in via del Babuino 196 con la mostra Cosacchi da ridere, litografie di Daumier; nel 1962 si trasferisce in piazza del Popolo 3. Plinio De Martiis, con la collaborazione della moglie Nini' Pirandello, dirige la  galleria il cui nome, estratto a sorte in una riunione con Maccari, Mafai e Ciarletta, e logo sono ideati da Mino Maccari. Alla fine degli anni cinquanta la galleria ha stretti rapporti con l'ambiente artistico di New York grazie in particolare a Cy Twombly e a Salvatore Scarpitta. Dal 1960 iniziano ad esporre artisti romani della nuova generazione, ascrivibili alla cosiddetta Scuola di piazza del Popolo. Nel 1964 De Martiis organizza la prima, e unica a causa della scarsezza di fondi e della sfiducia del gallerista nel giudizio del pubblico, edizione del Premio la Tartaruga, assegnato ad Achille Perilli.

Tra le maggiori esposizioni: 1957, Ettore Colla, prima personale a Roma; 1958, Franz Kline, prima personale in Europa; 1958, Cy Twombly; 1962, La materia a Roma (Angeli, Burri, Festa, Marotta, Rotella, Scarpitta, Schifano); 1963, Tredici pittori a Roma (Angeli, Bignardi, Festa, Fioroni, Kounellis, Mambor, Mauri, Novelli, Rotella, Perilli, Saul, Tacchi, Twombly); 1964, Mario Ceroli, presentazione di M. Calvesi; 1965, Cesare Tacchi, presentazione di V. Rubiu; 1966, Roma 1966: realta' dell'immagine (Angeli, Ceroli, Festa, Fioroni, Innocente, Kounellis, Lombardo, Mambor, Pascali, Tacchi); 1967, Eliseo Mattiacci; 1968, Il teatro delle mostre (Angeli, Balestrini, Boetti, Bussotti, Calzolari, Castellani, Ceroli, Fioroni, Icaro, Mambor, Marotta, Mauri, Paolini, Parise, Prini, Tacchi).

 

4. APPELLI. IL 5 PER MILLE AL MOVIMENTO NONVIOLENTO

[Riproponiamo il seguente appello]

 

Giova ripetere le cose che e' giusto fare.

Tra le cose sicuramente ragionevoli e buone che una persona onesta che paga le tasse in Italia puo' fare, c'e' la scelta di destinare il 5 per mille al Movimento Nonviolento.

"Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli". Cosi' recita la "carta programmatica" del movimento fondato da Aldo Capitini.

Sostenere il Movimento Nonviolento e' un modo semplice e chiaro, esplicito e netto, per opporsi alla guerra e al razzismo, per opporsi alle stragi e alle persecuzioni.

Per destinare il 5 per mille delle proprie tasse al Movimento Nonviolento e' sufficiente apporre la propria firma nell'apposito spazio del modulo per la dichiarazione dei redditi e scrivere il numero di codice fiscale dell'associazione: 93100500235.

Per contattare il Movimento Nonviolento, per saperne di piu' e contribuire ad esso anche in altri modi (ad esempio aderendovi): via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803 (da lunedi' a venerdi': ore 9-13 e 15-19), fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org

 

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LA DOMENICA DELLA NONVIOLENZA

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Supplemento domenicale de "La nonviolenza e' in cammino"

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100

Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 244 del 24 aprile 2011

 

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