Telegrammi. 488



 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 488 dell'8 marzo 2011

Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

 

Sommario di questo numero:

1. L'assassino Gheddafi, gli assassini della Nato

2. Oggi a Viterbo

3. Tiziana Bartolini: Una giornata (molto) particolare

4. Eleonora Bellini: Il corpo-persona della donna

5. Giuliana Beltrame: Questo 8 marzo

6. Silvia Berruto: Questo otto marzo

7. Adriana Bottini: Questo otto marzo

8. Ilaria Ciriaci: Questo otto marzo

9. Floriana Lipparini: Otto marzo, non solo parole

10. Nadia Neri: Questo otto marzo

11. Antonia Sani: Questo otto marzo

12. Antonia Sani: Mimose

13. Si e' svolto il 6 marzo a Viterbo un incontro di formazione nonviolenta

14. A Capranica il 10 marzo

15. La "Carta" del Movimento Nonviolento

16. Per saperne di piu'

 

1. EDITORIALE. L'ASSASSINO GHEDDAFI, GLI ASSASSINI DELLA NATO

 

Solo la nonviolenza salva le vite.

Solo la nonviolenza restaura il diritto.

Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.

Contro tutte le dittature, contro tutte le guerre.

Contro tutti gli eserciti, contro tutte le armi.

Accogliere ed assistere tutti i profughi; accogliere ed assistere tutti i migranti.

Recare aiuti umanitari a tutte le persone nel bisogno.

Sostenere le lotte nonviolente, la', qui.

Sostenere i movimenti delle donne per la liberazione dell'umanita', la', qui.

La nonviolenza e' la via.

La nonviolenza e' la vita.

 

2. INCONTRI. OGGI A VITERBO

 

Oggi, 8 marzo 2011, a Viterbo, con inizio alle ore 18, presso il centro sociale occupato autogestito "Valle Faul",  in strada Castel d'Asso snc (nelle vicinanze dell'area del Bulicame), si terra' una iniziativa per la Giornata della lotta delle donne per la liberazione dell'umanita', contro il maschilismo e il patriarcato, contro la guerra e il razzismo, contro lo sfruttamento che devasta e distrugge le vite umane e la biosfera, contro la mercificazione dei corpi e delle esistenze, contro ogni logica di violenza che umilia, opprime e distrugge.

Interviene Antonella Litta, presidente del Comitato "Nepi per la pace" ed animatrice di tante iniziative per i diritti ed il bene comune, di pace e di solidarieta'.

A seguire convivialita', con cena vegetariana, ed infine concerto dell'ensemble di musicisti locali "Jazzi" che suoneranno latin jazz e cubop.

*

Breve notizia sulla dottoressa Antonella Litta

Antonella Litta svolge l'attivita' di medico di medicina generale a Nepi. E' specialista in Reumatologia ed ha condotto una intensa attivita' di ricerca scientifica presso l'Universita' di Roma "la Sapienza" e contribuito alla realizzazione di uno tra i primi e piu' importanti studi scientifici italiani sull'interazione tra campi elettromagnetici e sistemi viventi, pubblicato sulla prestigiosa rivista "Clinical and Esperimental Rheumatology", n. 11, pp. 41-47, 1993. E' referente locale dell'Associazione italiana medici per l'ambiente (International Society of Doctors for the Environment - Italia) e per questa associazione e' responsabile e coordinatrice nazionale del gruppo di studio su "Trasporto aereo come fattore d'inquinamento ambientale e danno alla salute". E' referente per l'Ordine dei medici di Viterbo per l'iniziativa congiunta Fnomceo-Isde "Tutela del diritto individuale e collettivo alla salute e ad un ambiente salubre". Gia' responsabile dell'associazione Aires-onlus (Associazione internazionale ricerca e salute) e' stata organizzatrice di numerosi convegni medico-scientifici. Presta attivita' di medico volontario nei paesi africani. E' stata consigliera comunale. E' partecipe e sostenitrice di programmi di solidarieta' locali ed internazionali. Presidente del Comitato "Nepi per la pace", e' impegnata in progetti di educazione alla pace, alla legalita', alla nonviolenza e al rispetto dell'ambiente. E' la portavoce del Comitato che si oppone al mega-aeroporto di Viterbo e s'impegna per la riduzione del trasporto aereo, in difesa della salute, dell'ambiente, della democrazia, dei diritti di tutti. Come rappresentante dell'Associazione italiana medici per l'ambiente (Isde-Italia) ha promosso una rilevante iniziativa per il risanamento delle acque del lago di Vico e in difesa della salute della popolazione dei comuni circumlacuali. E' oggi in Italia figura di riferimento nella denuncia della presenza dell'arsenico nelle acque destinate a consumo umano, e nella proposta di iniziative specifiche e adeguate da parte delle istituzioni per la dearsenificazione delle acque e la difesa della salute della popolazione.

 

3. RIFLESSIONE. TIZIANA BARTOLINI: UNA GIORNATA (MOLTO) PARTICOLARE

[Ringraziamo Tiziana Bartolini (per contatti: tbartolini at noidonne.org) per averci messo a disposizione il suo editoriale che appare nel sito www.noidonne.org

Tiziana Bartolini, giornalista e saggista, e' direttrice di "Noi donne" ed animatrice e partecipe di molte iniziative di pace, solidarieta', giustizia, liberazione, per i diritti umani di tutti gli esseri umani]

 

Una ricorrenza da celebrare o un'occasione per ripercorrere il cammino delle donne. Anche quest'anno media e commentatori prendono a pretesto l'8 marzo per occuparsi "di donne", come se si trattasse di una categoria sociale. Ancora non e' passata nella condivisione generale la differenza, profonda, che c'e' tra una rivendicazione di settore e le richieste di piu' ampie e significative presenze femminili nella societa' e nei luoghi decisionali.

L'idea delle pari opportunita' non intende solo e semplicemente rivendicare presenze numericamente equilibrate nelle assemblee elettive o ai vertici delle amministrazioni (pubbliche o private). Certo la conquista di rappresentanze in cui non ci sia la prevalenza di un genere sull'altro rimane un obiettivo importante e, purtroppo, non raggiungibile nel breve periodo, ma la questione aperta dai movimenti delle donne travalica la dimensione meramente quantitativa e investe l'assetto complessivo della societa', l'ordine delle priorita' dettato dallo sguardo sui problemi che la collettivita', nel suo insieme, e' chiamata ad affrontare.

Quello che manca, e ancora chissa' per quanto tempo manchera', e' un approccio "altro" allo spazio pubblico, che dovrebbe investire la politica, l'economia e le relazioni tra esseri umani. Una maggiore presenza femminile dove si decide, a partire dalla politica, e' un passaggio ineludibile, ma non fine a se stesso. L'obiettivo delle lotte per avere piu' donne in posizione di potere e', e rimane, quello di modificare la realta' in modo democratico e rispettoso dei bisogni dei piu' deboli, di cambiare le logiche che generano le scelte economiche e amministrative, di osservare il mondo da un'altra angolazione e tentare strade sconosciute per risolvere i problemi.

Questo 8 marzo 2011 e' una giornata (molto) particolare perche' non puo' prescindere dalle piazze del 13 febbraio, dallo spirito che le ha animate e dal potenziale che hanno espresso.

Si tratta di una energia nuova o forse di quella antica forza che le donne hanno sempre avuto, ma che ha trovato inediti canali espressivi. I corpi nelle piazze hanno manifestato in modo tradizionale, portando vecchie e irrisolte istanze insieme a nuove rivendicazioni. Le mobilitazioni hanno utilizzato la rete virtuale per concretizzarsi e vecchi slogan per riconoscersi. Dai palchi adeguatamente amplificati o da megafoni portati all'ultimo momento, le voci delle donne hanno usato parole note e categorie nuove. E' affascinante l'intreccio di fisico e immateriale, di moderno e antico, di consolidato e potenziale di cui questo movimento femminile si nutre e di cui e' portatore. Non a caso e' un movimento che ri-nasce nel terzo millennio e che non puo' prescindere dai tanti elementi che entrano in campo, assenti in passato. Dalla globalizzazione alle contaminazioni con le donne di altre tradizioni e culture, dalla crisi economica ed energetica alle emergenze ambientali e all'ecosostenibilita' del sistema di produzione e scambio: un nuovo femminismo difficilmente potra' ridefinirsi a prescindere da tutto cio'. Per questo l'8 marzo 2011 dovrebbe rifiutare la retorica e rigettare le celebrazioni, per essere pensato e vissuto come una pietra fondante di un nuovo inizio. Questo sentimento attraversa le donne che, dopo il 13 febbraio, sentono che nulla potra' tornare ad essere come prima. A partire dal modo con cui ciascuna, a titolo personale o nel gruppo a cui appartiene, dovra' relazionarsi alle altre. Il cammino delle donne continua ad essere lungo e non facile. Ma, come sempre, sara' appassionante perche' rappresenta la vera, unica novita' e la speranza di miglioramenti per tutti e tutte.

 

4. RIFLESSIONE. ELEONORA BELLINI: IL CORPO-PERSONA DELLA DONNA

[Ringraziamo Eleonora Bellini (per contatti: eleonora.bellini at libero.it) per questo intervento.

Eleonora Bellini, impegnata per la pace, l'ambiente, i diritti umani di tutti gli esseri umani, e' poetessa e saggista; e' nata a Belgirate, sul lago Maggiore; laureata in filosofia, ha insegnato per qualche tempo nelle scuole elementari e medie ed ora lavora da molti anni nella biblioteca di Borgomanero, in provincia di Novara. Dall'ampia intervista in "Coi piedi per terra" n. 294 riprendiamo la seguente notizia autobiografica: "Sono nata sulla sponda piemontese del Lago Maggiore poco dopo la meta' del secolo scorso. Ho studiato materie classiche e poi filosofia. Dopo alcuni anni di insegnamento sono diventata bibliotecaria e lo sono anche ora. Mi sono occupata dell'attivita' editoriale della biblioteca in cui lavoro. In questa tengo anche il coordinamento delle iniziative culturali (mostre, conferenze) e laboratori di poesia e di storia del libro per bambini e ragazzi. Tra le pubblicazioni - traduzioni, poesie, racconti e saggi - mi piace ricordarne qualcuna piu' recente: Il rumore dei treni, poesie con nota di Ariodante Marianni; Fuori dal nido, romanzo in cui la giovanissima protagonista impara a conoscere e ad affrontare diversita' e morte; Ninna nanna per una pecorella, libro filastrocca per i piu' piccini dal finale inatteso e fiducioso; Demone di malinconia, antologia di testi sull'accidia dal IV al XIV secolo. Tengo due blog, uno come assessore alla cultura di un piccolo Comune (culturalborgo.splinder.com), l'altro dedicato, molto liberamente, a libri e letture (leletturedidonchisciotte.blogspot.com)"]

 

L'8 marzo commemora le 129 operaie della Cotton di New York, rinchiuse dal padrone in fabbrica durante uno sciopero e morte in un incendio appiccato dolosamente nel 1908. Nella nostra Repubblica fondata sul lavoro, come afferma la Costituzione in vigore che non vogliamo ne' dimenticare ne' cambiare, che significato dare alla festa della donna?

Ricordo le prime commemorazioni dell'8 marzo, anche qui in un paese assai chiuso della periferia del Nord. Ne aveva introdotto l'abitudine un'amica che aveva quasi gli anni di mia madre, da poco trasferita da Milano. Ciclostilammo qualche centinaio di copie di un minuto giornalino con la storia della Cotton ed altre notizie, relative soprattutto alla salute delle donne e delle madri e l'andammo a distribuire dinnanzi a due fabbriche di confezioni femminili che ora non esistono piu'. L'amica, che aveva qualche entratura, fece arrivare un camper medico per eseguire gratuitamente il pap-test, allora visita quasi sconosciuta, a chi volesse sottoporsi; riusci' a far aprire presso locali comunali il consultorio pediatrico per un paio d'ore la settimana. Insieme ad altri inaugurammo in biblioteca un corso finalizzato al conseguimento della licenza media agli adulti che non la possedevano; e vi partecipo' anche qualche uomo. Era la prima meta' degli anni Settanta, l'Italia aveva davvero fervore di dignita', di uguaglianza, di conoscenza se questo fervore era giunto fin qui, in un piccolo paese.

E ora, dunque, come festeggiare l'8 marzo contro la barbarie che avanza?

Difendendo la Costituzione Italiana, certo; difendendo i principi della Dichiarazione dei Diritti Umani; difendendo il lavoro, la cultura, la ragione. Se rifletto, pero', sull'immagine di donna che i media (pubblicita', spettacolo eccetera) ci propongono, devo constatare che l'immagine femminile e' molto svilita. Addirittura alle bambine si additano modelli di donna sottomessa, legata solo alla "costruzione" della propria immagine esteriore, molto omologata alla moda corrente, da sottoporre costantemente al trucco, perfino al "ritocco" chirurgico estetico. Il corpo femminile, in questi casi e contrariamente alla prima apparenza, non e' affatto valorizzato (sessualita', maternita', bellezza), ma reso oggetto di scambio, fatto merce in concorrenza con altre merci. Il corpo della donna e' corpo umiliato, e' corpo violato. Contro queste espressioni di grande decadenza civile e morale, bisogna dunque ripartire dal corpo della donna. E bisogna abbandonare il dualismo nel quale esso viene smembrato: corpo come oggetto di conseguimento del piacere sessuale (quello che si compra, si vende, si "lavora esteticamente"); oppure corpo come sede generatrice di figli, per se' o per il coniuge (quello che si "tutela"); ed entrambi sottratti all'unita' profonda e all'unicita' irripetibile del corpo-persona. Lo smembramento (una versione aggiornata della "vecchia" suddivisione schizofrenica delle donne tra madri, vergini e prostitute) e' opera di propaganda politica o ecclesiastica, cosi' martellante, pero', da avere assunto i connotati di una vera e propria visione del mondo anche comunemente, tra la gente.

Il corpo e' cio' che noi siamo - anche le piu' alte facolta' razionali, artistiche, letterarie, morali sono facolta' del corpo e nel corpo, come ci ha insegnato la scienza -. Il corpo, dunque, deve ritrovare la propria liberta' e la propria sacralita'. Come il corpo del neonato appena uscito dall'utero, come il corpo del morto preparato per scomparire nella terra o nel fuoco, il corpo della donna (e, insieme, dell'uomo) deve essere restituito alla propria nobilta' ed alla propria bellezza in ogni eta' della vita. Avete notato quanto spesso, quando si riproduce il quadro di Klimt "Le tre eta' della donna", si elimina la vecchia riprodotta a sinistra? E' il sintomo di un momento storico, il nostro, votato all'apparenza, al consumo, senza distinzione tra "prodotti" manufatti dall'uomo, viventi della natura animale e vegetale, e corpi umani. Il corpo-persona della donna sede di diritti ad ogni eta', il corpo-persona della donna restituito alla dignita' ad ogni eta', il corpo-persona della donna sede di piacere e di bellezza in se' e per se' e non il corpo artefatto da esporre, da esibire, da "valorizzare" anche economicamente e strumentalmente, e' il corpo-persona in festa dell'8 marzo. Certo, questo e' un obiettivo, un utopico obiettivo per donne ed uomini, non certo la realta' dei nostri giorni.

Come ci si incammina verso questo utopico obiettivo? Con l'educazione, credo, con la testimonianza, con l'onesta', con l'esercizio della ragione, che sta dentro il corpo ed e' la stessa per donne ed uomini. Ci si incammina come formiche contro il possente muro del potere, del profitto e dei media loro asserviti; ma le formiche possono fare lunghissime fila, scavare grandi cunicoli, intaccare ampie fondamenta. Buon 8 marzo.

 

5. RIFLESSIONE. GIULIANA BELTRAME: QUESTO OTTO MARZO

[Ringraziamo Giuliana Beltrame (per contatti: giuliana.beltrame at aliceposta.it) per questo intervento.

Giuliana Beltrame e' nata a Maniago (PN) nel 1950, vive a Padova dal 1973. Laurea in Sociologia conseguita a Trento nel 1973 con una tesi di Economia Territoriale. Ricercatrice dal 1972, nel 1973 partecipa alla prima ricerca nazionale sul lavoro a domicilio, svolge ricerche sul potenziale di forza lavoro in Friuli e una indagine sulle donne imprenditrici nella provincia di Padova. Docente di metodologia della ricerca sociale alla Scuola di servizio sociale di Venezia, con seminari sul rapporto tra donne e spazio abitativo presso il Corso di Antropologia Culturale dell'universita' di Padova. Ha fatto parte del Comitato scientifico della rivista "OV" (Osservatorio Veneto). Coordinatrice, in occasione dei 50 anni della Costituzione, per conto dei sindacati confederali e con la collaborazione della facolta' di Statistica, di una ricerca su "I giovani e il lavoro", che ha coinvolto circa 500 ragazze e ragazzi tra i 16 e i 22 anni. In collaborazione con il Centro "E. Luccini" di Padova, ha organizzato un Corso di aggiornamento per insegnanti sui valori della Costituzione coinvolgendo donne straordinarie come Tina Anselmi, Lorenza Carlassare, Lidia Menapace e Annarita Buttafuoco. Insegnante di Diritto ed Economia in diverse scuole superiori di Padova. Socia fondatrice e prima rappresentante legale del centro culturale "Lidia Crepet" e socia dell'Associazione REsistenze, aderisce alla rete delle Donne in Nero e all'Associazione per la pace e svolge un intenso impegno nelle campagne a difesa dei beni comuni, primo fra tutti l'acqua. Nel 2007 ha contribuito alla positiva esperienza di aggregazione della sinistra padovana nel "Cantiere della Sinistra". Consigliera comunale di Padova, eletta come indipendente nella lista del Prc. Presidente della Commissione cultura ha coinvolto numerose associazioni e persone nella discussione sui principali temi della vita culturale: il ruolo del Teatro Stabile, le Mura di Padova, la valorizzazione della cultura di genere, le funzioni del Centro Culturale Altinate, le biblioteche di quartiere, l'orchestra di Padova e del Veneto, il cinema e il teatro sperimentale ecc.]

 

Cosa dire ancora che in questi anni non sia gia' stato detto? Le donne, che non sono una categoria generica ma scelgono le loro appartenenze, hanno continuato a parlare e fare, in generale poco ascoltate ovunque, e molto usate. Anche le donne come Minetti, Gelmini, Brambilla, Santanche' ecc. (tralascio le minorenni) hanno fatto la loro scelta di usare e farsi usare. Non sono le sole, altre lo hanno fatto in modi diversi e con un atteggiamento magari piu' politically correct.

Penso che il nodo che noi donne femministe dobbiamo affrontare e' quello del potere in se' e del nostro rapporto con il potere e le istituzioni.

Oggi piu' che mai dobbiamo capire se e come vogliamo cambiare il mondo, o se invece vogliamo semplicemente (per modo di dire) un po' piu' di spazio in questo mondo. Qual e' il nostro pensiero e la nostra proposta per una economia altra, per una democrazia che sia veramente tale, per modelli di relazione internazionale che abbiano altri presupposti.

Non mancano pezzi di elaborazione da parte di studiose, ne' esperienze maturate nel mondo in tutti questi anni. Il forum delle donne a Pechino nel 1995 ha dato il via (anche se nessuno lo ricorda) alla pratica dei forum mondiali seguenti, da Seattle in poi. La marcia mondiale delle donne e' stato un altro dei momenti di incontro, elaborazione e scambio significativi.

Da allora, almeno nel nostro Paese, sembra che il dibattito e la ricerca si siano ripiegate. Forse e' il momento di rimettere questi temi all'ordine del giorno collettivo perche', come ama ricordare Monica Lanfranco con le parole di Audre Lorde, "Non si puo' smantellare la casa del padrone con gli attrezzi del padrone".

Se non ora, quando?

 

6. RIFLESSIONE. SILVIA BERRUTO: QUESTO OTTO MARZO

[Ringraziamo Silvia Berruto (per contatti: s.berruto at gmail.com) per questo intervento.
Silvia  Berruto, fotoreporter e giornalista freelance aderente a "Giornalisti contro il razzismo", operatrice culturale, amica della nonviolenza, e' impegnata nell'associazionismo democratico, nel giornalismo d'impegno civile, in molte iniziative di pace, di solidarieta', per la nonviolenza; cfr. anche i siti: http://silviaberruto.wordpress.com e www.liberostile.blogspot.com Si veda anche l'intervista nei "Telegrammi della nonviolenza in cammino" n. 356, da cui riprendiamo la seguente breve notizia autobiografica: "Sono nata a Brescia nel 1961. Ho insegnato alcuni anni e sono stata cooperatrice sociale. Sono fotoreporter e giornalista freelance con specializzazione nel reportage sociale. Appartengo all'Associazione nazionale fotografi professionisti Tau Visual Milano, all'Ordine dei Giornalisti della Valle d'Aosta, e sono aderente a Giornalisti contro il razzismo (www.giornalismi.info/mediarom/). Il mio sito e': http://silviaberruto.wordpress.com e sono ricercatrice in ambito storico-fotografico, studio nonviolenza, o almeno ci provo. Sono ideatrice e progettista. Tra i progetti culturali piu' importanti, rinvio al mio blog e su internet. Vedere "Collettivamente Memoria (2008, 2009, 2010) e "MDS - Matti da slegare" 2009. Dal 2008 sono giornalista contro il razzismo e mi do da fare perche' altre/i si aggreghino"]

Parte del mondo nonviolento sostiene, a buon diritto, che dopo 63 anni dalla sua promulgazione, la Costituzione della Repubblica Italiana, vada attuata e non modificata.

La legge fondamentale della Repubblica, ma anche altre carte e dichiarazioni tra cui la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo - a cui oggi preferirei il termine "persona" - o la Carta dei diritti fondamentali dell'Unione Europea esprimono le basi dei patti di convivenza nelle societa' civili e politiche.

Queste carte preziose contengono, promuovono e difendono valori di fondo collettivi: i valori di tutte e di tutti e le regole per tutte e per tutti. Affinche' la convivenza civile sia reale e compiuta. Ma tutte e tre queste "carte" vanno ancora attuate nella loro totalita'.

L'articolo 3 della Costituzione della Repubblica Italiana, come l'Articolo 2 della Dichiarazione universale dei diritti umani, o l'articolo 21 "Non discriminazione" e l'articolo 23 "Parita' fra uomini e donne" della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione Europea, vanno attuati.

Per quanto attiene ai diritti/doveri collettivi mi pare che l'8 marzo dovrebbe essere giornata di riflessione e di azione su molti versanti perche' parita', pari opportunita', diritti e doveri vengono ancora percepiti, assunti e interpretati, a livello planetario, da parte dei maschi, con atteggiamenti troppo spesso riduttivi quando non omissivi. Riflessione ed azione per realizzare l'equivalenza (Pat Patfoort) delle relazioni e per un'esistenza empatica.

L'8 marzo 2011 e' strettamente collegato al 13 febbraio. Il 13 ero in piazza ad Aosta, la citta' in cui vivo, insieme ad altre donne alcune delle quali anche con un lungo e consolidato impegno politico e sociale. Un dato giornalistico segnalava 300 presenze. A me sembravamo essere molte di piu' e comunque non mi sarei sentita bene lo stesso. La foto di Sakineh sul fronte del municipio ricordava a tutti quanta strada e quante lotte ancora dobbiamo fare per l'emancipazione e per i diritti di tutte e di tutti nel mondo.

Per la parita', le pari opportunita', anche se mi piace molto di piu' il termine e il portato di equivalenza, di Pat Patfoort, di e in ogni relazione.

Agire l'empowerment allora da parte delle donne mi pare possa essere lo stile e la via. Con consapevolezza, come scelta singola e collettiva. A partire dalle parole, dai gesti e dalle azioni del quotidiano. Per ribadire, rinforzare e proporre scelte e leggi che non discriminino: ovvero che non dividano ma che uniscano. Come collettivita' mi pare che siamo ancora molto lontane/i da questo.

Per me sara' un 8 marzo nel rinnovato impegno politico e culturale per la lotta per l'emancipazione femminile nella duplice dimensione - presente e prospettica - che sento e che vivo come utopia reale e, contemporaneamente, come meta a cui tendere.

Dalle interviste che ho realizzato in piazza il 13 febbraio solo ad un campione scelto di maschi, individuati col criterio di maschi conosciuti e ritenuti soggetti sensibili (ma forse mi sbagliavo), emerge preoccupante, e ancora in essere, una cosmica lontananza dal riconoscimento di un ruolo politico attivo delle donne "che riescono e si esprimono al meglio in altri ambiti".

Dal mondo nonviolento giunge spesso il richiamo al potere e al ruolo delle donne nella storia. Spesso sono proprio i maschi a ricordarlo... L'ultima volta che ho sentito parlare del ruolo e della forza delle donne nella storia e' stato per la voce di Nanni Salio - fondatore e presidente del Centro Studi Sereno Regis, maestro e amico - il 28 gennaio scorso a Torino in occasione dell'avvio di + Respect: corso per "Decisori pubblici" con il punto di vista dei Rom. Al tavolo dei relatori solo uomini. Per un corso a cura e per l'organizzazione, in collaborazione con altri soggetti, di Idea Rom onlus: l'associazione di donne rom di Torino premiata l'8 marzo 2010 con una targa d'Onore dal Presidente della Repubblica per l'opera tesa all'integrazione sociale della propria comunita'.

More respect: fatti, non parole.

Con syn-pathia.

 

7. RIFLESSIONE. ADRIANA BOTTINI: QUESTO OTTO MARZO

[Ringraziamo Adriana Bottini (per contatti: adriana_bottini at fastwebnet.it) per questo intervento.

Adriana Bottini e' una delle figure piu' belle dell'impegno per la pace e i diritti umani di tutti gli esseri umani, lungamente impegnata nell'esperienza del "Comitato Valdimagra per la pace contro la guerra", ed in numerose iniziative di pace, di solidarieta', per i diritti con la forza della verita']

 

All'inizio degli anni Ottanta, l'8 marzo io e la mia bambina facevamo festa. Ci "viziavamo". La tenevo a casa dall'asilo, e poi da scuola; andavamo a mangiare fuori; e nel pomeriggio, con i nostri mazzetti di mimosa, a piazza del Duomo (abitavamo a Milano, che allora era una citta' amica), dove ballavamo e ci univamo ai girotondi delle donne, perlopiu' giovani (le piu' grandi e riflessive tra noi gia' denunciavano la caduta di questa ricorrenza nel consumismo), felici di essere in tante e gioiose. Ingenuo folklore?

Forse. Anche. Dal 1970 avevo vissuto, nelle riunioni di autocoscienza a casa di Carla Lonzi, l'esaltazione del pensare tra donne, con un agio mai conosciuto prima. Quando era nata la mia bambina mi ero chiesta come tradurre e trasmettere quell'esperienza a questa piccolina.

Volevo che, al di la' e al di sopra della rete delle amiche della mamma, sentisse alle spalle la forza di una tradizione femminile ben piu' antica dell'istituzione della festa della donna, una tradizione che si solennizzava con i suoi riti - e proprio l'aspetto del rito, della ripetizione di gesti partecipati e pubblici, mi sembrava fondamentale.

Quest'anno, come un bel regalo anticipato, ho vissuto il mio 8 marzo il 13 febbraio. Sono andata a Pisa. Quella emanazione di forza allegra, con in piu' lo spessore dei trenta travagliati anni intercorsi e la consapevolezza dell'attuale cupa situazione politica e civile, ha un poco ricostituito le mie forze, che ora purtroppo sono molto poche, consumate un po' dall'eta' e dalla fatica di vivere e un po' dall'averle spese nel decennio trascorso nell'impegno per il Comitato per la pace della piccola citta' in cui ora vivo, che dopo tante bellissime e importanti iniziative si e' estinto lasciando un gran vuoto. Sono grata per la Festa delle donne del 13 febbraio.

 

8. RIFLESSIONE. ILARIA CIRIACI. QUESTO OTTO MARZO

[Ringraziamo Ilaria Ciriaci (per contatti: paoloeilaria2010 at libero.it) per questo intervento.

Ilaria Ciriaci e' presidente del Mir, Movimento Internazionale della Riconciliazione, articolazione italiana del Mir-Ifor, una delle piu' importanti reti nonviolente internazionali]

 

2011: da quest'anno l'Italia ha due otto marzo.

La misura era davvero colma; la consapevolezza troppo importante per essere rimandata in la' nel tempo nella sua esternalizzazione; non era facile tacere ed aspettare. Cosi' con quasi un mese di anticipo le donne italiane e "... gli uomini che sono amici delle donne" il 13 febbraio sono scese in piazza. A dispetto delle frasi di circostanza e le feste comandate le storie delle donne sono arrivate nelle piazze di tutta Italia: non mancava proprio nessuna. Il pluralismo ha regnato ed e' stata data voce a chi normalmente nella nostra societa' non ha occasione per farsi sentire.

Nei giorni immediatamente precedenti la nauseante cronaca quotidiana in merito agli scandali italiani mi aveva fatto balenare in mente un episodio, un'immagine che piu' di ogni altra cosa mi aiutava a razionalizzare gli avvenimenti di difficile digestione.

L'episodio e' raccontato nel vangelo di Matteo che narra di una festa a corte del re Erode presenziata da altri dignitari e uomini di potere durante la quale una giovane ragazza, ancora sottomessa all'autorita' della madre, danza in maniera cosi' sensuale da attirare irresistibilmente le attenzioni del re; il quale, soggiogato, gli offre in cambio qualunque cosa e la ragazza, per volere della madre, chiede la testa del Battista. Il re pur rattristato non puo' negargliela perche' si e' compromesso davanti agli altri convitati. Un oppositore politico, un pericoloso rivoluzionario in cambio di una serata, che possiamo immaginare all'insegna dell'eros, nel palazzo del potere.

Ma le vittime da annoverare sono sicuramente due, comprendendo anche la giovane ragazza svenditrice della sua sensualita' al miglior offerente che per un momento della storia ha avuto il potere di piegare alla sua volonta' la mano di un re.

Paragone sin troppo facile con le ragazze che sono passate senza neanche lasciare la traccia di un nome dentro i palazzi del potere con la prospettiva di realizzare i propri desideri. Ma quando il potere e' gestito sulla base dei desideri individuali di chi lo detiene non porta frutti equi e benessere per tutti, ma solo a chi accetta di entrare in quella prospettiva. Le scorciatoie non sempre si rivelano le strade migliori da percorrere; e non sempre il prezzo da pagare per servirsene e' accettabile, come non lo e' il sistema che concepisce rapporti di potere ad uso esclusivo.

Vorrei dedicare questo otto marzo a tutte le Salome' del nostro tempo.

 

9. RIFLESSIONE. FLORIANA LIPPARINI: OTTO MARZO, NON SOLO PAROLE

[Ringraziamo Floriana Lipparini (per contatti: effe.elle at fastwebnet.it) per questo intervento.

Floriana Lipparini, giornalista, ha lavorato per numerosi periodici, tra cui il mensile "Guerre e Pace", che per qualche tempo ha anche diretto, occupandosi soprattutto della guerra nella ex Jugoslavia. Impegnata nel movimento delle donne (Collettivo della Libreria Utopia, Donne per la pace, Genere e politica, Associazione Rosa Luxemburg), ha coordinato negli anni del conflitto jugoslavo il Laboratorio pacifista delle donne di Rijeka, un'esperienza di condivisione e relazione nel segno del femminile, del pacifismo, dell'interculturalita', dell'opposizione nonviolenta attiva alla guerra. E' autrice del libro Per altre vie. Donne fra guerre e nazionalismi, edito nel 2005 in Croazia da Shura publications in edizione bilingue, italiana e croata, e nel 2007 pubblicato in Italia da Terrelibere.org in edizione riveduta e ampliata. Si veda anche l'intervista in "Coi piedi per terra" n. 389]

 

Non amo le celebrazioni rituali, ma trovo importante lo spazio dato alle parole delle donne in occasione dell'8 marzo, anche se per la verita' e' una vita che parliamo di noi e del mondo, ed esprimiamo in mille modi, con ricerche, analisi, riflessioni, storie, il nostro sentire di fronte al millenario squilibrio che determina un intollerabile "destino" di genere.

La storia si fa e si disfa, non c'e' nulla di "naturale" in tutto questo, ma solo una lunga, inaccettabile prevaricazione che purtroppo persino alcune donne hanno introiettato come "destino". Donne di ogni latitudine, senza differenze gerarchiche tra Occidente e resto del mondo, o tra modernita' e arcaismo.

Avere consapevolezza di se' e del proprio diritto alla liberta' dovrebbe essere una condizione normale per ogni essere umano, ma per molte donne e' stata una faticosa conquista pagata con lacrime e sangue. Lo diciamo e l'abbiamo detto con fiumi di parole.

Ora pero', sebbene io ami le parole delle donne, e sia io stessa "vissuta" di parole, sento necessario cambiare strada, perche' non possiamo aspettare altri millenni. Penso a un diverso modo di agire politico (nel senso alto della "polis", lo spazio del vivere quotidiano). Il sistema creato dall'ordine patriarcale non sembra permeabile a mutamenti radicali e profondi, una sorta di meccanica inerzia ne determinera' forse la rovina ma non la trasformazione, almeno non in tempi accettabili rispetto alle nostre vite.

Penso che dovremmo spostarci su un altro terreno, percorrere altre strade, coltivare lo "spazio tra", praticando nei fatti piccoli esperimenti di socialita' urbana alternativa, radicalmente alternativa ai modelli dominanti. Questo stiamo cominciando a pensare nel piccolo gruppo di donne con cui lavoro da circa un anno, qui a Milano (leventicinqueundici.noblogs.org).

Alternativo il gruppo lo e' gia' abbastanza nella sua composizione, perche' siamo donne di tre generazioni diverse, dagli oltre 60 fino a poco piu' di 20, passando per i 40. Il miracolo sta nel fatto che ci ascoltiamo e ci capiamo, e che condividiamo un disagio ma anche una visione del mondo, un desiderio di trasformazione, una voglia di sperimentare. Naturalmente abbiamo differenze, e vivaci discussioni, ma questa ci sembra una ricchezza.

Il nucleo del gruppo e' consolidato ma aperto. Ciascuna di noi coltiva altri ambiti di relazione politica, fra donne e nell'antirazzismo, e quindi le idee e le proposte s'irradiano come cerchi concentrici sempre piu' ampi verso l'esterno.

Cosa significa praticare alternative? A quali progetti stiamo pensando? Mescolarsi con persone giunte da altri paesi, incontrarle, frequentarle, contrastando nei fatti la chiusura razzista delle nostre amministrazioni comunali, provinciali e regionali. Tenere gli occhi aperti sulle violenze nascoste che colpiscono soprattutto le donne, nei Cie o nei campi rom, e denunciarle. Inventarsi forme di economia autogestita, da contrapporre al consumismo predatorio. Coltivare spazi verdi e orti in citta', sottraendoli alla speculazione edilizia. Fare una mappa degli edifici abbandonati perche' si possano riutilizzare come case a prezzi accessibili e punti d'incontro sociale, invece di abbatterli per farne residenze di lusso. E' solo qualche esempio di cio' che si puo' cominciare a fare per trasformare dal basso questo mondo in cui non ci riconosciamo. Per stare meglio nelle nostre vite. Per costruire nuove capacita' di relazione fra i generi e bandire la violenza da ogni rapporto sessuale...

Perche' ho raccontato questa piccola storia? Perche', sinceramente, credere che tutto questo sia possibile e' per me forse l'unico modo di celebrare l'8 marzo, come lotta e come speranza.

 

10. RIFLESSIONE. NADIA NERI: QUESTO OTTO MARZO

[Ringraziamo Nadia Neri (per contatti: nadianeri at hotmail.com) per questo intervento.

Nadia Neri e' psicologa analista, membro didatta dell'Associazione Italiana e Internazionale di Psicologia Analitica, vive e lavora a Roma; ha esplorato in articoli e saggi alcuni aspetti della dimensione psichica femminile; ha pubblicato, tra l'altro, numerosi studi su Etty Hillesum (il primo, del 1988, e' tradotto in olandese). Opere di Nadia Neri: Oltre l'Ombra. Donne intorno a Jung, Borla, Roma 1995; Un'estrema compassione: Etty Hillesum testimone e vittima del Lager, Bruno Mondadori, Milano 1999 (ora in ristampa presso la casa editrice Borla); (a cura di), L'odio. Irreparabile?, "Quaderni di Psicoterapia Infantile" - Borla, Roma 2007]

 

Questo e' un 8 marzo molto particolare perche' da una parte con la manifestazione del 13 febbraio si e' riaperta una speranza, fondata e che prepara nuovi cambiamenti nei quali le donne sono in prima linea, dall'altra assistiamo ad un cambiamento epocale nei paesi arabi, nei quali le donne sono in piazza con gli uomini e sono numerose e decise perche' lottano anche per la loro liberazione.

Ma da noi la realta' delle donne e' tornata indietro nel lavoro ( precariato, mobbing, divieto illegale alla maternita'), nelle famiglie, e soprattutto gli aiuti alla maternita' inesistenti. Se pensiamo poi alla carenza di asili nido pubblici e la diminuzione del tempo pieno... ci sentiamo veramente male e ci indigniamo.

Anche nel mio lavoro di psicoanalista mi sembrano aumentati i casi di maltrattamenti (del marito o compagno sulla donna) cosi' come gli abusi, ma ancora oggi la donna va aiutata incredibilmente a non colludere con l'uomo, partner, padre, padrone, che la maltratta, sentendosi in qualche modo colpevole (a livelli inconsci) e quindi meritevole del maltrattamento. Ma diciamo anche con sollievo che moltissime riescono ad indignarsi e a cercare un aiuto a ribellarsi.

Questo sara' un anno particolare per le donne e tutte siamo chiamate ad essere in prima linea e a lottare insieme senza dividerci con un protagonismo "maschile" che ha influenzato alcune anche prima del 13 febbraio.

 

11. RIFLESSIONE. ANTONIA SANI: QUESTO OTTO MARZO

[Ringraziamo Antonia Sani (per contatti: antonia.sani at alice.it) per questo intervento.

Antonia Baraldi Sani, nata a Ferrara nel 1936, vive a Roma; e' docente di materie letterarie nella scuola secondaria superiore. E' tra i membri fondatori del Comitato nazionale "Scuola e Costituzione" (1985) e presidente del Crides (Centro Romano  di Iniziativa per la Difesa dei Diritti nella Scuola), che rappresenta l'articolazione romana del Comitato Nazionale Scuola e Costituzione. Fa parte della Giunta Esecutiva dell'Associazione "Carta 89", fondata da F. Gentiloni, M.A. Manacorda, E. Garin, R. Luporini, F. Gianpiccoli, per la difesa della laicita' dello Stato; è membro della giunta della Consulta Romana per la Laicita' delle Istituzioni. E' stata presidente del "Comitato per la difesa e il rlancio della Costituzione" di Roma (1990-'97). E' tra i soci fondatori della "Associazione per la scuola della repubblica"(1999). E' stata consigliera circoscrizionale (Roma, II Circoscrizione) per due consiliature come rappresentante del Pdup, e, successivamente, come indipendente nelle liste del Pci (1981-1989). Ha fatto parte del Consiglio Scolastico Provinciale di Roma come insegnante di scuola superiore. Dal 2007 e' presidente della sezione italiana della Wilpf (Lega Internazionale di Donne per la Pace e la Liberta'). Collabora a vari quotidiani e periodici di ispirazione laica, tra i quali "Laicita'", "Ecole", "Alternative", "Italialaica (on line)", "Il paese delle donne", Critica liberale", oltre a raccolte di saggi]

 

L'otto marzo 2011 sara' ricordato come un otto marzo in cui le donne hanno riacquistato visibilita'. Unisco a queste mie riflessioni una galoppata in versi attraverso la storia di questa giornata a partire dal secondo dopoguerra. L'ho scritta nel 1997, un anno grigio in cui ne' donne ne' mimose tenevano piu' la scena. Il disinteresse sembrava aver avvolto l'aspetto pubblico della "festa", che sembrava sopravvivere soltanto negli ambienti lavorativi - in particolare impiegatizi - dove la consueta cena con le colleghe non poteva essere cancellata. Ma quest'anno sara' (mancano ormai poche ore) diverso.

Le premesse per un otto marzo partecipato ci sono tutte.

Non sono solo le violenze sulle donne, sempre piu' numerose nel mondo al punto da indurre l'Onu a dichiarare il 25 novembre "giornata internazionale contro la violenza sulle donne", non sono solo le immagini raccapriccianti di stupri, le morti terribili di giovanissime, presentate con morbosita' e dovizia di particolari su web ed emittenti televisive in massacrante concorrenza... (il muro della Casa internazionale delle donne di Roma non e' piu' sufficiente a contenere le lapidi cartacee di tutte le giovani, meno giovani, anziane, assassinate per mano di uomini - mariti, compagni, ex fidanzati,  pretendenti respinti - tutti incapaci di resistere all'affronto di una rivendicata autonomia). Il dramma e' stato trasformato dai media in spettacolo, e lo spettacolo ha trasformato in questi anni le donne in spettatrici distratte, prive di iniziativa, incapaci di percepire la tragedia mondiale che  incombe sul genere. Cosi' come sono stati trasformati in spettatori i cittadini, privi di riferimenti politici validi, appollaiati davanti alle tv ad aspettare la battuta della serata - Travaglio, Crozza, Vauro, Di Pietro, Grillo, Vergassola, e, magari, Benigni.

Ma ora... e' scoppiata la scintilla. Come? Quando esattamente? E' la stessa domanda che ci poniamo per spiegarci come abbia potuto ribellarsi di colpo tutto il Maghreb senza un burattinaio identificabile.

Da noi la scintilla e' forse scoppiata un po' alla volta, accesa dalle mobilitazioni in difesa della scuola pubblica, del posto di lavoro, dei servizi che mancano: le donne sono insegnanti, madri, studentesse, precarie. La lotta per la sopravvivenza si e' andata facendo sempre piu' dura, piu' contiguo il contatto con le donne migranti, piu' diffusa la battaglia per il diritto ai beni comuni.

Le ragazze di oggi sono meno sensibili al separatismo delle donne delle generazioni precedenti; le liberta' acquisite per trasmissione, anche se non piene e non ovunque, la condizione subalterna di tanti giovani uomini, hanno deviato l'orizzonte dalla priorita' della questione di genere in favore di una solidarieta' con l'altro sesso, di una condivisione delle lotte, estranea al femminismo degli anni '70.

Di questo hanno saputo tener conto le organizzatrici del 13 febbraio, che hanno saputo porre l'accento sui temi della vita quotidiana, sulle ragioni concrete di rivendicazioni connesse al genere, ma capaci di coinvolgere anche donne che con un passato  femminista non avevano avuto a che fare, ragazze che diffidano del termine "femminismo" considerandolo vecchio e fuori tempo come la parola "comunismo". Si e' trattato di operare con coraggio e acume sulla desertificazione operata da quindici anni di berlusconismo.

Una mano, anzi una grande mano, e' venuta provvidamente in loro aiuto proprio dal nostro Presidente del Consiglio. I suoi comportamenti, evidenziati in ogni particolare da un'informazione che vi ha intinto spregiudicatamente le mani una volta imboccata la strada degli scandali sessuali, potevano rappresentare il motore in grado di coagulare una visibile opposizione femminile. Gli ingredienti c'erano tutti: le somme vertiginose a ragazze che si prostituivano mentre le donne faticano ad arrivare alla fine del mese, un mondo di politici dediti ai loro piaceri anziche' ai problemi del paese, la storia di Ruby minorenne, le cariche pubbliche decise nell'alcova... Qualcosa del genere era gia' avvenuto l'anno scorso con la minorenne Noemi Letizia, ma lo scandalo era caduto nel vuoto, nel pettegolezzo.

Qui sta il merito di chi ha saputo trarne la linfa per rivitalizzare la partecipazione reale delle donne nelle piazze, una partecipazione come mai si era vista.

A questo punto sono necessarie alcune riflessioni. Personalmente non mi sono sentita di aderire all'appello del 13 febbraio, e, in un primo momento avevo pensato di non aderire neppure alla manifestazione. Il motivo era rappresentato dal fatto che mi sembravano troppo in primo piano certi risvolti moralistici (i piu' facili per suscitare scandalo, del tipo "io non mi riconosco in quelle donne che offendono la dignita' di tutte le donne", o, al contrario, "siamo tutte Ruby") e troppo in ombra quello che a mio giudizio avrebbe dovuto essere il vero obiettivo della manifestazione: il rifiuto da parte delle donne di un capo del governo che usava le cariche pubbliche come fossero sua proprieta' offrendole come compenso per i suoi piaceri personali. Inoltre mi dava fastidio l'abilita' della costruzione mediatica che a mio giudizio strumentalizzava le donne - con l'appoggio dietro le quinte dei partiti di opposizione - tirando in ballo concetti e rivendicazioni radicate nell'immaginario femminile tradizionale, anziche' puntare sulla corruzione e sulle molte azioni scandalose compiute spudoratamente da Berlusconi, di cui le feste di Arcore sono solo un tassello.

Mi sono pero' resa conto che una volta lanciate nelle piazze tutte le tematiche e rivendicazioni femminili, si imponeva l'obbligo di essere presenti; cosi' ho partecipato a Roma - pur con le tante riserve - alla grandiosa manifestazione di Piazza del Popolo (che se fosse stata indetta nello spirito che avrei auspicato, non avrebbe certo riscosso quel successo...).

Nei giorni intercorsi tra il 13 febbraio e l'8 marzo si sono intrecciati, giustapposti, sovrapposti - come era prevedibile - commenti e riflessioni di ogni genere: dalle femministe fortemente critiche per non avere riscontrato nell'appello e negli slogan della manifestazione i contenuti del femminismo, a gruppi e movimenti di donne che pur essendo state nelle piazze hanno tenuto a distinguersi dall'immagine di donne "perbene" veicolata nei presupposti dell'appello. Si e' discusso tanto, ci si e' confrontati sul web sul concetto di dignita', di decoro, di liberta' di scelta, sul significato di  prostituzione, di fascino del potere. Da questo vivace scambio di riflessioni, che a mio avviso ha rappresentato il lascito piu' significativo della manifestazione, ne esce un otto marzo inevitabilmente diviso, poiche' la piazza del 13 febbraio non rappresentava un'unita' intrinseca.

Le organizzatrici del 13 febbraio hanno lanciato nuovamente la parola d'ordine "Se non ora quando", ma - senza il collante unificante della richiesta di dimissioni di Berlusconi - la forza dei blog, facebook, delle associazioni e sindacati contigui al Pd non riusciranno a impedire in qualche misura una diaspora, derivante dal chiarimento delle posizioni.

Le donne di "Se non ora quando" invitano le donne a rendersi visibili con fiocchi rosa da applicare ovunque; ma la loro non sara' la piazza del movimento di donne "riprendiamoci le nostre vite... indecorose e libere!" che a Roma invita a indossare "qualcosa di rosso" e dara' vita a un corteo carnevalesco notturno per le strade del centro, affidando allo sciopero generale i temi del lavoro; la Casa internazionale delle donne dopo una serie di incontri preparatori, invita l'otto marzo a un incontro pomeridiano su "Donne e Islam nello spazio pubblico"; il Centro femminista separatista invita a una serata con proiezione di film e cena... E si moltiplicano gli incontri con le donne migranti... Ogni iniziativa sollecita a partecipare alla propria!

In tutte le citta', dunque, un otto marzo plurale.

Ma ovunque si potra' dire che le donne hanno ripreso a scendere in piazza: non piu' nelle forme ideologiche, unitarie di decenni non  riproponibili, ma inseguendo contatti nati su facebook, cercando di capire i distinguo, con chi mettersi...

Cio' che conta e' che dai tanti rivoli liberi nasca una consapevolezza comune delle lotte che le donne di tutto il mondo devono ancora affrontare per il riconoscimento di diritti negati.

 

12. POESIA E VERITA'. ANTONIA SANI: MIMOSE

[Ringraziamo Antonia Sani (per contatti: antonia.sani at alice.it) per averci messo a disposizione questi versi]

 

Ciuffi di tenero giallo

luminoso sul rayon precoce

delle bluse rosse nel vento di marzo

cinquant'anni fa

 

Brillano le mimose sui seni tracagnotti

delle donne venute dalle campagne

a sfilare per le citta' padane

con cipiglio

 

Le figlie slanciate della societa' benpensante

lanciano occhiate furtive, ignare:

la mimosa liberty dei giardini di casa

e' piu' verde, piu' umbratile...

 

Corrono i compagni per gli uffici, allegri

coi mazzi di mimosa tra le mani

per le compagne, di buon mattino

E' l'otto marzo di trent'anni fa

 

Sciamano le ragazze a migliaia nei cortei

mimose, nastri, girotondi, zoccoli

Con le madri di tante battaglie "Tremate tremate

le streghe son tornate..."

 

Mimose vere, mimose finte, mimose nei bar

mimose nella metro, mimose sui dolci,

mimose ai maschi teneramente donate con un bacetto

E' il grande business di due anni fa

 

Braccia di extracomunitari esterrefatti, disperati, annoiati

agitano mazzi argentei di mimose invendute

Giacche di donne, marron, nere, grigie, cerniere senza luce

Caparbio, un rametto sporge da una spalla impettita

E' l'otto marzo di poche ore fa

 

Roma, 8 marzo 1997

 

13. INCONTRI. SI E' SVOLTO IL 6 MARZO A VITERBO UN INCONTRO DI FORMAZIONE NONVIOLENTA

[Riceviamo e diffondiamo]

 

Domenica 6 marzo 2011 presso il centro sociale occupato autogestito "Valle Faul" di Viterbo si e' svolto un nuovo incontro del percorso di formazione e informazione nonviolenta che prosegue settimanalmente dal 2009.

In apertura dell'incontro sono state analizzate le ultime vicende relative alla questione del mega-aeroporto a Viterbo, ed e' stato confermato l'impegno ad impedire la realizzazione di un'opera nociva e distruttiva, insensata ed illegale, che devasterebbe irreversibilmente la preziosa area naturalistica, archeologica e termale del Bulicame.

Sono stati quindi esaminati gli ultimi sviluppi della questione della presenza di arsenico nelle acque destinate al consumo umano, e si e' confermato l'impegno per la prosecuzione dell'iniziativa per ottenere la completa dearsenificazione dell'acqua da bere.

Si e' poi riflettuto sull'impegno per il risanamento dell'ecosistema lacustre del lago di Vico, per la salubrita' delle acque e per il diritto alla salute della popolazione dell'area circumlacuale, confermando la prosecuzione dell'iniziativa di richiesta alle istituzioni di interventi adeguati, necessari ed urgenti.

Si e' confermato altresi' l'impegno contro la guerra e contro il razzismo, di solidarieta' con profughi e migranti e di sostegno ai popoli in lotta per la democrazia con la scelta della nonviolenza.

Si e' poi riflettuto sul positivo andamento dell'iniziativa per il diritto allo studio promossa da alcuni mesi e su come estenderla anche con un lavoro di formazione di persone formatrici.

In questo ambito si sono svolti alcuni approfondimenti, in particolare sul Corso di linguistica generale di Ferdinand de Saussure; su questioni di antropologia e ricerca scientifica; e su alcuni lineamenti fondamentali del diritto.

Si e' quindi riflettuto su come il pensiero e la lotta delle donne costituisca il punto di riferimento fondamentale nell'impegno nonviolento per i diritti umani di tutti gli esseri umani, e si sono rievocate alcune delle fondamentali figure del pensiero e dell'azione femminista da Olympe de Gouges ad oggi, anche in preparazione dell'iniziativa che si svolgera' martedi' 8 marzo a partire dalle ore 18 presso il medesimo centro sociale con la partecipazione della dottoressa Antonella Litta.

*

Le persone partecipanti all'incontro

Viterbo, 6 marzo 2011

Per comunicazioni: partecipanti agli incontri di formazione alla nonviolenza presso il centro sociale "Valle Faul", strada Castel d'Asso snc, 01100 Viterbo, e-mail: viterbooltreilmuro at gmail.com, e anche: "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo, strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, e-mail: nbawac at tin.it

 

14. INCONTRI. A CAPRANICA IL 10 MARZO

[Riceviamo e diffondiamo]

 

Giovedi' 10 marzo 2011 a Capranica (Vt), con inizio alle ore 17,30, presso la Sala Nardini, avra' luogo un incontro-dibattito sul tema "Acqua all'arsenico: effetti sulla salute, situazione della potabilita' della locale acqua e soluzioni possibili".

Relatrice la dottoressa Antonella Litta, dell'Associazione italiana medici per l'ambiente - Isde (International Society of Doctors for the Environment - Italia).

 

15. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

 

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.

Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:

1. l'opposizione integrale alla guerra;

2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;

3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;

4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.

Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.

Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

 

16. PER SAPERNE DI PIU'

 

Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it

Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 488 dell'8 marzo 2011

 

Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it, sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

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