Coi piedi per terra. 430



 

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COI PIEDI PER TERRA

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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino"

Numero 430 del 29 novembre 2010

 

In questo numero:

1. "Associazione italiana medici per l'ambiente" di Viterbo: Gli interventi immediati e necessari per ridurre l'esposizione delle persone all'arsenico e per il rispetto di quanto stabilito dalla Commissione europea

2. Il caso Enav-Finmeccanica: una conferma

3. Paolo Arena e Marco Graziotti intervistano Sergio Albesano (parte seconda e conclusiva)

4. Alcune interviste ed alcuni interventi sulla situazione della nonviolenza oggi in Italia

5. Per contattare il comitato che si oppone al mega-aeroporto di Viterbo e s'impegna per la riduzione del trasporto aereo

 

1. DOCUMENTI. "ASSOCIAZIONE ITALIANA MEDICI PER L'AMBIENTE" DI VITERBO: GLI INTERVENTI IMMEDIATI E NECESSARI PER RIDURRE L'ESPOSIZIONE DELLE PERSONE ALL'ARSENICO E PER IL RISPETTO DI QUANTO STABILITO DALLA COMMISSIONE EUROPEA

[Riceviamo e diffondiamo]

 

La Commissione Europea il 28 ottobre 2010 con il documento n. C(2010)7605 ha respinto la richiesta dell'Italia per una ulteriore deroga del parametro Arsenico, elemento tossico e cancerogeno, nelle acque destinate a consumo umano.

L'Associazione italiana medici per l'ambiente - Isde (International Society of Doctors for the Environment - Italia) di Viterbo, nel  giudicare grave il persistere dei ritardi nella predisposizione ed attuazione di atti a tutela della salute pubblica, corrispondenti a quanto stabilito dal documento in questione, propone, nel rispetto del principio di precauzione, una serie di azioni ed interventi di realizzazione immediata e tesi alla riduzione del rischio sanitario per le popolazioni dei Comuni interessati da questa problematica ambientale:

1) fornire immediatamente acqua dearsenificata da fonti alternative, anche con autobotti: alle scuole, agli asili-nido, agli ospedali, alle industrie alimentari, a tutti gli esercizi pubblici, alle donne in gravidanza, ai malati, ai bambini e ai neonati;

2) informare in forma ampia e diffusa la popolazione circa i rischi derivanti dall'assunzione di alimenti e acqua con presenza di Arsenico;  utilizzare a questo fine: radio, televisioni, giornali, manifesti e circolari da inviare nei presidi sanitari di tutta la regione Lazio;

3) allestire in  ogni Comune interessato da questa problematica ambientale piu' punti di approvvigionamento di acqua dearsenificata;

4) utilizzare l'acqua degli acquedotti comunali solo per uso igienico-sanitario;

5) verificare che in ogni Comune, che precedentemente era sottoposto a regime di deroga per l'Arsenico, siano emanate e fatte rispettare le ordinanze di non potabilita' dell'acqua;

6) iniziare in ogni Comune un monitoraggio settimanale del valore dell'Arsenico su tutti i punti di emungimento delle acque, al fine di poter determinare, in un periodo di 6-12 mesi, una realistica media dei valori di Arsenico e quindi, e solo dopo questo monitoraggio, se i valori risulteranno tutti entro e al di sotto dei 20 microgrammi/litro sara' possibile ritirare le ordinanze di non potabilita' delle acque ma sempre nel rispetto di quanto sara' stabilito successivamente dalla Commissione europea;

7) acquisire i risultati degli accertamenti delle Asl relativamente al rispetto del divieto di uso di acqua contenente Arsenico sia come bevanda che per le preparazioni alimentari;

8) acquisire le cartografie degli acquedotti comunali e verificare il funzionamento di eventuali dearsenificatori gia' operativi;

9) approntare immediatamente impianti mobili di dearsenificazione, che possano successivamente diventare definitivi e che utilizzino le migliori tecniche di dearsenificazione (per esempio quelle che assorbono l'arsenico su granulati naturali rigenerabili) senza compromettere le qualita' organolettiche delle acque trattate e senza rilasciare in esse dannosi  residui dei processi di dearsenificazione;

10) chiedere garanzie almeno decennali sull'impiantistica di dearsenificazione proposta e contratti di fidejussione a tutela dei pubblici investimenti.

L'Associazione italiana medici per l'ambiente di Viterbo propone gli interventi di cui sopra per l'estrema urgenza di ridurre subito l'esposizione delle popolazioni all'Arsenico.

L'Arsenico infatti e' un elemento tossico, classificato dall'Agenzia internazionale di ricerca sul cancro (I.A.R.C.) come elemento cancerogeno certo di classe 1 e posto in diretta correlazione con molte patologie oncologiche e in particolare con il tumore del polmone, della vescica, del rene e della cute. L'esposizione a questo elemento e' stata associata anche a cancro del fegato e del colon e una sempre piu' consistente documentazione scientifica ne evidenzia un ruolo eziopatogenetico anche nelle malattie cardiovascolari, neurologiche e neurocomportamentali; nel diabete di tipo 2; in alcune patologie dermatologiche e dell'apparato respiratorio; nei disturbi della sfera riproduttiva e nelle malattie ematologiche.

Proprio per queste evidenze scientifiche il Decreto legislativo n. 31 del 2 febbraio 2001, modificato e integrato con successivo D. Lgs. 27/02, in recepimento della Direttiva  europea 98/83/CE, sin dal dicembre 2003, aveva indicato il limite massimo per l'Arsenico nelle acque destinate a consumo umano  in 10 microgrammi/litro e concesso periodi di deroga a questo limite, fino a 50 microgrammi/litro, solo perche' si realizzassero interventi efficaci e definitivi.

L'Associazione italiana medici per l'ambiente di Viterbo nel chiedere che si ponga fine ad ogni ulteriore colpevole ritardo nella soluzione di questo problema, auspica da parte di tutte le istituzioni  preposte un impegno ancora piu' forte e coerente per far rispettare il diritto alla salute, come sancito dall'art.32  della Carta Costituzionale, e quanto disposto nel gia' richiamato documento della Commissione europea.

Associazione italiana medici per l'ambiente - Isde (International Society of Doctors for the Environment - Italia) di Viterbo

Viterbo, 29 novembre 2010

 

2. EDITORIALE. IL CASO ENAV-FINMECCANICA: UNA CONFERMA

 

Il caso Enav-Finmeccanica conferma una volta di piu' quali reali interessi iniqui ed illeciti presiedano a parte non irrilevante del business del trasporto aereo.

E quali gruppi di potere affaristici, e con quali operazioni criminali, agiscano in questo ambito.

La magistratura faccia piena luce, e tutti i responsabili di reati siano smascherati e condannati.

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Una volta di piu' viene confermata la giustezza dell'opposizione al dissennato incremento del trasporto aereo e delle strutture aeroportuali e ai gruppi di interesse che per fini immorali ed illeciti lo promuovono.

Una volta di piu' viene confermata la verita' che difesa del territorio, difesa della salute, difesa della legalita', difesa della democrazia coincidono.

Una volta di piu' viene confermata la necessita' dell'impegno sia dei cittadini che delle istituzioni democratiche per impedire che scellerate cricche di saccheggiatori, devastatori ed inquinatori prevalgano delittuosamente sul bene comune.

 

3. LA NONVIOLENZA OGGI IN ITALIA. PAOLO ARENA E MARCO GRAZIOTTI INTERVISTANO SERGIO ALBESANO (PARTE SECONDA E CONCLUSIVA)

[Ringraziamo Paolo Arena (per contatti: posta.paolo.arena at gmail.com) e Marco Graziotti (per contatti: graziottimarco at gmail.com) per averci messo a disposizione questa intervista a Sergio Albesano che pubblichiamo pressoche' integralmente; la prima parte e' apparsa in "Coi piedi per terra" n. 385 del 15 ottobre 2010.

Paolo Arena e Marco Graziotti fanno parte della redazione di "Viterbo oltre il muro. Spazio di informazione nonviolenta", un'esperienza nata dagli incontri di formazione nonviolenta che si svolgono settimanalmente a Viterbo.

Sergio Albesano e' impegnato nei movimenti di pace, di solidarieta' e per la nonviolenza, cura una rubrica di storia e una di libri su "Azione nonviolenta". Opere di Sergio Albesano: Storia dell'obiezione di coscienza in Italia, Santi Quaranta, Treviso 1993; con Bruno Segre e Mao Valpiana ha coordinato la realizzazione del volume di AA. VV., Le periferie della memoria. Profili di testimoni di pace, coedizione Anppia e Movimento Nonviolento, Torino-Verona 1999. Si veda anche la risposta alla penultima domanda di questa intervista]

 

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e organizzazioni sindacali: quali rapporti?

- Sergio Albesano: Il rapporto fra nonviolenza e organizzazioni sindacali e' molto critico, poiche' queste ultime in genere difendono il particulare dei loro rappresentati senza inquadrarlo in un quadro politico e sociale piu' ampio. Ma questa domanda e' molto simile a una precedente che mi e' stata posta, per cui rimando alla risposta che ho gia' dato.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e agenzie della socializzazione: quali rapporti?

- Sergio Albesano: Non ho le competenze per rispondere a questa domanda.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e pratiche artistiche: quali rapporti?

- Sergio Albesano: Secondo me l'arte deve rispettare canoni estetici e non deve mai trasformarsi in comizio. Quindi possono esserci forme artistiche che denunciano situazioni di violenza e di sopraffazione, ma l'intento principale di un'opera d'arte deve essere proprio quella di essere un'opera d'arte. Altrimenti diventa un'altra cosa (discorso, denuncia, dichiarazione, ecc.) che puo' avere una sua validita', ma che nulla ha a che fare con il mondo delle creazioni artistiche. Dico questo perche' spesso si sono visti, soprattutto nel passato, tentativi di arte la cui prima preoccupazione era quella di denunciare un certo vizio politico; la sensazione che prendeva lo spettatore alla fine era quella di aver assistito a un comizio, non di aver visto un'opera d'arte. Quindi, fatta salva l'intenzione artistica in primis, ci possono essere, e ce ne sono tante, opere artistiche che parlano piu' di mille discorsi. Facciamo un esempio: quando Picasso dipinse Guernica denuncio' un fatto gravissimo, ma al tempo stesso creo' un'opera d'arte.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e amicizia: quale relazione? E come concretamente nella sua esperienza essa si e' data?

- Sergio Albesano: Fra gli amici della nonviolenza ho trovato molte persone che stimo e rispetto e che sento che ricambiano questi miei sentimenti, ma non ho mai trovato amicizie nel senso piu' intimo del significato che do a questo termine, probabilmente per una mia difficolta' relazionale. Piu' compagni che amici, insomma; persone con le quali confrontarsi, organizzare, discutere, aiutarsi, volersi bene, ma nessuno con il quale mi sentirei di confidarmi per problematiche di carattere profondamente personale.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e percezione dell'unita' dell'umanita': quale relazione e quali implicazioni?

- Sergio Albesano: In un incontro, alcuni anni fa, Giuliano Martinetti affermo' che ognuno di noi fa riferimento a un determinato gruppo sociale, che puo' essere la tribu', l'etnia, la nazione, ecc. Egli aggiungeva che, grazie alla nonviolenza, si sentiva parte del gruppo sociale dell'intera umanita'. La sua affermazione ricorda l'aneddoto di Albert Einstein quando al momento di emigrare dalla Germania nazista dovette indicare sul documento la razza di appartenenza ed egli scrisse "umana". Ognuno di noi si sente parte di un gruppo sociale che offre sicurezza e che in cambio chiede un'adesione che puo' arrivare fino al sacrificio supremo. Questi gruppi spesso sono determinati non tanto da cio' che accomuna i loro membri, ma da cio' che li contraddistingue dagli altri, cioe' dall'esclusione nei riguardi dell'altro. Cio' giustifica le guerre, le pulizie etniche, i razzismi. La nonviolenza invece ci porta a sentirci parte dell'unico complesso umano e di conseguenza, se facciamo tutti parte dello stesso gruppo, non siamo portati a combattere fra di noi, a dividerci, a escluderci, ma a collaborare.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e politica: quale relazione?

- Sergio Albesano: La nonviolenza e' politica, come recitava il titolo di un convegno di alcuni anni fa. Infatti promuovere una societa' basata su principi nonviolenti e' un'attivita' prettamente politica. Se pero' si ponesse la domanda se gli amici della nonviolenza dovrebbero entrare nei partiti esistenti o addirittura fondarne loro uno per poter agire piu' direttamente sulla cosa pubblica, la faccenda e' tutta un'altra. Secondo me, non bisogna estraniarsi dalla gestione della nostra democrazia e quindi, per coloro che se la sentono, e' una buona iniziativa quella di intervenire, come amministratori, nella gestione delle citta' e dello Stato, cercando di non farsi contaminare dalle logiche del potere ma di mantenere la purezza dei propri ideali e delle proprie azioni. Se poi si ponesse una domanda riguardante in quali partiti inserirsi per portare avanti un discorso di tale genere, non so che cosa rispondere, perche' il panorama e' desolante. Infine, se si ponesse una domanda sulla possibilita' di creare un partito nonviolento, il mio parere e' negativo. La nonviolenza e' l'aggiunta di persuasione che puo' essere data a tutti coloro che lavorano, da qualsiasi parte, con buona volonta' per il bene comune.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e vita quotidiana: quale relazione?

- Sergio Albesano: Tra nonviolenza e vita quotidiana esiste una relazione fondamentale e strettissima. Infatti la nonviolenza non e' un ideale astratto e irraggiungibile, ma uno stile di vita da cui derivano comportamenti concreti. Avere rapporti di condivisione con i vicini di casa, di gentilezza con gli altri automobilisti, di collaborazione con i colleghi, di amore per i propri cari, differenziare l'immondizia, avere una dieta vegetariana, essere attenti a cio' che si compra quando si fa la spesa, non utilizzare le pellicce, attuare la semplicita' volontaria nella propria vita, cercare di inquinare il meno possibile, evitare gli sprechi, utilizzare la bicicletta al posto dell'automobile quando si puo': questo significa vivere la nonviolenza.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e cura del territorio in cui si vive: quale relazione?

- Sergio Albesano: Anche in questo caso la relazione e' fondamentale. Infatti la nonviolenza e' naturalmente ecologista, sia perche' ha in se' il rispetto di tutte le creature viventi, umane, animali e vegetali, sia perche' attraverso la preservazione dell'ambiente facciamo un'opera di amore verso le generazioni future. Al contrario, usare la Terra per i nostri comodi passeggeri, senza curarsi di cio' che lasceremo ai nostri pronipoti, e' un gravissimo atto di egoismo. Un grande gesto d'amore e' piantare un albero, ben sapendo che per la brevita' della nostra vita non riusciremo mai a vederne le fronde sviluppate, ma farlo lo stesso, a beneficio di coloro che ci seguiranno su questo pianeta.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e cura delle persone con cui si vive: quale relazione?

- Sergio Albesano: Deve essere una relazione molto intensa. Spesso, pero', e' trascurata. Infatti e' piu' facile curare la persona che e' distante, magari anche in un altro continente, piuttosto che farsi carico di colui che e' tanto, troppo vicino a noi. Purtroppo persone che sono splendidi esempi di nonviolenza verso il mondo esterno sono contemporaneamente molto lacunose verso i propri familiari. Terribile la violenza dei nonviolenti! Qui stiamo toccando un punto dolente. La persona vicina e' scomoda, perche' e' concreta, ha esigenze fisiche che spesso contrastano e rompono i nostri piani e i ritmi della nostra vita. E' piu' facile curarsi di un rivoluzionario incarcerato in un altro continente, piuttosto che accudire il proprio padre vecchio e malato. Non sempre e' cosi', ovvio. Anzi, fra gli amici della nonviolenza esistono persone che danno grandissimi esempi di dedizione sia verso i lontani sia verso i vicini.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: La nonviolenza dinanzi alla morte: quali riflessioni?

- Sergio Albesano: Io penso che la nonviolenza non abbia particolari riflessioni nei riguardi della morte, a parte ovviamente che non si tratti dell'uccisione di un altro essere. Per chi crede e' suggestiva l'ipotesi di Aldo Capitini della compresenza dei morti e dei viventi; ma si puo' essere buoni amici della nonviolenza pur senza credere in questa supposizione.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali le maggiori esperienze storiche della nonviolenza?

- Sergio Albesano: Sono note: la liberazione dell'India dalla dominazione britannica, la lotta del movimento di Martin Luther King contro la segregazione razziale negli Stati Uniti d'America, l'uscita dell'apartheid in Sudafrica, la liberazione dei paesi satelliti dal giogo sovietico, la liberazione delle Filippine dalla dittatura di Marcos, la liberazione di Haiti dal dominio di Duvalier, il rifiuto dei danesi di accettare il dominio nazista, le lotte di Solidarnosc in Polonia, le lotte dei cileni contro il regime di Pinochet, ecc.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Qual e' lo stato della nonviolenza oggi nel mondo?

- Sergio Albesano: E' una domanda a cui e' difficile rispondere, perche' ci sono segni contrastanti. Da un lato la minaccia, tutt'altro che dissipata (abbiamo solo smesso di pensarci) di un olocausto termonucleare, mille conflitti convenzionali sparsi per il mondo, la violenza nei rapporti fra le etnie e fra le persone e tanti altri eventi negativi ci porterebbero ad essere scoraggiati e ad allargare le braccia dicendo: "Che si puo' fare?". Dall'altro pero' ci sono segni individuali e collettivi di un interesse se non per la nonviolenza almeno per un rifiuto della violenza, per l'ambiente, per le persone e i paesi piu' poveri che sono incoraggianti. Io sono ottimista. La mia impressione e' che l'andamento della storia sia una linea sinusoidale che progredisce verso l'alto.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Qual e' lo stato della nonviolenza oggi in Italia?

- Sergio Albesano: La risposta e' simile a quella della domanda precedente. Ci sono segnali positivi e al tempo stesso negativi. Dunque si tratta di una situazione contraddittoria. Ma anche in questo caso la mia tendenza e' quella di essere ottimista. Rispetto a un secolo fa, quando la guerra veniva teorizzata come "sola igiene del mondo", grandi passi avanti sono stati compiuti anche da noi.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: E' adeguato il rapporto tra movimenti nonviolenti italiani e movimenti di altri paesi? E come migliorarlo?

- Sergio Albesano: Secondo me non e' adeguato, nel senso che i contatti, che pur ci sono, sono troppo pochi e troppo rarefatti. Una delle difficolta' che causa questo allontanamento dei gruppi italiani da quelli di altri paesi e' la difficolta' della lingua, perche' nel nostro paese la conoscenza approfondita dell'inglese, a livello di comprendere e di farsi capire ad esempio in un seminario internazionale, non e' molto sviluppata. Un'altra difficolta' e' dovuta ai costi di trasporto e di soggiorno, che spesso i vari movimenti non possono sostenere, per cui sono i singoli interessati a doversene fare carico. Alcuni rapporti esistono. Ad esempio il Movimento Nonviolento e' membro della War Resisters' International, il Movimento Internazionale della Riconciliazione e' l'affiliata italiana dell'Ifor, e alcuni amici della nonviolenza hanno partecipato a Parigi al Salone della pace. Ma e' ancora troppo poco e queste collaborazioni dovrebbero essere incrementate.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quale le sembra che sia la percezione diffusa della nonviolenza oggi in Italia?

- Sergio Albesano: La nonviolenza e' percepita in maniera ambigua. Ad esempio la gente comune non capisce la differenza fra "amico della nonviolenza" e "pacifista" e cio' e' abbastanza logico, poiche' la persona non addetta ai lavori non puo' essere addentro alle nostre disquisizioni filosofiche e semantiche. Di conseguenza noi siamo tutti "pacifisti", termine che talvolta assume una valenza negativa e che in certe circostanze diventa persino un insulto. Ma, a parte queste considerazioni, per quanto riguarda la percezione, diciamo, della pace, anche qui il sentimento generale e' ambiguo. Si vuole la pace, ma poi si esaltano i morti di Nassyriya. Si mettono le bandiere della pace ai balconi, ma poi tanti non sarebbero d'accordo ad andarsene dall'Afghanistan. Si e' contro la guerra, ma molti continuano a lavorare nelle fabbriche di armi come se fosse la cosa piu' ovvia del mondo. Insomma, mi sembra che si voglia la pace senza capire bene che cosa si debba fare concretamente per ottenerla.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali iniziative intraprendere perche' vi sia da parte dell'opinione pubblica una percezione corretta e una conoscenza adeguata della nonviolenza?

- Sergio Albesano: Anzitutto una testimonianza corretta. Diffondere poi una conoscenza precisa dei valori di riferimento e delle azioni conseguenti. Essere duri nel non lasciarsi coinvolgere in iniziative strumentali. Distinguersi con rigore da fazioni che non perseguono le proprie lotte con metodi nonviolenti. Accettare le nostre contraddizioni e non ergersi a maestri. Essere fieri dell'ideale che professiamo e umili nell'ammettere le nostre inadeguatezze.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e intercultura: quale relazione?

- Sergio Albesano: Esiste una relazione strettissima fra nonviolenza e intercultura, in quanto gli odi etnici e i razzismi sono ovviamente contrari a una convivenza pacifica. Coloro che si oppongono al processo di mescolamento delle popolazioni stanno davvero combattendo contro i mulini a vento, perche' e' un'ineluttabilità della storia. Potranno ritardare il fenomeno, potranno causare stragi e morti, ma il processo e' avviato e non si fermera'. D'altronde non e' un fenomeno solo di questi anni. La storia e' piena di spostamenti di popoli da una regione a un'altra. Un tempo cio' avveniva attraverso le invasioni. Ringraziamo che oggi cio' accade invece in modo abbastanza incruento. Quindi, poiche' siamo destinati a convivere, la cosa migliore da fare e' quella di imparare a conoscersi. Perche' se ci si conosce si abbassano i livelli di paura reciproca e si puo' imparare a vivere insieme pur mantenendo le proprie differenze culturali.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e conoscenza di se': quale relazione?

- Sergio Albesano: C'e' una forte correlazione fra l'utilizzo della nonviolenza e la conoscenza di se', perche' quello di cui parliamo non e' certo il rifiuto della violenza da parte del pavido o del debole, ma del forte. La nonviolenza e' la scelta di chi, pur sapendo di poter far male all'altro, decide di non seguire questa strada ma un'altra, meno istintiva. Per ottenere questo successo e' necessario conoscere le proprie emozioni, la propria aggressivita' e il proprio modo di reagire in situazioni di emergenza. Spesso l'aggressivita' e' conseguenza diretta della paura e dell'insicurezza. Essere invece consapevoli della propria forza permette di non aver bisogno di dimostrare nulla ne' a se stessi ne' ad alcuno e ci si puo' cosi' permettere di affrontare le situazioni difficili con calma e magari anche con un sorriso.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e scienze umane: quale relazione?

- Sergio Albesano: La nonviolenza ha stretti legami con le scienze umane. Non sono esperto di sociologia, psicologia, ecc. e quindi in merito a relazioni non posso esprimermi. Conosco un po' meglio la storia e la storiografia e in questo campo mi sento di affermare che esiste un paradigma nonviolento attraverso il quale esaminare i fatti del passato per comprenderli in una luce diversa. Per non ripetermi, rimando alla risposta data a una precedente domanda.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e linguaggio (e anche: nonviolenza e semiotica): quale relazione?

- Sergio Albesano: Aldo Capitini diceva: "Quando dirai una parola, sarai infinitamente in essa...". La parola e' lo specchio dei nostri sentimenti, di quello che desideriamo e di cio' che aborriamo. Gesu' Cristo ammoniva che e' "quello che esce dalla bocca (che) rende impuro l'uomo!". Jacques Lacan sosteneva che l'inconscio e' "strutturato come un linguaggio" e quindi poneva al centro della sua attenzione la veicolazione di significati attraverso la comunicazione verbale. Quello che diciamo e il modo in cui lo pronunciamo spiegano il nostro animo agli altri. Nessuna parola deve essere sprecata, perche' e' cosa preziosa, cosi' come lo e' il silenzio, che spesso e' il modo per evitare di dire parole stupide o fuori posto. La parola e' soggetta all'inflazione a causa del suo abuso. In particolare e' l'uso degli aggettivi a subire questo processo inflattivo. Una volta se un qualcosa piaceva si diceva che era bello. Con il tempo "bello" e' sembrato termine povero per esprimere il proprio piacere e quindi si e' passati all'uso del superlativo "bellissimo". Ma poi anche "bellissimo" e' risultato scarno. Bisognava usare qualcosa di piu' forte. Ecco che allora si sono inventate parole nuove, fuori dal dizionario, ed e' nato ad esempio il temine "figo". Ma inevitabilmente anche questo si e' inflazionato e quindi si e' dovuti passare al superlativo "fighissimo". E poi si sono usati termini vecchi ma con significati stravolti. Qualche decennio fa, ad esempio, di un evento che era piaciuto particolarmente si diceva che era stato "bestiale". L'aggettivo aveva perso il significato di "relativo alle bestie" per significare "molto interessante, tanto bello". Oggi e' il termine "serio" a essere usato a questo scopo. E "serio" non vuol piu' dire "che dimostra impegno", ma, di nuovo, "interessante e bello". Questo processo inflattivo genera insoddisfazione, perche' si ha l'impressione di non riuscire mai a esprimere la grandezza di cio' che si prova. Un fatto non e' piu' semplicemente "bello", "interessante", "piacevole". Deve essere per forza "pazzesco", "incredibile", "assurdo" e via esagerando. Per rompere questa catena bisognerebbe avere l'umilta' e l'intelligenza di tornare all'uso originario dei termini e a usare quindi gli aggettivi giusti nel grado corretto. Perche' non e' sensato dire che ho "una fame pazzesca", che quella ragazza e' di "una bellezza incredibile" o che in automobile ho dovuto fare "una coda assurda". Insomma, bisogna tornare a usare le parole giuste e nel modo corretto. Quando leggo su un quotidiano che il tal giocatore e' stato "letteralmente" fatto a pezzi, mi auguro che si tratti di un'esagerazione del giornalista e che non si parli di un efferato delitto di un novello Jack lo squartatore. Da qualche tempo e' arrivata la piaga del politically correct, che ha instillato la paura dell'uso delle parole... Ricordo che mia mamma, invece, usava il termine "disgraziato" in due accezioni. Disgraziati erano coloro a cui ad esempio mancava una gamba o che erano un po' deficienti mentali (oggi dovrei dire "diversamente intelligenti") e disgraziati erano anche quelli che si comportavano male. Cosi' solo dal senso della frase e dal tono della sua voce, pietoso oppure arrabbiato, riuscivo a capire se il disgraziato di cui parlava era un mutilato o qualcuno che era passato a tutta velocita' con il rosso. Etimologicamente "disgraziato" poteva dunque significare "colui che ha una disgrazia" e anche "colui che puo' causare una disgrazia". Ricordo che quando incontravamo qualche persona handicappata lei mi insegnava che a loro bisogna voler bene piu' che agli altri e, pur nella rozzezza del suo modo di esprimersi, c'era meno forma ma piu' rispetto... Quanta falsita' dietro a queste preoccupazioni politically correct! Esasperando la forma ci si dimentica del contenuto. A riprova dell'importanza fondamentale della parola, arriva la convalida scientifica che ove essa manca viene a sparire anche il concetto che esprime. Nella terrificante costruzione politica descritta in 1984 di George Orwell l'invenzione della neolingua aveva lo scopo di rendere impossibile ogni altra forma di pensiero che non fosse quella ufficiale del partito al potere. Eliminando termini quali "liberta'" o "solidarieta'" a poco a poco sarebbe scomparso il concetto ad esse relative. Senza una parola capace di esprimere quell'idea, l'idea stessa sarebbe morta... Eliminare la parola per esorcizzare un concetto e' cosa che facciamo quotidianamente quando usiamo eufemismi. Cosi' non si dice che la tal persone e' morta, ma piuttosto che ci ha lasciati, che e' passata a miglior vita, che e' volata in cielo. Fin qui nulla di male, trattandosi soprattutto di delicatezza. Anche nel mondo di Harry Potter non si deve pronunciare il nome di Valdemort, ma per riferirsi a lui si deve usare una circonlocuzione... Ci aveva gia' provato il fascismo, quando compito di Achille Starace era proprio quello di eliminare le parole indesiderate, che avessero potuto dare un'impressione di lassismo. Cosi', ad esempio, quando il "lei" fu abbandonato per il piu' maschio e virile "voi", una rivista femminile che si chiamava appunto "Lei" (ma evidentemente come terza persona singolare femminile e non come formula di cortesia!) dovette cambiar nome e da allora si chiamo' "Annabella". Un discorso a parte dobbiamo fare per gli statunitensi, che non hanno un termine per definire se stessi. Infatti si chiamano americans, americani. Ma americani sono tutti gli abitanti del continente americano. Quindi anche coloro che vivono in Belize o in Honduras, per rigore filologico, sono americans. E' esattamente come se noi abitanti dell'Italia non avessimo l'aggettivo "italiani" per definirci e ci facessimo chiamare "europei". Nel caso degli statunitensi la loro identificazione con l'intero continente ha radici probabilmente nella dottrina Monroe e indica il loro grado di autoaffermazione come potenza egemonica... Aldo Capitini teneva molto che il termine "nonviolenza" fosse un'unica parola. Infatti l'espressione "non violenza", pur di significato positivo, e' una negazione e si limita a intendere il rifiuto della violenza. E' solo un opporsi a qualcosa ritenuto ingiusto. "Nonviolenza", invece, e' la libera traduzione del concetto gandhiano di satyagraha e ha una valenza positiva, che non si limita al rifiuto della violenza ma che ha in se' il concetto della forza della verita'. Pertanto parlare di "non violenza" o di "nonviolenza" e' cosa fondamentalmente diversa. La parola da' anche potere. Don Milani diceva che l'operaio conosce trecento parole e il padrone mille ed e' per questo che il padrone e' padrone e l'operaio operaio. La differenza fra i due sta in quelle settecento parole che uno conosce e che l'altro non sa usare. Forse pochi sanno che il maestro Alberto Manzi, oltre ad alfabetizzare negli anni Sessanta tanti italiani attraverso la sua trasmissione televisiva "Non e' mai troppo tardi", trascorreva le sue estati in America Latina dove insegnava ai poveri a leggere, perche' senza capacita' di lettura erano facile preda dei latifondisti che facevano loro firmare contratti capestro di cui essi non conoscevano neppure i contenuti. In conclusione, la parola e' importante perche' esprime i nostri ideali e proprio per questo non dobbiamo abusarne e non dobbiamo ridicolizzarla, dobbiamo usarla senza paura e dobbiamo trasmetterla, perche' attraverso essa viaggi nel tempo e oltre le generazioni il messaggio di cui vogliamo essere portatori.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e stili di vita: quale relazione?

- Sergio Albesano: C'e' una relazione strettissima, ma nel rispondere a questa domanda non potrei che ripetere quanto ho gia' risposto a una precedente domanda.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e critica dell'industrialismo: quali implicazioni e conseguenze?

- Sergio Albesano: Non sono d'accordo con una critica tout court dell'industrialismo, in quanto e' una fase necessaria del nostro sviluppo storico e metterci contro di esso in maniera radicale significa porsi in un'arcadia perdente. Piuttosto dovremmo parlare degli eccessi dell'industrialismo e delle sue degenerazioni. In tal caso e' ovvio che la nonviolenza le critichi, perche' si pongono contro l'uomo e la sua dignita'.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e rispetto per i viventi, la biosfera, la madre terra: quali implicazioni e conseguenze?

- Sergio Albesano: Ho l'impressione che queste ultime domande dell'intervista ripetano concetti gia' analizzati altrove. Il rispetto dei viventi, sia umani sia animali, da parte degli amici della nonviolenza mi pare talmente scontato che non ha bisogno di altre parole. Per quanto riguarda l'ambiente, e quindi la biosfera e la madre terra, ho già risposto sopra. Le implicazioni e le conseguenze sono ovviamente uno stile di vita coerente, come ho risposto ad una precedente domanda. Non ho altro da aggiungere.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza, compresenza, convivenza, scelte di vita comunitarie: quali implicazioni e conseguenze?

- Sergio Albesano: Mi pare che in questa domanda siano state poste questioni disparate. Partiamo dal fondo. Scelte di vita comunitarie: e' una possibilita' ma non certo un obbligo; chi decide di scegliere questa via deve pero' essere molto ben cosciente della situazione che va ad affrontare, perche' vivere in maniera comunitaria non e' assolutamente facile, anche quando lo si fa insieme a persone che condividono i nostri stessi ideali. Convivenza: si convive anche con i propri familiari e vicini di casa ed e' opportuno farlo in maniera nonviolenta, per scegliere uno stile di vita coerente e anche, semplicemente, per vivere meglio. Compresenza: credo che si intenda l'idea capitiniana della compresenza dei morti e dei viventi; molto suggestiva ma e' una credenza, non un dogma; si puo' credere a questa idea oppure non crederci ed essere ugualmente buoni amici della nonviolenza.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza, riconoscimento dell'altro, principio responsabilita', scelte di giustizia, misericordia: quali implicazioni e conseguenze?

- Sergio Albesano: Anche in questa domanda ci sono questioni disparate. Mi sembra che tutte pero' abbiano una risposta abbastanza ovvia. Infatti l'amico della nonviolenza come potrebbe essere tale senza riconoscere il valore dell'altro? O senza fare scelte di giustizia? O senza avere misericordia? In particolare mi soffermo sul principio di responsabilita', che e' legato al principio di reversibilita'. In altre parole le nostre azioni sono sempre "esperimenti con la verita'" che non sempre possono dare esito positivo. Dobbiamo quindi fare in modo che sia possibile tornare indietro e prendere altre vie, quando ci si accorga che quella che percorriamo e' sbagliata. Cio' non e' possibile, ad esempio, nell'atto di violenza di uccidere un'altra persona, perche', quando mi rendo conto di aver sbagliato, non posso far risuscitare quella persona, non posso piu' tornare indietro. Il principio di responsabilita' implica anche altro. Ad esempio la responsabilita' di usare in maniera opportuna dei beni della Terra per far si' che anche le generazioni future ne abbiano a disposizione.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e coscienza del limite: quali implicazioni e conseguenze?

- Sergio Albesano: Coscienza del limite? Preferisco l'insegnamento di Bruce Lee: "Nessun limite come limite"!

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza come cammino: in quale direzione?

- Sergio Albesano: Io penso che l'umanita' stia percorrendo un cammino con un andamento sinusoidale verso l'alto. In altre parole, l'orientamento generale e' verso il miglioramento, ma al suo interno ci sono cicli periodici in cui il percorso ha impennate verso l'alto e bruschi ritorni verso il basso. Per cui chi vive una di queste fasi verso il basso non puo' rendersi conto dell'orientamento generale verso il meglio, poiche' la sua posizione in questo grafico immaginario e' effettivamente bassa. La nonviolenza contribuisce a far si' che queste fasi verso il basso siano sempre piu' ridotte e che la tendenza generale verso l'alto diventi piu' intensa.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e Internet: quale relazione? e  quali possibilita'?

- Sergio Albesano: Internet e' un'invenzione che ha portato un'innovazione enorme all'umanita'. Non e' lo sviluppo di qualcosa che era gia' stato inventato. E' qualcosa che prima non c'era e adesso c'e'. E' uno strumento fondamentale per sviluppare i rapporti umani. Oggi ho la possibilita' di dialogare con una persona che vive in Tasmania e che senza Internet non avrei neppure mai saputo che esisteva. Le contestazioni che sono scoppiate a Teheran non le avremmo mai conosciute in tempo reale senza Twitter. Il potenziale di Internet e' enorme ed e' interessante il fatto che un'invenzione nata in ambito militare stia diventando una grande portatrice di pace, tanto da essere candidata al Nobel per la pace. Ho pero' l'impressione che molte persone che si occupano di nonviolenza non abbiano capito le potenzialita' di Internet e che, per pigrizia intellettuale, si rifiutino di aggiornarsi e di utilizzare questo strumento che ormai e' diventato fondamentale.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Potrebbe presentare la sua stessa persona (dati biografici, esperienze significative, opere e scritti...) a un lettore che non la conoscesse affatto?

- Sergio Albesano: Mi chiamo Sergio Albesano, ho cinquantadue anni, mi occupo di nonviolenza da quando ne avevo diciassette, sono membro del comitato di coordinamento del Movimento Nonviolento, ho pubblicato il libro Storia dell'obiezione di coscienza in Italia, l'unica opera in italiano di carattere storico dedicata all'argomento, e altri due libri di narrativa, Fra le rovine di me stesso e Le vie del male, pratico da anni arti marziali (jeet kune do e kali) e faccio parte di un gruppo musicale (Diva) insieme a mia moglie dove io suono la chitarra elettrica con una loop station e un sintetizzatore e mia moglie canta ed eseguiamo canzoni nostre; sempre con mia moglie abbiamo organizzato per anni i campi estivi per giovani del Movimento Nonviolento.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: C'e' qualcosa che vorrebbe aggiungere?

- Sergio Albesano: Si'. Non bisognerebbe proporre interviste con settanta domande. Troppe! Bisogna avere il senso della misura. Inoltre affontando nel ristretto spazio di un'intervista questioni cosi' profonde si rischia di fornire risposte parziali, incomplete e talvolta persino ambigue e non chiare. Devo pero' ammettere che dover rispondere a tutte queste domande e' servito per farmi riflettere su alcune questioni.

 

4. MATERIALI. ALCUNE INTERVISTE ED ALCUNI INTERVENTI SULLA SITUAZIONE DELLA NONVIOLENZA OGGI IN ITALIA

 

Di seguito riportiamo l'elenco delle interviste e degli interventi della e sulla inchiesta sulla situazione della nonviolenza oggi in Italia condotta da Paolo Arena e Marco Graziotti apparsi fin qui su "La nonviolenza e' in cammino" nei mesi da luglio 2010 a oggi (aggiornato al 29 novembre 2010).

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- "Telegrammi", n. 240 del 3 luglio 2010: Andrea Cozzo;

- "Telegrammi", n. 242 del 5 luglio 2010: Roberto Malini;

- "Telegrammi", n. 243 del 6 luglio 2010: Leila D'Angelo, Enzo Mazzi;

- "Telegrammi", n. 244 del 7 luglio 2010: Michela De Santis;

- "Telegrammi", n. 245 dell'8 luglio 2010: Norma Bertullacelli, Augusto Cavadi, Franca Guana;

- "Telegrammi", n. 246 del 9 luglio 2010: Michele Meomartino, Sergio Paronetto;

- "Telegrammi", n. 247 del 10 luglio 2010: Paola Mancinelli, Dacia Maraini, Helene Paraskeva;

- "Telegrammi", n. 248 dell'11 luglio 2010: Omero Caiami Persichi, Mimma Ianno' Latorre;

- "Telegrammi", n. 249 del 12 luglio 2010: Benito D'Ippolito, Marco Palombo, Piercarlo Racca, Carlo Schenone, Alberto Castiglione;

- "Telegrammi", n. 250 del 13 luglio 2010: Maria G. Di Rienzo, Roberto Mazzini, Marilena Spriano;

- "Coi piedi per terra", n. 291 del 13 luglio 2010: Laura Tussi (parte prima);

- "Telegrammi", n. 251 del 14 luglio 2010: Paolo Cacciari, Giobbe Santabarbara;

- "Coi piedi per terra", n. 292 del 14 luglio 2010: Mario Di Marco, Laura Tussi (parte seconda e conclusiva);

- "Telegrammi", n. 252 del 15 luglio 2010: Gino Buratti;

- "Telegrammi", n. 253 del 16 luglio 2010: Letizia Lanza, Paolo Predieri;

- "Coi piedi per terra", n. 294 del 16 luglio 2010: Eleonora Bellini, Alessio Di Florio;

- "Telegrammi", n. 254 del 17 luglio 2010: Luisa Mondo, Anselmo Palini;

- "Coi piedi per terra", n. 295 del 17 luglio 2010: Mao Valpiana;

- "Telegrammi", n. 255 del 18 luglio 2010: Benito D'Ippolito, redazionale, Carla Biavati;

- "Coi piedi per terra", n. 296 del 18 luglio 2010: Nicoletta Crocella;

- "Telegrammi", n. 256 del 19 luglio 2010: Raffaele Mantegazza;

- "Telegrammi", n. 257 del 20 luglio 2010: Matteo Renato Dabascio;

- "Telegrammi", n. 258 del 21 luglio 2010: Daniela Musumeci;

- "Telegrammi", n. 260 del 23 luglio 2010: redazionale, Marina Martignone;

- "Telegrammi", n. 261 del 24 luglio 2010: Marilena Salvarezza;

- "Telegrammi", n. 262 del 25 luglio 2010: Peppe Sini, Franca Bimbi, Sonia Giardina, Giorgio Montagnoli;

- "Coi piedi per terra", n. 303 del 25 luglio 2010: Franca Maria Bagnoli;

- "Telegrammi", n. 263 del 26 luglio 2010: Sandro Canestrini, Alberto Camata, Christiana Soccini, Paola Pavese;

- "Telegrammi", n. 264 del 27 luglio 2010: Enrico Peyretti;

- Coi piedi per terra, n. 305 del 27 luglio 2010: Alessandro Colocolli, Carlo Ruta;

- "Telegrammi", n. 266 del 29 luglio 2010: Aristarco Scardanelli;

- "Coi piedi per terra", n. 307 del 29 luglio 2010: Peppe Sini, Pierpaolo Calonaci, Antonino Drago;

- "Telegrammi", n. 267 del 30 luglio 2010: Pasquale Pugliese;

- "Telegrammi", n. 268 del 31 luglio 2010: Burbanzio Malvolenti; Assunta Signorelli;

- "Coi piedi per terra", n. 309 del 31 luglio 2010: Severino Vardacampi; Giannarosa Marino; Francesco Pullia;

- "Telegrammi", n. 269 del primo agosto 2010: Geremia Cattristi;

- "Coi piedi per terra", n. 311 del 2 agosto 2010: Paolo Borsoni;

- "Telegrammi", n. 271 del 3 agosto 2010: Arnaldo Nesti; Giuseppe Anelli; Virginia Del Re;

- "Telegrammi", n. 273 del 5 agosto 2010: Alex Zanotelli;

- "Telegrammi", n. 274 del 6 agosto 2010: Luciano Bonfrate; Nicola Lo Bianco;

- "Telegrammi", n. 275 del 7 agosto 2010: Peppe Sini, Giobbe Santabarbara; Angelo Cavagna;

- "Telegrammi", n. 276 dell'8 agosto 2010: Severino Vardacampi; Pierluigi Consorti;

- "Coi piedi per terra", n. 317 dell'8 agosto 2010: Giobbe Santabarbara; Paolo Macina;

- "Telegrammi", n. 277 del 9 agosto 2010: Nino Lisi;

- "Telegrammi", n. 278 del 10 agosto 2010: Mauro Furlotti; Daniele Lugli;

- "Coi piedi per terra", n. 319 del 10 agosto 2010: Marta Ghezzi;

- "Telegrammi", n. 279 dell'11 agosto 2010: Pia Covre; Paolo Bertagnolli; Vincenzo Puggioni;

- "Telegrammi", n. 280 del 12 agosto 2010: Catiuscia Barbarossa; Tiziano Cardosi; Francesca Fabbri;

- "Telegrammi", n. 281 del 13 agosto 2010: Giovanni Benzoni; Valter Toni; Angela Giuffrida;

- "Telegrammi", n. 282 del 14 agosto 2010: Daria Dibitonto; Achille Scatamacola;

- "Telegrammi", n. 283 del 15 agosto 2010: Vergiliano Scorticossi;

- "Telegrammi", n. 284 del 16 agosto 2010: Giuseppe Moscati;

- "Coi piedi per terra", n. 325 del 16 agosto 2010: Giulio Vittorangeli;

- "Telegrammi", n. 285 del 17 agosto 2010: Gaetano Farinelli; Gloria Gazzeri; Fredo Olivero;

- "Telegrammi", n. 286 del 18 agosto 2010: Generoso Canagliozzi;

- "Coi piedi per terra", n. 327 del 18 agosto 2010: Maria D'Asaro;

- "Telegrammi", n. 288 del 20 agosto 2010: Francesco Comina;

- "Telegrammi", n. 289 del 21 agosto 2010: Osvaldo Caffianchi;

- "Telegrammi", n. 291 del 23 agosto 2010: Crispino Scotolatori; Antonio Vigilante;

- "Telegrammi", n. 292 del 24 agosto 2010: Massimo Grandicelli; Anna Pascuzzo;

- "Telegrammi", n. 295 del 27 agosto 2010: Luigi Sandri;

- Telegrammi", numero 299 del 31 agosto 2010: Michele Boato;

- "Coi piedi per terra", numero 340 del 31 agosto 2010: Patrizia Caporossi; Alessandro Pizzi;

- "Telegrammi", numero 301 del 2 settembre 2010: Francesco de Notaris;

- "Telegrammi", numero 302 del 3 settembre 2010: Wanda Tommasi;

- "Telegrammi", numero 303 del 4 settembre 2010: Vittorio Pallotti;

- "Telegrammi", numero 304 del 5 settembre 2010: Luciano Benini;

- "Telegrammi", numero 306 del 7 settembre 2010: Anna Baluganti;

- "Telegrammi", numero 307 dell'8 settembre 2010: Mariella Cao; Mauro Cereghini; Giovanni Sarubbi;

- "Coi piedi per terra", numero 348 dell'8 settembre 2010: Giampiero Girardi;

- "Telegrammi", numero 312 del 13 settembre 2010: Carla Mariani;

- "Telegrammi", numero 313 del 14 settembre 2010: Luigi Mochi Sismondi; Bruna Peyrot; Francesco Pistolato;

- "Telegrammi", numero 315 del 16 settembre 2010: Zenone Sovilla;

- "Coi piedi per terra", numero 356 del 16 settembre 2010: Giacomo Alessandroni;

- "Telegrammi", numero 316 del 17 settembre 2010: Maria Rosaria Baldin;

- "Coi piedi per terra", numero 357 del 17 settembre 2010: Gianni Tamino;

- "Coi piedi per terra", numero 358 del 18 settembre 2010: Chiara Cavallaro;

- "Telegrammi", numero 318 del 19 settembre 2010: Agostino Letardi;

- "Coi piedi per terra", numero 359 del 19 settembre 2010: Marcello Vigli;

- "Telegrammi", numero 319 del 20 settembre 2010: Marino Marinelli;

- "Telegrammi", numero 322 del 23 settembre 2010: Antonio Mazzeo;

- "Telegrammi", numero 323 del 24 settembre 2010: Itala Ricaldone;

- "Telegrammi", numero 324 del 25 settembre 2010: Giovanni Balacco;

- "Telegrammi", numero 328 del 29 settembre 2010: Gennaro Abele Avalimi; Luca Carlini;

- "Coi piedi per terra", numero 369 del 29 settembre 2010: Annarosa Buttarelli; Peppe Sini;

- "Telegrammi", numero 329 del 30 settembre 2010: Giulio De la Pierre;

- "Coi piedi per terra", numero 370 del 30 settembre 2010: Amerigo Bigagli; Pancrazio Degnente;

- "Coi piedi per terra", numero 371 del primo ottobre 2010: Giuliano Falco;

- "Coi piedi per terra", numero 372 del 2 ottobre 2010: Livio Miccoli;

- "Telegrammi", numero 338 del 9 ottobre 2010: Stella Bertuglia;

- "Coi piedi per terra", numero 381 dell'11 ottobre 2010: Andrea Alessandrini; Onorato Delipomeni;

- "Telegrammi", numero 343 del 14 ottobre 2010: Giancarla Codrignani;

- "Telegrammi", numero 344 del 15 ottobre 2010: Farid Adly; Luciano Capitini; Marinella Correggia;

- "Coi piedi per terra", numero 385 del 15 ottobre 2010: Sergio Albesano (parte prima);

- "Telegrammi", numero 345 del 16 ottobre 2010: Angela Dogliotti Marasso; Ermete Ferraro; Alberto L'Abate; Silvano Tartarini;

- "Coi piedi per terra", numero 386 del 16 ottobre 2010: Massimo Bonfatti; Alessandro Murgia; Nora Rodriguez;

- "Telegrammi", numero 346 del 17 ottobre 2010: Ivan Bettini; Pietro Lazagna; Nello Margiotta; Antonio Parisella; Fabrizio Truini; Beppe Pavan.

- "Coi piedi per terra", numero 387 del 17 ottobre 2010: Angelo Bertani; Alessandro Capuzzo; Piero P. Giorgi;

- "Telegrammi", numero 347 del 18 ottobre 2010: Liliana Boranga; Silvio Cinque; Silvano Leso; Elena Liotta; Stefano Melis; Antonella Santarelli; Olivier Turquet;

- "Coi piedi per terra", numero 388 del 18 ottobre 2010: Lino Cattabianchi; Franco Lorenzoni;

- "Telegrammi", numero 348 del 19 ottobre 2010: Davide Berruti; Vittorio Merlini; Gualtiero Via;

- "Coi piedi per terra", numero 389 del 19 ottobre 2010: Francesco Andreini; Floriana Lipparini;

- "Telegrammi", numero 349 del 20 ottobre 2010: Federico Fioretto; Vito La Fata;

- "Coi piedi per terra", numero 390 del 20 ottobre 2010: Gianluca Carmosino; Maria Luisa Paroni;

- "Telegrammi", numero 350 del 21 ottobre 2010: Davide Arnone; Monica Lanfranco; Amalia Navoni; Filomena Perna; Giorgio Beretta;

- "Coi piedi per terra", numero 391 del 21 ottobre 2010: Umberto Santino;

- "Telegrammi", numero 351 del 22 ottobre 2010: Pierluca Gaglioppa; Silvia Quattrocchi;

- "Coi piedi per terra", numero 392 del 22 ottobre 2010: Giovanna Fiume; Giovanni Mandorino; Tiziana Plebani;

- "Telegrammi", numero 352 del 23 ottobre 2010: Silvia Montevecchi; Fabio Ragaini;

- "Coi piedi per terra", numero 393 del 23 ottobre 2010: Luisa Morgantini;

- "Telegrammi", numero 353 del 24 ottobre 2010: Osvaldo Ercoli; Anna Bravo; Piero Coltelli; Carlo Sansonetti;

- "Coi piedi per terra", numero 394 del 24 ottobre 2010: Amilcare Ammonio Annazzoni;

- "Telegrammi", numero 354 del 25 ottobre 2010: Giuliano Pontara; Daniele Gallo; Raffaella Mendolia; Marta Mureddu; Marisa Pessione e Alessandro Mortarino; Antonia Sani;

- "Coi piedi per terra", numero 395 del 25 ottobre 2010: Roberto Tecchio; Amedeo Tosi; Maurizia Giavelli; Johannes Steger;

- "Telegrammi", numero 355 del 26 ottobre 2010: Remo de Ciocchis; Lorenzo Porta;

- "Coi piedi per terra", numero 396 del 26 ottobre 2010: Sebastiano Malcontenti; Nadia Scardeoni; Luca Buzzi;

- "Telegrammi", numero 356 del 27 ottobre 2010: Giobbe Santabarbara; Silvia Berruto; Valerio Gennaro; Arianna Marullo; Andrea Mazzi;

- "Telegrammi", numero 357 del 28 ottobre 2010: Alberto Cacopardo; Tiziana Valpiana;

- "Coi piedi per terra", numero 398 del 28 ottobre 2010: Gabriella Falcicchio; Asdrubale Scarrone;

- "Telegrammi", numero 358 del 29 ottobre 2010: Carlo Gubitosa;

- "Coi piedi per terra", numero 399 del 29 ottobre 2010: Giovanna Providenti;

- "Telegrammi", numero 359 del 30 ottobre 2010: Andrea Casini; Lorenzo Guadagnucci; Marcello Paolocci; Brunetto Salvarani; Massimo Sforzi; Saverio Tommasi;

- "Coi piedi per terra", numero 400 del 30 ottobre 2010: Fiorella Manzini; Mercedes Mas; Raffaello Saffioti;

- "Telegrammi", numero 360 del 31 ottobre 2010: Barberino Bavarozzi; Eva Lotz (con la collaborazione di Marco Ambrosini); Mauro Morucci; Giorgio Nebbia;

- "Coi piedi per terra", numero 401 del 31 ottobre 2010: Fulvio Cesare Manara;

- "Coi piedi per terra", numero 402 del primo novembre 2010: Giovanni Esposito; Roberto Mancini;

- "Telegrammi", numero 363 del 3 novembre 2010: Marco Baleani; Paolo Nerozzi.

- "Coi piedi per terra", numero 405 del 4 novembre 2010: Giuseppe Barone, Edi Rabini;

- "Telegrammi", numero 365 del 5 novembre 2010: Elena Buccoliero;

- "Telegrammi", numero 369 del 9 novembre 2010: Giannozzo Pucci; Giobbe Santabarbara;

- "Coi piedi per terra", numero 430 del 29 novembre 2010: Sergio Albesano (parte seconda e conclusiva).

 

5. RIFERIMENTI. PER CONTATTARE IL COMITATO CHE SI OPPONE AL MEGA-AEROPORTO DI VITERBO E S'IMPEGNA PER LA RIDUZIONE DEL TRASPORTO AEREO

 

Per informazioni e contatti: Comitato che si oppone al mega-aeroporto di Viterbo e s'impegna per la riduzione del trasporto aereo, in difesa della salute, dell'ambiente, della democrazia, dei diritti di tutti: e-mail: info at coipiediperterra.org , sito: www.coipiediperterra.org

Per contattare direttamente la portavoce del comitato, la dottoressa Antonella Litta: tel. 3383810091, e-mail: antonella.litta at gmail.com

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COI PIEDI PER TERRA

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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino"

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 430 del 29 novembre 2010

 

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