Telegrammi. 242



TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 242 del 5 luglio 2010
Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail:
nbawac at tin.it
 
Sommario di questo numero:
1. Cose che chiunque capisce
2. Marco Graziotti, Marta Mureddu, Paola Pisterzi intervistano Elena Liotta (parte seconda e conclusiva)
3. Paolo Arena e Marco Graziotti intervistano Roberto Malini
4. Commemorazione di Franz Jaegerstaetter
5. Il cinque per mille al Movimento Nonviolento
6. "Azione nonviolenta"
7. Segnalazioni librarie
8. La "Carta" del Movimento Nonviolento
9. Per saperne di piu'
 
1. EDITORIALE. COSE CHE CHIUNQUE CAPISCE
 
La guerra, che consiste nell'uccisione di esseri umani, e' un crimine contro l'umanita' intera.
Il razzismo, che consiste nella persecuzione di esseri umani, e' un crimine contro l'umanita' intera.
 

2. RIFLESSIONE. MARCO GRAZIOTTI, MARTA MUREDDU, PAOLA PISTERZI INTERVISTANO ELENA LIOTTA (PARTE SECONDA E CONCLUSIVA)

[Ringraziamo Marco Graziotti (per contatti: graziottimarco at gmail.com), Marta Mureddu (per contatti: kengah_17 at yahoo.it) e Paola Pisterzi (per contatti: paola87 at hotmail.it) per averci messo a disposizione questa intervista.

Marco Graziotti, Marta Mureddu e Paola Pisterzi fanno parte della redazione di "Viterbo oltre il muro. Spazio di informazione nonviolenta", un'esperienza nata dagli incontri di formazione nonviolenta che si svolgono settimanalmente a Viterbo.

Elena Liotta, nata a Buenos Aires il 25 settembre 1950, risiede a Orvieto, in Umbria; e' psicoterapeuta e psicologa analista, membro dell'Ordine degli Psicologi dell'Umbria, membro dell'Apa (American Psychological Association), socia fondatrice del Pari Center for New Learning; oltre all'attivita' psicoterapica, svolta prevalentemente con pazienti adulti, in setting individuale, di coppia e di gruppo, ha svolto e svolge altre attivita' culturali e organizzative sempre nel campo della psicologia e della psicoanalisi; tra le sue esperienze didattiche: professoressa di Psicologia presso la "American University of Rome"; docente in corsi di formazione, e coordinatrice-organizzatrice di corsi di formazione a carattere psicologico, per servizi pubblici e istituzioni pubbliche e private; didatta presso l'Aipa, societa' analitica accreditata come scuola di specializzazione post-laurea, per la formazione in psicoterapia e per la formazione di psicologi analisti; tra le altre esperienze parallele alla professione psicoterapica e didattica: attualmente svolge il ruolo di Coordinatrice psicopedagogica e consulente dei servizi sociali per il Comune di Orvieto, e di Coordinatrice tecnico-organizzativa di ambito territoriale per la Regione Umbria nell'Ambito n. 12 di Orvieto (dodici Comuni), per la ex- Legge 285, sul sostegno all'infanzia e adolescenza e alle famiglie, occupandosi anche della formazione e monitoraggio dei nuovi servizi; e' stata assessore alle politiche sociali presso il Comune di Orvieto; dopo la prima laurea ha anche lavorato per alcuni anni in campo editoriale, redazionale e bibliografico-biblioteconomico (per "L'Espresso", "Reporter", Treccani, Istituti di ricerca e biblioteche). Autrice anche di molti saggi apparsi in riviste specializzate e in volumi collettanei, tra le opere di Elena Liotta segnaliamo particolarmente Educare al Se', Edizioni Scientifiche Magi, Roma 2001; Le solitudini nella societa' globale, La Piccola Editrice, Celleno (Vt) 2003; con L. Dottarelli e L. Sebastiani, Le ragioni della speranza in tempi di caos, La Piccola Editrice, Celleno (Vt) 2004; Su Anima e Terra. Il valore psichico del luogo, Edizioni Scientifiche Magi, Roma 2005; La maschera trasparente, La Piccola Editrice, Celleno (Vt) 2006; A modo mio. Donne tra creativita' e potere, Magi, Roma 2007]

 

- Marco Graziotti, Marta Mureddu, Paola Pisterzi: Ecco, lei come psicoterapeuta cosa ne pensa dell'uso e dell'abuso degli psicofarmaci?

- Elena Liotta: In questa cornice? Innanzitutto e' ormai frequente che alcuni pazienti assumano farmaci e vadano contemporaneamente in psicoterapia. Per quanto io pensi il peggio delle industrie farmaceutiche, sono diventata piu' flessibile nei casi di sofferenza concreta delle persone reali che ho conosciuto. La gente sta sempre peggio e considerando anche i tempi e i costi delle psicoterapie e il fatto che i farmaci, soprattutto gli antidepressivi, sembrano migliorati nel corso degli anni, credo che in alcuni casi siano l’unica risposta praticabile. Inoltre, le persone non sono tutte in grado di affrontare un dolore psichico eccessivo, una patologia mentale, in momenti particolari della vita. Se lo fossero si potrebbe giocare sempre la carta della psicoterapia, ma alcuni non sono davvero in grado di trarne giovamento. E' come  per il lavoro con le tossicodipendenze, alla fine ci si appoggia alle comunita', perche' e' molto difficile seguire passo passo le situazioni in psicoterapie individuali, soprattutto quando il problema e' grave. Detto questo, molte persone vanno in psicoterapia e non prendono farmaci e accettano di trascorrere anni ad affrontare disturbi che si portano dietro da molto tempo. Io non mi fermerei pero' al discorso sui farmaci. Mettiamo sempre in discussione la cornice, chiedendoci perche' la gente sta male, perche' il malessere e' cresciuto e perche' la pressione sulle persone e' cresciuta, le aspettative, tutto si e' intensificato e mette le persone in crisi permanente. Non si puo' stare bene in un mondo cosi', ma ci capita di vivere in questo periodo. Si cercano le fonti di speranza, la motivazione ad andare avanti, anche per aiutare questa situazione generalizzata ad evolversi al meglio. Ci si impegna nelle cose positive anche dentro al malessere. Pero' a chi scivola in stati interiori di grande e grave malessere a volte serve proprio l’aiuto chimico. Oggi ci si puo' informare, si deve smitizzare anche il medico, sia quello del corpo sia quello dell’anima. Ci sono i falsi maestri della psiche. Quando c’e' bisogno e si proietta la salvezza su qualcuno si possono subire danni ben peggiori degli effetti collaterali di un buon farmaco. Affidarsi anima e corpo in momenti difficili richiede almeno che si verifichi l’affidabilita' e la competenza. Oggi possiamo, abbiamo piu' strumenti, se un medico ti cura male si puo' cercarne un altro, no?

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- Marco Graziotti, Marta Mureddu, Paola Pisterzi: Questo pero’ e’ difficile, una persona va da un medico se e’ gia’ debole di per se’ e sente di aver bisogno di un aiuto, quindi spesso si affida totalmente...

- Elena Liotta: Non dev'essere piu' cosi' ovvio, anche questo e' indotto. Va contestato. Puo' comunque capitare, ma quando ci si accorge di questo, diventa un'esperienza maturativa. Purtroppo e' un'aspettativa ancora infantile, quella della mamma o del papa' buono che ci salva, che poi nemmeno i genitori veri sono cosi', puo' esserlo forse un estraneo? Anche in questo ambito c'e' stata una grossa degenerazione rispetto alla psicologia. Troppe scuole, troppa facilita', persone inesperte che hanno i titoli. Non basta avere i titoli, bisogna esercitare coscienza critica, che manca in generale. La coscienza critica nasce anche dall’ascoltare se stessi: quando le cose non tornano. Quando eravamo ragazzi noi, nessuno ci aveva insegnato niente di tante questioni della vita, era finita la guerra da poco, non si sapeva nulla di quello che veramente accadeva nella politica, nell’economia, nel resto del mondo. Occorreva pensare, sforzarsi di capire, vagliare, cercare la verita'. Mi e' rimasta la prudenza, l’intuizione di quello che non va, e raramente mi sbaglio. Posso non capire esattamente cosa, ma se qualcosa non va il mio sistema mente-corpo lo avverte. Questo e' il segno di una maggiore responsabilita'. Quando dicono che le nuove generazioni sono infantilizzate, credo che siano state cresciute dalla famiglia, dalla scuola, con poca fiducia nella loro capacita' di essere responsabili. Questo l'ho visto in molte situazioni, e allora si cresce sempre immaginando che occorra sempre un'autorizzazione da qualcuno, perche' nessuno ti ha mai detto: “fa', fa' a modo tuo, prova, sbaglia, impara”.

Difendo sempre le generazioni dei giovani, perche' li vedo resi deboli, minati, e non dovrebbero essere cosi'! Il bambino, io lo vedo, e' proprio esplosivo di vita! fin dagli inizi. Gia' alla scuola dell’infanzia iniziano a mettergli il cappuccio sopra. Gia' al nido i genitori chiedono “ma oggi cosa ha fatto?”. Cosa dovrebbero aver fatto a un anno e due mesi un bambino o una bambina? Il genitore vuole gia' dei risultati, dei prodotti. I piu' vitali chiaramente reagiscono male. Alla materna stanno gia' costretti sulle seggioline, in file, cerchi, fermi, non sembra pre-scuola, ma scuola. Si tarpa l’autonomia, la creativita', e quindi anche il senso di responsabilita' che per svilupparsi ha bisogno della liberta'. Nemmeno gli adulti ci sanno stare fermi e concentrati cosi' a lungo. Gli anticipi di scolarizzazione sono delle vere incongruita'.

Tornando al dolore psichico e a chi non lo tollera, anche Gandhi diceva che la nonviolenza richiede un sacrificio. Chi non riesce a fare un sacrificio, cioe' soffrire e tener duro, non puo' uscire dalla dipendenza, e' come se gli mancasse un organo per fare una certa azione. Le persone vanno aiutate ad affrontare il disagio, tornando alla causa a monte, perche' oscuramente la persona puo' capire qual e' la cosa giusta da fare, ma il malessere che prova e' cosi' forte che non riesce ad andare oltre. Le trasformazioni sono dolorose, e la tolleranza al dolore e' una capacita' che si sviluppa, gia' da bambini. Mentre il messaggio piu' diffuso attualmente e' che per qualsiasi malessere c’e' un oggetto o situazione materiale per sanarlo.

Quando poi volete capire gli altri, guardate a voi stessi, quanto vi e' faticoso privarvi di una cosa, e come comprare un oggetto - di cui magari non avete reale bisogno - vi fa sentire bene per un po’ di tempo. Il peggio e' quando una societa' si basa su questi meccanismi, anche guardando ai disturbi alimentari che esistono solo perche' disponiamo di cibo, il cibo usato come consolazione rende dipendenti. Siamo fortemente nevrotizzati proprio perche' viviamo in una societa' del benessere. La nevrosi e' l’effetto collaterale del benessere, non dovendo preoccuparsi di sopravvivere si ha il tempo per indulgere in difficolta' a volte pretestuose.

Alla responsabilita' dell’individuo di liberarsi dai condizionamenti corrisponde purtroppo una societa' mostruosa che fa di tutto per riacchiapparlo. Vedo tanti individui che soffrono di un malessere esistenziale, di una alienazione simile a quella della prima critica sociale marxista al sistema industriale consumistico. La mente si ammala analogamente  al corpo intossicato dall’inquinamento. E’ percio' necessario mettere in moto qualcosa di opposto e purificante da queste contaminazioni con spirito critico costruttivo. Pensiamo che anche gli stimoli negativi possono servire a non farsi annebbiare la mente e risvegliare le reazioni e le difese.

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- Marco Graziotti, Marta Mureddu, Paola Pisterzi: Parlando di questo viene in mente la tipica vita del contadino, che non aveva tempo di essere depresso, infelice, aveva un certo ritmo, si svegliava presto la mattina e lavorava la terra...

- Elena Liotta: Anche volendo tornare alla vita legata alla terra com’e' quella del contadino, le cose sono troppo cambiate per poter riattivare quello stile di vita. Prima la giornata finiva col calar del sole non essendoci l’elettricita', c’era la stagionalita', ritmi diversi, oggi invece o si lavora sempre (il quotidiano lavorativo a ore fisse) o non si lavora mai (la vacanza), non c’e' un ritmo collegato a quello naturale. Essendo costretti a pagare le tasse, le varie utenze, i mutui ecc. non si puo' essere autonomi con la terra e basta. Solo chi ha un’azienda agricola, infatti, puo' fare il contadino puro - e riceve i contributi dello stato - ma per mantenere quella terra deve avere la partita Iva, adeguarsi a tutte le leggi e regolamenti, far parte della confederazione degli agricoltori etc. Non puoi essere un essere umano sulla terra che lavora la terra, prende i frutti della terra e vive con quello. Non sei piu' tu il solo responsabile di quello che fai.

Come possiamo allora modulare questa complessita' con la natura umana? L’essere umano ha bisogno di avere qualche gratificazione nella vita, non puo' esser solo vessato, sfruttato, manipolato, perche' c’e' un se' profondo in tutti noi che si ribella, vuole il diritto a vivere, non solo fisicamente ma anche psichicamente. E quella diventa una lotta personale. Ne parlo nel mio libro La maschera trasparente e suggerisco una condizione nonviolenta in cui stare senza essere troppo visibili per non diventare oggetto di dubbie discriminazioni. Fare il piu' possibile con onesta' interiore e non arrendersi mai. Le forme di “guerriglia” sono tante, per usare una parola antitetica a quella della nonviolenza, esiste una guerriglia nonviolenta che e' quella di non mollare mai. Io sono convinta che si possa fare.

La globalizzazione e' una follia, e' una cosa psicologicamente mostruosa, eppure c'e' chi la sostiene.

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- Marco Graziotti, Marta Mureddu, Paola Pisterzi: Poi in tutto ci sono sia aspetti positivi che negativi, ma se tutti i paesi vivessero come viviamo noi ora...

- Elena Liotta: Si’, infatti e’ facile sostenerla, la globalizzazione, per i paesi che sfruttano gli altri per stare bene. Come era prima la colonizzazione, si e’ cambiato nome…

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- Marco Graziotti, Marta Mureddu, Paola Pisterzi: Parliamo di donne. Nella societa’, la donna e’ spesso vista come indifesa e bisognosa di protezione. E' possibile, per le donne, riuscire ad ottenere un senso di protezione e sicurezza che vadano oltre la presenza maschile?

- Elena Liotta: Basta accorgersi quanto si e' assoggettate e condizionate e voler davvero uscirne. Non tutte lo desiderano e sono disposte a uscire dal guscio.

A me sembra che le cose stiano cambiando, a partire dal secondo dopoguerra. Il femminismo ha dato un’opportunita' alle donne, ha permesso di avere coscienza di se', anche in ambito lavorativo, la possibilita' di votare, molti aspetti che non tutte hanno colto. Oggi tante cose vi sembrano scontate, anche andare all'universita', ma prima la vita delle donne era molto piu' controllata, potete immaginarla come in alcune culture extracomunitarie, come anche nel sud dove questo controllo delle donne di casa un po’ permane. Io sono figlia di un siciliano che non era neanche nato in Sicilia, mi sono sposata tra il secondo e terzo anno di liceo, e' nata mia figlia, dopo sei mesi ho fatto il mio primo esame all’universita', ma finche' sono stata a casa, non potevo neanche usare tranquillamente il telefono o andare alle festicciole pomeridiane senza un controllo capillare. Appena ho potuto sono andata via di casa. Oggi penso che queste cose non succedano piu'...

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- Marco Graziotti, Marta Mureddu, Paola Pisterzi: Non proprio, diciamo che la tendenza e’ quella, poi ci si rende conto che certe cose non sono piu’ realizzabili, pero’ la volonta’ permane.

- Elena Liotta: Prima era cosi' per tutto, io ringrazio di essere nata nel periodo in cui le cose sono cambiate, altrimenti avrei avuto vita difficilissima. Credo sia fondamentale la fedelta' a se stesse. Proprio per questo ho intitolato il mio libro dedicato alle donne A modo mio, ogni donna sa, se ascolta se stessa e guarda quello che ha intorno, attenta a quello che accade, cio' che vuole e non vuole, e cio' che puo' e non puo', in ogni momento. Le donne hanno questa capacita' molto concreta di stare nelle cose. Se poi ci si lascia portar via, come molte, che hanno aderito con grande tranquillita' all'ondata consumistica della societa' dello spettacolo, volendo raggiungere determinate mete che sono tutte pensate e gestite da uomini, io credo sia un forte limite. Poi vado oltre. Consapevolmente dico anche che molti maestri della nostra cultura di donne e di uomini sono quasi tutti maschi, quindi il pensiero che ha creato la societa' in cui oggi viviamo e' maschile, non voglio dire solo patriarcale, ma maschile si'. Allora la donna e' fragile, nel senso che non ha mai un pensiero che le corrisponda fino in fondo. Studiando la filosofia occidentale vediamo che il pensiero occidentale e' nato in corpo di maschio, in un uomo cresciuto nella cultura occidentale maschile, non dico per questo automaticamente cattivo e sbagliato, pero' comunque maschile, anche il migliore ha sempre la sua mentalita' che e' diversa da quella femminile. Gandhi stesso, alla fine della sua vita, si e' pentito di come aveva trattato la moglie, essendo un uomo onesto. Noi donne cresciamo, andiamo a scuola studiando le cose pensate dai maschi, il lavoro organizzato dai maschi, perche' le donne non hanno mai governato in migliaia di anni, le donne non hanno mai determinato nulla, ne' in bene, ne' in male. Di sicuro non sono state loro ad intraprendere le guerre, non le hanno decise, ne' combattute, non si sono massacrate. Alcuni citano il mito delle Amazzoni (un mito!), parlando di migliaia di anni di carneficine effettuate storicamente dagli uomini. La donna finora e' stata nonviolenta, mettiamola a governare sul serio e vediamo se fara' guerre, per ora non e' successo, questo e' un dato storico, indiscutibile e inoppugnabile. Mediamente le donne sono pacifiche, dappertutto. Poi si dice “quella ha ucciso il figlio”, ma per una che lo ha ucciso ce ne sono tante che non lo hanno fatto, e li accudiscono ogni giorno, anche se i figli possono essere tremendi. E’ centrale per le donne costruire o ritrovare un proprio pensiero o rivedersi nel pensiero di altre donne, perche' esiste anche ormai una storia delle donne, una linea del pensiero della differenza, ormai c’e' molto materiale in cui ritrovarsi. E chiudo questa parte aggiungendo che io non sono mai stata per il femminismo separazionista, io credo che oggi lo sforzo piu' grande lo debbano fare gli uomini, le donne hanno gia' fatto quello che potevano. Mandano avanti lavoro, figli, casa e tutto il resto. Sono gli uomini che devono smettere di essere violenti. Quindi bisogna iniziare a lavorare sugli uomini che si hanno vicino, non possono essere lasciati a se stessi, viviamo insieme in questo sistema che e' nefasto per entrambi, e penso che le donne possano migliorare le cose, ma comunque insieme agli uomini.

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- Marco Graziotti, Marta Mureddu, Paola Pisterzi: Tra le maestre donne, chi potrebbe ricordarci?

- Elena Liotta: Sicuramente Vandana Shiva e' un grande personaggio. Quando avevo sedici anni lessi un libro trovato in casa, Il secondo sesso, di Simone de Beauvoir, la prima riflessione femminista di una scrittrice, compagna di Sartre. Quando lo prestai ad una mia compagna di scuola suscito' un forte scandalo nella scuola, perche' i genitori che non conoscevano la scrittrice, non sapendo che era un libro di filosofia, leggendo il titolo, pensarono che fosse un libro di pornografia. Dovette andare mia madre per sostenermi, parlo del ’66. Poi ho detto gia' di Vimala Thakar.

Considerando tutto il filone femminista - ecofemminista - oggi sono molto vicina a Vandana Shiva, e per tutte le scelte che ho fatto rispetto alla decrescita, localismo, ambiente e nuovi stili di vita, concordo appieno con la sua linea e con tutte le altre donne che si muovono su quella scia. Rimane comunque fondamentale l’esperienza in prima  persona, i libri ci possono ispirare, ci aiutano, ci danno qualche dritta, qualche istruzione, che pero' dobbiamo mettere in pratica nella nostra vita. Queste cose stanno tutte insieme: la nonviolenza ci aiuta nei confronti dell’ambiente, nel relazionarci con la nostra comunita' e con il mondo, ci aiuta ad avere uno stile di vita piu' solidale, di condivisione. Stare insieme e fare le cose insieme.

Credo che non debba essere tutto diviso, come nelle famiglie in cui  ci sono 3, 4 televisori, ciascuno il suo, un telefono per ogni piano, per poterlo avere a portata di mano, uno spreco. E un guadagno per il sistema.

I rifiuti che accumuliamo sono qualcosa di allucinante. Non e' solo uno spreco economico, ci intasiamo le case e il mondo, di rifiuti che non sappiamo quando mai si smaltiranno.

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- Marco Graziotti, Marta Mureddu, Paola Pisterzi: In questo caso che soluzione si potrebbe adottare, ci vorrebbe una maggiore sensibilizzazione…

- Elena Liotta: C’e' chi suggerisce di rendere obbligatorie certe pratiche, perche' finche' una cosa non e' imposta non la si fa. Io vedo tante proposte, che nell’insieme mi sembrano un girare a vuoto allo stesso livello, dato che il problema e' tanto piu' grande. Allora si e' tentati di scoraggiarsi e io a quel punto consiglio sempre di tornare a quello che possiamo fare, qui, oggi, domani. Una prima cosa e' dare il buon esempio, e poi agire per sensibilizzare. Ho proposto la raccolta differenziata all’asilo nido: i bambini di un anno e mezzo-due hanno imparato a buttare la carta in un cestino e la plastica in un altro e le bricioline in un altro. E’ proprio a quell’eta' che imparano a "differenziare le cose" ed e' andata benissimo, abbiamo coinvolto i genitori, si e' inserita la raccolta dei tappi. Mettere a regime progetti di questo tipo nell’ambito in cui ognuno agisce non e' poco. Quando poi un’idea risulta accattivante ecco che gli altri la copiano, o meglio, la riproducono. Accade spesso nelle scuole in cui sono a corto di idee, non appena gliene proponi una, la accettano di buon grado.

L’unico modo per riuscire a convincere una persona che va in direzione completamente opposta, e' far notare, constatare la parte negativa che ricade su se stessi e cominciare da li'. Il disordine, per esempio, ha la parte negativa di richiedere tempo per cercare le cose e per rimetterle a posto. Se si trovano! Avere troppe cose significa doverle collocare, mantenere, quanta manutenzione siamo costretti a fare; monetizziamo i problemi, vediamo i costi delle pratiche sbagliate: sempre dolcemente, mai in modo critico, violento. Cosi' le persone capiscono, si stupiscono, vengono dietro al ragionamento dicendo “E’ vero!”.

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- Marco Graziotti, Marta Mureddu, Paola Pisterzi: Oggi in Italia e' particolarmente necessario un impegno in difesa della democrazia, della legalita’, della liberta’ d'informazione e di espressione. Cosa possiamo fare?

- Elena Liotta: A volte e' meglio non fare, astenersi, pensare a cosa non fare e' gia' un fare grande, concetto molto taoista. Si agisce su quello che c’e' gia', che e' piu' facile, sia a livello materiale che per quanto riguarda i pensieri. Siamo troppo pieni di pensieri, troppe complessita', dobbiamo ripulire per riuscire a trovare la via giusta, si e' troppo sopraffatti. E smaltire quello che si ha, mettere a posto i pensieri, per partire con un’altra introduzione. Se non ci sono delle fasi di pausa, di smaltimento, anche la testa ad un certo punto non ce la fa piu'.

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- Marco Graziotti, Marta Mureddu, Paola Pisterzi: E’ li’ che poi scatta il desiderio d’evasione...

- Elena Liotta: Certo, gli spostamenti sul piano materiale... Io chiedo sempre di provare a tenere un diario, fare un minimo di verifica su se stessi, gli inventari... tutto cio' aiuta le persone a rendersi conto del punto in cui si trovano, senza moralismo, per poter alleggerirsi. La sensazione che si ricava solo facendo spazio e' di benessere, eppure non hai aggiunto nulla, anzi hai tolto. E' importante donare quello di cui non si ha bisogno ad altri. Rivalutare le pratiche dello scambio e del baratto.

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- Marco Graziotti, Marta Mureddu, Paola Pisterzi: Che opinione si e' fatta dell'attività di accostamento alla nonviolenza e di costruzione di uno spazio di informazione nonviolenta che stiamo conducendo a Viterbo presso il centro sociale “Valle Faul”?

- Elena Liotta: Io trovo la vostra realta' molto positiva. All’Arci, dove vado spesso, fanno tante iniziative interessanti. So che molti non la pensano cosi', ma trovo personalmente che Viterbo sia una citta' attraente perche' non e' tutta sistemata come certe citta' dell’Italia centrale che sembrano quasi finte, tutte ristrutturate allo stesso modo. A me piace la citta' vissuta, anche con un vicolo sporco, un sampietrino sollevato, perche' la vita e' cosi'. Le citta' ricostruite per i turisti, come  i casali diventati agriturismi omologati (quando mai hanno avuto le piscine!) mi sembrano un tradimento.  Certe cose si possono migliorare, certo, ma rispettando davvero la storia e l’uso originario se devono essere patrimonio culturale e artistico. Il resto si puo' anche demolire, perche' no, e rifare con criteri davvero nuovi, soprattutto sul piano delle risorse energetiche. Le citta' sono innanzitutto dei loro abitanti. L’importanza che si da' all’apparenza, anche in questo caso riflette la visione del sistema sociale ed economico: produrre involucri attraenti, non importa cosa c’e' sotto, anzi meglio se che sia vuoto a perdere.

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- Marco Graziotti, Marta Mureddu, Paola Pisterzi: Alla fine di aprile e’ scomparso Alfio Pannega, figura storica della Viterbo popolare, che qualche mese fa aveva presentato il suo libro di poesie Allora ero giovane pure io al centro sociale “Valle Faul” di Viterbo. In quell'occasione era presente anche lei e ha potuto conoscerlo. Alfio e’ stato uno dei partecipanti agli incontri del nostro collettivo redazionale. Che impressione le aveva fatto?

- Elena Liotta: Sono venuta a conoscenza della sua storia tramite miei amici di Viterbo che mi mostrarono delle foto, lessi delle cose e mi raccontarono la sua storia. Sono stata presente appunto alla presentazione del libro di poesie di Alfio, Allora ero giovane pure io, lui era molto felice e mi autografo' anche il libro. L’ho trovato fin dall’inizio una persona intensa, che e' riuscita a mantenere nel corso di una vita, fino a 85 anni, una vitalita' per la citta', per la socialita', le amicizie, il luogo in cui ha vissuto, che e' rara. La cosa che mi e' dispiaciuta e' che alla fine la casa non gli e' mai arrivata.

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- Marco Graziotti, Marta Mureddu, Paola Pisterzi: Proprio il giorno in cui e’ morto si chiudeva la raccolta di fondi per l’acquisto della casa...

- Elena Liotta: Figure di questo tipo fanno pensare che e' possibile, senza mitizzare, vivere in una comunita' ed esserne in parte riconosciuto, rimanendo fedele a te stesso nei tuoi passaggi diversi, nelle diverse eta', guadagnando un’autorevolezza che nasce da come sei: citi la Divina Commedia, scrivi, sei poeta a modo tuo. Racconti il tuo vivere e il tuo essere in un luogo, e questo luogo ti accoglie e ti riconosce. Finche' ci sono persone cosi' c’è speranza.

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- Marco Graziotti, Marta Mureddu, Paola Pisterzi: A Viterbo anche chi non lo conosceva, lo conosceva...

- Elena Liotta: Si’, come fosse un po’ un’anima della citta', che non e' quella affaristica degli aeroporti, ne' quella politica dei compromessi.

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- Marco Graziotti, Marta Mureddu, Paola Pisterzi: Un'ultima domanda: lei e' nata a Buenos Aires, come vive il rapporto con la sua terra natale?

- Elena Liotta: Non ci sono mai tornata, almeno finora, e vivo questo passato lontano con molta intensita' da sempre. Per esempio da poco ho ripreso a parlare spagnolo e ascoltare musica latina e tango senza commuovermi. Per molto tempo e' stato tutto dentro custodito quasi segretamente. Ho scritto poesie, brani di vario genere, nel mio libro Su anima e terra dico che ormai tutto e' diventato come una poesia, un dipinto, interiorizzata questa terra che oscuramente mi manca sempre, come originaria. Una nostalgia sottile e profonda. Ho scelto di non tornare pur potendolo fare. I ritorni sono difficili, la paura della delusione, della perdita definitiva, e' sempre in agguato. Come gli amori del passato o quelli impossibili non e' rivedendo, toccando di nuovo qualcosa che nel frattempo e' irrimediabilmente cambiato, che si ricostruisce la continuita'. La migrazione porta sempre questa ferita dentro, lo strappo c’e' stato ed e' indimenticabile, non si e' mai unificati se non dalla cicatrice. Vivo pienamente nella mia nuova terra, la mia casa reale e' qui, ma continua ad esistere questa dimensione di mancanza e nostalgia che non ha piu' a che fare con le terre e le citta', e che alimenta la mia vita interiore, quella dell’anima, nella quale trova finalmente pace.
 
3. RIFLESSIONE. PAOLO ARENA E MARCO GRAZIOTTI INTERVISTANO ROBERTO MALINI
[Ringraziamo Paolo Arena (per contatti: paoloarena at fastwebnet.it) e Marco Graziotti (per contatti: graziottimarco at gmail.com) per averci messo a disposizione questa intervista a Roberto Malini.
Paolo Arena e Marco Graziotti fanno parte della redazione di "Viterbo oltre il muro. Spazio di informazione nonviolenta", un'esperienza nata dagli incontri di formazione nonviolenta che si svolgono settimanalmente a Viterbo.
Roberto Malini e’ uno scrittore ed attivista per i diritti umani, impegnato nel Gruppo EveryOne. Dal sito della Wikipedia (edizione italiana) estraiamo la seguente notizia biografica: “Roberto Malini (Milano, 27 maggio 1959) e’ uno scrittore e sceneggiatore italiano. Nel 1972 compone le prime poesie, che richiamano l'attenzione del filosofo Fulvio Papi (che diviene il suo mentore) e dei poeti Vittorio Sereni, Franco Loi e Dario Bellezza. Nel 1975, all'eta’ di 16 anni, scrive la novella in versi L'uovo, edita nel 2005 da Proedi e su cui poi il regista Dario Picciau realizzera’ nel 2003 l'omonimo film in computer grafica 3D. Pubblica alcune liriche sulla rivista letteraria “Nuovi Argomenti”, quindi le raccolte di versi Il maestro delle danze divine, La legge del volo e Belante cosmo. Negli anni Ottanta tiene una serie di performance di poesia e musica nelle principali citta’ italiane. Guida un gruppo di poeti impegnati contro le discriminazioni, fra cui Dario Bellezza, Christopher White e Paola Astuni, che da’ vita a vari incontri di lettura in tutta Italia. Studioso di arte, letteratura, archeologia e storia delle religioni, Malini scrive diversi articoli e saggi, fra i quali il libro Pan, dio della selva (Milano, 1998). La sua attivita’ artistica, parallela a quella letteraria, comprende decine di mostre in Italia e all'estero. Da molti anni si dedica inoltre alla ricerca e all'educazione sulla Shoah, su cui ha pubblicato diversi testi: Les enfants des etoiles (Parigi 1999); Come insegnare l'Olocausto (Milano 2005); Cara Anne: Anne Frank e il dono della speranza (Milano 2005); Echi da un mondo scomparso: poesia e musica della Shoah (Milano 2005). Il suo libro Le 100 Anne Frank (Milano, 2005) e’ sostenuto e patrocinato dal museo Yad Vashem di Gerusalemme. Ha scritto la sceneggiatura del cortometraggio Binario 21, premiato al Pitifest 2004 e patrocinato dalla Task Force for International Cooperation on Holocaust Education, Remembrance and Research. E’ autore della sceneggiatura originale del film di animazione tridimensionale Dear Anne, the Gift of Hope, diretto da Dario Picciau. E’ coautore, con Edna Angelica e Calo’ Livne’, del testo teatrale Anne in the Sky, messo in scena dal Teatro dell'Arcobaleno, compagnia formata da giovani attori e danzatori ebrei e arabi. Dal 2007 e’ curatore esterno della Collezione permanente Holocaust and Genocide Art (Arte dell'Olocausto e dei genocidi) presso l'Hilo Art Museum (Hawaii, Usa). E’ fondatore dell'associazione Watching The Sky, che si occupa di diffondere la cultura e l'arte dell'Olocausto e promuove la creazione in Europa di un museo dedicato all'arte della Shoah. Nel 2011 sara’ inaugurata la Pinacoteca dell'Olocausto, che accogliera’ una collezione di opere grafiche e dipinti realizzati da artisti scomparsi nell'Olocausto o sopravvissuti ai campi di sterminio. Roberto Malini e’ anche fondatore e co-presidente del Gruppo EveryOne, insieme a Matteo Pegoraro e Dario Picciau. L'associazione conduce campagne per il rispetto dei diritti umani e contro le discriminazioni razziali. Particolare risalto hanno avuto le campagne a difesa di Pegah Emambakhsh, lesbica iraniana condannata a morte nel suo Paese e rifugiatasi a Sheffield (Regno Unito) dove pero’ si era vista in un primo momento negare il diritto d'asilo, e a difesa di Hamzeh Chavi e Loghman Hamzehpour, condannati a morte per sodomia in Iran. Numerose le denunce, i dossier, le proposte e le mozioni proposte al Parlamento europeo riguardo la condizione in Europa e in special modo in Italia dei Rom, Sinti e Kale’, per cui viene chiesta l'approvazione dello Statuto Quadro del Popolo Rom nell'Unione europea ed una azione piu’ incisiva contro le discriminazioni. Allo studio anche l'istituzione di un Museo della storia, della cultura e dell'arte dei Rom con annesso Memoriale del Samudaripen. Altre importanti campagne sono rivolte all'abolizione della pena di morte, alla lotta contro gli abusi della psichiatria di stato e alle violazioni dei diritti umani commesse dalle forze dell'ordine. Il 27 gennaio 2010, nel Giorno della Memoria dell'Olocausto, Roberto Malini, insieme al Gruppo EveryOne, all'Associazione La Ruota Rossa e ad alcuni operatori umanitari, ha posato la prima pietra del Progetto Romasia, un'iniziativa mirata a creare fattorie biologiche in Italia, Romania e altri Paesi dell'Ue, per consentire a nuclei familiari Rom di esprimere la loro secolare esperienza nell'allevamento e nelle coltivazioni basate su principi di naturalita’ e genuinita’. Nel periodo 2009/2010 ha pubblicato la raccolta di novelle Le parole e l'anima, le Poesie dell'Olocausto, il saggio Il cammino del popolo Rom (nelle "Linee guida per le politiche umanitarie sui Rom in Italia", Edizioni Croce Rossa Italiana) e le versioni in Italiano delle Poesie di Emily Dickinson e di Saffo. Lavora inoltre insieme ad alcuni laboratori e compagnie teatrali nell'ambito del progetto educativo "Ciao, Rebecca!", che propone al pubblico - e soprattutto ai giovani - la vicenda emblematica della giovane pittrice Rom Rebecca Covaciu”]
 
- Paolo Arena e Marco Graziotti: Come e' avvenuto il suo accostamento alla nonviolenza?

- Roberto Malini: Mia nonna si chiamava Noemi ed era una donna tanto umile quanto illuminata. Ha allevato quattro nipotini senza mai alzare un dito su di loro. Quando commettevamo un errore, ci spiegava con parole semplici in che cosa avevamo sbagliato, poi ci carezzava i capelli, destando in noi bambini il desiderio di essere migliori. Era un angelo. Da un punto di vista culturale, durante la mia infanzia viveva e portava avanti il suo impegno pacifico contro la segregazione e la discriminazione razziale Martin Luther King. Avevo nove anni quando il leader del movimento afroamericano per i diritti civili venne assassinato a Memphis. Lo veneravo e piansi a lungo, quando appresi della sua morte. Per la prima volta mi resi conto che vivere in pace e combattere con le armi nonviolente non significa necessariamente suscitare l'amore degli altri, ma, al contrario, si diventa oggetto di odio e violenza da parte di chi specula sulla guerra, la poverta', la discriminazione e la divisione fra gli esseri umani. Durante l'adolescenza scopersi la presenza delle ideologie nonviolente nel pensiero degli antichi, da Anassimandro a Socrate, da Diogene a Seneca, che considerava la nonviolenza come il piu' nobile obiettivo umano, da raggiungersi attraverso un progressivo cambiamento interiore.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali personalita' della nonviolenza hanno contato di piu' per lei, e perche'?

- Roberto Malini: Gandhi e' naturalmente un faro per chiunque si occupi di diritti umani e civili aborrendo l'uso della violenza. Riguardo alle persone che ho conosciuto, in Italia mi sono sempre sentito vicino a Marco Pannella e i radicali.

Ho poi avuto la fortuna di incontrare persone straordinarie, che grazie all'ideale nonviolento hanno salvato tante vite umane e regalato al mondo un po' di speranza. Mirjam Waterman Pinkhof, sopravvissuta all’Olocausto, e' ricordata dal Museo Yad Vashem di Gerusalemme come uno dei principali eroi ebrei della Shoah. Mirjam fu leader del Gruppo Westerweel e salvo' settanta bambini ebrei dai campi di morte. Ho conosciuto lei, in Israele, e alcuni dei bambini da lei salvati, che oggi sono anziani e hanno figli e nipoti. Mirjam ha piu' di 90 anni ed e' una donna straordinaria, ancora capace di trasmettere la bellezza e la potenza degli ideali umanitari. Le voglio bene profondamente e devo a lei una grande eredita' di coraggio e speranza. Nei momenti difficili - e ce ne sono tanti, perche' le nostre campagne ricevono spesso attacchi duri da parte delle istituzioni e dei movimenti razzisti - penso a lei: "Cosa farebbe Mirjam, in questa situazione?".

Mi sento molto vicino anche a Tamara Deuel, artista ebrea sopravvissuta all'Olocausto in Lituania, che ha dedicato la vita a diffondere ideali di pace e convivenza fra i popoli. E' stata un'amica fraterna e la sua morte, avvenuta qualche anno fa, ha impoverito l'anima nonviolenta del mondo tormentato in cui viviamo. Ricordo poi altri cari amici: Halina Birenbaum, Jacob Stroumsa, Jacob Vassover, Hanneli Pick-Goslar, Ruth Bondi e altri.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali libri consiglierebbe di leggere a un giovane che si accostasse oggi alla nonviolenza? E quali libri sarebbe opportuno che a tal fine fossero presenti in ogni biblioteca pubblica e scolastica?

- Roberto Malini: Hannah Arendt, Sulla violenza. Anne Frank, il Diario. Tutti i libri di Gandhi. Tutti i libri e gli scritti di Martin Luther King. La lotta nonviolenta del buddismo nel Vietnam di Thich Nhat Hahn e Cao Ngoc Phong. Contemporaneamente, pero', e' importante tornare sui testi antichi. Secondo Confucio, per esempio, un concetto simile alla nonviolenza, lo "shu" (reciprocita'), valeva per tutti gli uomini di tutte le societa'. E' un precetto presente anche nel cristianesimo: non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te. Confucio consigliava inoltre agli uomini del suo tempo di ripagare l'odio e la violenza con la rettitudine.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali iniziative nonviolente in corso oggi nel mondo e in Italia le sembrano particolarmente significative e degne di essere sostenute con piu' impegno?

- Roberto Malini: Viviamo in un tempo in cui non solo le minoranze e i popoli vulnerabili, ma anche i difensori dei diritti umani subiscono forme di grave repressione, anche da parte delle forze dell'ordine, delle autorita' politiche e della magistratura. Oggi e' importante sostenere le organizzazioni che tutelano la missione degli attivisti nonviolenti, come FrontLine.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: In quali campi ritiene piu' necessario ed urgente un impegno nonviolento?

- Roberto Malini: I diritti dei Rom, dei profughi, dei popoli discriminati e perseguitati, degli omosessuali sono seriamente minacciati da una societa' che attraversa una fase di involuzione e combatte irrazionalmente ogni diversita'. Li' serve la nonviolenza. Nelle carceri, nei Cie, nelle comunita' esistono condizioni simili a quelle dei ghetti e del lager. In quei luoghi dove la vita e la dignita' degli esseri umani sono negate, dove spesso il suicidio rappresenta per gli internati la sola possibilita' di sottrarsi all'orrore, li' serve come l'aria la nonviolenza.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali centri, organizzazioni, campagne segnalerebbe a un giovane che volesse entrare in contatto con la nonviolenza organizzata oggi in Italia?

- Roberto Malini: Sarebbe tempo di creare nuove realta', lontane dagli opportunismi politici o associativi. Comunque, consiglierei a un ragazzo di avvicinarsi alle associazioni collegate ai radicali o a gruppi non italiani.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Come definirebbe la nonviolenza, e quali sono le sue caratteristiche fondamentali? E quali rapporti vede tra l'azione nonviolenta ed i vari temi e le varie forme di impegno civile?

- Roberto Malini: L'atteggiamento nonviolento e le azioni di lotta nonviolenta non offrono sempre garanzie ne' speranze di ottenere risultati importanti, ma testimoniano come l'essere umano possa ancora oggi credere a valori che la societa' attuale ha dimenticato. La pace e' migliore della guerra. La parola e' migliore dell'aggressione fisica. La solidarieta' e' superiore alla prevaricazione. Un cartello possiede maggiori qualita' di comunicazione e informazione rispetto a una molotov o a una pietra. La nonviolenza e' un mix nobile di liberta' e rispetto dell'altrui liberta'. Gli attivisti di EveryOne hanno fatto propria la filosofia nonviolenta, pagandone sempre pesantissime conseguenze. Si pongono di fronte ad agenti armati durante sgomberi e azioni repressive, facendo scudo agli inermi con i propri corpi. Si espongono ai pericoli della persecuzione poliziesca e giudiziaria segnalando pubblicamente gli abusi da parte dei potenti. Sono disposti a rischiare le proprie vite per difendere i diritti umani. Con tali metodi, hanno salvato numerose vite umane e contribuito a importanti passi in avanti della civilta' europea: direttive, risoluzioni, leggi, provvedimenti, decisioni riguardanti l'asilo o l'accoglienza. Pero' hanno subito pestaggi, condanne penali inique, repressione da parte di autorita' e giudici, intimidazioni e minacce gravi. Tenendo conto di questi rischi, l'attivista nonviolento ha gli strumenti per contribuire alle istanze per l'ambiente, il genere, i diritti delle minoranze e dei popoli, la pace, la lotta al crimine organizzato e tutti gli ambiti in cui avvengono repressioni e persecuzioni.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Cosa apporta la nonviolenza alla riflessione umana nei vari campi del sapere e dell'agire?

- Roberto Malini: La cultura della pace e' la sintesi migliore della filosofia e della scienza, della ricerca spirituale, dell'indagine che persegue verita' e giustizia. Se una persona si avvicina alla nonviolenza, da' inizio a un percorso che potrebbe riguardare presto tutto il sapere e il pensiero umano e quindi imprimere una spinta in avanti al carro della civilta'. "Se un uomo abbraccia la nonviolenza", disse Gandhi, "perche' dopo di lui non potrebbe abbracciarla una famiglia? E subito dopo, perche' non un villaggio? E poi una citta', una nazione, un continente, il mondo?".
 

4. INIZIATIVE. COMMEMORAZIONE DI FRANZ JAEGERSTAETTER

[Riceviamo e volentieri diffondiamo.

Franz Jaegerstaetter, contadino cattolico, condannato a morte ed ucciso il 9 agosto 1943 per essersi rifiutato di prestare servizio militare nell'esercito nazista. Scritti di Franz Jaegerstaetter: Scrivo con le mani legate. Lettere dal carcere e altri scritti, Edizioni Berti, Piacenza 2005. Opere su Franz Jaegerstaetter: Gordon Zahn, Il testimone solitario. Vita e morte di Franz Jaegerstaetter, Gribaudi, Torino 1968, poi: Franz Jaegerstaetter, il testimone solitario, Editoria Universitaria, Venezia 2002; Erna Putz, Franz Jaegerstaetter. Un contadino contro Hitler, Berti, Piacenza, 2000; Giampiero Girardi, Franz Jaegerstaetter, il contadino contro Hitler: una testimonianza per l’oggi, Berti, Piacenza, 2007; Cesare G. Zucconi, Cristo o Hitler? Vita del Beato Franz Jaegerstaetter, San Paolo, Cinisello Balsamo, 2008; segnaliamo anche l'articolo di Enrico Peyretti riprodotto sul n. 637 de "La nonviolenza e' in cammino", articolo che segnalava anche i seguenti materiali: Alfons Riedl, Josef Schwabeneder (Hg), Franz Jaegerstaetter - Christlicher Glaube und politisches Gewissen [Fede cristiana e coscienza politica], Verlag Taur, 1997; videocassetta Franz Jaegerstaetter: un contadino contro Hitler, (27 minuti, in vhs) prodotta dall'Associazione Franz Jaegerstaetter, via Endrici 27, 38100 Trento (tel. 0461233777, oppure 810441); il capitolo "Un nemico dello Stato" (pp. 76-86), in Thomas Merton, Fede e violenza, prefazione di Ernesto Balducci, Morcelliana, Brescia 1965; una nota di Paolo Giuntella in "Adista", n. 11, 13 febbraio 1993, pp. 9-10. L'associazione "Franz Jaegerstaetter Italia" pubblica periodicamente una newsletter alla figura di Franz Jaegerstaetter dedicata (per richieste e contatti: Giampiero Girardi, via del Forte 44/B, 38121 Martignano (Tn), tel. 0461829526 o 3474185755, e-mail: franzitalia at gmail.com, gia.gira at gmail.com)]

 

Newsletter "Franz Jaegerstaetter Italia", luglio 2010, e-mail: franzitalia at gmail.com

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Giornata di commemorazione della morte del beato Franz Jaegerstaetter. 9 agosto 2010

Il parroco di St. Radegund e Pax Christi Oberoesterreich propongono le celebrazioni di quest’anno in ricordo di Franz Jaegerstaetter. Per questo vi invitano cordialmente a Tarsdorf e St. Radegund.

La commemorazione sara’ suddivisa in quattro momenti. La riflessione sull’”ispirazione” e sulla vita e le opere di Franz Jaegerstaetter avra’ luogo a Tarsdorf come momento iniziale. La camminata processionale comunitaria, che e’ anche improntata ad una certa internazionalita’, si snodera’ da Tarsdorf e St. Radegund. La riflessione nell’ora della morte, nella chiesa parrocchiale di St. Radegund, avra’ come tema le ultime volonta’ del beato. La celebrazione dell’eucaristia alla sera, seguita dalla sempre suggestiva cerimonia dei lumini sulla tomba, sara’ la conclusione.

Non e’ necessario iscriversi.

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Programma

Domenica 8 agosto 2010

- Ore 13 Il parroco invita all’annuale processione in onore del patrono della parrocchia di St. Radegund a Heilbruennl. Partenza alle 13 davanti al Gasthaus Hofbauer in St. Radegund.

- Ore 18 Celebrazione dei vespri nella chiesa di St. Radegund e a seguire incontro conviviale tra i presenti presso la Gasthaus Hofbauer a St. Radegund.

Lunedi’ 9 agosto 2010, giorno del ricordo

- Ore 10-12 L’”ispirazione” di Franz Jaegerstaetter. Presso la parrocchia di Tarsdorf interviene Cesare Zucconi, sul tema: “Franz Jaegerstaetter come inspirazione dell’odierno lavoro per la pace“ (in tedesco). Il dottor Cesare Zucconi e’ l’autore della biografia Cristo o Hitler? Vita del beato Franz Jaegerstaetter. Appartiene alla Comunita’ di S. Egidio di Roma, che cura la preghiera comune e collega la sua spiritualita’ con l’impegno sociale. Agisce a livello internazionale, ad esempio e’ stata attiva in iniziative di pace sui conflitti di tutto il mondo.

- Ore 12-13 Pranzo. Sara’ offerto un menu’ del pellegrino presso il Gasthaus Romstoetter in Tarsdorf.

- Ore 13.30 Marcia comunitaria da Tarsdorf a St. Radegund. Partenza dalla chiesa di Tarsdorf. Si prega di essere puntuali! Per stradine laterali si camminera’ verso St. Radegund fino alla chiesa, passando davanti alla casa di Franz Jaegerstaetter.

- Ore 16 Preghiera nell’ora della morte nella chiesa di St. Radegund.

- Tra le ore 17 e le 19 c’e’ tempo per riposare e per visitare la casa di Franz e Franziska.

- Ore 19.30 S. Messa comunitaria nella chiesa di St. Radegund con il vescovo Manfred Scheuer.

A seguire cerimonia dei lumini sulla tomba del Beato.

Rientro a Tarsdorf con un bus.

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Partecipazione

Chi intende partecipare si metta in contatto con Giampiero Girardi, cell. 3474185755, e-mail: franzitalia at gmail.com, per concordare il viaggio in automobile. Si partira’ la mattina dell'8 agosto e si rientrera’ nella giornata del 10.

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Materiale disponibile 

a) Vhs/Dvd:

- Franz Jaegerstaetter, un contadino contro Hitler. Vita e morte di un uomo che ha agito secondo coscienza, durata 27 min., costo 10 euro. Richiedere a: Caritas diocesana, via Endrici 27, 38100 Trento, tel. 0461261166; fax: 0461266176; e-mail: caritas at arcidiocesi.trento.it

b) Volumi

- Scrivo con le mani legate. Lettere dal carcere e altri scritti dell’obiettore-contadino che si oppose ad Adolf Hitler, di  Franz Jaegerstaetter, a cura di Giampiero Girardi, traduzione di Lucia Togni, Edizioni Berti, Piacenza, 2005, XXXV + 231 pagine, 13 euro. Prefazione di mons. Luigi Bettazzi, premessa di Erna Putz. Rintracciabile in libreria (a Trento: Ancora, via S. Croce 35) oppure presso l'Editrice Berti, via Legnano 1, 29100 Piacenza, tel. 0523321322; fax: 0523335866; e-mail: info at bertilibri.it.

- Franz Jaegerstaetter, un contadino contro Hitler, di Erna Putz, edizione italiana a cura di Giampiero Girardi, Berti, 2000, 252 pagine, 13 euro. Rintracciabile in libreria (a Trento: Ancora, via S. Croce 35) oppure presso l'Editrice Berti, via Legnano 1, 29100 Piacenza, tel. 0523321322; fax: 0523335866; e-mail: info at bertilibri.it.

- Franz Jaegerstaetter, il contadino contro Hitler: una testimonianza per l’oggi, di Giampiero Girardi, Berti, Piacenza, 2007.

- Franz Jaegerstaetter, il testimone solitario, di Gordon Zahn, Editoria Universitaria, Venezia, 2002, 200 pagine. Rintracciabile presso l'editore, Albert Gardin, c.p. 570, 30100 Venezia, tel. 0415246242, sito: www.editoriauniversitaria.com, e-mail: euvenezia at libero.it

- Cristo o Hitler? Vita del Beato Franz Jaegerstaetter, di Cesare G. Zucconi, San Paolo, Cinisello Balsamo, 2008.

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Chi desidera ricevere questa newsletter (o segnalare indirizzi di persone interessate) la richieda a: franzitalia at gmail.com

Il rilancio in altre mailing list e' consentito: si prega di darne cenno a franzitalia at gmail.com

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Per ulteriori informazioni e contatti: Giampiero Girardi, Loc. Martignano, via del Forte 44/B, 38121 Trento, tel. 0461829526, 3474185755, skype: giamgira (Trento), e-mail: gia.gira at gmail.com

 
5. APPELLI. IL CINQUE PER MILLE AL MOVIMENTO NONVIOLENTO
 

Anche con la prossima dichiarazione dei redditi si puo' destinare il cinque per mille al Movimento Nonviolento.

Non si tratta di versare denaro in piu', ma solo di utilizzare diversamente soldi gia' destinati allo Stato.

Destinare il cinque per mille delle proprie tasse al Movimento Nonviolento e' facile: basta apporre la propria firma nell'apposito spazio e scrivere il numero di codice fiscale del Movimento Nonviolento, che e': 93100500235.

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Per ulteriori informazioni: tel. 0458009803 (da lunedi' a venerdi': ore 9-13 e 15-19), fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org

 
6. STRUMENTI. "AZIONE NONVIOLENTA"
 
"Azione nonviolenta" e' la rivista del Movimento Nonviolento, fondata da Aldo Capitini nel 1964, mensile di formazione, informazione e dibattito sulle tematiche della nonviolenza in Italia e nel mondo.
Redazione, direzione, amministrazione: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803 (da lunedi' a venerdi': ore 9-13 e 15-19), fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org
Per abbonarsi ad "Azione nonviolenta" inviare 30 euro sul ccp n. 10250363 intestato ad Azione nonviolenta, via Spagna 8, 37123 Verona.
E' possibile chiedere una copia omaggio, inviando una e-mail all'indirizzo an at nonviolenti.org scrivendo nell'oggetto "copia di 'Azione nonviolenta'".
 
7. SEGNALAZIONI LIBRARIE
 
Letture
- Liceo scientifico "Giovanni Paolo I" di Agnone, Giovani per la sobrieta', Edizioni Qualevita, Torre dei Nolfi (Aq) 2010, pp. 136, s.i.p. Per contattare la casa editrice: Edizioni Qualevita, via Michelangelo 2, 67030 Torre dei Nolfi (Aq), tel. e fax: 0864460006, 3495843946, e-mail: info at qualevita.it, sito: www.qualevita.it
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Riedizioni
- Arthur Cecil Pigou, Economia del benessere, Utet, Torino 1934, 1948, De Agostini - Il sole 24 ore, Novara-Milano 2010, pp. XIV + 722, euro 12,90.
- Leonard Smith, Caos, Codice, Torino 2008, Gruner+Jahr/Mondadori, Milano 2010, pp. XIV + 206, euro 9,90.
 
8. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
 
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.
 
9. PER SAPERNE DI PIU'
 
Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
 
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 242 del 5 luglio 2010
 
Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it, sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
 
Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su:
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In alternativa e' possibile andare sulla pagina web
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quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione).
 
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