Telegrammi. 240



TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 240 del 3 luglio 2010
Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail:
nbawac at tin.it
 
Sommario di questo numero:
1. Paolo Arena e Marco Graziotti intervistano Andrea Cozzo
2. Il 4 luglio a Viterbo
3. Lien De Coster: Femminicidio
4. Maria G. Di Rienzo: Storia di Aqila
5. Sarah Menkedick: Pallottole di vernice
6. Il cinque per mille al Movimento Nonviolento
7. "Azione nonviolenta"
8. Segnalazioni librarie
9. La "Carta" del Movimento Nonviolento
10. Per saperne di piu'
 

1. LA NONVIOLENZA OGGI IN ITALIA. PAOLO ARENA E MARCO GRAZIOTTI INTERVISTANO ANDREA COZZO

[Ringraziamo Paolo Arena (per contatti: paoloarena at fastwebnet.it) e Marco Graziotti (per contatti: graziottimarco at gmail.com) per averci messo a disposizione questa intervista ad Andrea Cozzo.
Paolo Arena e Marco Graziotti fanno parte della redazione di "Viterbo oltre il muro. Spazio di informazione nonviolenta", un'esperienza nata dagli incontri di formazione nonviolenta che si svolgono settimanalmente a Viterbo.
Andrea Cozzo e' docente universitario di cultura greca, studioso e amico della nonviolenza, promotore dell'attivita' didattica e di ricerca su pace e nonviolenza nell'ateneo palermitano, tiene da anni seminari e laboratori sulla gestione nonviolenta dei conflitti, ha pubblicato molti articoli sulle riviste dei movimenti nonviolenti, fa parte del comitato scientifico dei prestigiosi "Quaderni Satyagraha". Tra le sue opere recenti: Se fossimo come la terra. Nietzsche e la saggezza della complessita', Annali della Facolta' di Lettere e filosofia di Palermo. Studi e ricerche, Palermo 1995; Dialoghi attraverso i Greci. Idee per lo studio dei classici in una societa' piu' libera, Gelka, Palermo 1997; (a cura di), Guerra, cultura e nonviolenza, "Seminario Nonviolenza", Palermo 1999; Manuale di lotta nonviolenta al potere del sapere (per studenti e docenti delle facolta' di lettere e filosofia), "Seminario Nonviolenza", Palermo 2000; Tra comunita' e violenza. Conoscenza, logos e razionalita' nella Grecia antica, Carocci, Roma 2001; Saggio sul saggio scientifico per le facolta' umanistiche. Ovvero caratteristiche di un genere letterario accademico (in cinque movimenti), "Seminario Nonviolenza", Palermo 2001; Filosofia e comunicazione. Musicalita' della filosofia antica, in V. Ando', A. Cozzo (a cura di), Pensare all'antica. A chi servono i filosofi?, Carocci, Roma 2002, pp. 87-99; Sapere e potere presso i moderni e presso i Greci antichi. Una ricerca per lo studio come se servisse a qualcosa, Carocci, Roma 2002; Lottare contro la riforma del sistema scolastico-universitario. Contro che cosa, di preciso? E soprattutto per che cosa?, in V. Ando' (a cura di), Saperi bocciati. Riforma dell'istruzione, discipline e senso degli studi, Carocci, Roma 2002, pp. 37-50; Scienza, conoscenza e istruzione in Lanza del Vasto, in "Quaderni Satyagraha", n. 2, 2002, pp. 155-168; Dopo l'11 settembre, la nonviolenza, in "Segno" n. 232, febbraio 2002, pp. 21-28; Conflittualita' nonviolenta. Filosofia e pratiche di lotta comunicativa, Edizioni Mimesis, Milano 2004; La tribu' degli antichisti, Carocci, Roma 2006; Gestione creativa e nonviolenta delle situazioni di tensione. Manuale di formazione per le Forze dell'ordine, Gandhi Edizioni, Pisa 2007]

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Come e' avvenuto il suo accostamento alla nonviolenza?
- Andrea Cozzo: Quello con la nonviolenza e' stato un incontro prima de facto, e poi anche teorico e consapevole. Mi spiego meglio: ho scoperto solo in seguito che alcune pratiche, fatte di conflittualita' ferma ma rispettosa dell’avversario e senza alcun tentativo di usare mezzi eticamente disomogenei rispetto al fine, che avevo attuato durante un’occupazione universitaria e immediatamente dopo, corrispondevano pienamente a quella che era l’esperienza di lotta gandhiana. La bellezza e l’efficacia di questo tipo di lotta - lotta per, piuttosto che lotta contro - mi ha indotto a documentarmi ulteriormente e a leggere le opere di Gandhi e degli altri maestri della nonviolenza.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali personalita' della nonviolenza hanno contato di piu' per lei, e perche'?
- Andrea Cozzo: Per la verita', se la prima figura ad attrarmi e' stata quella di Gandhi, poi non sono state meno esemplari, per me, quelle di Martin Luther King, Danilo Dolci, Aldo Capitini...
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali libri consiglierebbe di leggere a un giovane che si accostasse oggi alla nonviolenza? E quali libri sarebbe opportuno che a tal fine fossero presenti in ogni biblioteca pubblica e scolastica?
- Andrea Cozzo: Forse ciascuno/a di noi e' sensibile a letture differenti da quelle a cui sono sensibili altri/e; tuttavia, credo che Teoria e pratica della nonviolenza di Gandhi possa essere un libro indicato per tutti. Difficile anche scegliere tra i libri di nonviolenza indispensabili: sinceramente, tra quelli delle figure che ho citato prima non mi sento di escluderne nessuno come meno necessario di un altro.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali iniziative nonviolente in corso oggi nel mondo e in Italia le sembrano particolarmente significative e degne di essere sostenute con piu' impegno?
- Andrea Cozzo: Non credo che ci sia un’iniziativa piu' importante di un’altra: ce ne puo' essere una piu' urgente di un’altra ma non una piu' significativa di un’altra. Il centro del mondo e' in ogni luogo e ogni impegno di nonviolenza contribuisce a migliorare il mondo.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: In quali campi ritiene piu' necessario ed urgente un impegno nonviolento?
- Andrea Cozzo: Credo di avere gia' risposto. Quello che posso aggiungere e' che e' bene che ognuno si dedichi a cio' che - lei o lui - ritiene piu' necessario o piu' urgente o semplicemente piu' adeguato a se'.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali centri, organizzazioni, campagne segnalarebbe a un giovane che volesse entrare in contatto con la nonviolenza organizzata oggi in Italia?
- Andrea Cozzo: Cito senza pensarci su e senza ritornare sulla domanda, altrimenti rischio non di “segnalare”, ma di “elencare”. Ecco dunque cosa mi viene in mente di primo acchito: il  Movimento Nonviolento, il Centro Gandhi di Pisa, il Movimento Internazionale della Riconciliazione (Mir), il Centro di ricerca per la pace, Beati i costruttori di pace, Un ponte per...
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Come definirebbe la nonviolenza, e quali sono le sue caratteristiche fondamentali?
- Andrea Cozzo: Intendo la nonviolenza come una forma di lotta comunicativa, cioe' capace di non far sentire l’avversario messo all’angolo o costretto ad aumentare il livello della violenza bensi', al contrario, ad abbassarlo, e, contemporaneamente capace di con-vincerlo anziche' di vincerlo. A fondamento di questa lotta ci stanno: la separazione tra azione (contro cui lottare) e persona (da rispettare sempre), la considerazione dell’omologia tra mezzi e fini (non la logica de “il fine giustifica i mezzi”, bensi' quella secondo cui “quale la natura etica del fine, tale la natura etica del mezzo”).
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e femminismo?
- Andrea Cozzo: Considero il femminismo l’esempio piu' chiaro di lotta nonviolenta nel mondo occidentale.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza ed ecologia?
- Andrea Cozzo: Ecologia e nonviolenza sono in qualche modo sinonimi: entrambe queste pratiche sono rispettose della complessita' della realta' e dell’interconnessione di tutte le sue parti; entrambe sono pratiche "gentili", attente alla relazione e all’ascolto - della natura, dell’altro, di se'.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza, impegno antirazzista e lotta per il riconoscimento dei diritti umani di tutti gli esseri umani?
- Andrea Cozzo: Ritengo la nonviolenza la via maestra per il riconoscimento internazionale dei diritti umani - non dei "Diritti Umani" astratti e disegnati dall’Occidente su propria misura, ma dei diritti umani considerati tali dalle comunita' umane in dialogo tra loro nella pratica concreta dell’intercultura di cui parla, per esempio, Raimon Panikkar.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e lotta antimafia?
- Andrea Cozzo: Qualche anno fa, a Palermo, abbiamo organizzato un convegno proprio su questo argomento. Ne e' nato un volumetto, curato da Vincenzo Sanfilippo, dal titolo “Nonviolenza e mafia. Idee ed esperienze per un superamento del sistema mafioso” (Edizioni DG, Trapani 2005). In esso, dopo una attenta ed utilissima analisi teorica del possibile contributo della nonviolenza in questo campo si e' trattato, tra l’altro, dei modi possibili per rilanciare l’antimafia (e del rapporto tra nonviolenza e antimafia), delle prospettive della giustizia rigenerativa nell’ambito in questione, dell’importanza di passare da una cultura della legalita' ad una cultura della responsabilita' e dei mezzi che offre il concetto di Difesa popolare nonviolenta.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e lotte del movimento dei lavoratori e delle classi sociali sfruttate ed oppresse?
- Andrea Cozzo: Sono convinto che solo una seria conduzione di lotte nonviolente - peraltro gia' altre volte praticate dal movimento operaio gia' a partire dall’Ottocento - potra' portare alla liberazione di tutti gli oppressi, specialmente nel periodo attuale della globalizzazione.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e lotte di liberazione dei popoli oppressi?
- Andrea Cozzo: Vedi risposta precedente.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e pacifismo? E tra nonviolenza e antimilitarismo? E tra nonviolenza e disarmo?
- Andrea Cozzo: Rispondo alle tre domande in questo modo: mentre l’antimilitarismo, il disarmo e il pacifismo sono delle ideologie contro la guerra e i suoi strumenti di morte, la nonviolenza e' una forma di lotta attiva, cioe' per la concreta “costruzione di pace con mezzi di pace”, per dirla con Johan Galtung.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e informazione?
- Andrea Cozzo: C’e' bisogno di una formazione alla nonviolenza dei giornalisti; c’e' bisogno di un giornalismo che avvicini le persone facendole solidarizzare nella sofferenza e lottare per la giustizia; di un giornalismo che non "pacifichi" gli animi, che non sia irenistico o per la “pace sociale”, bensi', proprio al contrario, che metta in grado di esercitare un’azione conflittuale consapevole e non disumanizzante.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Cosa apporta la nonviolenza alla riflessione filosofica?
- Andrea Cozzo: La nonviolenza fa ritornare la filosofia alle sue origini, sia occidentali sia orientali, eminentemente pratiche; la ri-orienta, cioe', in direzione dei comportamenti concreti anziche', come spesso si e' ridotta ad essere negli ultimi due secoli, in direzione della speculazione astratta.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Cosa apporta la nonviolenza alla riflessione delle e sulle religioni? E cosa apporta la nonviolenza alla riflessione sull'educazione?
- Andrea Cozzo: In tutti e due i casi proposti dalle domande la nonviolenza invita all’apertura (si ricordino le nozioni, e le pratiche, di “religione aperta” e di “educazione aperta”, proposte da Capitini).
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Cosa apporta la nonviolenza alla riflessione sull'economia?
- Andrea Cozzo: Nonviolenza in economia significa, a mio parere: ecologia, riscoperta della pratica del dono, organizzazione cooperativa.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Cosa apporta la nonviolenza alla riflessione sul diritto e le leggi?
- Andrea Cozzo: La consapevolezza che la legge di coscienza e' superiore a quella dello Stato, ma che essa va affermata attraverso l’aperta disubbidienza civile e non attraverso la nascosta violazione delle leggi.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Cosa apporta la nonviolenza alla riflessione sull'etica e sulla bioetica?
- Andrea Cozzo: Attenzione e prudenza.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Cosa apporta la nonviolenza alla riflessione sulla scienza e la tecnologia?
- Andrea Cozzo: La consapevolezza che la scienza e la tecnologia non possono essere valori superiori o contrari a quelli dei rapporti umani e della liberta' religiosa, politica ecc.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Cosa apporta la nonviolenza alla riflessione storica e alla pratica storiografica?
- Andrea Cozzo: In campo storiografico c’e' ancora tutta una rivoluzione copernicana da mettere in pratica; la ricerca sulle lotte nonviolente, che mostri la non naturalita' della violenza come mezzo per risolvere i conflitti, e' appena agli inizi...
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Tra le tecniche deliberative nonviolente ha una grande importanza il metodo del consenso: come lo caratterizzerebbe?
- Andrea Cozzo: Liberta' di ciascuno senza ostacolo per nessuno.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Tra le tecniche operative della nonviolenza nella gestione e risoluzione dei conflitti quali ritiene piu' importanti, e perche'?
- Andrea Cozzo: La disubbidienza civile e la noncollaborazione, sempre coniugate con un atteggiamento il piu' possibile empatico.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali mezzi d'informazione e quali esperienze editoriali le sembra che piu' adeguatamente contribuiscano a far conoscere o a promuovere la nonviolenza?
- Andrea Cozzo: Molte riviste promuovono bene la conoscenza della nonviolenza: per esempio, “Azione nonviolenta”, “Quaderni Satyagraha”, “Vita”, ”Mosaico di pace”...
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali esperienze in ambito scolastico ed universitario le sembra che piu' adeguatamente contribuiscano a far conoscere o a promuovere la nonviolenza?
- Andrea Cozzo: Il corso di laurea in Scienze per la pace di Pisa e quello in “Operatori di pace” di Firenze.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: I movimenti nonviolenti presenti in Italia danno sovente un'impressione di marginalita', ininfluenza, inadeguatezza; e' cosi'? E perche' accade? E come potrebbero migliorare la qualita', la percezione e l'efficacia della loro azione? E ancora: dovrebbero dotarsi di migliori forme di coordinamento? E se si', come? E infine: dovrebbero dotarsi di ulteriori strumenti di comunicazione? E con quali caratteristiche?
- Andrea Cozzo: Tutti gli elementi messi in rilievo nelle domande precedenti sono certamente importanti per la diffusione della nonviolenza, ma credo che un salto di qualita' particolare avverra' quando la nonviolenza diventera' una conoscenza anche scolastica; il che e' in qualche modo anche un problema, perche' a scuola si trasmettono, cioe' si impongono, saperi e competenze da qualcuno a qualcun altro, laddove la nonviolenza - nemmeno la conoscenza della nonviolenza - non puo' e non deve essere imposta e trasmessa, ma proposta, mostrata, esemplificata nei comportamenti dei docenti stessi. In ogni caso, sono convinto che: 1) la diffusione della conoscenza della nonviolenza ha tempi lunghi, e tuttavia, 2) il passo piu' importante, quello dell’inizio della sua diffusione, e' stato gia' fatto.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e movimenti sociali, nonviolenza e istituzioni, nonviolenza e cultura, onviolenza e forze politiche, nonviolenza e organizzazioni sindacali, nonviolenza e agenzie della socializzazione: quali rapporti?
- Andrea Cozzo: La nonviolenza e' forza dal basso, e' il “potere di tutti” (Capitini), e' socialita'.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali le maggiori esperienze storiche della nonviolenza?
- Andrea Cozzo: La secessione dei plebei di fronte al predominio dei patrizi a Roma; le lotte di Gandhi e di Martin Luther King, il femminismo, tutte le altre che ci sono state e ci sono oggi nel mondo.
 
2. INCONTRI. IL 4 LUGLIO A VITERBO
 
Domenica 4 luglio 2010, con inizio alle ore 15,30, presso il centro sociale autogestito "Valle Faul" a Viterbo, si svolgera' il trentunesimo incontro di studio del percorso di formazione e informazione nonviolenta iniziato da alcuni mesi.
All'incontro partecipa il responsabile del Centro di ricerca per la pace di Viterbo.
Il centro sociale autogestito "Valle Faul" si trova in strada Castel d'Asso snc, a Viterbo.
L'iniziativa e' ovviamente aperta alla partecipazione di tutte le persone interessate.
 
3. MONDO. LIEN DE COSTER: FEMMINICIDIO
[Ringraziamo Maria G. Di Rienzo (per contatti: sheela59 at libero.it) per averci messo a disposizione nella sua traduzione il seguente articolo di Lien De Coster apparso su "Women International Perspective" il 18 giugno 2010.
Lien De Coster e' una giornalista indipendente particolarmente impegnata contro la violenza sulle donne]
 
Entrando nel cortile trovo immediatamente difficile respirare. Circola un'energia carica di emozioni talmente forti che e' impossibile non esserne toccati. Il cortile e' zeppo di gente, per lo piu' donne vestite di nero. Scorgo con felicita' una delle mie colleghe e, con qualche sforzo, vado a sedermi accanto a lei.
Questo non e' il solito pomeriggio di novembre, a Citta' del Guatemala. Oggi non stiamo dando conto di una storia qualsiasi. Stiamo visitando “Sobrevivientes”, un'organizzazione che da' sostegno alle famiglie e agli amici delle vittime di femminicidio. E cioe', per metterlo in chiaro, a coloro le cui madri, figlie o amiche sono state assassinate semplicemente perche' donne. Io ho scritto la mia tesi di laurea su questo soggetto, ma oggi non potrei essere piu' sconvolta.
Una ragazzina, Ana Virginia Nuyens Cardenas, racconta il brutale omicidio di sua madre, che ha ricevuto 23 colpi di arma da fuoco. L'assassino ha spiegato in tribunale che l'ha colpita cosi' tante volte affinche' soffrisse di meno. Ha avuto una riduzione di pena, per questo. Mentre la voce della fanciulla si spezza, sento le lacrime corrermi lungo il viso.
Quando le testimonianze sono terminate, comprendo che dovrei parlare alla gente, fare qualche intervista, raccogliere piu' materiale per l'articolo. Invece mi trovo a fissare le croci rosa nel corridoio. Ogni croce simboleggia una delle donne che sono morte. Ogni croce porta il nome e l'eta' della vittima, ed e' “vestita” con gli abiti della stessa. Quando arrivo a tre piccole croci vicine l'una all'altra, appartenenti a Diana, Wendy e Geidi, dell'eta' di sette, otto e dodici anni, comincio a sentirmi male.
Il giorno dopo resto a letto, e mi perdo il Giorno internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne. Mi chiedo come le donne del Guatemala, del Messico, e di altri posti al mondo in cui si da' una simile violenza, stiano maneggiando questa realta': io non riesco neppure ad ascoltare le loro storie. Al mondo piu' del 70% delle donne fa esperienza di violenza fisica o sessuale da parte di uomini durante la vita. Secondo il sito di Unifem, in Guatemala vengono uccise due donne ogni giorno.
Di ritorno in Olanda, continuo a seguire la questione del femminicidio. Partecipo alla conferenza “Hester”, una serata per parlare di come porre fine all'estrema violenza contro le donne a Ciudad Juarez, citta' di confine dello stato messicano di Chihuahua. In Europa, Ciudad Juarez e' diventata l'emblema del crimine di femminicidio, in parte per le alte percentuali (le autorita' riportano che circa trenta donne sono vittime di femminicidio ogni anno) e in parte perche' nel 1998 una ventottenne olandese che si chiamava Hester Van Nierop fu crudelmente assassinata in questa citta'. L'incontro di stasera porta il suo nome.
La descrizione dell'atmosfera pericolosa di Ciudad Juarez mi ricorda Citta' del Guatemala. “Le emozioni della popolazione sono ormai vicine alla disperazione. E' impossibile uscire di casa. Usare i trasporti pubblici equivale a rischiare la vita, cosi' come camminare sole per strada. E persino nelle proprie case la gente non si sente piu' sicura”, racconta Paul Jaspers, che e' appena tornato da una visita alla sua fidanzata a Ciudad Juarez. Durante l'incontro, l'importanza del rafforzamento di uno stato costituzionale e della fine di una cultura dell'impunita' sono continuamente sottolineate. E c'e' accordo sul fatto che maggior pressione dall'estero puo' essere d'aiuto.
Molti fattori influenzano l'estrema violenza sessista a Ciudad Juarez. Questa citta' ha un'economia fiorente: non solo e' un importante punto di transito per l'ingresso di droghe e migranti negli Stati Uniti, ma numerose compagnie multinazionali con base negli Usa hanno trasferito le loro fabbriche oltre il confine per il minor costo del lavoro, incluse le tasse e gli stipendi dei lavoratori.
Un bel po' delle vittime del femminicidio di Ciudad Juarez lavoravano in tali fabbriche, in condizioni orribili, con orari lunghi dal giorno alla notte. Il 35% degli abitanti di Ciudad Juaez vengono da fuori e molti di essi non si stabiliscono in citta' in modo permanente, aspettando di poter passare il confine con gli Stati Uniti. Questi fattori hanno avuto come risultato un costante cambiamento della popolazione ed una mancanza di reti sociali di sicurezza.
Su un altro fattore che facilita l'estrema violenza sessista di Ciudad Juarez, ovvero il ruolo del machismo, si sorvola troppo facilmente durante la conferenza. Forse la paura di spiegare la violenza da una prospettiva culturale e' troppo grande persino per dare ad essa riconoscimento. Ma e' un fatto che nella situazione sociale a Ciudad Juarez si registra pressione rispetto ai tradizionali ruoli di genere.
Molte donne lavoratrici della citta' raggiungono un discreto livello di autonomia e sono economicamente indipendenti dagli uomini. Soprattutto, viaggiando per andare e tornare dal lavoro, le donne sistematicamente compaiono nello spazio pubblico, anche di notte. In questo modo non si conformano ai codici socioculturali di genere e gli uomini “macho” reagiscono perche' non vogliono perdere il loro potere. Combinandosi con l'eccezionalita' delle situazioni economica, politica e giudiziaria che si riscontrano in citta', questo responso si manifesta troppo spesso nella sua forma peggiore, il femminicidio.
Dunque, non c'e' speranza per le donne di Ciudad Juarez? C'e', e ci deve essere. La sera della conferenza in Olanda, io l'ho trovata negli occhi di Arsene van Nierop, la madre dell'assassinata Hester: irradiava una combinazione di fragilita' e combattivita' dalla forza innnegabile. E a Ciudad Juarez le madri stanno giocando un ruolo cruciale nella lotta per la giustizia.
Nel marzo scorso, Ciudad Juarez e' diventata un oggetto importante per l'agenda nazionale messicana: il presidente Felipe Calderon ha visitato la citta' tre volte in 45 giorni. La prima volta, Calderon si e' recato nella citta' di confine dopo un massacro avvenuto durante una festa di compleanno fra adolescenti. Il presidente ha rubricato il fatto come un'altra battaglia sulla scena della droga, un'affermazione per la quale ha dovuto in seguito scusarsi con le madri delle vittime. Cinque di esse gli hanno letteralmente voltato la schiena mentre parlava.
Le madri delle vittime adolescenti hanno ottenuto il sostegno delle madri delle donne assassinate: insieme esse formano un movimento che chiede trasparenza morale e politica.
 
4. MONDO. MARIA G. DI RIENZO: STORIA DI AQILA
[Ringraziamo Maria G. Di Rienzo (per contatti: sheela59 at libero.it) per il seguente articolo.
Maria G. Di Rienzo e' una delle principali collaboratrici di questo foglio; prestigiosa intellettuale femminista, saggista, giornalista, narratrice, regista teatrale e commediografa, formatrice, ha svolto rilevanti ricerche storiche sulle donne italiane per conto del Dipartimento di Storia Economica dell'Universita' di Sydney (Australia); e' impegnata nel movimento delle donne, nella Rete di Lilliput, in esperienze di solidarieta' e in difesa dei diritti umani, per la pace e la nonviolenza. Tra le opere di Maria G. Di Rienzo: con Monica Lanfranco (a cura di), Donne disarmanti, Edizioni Intra Moenia, Napoli 2003; con Monica Lanfranco (a cura di), Senza velo. Donne nell'islam contro l'integralismo, Edizioni Intra Moenia, Napoli 2005. Un piu' ampio profilo di Maria G. Di Rienzo in forma di intervista e' in "Notizie minime della nonviolenza" n. 81]
 
Nel luglio 1989 nasce una bambina in un villaggio di Azad Jammu - Kashmir, regione pakistana. Crescendo, rivela di essere portata per gli studi e ottiene il diploma liceale senza difficolta'. Qui la sua storia avrebbe potuto cominciare a volare: cosa vuoi fare della tua vita, Aqila?, avrebbero dovuto chiederle. Ma non era il caso. Le tradizioni familiari sono piu' importanti, ed e' tradizione per la sua famiglia arrangiare i matrimoni delle figlie. Cosi' i parenti di Aqila si mettono in contatto con quelli del suo futuro marito, originari dello stesso villaggio ma ora residenti in Gran Bretagna e con cittadinanza britannica.
Nel marzo 2008, diciottenne, Aqila obbediente si sposa con chi i suoi genitori hanno scelto per lei, e nell'ottobre dello stesso anno va a vivere nel nord Inghilterra con un permesso di ricongiungimento familiare valido sino al dicembre 2010. Il marito, che era il suo garante legale per il permesso, avrebbe dovuto dare inizio ad altre procedure amministrative per permettere la residenza indefinita di Aqila: ma non si e' mai preso questo disturbo.
Dal giorno del suo arrivo, la giovane donna e' la serva della famiglia di suo marito; una serva non pagata e messa in riga a botte: dalla suocera, dalle tre cognate, e naturalmente dal vispo neo-sposo assai annoiato dalle sue lamentele. L'ha portata in casa e tanto “onore” dovrebbe bastarle, no? Per cui lui continua a fare la vita di prima, da gaudente amante delle ore piccole, mentre ad Aqila non e' permesso uscire non accompagnata, le sue telefonate sono controllate ed il suo passaporto lo custodiscono i parenti acquisiti.
Aqila resta incinta. Dato quel che sopporta, e la giovane eta', non e' sorprendente che il suo bimbo nasca prematuro nel gennaio 2010. A questo punto, visto che e' un maschietto e che il marito e' sempre piu' insofferente nei confronti di Aqila, la britannica famiglia decide che e' ora di rimandare la ragazza indietro. Il suo dovere, tutto sommato, lo ha fatto: ha dato loro l'erede che volevano. Tra l'altro, il parto non e' stato facile e Aqila potrebbe non essere in grado di avere altri figli.
In febbraio, hanno gia' pronti i biglietti per il Pakistan: due, quelli del marito e del suocero di Aqila sono di andata e ritorno, per lei il biglietto e' di sola andata. La giovane donna non vuole partire, non sopporta l'idea di separarsi dal figlio cosi' piccolo; per portarla all'aeroporto nel marzo 2010 devono drogarla. Arrivati in Pakistan la scaricano all'esterno della casa della sua famiglia d'origine e nel giro di quarantotto ore sono spariti: non dimenticano pero' di portarsi via il passaporto di lei. Aqila non li ha piu' visti ne' sentiti da allora, e da allora si sta consumando nel desiderio di riavere fra le braccia il suo bambino.
Certo, suocero e marito si sono risentiti quando la denuncia di Aqila e' riuscita a portarli di fronte a un tribunale, ma possono consolarsi con la consapevolezza di aver fatto le cose abbastanza bene: l'Ufficio Immigrazione inglese non concede l'ingresso alla giovane donna, che oggi ha un nuovo passaporto, neppure per presenziare alle udienze. L'uomo che ha sposato dichiara di essere divorziato: l'ha deciso unilateralmente una volta rispedita Aqila in Pakistan. Ma non e' poi cosi' disumano, intendiamoci. Pensate che questo mese ha concesso che mandassero ad Aqila una foto del figlioletto.
Delle due avvocate che si occupano della giovane madre, la consulente Anne-Marie Hutchinson sta trattando attualmente altri nove casi di “spose abbandonate”, ma ne ha avuti per le mani a dozzine negli ultimi cinque anni; mentre la rappresentante di Aqila in tribunale, Teertha Gupta, ha dichiarato: “Stiamo chiedendo alla Corte di prendere legalmente nota di questi altri casi, e di dire qualcosa che aiuti le giovani donne che si trovano in questa situazione. Speriamo anche che dal caso di Aqila sortisca un effetto deterrente, affinche' le famiglie smettano di fare cose di questo genere senza rifletterci su".
 
5. MONDO. SARAH MENKEDICK: PALLOTTOLE DI VERNICE
[Ringraziamo Maria G. Di Rienzo (per contatti: sheela59 at libero.it) per averci messo a disposizione nella sua traduzione il seguente articolo di Sarah Menkedick apparso su "Change" il 25 giugno 2010.
Sarah Menkedick e' una giornalista indipendente e scrittrice]
 
I poliziotti in Cecenia sparano vernice addosso alle donne dalla testa scoperta; i poliziotti viaggiano in auto con le finestre oscurate e sparano alle donne sul collo o direttamente in faccia mentre queste ultime camminano per strada.
A seguito delle prime aggressioni avvenute la scorsa settimana, nella citta' cecena di Gudermes sono apparsi i volantini dei “cecchini” che mettono in guardia le donne: se non si decidono a coprirsi, gli sparatori di vernice saranno costretti ad assumere “misure piu' aspre”. Sui volantini si legge anche: “Non e' fastidioso, per te, mentre sei vestita in modo provocante, con la testa scoperta, dover ascoltare vari osceni 'complimenti' e proposte? Rifletti!”.
Questo sviluppo oltraggioso e degradante - sparare alle donne con la vernice?! - e' uno dei risultati del patto a sangue freddo stipulato dalla Russia con il leader ceceno Ramzan Kadyrov, un ex ribelle mutatosi in lealista del Cremlino.
Nel tentativo di mantenere il controllo sulla Cecenia e di schiacciare ogni sollevazione separatista, la Russia ha praticamente concesso a Kadyrov di governare la repubblica cecena secondo la sua personale visione della legge islamica.
La Russia ha chiuso un occhio mentre Kadyrov arruola migliaia di uomini in una milizia personale che deve far rispettare i bandi sugli alcolici e il fazzoletto da testa obbligatorio per le donne. Il metodo usato con le donne e' particolarmente abietto, violento ed umiliante, una forma di terrorismo per forzare le donne alla soggezione.
L'attivista per i diritti umani Lyudmila Alexeyeva ha dichiarato all'agenzia di stampa Reuters che: “queste palle di vernice sono ovviamente una pensata di Kadyrov per rafforzare e stringere la sua presa su questa piccola repubblica”.
Sparare vernice in faccia alle donne che camminano per strada e filmare il tutto con i cellulari e' dunque, visibilmente, l'idea di quest'uomo su come consolidare il proprio potere.
Si tratta di un segnale allarmante della crescente oppressione delle donne cecene, un segnale di cui la comunita' internazionale deve parlare immediatamente, sanzionando sia Kadyrov sia il governo moscovita per questa violenta violazione dei diritti e della dignita' delle donne.
 
6. APPELLI. IL CINQUE PER MILLE AL MOVIMENTO NONVIOLENTO
 

Anche con la prossima dichiarazione dei redditi si puo' destinare il cinque per mille al Movimento Nonviolento.

Non si tratta di versare denaro in piu', ma solo di utilizzare diversamente soldi gia' destinati allo Stato.

Destinare il cinque per mille delle proprie tasse al Movimento Nonviolento e' facile: basta apporre la propria firma nell'apposito spazio e scrivere il numero di codice fiscale del Movimento Nonviolento, che e': 93100500235.

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Per ulteriori informazioni: tel. 0458009803 (da lunedi' a venerdi': ore 9-13 e 15-19), fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org

 
7. STRUMENTI. "AZIONE NONVIOLENTA"
 
"Azione nonviolenta" e' la rivista del Movimento Nonviolento, fondata da Aldo Capitini nel 1964, mensile di formazione, informazione e dibattito sulle tematiche della nonviolenza in Italia e nel mondo.
Redazione, direzione, amministrazione: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803 (da lunedi' a venerdi': ore 9-13 e 15-19), fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org
Per abbonarsi ad "Azione nonviolenta" inviare 30 euro sul ccp n. 10250363 intestato ad Azione nonviolenta, via Spagna 8, 37123 Verona.
E' possibile chiedere una copia omaggio, inviando una e-mail all'indirizzo an at nonviolenti.org scrivendo nell'oggetto "copia di 'Azione nonviolenta'".
 
8. SEGNALAZIONI LIBRARIE
 
Riletture
- Raymond Queneau, Esercizi di stile, Einaudi, Torino 1983, pp. XX + 244.
- Raymond Queneau, Icaro involato, Einaudi, Torino 1969, 2006, pp. 190.
- Raymond Queneau, I fiori blu, Einaudi, Torino 1967, 1995, pp. IV + 284.
- Raymond Queneau, Pierrot amico mio, Einaudi, Torino 1947, 2008, pp. 238.
- Raymond Queneau, Piccola cosmogonia portatile, Einaudi, Torino 1982, 1988, pp. VIII + 192.
- Raymond Queneau, Zazie nel metro', Einaudi, Torino 1960, 2006, pp. IV + 192.
 
9. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
 
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.
 
10. PER SAPERNE DI PIU'
 
Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
 
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 240 del 3 luglio 2010
 
Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it, sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
 
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