Nonviolenza. Femminile plurale. 285



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NONVIOLENZA. FEMMINILE PLURALE
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino"
Numero 285 del 15 ottobre 2009

In questo numero:
1. Cristina Carpinelli ricorda Natalya Estemirova
2. Cettina Militello intervista Marcella Farina (2005)
3. Maria Antonietta Saracino: Un convegno a Bergamo

1. MEMORIA. CRISTINA CARPINELLI RICORDA NATALYA ESTEMIROVA
[Dal sito di "Noi donne" (www.noidonne.org) col titolo "L'assassinio di
Natalya Estemirova" e il sommario "Caucaso del Nord. Una lunga scia di
delitti e' la prova delle violazioni dei diritti umani in Russia e in
particolare nel Caucaso del Nord. La condanna della comunita' internazionale
e la richiesta di fare luce e giustizia"]

Nell'aprile di quest'anno le autorita' russe hanno annunciato la fine delle
operazioni antiterrorismo in Cecenia, eppure nel Caucaso del Nord si uccide
ancora. A luglio viene rapita e assassinata Natalya Estemirova. La sua
uccisione segue quelle avvenute a Mosca all'inizio di quest'anno
dell'avvocato Stanislav Markelov e della giornalista Anastasya Baburova,
colleghi di Anna Politkovskaya, a sua volta assassinata nel 2006. A meno di
un mese dall'assassinio di Natalya Estemirova, altri due militanti di
un'organizzazione umanitaria giovanile vengono rapiti e uccisi a Grozny:
Zarema Sadulayeva e il marito Alik Dzhabrailov. Il 5 agosto 2009 si e'
riaperto presso il tribunale militare di Mosca il nuovo processo per
l'uccisione di Anna Politkovskaya, conclusosi due giorni dopo con la parola
fine da parte del tribunale sul caso della giornalista. Assolti i presunti
esecutori materiali del brutale assassinio. Poi il 3 settembre la Corte
suprema russa ha deciso di rinviare alla Procura il dossier sull'assassinio
della Politkovskaja e di ordinare un supplemento d'indagine. E' stata,
dunque, accolta la richiesta della Procura e dei familiari della cronista di
"Novaya Gazeta", assassinata nell'ottobre 2006, che chiedevano una
riapertura dell'inchiesta dopo l'assoluzione per insufficienza di prove
degli imputati.
*
Natalya Estemirova, nativa di Grozny (capitale della Cecenia), dove ha
lavorato instancabilmente Anna Politkovskaya alla ricerca di testimonianze e
prove relative a violazioni dei diritti umani, era una giornalista e
attivista cecena dei diritti umani. E' stata assassinata il 15 luglio di
quest'anno. Quattro uomini l'hanno rapita nel suo appartamento a Grozny, e
qualche ora piu' tardi il suo corpo e' stato ritrovato privo di vita e
crivellato da colpi di arma da fuoco su una strada lungo il confine con
l'Inguscezia.
Natalya (meglio conosciuta come Natasha) lavorava per il Centro per i
diritti umani "Memorial" nel Caucaso del Nord, in Cecenia, un Centro che da
tempo denuncia gli abusi delle forze dell'ordine sulla popolazione civile.
Era anche una collaboratrice stretta dell'Human Rights Watch. Per
l'Osservatorio aveva condotto un'indagine, resa pubblica il 2 luglio 2009
("What Your Children Do Will Touch Upon You - Punitive House-Burning in
Chechnya"), dove sono documentati casi d'incendi dolosi a danno di
abitazioni cecene (13 dei 26 casi noti compiuti tra il giugno 2008 e il
giugno 2009 in otto distretti del paese, e attribuiti alle forze dell'ordine
del governo ceceno) e altri atti a scopo punitivo effettuati contro le
famiglie dei ribelli ceceni. Nel 2008 alti dirigenti politici ceceni
(incluso il Presidente Ramzan Kadyrov) hanno rilasciato una dichiarazione in
cui si afferma che le famiglie degli insorti avrebbero dovuto aspettarsi
delle punizioni esemplari a meno che fossero state in grado di convincere i
loro familiari ribelli ad arrendersi.
Durante la prima guerra in Cecenia, la Estemirova aveva indagato su
maltrattamenti, uccisioni illegali e sparizioni improvvise. Aveva, inoltre,
raccolto numerose testimonianze di civili torturati nei centri di detenzione
non ufficiali da parte degli uomini dell'esercito russo, di vittime di
bombardamenti e rastrellamenti, e si era inoltre dedicata all'assistenza
agli sfollati e a gruppi svantaggiati. Non solo, Kavazskij Uzel, un centro
di informazione fondato da "Memorial", ricorda che proprio Natalya
Estemirova aveva raccolto tutte le informazioni sugli eventi di Novye Atagi,
una delle prime indagini di "Memorial" riguardanti la seconda guerra in
Cecenia: "Quando Natalya e' andata in quel centro abitato, il 20 marzo del
2000, questo era ancora bloccato dai militari. A Novye Atagi si conducevano
regolarmente "zachistki" (operazioni di pulizia etnica), e il fatto di non
essere registrati come residenti locali costituiva un pericolo concreto per
chi ci andava. Natalya Estemirova vi ha trascorso una settimana, talvolta
nascondendosi negli orti di case distrutte per evitare i controlli dei
passaporti effettuati dai militari russi".
La Estemirova aveva ottenuto il premio "Diritto alla vita" istituito dal
Parlamento svedese nel 2004. Era stata insignita della medaglia Robert
Schuman da parte del Parlamento europeo nel 2005 ed era stata candidata al
Premio Sacharov per la liberta' di pensiero. Aveva, inoltre, ricevuto a
Londra nell'ottobre 2007 dal "Reach All Women in War" (Rawinwar) il primo
premio annuale "Anna Politkovskaya". Questo premio, destinato alle donne che
si battono per la difesa dei diritti umani nelle zone di conflitto armato e
di guerra, era stato consegnato a Natalya dal Nobel per la pace Mairead
Corrigan Maguire, e le era stato conferito per il suo coraggio nel
raccontare la verita' su torture, sparizioni ed uccisioni di civili nel
corso delle guerre cecene. Il 6 ottobre 2008, alla vigilia dell'anniversario
della morte di Anna Politkovskaya, Natasha aveva consegnato, a sua volta,
questo premio alla giovane parlamentare afghana Malalai Joya.
Natalya era una donna forte. Sapeva che la sua vita era in pericolo. Era
stata piu' volte minacciata da funzionari di vari livelli. Oleg Orlov, capo
del consiglio di amministrazione dell'Human Rights Center "Memorial" ha
dichiarato: "So di sicuro chi e' il responsabile dell'uccisione di Natalya
Estemirova. Tutti noi conosciamo quest'uomo. Ramzan ha minacciato Natalya,
l'ha insultata, la considerava un suo nemico personale. Non sappiamo se e'
stato Ramzan stesso a dare l'ordine di uccidere Natalya o se qualcuno dei
suoi lo ha fatto per compiacere le autorita'. E il presidente Medvedev
sembra soddisfatto di avere un assassino a capo di una delle repubbliche
russe. Quando Natasha dichiaro' che le giovani in Cecenia erano costrette a
indossare il velo in pubblico, fu invitata ad un colloquio privato con
Kadyrov. Natalya disse poi di essere stata minacciata da Ramzan: 'Le mie
mani sono gia' coperte di sangue. E non me ne vergogno. Ho ammazzato e
ammazzero' i cattivi. Noi combattiamo i nemici della nostra repubblica'.
Sappiamo che le ultime notizie fornite da Natalya su nuovi rapimenti,
esecuzioni senza processo, fucilazioni pubbliche di alcune persone in un
villaggio ceceno hanno causato una forte irritazione presso le autorita'
cecene".
Natasha non si stancava di dire che benche' i problemi in Cecenia non
fossero sempre sotto gli occhi dell'opinione pubblica internazionale,
soprattutto dopo la fine del secondo conflitto, questo non voleva dire che
erano stati risolti: "Abbiamo un sacco di problemi in questo momento. Molti
giovani ceceni sono in carcere in Russia in condizioni difficili. Alcuni di
loro sono stati imprigionati per nulla, per reati commessi da altri o che
non hanno niente a che vedere con il conflitto. Questi casi penali devono
essere riesaminati. E questo e' un lavoro che deve essere fatto dagli
avvocati della difesa, e deve essere ben pagato. Anche per questo ho
accettato il premio 'Anna Politkovskaya 2007', perche' era prevista la
donazione di una somma di denaro che io utilizzero' per pagare gli
avvocati". Natalya diceva sempre che uno dei suoi obiettivi era quello di
risolvere almeno uno dei casi di persone scomparse nel nulla: "Ci sono
situazioni in cui i parenti stessi hanno svolto le indagini sulla scomparsa
di figli, fratelli o mariti. Essi hanno raccolto un sacco di informazioni,
persino i nomi, ma per qualche strano motivo il pubblico ministero non fa
nulla. Tuttavia, queste sono indagini che solo un avvocato deve svolgere e
fare in modo che i pubblici ministeri ne rispondano secondo la legge". "In
Russia - diceva Natasha - non e' stato fatto nulla per risolvere i molti
casi di violazione dei diritti umani documentati dal Centro Memorial. Ecco
perche' le vittime e gli attivisti di questo Centro hanno deciso di
rivolgersi alla Corte europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo". In più
di cento sentenze, la Corte europea dei diritti dell'uomo ha giudicato la
Russia responsabile di gravi violazioni dei diritti umani in Cecenia. Per
questo, l'Human Rights Watch ha invitato il governo russo a garantire che
siano presi subito provvedimenti efficaci per questi casi. La piena
attuazione delle sentenze della Corte europea e' uno dei modi migliori per
porre fine alle impunita' in Cecenia, aveva sostenuto Tanya Lokshina,
vicedirettore dell'Ufficio russo dell'Human Rights Watch.
L'omicidio della Estemirova ha suscitato l'indignazione internazionale.
Molte le voci che si sono sollevate per chiedere alle autorita' russe che
sia fatta giustizia nei confronti di coloro che hanno ucciso Natalya e di
quelli che hanno ordinato il suo assassinio, e per chiedere, altresi', di
fare giustizia anche nei confronti degli assassini di Anna Politkovskaya,
per il cui omicidio, a tre anni di distanza, giustizia non e' stata fatta.
Piu' di cento personalita' della cultura, della politica e dei media da
tutto il mondo hanno firmato l'appello "Vogliamo giustizia per Natasha".
Irene Khan, segretaria generale di Amnesty International, ha pubblicamente
detto che l'uccisione di Natalya e' una conseguenza della perdurante
impunita' permessa dalle autorita' russe e cecene: "Violazioni dei diritti
umani in Russia e in particolare nel Caucaso del Nord non possono piu'
essere ignorate. Coloro che si battono per i diritti umani hanno bisogno di
protezione. La tragedia dell'omicidio di Natalya e' un crimine su cui le
autorita' devono esprimere piena condanna e compiere ogni sforzo per portare
dinanzi alla giustizia i responsabili. Questo e' un ulteriore tentativo di
imbavagliare la societa' civile in Russia e mette in luce l'instabilita'
nella regione".
*
Postilla
Natalya Estemirova e' nata nel 1958. Dopo la laurea ottenuta alla facolta'
di storia dell'Universita' di Grozny ha lavorato come insegnante nella
capitale cecena fino al 1998. Da allora ha iniziato ad occuparsi attivamente
delle violazioni dei diritti umani avvenute sul territorio della Cecenia e
del sistema carcerario della regione, lavorando ad una serie di trasmissioni
televisive sul tema. Nell'ottobre 1999 e' tornata in Cecenia con Svetlana
Gannuskhina, membro del direttivo di Memorial, dopo aver lasciato la figlia
da parenti a Ekaterinburg, lontano dal conflitto. Dal marzo del 2000 e'
diventata collaboratrice stabile di Memorial, il principale centro per la
difesa dei diritti umani in Russia. Nel novembre 2007 l'Human Rights Watch
ha conferito a Natasha la nomina di "alto difensore dei diritti umani".
Nella fase piu' intensa della seconda guerra cecena ha raccolto fotografie e
testimonianze in luoghi dove sono avvenuti bombardamenti, stragi e crimini
di guerra, correndo degli enormi rischi personali. Negli anni seguenti ha
continuato a lavorare assiduamente nella regione, contribuendo a raccogliere
informazioni indispensabili da inviare alla Corte europea per i diritti
umani di Strasburgo per casi relativi a violazioni avvenute in Cecenia.
Natalya Estemirova forniva informazioni a giornalisti e lei stessa scriveva
per il bollettino informativo di Memorial. Aveva collaborato a lungo con
Anna Politkovskaya, procurandole informazioni ed aiutandola come interprete
nei contatti con chi parlava solo ceceno.

2. RIFLESSIONE. CETTINA MILITELLO INTERVISTA MARCELLA FARINA (2005)
[Da "Vita pastorale", n. 12, dicembre 2005, col titolo "Il Concilio visto
dalle teologhe. Dimensione umana nella formazione" e il sommario "Suor
Marcella Farina, salesiana, parla del decreto Optatam totius, uno dei
migliori documenti conciliari, importante non solo per le innovative
indicazioni sulla formazione sacerdotale, ma anche per il rinnovamento degli
studi. Il ruolo delle donne nel contesto formativo e accademico"]

Ho incontrato suor Marcella Farina in occasione del primo Colloquio
dell'istituto Costanza Scelfo. Era il 1985. Le teologhe italiane provavano a
incontrarsi per la prima volta. Suor Marcella giunse a Palermo con altre
consorelle sue colleghe. Da allora il rapporto non si e' piu' interrotto,
anzi lo ha rinsaldato la nascita della Societa' italiana per la ricerca
teologica (Sirt) nel 1988. Membro della Commissione per le pari
opportunita', suor Marcella e' un personaggio pubblico. Ha ricevuto il
titolo di commendatore per l'attivita' ivi svolta. E non e' l'unico
riconoscimento alla sua molteplice attivita'. E' giusto ricordare la sua
presenza in diversi e qualificati contesti ecclesiali. Da ultimo e' membro
del comitato preparatorio del convegno ecclesiale di Verona.
*
- Cettina Militello: Quali sono secondo te le vere novita' del decreto
Optatam totius?
- Marcella Farina: Vorrei partire da quanto viene registrato nei volumi
curati da Maurilio Guasco, Elio Guerriero e Francesco Traniello, Storia
della Chiesa. La Chiesa del Vaticano II (1958-1978), San Paolo 1994,
Cinisello Balsamo (Mi). Nel primo volume Roger Aubert svolge una riflessione
su I testi conciliari (cfr. pp. 345-388) e sottolinea che il Concilio "non
ha affatto trascurato i presbiteri [...] e anche la figura tradizionale del
prete, pur mantenuta nei suoi tratti essenziali, e' stata ampiamente
modificata nelle sue forme e nell'equilibrio dei suoi elementi". Sul nostro
decreto annota che e' stato forse il documento meno controverso. Al riguardo
riporta l'espressione di Oscar Culmann che colloca il testo "senza alcun
dubbio fra i migliori e i piu' importanti" (p. 364).
*
- Cettina Militello: Ci fu in cio' un apporto particolarmente qualificato?
- Marcella Farina: Quello di monsignor Gabriel Marie Garrone. Le novita'
piu' significative su contenuti e prospettive sono dovute anche ai suoi
interventi.
*
- Cettina Militello: Quali le maggiori novita'?
- Marcella Farina: Direi l'abbandono della centralita' e dell'uniformita'
che potevano bloccare o rallentare il processo di rinnovamento;
l'attribuzione alle conferenze episcopali della responsabilita'
nell'adattamento delle norme generali relative alla formazione del
presbitero, secondo le necessita' delle diverse regioni; la chiamata in
causa dell'intera comunita' cristiana nel favorire e coltivare le vocazioni
sacerdotali; il superamento dell'impostazione post-tridentina che in maniera
artificiale modellava tale formazione sull'istituzione monastica; pur
sottolineando la necessita' di solidi studi biblico-teologici, l'insistenza
che la formazione non sia solo teorica, ma anche pratica, con particolare
attenzione alla maturazione pienamente umana (si ricordano l'ascesi, le
buone maniere, la maturita' virile), valorizzando i dati della sana
psicologia e pedagogia; l'importanza data alla formazione continua e
permanente in un mondo in rapida trasformazione. Nell'ambito degli studi il
decreto ha favorito il rinnovamento della teologia con il richiamo
fondamentale alla divina Rivelazione nella sua duplice espressione di
Traditio e Scriptura, secondo le esigenze e istanze avanzate dalla Dei
Verbum e dall'ingresso delle scienze storico-critiche in teologia. Ha
indicato nel mistero di Cristo il punto di unita' del sapere della fede,
spingendo a oltrepassare sia l'intellettualismo sia il funzionalismo. Ha
proposto un sapere teologico che si fa vita e missione, si radica nella
filosofia e negli studi umanistici, e dialoga con le scienze umane.
*
- Cettina Militello: A quarant'anni dalla sua promulgazione, quali istanze
sono state accolte e quali disattese?
- Marcella Farina: In varie occasioni il magistero papale ed episcopale e'
ritornato sulla realta' della formazione sacerdotale. A volte in reazione a
questioni emergenti che scuotevano elementi ritenuti fondamentali per la
vita del presbitero. Altre volte il richiamo ha un humus piu' propositivo e
prospettico, come nel caso dell'avvio all'elaborazione della Ratio studiorum
dei seminari. Un rilievo particolare va dato al Sinodo mondiale dei vescovi
dal tema "La formazione dei sacerdoti nelle circostanze attuali" (30
settembre - 28 ottobre 1990), che ha valorizzato il lavoro della II
Assemblea sinodale (1971) sulla teologia del sacerdozio ministeriale e i
suoi rapporti col ministero sacerdotale e si e' concentrato sulla formazione
sacerdotale prima e dopo l'ordinazione. Giovanni Paolo II, il 25 marzo 1992,
ha pubblicato l'esortazione apostolica post-sinodale Pastores dabo vobis, in
cui valorizza le 41 proposizioni offerte dai vescovi. In questa lettera si
nota un afflato mistico-spirituale, il riferimento puntuale al Vaticano II,
quindi alle istanze di rinnovamento li' avanzate, l'insistenza sulla
formazione culturale, teologica, pastorale, la proposta di un modello
sacerdotale ispirato al Buon Pastore in cui convergono non pochi elementi
che connotano la vita consacrata (i consigli evangelici e la tensione verso
la vita comunitaria).
*
- Cettina Militello: C'e' una compiuta teologia del sacerdozio?
- Marcella Farina: Mi pare che resti piuttosto un progetto e con essa
l'individuazione della peculiare sintesi evangelica, esistenzialmente
operante, in tale vocazione. Il riferimento all'icona del Buon Pastore,
mentre alimenta l'alta spinta ideale nel cammino spirituale, se non e'
accompagnata da un concreto itinerario educativo e dalla mediazione di sagge
guide che ne traducano le esigenze pratiche, puo' generare, soprattutto nei
giovani, una certa sublimazione e una coscienza elitaria che potrebbe
ostacolare la crescita nella consapevolezza della propria creaturalita' e
vulnerabilita'. Sarebbe un rischio non indifferente l'identificazione del
soggetto con la meta ideale, perche' non favorirebbe la disponibilita' a
riconoscere i propri sbagli, a chiedere consiglio, a domandare perdono dei
propri errori. Infine, il decreto insiste sulla maturita' umana, ma sovente
la formazione sacerdotale ha una socializzazione quasi solo maschile, quindi
rischia di impoverire la capacita' relazionale dei soggetti e la crescita in
identita' realistiche. Le donne presenti nel processo formativo sono per lo
piu' figure marginali.
*
- Cettina Militello: Qual e' stato l'impatto del decreto nel vissuto delle
nostre comunita'?
- Marcella Farina: Credo che le comunita' siano state toccate solo
tangenzialmente. Abbiamo tutti un po' l'abitudine di procedere "per
esportazione all'estero": il documento e' relativo alla formazione dei
sacerdoti, quindi interessa soltanto a loro! Lo stesso e' accaduto per la
Mulieris dignitatem. Dopo una prima reazione, generalmente positiva, e'
calato l'interesse ed e' rimasta una lettera per le donne. A livello pratico
un esito positivo potrebbe essere una maggiore attenzione alla pastorale
vocazionale nella quale sono interpellate le comunita' nella varieta' delle
vocazioni. Tra i sinodi, quello che ha avuto maggiore coinvolgimento
ecclesiale e' stato proprio il sinodo sulla vita consacrata.
*
- Cettina Militello: In che cosa Optatam totius ha cambiato la teologia? Ti
pare che Sapientia christiana lo abbia pienamente accolto?
- Marcella Farina: La Sapientia christiana (SCh) ha considerato in modo piu'
esplicito l'articolazione degli studi nelle universita' e facolta'
teologiche, includendo pure altri centri accademici che il documento, al
titolo IV, enumera in ordine alfabetico. L'ingresso delle scienze
dell'educazione e della pedagogia tra le istituzioni accademiche
ecclesiastiche e pontificie e' una novita', ma trova qualche aggancio in
Optatam totius nel riferimento alla maturazione umana del presbitero e nella
menzione della psicologia e della pedagogia. L'accoglienza di questi nuovi
ambiti scientifici e' dovuta, in gran parte, alla sensibilita' e finezza
culturale del cardinale Gabriel Marie Garrone che, gia' in Concilio, aveva
spinto in tal senso. Ho avuto la fortuna di conoscerlo personalmente,
perche' varie volte ha avuto la bonta' di visitarci all'Auxilium. Quando si
lasciava andare ai ricordi, narrava volentieri gli anni passati in seminario
come rettore e anche la sua missione formativa verso i giovani militari da
cappellano. La sua esperienza, in particolare la cura e accompagnamento
spirituale delle persone, la sua cultura riccamente teologica e umanistica
hanno lasciato la loro traccia sia in Optatam totius che in Sapientia
christiana.
*
- Cettina Militello: Hai vissuto la nascita e trasformazione di una Facolta'
particolarissima, l'Auxilium. Come leggi questo nell'attuale trasformazione
richiesta dal "processo di Bologna"?
- Marcella Farina: La nostra Facolta', fin dalle origini, ha avuto una
collocazione particolare non solo nella Chiesa, ma anche nella societa'
italiana e, in quanto internazionale, in altre regioni del mondo. Infatti,
quando in Italia si parlava ancora di pedagogia abbiamo trasformato
l'Istituto internazionale di pedagogia e di scienze religiose in Facolta' di
scienze dell'educazione, mettendo in luce che il fatto educativo va
affrontato da molteplici punti di vista scientifici, convergenti nella
passione e realizzazione pratica dell'educazione. Abbiamo prediletto il
mondo giovanile, essendo figlie di don Bosco, ma, forse perche' donne,
abbiamo incluso le eta' evolutive dall'infanzia alla giovinezza, riservando
un'esplicita attenzione al mondo femminile. Abbiamo avuto pure l'ardire di
mettere a fondamento di queste scienze non solo la filosofia, ma anche e
soprattutto la teologia, quale base dell'umanesimo cristiano, orizzonte di
senso per l'umanita' intera.
*
- Cettina Militello: Faceva problema una Facolta' al femminile?
- Marcella Farina: Pure questo non e' stato cosi' ovvio a livello
accademico. Credo che proprio il cardinale Garrone abbia dato un grande
sostegno, rispondendo con puntualita' alle obiezioni avanzate negli incontri
preparatori alla redazione della Sapientia christiana. Alcuni non vedevano
legittima la presenza di una donna in queste riunioni, come non davano
cittadinanza a scienze che, credevano, non fanno parte delle discipline
ecclesiastiche. Che dire poi della difficolta' nel concepire una facolta'
affidata a donne, fossero pure suore salesiane?
*
- Cettina Militello: E circa il processo di Bologna?
- Marcella Farina: L'adesione della Santa Sede alla Dichiarazione di
Bologna, avvenuta a Berlino nel settembre del 2003, e' un passaggio che puo'
favorire la vera solidarieta' tra i popoli e le nazioni e contribuire alla
convivenza pacifica nel mondo. Infatti, con la Santa Sede entra una cultura
"altra", in quanto in maniera esplicita si fonda su valori che fanno
riferimento alla dimensione teologica e teologale, ricordando le radici
cristiane non come elemento decorativo o confessionale, ma come risultato di
civilta' che connotano l'identita' di questa regione.
*
- Cettina Militello: Parli della Costituzione europea?
- Marcella Farina: Non si tratta di polemizzare su un testo per il quale
sono stati fatti non pochi rilievi proprio sulla mancanza di memoria dei
connotati dell'identita' storica e sulle intese al ribasso rispetto alle
mete ideali dei padri fondatori dell'Europa. I limiti mettono a nudo come la
Costituzione, se non riconosce la trascendenza della persona perche' sacra
in quanto creatura a immagine di Dio, non riesce a oltrepassare la
convenzionalita' e rischia la burocratizzazione o peggio ancora la
dilatazione dei poteri sopra i cittadini. La debolezza del riferimento a Dio
non e' laicita', e' semplicemente debolezza di riconoscimento dei diritti
umani inalienabili, indivisibili e universali. Non bastano la difesa del
mercato, la tutela dei prodotti tipici, le mediazioni internazionali e la
vigilanza dei confini.
*
- Cettina Militello: Torniamo alla domanda.
- Marcella Farina: La Dichiarazione congiunta dei ministri europei
dell'istruzione superiore, intervenuti al convegno di Bologna (18-19 giugno
1999), mette in luce la consapevolezza che l'Europa sara' una regione unita
nella misura in cui si costruira' non solo su basi economico-politiche, ma
soprattutto sui valori spirituali coltivati mediante la promozione delle
dimensioni intellettuali, culturali, morali, sociali, scientifiche e
tecnologiche. L'Europa della conoscenza, intesa in senso ampio, e' un
insostituibile fattore di crescita sociale e umana, indispensabile per
consolidare e arricchire la cittadinanza europea, conferendo ai cittadini le
competenze necessarie per affrontare le sfide del nuovo millennio, favorendo
la convergenza e la condivisione di valori e di alte mete ideali
umanistiche, promuovendo l'appartenenza a uno spazio sociale e culturale
comune, alimentando la volonta' di collaborazione e cooperazione per lo
sviluppo e il consolidamento di societa' democratiche, stabili e pacifiche.
Gia' la Dichiarazione di Sorbona (25 maggio 1998) aveva riconosciuto il
ruolo delle universita' nel processo di unificazione europea. Ma con Bologna
emerge il bisogno di giungere a una maggiore intesa, rendendo
progressivamente compatibili e comparabili i diversi percorsi formativi
scientifici presenti nei vari Stati, per accrescere l'efficacia e la
vitalita' delle rispettive culture e giungere a un sistema culturale
condiviso. Questo rendera' possibili una maggiore mobilita' sia di studenti
che di docenti. Non basta infatti la mobilita' delle forze-lavoro. Occorre
anche il riconoscimento reciproco delle competenze e delle professionalita'.
*
- Cettina Militello: Cosa si sta facendo per raggiungere l'obiettivo?
- Marcella Farina: Si e' avviato un processo di revisione e riorganizzazione
dei cicli di studio secondo criteri condivisi, da tradurre in percorsi
concreti secondo scansioni cronologiche, rispettando le peculiarita' dei
diversi Paesi e le esigenze epistemologiche e metodologiche delle aree
disciplinari. Gli elementi su cui si lavora a livello organizzativo sono
l'articolazione in due cicli (laurea breve-triennale e laurea
specialistica-biennale, poi i gradi di dottorato e specializzazioni
ulteriori), la comparabilita' dei percorsi formativi con il sistema dei
crediti didattici sul modello dell'Ects (Sistema europeo di trasferimento di
crediti) acquisibili in contesti diversi anche nella formazione continua e
permanente, la possibilita' di costruzione di curricula a carattere
internazionale proprio nel riconoscimento degli Ects, la possibilita' per lo
studente di avere al termine degli studi il Supplemento al diploma in cui si
descrive il suo percorso universitario, maggior trasparenza e flessibilita'
dei sistemi di titoli di istruzione superiore per favorire l'occupabilita'
dei laureati e il riconoscimento accademico a chi volesse proseguire gli
studi, l'impegno per attirare e aprire l'istruzione superiore europea verso
l'esterno.
*
- Cettina Militello: Le istituzioni di studi superiori (universita',
facolta' e centri di studio equivalenti) sono le prime a essere chiamate in
causa.
- Marcella Farina: Si'. Esse possono gestire questa svolta in modo
burocratico e sarebbe la perdita di una grande occasione di rinnovamento,
oppure possono riorganizzare i saperi con orizzonti ampi, per il bene delle
nuove generazioni. La nostra facolta' ha accolto la sfida gia' da due anni,
rivedendo i curricula con i rispettivi obiettivi, delineando ulteriormente i
profili professionali, evidenziando la propria identita' accademica con le
conseguenti scelte di valori ideali, ponendo in rilievo l'umanesimo
ottimista di don Bosco come base dell'educazione integrale proposta a tutti,
quindi in un orizzonte interculturale e interreligioso, scommettendo sulle
nuove generazioni e sul femminile come "risorsa" per un'umanita' pacifica e
solidale.
*
- Cettina Militello: In che cosa il decreto Optatam totius ha toccato le
donne, il loro accesso alla teologia?
- Marcella Farina: Non e' stato tanto il decreto ad aprire alle donne quanto
la scelta conciliare di permettere ai laici l'accesso a pieno titolo nelle
facolta' teologiche. Le donne hanno colto l'occasione e l'hanno gestita con
creativita' e responsabilita', sconfessando non pochi stereotipi e pesanti
diffidenze. Con un decreto che interpellava al rinnovamento della teologia,
spesso hanno potuto essere le prime destinatarie di questo processo
creativo. La loro presenza ha avuto poi l'effetto di stimolare i docenti a
guardare anche dall'altra parte, cioe' al femminile, e non dare come
scontato l'universo teologico. L'incidenza si e' avuta, con proporzioni
diverse, in tutti gli ambiti del teologare. I frutti si possono notare nella
presenza delle donne nella docenza. Ma, se non si vigila e non s'investe
nella ricerca da parte del mondo femminile si puo' anche regredire.
*
- Cettina Militello: E sul piano pastorale?
- Marcella Farina: Hanno dato il loro contributo il rinnovamento della
liturgia e soprattutto l'ecclesiologia conciliare. L'esortazione
Christifideles laici indica tanti ambiti in cui "donne e uomini" operano
nella missione evangelizzatrice. Il cammino da fare e' ancora tanto e
talvolta e' ritardato anche dalle donne. Il processo di Bologna potrebbe
essere per noi donne una nuova opportunita', un po' come lo e' stato il
Concilio. Se negli anni '80 il mondo femminile a livello ecclesiale e'
emerso come nuovo soggetto storico collettivo epistemologico, senza credere
di aver esplicitato le potenzialita' di questa "emergenza", il processo di
Bologna potrebbe condurci a qualificare la nostra soggettualita' come
internazionale; potremmo portare la profezia di un umanesimo universale,
divenendo l'occasione di riconoscimento teorico e pratico dei diritti umani
fondamentali per ogni persona e per tutta la persona.
*
- Cettina Militello: Vedi davvero possibilita' reali?
- Marcella Farina: Forse oso troppo! Giovanni Paolo II nella Mulieris
dignitatem e in Christifideles laici ci ha affidato il compito di umanizzare
la cultura e promuovere il valore etico della famiglia. Non potremmo
ripensare e tradurre in gesti concreti storici collettivi quanto e' alluso
nell'espressione "genio femminile"? Gesu' ancora scommette su di noi e la
Madre sua e nostra ci indica la strada e ci guida per mano.
*
Postilla. La vita e le opere di suor Marcella Farina. Un curriculum
scientifico di tutto rispetto
Figlia di Maria Ausiliatrice, suor Marcella e' docente ordinario di teologia
all'Auxilium, la Facolta' di scienze dell'educazione che promuove studi
interdisciplinari sull'umanesimo con particolare attenzione alla realta'
femminile e giovanile. Dirige la "Rivista di scienze dell'educazione",
organo della stessa Facolta'. Insieme alla professoressa Pina Del Core
dirige un corso per formatrici e formatori nell'ambito della vita religiosa.
E' membro della Pontificia accademia teologica e di altre associazioni, tra
le quali la Societa' per la ricerca teologica e l'Associazione mariologica
interdisciplinare. E' consulente dell'Unione superiore maggiori d'Italia
(che rappresenta le suore d'Italia) e membro della Commissione nazionale per
le pari opportunita'. Collabora a collane scientifiche quali: Donna: memoria
e attualita' e Testi Mistici della Libreria Editrice Vaticana; Il Prisma e
Orizzonti della Las. Collabora con diverse riviste teologiche.
Tra le pubblicazioni. Chiesa di poveri e Chiesa dei poveri. La fondazione
biblica di un tema conciliare, Las 1986, Roma; Chiesa di poveri e Chiesa dei
poveri. La Memoria della Chiesa, Las 1989, Roma; "Ecco l'uomo (Gv 19,5).
Gesu' di Nazaret rivelatore del mistero dell'uomo", in Farina M. -
Mazzarello M. L., Gesu' e' il Signore. La specificita' di Gesu' Cristo in un
tempo di pluralismo religioso, Las 1992, Roma, pp. 99-162; "Gesu' di Nazaret
Unigenito e Primogenito. La simbolicita' di un evento", in Dosio M. -
Meneghetti A., Celebriamo il Signore. Per una educazione al celebrare
cristiano in un tempo di pluralismo rituale, Las 1995, Roma, pp. 27-66; "Di
generazione in generazione. Un cantiere per la riflessione teologica di
genere", in Militello C. (a cura), Che differenza c'e'? Fondamenti
antropologici e teologici della identita' maschile e femminile, Sei 1996,
Torino, pp. 199-238; "La flessibilita' del teologare. Per un itinerario del
'sapere' la 'fede'", in Taricone F., "... E maschio e femmina li creo'".
L'immagine femminile nelle religioni e nelle Scritture, S. Pietro in Cariano
(Vr), Il Segno dei Gabrielli Editori 1998, pp. 17-58; Donne consacrate oggi.
Di generazione in generazione alla sequela di Gesu', Milano 1997; "Le
antropologie di genere. Verso una prospettiva di reciprocita'", in Cavaglia'
P. - Chang A. - Farina M. - Rosanna E., Donna e umanizzazione della cultura
alle soglie del terzo millennio. La via dell'educazione, Las 1998, Roma, pp.
133-178; "Percorsi femminili di spiritualita' nella storia del cristianesimo
cattolico", in La donna: Memoria e attualita', a cura di Borriello L. -
Caruana A. - Del Genio M.R. - Tiraboschi M., Libreria Editrice Vaticana
2000, vol II, 1, pp. 162-205; "Caro Christi Caro Mariae. Una prospettiva
teologica", in Gesu' di Nazaret Figlio di Adamo Figlio di Dio, Paoline 2000,
Milano, pp. 122-177; "L'orizzonte teologale: l'antropologia trinitaria", in
Emmanuel Mounier Persona e umanesimo relazionale Mounier e oltre, a cura di
Toso M. - Formella Z. - Danese A., Las 2005, Roma, pp. 415-435; "'Non e'
bene che l'uomo sia solo, gli faro' un aiuto idoneo a lui'(Gen 2,18). Donna
e solidarieta'", in "Rivista di Scienze dell'Educazione" 43 (2005) pp.
158-177; "La teologia narrante di Gemma Galgani. Un modello per una
spiritualita' femminile", in Ciardella P. (ed.), Mistica, salvezza e
redenzione nell'esperienza di Gemma Galgani, Citta' Nuova 2005, Roma, pp.
137-235; "La domenica provoca il giorno dell'uomo", in "Vocazioni" 22 (2005)
n. 2, pp. 16-55.

3. INCONTRI. MARIA ANTONIETTA SARACINO: UN CONVEGNO A BERGAMO
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 13 ottobre 2009 col titolo "Incontri.
Studi postcoloniali, voci incrociate vent'anni dopo]

Nel 1961 Jean-Paul Sartre scriveva una intensa prefazione al saggio dello
psichiatra e filosofo martinicano Frantz Fanon I dannati della terra -
apparso in italiano l'anno successivo da Einaudi. Era la prima analisi
approfondita del rapporto tra colonizzatore e colonizzato, un'analisi che
univa tra loro molti elementi diversi: razza, religione, politica, conflitti
e disturbi mentali. E che univa anche, non ultime, le differenze e
singolarita' culturali e le parole con le quali i colonizzati di un tempo
cominciavano a dar voce, in prima persona, alla loro storia. In quel saggio,
ancor oggi illuminante come il testo che accompagna, Sartre tracciava la
storia del bisogno dei popoli "emergenti" di dire di se', e della bellezza
di poter usare, per farlo, un linguaggio narrativo. Parlava dell'importanza
del libro come veicolo del loro discorso, come strumento nella lotta di
liberazione e di emancipazione culturale.
Erano anni che vedevano la nascita delle indipendenze delle diverse colonie,
e in parallelo la nascita di opere letterarie che dalle periferie
dell'impero avrebbero operato una sorta di colonizzazione al contrario. Una
colonizzazione fatta di romanzi, poesie, racconti, scritti nelle lingue
europee, che avrebbero profondamente modificato il canone delle letterature
cosiddette egemoni, ibridandole con voci e temi propri e originali. Di li' a
poco, autori come Chinua Achebe, Wole Soyinka, Salman Rushdie, per non
citarne che alcuni, sarebbero entrati nei cataloghi dei grandi editori e nei
corsi universitari; questo avrebbe determinato a sua volta la nascita di
nuovi filoni di critica letteraria, che - per rimanere nell'ambito della
lingua inglese - avrebbero preso di volta in volta diversi nomi: dapprima
Commonwealth Literature, poi Post-colonial Literature, Subaltern studies,
Cross-cultural criticism fino a incrociare il piu' recente filone
dell'Eco-criticism.
Nel 1989, a meta' strada del lungo percorso che da Fanon giunge fino a noi,
tre studiosi, Bill Ashcroft, Gareth Griffiths e Helen Tiffin, davano alle
stampe The Empire Writes Back. Theory and Practice in Post-Colonial
Literatures (Routledge), uno dei testi che avrebbero posto le basi della
critica "post-coloniale". Il volume faceva il punto in maniera sistematica
delle molte questioni che quella vera e propria esplosione di "nuove"
letterature in lingua inglese aveva messo in campo, interrogando il canone
preesistente e ponendosi in posizione critica verso meccanismi e linguaggi
della produzione intellettuale che fino a pochi decenni prima avevano dato
forma e parola ai milioni di sudditi dell'impero, quei sudditi che a quella
parola non avevano avuto accesso. Oggi, a venti anni di distanza, quando
molta strada e' stata percorsa nel campo degli studi cosiddetti
post-coloniali, molti autori dell'ex impero britannico hanno meritato
riconoscimenti importanti, quel testo e i suoi autori si ritroveranno al
centro di un convegno internazionale che si apre oggi all'universita' di
Bergamo e che fino a giovedì vedra' riuniti studiosi di varie parti del
mondo.
Organizzato da Flaminia Nicora, il convegno After Writing Back. Present and
Future Perspectives in Postcolonial Studies, che a partire da stamattina
alle 10 si svolgera' presso la Facolta' di Lingue e Letterature Straniere,
per tre giorni mettera' a confronto vecchi e nuovi percorsi della critica
letteraria in lingua inglese ed esplorera' il rapporto tra letteratura e
aree diverse dal post-colonialismo alla globalizzazione, dalla modernita'
all'ambiente, incrociando anche i terreni del sacro e dell'umano in senso
piu' ampio.

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NONVIOLENZA. FEMMINILE PLURALE
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino"
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it
Numero 285 del 15 ottobre 2009

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