Minime. 969



NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 969 del 10 ottobre 2009

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Sommario di questo numero:
1. Tutto si tiene
2. Chiara Saraceno: La filosofia dell'utilizzatore
3. Gianni Ferrara: La Costituzione della Repubblica
4. Modello di esposto recante la notitia criminis concernente varie
fattispecie di reato configurate da misure contenute nella legge 15 luglio
2009, n. 94
5. Modello di esposto recante la notitia criminis concernente il
favoreggiamento dello squadrismo
6. Cosa fare
7. Paolo Pegoraro e Piero Stefani ricordano Sergio Quinzio (2006)
8. La "Carta" del Movimento Nonviolento
9. Per saperne di piu'

1. EDITORIALE. TUTTO SI TIENE

Il maschilismo, il razzismo, la guerra, la mafia. Tutto si tiene.
Si dimetta il governo del colpo di stato.
*
Che viva la Costituzione.
Che viva la Repubblica Italiana.
Che viva l'umanita'.

2. RIFLESSIONE. CHIARA SARACENO: LA FOLOSOFIA DELL'UTILIZZATORE
[Dal quotidiano "La Repubblica" del 9 ottobre 2009 col titolo "La filosofia
dell'utilizzatore"]

Il premier che "adora le donne", come ha graziosamente risposto al
giornalista spagnolo che lo interrogava sulle sue frequentazioni, perde non
solo le staffe, ma ogni senso della buona educazione e del limite appena una
donna, una sua collega parlamentare e vicepresidente della Camera, si
permette di criticarlo.
Nella cultura da caserma in cui sembra trovarsi a suo agio quando tratta di
donne e con le donne, non gli basta insultarla genericamente come comunista
mangiabambini, come fa di consueto con gli oppositori del suo stesso sesso.
Non puo' trattenersi dall'appoggiare il suo disprezzo ad un giudizio
estetico. Confermando che per lui - peraltro brutto, tinto e rifatto, oltre
che piuttosto anziano - le donne si dividono in due categorie: quelle (per
lui) guardabili e potenzialmente utilizzabili (se non gia' utilizzate), la
cui intelligenza e' eventualmente un optional e comunque non deve velarne il
giudizio obbligatoriamente positivo nei suoi confronti, e tutte le altre. Le
non convenzionalmente belle e le anziane sono accettabili solo se adoranti.
Altrimenti cadono sotto la mannaia del giudizio di non esistenza.
Il leghista Castelli ha offerto un'altra variante della stessa cultura da
caserma, scegliendo un altro topos classico, quello della zitella. Come se,
tra l'altro, una donna senza un uomo fosse automaticamente una donna non
voluta, non desiderata e non una che ha scelto di non avere un compagno
(saggiamente, verrebbe da dire, se questi fossero gli unici tipi di maschi
disponibili sul mercato). Per i leghisti, apparentemente, le donne non
devono coprirsi il volto e il capo per motivi religiosi, ma vale sempre
l'esortazione del Veneto profondo, secondo cui la donna "Che la tosa la
tasa, che la piasa, che la staga a casa" - un atteggiamento non molto
distante da quello degli uomini tradizionalisti mussulmani da cui gli
orgogliosi leghisti nordici si sentono tanto diversi.
Con prontezza, Rosy Bindi ha reagito all'insulto osservando che ovviamente
lei non appartiene alla categoria delle disponibili e utilizzabili. Ma e'
stata la sola a reagire alla maleducazione di Berlusconi e Castelli.
Nonostante qualche faccia imbarazzata, nessuno dei maschi presenti, incluso
il conduttore, ha ritenuto doveroso prendere le distanze da questo tipo di
linguaggio e comportamento gravemente sessista, che rende difficile
partecipare alla comunicazione pubblica le poche donne cui, raramente, si
concede la parola (Bindi era la sola donna l'altra sera a "Porta a porta",
in un folto parterre di uomini). Nessuno dei molti brutti, sfatti e rifatti
uomini piu' o meno anziani che popolano la politica italiana deve temere di
essere insultato e delegittimato per questo dai propri interlocutori, per
quanto aggressivi. Il silenzio - complice, imbarazzato o codardo - degli
uomini sia alleati a Berlusconi che all'opposizione, sia in politica che nei
media e' una questione politicamente seria che andrebbe affrontata, perche'
segnala quanto siano profonde le radici culturali del sessismo nel nostro
paese. Non dimentichiamo che in Spagna Zapatero e' stato attaccato dalla
stampa per aver assistito in silenzio allo show in cui Berlusconi ha
spiegato come intende le norme di ospitalita' quando si trova di fronte una
bella donna potenzialmente disponibile.
Ma c'e' anche un altro silenzio che disturba: quello delle donne dei partiti
di governo, a cominciare dalle ministre. Le loro voci si sono levate solo
quando il capo le ha chiamate all'appello perche' lo difendessero allorche'
scoppiarono gli scandali a catena: dalle candidature promesse alle veline a
Noemi ai festini di Villa Certosa. Mai nessuna presa di distanza dalla
immagine di donna - e di loro come politiche e come ministre - che emerge
dalle appassionate autodifese del loro capo. Particolarmente silente e' la
ministra delle Pari opportunita', che pure dovrebbe parlare per dovere
istituzionale. Qualsiasi siano i motivi per cui e' finita li', cerchi di
ricordarsi per favore che le pari opportunita' non sono un concorso di
bellezza. E che non si puo' lasciare a dei vecchi mandrilli, per quanto
ricchi e potenti, il potere di parola e di giudizio su cio' che sono, sanno
e possono fare e dire le donne, a prescindere dall'eta' e dai canoni
estetici. Lasciare insultare una collega, anche dell'opposizione, con
argomenti che nulla hanno a che fare con la politica, ma solo con il
sessismo, e' un errore grave, di cui paghiamo il prezzo tutte.

3. RIFLESSIONE. GIANNI FERRARA: LA COSTITUZIONE DELLA REPUBBLICA
[Dal quotidiano "Il manifesto" dell'8 ottobre 2009 col titolo "Lo scudo
della democrazia"]

Possiamo citare Arnold, il leggendario mugnaio di Sanssouci, e gridare
forte: "C'e' un giudice a Berlino!". A Roma si chiama Corte costituzionale,
questo giudice, che ha scritto oggi una pagina luminosa della storia del
diritto in Italia, riaffermando le ragioni alte e nobili del
costituzionalismo e della democrazia, le ragioni della superiore legalita'
della Costituzione a fronte della devastazione operata dalla furia
berlusconiana dello stato di diritto e della civilta' giuridica italiana.
Il cosiddetto "lodo Alfano" sconvolgeva il sistema di garanzie
costituzionali inserendovi una aggiunta del tutto arbitraria.
Era infatti una legge ad personam mascherata che, per i reati commessi prima
dell'assunzione alle cariche ricoperte, sottraeva alla legge comune
sostanzialmente il solo presidente del consiglio (cui proprio per
mascherarne il carattere singolare aggiungeva i presidenti dei due rami del
parlamento e il presidente della Repubblica). Si trattava di una
incostituzionalita' indifendibile, inammissibile, non motivabile
razionalmente. Non era la prima ma l'ultima della serie di leggi che
abrogando alcuni reati, o modificando la formulazione letterale di altri, o,
per altri ancora, riducendo le pene che comportavano o anche manipolando i
termini di prescrizione, hanno favorito dal 1994 il presidente del consiglio
in carica. Ritenere che un uso cosi' spregiudicato del potere legale per
fini distorcenti ogni credibile legalita' potesse risultare
costituzionalmente compatibile era ed e' stato considerato intollerabile. La
Corte, in realta', per mantenersi tale non aveva altra scelta. La
conseguenza e' univoca. La devastazione del nostro ordinamento e' stata
bloccata. Con essa e' stata respinta la prassi delle leggi ad personam che
ha degradato la democrazia italiana. Un principio fondamentale della
Costituzione della Repubblica e' stato restaurato. La sfigurazione di una
delle conquiste di civilta' giuridica, politica, sociale che il
costituzionalismo ha conseguito da due secoli non sara' compiuta. Il
principio di eguaglianza in Italia e' salvo. Era stato declassato. Torna ad
essere costituzionalmente inderogabile. Non lo si puo' comprimere, ne'
limitare con legge ordinaria. Non lo si puo' derogare per soddisfare gli
interessi personali, e non commendevoli, di un presidente del consiglio e di
chiunque altro.
Le motivazioni addotte dai difensori del "lodo" sono state confutate e
respinte. Erano due ieri nella discussione innanzi alla Corte. Quella
dell'interesse apprezzabile e quella della posizione che avrebbe assunto il
presidente del consiglio in base alla legge elettorale vigente. La prima
motivazione non ha retto e non lo poteva: si pretendeva che un interesse,
apprezzabile quanto si vuole, potesse prevalere su di un principio
costituzionale fondante, come quello dell'eguaglianza. La riposta non poteva
essere dubbia. E' stata no. Infatti, la serenita' nell'esercizio della
funzione a chi deve essere garantita? Puo' essere accordata anche a chi
dovesse essere inquisito per aver commesso uno dei reati contro la
personalita' interna dello stato, come l'attentato per finalita'
terroristiche o di eversione (art. 280 c. p.), o contro la costituzione
dello stato (art. 283 c. p.), o di usurpazione di potere politico (art. 287
c. p.), o contro i diritti politici dei cittadini (art. 294 c. p.), o uno
dei reati contro la pubblica amministrazione, dal peculato alla
malversazione, concussione, corruzione? Invece di premunirsi a fronte di
persone eventualmente colpevoli, le elettrici e gli elettori devono
tenerseli inchiodati alle loro cariche?
Quanto poi alla definizione di "super pares" che deriverebbe al presidente
del consiglio dal voto che viene dato con la scheda elettorale recante il
nome del capopartito, come si potrebbe ipotizzare che la legge che prevede
questo sgorbio prevalga sulle norme costituzionali concernenti la forma di
governo (artt. 92-96 della Costituzione) che il corpo elettorale ha
confermato col referendum costituzionale del 2006? Sostenere tale tesi in
ordine al valore del formato della scheda elettorale r' francamente
denotativo di scarsa conoscenza del sistema delle fonti normative, che e'
come dire della base del diritto. Questa motivazione addotta dalla difesa
del presidente del consiglio avrebbe anzi potuto indurre la Corte a
sollevare innanzi a se stessa la questione di costituzionalita' della legge
elettorale, anch'essa zeppa di disposizioni incostituzionali.
Di fronte a motivazioni del genere addotte in una sede cosi' alta, si resta
infatti indignati e desolati. La Costituzione italiana, la Corte
costituzionale non meritano patrocinanti di parti nei processi di
costituzionalita' che propongono sbreghi cosi' volgari. Ma possiamo
prescindere da questi degradi.
Oggi abbiamo avuto la prova che la garanzia giurisdizionale della
Costituzione non e' un sogno di un mondo immaginario. Sta resistendo
vittoriosamente agli attacchi. Ha dimostrato di essere uno scudo
infrangibile della democrazia costituzionale. E' dovere di tutti sostenerla.

4. UNA SOLA UMANITA'. MODELLO DI ESPOSTO RECANTE LA NOTITIA CRIMINIS
CONCERNENTE VARIE FATTISPECIE DI REATO CONFIGURATE DA MISURE CONTENUTE NELLA
LEGGE 15 LUGLIO 2009, N. 94

Alla Procura della Repubblica di ...
Al Presidente del Tribunale di ...
Al Presidente della Corte d'Appello di ...
Al Presidente della Corte di Cassazione
Al Presidente della Corte Costituzionale
Al Sindaco del Comune di ...
Al Presidente della Provincia di ...
Al Presidente della Regione ...
Al Questore di ...
Al Prefetto di ...
Al Presidente del Consiglio dei Ministri
Al Presidente della Camera dei Deputati
Al Presidente del Senato della Repubblica
Al Vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura
Al Presidente della Repubblica Italiana
Al Presidente del Parlamento Europeo
Al Presidente della Commissione Europea
Al Presidente del Consiglio d'Europa
Al Segretario generale delle Nazioni Unite
Oggetto: Esposto recante la notitia criminis concernente varie fattispecie
di reato configurate da misure contenute nella legge 15 luglio 2009, n. 94
Con il presente esposto si segnala alle istituzioni in indirizzo, al fine di
attivare tutti i provvedimenti di competenza cui l'ordinamento in vigore fa
obbligo ai pubblici ufficiali che le rappresentano, la notitia criminis
concernente il fatto che nella legge 15 luglio 2009, n. 94, recante
"Disposizioni in materia di sicurezza pubblica", volgarmente nota come
"pacchetto sicurezza", sono contenute varie misure, particolarmente all'art.
1 e passim, che configurano varie fattispecie di reato con specifico
riferimento a:
a) violazioni dei diritti umani e delle garanzie di essi sancite dalla
Costituzione della Repubblica Italiana;
b) violazione dei diritti dei bambini;
c) persecuzione di persone non per condotte illecite, ma per mera condizione
esistenziale;
d) violazione dell'obbligo di soccorso ed accoglienza delle persone di cui
all'art. 10 Cost.;
e) violazione del principio dell'eguaglianza dinanzi alla legge.
Si richiede il piu' sollecito intervento.
Alle magistrature giurisdizionalmente competenti si richiede in particolare
che esaminati i fatti di cui sopra procedano nelle forme previste nei
confronti di tutti coloro che risulteranno colpevoli per tutti i reati che
riterranno sussistere nella concreta fattispecie.
L'esponente richiede altresi' di essere avvisato in caso di archiviazione da
parte della Procura ex artt. 406 e 408 c. p. p.
Firma della persona e/o dell'associazione esponente
indirizzo
luogo e data

5. UNA SOLA UMANITA'. MODELLO DI ESPOSTO RECANTE LA NOTITIA CRIMINIS
CONCERNENTE IL FAVOREGGIAMENTO DELLO SQUADRISMO

Alla Procura della Repubblica di ...
Al Presidente del Tribunale di ...
Al Presidente della Corte d'Appello di ...
Al Presidente della Corte di Cassazione
Al Presidente della Corte Costituzionale
Al Sindaco del Comune di ...
Al Presidente della Provincia di ...
Al Presidente della Regione ...
Al Questore di ...
Al Prefetto di ...
Al Presidente del Consiglio dei Ministri
Al Presidente della Camera dei Deputati
Al Presidente del Senato della Repubblica
Al Vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura
Al Presidente della Repubblica Italiana
Al Presidente del Parlamento Europeo
Al Presidente della Commissione Europea
Al Presidente del Consiglio d'Europa
Al Segretario generale delle Nazioni Unite
Oggetto: Esposto recante la notitia criminis concernente il favoreggiamento
dello squadrismo
Con il presente esposto si segnala alle istituzioni in indirizzo, al fine di
attivare tutti i provvedimenti di competenza cui l'ordinamento in vigore fa
obbligo ai pubblici ufficiali che le rappresentano, la notitia criminis
concernente il fatto che nella legge 15 luglio 2009, n. 94, recante
"Disposizioni in materia di sicurezza pubblica", volgarmente nota come
"pacchetto sicurezza", e' contenuta una misura, quella di cui all'art. 3,
commi 40-44, istitutiva delle cosiddette "ronde", che palesemente configura
il favoreggiamento dello squadrismo (attivita' che integra varie fattispecie
di reato), anche alla luce di pregresse inquietanti esternazioni ed
iniziative di dirigenti rappresentativi del partito politico cui appartiene
il Ministro dell'Interno e di altri soggetti che non hanno fatto mistero ed
anzi hanno dato prova di voler far uso di tale istituto a fini di violenza
privata, intimidazione e persecuzione, con palese violazione della legalita'
e finanche intento di sovvertimento di caratteri e guarentigie fondamentali
dell'ordinamento giuridico vigente.
Si richiede il piu' sollecito intervento.
Alle magistrature giurisdizionalmente competenti si richiede in particolare
che esaminati i fatti di cui sopra procedano nelle forme previste nei
confronti di tutti coloro che risulteranno colpevoli per tutti i reati che
riterranno sussistere nella concreta fattispecie.
L'esponente richiede altresi' di essere avvisato in caso di archiviazione da
parte della Procura ex artt. 406 e 408 c. p. p.
Firma della persona e/o dell'associazione esponente
indirizzo
luogo e data

6. UNA SOLA UMANITA'. COSA FARE

Un esposto all'autorita' giudiziaria piu' essere presentato recandosi presso
gli uffici giudiziari o presso un commissariato di polizia o una stazione
dei carabinieri.
Puo' essere anche inviato per posta.
Deve essere firmato da una persona fisica, precisamente identificata, e deve
recare un indirizzo per ogni comunicazione.
*
Noi proponiamo alle persone che vogliono partecipare all'iniziativa di
presentare e/o inviare i due esposti che abbiamo preparato alla Procura
competente per il territorio in cui il firmatario (o i firmatari - gli
esposti possono essere anche sottoscritti da piu' persone) risiede, e ad
altre magistrature di grado superiore (la Corte d'appello e' nel capoluogo
di Regione, la Corte di Cassazione e' a Roma; sempre a Roma sono le altre
istituzioni statali centrali).
Proponiamo anche di inviare l'esposto al sindaco del Comune in cui si
risiede (idem per il presidente della Provincia, idem per il presidente
della Regione; ed analogamente per questore e prefetto che hanno sede nel
capoluogo di provincia).
Ovviamente i modelli di esposto da noi preparati possono essere resi piu'
dettagliati se lo si ritiene opportuno. Ed altrettanto ovviamente gli
esposti possono essere inviati anche ad ulteriori istituzioni.
*
Indirizzi cui inviare gli esposti:
Naturalmente gli indirizzi delle istituzioni territoriali variano da Comune
a Comune, da Provincia a Provincia e da Regione a Regione.
Comunque solitamente:
- l'indirizzo e-mail delle Procure e' composto secondo il seguente criterio:
procura.citta'sede at giustizia.it, quindi ad esempio l'indirizzo e-mail della
Procura della Repubblica ad Agrigento e' procura.agrigento at giustizia.it
(analogamente per le altre province).
- L'indirizzo e-mail dei Tribunali e' composto secondo il seguente criterio:
tribunale.citta'sede at giustizia.it, quindi ad esempio l'indirizzo e-mail del
Tribunale ad Agrigento e' tribunale.agrigento at giustizia.it (analogamente per
le altre province).
- L'indirizzo e-mail delle Prefetture e' composto secondo il seguente
criterio: prefettura.citta'sede at interno.it, quindi ad esempio l'indirizzo
e-mail della Prefettura di Agrigento e' prefettura.agrigento at interno.it
(analogamente per le altre province).
- Sempre per le prefetture e' opportuno inviare gli esposti per e-mail anche
all'indirizzo dell'Ufficio per le relazioni con il pubblico (in sigla: urp),
composto secondo il seguente criterio: urp.pref_citta'sede at interno.it,
quindi ad esempio l'indirizzo e-mail dell'Urp della Prefettura di Agrigento
e' urp.pref_agrigento at interno.it (analogamente per le altre province).
- L'indirizzo e-mail delle Questure e' composto secondo il seguente
criterio: uffgab.siglaautomobilisticacitta'sede at poliziadistato.it, quindi ad
esempio l'indirizzo e-mail della Questura di Agrigento e'
uffgab.ag at poliziadistato.it (analogamente per le altre province).
- Sempre per le questure e' opportuno inviare gli esposti per e-mail anche
all'indirizzo dell'Ufficio per le relazioni con il pubblico (in sigla: urp),
composto secondo il seguente criterio:
urp.siglaautomobilisticacitta'sede at poliziadistato.it, quindi ad esempio
l'indirizzo e-mail dell'Urp della Prefettura di Agrigento e'
urp.ag at poliziadistato.it (analogamente per le altre province).
- E ancora per le questure e' opportuno inviare gli esposti per e-mail anche
all'indirizzo dell'Ufficio per gli immigrati, composto secondo il seguente
criterio: immigrazione.siglaautomobilisticacitta'sede at poliziadistato.it,
quindi ad esempio l'indirizzo e-mail dell'Ufficio per gli immigrati della
Prefettura di Agrigento e' immigrazione.ag at poliziadistato.it (analogamente
per le altre province).
Quanto alle istituzioni nazionali:
- Presidente della Corte di Cassazione: Palazzo di Giustizia, Piazza Cavour,
00193 Roma; e-mail: cassazione at giustizia.it; sito: www.cortedicassazione.it
- Presidente della Corte Costituzionale: Piazza del Quirinale 41, 00187
Roma; tel. 0646981; fax: 064698916; e-mail: ccost at cortecostituzionale.it;
sito: www.cortecostituzionale.it
- Presidente del Consiglio dei Ministri: Palazzo Chigi, Piazza Colonna 370,
00187 Roma; tel. 0667791; sito: www.governo.it
- Presidente della Camera dei Deputati: Palazzo Montecitorio, Piazza
Montecitorio, 00186 Roma; tel. 0667601; e-mail: fini_g at camera.it; sito:
www.camera.it
- Presidente del Senato della Repubblica: Piazza Madama, 00186 Roma; tel.
0667061; e-mail: schifani_r at posta.senato.it; sito: www.senato.it
- Vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura: Piazza
dell'Indipendenza 6, 00185 Roma; tel. 06444911; e-mail: segvpres at cosmag.it;
sito: www.csm.it
- Presidente della Repubblica Italiana: piazza del Quirinale, 00187 Roma;
fax: 0646993125; e-mail: presidenza.repubblica at quirinale.it; sito:
www.quirinale.it
Quanto alle istituzioni sovranazionali:
- Presidente del Parlamento Europeo: rue Wiertz 60 - Wiertzstraat 60, B-1047
Bruxelles - B-1047 Brussel (Belgium); tel. +32(0)22842005 - +32(0)22307555;
sito: www.europarl.europa.eu
Al Presidente della Commissione Europea: 1049 Brussels (Belgium); sito:
http://ec.europa.eu/index_it.htm
- Presidente del Consiglio d'Europa: Avenue de l'Europe, 67075 Strasbourg
(France); tel. +33(0)388412000; e-mail: cm at coe.int; sito:
www.coe.int/DefaultIT.asp
- Segretario generale delle Nazioni Unite: United Nations Headquarters,
Between 42nd and 48th streets, First Avenue and the East River, New York
(Usa); sito: www.un.org
*
Gli invii per fax o per posta elettronica o attraverso gli spazi ad hoc nei
siti istituzionali possono non essere ritenuti dai destinatari equipollenti
all'invio postale dell'esposto: si suggerisce quindi, almeno per quanto
riguarda le Procure, di inviare comunque anche copia cartacea degli esposti
per posta ordinaria (preferenzialmente per raccomandata).
Ma poiche' ormai crediamo di aver gia' raggiunto con almeno un invio gran
parte delle Procure, chi non avesse tempo ed agio di procedere agli invii
cartacei per posta ordinaria puo' limitarsi all'invio per e-mail, che
costituira' comunque un sostegno visibile e rilevante all'iniziativa.
*
Ovviamente e' opportuno che gli esposti siano inviati anche a mezzi
d'informazione, movimenti democratici, persone interessate: una delle
funzioni dell'iniziativa e' anche quella di ampliare la mobilitazione contro
il colpo di stato razzista informandone l'opinione pubblica e coinvolgendo
piu' persone, piu' associazioni e piu' istituzioni che sia possibile
nell'impegno in difesa della legalita', della Costituzione della Repubblica
Italiana, dei diritti umani di tutti gli esseri umani.
*
Infine preghiamo tutte le persone che presenteranno esposti di comunicarcelo
per e-mail all'indirizzo: nbawac at tin.it
Grazie a tutte e tutti, e buon lavoro.

7. MEMORIA. PAOLO PEGORARO E PIERO STEFANI RICORDANO SERGIO QUINZIO (2006)
[Da "Vita pastorale", n. 12, dicembre 2006, col titolo "Sergio Quinzio
(1927-1996). Il profeta dell'impazienza" e il sommario "A dieci anni dalla
morte, il pensiero di Quinzio rivela molti elementi di attualita': il
recupero prioritario dell'escatologia, la riscoperta delle radici bibliche
della fede cristiana, il confronto della croce con il nichilismo. E ci
mostra il senso piu' profondo dell'Avvento"]

Nella schiera dei contestatori fedeli, Sergio Quinzio ha un posto molto
particolare: quello dell'irriducibile testimone della speranza, che si
spinge nella gola della delusione convinto che la torcia della fede restera'
accesa persino li' dentro.
Mentre l'atmosfera natalizia invischia gia' l'aria di melensaggini
assortite, i quesiti di Quinzio fanno risuonare il senso piu' forte
dell'Avvento, quello escatologico. "Se tarda, attendilo": perche' il regno
di Dio non e' ancora venuto? Ma soprattutto: lo aspettiamo ancora o ci basta
il momento presente? Eppure il Padre nostro ci pone quotidianamente questa
invocazione sulle labbra: "Venga il tuo Regno". Il "gia'" non compensa il
"non ancora".
A Quinzio il presente non bastava mai. Non era la pienezza. E come potrebbe
bastare il presente di un mondo ove opera la morte? Sminuire lo scandalo
della sofferenza, subirla come fatto naturale - l'ultima ineluttabile tappa
del ciclo vitale - e' cosa da pagani: il cristiano sa che la morte non e'
entrata nel mondo per volonta' di Dio (CCC 1006-1008), ed e' sciocco
sublimare cio' che Gesu' stesso ha affrontato con angoscia.
Il Natale diventa segno di contraddizione: o e' una serrata preparazione
interiore o e' una fuga verso vuote compensazioni materiali. Perche', come
ebbe a scrivere Quinzio in Cristianesimo dell'inizio e della fine,
"benessere e' lo scopo inventato per coloro che non sperano piu' nella
felicita', come nevrosi e' la condizione di coloro che non osano piu' sapere
che esiste il dolore". Non era un giudizio, il suo, ma una speranza: quella
che l'uomo moderno, messo con le spalle al muro dal proprio desiderio di
salvezza frustrato dalla mondanita', lasciasse riaffiorare la sua
disperazione, il suo grido di aiuto. Una disperazione kierkegaardiana
dunque, una malattia "che non e' per la morte, ma per la vita".
*
Sotto il segno di Giobbe
Sergio Quinzio, nato ad Alassio (Sv) il 5 maggio 1927 e trasferitosi a Roma
nel 1945, si formo' nella solitudine delle sue letture, tra una facolta' di
ingegneria e una di filosofia mai completate, e la carriera militare come
ufficiale della Finanza. Il suo primo libro (Diario profetico, del '58) come
poi altri, nacque da un intenso scambio di lettere: gli interrogativi che
Quinzio si poneva non erano ipotesi speculative tenute a debita distanza
dalla vita personale, ma i quesiti fondamentali della sua esistenza.
In seguito collaboro' con importanti testate nazionali e nel '63 si sposo'
con Stefania Barbareschi; poi la scoperta per lei del cancro al seno, gli
anni di fatica, la morte; e infine la solitudine, il trasferimento a Isola
del Piano con la figlioletta di quattro anni e la madre ottantenne a carico.
Nel '76 si risposo' con Anna Giannatiempo, assistente di padre Cornelio
Fabro. Furono anni di fervido lavoro, in cui scrisse, tra l'altro, Un
commento alla Bibbia (1976), Dalla gola del leone (1980), La croce e il
nulla (1984), La sconfitta di Dio (1993) e Mysterium iniquitatis (1995).
I suoi interrogativi si strinsero sempre piu' intorno a un nucleo: in che
modo credere ancora dopo duemila anni di messianismo deluso e di
cristianesimo sempre piu' secolarizzato? Quinzio si fece carico del nonsenso
che affligge la contemporaneita', ne pati' l'ansia di salvezza senza eludere
il carico di angoscia, nel gesto proprio della croce (CCC 603).
Rifiuto' con lo sdegno di Giobbe ogni riduzione delle promesse messianiche:
se il regno di Dio e' il benessere dell'anima ma non la fine
dell'ingiustizia, se il paradiso e' una condizione psichica ma non la
risurrezione dei morti... allora non interessa proprio a nessuno. In questo
dispotismo spiritualista Quinzio vedeva prevalere la matrice greca del
cristianesimo, cosa che lo porto' a recuperare le radici ebraiche della
teologia, perche' per la Bibbia la salvezza e' palpabile e quantificabile,
incide sulla materia e sulla storia, sul corpo e sul sangue.
*
Il nulla chiede, la croce risponde
Per questo il male conserva la sua carica di scandalo. La delusione per una
salvezza non ancora pienamente compiuta divento' legna per il fuoco
paradossale della sua speranza, pungolo per una fede sempre sul punto di
intorpidirsi sotto il vento congelante dell'indifferenza. Forse dalla
sofferenza puo' essere tratto del bene, ma questo non la giustifica: il
dolore non scomparira' mai definitivamente, proprio come i buchi dei chiodi
sul corpo del Risorto (CCC 312).
Allora che salvezza attendere? Quinzio comincio' a pensare a una sconfitta
di Dio. Come del popolo eletto sussiste solo un "resto" cosi', con il
progredire dell'autorivelazione divina, anche del Dio onnipotente chiuso
nella propria autosufficienza sopravvive solo un "resto": il Crocifisso. Dio
sceglie di salvare con la consolazione e la tenerezza, perche' "mettere la
consolazione al posto del dolore e' opera piu' grande della creazione che ha
messo l'essere al posto del nulla". Nella croce sconfitta e vittoria si
uniscono nel mistero della tenerezza: "La tenerezza e' la rivelazione di Dio
[...] primordiale, immediata, incontenibile. Non ha nessun rapporto con un
criterio di comportamento morale o sociale, con un formale dovere di
benevolenza verso gli altri uomini. Dio - e l'uomo fatto a sua immagine - e'
tenero proprio nel senso latino tener che i filologi affiancano a tenius:
sottile, esile, precario. Sensibilissimo, vulnerabilissimo, e il miracolo di
Dio e' che questa inerme dolcezza vinca".
Questo e' l'avvento di Dio, oggi non meno scandaloso di ieri perche'
rivoluziona tutte le nostre convinzioni, religiose non meno che umane. In un
momento storico in cui anche la fede sembra non vedere alternative al
confronto muscolare, proprio la debolezza della fede si mostra capace di
ascoltare il bisogno di senso che sta sotto ogni infelicita' e sotto ogni
indifferenza, anche se inespresso.
*
Il rapporto con la Bibbia
C'e' un altro aspetto molto attuale nella figura di Quinzio, ed e' il suo
rapporto con la Scrittura. Quando la sera, durante il servizio di prima
nomina a Gaeta, i suoi commilitoni uscivano a cena o andavano al cinema,
l'ufficiale Quinzio si fermava in caserma a leggere la Bibbia. E nonostante
di libri, in seguito, Sergio ne macinasse veramente tanti, egli si
considero' sempre lector unius libri.
Con la passione di chi scopre un tesoro nascosto Quinzio, nonostante
diffidasse degli approcci ermeneutici, seppe trasmettere il fascino del
testo biblico a molti dalle colonne dei quotidiani nazionali, alla radio e
alla televisione. Scrittori come Guido Ceronetti o Erri De Luca devono alla
frequentazione di Quinzio la scoperta della Bibbia. E lo stesso Piero
Stefani, noto ebraista e animatore dell'Associazione Biblia
(www.biblia.org), ci racconta di essergli debitore.
*
- Paolo Pegoraro: Caro Stefani, com'e' avvenuto il suo primo incontro con
Quinzio?
- Piero Stefani: Il merito va a un mio professore di liceo, prematuramente
scomparso, Rodolfo Quadrelli. Fu lui a farmelo conoscere a Roma nel 1968.
Passo' qualche anno di contatti sporadici. Nel 1971 mi giunse a casa
L'incoronazione, il libro in cui Sergio parla della moglie Stefania, morta
l'anno prima. Fu una svolta; da li' il legame riprese intenso. Entro' in
scena anche Gino Girolomoni, giovane sindaco di Isola del Piano, vicino a
Urbino. In breve ci trasferimmo anche noi la'. L'allora diroccato monastero
di Montebello che sorge a qualche chilometro dal paese divenne il luogo
simbolico di una fede orientata in un senso radicalmente escatologico.
Eravamo un manipolo di amici che attendeva il regno di Dio come un evento
futuro, prossimo, imminente.
*
- Paolo Pegoraro: Con Quinzio ha condiviso la passione per l'ebraismo...
- Piero Stefani: E' stato Sergio a dirmi: "Tu sei giovane, impara
l'ebraico". Lui ne conosceva solo i primi rudimenti. L'interesse per
l'ebraismo lo devo a lui; prima avevo letto padri della Chiesa e mistici,
non maestri talmudici. Iniziai per "obbedienza", ma in seguito il mondo
ebraico fu causa anche di qualche incomprensione. Vidi nell'ebraismo realta'
in parte diverse da quelle che vi scorgeva Quinzio. In quei frangenti le mie
estremizzazioni giovanili non furono certo d'aiuto, ciononostante il nostro
scambio di lettere copre un arco di venticinque anni; tuttavia, per un certo
periodo, l'ebraismo divenne, in una certa misura, una specie di segno di
contraddizione tra noi.
*
- Paolo Pegoraro: Quinzio ha insistito molto sulle radici ebraiche del mondo
contemporaneo, anche se talvolta le sue contrapposizioni possono sembrare
troppo nette. Nella perdita di memoria oggi in corso, le sue osservazioni
sono ancora valide?
- Piero Stefani: La questione delle radici per Quinzio era legata non alla
memoria bensi' alla storia. A lui interessava la linearita' del tempo
propria sia dell'attesa messianica ebraica sia, in veste secolarizzata,
della modernita'. L'ebraismo era chiamato in causa come fattore dirompente
rispetto alla risacralizzazione cristiana medievale che aveva stemperato la
sua antica matrice ebraica nei retaggi della cultura greco-romana. Si
potrebbe anche parlare di "radici pagane della cristianita' medievale". I
modi di intendere l'irriducibile vocazione messianica di Israele furono uno
dei terreni su cui si evidenziarono alcune nostre diversita'. Al giorno
d'oggi il problema sta nel chiedersi quanto resti del moderno e della sua
stravolta, ma in radice appunto messianica, sete di futuro. Per Sergio
quando si scolora l'avvenire e' inevitabile che irrompa la nostalgia
dell'eterno. Da qui il suo severo giudizio sulle tendenze
orientaleggianti-misticheggianti della post-modernita'.
*
- Paolo Pegoraro: Un commento alla Bibbia e' stata la sua opera piu'
monumentale e, forse, piu' sofferta; eppure e' tra le meno considerate,
specie dagli esegeti. Come mai?
- Piero Stefani: Lo spirito del Commento e' lontanissimo da quello degli
esegeti. Non c'e' nessun interesse storico-critico, testuale, legato alle
forme o ai generi letterari. Per comprenderlo bisogna considerare due
presupposti: accogliere la Bibbia nella veste in cui ci e' giunta
all'interno della tradizione - la Bibbia di Quinzio e' sempre stata quella
cattolico-tridentina - e accettare di interpretare la Scrittura secondo i
parametri propri della "storia sacra" rovesciandoli, pero', in senso
opposto. Al centro resta la croce; ma essa e' segno del fatto che la
redenzione avviene attraverso uno svuotamento, un fallimento di Dio che si
prolunga nei secoli cristiani. Anche la Chiesa, per essere strumento di
salvezza, deve morire. Negli ultimi anni in Sergio l'attesa del Regno era
posta nel cono d'ombra della domanda, sempre piu' incombente, sul Regno non
venuto. Solo la morte stessa della speranza pareva permettergli di accedere
a una salvezza povera, l'unica che ci e' ancora concesso di attendere; un
frammento salvato a stento dalla gola del leone che vale piu' di tutto il
resto. A chi interessa una lettura di questo tipo? Per i cultori del
nichilismo, e per molti altri, e' troppo organicamente legata alla Bibbia;
per la maggior parte dei cattolici e' troppo sconvolgente; per i biblisti
troppo poco esegetica; per i fondamentalisti presenta un volto di Dio troppo
povero. E' destinata a pochi. Ma ci si puo' chiedere: questo esito non
voluto non e' forse un duro sigillo della sua autenticita'? Posso aggiungere
che dal 2 al 5 gennaio 2007 presso il monastero di Montebello si terra' un
seminario di studio nel quale si proporra' una lettura globale del Commento.
Forse allora, con l'aiuto degli amici, vi cogliero' anche altri aspetti.
L'incontro e' comunque aperto a tutti gli interessati (per informazioni
scrivere a: fondazione at alcenerocooperativa.it).

8. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

9. PER SAPERNE DI PIU'

Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti: azionenonviolenta at sis.it

NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 969 del 10 ottobre 2009

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

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