Minime. 953



 Oggetto: Minime. 953

NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 953 del 24 settembre 2009

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Sommario di questo numero:
1. La legalita' costituzionale contro la guerra e contro il razzismo
2. Modello di esposto recante la notitia criminis concernente varie fattispecie di reato configurate da misure contenute nella legge 15 luglio 2009, n. 94
3. Modello di esposto recante la notitia criminis concernente il favoreggiamento dello squadrismo
4. Cosa fare
5. Il 2 ottobre 2009, Giornata mondiale della nonviolenza, il Movimento Nonviolento propone iniziative in ogni citta' d'Italia
6. Lydia Cacho Ribeiro: Sotto assedio
7. Igiaba Scego: Il vestito
8. Vittoria Prisciandaro intervista suor Helen Prejean (1999)
9. La "Carta" del Movimento Nonviolento
10. Per saperne di piu'

1. EDITORIALE. LA LEGALITA' COSTITUZIONALE CONTRO LA GUERRA E CONTRO IL RAZZISMO

Basterebbe rispettare e applicare la Costituzione della Repubblica Italiana.
Che riconosce i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Che si oppone alla guerra.
Che promuove la solidarieta'.
Basterebbe rispettare e applicare la Costituzione della Repubblica Italiana.
*
Basterebbe rispettare e applicare la Costituzione della Repubblica Italiana.
Per opporsi al colpo di stato razzista e assassino in corso.
Per difendere la legalita', la civilta', l'umanita'.
Per scegliere la pace e la solidarieta' che salva le vite.
Basterebbe rispettare e applicare la Costituzione della Repubblica Italiana.

2. UNA SOLA UMANITA'. MODELLO DI ESPOSTO RECANTE LA NOTITIA CRIMINIS CONCERNENTE VARIE FATTISPECIE DI REATO CONFIGURATE DA MISURE CONTENUTE NELLA LEGGE 15 LUGLIO 2009, N. 94

Alla Procura della Repubblica di ...
Al Presidente del Tribunale di ...
Al Presidente della Corte d'Appello di ...
Al Presidente della Corte di Cassazione
Al Presidente della Corte Costituzionale
Al Sindaco del Comune di ...
Al Presidente della Provincia di ...
Al Presidente della Regione ...
Al Questore di ...
Al Prefetto di ...
Al Presidente del Consiglio dei Ministri
Al Presidente della Camera dei Deputati
Al Presidente del Senato della Repubblica
Al Vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura
Al Presidente della Repubblica Italiana
Al Presidente del Parlamento Europeo
Al Presidente della Commissione Europea
Al Presidente del Consiglio d'Europa
Al Segretario generale delle Nazioni Unite
Oggetto: Esposto recante la notitia criminis concernente varie fattispecie di reato configurate da misure contenute nella legge 15 luglio 2009, n. 94
Con il presente esposto si segnala alle istituzioni in indirizzo, al fine di attivare tutti i provvedimenti di competenza cui l'ordinamento in vigore fa obbligo ai pubblici ufficiali che le rappresentano, la notitia criminis concernente il fatto che nella legge 15 luglio 2009, n. 94, recante "Disposizioni in materia di sicurezza pubblica", volgarmente nota come "pacchetto sicurezza", sono contenute varie misure, particolarmente all'art. 1 e passim, che configurano varie fattispecie di reato con specifico riferimento a:
a) violazioni dei diritti umani e delle garanzie di essi sancite dalla Costituzione della Repubblica Italiana;
b) violazione dei diritti dei bambini;
c) persecuzione di persone non per condotte illecite, ma per mera condizione esistenziale;
d) violazione dell'obbligo di soccorso ed accoglienza delle persone di cui all'art. 10 Cost.;
e) violazione del principio dell'eguaglianza dinanzi alla legge.
Si richiede il piu' sollecito intervento.
Alle magistrature giurisdizionalmente competenti si richiede in particolare che esaminati i fatti di cui sopra procedano nelle forme previste nei confronti di tutti coloro che risulteranno colpevoli per tutti i reati che riterranno sussistere nella concreta fattispecie.
L'esponente richiede altresi' di essere avvisato in caso di archiviazione da parte della Procura ex artt. 406 e 408 c. p. p.
Firma della persona e/o dell'associazione esponente
indirizzo
luogo e data

3. UNA SOLA UMANITA'. MODELLO DI ESPOSTO RECANTE LA NOTITIA CRIMINIS CONCERNENTE IL FAVOREGGIAMENTO DELLO SQUADRISMO

Alla Procura della Repubblica di ...
Al Presidente del Tribunale di ...
Al Presidente della Corte d'Appello di ...
Al Presidente della Corte di Cassazione
Al Presidente della Corte Costituzionale
Al Sindaco del Comune di ...
Al Presidente della Provincia di ...
Al Presidente della Regione ...
Al Questore di ...
Al Prefetto di ...
Al Presidente del Consiglio dei Ministri
Al Presidente della Camera dei Deputati
Al Presidente del Senato della Repubblica
Al Vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura
Al Presidente della Repubblica Italiana
Al Presidente del Parlamento Europeo
Al Presidente della Commissione Europea
Al Presidente del Consiglio d'Europa
Al Segretario generale delle Nazioni Unite
Oggetto: Esposto recante la notitia criminis concernente il favoreggiamento dello squadrismo
Con il presente esposto si segnala alle istituzioni in indirizzo, al fine di attivare tutti i provvedimenti di competenza cui l'ordinamento in vigore fa obbligo ai pubblici ufficiali che le rappresentano, la notitia criminis concernente il fatto che nella legge 15 luglio 2009, n. 94, recante "Disposizioni in materia di sicurezza pubblica", volgarmente nota come "pacchetto sicurezza", e' contenuta una misura, quella di cui all'art. 3, commi 40-44, istitutiva delle cosiddette "ronde", che palesemente configura il favoreggiamento dello squadrismo (attivita' che integra varie fattispecie di reato), anche alla luce di pregresse inquietanti esternazioni ed iniziative di dirigenti rappresentativi del partito politico cui appartiene il Ministro dell'Interno e di altri soggetti che non hanno fatto mistero ed anzi hanno dato prova di voler far uso di tale istituto a fini di violenza privata, intimidazione e persecuzione, con palese violazione della legalita' e finanche intento di sovvertimento di caratteri e guarentigie fondamentali dell'ordinamento giuridico vigente.
Si richiede il piu' sollecito intervento.
Alle magistrature giurisdizionalmente competenti si richiede in particolare che esaminati i fatti di cui sopra procedano nelle forme previste nei confronti di tutti coloro che risulteranno colpevoli per tutti i reati che riterranno sussistere nella concreta fattispecie.
L'esponente richiede altresi' di essere avvisato in caso di archiviazione da parte della Procura ex artt. 406 e 408 c. p. p.
Firma della persona e/o dell'associazione esponente
indirizzo
luogo e data

4. UNA SOLA UMANITA'. COSA FARE

Un esposto all'autorita' giudiziaria piu' essere presentato recandosi presso gli uffici giudiziari o presso un commissariato di polizia o una stazione dei carabinieri.
Puo' essere anche inviato per posta.
Deve essere firmato da una persona fisica, precisamente identificata, e deve recare un indirizzo per ogni comunicazione.
*
Noi proponiamo alle persone che vogliono partecipare all'iniziativa di presentare e/o inviare i due esposti che abbiamo preparato alla Procura competente per il territorio in cui il firmatario (o i firmatari - gli esposti possono essere anche sottoscritti da piu' persone) risiede, e ad altre magistrature di grado superiore (la Corte d'appello e' nel capoluogo di Regione, la Corte di Cassazione e' a Roma; sempre a Roma sono le altre istituzioni statali centrali).
Proponiamo anche di inviare l'esposto al sindaco del Comune in cui si risiede (idem per il presidente della Provincia, idem per il presidente della Regione; ed analogamente per questore e prefetto che hanno sede nel capoluogo di provincia).
Ovviamente i modelli di esposto da noi preparati possono essere resi piu' dettagliati se lo si ritiene opportuno. Ed altrettanto ovviamente gli esposti possono essere inviati anche ad ulteriori istituzioni.
*
Indirizzi cui inviare gli esposti:
Naturalmente gli indirizzi delle istituzioni territoriali variano da Comune a Comune, da Provincia a Provincia e da Regione a Regione.
Comunque solitamente:
- l'indirizzo e-mail delle Procure e' composto secondo il seguente criterio: procura.citta'sede at giustizia.it, quindi ad esempio l'indirizzo e-mail della Procura della Repubblica ad Agrigento e' procura.agrigento at giustizia.it (analogamente per le altre province).
- L'indirizzo e-mail dei Tribunali e' composto secondo il seguente criterio: tribunale.citta'sede at giustizia.it, quindi ad esempio l'indirizzo e-mail del Tribunale ad Agrigento e' tribunale.agrigento at giustizia.it (analogamente per le altre province).
- L'indirizzo e-mail delle Prefetture e' composto secondo il seguente criterio: prefettura.citta'sede at interno.it, quindi ad esempio l'indirizzo e-mail della Prefettura di Agrigento e' prefettura.agrigento at interno.it (analogamente per le altre province).
- Sempre per le prefetture e' opportuno inviare gli esposti per e-mail anche all'indirizzo dell'Ufficio per le relazioni con il pubblico (in sigla: urp), composto secondo il seguente criterio: urp.pref_citta'sede at interno.it, quindi ad esempio l'indirizzo e-mail dell'Urp della Prefettura di Agrigento e' urp.pref_agrigento at interno.it (analogamente per le altre province).
- L'indirizzo e-mail delle Questure e' composto secondo il seguente criterio: uffgab.siglaautomobilisticacitta'sede at poliziadistato.it, quindi ad esempio l'indirizzo e-mail della Questura di Agrigento e' uffgab.ag at poliziadistato.it (analogamente per le altre province).
- Sempre per le questure e' opportuno inviare gli esposti per e-mail anche all'indirizzo dell'Ufficio per le relazioni con il pubblico (in sigla: urp), composto secondo il seguente criterio: urp.siglaautomobilisticacitta'sede at poliziadistato.it, quindi ad esempio l'indirizzo e-mail dell'Urp della Prefettura di Agrigento e' urp.ag at poliziadistato.it (analogamente per le altre province).
- E ancora per le questure e' opportuno inviare gli esposti per e-mail anche all'indirizzo dell'Ufficio per gli immigrati, composto secondo il seguente criterio: immigrazione.siglaautomobilisticacitta'sede at poliziadistato.it, quindi ad esempio l'indirizzo e-mail dell'Ufficio per gli immigrati della Prefettura di Agrigento e' immigrazione.ag at poliziadistato.it (analogamente per le altre province).
Quanto alle istituzioni nazionali:
- Presidente della Corte di Cassazione: Palazzo di Giustizia, Piazza Cavour, 00193 Roma; e-mail: cassazione at giustizia.it; sito: www.cortedicassazione.it
- Presidente della Corte Costituzionale: Piazza del Quirinale 41, 00187 Roma; tel. 0646981; fax: 064698916; e-mail: ccost at cortecostituzionale.it; sito: www.cortecostituzionale.it
- Presidente del Consiglio dei Ministri: Palazzo Chigi, Piazza Colonna 370, 00187 Roma; tel. 0667791; sito: www.governo.it
- Presidente della Camera dei Deputati: Palazzo Montecitorio, Piazza Montecitorio, 00186 Roma; tel. 0667601; e-mail: fini_g at camera.it; sito: www.camera.it
- Presidente del Senato della Repubblica: Piazza Madama, 00186 Roma; tel. 0667061; e-mail: schifani_r at posta.senato.it; sito: www.senato.it
- Vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura: Piazza dell'Indipendenza 6, 00185 Roma; tel. 06444911; e-mail: segvpres at cosmag.it; sito: www.csm.it
- Presidente della Repubblica Italiana: piazza del Quirinale, 00187 Roma; fax: 0646993125; e-mail: presidenza.repubblica at quirinale.it; sito: www.quirinale.it
Quanto alle istituzioni sovranazionali:
- Presidente del Parlamento Europeo: rue Wiertz 60 - Wiertzstraat 60, B-1047 Bruxelles - B-1047 Brussel (Belgium); tel. +32(0)22842005 - +32(0)22307555; sito: www.europarl.europa.eu
Al Presidente della Commissione Europea: 1049 Brussels (Belgium); sito: http://ec.europa.eu/index_it.htm
- Presidente del Consiglio d'Europa: Avenue de l'Europe, 67075 Strasbourg (France); tel. +33(0)388412000; e-mail: cm at coe.int; sito: www.coe.int/DefaultIT.asp
- Segretario generale delle Nazioni Unite: United Nations Headquarters, Between 42nd and 48th streets, First Avenue and the East River, New York (Usa); sito: www.un.org
*
Gli invii per fax o per posta elettronica o attraverso gli spazi ad hoc nei siti istituzionali possono non essere ritenuti dai destinatari equipollenti all'invio postale dell'esposto: si suggerisce quindi, almeno per quanto riguarda le Procure, di inviare comunque anche copia cartacea degli esposti per posta ordinaria (preferenzialmente per raccomandata).
Ma poiche' ormai crediamo di aver gia' raggiunto con almeno un invio gran parte delle Procure, chi non avesse tempo ed agio di procedere agli invii cartacei per posta ordinaria puo' limitarsi all'invio per e-mail, che costituira' comunque un sostegno visibile e rilevante all'iniziativa.
*
Ovviamente e' opportuno che gli esposti siano inviati anche a mezzi d'informazione, movimenti democratici, persone interessate: una delle funzioni dell'iniziativa e' anche quella di ampliare la mobilitazione contro il colpo di stato razzista informandone l'opinione pubblica e coinvolgendo piu' persone, piu' associazioni e piu' istituzioni che sia possibile nell'impegno in difesa della legalita', della Costituzione della Repubblica Italiana, dei diritti umani di tutti gli esseri umani.
*
Infine preghiamo tutte le persone che presenteranno esposti di comunicarcelo per e-mail all'indirizzo: nbawac at tin.it
Grazie a tutte e tutti, e buon lavoro.

5. INIZIATIVE. IL 2 OTTOBRE 2009, GIORNATA MONDIALE DELLA NONVIOLENZA, IL MOVIMENTO NONVIOLENTO PROPONE INIZIATIVE IN OGNI CITTA' D'ITALIA
[Riproponiamo il seguente appello del Movimento Nonviolento (per contatti: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803, fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org , sito: www.nonviolenti.org)]

Venerdi' 2 ottobre (anniversario della nascita di Gandhi e Giornata mondiale della nonviolenza proclamata dall'Assemblea generale della Nazioni Unite), e' la giornata di iniziativa comune promossa dal Movimento Nonviolento.
Proponiamo a tutti gli iscritti, ai simpatizzanti, ai singoli amici della nonviolenza, ai gruppi e ai centri del movimento, di organizzare nella propria citta' o nel proprio paese, un'iniziativa pubblica, comunicandola alla stampa locale.
In questo modo, ovunque sia possibile, ci sara' una manifestazione nonviolenta: una presenza in piazza, un banchetto, l'esposizione della nostra bandiera, una conferenza, una fiaccolata, la distribuzione di un volantino... insomma, un'azione, anche modesta ma visibile, che in quel giorno colleghi idealmente tutte le realta' degli amici della nonviolenza a livello nazionale.
E' anche possibile, ed e' importante farlo, coinvolgere le pubbliche amministrazioni (chiedendo, anche tramite qualche consigliere comunale, che la Giornata venga celebrata ufficialmente) e soprattutto le scuole (dalle elementari ai licei) affinche' presidi ed insegnanti sensibili, insieme agli studenti, ricordino quel giorno la figura di Gandhi e affrontino il tema della nonviolenza e dell'educazione alla pace...
Sollecitiamo, quindi, a prendere contatto, da subito, con la sede nazionale del Movimento Nonviolento per comunicare le iniziative che si svolgeranno in ogni localita' il 2 ottobre. Nei giorni precedenti diffonderemo agli organi di informazione un comunicato stampa sul 2 ottobre, con l'elenco di tutte le iniziative di cui saremo a conoscenza...
Ad ognuno di fare qualcosa.
*
Per contattare il Movimento Nonviolento: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803, fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org , sito: www.nonviolenti.org

6. MESSICO. LYDIA CACHO RIBEIRO: SOTTO ASSEDIO
[Ringraziamo Maria G. Di Rienzo (per contatti: sheela59 at libero.it) per averci messo a disposizione nella sua traduzione il seguente articolo di Lydia Cacho Ribeiro del 5 settembre 2009 dal titolo "Ogni volta che abbraccio una donna".
Lydia Cacho Ribeiro e' la vincitrice del premio "Coraggio nel giornalismo" 2007 dell'International Women Media Foundation. E' l'autrice del libro I demoni dell'Eden: il potere dietro la pornografia infantile, libro-inchiesta per cui e' stata arrestata (per contattarla: www.lydiacacho.net)]

Avevo otto anni quando compresi cosa significava essere una cittadina messicana. Era il giugno del 1971. Il sole splendeva come se volesse abbracciare tutta la vita e gli alberi in fiore disegnavano un paradiso di eterna primavera a Citta' del Messico. Per quanto ne sapeva la comunita' internazionale, il Messico era in pace: ma all'interno, eravamo nel mezzo di una guerra sporca, con un presidente che controllava attentamente la nostra immagine esteriore, riducendo al silenzio chi protestava contro la poverta' e censurando i giornalisti che volevano rivelare la verita' attraverso i media. Ricordo che udii mia madre e le sue amiche parlare sussurrando nel salotto di casa nostra. Discutevano del crescente autoritarismo del governo. Quella mattina, nel Messico del nord, la polizia aveva preso di mira un movimento studentesco e la maggior parte degli studenti era "scomparsa". Ma non si tratto' di un incidente isolato. Dal 1968 sino a che divenni un'adolescente negli anni '80, piu' di tremila giovani uomini e donne che avevano sfidato la legittimazione della retorica governativa furono assassinati, incarcerati, o semplicemente svanirono. All'incirca nello stesso periodo, la mia famiglia ed io viaggiammo fra le possenti montagne del Chiapas, dove le bambine indigene venivano vendute come spose. Ebbi un corso intensivo e veloce sulla realta' della mia patria. Dai monti del nord ai fiumi del sud milioni di donne messicane non avevano diritti sulla terra, non andavano a scuola. Appresi che il colore della pelle divideva la mia gente in "indiana", "meticcia" e "bianca". Il mio paese era benedetto da splendidi fiumi, giungle lussureggianti, deserti e spiagge, un assaggio di mondo perfetto, ma il governo rubava la terra ai contadini e forzava migrazioni di massa verso gli Usa. Avevamo abbastanza petrolio da diventare una nazione ricca, ma i politici sperperarono il denaro per i loro propri scopi.
Ed ora, quattro decenni piu' tardi, siamo ancora un popolo sotto assedio. Stiamo sanguinando nel mezzo della "guerra alla droga", con undicimila morti in due anni e mezzo. Poiche' i prezzi della droga si sono abbassati, abbiamo il tasso di tossicodipendenti piu' alto della nostra storia. Piu' della meta' dei 110 milioni di nostri cittadini sono poveri quanto i poveri africani. Le donne in Chiapas vivono allo stesso grado estremo di poverta' delle donne pakistane. Il Messico ha solo 34 rifugi per le donne vittime di violenza domestica, e tutti sono gestiti da organizzazioni non governative.
Il nostro presidente di destra, sempre pronto alla guerra, ha fatto della violenza uno strumento formale per il controllo sociale. Mentre il nostro governo dice al mondo che noi apparteniamo al gruppo delle "nazioni sviluppate", siamo stati rubricato come uno dei paesi piu' pericolosi del pianeta, con un femminicidio persistente da nord a sud ed i cartelli della droga che controllano ogni azione governativa. Sono state le mie esperienza giovanili che mi hanno guidato ad impegnare la mia vita per esporre queste verita' e contrastare queste ingiustizie. Assieme a milioni di altri messicani, ogni giorno esploro la mia capacita' di ascoltare, di capire, di porre domande. Ma devo anche esercitare la mia capacita' di restare viva.
Io sono una giornalista, ma anche una sopravvissuta allo stupro, al rapimento, al carcere ed alla tortura per mano della polizia. Viaggio attraverso il Messico in un'automobile corazzata a seguito delle minacce di morte che ricevo, minacce che mi vengono fatte anche dagli ufficiali di polizia messicani che hanno venduto la giustizia a quegli stessi delinquenti che io denuncio nei miei scritti. Solo questo mese, ho ricevuto messaggi e-mail in cui mi dicono che mi decapiteranno. Non sono parole a vanvera: negli ultimi due anni in Messico sono stati assassinati circa mille giornalisti, per mano di gruppi organizzati di criminali che temono di essere portati alla luce.
Ogni giorno mi confronto con l'eterna domanda: devo continuare? Devo continuare a praticare il giornalismo in un paese controllato da 300 potenti e corrotti uomini ricchi? Ha senso chiedere giustizia e liberta' in un paese in cui 9 crimini su 10 non vengono risolti? Vale la pena rischiare la vita per i miei principi? Sino a che il Messico sara' una nazione corrotta e violenta la risposta e' si'. Io so che il vero potere di costruire pace ed eguaglianza sta nella nostra capacita' di scegliere, ogni giorno, di non vivere nella paura e di non rinunciare al diritto di essere felici. Ho imparato che quando un poliziotto ti tortura non lo fa perche' vuole una confessione: lo fa per esercitare del potere. Ogni volta che bevo una tequila, o che ballo con le amiche, o che abbraccio una donna che ha avuto fiducia in me e mi ha raccontato la sua storia, io sfido quel potere. Un governo corrotto tenta di portarci via la speranza ed il potere che viene dal credere nel cambiamento. Per me scrivere, condividere, raccontare la verita', e' cio' che mi libera dal potere dei tiranni.

7. ITALIA. IGIABA SCEGO: IL VESTITO
[Dal quotidiano "L'Unita'" del 16 settembre 2009 col titolo "Il vestito del razzismo"]

Come si veste un italiano? Me lo sono chiesto dopo essere stata attaccata al Festival di Mantova da un signore del pubblico. E' stato durante la tavola rotonda nell'ambito delle giornate dedicate all'Africa. L'incontro metteva insieme scrittori diversi ma con tratti in comune. Chikwa Unigwe e' olandese di origine nigeriana, Jadelin Mabiala Gangbo e' italiano di origine congolese, Najat el Hachmicatalana di origine marocchina, io italiana di origine somala e Paola napoletana trapiantata a Roma.
Si e' parlato di identita' multiple, di lingua madre e lingue matrigne, di percorsi, di viaggi, di razzismo, di meticciato. 279 persone in sala hanno applaudito. Poi e' arrivato il microfono al signore che mi ha detto che io gli avevo dato un pugno nello stomaco parlando di razzismo istituzionale. Inoltre ha detto "lei si esprime bene nella nostra lingua, ma si vede che non e' ancora bene integrata. Si veste ancora strana come al suo paese di origine".
Ho risposto con educazione, ho illustrato la situazione italiana fatta di leggi razziali, respingimenti e cittadinanza che esclude. Gli ho anche detto che critico il mio paese, mio, perche' lo amo. Sul vestiario non ho speso una parola. La sera in albergo mi sono guardata allo specchio. Avevo delle camper ai piedi, una gonna verde, un corpetto con le perline, i miei braccialetti colorati, orecchini a forma di dado e uno scialle viola per coprire le spalle. Non mi sembravo "etnica". Ero solo colorata.
Ma io sono italiana anche quando indosso l'abito tradizionale somalo, il dirah. Cosa voleva dire quel signore? La Lega introdurra' una divisa per tutti gli italiani? Ho pensato alla stella cucita addosso agli ebrei o al divieto della tv birmana di usare il giallo perche' e' il colore dei sostenitori di Aung San Suu Kyi. E ho avuto un brivido.

8. MAESTRE. VITTORIA PRISCIANDARO INTERVISTA SUOR HELEN PREJEAN (1999)
[Dal mensile "Jesus", n. 12, dicembre 1999, col titolo "Continua la battaglia contro la pena di morte. Il cuore di suor Helen" e il sommario "E' partita da una camera della morte, nell'aprile del 1989, la lunga marcia di suor Prejean per la vita, "la vita di tutti, non solo quella innocente". Da allora si batte contro la pena di morte. Visita universita', scuole e parrocchie per raccontare cio' che ha vissuto e provato, assistendo i condannati a morte. La sua battaglia parte dal presupposto che occorre "intraprendere il viaggio del cuore", per conquistare la gente al Vangelo della vita"]

Uno sguardo caldo e sereno. In questi occhi si sono specchiati prima di morire Patrick, Joseph, Dobie e gli altri. Prima che la maschera calasse sul loro volto e le scariche elettriche bruciassero carne e cervello, i "dead men walking" ("morti che camminano") hanno gettato un'ultima occhiata a sister Helen e al suo crocifisso. E si sono congedati dal mondo. Per lei un'iniezione di orrore e di consapevolezza. "La prima volta e' stata come una rinascita, come se avessi ricevuto un nuovo battesimo", dice. E' partita dalla camera della morte la sua lunga marcia per la vita. "La vita di tutti, non solo quella innocente", chiarisce suor Helen. Lo ha detto anche al Papa: "Santita', ho incontrato tante persone 'pro life' che lottano contro l'aborto, l'eutanasia... lottano per la vita innocente, ma non per quella colpevole". Una sottolineatura che non e' rimasta senza risposta: "Tra la sorpresa di tutti, il Papa nell'omelia del 27 gennaio scorso, a Saint Louis, ha condannato la pena di morte esplicitamente. 'E' crudele e inutile', ha detto chiedendone l'abolizione".
Sorella Prejean ha appena depositato le valigie. Il tempo di prendere un caffe' in un bar di Trastevere ed e' pronta, nella sede della Comunita' di Sant'Egidio, a raccontare il suo Vangelo della vita. All'Onu, tra veti incrociati, si sta discutendo la proposta di moratoria. La campagna - partita dall'Italia nel '94 e poi approvata dall'Unione europea - per milioni di persone ha il volto e l'anima di questa suora sessantenne della Congregazione di Saint Joseph, resa famosa da Dead man walking, il film, tratto dal suo libro, che e' valso l'Oscar all'attrice Susan Sarandon.
Suor Helen non si stanca di ripetere quello che va dicendo da anni. "Visito universita', scuole e parrocchie per raccontare cio' che ho visto e testimoniare che 'abbiamo un'alternativa alla pena di morte'".
Suor Helen cita numeri e statistiche che confermano l'inutilita' della pena e il suo uso in chiave razzista (contro poveri e neri), ma ogni considerazione parte da una radice piu' profonda. "Su questo tema bisogna intraprendere il viaggio del cuore. Non c'e' un programma di sensibilizzazione valido per tutti. Il punto di partenza e' che ognuno sente come un oltraggio forte la morte violenta di un innocente. Ed e' giusto indignarsi. Ma deve essere la societa' a dare una risposta senza imitare quella medesima violenza che condanna. Il nostro compito e' aiutare le persone a capire tutto cio'. Quello che ho imparato in questi anni, parlando in giro per gli Usa, e' che la gente non e' attaccata alla pena di morte ma e' ignorante. Bisogna spiegare, raccontare la storia di persone coraggiose come i familiari delle vittime che hanno scelto la vita e non la vendetta. I loro cuori si sono commossi, hanno capito. E cio' puo' accadere ovunque. Non dobbiamo sottovalutare il potere del Vangelo di Cristo e la sfida che ci lancia. La firma per la moratoria e' importante, ma e' l'ultimo passo, perche' la prima cosa e' l'annuncio che parte dall'Incarnazione. Penso sia importante diffondere il libro Non uccidere e proiettare il film Dead man walking nelle parrocchie e nelle scuole. Il pregio del film e' che non da' dei ragionamenti, non fa propaganda. Ti apre il cuore e ti mostra la croce: fa vedere la dignita' del condannato a morte, e nello stesso tempo la pena dei parenti delle vittime, e invita a un profondo rispetto di entrambi".
*
- Vittoria Prisciandaro: Com'e' partito questo suo lungo "viaggio del cuore"?
- Helen Prejean: Sono cresciuta in una grande famiglia cattolica e mi sono unita alle suore di Saint Joseph a 18 anni. La nostra comunita' ha accolto il Vaticano II immediatamente: capimmo che bisognava andare nelle strade, ripensare il nostro carisma ripartendo dal Vangelo e dalla domanda di giustizia che il mondo ci poneva. Cominciammo a parlare dell'opzione preferenziale per i poveri. E questa per me fu una grande sfida: vivevamo in un quartiere tranquillo, abitato da un ceto medio. Capii che dovevo andare tra chi viveva ai margini, dove sentivo che Cristo era sempre presente. Iniziai una sorta di pellegrinaggio nelle periferie della citta'. La mia spiritualita' si e' fondata sull'accogliere senza giudicare. Mi sono trasferita in una parrocchia tra gli afroamericani di New Orleans, dove ancora vivo. Lì mi e' arrivato l'invito a scrivere a un detenuto del carcere della Louisiana, Patrick Sonnier, condannato a morte. L'ho visitato piu' volte. Ero sempre sorpresa dalla sua dignita'. Continuavo a pensare che non doveva essere ucciso. L'esecuzione e' avvenuta il 9 aprile 1989. Ho camminato con lui fino alla sedia elettrica e gli ho detto di guardare il mio volto dove c'era il Vangelo del Cristo: amore non odio, compassione non vendetta. Io sono testimone della sua morte come le donne ai piedi della croce: Patrick non era innocente come Gesu', ma stava soffrendo, era stato torturato ed era una vittima della pena di morte. Io ero diventata una testimone.
*
- Vittoria Prisciandaro: Dove ha trovato la forza di accompagnare cinque uomini al patibolo?
- Helen Prejean: La forza di assistere all'esecuzione, la forza di pregare o di incontrare la famiglia delle vittime non viene da me, ma dalla missione che e' nata nel mio cuore. So che devo dire quella storia, che devo andare in giro per il mondo a raccontare.
*
- Vittoria Prisciandaro: Perche', secondo lei, tanti cattolici sono oggi a favore della pena di morte?
- Helen Prejean: Perche' il catechismo fino a poco tempo fa non la condannava. Per anni la Chiesa cattolica ha parlato del diritto degli Stati di procedere con la pena di morte. E' come un grande fiume che all'improvviso debba essere deviato: molte barche continuano ad andare nella stessa direzione! Noi dobbiamo aiutarle a seguire la nuova via.
*
- Vittoria Prisciandaro: Come giudica il magistero dei vescovi su questo tema?
- Helen Prejean: Aumenta la consapevolezza tra i vescovi americani, anche grazie al discorso del Papa. Nel catechismo, come ho scritto in una lettera a Giovanni Paolo II, c'e' uno spiraglio pericolosissimo: si dice infatti che in caso di assoluta necessita' gli Stati possono applicare la pena capitale. Questa affermazione da' forza a quanti sono a favore della pena di morte, perche' ritengono sempre che si tratti di un caso di necessita' assoluta. L'intervento del Pontefice a Saint Louis ha costretto i vescovi ad avere piu' coraggio e a prendere una posizione chiara, non ambigua. Gli americani hanno scritto una dichiarazione contro la pena di morte. Ma non basta. Bisogna realizzare un'iniziativa morale per aiutare i preti, gli insegnanti, i religiosi e quanti operano tra la gente e i giovani a fare una seria campagna d'informazione su questi temi.
*
- Vittoria Prisciandaro: Che cosa pensa della campagna "Una dichiarazione per la vita", sostenuta dalla suora italoamericana Camilla D'Arienzo?
- Helen Prejean: Condivido l'iniziativa, che ha avuto molto successo nelle parrocchie. La "Dichiarazione per la vita" afferma: "Se dovessi venire ammazzato non voglio che il mio assassino venga giustiziato". E' un'affermazione che ha un fortissimo valore morale.
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- Vittoria Prisciandaro: Lei e' favorevole a mostrare le esecuzioni in televisione?
- Helen Prejean: Si'. E' sempre meglio vedere. Gesu' usava l'immagine della luce che squarcia le tenebre. Gli Usa possono salvare la faccia con gli altri Paesi solo tenendo segreta la pena di morte. Fino a quando la pena capitale restera' nascosta sara' qualcosa di astratto, la gente non riuscira' a capire, non vedra' la sofferenza, non udra' le ultime parole... Piu' la si rende pubblica, piu' presto la si abolisce.
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Postilla
Secondo il rapporto 1999 di "Nessuno tocchi Caino" (www.nessunotocchicaino.it), tra i Paesi membri dell'Onu, 63 sono totalmente abolizionisti, 14 abolizionisti per crimini ordinari, 5 attuano una moratoria, 29 non compiono esecuzioni da almeno 10 anni e 72 applicano la pena di morte. Nel 1998, l'80 per cento delle esecuzioni ha avuto luogo in Cina (1.067), nella Repubblica democratica del Congo (100), negli Usa (68) e in Iran (66).
Il 16 novembre l'Unione europea ha ritirato la proposta avanzata all'Onu per una moratoria della pena di morte nel 2000. Dopo l'opposizione di Egitto e Singapore, che avevano cercato di introdurre una clausola per lasciare liberta' di decisione agli Stati, e' fallito ogni tentativo di mediazione. Secondo il fronte abolizionista, la rinuncia e' una vittoria degli Usa. A sostegno della moratoria, la Comunita' di Sant'Egidio ha raccolto un milione e 700 mila firme in 125 Paesi.
"Un segno di speranza e' costituito dal crescente riconoscimento che la dignita' della vita umana non deve mai essere negata, nemmeno a chi ha fatto del male. La societa' moderna possiede gli strumenti per proteggersi senza negare in modo definitivo ai criminali la possibilita' di ravvedersi (cfr. Evangelium vitae, n. 27). Rinnovo l'appello lanciato a Natale, affinche' si decida di abolire la pena di morte, che e' crudele e inutile" (Giovanni Paolo II, St. Louis, 27 gennaio 1999).

9. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

10. PER SAPERNE DI PIU'

Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it

NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 953 del 24 settembre 2009

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

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