Minime. 951



NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 951 del 22 settembre 2009

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Sommario di questo numero:
1. L'unico modo
2. Opporsi al colpo di stato razzista
3. Maria G. Di Rienzo: Ci sono altre voci
4. Manuela Cartosio: Una donna uccisa
5. Mercoledi' 23 settembre in piazza San Pellegrino a Viterbo
6. Modello di esposto recante la notitia criminis concernente varie
fattispecie di reato configurate da misure contenute nella legge 15 luglio
2009, n. 94
7. Modello di esposto recante la notitia criminis concernente il
favoreggiamento dello squadrismo
8. Cosa fare
9. Il 2 ottobre 2009, Giornata mondiale della nonviolenza, il Movimento
Nonviolento propone iniziative in ogni citta' d'Italia
10. "Il paese delle donne": Mai piu' mutilazioni genitali femminili
11. Farian Sabahi presenta "Donne senza uomini" di Shirin Neshat
12. La "Carta" del Movimento Nonviolento
13. Per saperne di piu'

1. EDITORIALE. L'UNICO MODO

L'unico modo per non offendere le vittime delle stragi e' far cessare le
stragi.
L'unico modo per non offendere le vittime della guerra e' far cessare la
guerra.
*
Cessi immediatamente la partecipazione italiana alla guerra afgana.
Torni l'Italia al rispetto della legalita' costituzionale e del diritto
internazionale.
*
Si adoperi finalmente il nostro paese per salvare le vite: la pace si
costruisce con mezzi di pace, la pace si costruisce con la smilitarizzazione
dei conflitti e il disarmo, la pace si costruisce col riconoscimento della
comune umanita', con l'impegno a rispettare e promuovere i diritti umani di
tutti gli esseri umani.
*
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.

2. LE ULTIME COSE. OPPORSI AL COLPO DI STATO RAZZISTA

Che non passi giorno senza che tu ripeta queste necessarie parole: che e'
diritto e dovere di ogni persona di volonta' buona opporsi al colpo di stato
razzista; che e' diritto e dovere di ogni organizzazione democratica opporsi
al colpo di stato razzista; che e' diritto e dovere di ogni istituzione
fedele alla Costituzione della Repubblica Italiana opporsi al colpo di stato
razzista.

3. EDITORIALE. MARIA G. DI RIENZO: CI SONO ALTRE VOCI
[Ringraziamo Maria G. Di Rienzo (per contatti: sheela59 at libero.it) per
averci messo a disposizione nella sua traduzione e adattamento i seguenti
interventi]

"Il burqa viene ingannevolmente spacciato per atto di fede o precetto
religioso. Gli islamisti che insistono per la sua persistenza nella sfera
pubblica hanno in mente un unico obiettivo, e cioe' esercitare controllo
sulle vite delle donne e ridurre le loro possibilita' di dare contributi
positivi e significativi alla societa' in cui vivono. Non credo sia una
questione di 'scelta': la decisione di indossare il burqa in un contesto
repressivo non e' una scelta. Una scelta e' vera solo se e' esercitata in
presenza di alternative e se la donna ha davvero accesso a tali alternative.
Com'e' che non vedo un singolo uomo musulmano indossare questa tenda della
vergogna? Il burqa e' il residuo di una cultura medievale che non ha posto
nel XXI secolo, un tempo in cui la sensibilita' moderna e' giunta a
riconoscere l'eguaglianza fra uomini e donne come inalienabile diritto di
tutti"
Sohail Raza, presidente del Congresso Musulmano Canadese, 24 giugno 2009
*
"Le ministre che Ahmadinejad ha nominato nel suo contestato governo non
segneranno alcun avanzamento per le donne. Fatemeh Ajorlou, Ministra per la
sicurezza sociale ed il welfare, e Marzieh Vahid Dastjerdi, Ministra per la
salute, appartengono ad una frazione molto conservatrice del parlamento
iraniano che sostiene inflessibilmente Ahmadinejad. Della terza, Fatemeh
Keshavarz, Ministra per l'istruzione, e' difficile predire il comportamento
giacche' si tratta di un volto relativamente nuovo: tuttavia ha servito come
parlamentare al precedente dicastero per l'istruzione senza che si potesse
notarla. Sia Dastjerdi sia Ajorlou hanno sostenuto il disegno di legge
presentato da Ahmadinejad, convertito in legge nel 2008, per limitare il
lavoro 'esterno' delle donne sposate a sei ore al giorno, affinche' esse
possano 'servire meglio' mariti e figli, il che e' il loro 'dovere
primario'. Sia Dastjerdi sia Ajorlou hanno esplicitamente difeso l'idea
della segregazione di genere negli ospedali, nelle universita', sui
trasporti pubblici, nei parchi e negli altri spazi aperti.
Sia Dastjerdi sia Ajorlou hanno sostenuto la proposta di modifica presentata
da Ahmadinejad al diritto di famiglia, proposta che cancellerebbe il
requisito legale oggi esistente che prevede il consenso della prima moglie
all'uomo che voglia sposarne una seconda. L'anno scorso le attiviste per i
diritti umani delle donne hanno lavorato duro contro la proposta di modifica
ed hanno ottenuto il piccolo ma significativo trionfo di non vederla
ratificata dal parlamento.
Dastjerdi, che e' una ginecologa, crede che le donne debbano essere curate
solo in ospedali per femmine e da medici femmine: anche se la maggior parte
del paese soffre della mancanza di dottori, maschi o femmine che siano, e
nelle citta' piu' piccole o in campagna una donna puo' facilmente soffrire e
morire di questa mancanza.
Ajorlou, parlamentare di Karai ad ovest della capitale, ex miliziana Basij,
e' stata un'accesa sostenitrice della limitazione dell'accesso
all'universita' per le donne (che sono ancora il 64% del corpo studentesco):
'Non e' bello che le donne stiano entrando a piena potenza in vari campi
scientifici mentre gli uomini vengono lasciati indietro', ha dichiarato
all'agenzia di stampa Ilna, aggiungendo che alle donne non dovrebbe essere
permesso laurearsi in campi (non specificati) per i quali non hanno i
'necessari requisiti fisici'. In un'intervista, Ajorlou ha anche spiegato
che 'il destino delle donne che non indossano appropriatamente l'hijab e' la
prostituzione'. Il che mostra abbastanza bene la considerazione che questa
donna ha per le sue 'sorelle' iraniane che pensano di avere il diritto di
scegliere il proprio abbigliamento.
Ahmadinjead ha nominato tre Ministre sapendo che nessuna di esse lo
contrastera' in alcun modo. E compiendo questo gesto ha pensato di riparare
la propria reputazione decisamente danneggiata dalle elezioni fraudolente e
dalla brutalita' con cui le sue forze di sicurezza hanno risposto alle
proteste. Ma in Iran non ha ingannato nessuno".
Leila Mouri Sardar Abady, giornalista iraniana, attivista per i diritti
delle donne, 5 settembre 2009
*
"Chi e' la donna che ogni giorno torna al confine tra Arabia Saudita e
Bahrain, solo per essere respinta? Sono io. E chi sono io? Nativa della
citta' di Hufuf, dove crescono i migliori datteri del mondo,
quarantasettenne madre divorziata di due adolescenti, impiegata. Non sono
una persona pericolosa, percio' perche' mi respingono? Perche' mi rifiuto di
mostrare ai funzionari un documento firmato dal mio 'tutore maschio' che mi
permetta di viaggiare. Io sono in possesso del documento, ma trovo umiliante
doverlo produrre solo perche' sono una donna. Percio' ho deciso di tentare
di uscire dal paese rompendo questa regola: ho chiesto ad altre donne
saudite di farlo e molte, nelle scorse settimane, mi hanno ascoltata.
L'avere un 'guardiano' e' solo una parte del meccanismo che soggioga le
donne in Arabia Saudita. Ad esempio, senza il permesso del suo tutore una
donna non puo' guidare un'automobile: ovviamente non c'e' nulla nel Corano
al proposito, ma spostarci da sole allenterebbe il controllo che gli uomini
hanno su di noi. Una donna saudita non puo' andare da nessuna parte se non
indossa l'abaya, un orrendo mantello nero che deve coprire i vestiti
normali. Potete immaginare quanto sia divertente quando ci sono 30-40 gradi
all'ombra e vedete gli uomini sauditi vestiti di fresco bianco. Le donne non
possono fare sport: e con un abaya addosso come sarebbe possibile? Una donna
puo' ottenere un divorzio, ma solo attraverso una lunga e laboriosa
procedura, mentre un uomo puo' divorziare semplicemente dicendo la sua
intenzione tre volte. In questi giorni le autorita' religiose stanno
dibattendo se un uomo debba proprio dire questo di persona, o se basti un
messaggio sul cellulare. Un giudice a Jiddah ha gia' approvato un divorzio
del genere: il marito era in Iraq per partecipare alla guerra santa. E un
uomo puo' legalmente sposare una bambina di sette od otto anni, e la
poligamia, sino a quattro mogli, gli e' concessa. Queste pratiche hanno
rovinato innumerevoli vite, e ne hanno cancellate altrettante, ma
naturalmente ci sono anche donne che non sostengono le mie cause, donne i
cui ricchi mariti beneficiano dallo status quo o donne che non credono nel
cambiamento. Io sono diversa. Non so perche'. Forse perche' mia madre mi
permetteva di giocare a pallone con i miei amichetti maschi, e io sono
cresciuta sentendomi uguale a loro. Forse perche' ho un lavoro sicuro e non
dipendo da nessuno. Forse perche' credo che le donne siano persone, e non
proprieta'".
Wajeha Al-Huwaider, scrittrice ed attivista per i diritti umani,
cofondatrice della Societa' per la difesa dei diritti delle donne in Arabia
Saudita, 16 agosto 2009 (potete scriverle, in inglese, all'indirizzo e-mail:
wajeha4 at gmail.com)

4. RIFLESSIONE. MANUELA CARTOSIO: UNA DONNA UCCISA
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 18 settembre 2009 col titolo "Il corpo di
Sanaa e gli stereotipi"]

Religione o cultura? Islamismo o patriarcato? Le alternative, che tre anni
fa si erano disputate il corpo di Hina Saleem, tornano a duellare su quello
di Sanaa Dafani, uccisa dal padre marocchino, immigrato da oltre dieci anni
in provincia di Pordenone. Anche la diciottenne Sanaa, come Hina, aveva
abbandonato la famiglia per "mettersi" con un italiano. La lama di un
coltello ha punito questa scandalosa liberta'.
Non occorre un'intelligenza eccelsa per sapere che le religioni sono parti
costitutive delle culture e che l'islamismo (come il cattolicesimo o
l'induismo) declina una sua forma di patriarcato. E allora perche'
soprattutto a destra, ma un po' anche a sinistra, ci si incaponisce sui
secchi aut aut, optando per il corno che piu' fa gioco? Perche' cosi' ci si
schiera (la destra all'attacco degli immigrati, il po' che resta della
sinistra a difesa) e si corroborano le rispettive certezze. Quelli che per
la destra sono delitti "islamici", per la sinistra e per molte donne sono
delitti "di genere", identici in tutto e per tutto a quelli commessi da
maschi italiani contro mogli, amanti, figlie, sorelle. La seconda posizione
ha un robusto fondamento: a prescindere dalla nazionalita' e dalla
religione, il patriarcato morente non accetta la sfida delle donne, e quindi
le uccide. A rinforzo si ricorda che, fino a non tanto tempo fa, il delitto
"d'onore" era una italianissima fattispecie criminal-culturale, alla quale
il codice concedeva comprensive attenuanti. Tutto vero. C'e' un pero':
quanto questo nostro atteggiamento e' di aiuto alle donne immigrate,
soprattutto alle giovani della seconda generazione? Contro di loro la
violenza del patriarcato e' enfatizzata dal comunitarismo, dallo stress
culturale e materiale dell'immigrazione e, anche, dalla tradizione
religiosa. Dire a queste giovani "siamo tutte sulla stessa barca" e' una
mezza verita'. Che non ci fa fare passi avanti "insieme".
Quanto alla destra, tutto e' piu' semplice: la strumentalizzazione politica
dell'uccisione di Sanaa e' scattata copiosa e impudica. La ministra delle
pari opportunita' annuncia che si costituira' parte civile contro il padre
assassino e, soprattutto, islamico. La Lega Nord del Friuli Venezia Giulia
pretende di "censire" (leggi schedare) tutti gli islamici presenti sul
territorio regionale. La Provincia di Pordenone chiedera' al Quirinale di
conferire "un encomio" per il fidanzato di Sanaa, "il coraggioso
imprenditore cattolico nostro connazionale che ha rischiato la vita per
difendere la convivente, di altra religione e nazionalita', dalla furia
omicida e integralista del padre".
Dal letto d'ospedale il fidanzato, leghista pure lui, ha messo il suo
sigillo: la religione e' stata la molla scatenante del delitto, gli
integralisti come il padre di Sanaa "devono stare a casa loro". La madre di
Sanaa, sotto la supervisione dell'imam di Pordenone, ha velocemente
"perdonato" il marito: "Forse ha sbagliato mia figlia". Sembra proprio che
in questa tragica vicenda tutti stiano dando il peggio, collocandosi nelle
caselle loro assegnate dagli stereotipi.

5. INIZIATIVE. MERCOLEDI' 23 SETTEMBRE IN PIAZZA SAN PELLEGRINO A VITERBO

La bellezza, il paesaggio, la poesia, il Bulicame. Contro il mega-aeroporto
di Viterbo.
Mercoledi' 23 settembre, alle ore 18, in piazza San Pellegrino, a Viterbo:
"Aeroportini di carta. Atterraggi e decolli dalla polla sulfurea piu' famosa
del medioevo", racconto teatrale di e con Antonello Ricci e Alfonso Prota, e
con Michela Benedetti, Olindo Cicchetti, Domenico Coletta, Sara Grimaldi.
Iniziativa promossa dal comitato che si oppone al mega-aeroporto di Viterbo
e s'impegna per la riduzione del trasporto aereo, in difesa della salute,
dell'ambiente, della democrazia, dei diritti di tutti.
Per informazioni: tel. 3383810091, e-mail: info at coipiediperterra.org

6. UNA SOLA UMANITA'. MODELLO DI ESPOSTO RECANTE LA NOTITIA CRIMINIS
CONCERNENTE VARIE FATTISPECIE DI REATO CONFIGURATE DA MISURE CONTENUTE NELLA
LEGGE 15 LUGLIO 2009, N. 94

Alla Procura della Repubblica di ...
Al Presidente del Tribunale di ...
Al Presidente della Corte d'Appello di ...
Al Presidente della Corte di Cassazione
Al Presidente della Corte Costituzionale
Al Sindaco del Comune di ...
Al Presidente della Provincia di ...
Al Presidente della Regione ...
Al Questore di ...
Al Prefetto di ...
Al Presidente del Consiglio dei Ministri
Al Presidente della Camera dei Deputati
Al Presidente del Senato della Repubblica
Al Vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura
Al Presidente della Repubblica Italiana
Al Presidente del Parlamento Europeo
Al Presidente della Commissione Europea
Al Presidente del Consiglio d'Europa
Al Segretario generale delle Nazioni Unite
Oggetto: Esposto recante la notitia criminis concernente varie fattispecie
di reato configurate da misure contenute nella legge 15 luglio 2009, n. 94
Con il presente esposto si segnala alle istituzioni in indirizzo, al fine di
attivare tutti i provvedimenti di competenza cui l'ordinamento in vigore fa
obbligo ai pubblici ufficiali che le rappresentano, la notitia criminis
concernente il fatto che nella legge 15 luglio 2009, n. 94, recante
"Disposizioni in materia di sicurezza pubblica", volgarmente nota come
"pacchetto sicurezza", sono contenute varie misure, particolarmente all'art.
1 e passim, che configurano varie fattispecie di reato con specifico
riferimento a:
a) violazioni dei diritti umani e delle garanzie di essi sancite dalla
Costituzione della Repubblica Italiana;
b) violazione dei diritti dei bambini;
c) persecuzione di persone non per condotte illecite, ma per mera condizione
esistenziale;
d) violazione dell'obbligo di soccorso ed accoglienza delle persone di cui
all'art. 10 Cost.;
e) violazione del principio dell'eguaglianza dinanzi alla legge.
Si richiede il piu' sollecito intervento.
Alle magistrature giurisdizionalmente competenti si richiede in particolare
che esaminati i fatti di cui sopra procedano nelle forme previste nei
confronti di tutti coloro che risulteranno colpevoli per tutti i reati che
riterranno sussistere nella concreta fattispecie.
L'esponente richiede altresi' di essere avvisato in caso di archiviazione da
parte della Procura ex artt. 406 e 408 c. p. p.
Firma della persona e/o dell'associazione esponente
indirizzo
luogo e data

7. UNA SOLA UMANITA'. MODELLO DI ESPOSTO RECANTE LA NOTITIA CRIMINIS
CONCERNENTE IL FAVOREGGIAMENTO DELLO SQUADRISMO

Alla Procura della Repubblica di ...
Al Presidente del Tribunale di ...
Al Presidente della Corte d'Appello di ...
Al Presidente della Corte di Cassazione
Al Presidente della Corte Costituzionale
Al Sindaco del Comune di ...
Al Presidente della Provincia di ...
Al Presidente della Regione ...
Al Questore di ...
Al Prefetto di ...
Al Presidente del Consiglio dei Ministri
Al Presidente della Camera dei Deputati
Al Presidente del Senato della Repubblica
Al Vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura
Al Presidente della Repubblica Italiana
Al Presidente del Parlamento Europeo
Al Presidente della Commissione Europea
Al Presidente del Consiglio d'Europa
Al Segretario generale delle Nazioni Unite
Oggetto: Esposto recante la notitia criminis concernente il favoreggiamento
dello squadrismo
Con il presente esposto si segnala alle istituzioni in indirizzo, al fine di
attivare tutti i provvedimenti di competenza cui l'ordinamento in vigore fa
obbligo ai pubblici ufficiali che le rappresentano, la notitia criminis
concernente il fatto che nella legge 15 luglio 2009, n. 94, recante
"Disposizioni in materia di sicurezza pubblica", volgarmente nota come
"pacchetto sicurezza", e' contenuta una misura, quella di cui all'art. 3,
commi 40-44, istitutiva delle cosiddette "ronde", che palesemente configura
il favoreggiamento dello squadrismo (attivita' che integra varie fattispecie
di reato), anche alla luce di pregresse inquietanti esternazioni ed
iniziative di dirigenti rappresentativi del partito politico cui appartiene
il Ministro dell'Interno e di altri soggetti che non hanno fatto mistero ed
anzi hanno dato prova di voler far uso di tale istituto a fini di violenza
privata, intimidazione e persecuzione, con palese violazione della legalita'
e finanche intento di sovvertimento di caratteri e guarentigie fondamentali
dell'ordinamento giuridico vigente.
Si richiede il piu' sollecito intervento.
Alle magistrature giurisdizionalmente competenti si richiede in particolare
che esaminati i fatti di cui sopra procedano nelle forme previste nei
confronti di tutti coloro che risulteranno colpevoli per tutti i reati che
riterranno sussistere nella concreta fattispecie.
L'esponente richiede altresi' di essere avvisato in caso di archiviazione da
parte della Procura ex artt. 406 e 408 c. p. p.
Firma della persona e/o dell'associazione esponente
indirizzo
luogo e data

8. UNA SOLA UMANITA'. COSA FARE

Un esposto all'autorita' giudiziaria piu' essere presentato recandosi presso
gli uffici giudiziari o presso un commissariato di polizia o una stazione
dei carabinieri.
Puo' essere anche inviato per posta.
Deve essere firmato da una persona fisica, precisamente identificata, e deve
recare un indirizzo per ogni comunicazione.
*
Noi proponiamo alle persone che vogliono partecipare all'iniziativa di
presentare e/o inviare i due esposti che abbiamo preparato alla Procura
competente per il territorio in cui il firmatario (o i firmatari - gli
esposti possono essere anche sottoscritti da piu' persone) risiede, e ad
altre magistrature di grado superiore (la Corte d'appello e' nel capoluogo
di Regione, la Corte di Cassazione e' a Roma; sempre a Roma sono le altre
istituzioni statali centrali).
Proponiamo anche di inviare l'esposto al sindaco del Comune in cui si
risiede (idem per il presidente della Provincia, idem per il presidente
della Regione; ed analogamente per questore e prefetto che hanno sede nel
capoluogo di provincia).
Ovviamente i modelli di esposto da noi preparati possono essere resi piu'
dettagliati se lo si ritiene opportuno. Ed altrettanto ovviamente gli
esposti possono essere inviati anche ad ulteriori istituzioni.
*
Indirizzi cui inviare gli esposti:
Naturalmente gli indirizzi delle istituzioni territoriali variano da Comune
a Comune, da Provincia a Provincia e da Regione a Regione.
Comunque solitamente:
- l'indirizzo e-mail delle Procure e' composto secondo il seguente criterio:
procura.citta'sede at giustizia.it, quindi ad esempio l'indirizzo e-mail della
Procura della Repubblica ad Agrigento e' procura.agrigento at giustizia.it
(analogamente per le altre province).
- L'indirizzo e-mail dei Tribunali e' composto secondo il seguente criterio:
tribunale.citta'sede at giustizia.it, quindi ad esempio l'indirizzo e-mail del
Tribunale ad Agrigento e' tribunale.agrigento at giustizia.it (analogamente per
le altre province).
- L'indirizzo e-mail delle Prefetture e' composto secondo il seguente
criterio: prefettura.citta'sede at interno.it, quindi ad esempio l'indirizzo
e-mail della Prefettura di Agrigento e' prefettura.agrigento at interno.it
(analogamente per le altre province).
- Sempre per le prefetture e' opportuno inviare gli esposti per e-mail anche
all'indirizzo dell'Ufficio per le relazioni con il pubblico (in sigla: urp),
composto secondo il seguente criterio: urp.pref_citta'sede at interno.it,
quindi ad esempio l'indirizzo e-mail dell'Urp della Prefettura di Agrigento
e' urp.pref_agrigento at interno.it (analogamente per le altre province).
- L'indirizzo e-mail delle Questure e' composto secondo il seguente
criterio: uffgab.siglaautomobilisticacitta'sede at poliziadistato.it, quindi ad
esempio l'indirizzo e-mail della Questura di Agrigento e'
uffgab.ag at poliziadistato.it (analogamente per le altre province).
- Sempre per le questure e' opportuno inviare gli esposti per e-mail anche
all'indirizzo dell'Ufficio per le relazioni con il pubblico (in sigla: urp),
composto secondo il seguente criterio:
urp.siglaautomobilisticacitta'sede at poliziadistato.it, quindi ad esempio
l'indirizzo e-mail dell'Urp della Prefettura di Agrigento e'
urp.ag at poliziadistato.it (analogamente per le altre province).
- E ancora per le questure e' opportuno inviare gli esposti per e-mail anche
all'indirizzo dell'Ufficio per gli immigrati, composto secondo il seguente
criterio: immigrazione.siglaautomobilisticacitta'sede at poliziadistato.it,
quindi ad esempio l'indirizzo e-mail dell'Ufficio per gli immigrati della
Prefettura di Agrigento e' immigrazione.ag at poliziadistato.it (analogamente
per le altre province).
Quanto alle istituzioni nazionali:
- Presidente della Corte di Cassazione: Palazzo di Giustizia, Piazza Cavour,
00193 Roma; e-mail: cassazione at giustizia.it; sito: www.cortedicassazione.it
- Presidente della Corte Costituzionale: Piazza del Quirinale 41, 00187
Roma; tel. 0646981; fax: 064698916; e-mail: ccost at cortecostituzionale.it;
sito: www.cortecostituzionale.it
- Presidente del Consiglio dei Ministri: Palazzo Chigi, Piazza Colonna 370,
00187 Roma; tel. 0667791; sito: www.governo.it
- Presidente della Camera dei Deputati: Palazzo Montecitorio, Piazza
Montecitorio, 00186 Roma; tel. 0667601; e-mail: fini_g at camera.it; sito:
www.camera.it
- Presidente del Senato della Repubblica: Piazza Madama, 00186 Roma; tel.
0667061; e-mail: schifani_r at posta.senato.it; sito: www.senato.it
- Vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura: Piazza
dell'Indipendenza 6, 00185 Roma; tel. 06444911; e-mail: segvpres at cosmag.it;
sito: www.csm.it
- Presidente della Repubblica Italiana: piazza del Quirinale, 00187 Roma;
fax: 0646993125; e-mail: presidenza.repubblica at quirinale.it; sito:
www.quirinale.it
Quanto alle istituzioni sovranazionali:
- Presidente del Parlamento Europeo: rue Wiertz 60 - Wiertzstraat 60, B-1047
Bruxelles - B-1047 Brussel (Belgium); tel. +32(0)22842005 - +32(0)22307555;
sito: www.europarl.europa.eu
Al Presidente della Commissione Europea: 1049 Brussels (Belgium); sito:
http://ec.europa.eu/index_it.htm
- Presidente del Consiglio d'Europa: Avenue de l'Europe, 67075 Strasbourg
(France); tel. +33(0)388412000; e-mail: cm at coe.int; sito:
www.coe.int/DefaultIT.asp
- Segretario generale delle Nazioni Unite: United Nations Headquarters,
Between 42nd and 48th streets, First Avenue and the East River, New York
(Usa); sito: www.un.org
*
Gli invii per fax o per posta elettronica o attraverso gli spazi ad hoc nei
siti istituzionali possono non essere ritenuti dai destinatari equipollenti
all'invio postale dell'esposto: si suggerisce quindi, almeno per quanto
riguarda le Procure, di inviare comunque anche copia cartacea degli esposti
per posta ordinaria (preferenzialmente per raccomandata).
Ma poiche' ormai crediamo di aver gia' raggiunto con almeno un invio gran
parte delle Procure, chi non avesse tempo ed agio di procedere agli invii
cartacei per posta ordinaria puo' limitarsi all'invio per e-mail, che
costituira' comunque un sostegno visibile e rilevante all'iniziativa.
*
Ovviamente e' opportuno che gli esposti siano inviati anche a mezzi
d'informazione, movimenti democratici, persone interessate: una delle
funzioni dell'iniziativa e' anche quella di ampliare la mobilitazione contro
il colpo di stato razzista informandone l'opinione pubblica e coinvolgendo
piu' persone, piu' associazioni e piu' istituzioni che sia possibile
nell'impegno in difesa della legalita', della Costituzione della Repubblica
Italiana, dei diritti umani di tutti gli esseri umani.
*
Infine preghiamo tutte le persone che presenteranno esposti di comunicarcelo
per e-mail all'indirizzo: nbawac at tin.it
Grazie a tutte e tutti, e buon lavoro.

9. INIZIATIVE. IL 2 OTTOBRE 2009, GIORNATA MONDIALE DELLA NONVIOLENZA, IL
MOVIMENTO NONVIOLENTO PROPONE INIZIATIVE IN OGNI CITTA' D'ITALIA
[Riproponiamo il seguente appello del Movimento Nonviolento (per contatti:
via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803, fax: 0458009212, e-mail:
an at nonviolenti.org , sito: www.nonviolenti.org)]

Venerdi' 2 ottobre (anniversario della nascita di Gandhi e Giornata mondiale
della nonviolenza proclamata dall'Assemblea generale della Nazioni Unite),
e' la giornata di iniziativa comune promossa dal Movimento Nonviolento.
Proponiamo a tutti gli iscritti, ai simpatizzanti, ai singoli amici della
nonviolenza, ai gruppi e ai centri del movimento, di organizzare nella
propria citta' o nel proprio paese, un'iniziativa pubblica, comunicandola
alla stampa locale.
In questo modo, ovunque sia possibile, ci sara' una manifestazione
nonviolenta: una presenza in piazza, un banchetto, l'esposizione della
nostra bandiera, una conferenza, una fiaccolata, la distribuzione di un
volantino... insomma, un'azione, anche modesta ma visibile, che in quel
giorno colleghi idealmente tutte le realta' degli amici della nonviolenza a
livello nazionale.
E' anche possibile, ed e' importante farlo, coinvolgere le pubbliche
amministrazioni (chiedendo, anche tramite qualche consigliere comunale, che
la Giornata venga celebrata ufficialmente) e soprattutto le scuole (dalle
elementari ai licei) affinche' presidi ed insegnanti sensibili, insieme agli
studenti, ricordino quel giorno la figura di Gandhi e affrontino il tema
della nonviolenza e dell'educazione alla pace...
Sollecitiamo, quindi, a prendere contatto, da subito, con la sede nazionale
del Movimento Nonviolento per comunicare le iniziative che si svolgeranno in
ogni localita' il 2 ottobre. Nei giorni precedenti diffonderemo agli organi
di informazione un comunicato stampa sul 2 ottobre, con l'elenco di tutte le
iniziative di cui saremo a conoscenza...
Ad ognuno di fare qualcosa.
*
Per contattare il Movimento Nonviolento: via Spagna 8, 37123 Verona, tel.
0458009803, fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org , sito:
www.nonviolenti.org

10. INIZIATIVE. "IL PAESE DELLE DONNE": MAI PIU' MUTILAZIONI GENITALI
FEMMINILI
[Dal sito de "Il paese delle donne" (www.womenews.net/spip3) col titolo "Mai
piu' mutilazioni genitali femminili" e il sommario "In venti mesi
l'associazione NoDi ha mappato i luoghi d'incontro e dei servizi utilizzati
dalle comunita' a rischio sul territorio laziale"]

L'Associazione NoDi, che da anni s'impegna in azioni concrete per il
rispetto della dignita' della donna immigrata in Italia, ha affrontato il
difficile tema delle mutilazioni genitali femminili attraverso una campagna
di sensibilizzazione e di prevenzione tra la popolazione migrante,
proveniente dai paesi a rischio e insediata nella regione Lazio.
"In Italia sono circa 90.000 le donne immigrate che hanno subito le pratiche
della mutilazione genitale femminile (Mgf), diffuse in 28 paesi africani, in
Medio Oriente e nel sud-est asiatico. Inoltre esiste un alto rischio che le
figlie di queste donne, bambine e adolescenti, subiscano tali pratiche nel
corso della loro permanenza in Italia o durante un periodo di vacanza nel
paese dei genitori".
Questi i risultati presentati da Pilar Saravia, presidente dell'Associazione
NoDi - I nostri diritti, a conclusione del progetto "Stop Mgf", finanziato
dal Dipartimento per le Pari Opportunita' della Presidenza del Consiglio dei
Ministri.
Le vittime di queste pratiche, supportate nel nome della tradizione, sono
soprattutto bambine tra i 4 e i 15 anni: l'eta' a rischio e' soggetta ad un
graduale abbassamento per evitare eventuali resistenze da parte delle stesse
bambine, che, una volta adulte, subiranno con gravi conseguenze psicologiche
sofferenze fisiche provocate da malattie, rapporti sessuali dolorosi,
infertilita', infezioni e parti pericolosi.
Il progetto "Stop Mgf", iniziato nel febbraio 2007, si e' sviluppato
attraverso tre fasi: formazione degli operatori socio-sanitari, curata dal
San Camillo-Forlanini; ricerca sul fenomeno, realizzata dall'Irpps-Cnr; e
sensibilizzazione/prevenzione delle comunita' interessate, seguita da NoDi.
In venti mesi l'associazione NoDi ha mappato i luoghi d'incontro e dei
servizi utilizzati dalle comunita' a rischio sul territorio laziale, ha
incontrato i mediatori culturali, ha prodotto e distribuito materiale
cartaceo sul tema.
Ha quindi realizzato incontri di sensibilizzazione e informazione con gruppi
di vittime o a rischio di Mgf nelle cinque province laziali per un totale di
800 donne. Infine ha realizzato il sito d'informazione www.stop-mgf.org che
ospita anche un forum per lo scambio di esperienze.
Se nel parlare dell'argomento la prima reazione delle donne coinvolte e' la
diffidenza, la parola chiave per rompere il silenzio e' quella della salute,
un diritto garantito dalle leggi nazionali dei paesi a rischio, che tendono
a contrastare tali pratiche pur trovando grandi difficolta' nella loro
applicazione, soprattutto nel contesto rurale.
In Italia le Mgf sono un reato punibile con il carcere (Legge 9 gennaio 2006
n. 7): l'obiettivo e' quello di scoraggiare l'uso di queste pratiche nella
societa' italiana.

11. CINEMA. FARIAN SABAHI PRESENTA "DONNE SENZA UOMINI" DI SHIRIN NESHAT
[Dal sito della Libreria delle donne di Milano (www.libreriadelledonne.it)
riprendiamo il seguente articolo apparso sul quotidiano "Il sole 24 ore" del
6 settembre 2009 col titolo "Oppresse, ma non vittime" e il sommario
"L'artista irano-americana Shirin Neshat parla del suo Donne senza uomini,
in gara a Venezia..."]

Conversando con l'artista irano-americana Shirin Neshat il termine che
ricorre con maggior frequenza e' azadi', liberta': quella negata prima dallo
scia' e ora dagli ayatollah, quella limitata concessa alle donne iraniane;
ma anche la liberta' della fotografa e della creatrice di videoistallazioni
in confronto a quella (limitata) della regista: "Il gallerista non esercita
controllo sulle mie foto e sui video, ma queste opere mi hanno reso nota
solo a un pubblico limitato. Con il cinema sara' diverso: a vedere il film
Donne senza uomini, in programmazione al Festival di Venezia mercoledi' 9
settembre, saranno in tanti ma nel realizzarlo la mia liberta' e' stata
limitata dal coinvolgimento del produttore e dalla stesura del copione,
indispensabile per ottenere i finanziamenti".
Shirin Neshat nasce a Qazvin nel 1957, a diciassette anni si trasferisce a
New York e nel 1990 torna in patria dove prende spunto dalle discriminazioni
subite dalle donne per creare le sue prime opere. Come artista visiva si fa
conoscere per il simbolismo delle foto di donna con le armi in pugno e il
corpo - in parte nudo e in parte velato - ricoperto di versi della poetessa
iraniana Forugh Farrokhzad (m. 1967), icona dell'anticonformismo in chiave
femminile.
Ora Shirin Neshat passa al cinema per portare sullo schermo il romanzo Donne
senza uomini (trad. Anna Vanzan, ed. Aiep, San Marino 2000, pp. 126, euro
9,30) scritto vent'anni fa da Shahrnush Parsipur.
Nel libro la prima donna che il lettore incontra e' la ventottenne Faezeh,
vittima di stupro e nubile come la sua amica Munes, che di anni ne ha
trentotto e di sesso sa ben poco. Zarin e' una giovane prostituta che ha
lavorato nel quartiere a luci rosse della Teheran dei Pahlavi, sembra
allegra ma trenta clienti al giorno sono troppi, un mattino li vede senza
testa e dunque privi di una loro individualita': Zarin paga cosi' con la
follia lo sfruttamento del proprio corpo. La malattia mentale e' condivisa
da Mahdokht, un'insegnante nubile terrorizzata dal sesso e ossessionata
dalla fertilita'. Un giorno assiste per caso al rapporto carnale tra la
cameriera quindicenne (consenziente) e l'anziano giardiniere, ne rimane
sconvolta e si pianta nella terra come un albero.
Un giorno queste cinque donne decidono di lasciarsi alle spalle il loro
doloroso passato e si ritrovano nella casa di campagna della vedova Farokh
Legha che dopo trentadue anni di matrimonio trova la forza di rifarsi una
vita. Quel giardino, in cui Mahdokht ha piantato le sue radici, diventa un
rifugio e al tempo stesso una sorta di esilio volontario. In comune hanno il
desiderio di controllare il proprio destino. Ma nel momento in cui
raggiungono un equilibrio utopico ognuna di loro decidera' di andare per la
sua strada.
Ambientato durante l'estate del 1953, alla vigilia del colpo di stato
anglo-americano contro il premier Mossadeq che aveva osato nazionalizzare il
petrolio, il libro della Parsipur e' un mosaico strano e complesso da cui
Neshat aveva gia' tratto delle installazioni. "Il passaggio da una forma
artistica all'altra non e' facile perche' sullo schermo lo spettatore deve
seguire simultaneamente le vicende di piu' personaggi".
Su cinque donne protagoniste Shirin Neshat ne sceglie allora quattro,
escludendo Mahdokht per le implicazioni (anche poetiche) del personaggio. E
sullo schermo Munes si trasforma da donna semplice in attivista coinvolta
nelle manifestazioni contro lo scia'. Muore all'inizio del film e diventa
cosi' l'io narrante che accompagna lo spettatore attraverso gli sviluppi
politici.
Un'altra differenza rispetto al testo originale riguarda il finale. Evoca
Shirin Neshat: "Le mie donne sono si' oppresse ma non vittime e la loro
trasformazione e' positiva perche' in ognuna di loro ritrovo una parte di
me: con Munes condivido la passione politica, come Faezeh vorrei avere una
vita normale, di Farokh Legha mi piace l'idea di invecchiare e la forza di
ricominciare daccapo. Ma il personaggio in cui mi ritrovo di piu' e' Zarin
perche' anch'io avverto la sensazione di vergogna e inadeguatezza del mio
corpo".
Iscritto nella tradizione del realismo magico per scansare (invano) la scure
del censore, il romanzo di Parsipur intreccia elementi personali e sociali,
locali e globali, spirituali e violenti. In confronto al libro, il film e'
piu' politico e non ha alcuna speranza di essere proiettato in Iran: "Non
solo il romanzo da cui e' tratto e' vietato e la sua autrice ha scontato
cinque anni di carcere, ma sullo schermo scorrono scene come quella in cui
Zarin va a lavarsi al bagno pubblico e si spoglia, oppure quella in cui
Faezeh prega, si sbottona la camicia e resta nuda, un modo per far capire
come sia riuscita a ritrovare il proprio corpo dopo lo stupro". Scene
inconcepibili per gli standard morali della Repubblica islamica. Ma
fondamentali per soddisfare il desiderio di liberta' (di espressione) degli
iraniani. Anche nella diaspora.

12. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

13. PER SAPERNE DI PIU'

Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti: azionenonviolenta at sis.it

NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 951 del 22 settembre 2009

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

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