Minime. 950



NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 950 del 21 settembre 2009

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Sommario di questo numero:
1. Contro la guerra, contro il razzismo, contro il femminicidio
2. Il 2 ottobre 2009, Giornata mondiale della nonviolenza, il Movimento
Nonviolento propone iniziative in ogni citta' d'Italia
3. Modello di esposto recante la notitia criminis concernente varie
fattispecie di reato configurate da misure contenute nella legge 15 luglio
2009, n. 94
4. Modello di esposto recante la notitia criminis concernente il
favoreggiamento dello squadrismo
5. Cosa fare
6. Gina Valdes: La piagnona
7. Mario Gozzini ricorda Ernesto Balducci (1997)
8. Paolo Giuntella ricorda Thomas Merton (1998)
9. La "Carta" del Movimento Nonviolento
10. Per saperne di piu'

1. LE ULTIME COSE: CONTRO LA GUERRA, CONTRO IL RAZZISMO, CONTRO IL
FEMMINICIDIO

Occorre l'immediata cessazione della partecipazione italiana alla guerra
afgana; ed occorre un impegno di pace con mezzi di pace, recando soccorso
alla popolazione, promuovendo il disarmo e la smilitarizzazione del
conflitto.
Occorre l'abolizione nel nostro paese delle misure razziste, schiaviste  e
squadriste, la cessazione delle deportazioni, l'abolizione dei campi di
concentramento; ed occorre una politica dell'accoglienza e della
cooperazione, della protezione e della promozione ovunque dei diritti umani
di tutti gli esseri umani, nella consapevolezza che vi e' una sola umanita'.
Occorre contrastare il potere patriarcale e l'ideologia maschilista; e ad
esempio a cominciare dalla prossime elezioni porre al governo di tutte le
istituzioni piu' donne che uomini.

2. INIZIATIVE. IL 2 OTTOBRE 2009, GIORNATA MONDIALE DELLA NONVIOLENZA, IL
MOVIMENTO NONVIOLENTO PROPONE INIZIATIVE IN OGNI CITTA' D'ITALIA
[Riproponiamo il seguente appello del Movimento Nonviolento (per contatti:
via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803, fax: 0458009212, e-mail:
an at nonviolenti.org , sito: www.nonviolenti.org)]

Venerdi' 2 ottobre (anniversario della nascita di Gandhi e Giornata mondiale
della nonviolenza proclamata dall'Assemblea generale della Nazioni Unite),
e' la giornata di iniziativa comune promossa dal Movimento Nonviolento.
Proponiamo a tutti gli iscritti, ai simpatizzanti, ai singoli amici della
nonviolenza, ai gruppi e ai centri del movimento, di organizzare nella
propria citta' o nel proprio paese, un'iniziativa pubblica, comunicandola
alla stampa locale.
In questo modo, ovunque sia possibile, ci sara' una manifestazione
nonviolenta: una presenza in piazza, un banchetto, l'esposizione della
nostra bandiera, una conferenza, una fiaccolata, la distribuzione di un
volantino... insomma, un'azione, anche modesta ma visibile, che in quel
giorno colleghi idealmente tutte le realta' degli amici della nonviolenza a
livello nazionale.
E' anche possibile, ed e' importante farlo, coinvolgere le pubbliche
amministrazioni (chiedendo, anche tramite qualche consigliere comunale, che
la Giornata venga celebrata ufficialmente) e soprattutto le scuole (dalle
elementari ai licei) affinche' presidi ed insegnanti sensibili, insieme agli
studenti, ricordino quel giorno la figura di Gandhi e affrontino il tema
della nonviolenza e dell'educazione alla pace...
Sollecitiamo, quindi, a prendere contatto, da subito, con la sede nazionale
del Movimento Nonviolento per comunicare le iniziative che si svolgeranno in
ogni localita' il 2 ottobre. Nei giorni precedenti diffonderemo agli organi
di informazione un comunicato stampa sul 2 ottobre, con l'elenco di tutte le
iniziative di cui saremo a conoscenza...
Ad ognuno di fare qualcosa.
*
Per contattare il Movimento Nonviolento: via Spagna 8, 37123 Verona, tel.
0458009803, fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org , sito:
www.nonviolenti.org

3. UNA SOLA UMANITA'. MODELLO DI ESPOSTO RECANTE LA NOTITIA CRIMINIS
CONCERNENTE VARIE FATTISPECIE DI REATO CONFIGURATE DA MISURE CONTENUTE NELLA
LEGGE 15 LUGLIO 2009, N. 94

Alla Procura della Repubblica di ...
Al Presidente del Tribunale di ...
Al Presidente della Corte d'Appello di ...
Al Presidente della Corte di Cassazione
Al Presidente della Corte Costituzionale
Al Sindaco del Comune di ...
Al Presidente della Provincia di ...
Al Presidente della Regione ...
Al Questore di ...
Al Prefetto di ...
Al Presidente del Consiglio dei Ministri
Al Presidente della Camera dei Deputati
Al Presidente del Senato della Repubblica
Al Vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura
Al Presidente della Repubblica Italiana
Al Presidente del Parlamento Europeo
Al Presidente della Commissione Europea
Al Presidente del Consiglio d'Europa
Al Segretario generale delle Nazioni Unite
Oggetto: Esposto recante la notitia criminis concernente varie fattispecie
di reato configurate da misure contenute nella legge 15 luglio 2009, n. 94
Con il presente esposto si segnala alle istituzioni in indirizzo, al fine di
attivare tutti i provvedimenti di competenza cui l'ordinamento in vigore fa
obbligo ai pubblici ufficiali che le rappresentano, la notitia criminis
concernente il fatto che nella legge 15 luglio 2009, n. 94, recante
"Disposizioni in materia di sicurezza pubblica", volgarmente nota come
"pacchetto sicurezza", sono contenute varie misure, particolarmente all'art.
1 e passim, che configurano varie fattispecie di reato con specifico
riferimento a:
a) violazioni dei diritti umani e delle garanzie di essi sancite dalla
Costituzione della Repubblica Italiana;
b) violazione dei diritti dei bambini;
c) persecuzione di persone non per condotte illecite, ma per mera condizione
esistenziale;
d) violazione dell'obbligo di soccorso ed accoglienza delle persone di cui
all'art. 10 Cost.;
e) violazione del principio dell'eguaglianza dinanzi alla legge.
Si richiede il piu' sollecito intervento.
Alle magistrature giurisdizionalmente competenti si richiede in particolare
che esaminati i fatti di cui sopra procedano nelle forme previste nei
confronti di tutti coloro che risulteranno colpevoli per tutti i reati che
riterranno sussistere nella concreta fattispecie.
L'esponente richiede altresi' di essere avvisato in caso di archiviazione da
parte della Procura ex artt. 406 e 408 c. p. p.
Firma della persona e/o dell'associazione esponente
indirizzo
luogo e data

4. UNA SOLA UMANITA'. MODELLO DI ESPOSTO RECANTE LA NOTITIA CRIMINIS
CONCERNENTE IL FAVOREGGIAMENTO DELLO SQUADRISMO

Alla Procura della Repubblica di ...
Al Presidente del Tribunale di ...
Al Presidente della Corte d'Appello di ...
Al Presidente della Corte di Cassazione
Al Presidente della Corte Costituzionale
Al Sindaco del Comune di ...
Al Presidente della Provincia di ...
Al Presidente della Regione ...
Al Questore di ...
Al Prefetto di ...
Al Presidente del Consiglio dei Ministri
Al Presidente della Camera dei Deputati
Al Presidente del Senato della Repubblica
Al Vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura
Al Presidente della Repubblica Italiana
Al Presidente del Parlamento Europeo
Al Presidente della Commissione Europea
Al Presidente del Consiglio d'Europa
Al Segretario generale delle Nazioni Unite
Oggetto: Esposto recante la notitia criminis concernente il favoreggiamento
dello squadrismo
Con il presente esposto si segnala alle istituzioni in indirizzo, al fine di
attivare tutti i provvedimenti di competenza cui l'ordinamento in vigore fa
obbligo ai pubblici ufficiali che le rappresentano, la notitia criminis
concernente il fatto che nella legge 15 luglio 2009, n. 94, recante
"Disposizioni in materia di sicurezza pubblica", volgarmente nota come
"pacchetto sicurezza", e' contenuta una misura, quella di cui all'art. 3,
commi 40-44, istitutiva delle cosiddette "ronde", che palesemente configura
il favoreggiamento dello squadrismo (attivita' che integra varie fattispecie
di reato), anche alla luce di pregresse inquietanti esternazioni ed
iniziative di dirigenti rappresentativi del partito politico cui appartiene
il Ministro dell'Interno e di altri soggetti che non hanno fatto mistero ed
anzi hanno dato prova di voler far uso di tale istituto a fini di violenza
privata, intimidazione e persecuzione, con palese violazione della legalita'
e finanche intento di sovvertimento di caratteri e guarentigie fondamentali
dell'ordinamento giuridico vigente.
Si richiede il piu' sollecito intervento.
Alle magistrature giurisdizionalmente competenti si richiede in particolare
che esaminati i fatti di cui sopra procedano nelle forme previste nei
confronti di tutti coloro che risulteranno colpevoli per tutti i reati che
riterranno sussistere nella concreta fattispecie.
L'esponente richiede altresi' di essere avvisato in caso di archiviazione da
parte della Procura ex artt. 406 e 408 c. p. p.
Firma della persona e/o dell'associazione esponente
indirizzo
luogo e data

5. UNA SOLA UMANITA'. COSA FARE

Un esposto all'autorita' giudiziaria piu' essere presentato recandosi presso
gli uffici giudiziari o presso un commissariato di polizia o una stazione
dei carabinieri.
Puo' essere anche inviato per posta.
Deve essere firmato da una persona fisica, precisamente identificata, e deve
recare un indirizzo per ogni comunicazione.
*
Noi proponiamo alle persone che vogliono partecipare all'iniziativa di
presentare e/o inviare i due esposti che abbiamo preparato alla Procura
competente per il territorio in cui il firmatario (o i firmatari - gli
esposti possono essere anche sottoscritti da piu' persone) risiede, e ad
altre magistrature di grado superiore (la Corte d'appello e' nel capoluogo
di Regione, la Corte di Cassazione e' a Roma; sempre a Roma sono le altre
istituzioni statali centrali).
Proponiamo anche di inviare l'esposto al sindaco del Comune in cui si
risiede (idem per il presidente della Provincia, idem per il presidente
della Regione; ed analogamente per questore e prefetto che hanno sede nel
capoluogo di provincia).
Ovviamente i modelli di esposto da noi preparati possono essere resi piu'
dettagliati se lo si ritiene opportuno. Ed altrettanto ovviamente gli
esposti possono essere inviati anche ad ulteriori istituzioni.
*
Indirizzi cui inviare gli esposti:
Naturalmente gli indirizzi delle istituzioni territoriali variano da Comune
a Comune, da Provincia a Provincia e da Regione a Regione.
Comunque solitamente:
- l'indirizzo e-mail delle Procure e' composto secondo il seguente criterio:
procura.citta'sede at giustizia.it, quindi ad esempio l'indirizzo e-mail della
Procura della Repubblica ad Agrigento e' procura.agrigento at giustizia.it
(analogamente per le altre province).
- L'indirizzo e-mail dei Tribunali e' composto secondo il seguente criterio:
tribunale.citta'sede at giustizia.it, quindi ad esempio l'indirizzo e-mail del
Tribunale ad Agrigento e' tribunale.agrigento at giustizia.it (analogamente per
le altre province).
- L'indirizzo e-mail delle Prefetture e' composto secondo il seguente
criterio: prefettura.citta'sede at interno.it, quindi ad esempio l'indirizzo
e-mail della Prefettura di Agrigento e' prefettura.agrigento at interno.it
(analogamente per le altre province).
- Sempre per le prefetture e' opportuno inviare gli esposti per e-mail anche
all'indirizzo dell'Ufficio per le relazioni con il pubblico (in sigla: urp),
composto secondo il seguente criterio: urp.pref_citta'sede at interno.it,
quindi ad esempio l'indirizzo e-mail dell'Urp della Prefettura di Agrigento
e' urp.pref_agrigento at interno.it (analogamente per le altre province).
- L'indirizzo e-mail delle Questure e' composto secondo il seguente
criterio: uffgab.siglaautomobilisticacitta'sede at poliziadistato.it, quindi ad
esempio l'indirizzo e-mail della Questura di Agrigento e'
uffgab.ag at poliziadistato.it (analogamente per le altre province).
- Sempre per le questure e' opportuno inviare gli esposti per e-mail anche
all'indirizzo dell'Ufficio per le relazioni con il pubblico (in sigla: urp),
composto secondo il seguente criterio:
urp.siglaautomobilisticacitta'sede at poliziadistato.it, quindi ad esempio
l'indirizzo e-mail dell'Urp della Prefettura di Agrigento e'
urp.ag at poliziadistato.it (analogamente per le altre province).
- E ancora per le questure e' opportuno inviare gli esposti per e-mail anche
all'indirizzo dell'Ufficio per gli immigrati, composto secondo il seguente
criterio: immigrazione.siglaautomobilisticacitta'sede at poliziadistato.it,
quindi ad esempio l'indirizzo e-mail dell'Ufficio per gli immigrati della
Prefettura di Agrigento e' immigrazione.ag at poliziadistato.it (analogamente
per le altre province).
Quanto alle istituzioni nazionali:
- Presidente della Corte di Cassazione: Palazzo di Giustizia, Piazza Cavour,
00193 Roma; e-mail: cassazione at giustizia.it; sito: www.cortedicassazione.it
- Presidente della Corte Costituzionale: Piazza del Quirinale 41, 00187
Roma; tel. 0646981; fax: 064698916; e-mail: ccost at cortecostituzionale.it;
sito: www.cortecostituzionale.it
- Presidente del Consiglio dei Ministri: Palazzo Chigi, Piazza Colonna 370,
00187 Roma; tel. 0667791; sito: www.governo.it
- Presidente della Camera dei Deputati: Palazzo Montecitorio, Piazza
Montecitorio, 00186 Roma; tel. 0667601; e-mail: fini_g at camera.it; sito:
www.camera.it
- Presidente del Senato della Repubblica: Piazza Madama, 00186 Roma; tel.
0667061; e-mail: schifani_r at posta.senato.it; sito: www.senato.it
- Vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura: Piazza
dell'Indipendenza 6, 00185 Roma; tel. 06444911; e-mail: segvpres at cosmag.it;
sito: www.csm.it
- Presidente della Repubblica Italiana: piazza del Quirinale, 00187 Roma;
fax: 0646993125; e-mail: presidenza.repubblica at quirinale.it; sito:
www.quirinale.it
Quanto alle istituzioni sovranazionali:
- Presidente del Parlamento Europeo: rue Wiertz 60 - Wiertzstraat 60, B-1047
Bruxelles - B-1047 Brussel (Belgium); tel. +32(0)22842005 - +32(0)22307555;
sito: www.europarl.europa.eu
Al Presidente della Commissione Europea: 1049 Brussels (Belgium); sito:
http://ec.europa.eu/index_it.htm
- Presidente del Consiglio d'Europa: Avenue de l'Europe, 67075 Strasbourg
(France); tel. +33(0)388412000; e-mail: cm at coe.int; sito:
www.coe.int/DefaultIT.asp
- Segretario generale delle Nazioni Unite: United Nations Headquarters,
Between 42nd and 48th streets, First Avenue and the East River, New York
(Usa); sito: www.un.org
*
Gli invii per fax o per posta elettronica o attraverso gli spazi ad hoc nei
siti istituzionali possono non essere ritenuti dai destinatari equipollenti
all'invio postale dell'esposto: si suggerisce quindi, almeno per quanto
riguarda le Procure, di inviare comunque anche copia cartacea degli esposti
per posta ordinaria (preferenzialmente per raccomandata).
Ma poiche' ormai crediamo di aver gia' raggiunto con almeno un invio gran
parte delle Procure, chi non avesse tempo ed agio di procedere agli invii
cartacei per posta ordinaria puo' limitarsi all'invio per e-mail, che
costituira' comunque un sostegno visibile e rilevante all'iniziativa.
*
Ovviamente e' opportuno che gli esposti siano inviati anche a mezzi
d'informazione, movimenti democratici, persone interessate: una delle
funzioni dell'iniziativa e' anche quella di ampliare la mobilitazione contro
il colpo di stato razzista informandone l'opinione pubblica e coinvolgendo
piu' persone, piu' associazioni e piu' istituzioni che sia possibile
nell'impegno in difesa della legalita', della Costituzione della Repubblica
Italiana, dei diritti umani di tutti gli esseri umani.
*
Infine preghiamo tutte le persone che presenteranno esposti di comunicarcelo
per e-mail all'indirizzo: nbawac at tin.it
Grazie a tutte e tutti, e buon lavoro.

6. POESIA E VERITA'. GINA VALDES: LA PIAGNONA
[Da AA. VV., Sotto il quinto sole. Antologia di poeti chicani, Passigli,
Firenze 1990, Rcs, Milano 1997, Fabbri, Milano 1997, pp. 343-345]

Ci sono tante frontiere
che dividono la gente
ma per ogni frontiera
c'e' sicuramente un ponte.

Stanotte ho visto la piagnona,
nel buio stava piangendo;
stamane ancora all'alba
l'ho sentita sospirare;
piu' tardi se il sole splendera'
l'ascolteremo mentre canta.

Non singhiozza la piagnona
per aver ucciso i figli;
piange perche' la incolpano
di un delitto in cui non c'entra.

La piagnona, la piagnona,
s'aggira qua d'intorno;
finche' i suoi figli non abbiano mangiato
lei continuera' a penare.

"Perche' piange la piagnona?"
molti mi hanno domandato;
non sara' che essendo donna
tanti l'hanno maltrattata?

Vicino c'e' la piagnona
nei pressi della frontiera;
lei protegge i messicani
benche' la "migra" si opponga.

Se la piagnona se ne stesse
per tutto il tempo zitta
non ci sarebbe nessuno
a dire che e' cattiva
perche' attraverso i secoli
hanno chiamato perfide
tutte le donne che han detto
le cose chiare;
ma succeda quel che succeda,
non bisogna stare zitte
che' il pesce che si addormenta
lo trascina la corrente.

Piagnona delle tenebre,
ahi piagnona, non lagnarti!
non versare piu' il tuo pianto,
tempi migliori ci saranno.

La piagnona, la piagnona
di piangere si e' stancata;
s'e' tirata su le maniche
e ha deciso di lottare.

La piagnona, la piagnona
mente salda, mani forti,
lavora alle frontiere
per costruire ponti.

7. MEMORIA. MARIO GOZZINI RICORDA ERNESTO BALDUCCI (1997)
[Dal mensile "Jesus", n. 5, maggio 1997, col titolo "Ernesto Balducci. Voce
di uno che cerca"]

Cinque anni fa moriva questo prete scomodo, "segno di contraddizione" per
molti, oggi riconosciuto come profeta.
Il cardinale Silvano Piovanelli, arcivescovo di Firenze, quando mori' padre
Ernesto Balducci, in modo violento e improvviso, dopo una breve agonia, fu
sottoposto a pressioni opposte. Da molte parti, anche da non credenti, e in
particolare dagli Scolopi, la famiglia religiosa di Balducci, gli veniva
chiesto che i funerali fossero celebrati in duomo, presieduti da lui; ma a
una parte del clero e dei laici cattolici un'ipotesi del genere sembrava
inammissibile, scandalosa, e non lo nascosero affatto.
Il cardinale Piovanelli, nella sua mite e coraggiosa sapienza pastorale,
decise per il si': lo avrebbe accolto da morto in cattedrale (chi scrive, e
tanti altri, lo avrebbero voluto, da vivo, in Santa Maria del Fiore a
predicare: l'avrebbe riempita e con sicura fecondita' di evangelizzazione).
Certo e' che la cattedrale di Firenze era gremita come in rare occasioni; e
nella folla riconobbi molti non credenti, uno dei quali, caro amico suo e
mio, mi disse che non assisteva a una messa da piu' di trent'anni.
Segno di contraddizione o, con espressione piu' banale, "prete scomodo". Ce
ne sono stati molti di credenti, preti e no, che si sono portati addosso, in
questo secolo, un'etichetta di tal genere. Dico un'etichetta che si usa e si
getta, non un marchio indelebile. Tanto e' vero che quei credenti, dopo aver
sofferto, e non poco, per sospensioni, trasferimenti, censure, riduzioni al
silenzio, sono stati poi riconosciuti profeti, ossia voci di verita' che
hanno aiutato la Chiesa a crescere, a conoscere piu' addentro il Vangelo
custodito e trasmesso. Penso ai De Lubac, Congar, Danielou, Rahner, Chenu,
Schillebeeckx, Teilhard de Chardin, per nominare solo i maggiori, tenuti a
lungo in sospetto e impediti di insegnare e di pubblicare, ma che hanno
preparato e alimentato il Concilio, finendo, alcuni almeno, cardinali. Segni
di contraddizione, "scomodi", solo perche', scavando nella Parola di Dio e
nella Tradizione, ne facevano emergere modi nuovi per annunciare il Cristo
morto e risorto, modi nuovi di essere Chiesa; e la novita' e' sempre scomoda
per il pigro che in ciascuno di noi predilige la non faticosa ripetizione.
Ernesto Balducci appartiene a quella grande famiglia, in prevalenza di
teologi. Egli non era un teologo nel senso rigoroso della parola, ne' lo
pretendeva, anche se spesso veniva qualificato come tale. Non ne aveva gli
studi ne' l'attitudine. Il suo carisma profetico forse stava proprio in una
capacita' rara e alta di annunziare e celebrare la fede cristiana con
linguaggi e modi tali da unire nell'ascolto credenti e non credenti,
togliendo a questi ultimi ogni disagio o imbarazzo nell'assistere a una
messa. E questa capacita', forse, gli veniva, oltre che dalle assidue,
vastissime letture di contemporanei e dall'acuta percezione dei "segni dei
tempi", anche dalle origini povere, contadine e operaie: credo di averlo
capito meglio un giorno che si fu insieme a Santa Fiora, il suo paese natale
sull'Amiata, e lo vidi cantare all'unisono, appassionatamente, con i vecchi
minatori, compagni di fatica di suo padre, le antiche canzoni della Maremma
amara.
Sono tante, peraltro, le occasioni in cui ho potuto cogliere quel suo
carisma straordinario. Ne ricordero' almeno un'altra, la messa funebre per
Gianni Meucci nella sua Badia, dov'era approdato quando Paolo VI, che molto
lo stimava, decise che era tempo di farlo tornare a Firenze dopo sei anni di
esilio punitivo a Roma (l'allora arcivescovo Florit non voleva saperne di
ritrovarselo nella propria Chiesa locale e allora gli Scolopi decisero per
quella sede, vicinissima alla citta' ma in altra diocesi, Fiesole). Aveva
preparato un'omelia centrata sulla fede del nostro comune amico. Ma quando,
iniziata la messa, vide davanti a se' molte persone autorevoli notoriamente
non credenti, parlo' con un taglio diverso, mettendo nel massimo rilievo
come quella fede avesse dato luogo a un impegno civile di grande rilevanza,
sia come magistrato sia come consulente giuridico di La Pira sindaco. E sui
volti delle persone non credenti la compunzione obbligata del dovere
pubblico si muto' in partecipazione attenta a un rito non piu' del tutto
estraneo e incomprensibile.
D'altronde c'e' un altro motivo che legittima l'appartenenza di padre
Balducci alla grande famiglia di cui ho citato qualche nome. Chi lo vedeva
come un prete del "dissenso", un prete contro, e magari ancora persiste a
vederlo cosi', era ed e' davvero fuori strada. No, il suo dissenso, la sua
critica - qualche volta, forse, anche troppo gridata - si rivolgevano
soltanto a un certo modo immiserito, sterile, squilibratamente
spiritualistico o legato al potere politico, di vivere e di presentare la
fede cristiana, di essere Chiesa. Tutta la sua vita, tutta la sua opera,
parlata e scritta, erano invece per un altro modo, piu' autentico, piu'
fedele al Vangelo, meno sfuggente nei cieli e piu' incisivo sulla terra, un
modo che chiarisse come la fede nella risurrezione escatologica implica la
lotta nella storia, contro i potenti, per la liberazione da ogni stato di
cose oppressivo.
Padre Balducci non era un teologo; o meglio la sua intuizione teologica sta
essenzialmente qui; e il magistero l'ha fatta propria, dalla Pacem in terris
alla Gaudium et spes, dalla Populorum progressio al Sinodo dei vescovi sulla
giustizia nel mondo (1971), fino alle tre encicliche sociali di Giovanni
Paolo II. Balducci, a somiglianza di De Lubac e di Teilhard, e a differenza
di altri monaci e preti, non ebbe mai tentazioni di far parte per se stesso,
di uscire dalla Chiesa. Sono buon testimone di tante amarezze e sconforti
per i colpi che gli capitavano all'improvviso da Roma: il piu' delle volte a
causa di "soffiate", ossia denunce infondate, deformanti il senso di qualche
espressione ardita che nel fuoco della parola gli sfuggiva non controllata a
dovere (una delle prime fu nel 1955, al convegno degli scrittori cattolici
del "Ragguaglio librario" a Palermo: aveva detto che "Dio cresce nella
storia", apriti cielo; voleva dire, e nel contesto il vero senso era
chiarissimo, che nella storia cresce la nostra comprensione del disegno di
Dio, il nostro modo di vivere ed esprimere la fede).
Il Concilio gli dette ragione piena quando nella Costituzione dogmatica Dei
Verbum (n. 8) afferma che la Tradizione "progredisce... cresce... tende
incessantemente alla pienezza della verita'"; ma allora fu l'inizio di una
serie di dossier contro di lui all'allora Sant'Uffizio, che porto', qualche
anno dopo, al gia' ricordato allontanamento punitivo da Firenze, dovuto,
peraltro, in gran parte, al desiderio ecclesiastico, fiorentino e romano,
che la sua manifesta amicizia per La Pira non costituisse una copertura di
Chiesa per il sindaco "santo" o "rosso", a seconda dei punti di vista.
Non c'e' stata una volta in cui l'abbia sentito incerto o titubante sulla
scelta irrevocabile di restare, nonostante tutto, dov'era, dentro la Chiesa:
prete per, appunto, sempre, e non mai prete contro.
C'e' da augurarsi che qualche studioso voglia accingersi presto al difficile
compito di scrivere una biografia compiuta di Balducci. Compito facilitato,
intanto, dal ricco volume curato da Andrea e Giuliana Cecconi (Ernesto
Balducci. Cinquant'anni di attivita', Libreria Chiari, Firenze, 1996, pp.
344, lire 38.000): un'introduzione biografica intessuta di citazioni e fitta
di note, quindi gia' ampiamente documentata; una breve antologia di scritti
(soltanto cinque, e quasi tutti degli ultimi anni); una vastissima e
accurata bibliografia di e su Balducci per complessive oltre 150 pagine. Un
ottimo punto di partenza, come si vede. Certo e' che l'auspicato biografo
dovrebbe disporre di competenze plurime, storiografiche anzitutto, ma anche
letterarie, teologiche, scritturistiche, omiletiche; nonche' di una
conoscenza non superficiale ne' indiretta del dibattito culturale nel
periodo (senza trascurare gli ascendenti ottocenteschi, Rosmini in primo
piano).
Avra' da lavorare, questo futuro auspicato biografo, su una serie di nodi,
anche psicologici, tutt'altro che facili da decifrare e sciogliere in
conclusioni pienamente soddisfacenti. Oltre ai rapporti coi "superiori",
sulla cui complessita' si e' accennato qualcosa, e a quelli con l'Ordine cui
apparteneva (qui le cose stanno in modo diverso, piu' semplice; per quanto
mi risulta, nessun padre generale degli Scolopi venne mai meno a una stima
profonda ne' mai si presto' a manovre inquisitoriali), vi sono i rapporti
con "Testimonianze", la rivista cui si dette vita nel 1958 e che gli e'
sopravvissuta, giungendo al XXXVIII anno di pubblicazione.

8. MEMORIA. PAOLO GIUNTELLA RICORDA THOMAS MERTON (1998)
[Dal mensile "Jesus", n. 12, dicembre 1998, col titolo "Thomas Merton.
Testimone 'colpevole' di un secolo" e il sommario "Trent'anni fa, il 10
dicembre 1968, fulminato da un ventilatore difettoso, moriva a Bangkok
Thomas Merton, un convertito che aveva scelto di diventare monaco trappista.
Con i suoi libri, tradotti in tutto il mondo, e' stato maestro di
spiritualita' e profeta anticipatore del Concilio. Dopo aver attraversato
come un 'testimone colpevole' il nostro secolo, lascia un'eredita'
proiettata verso il futuro: i suoi versi, i suoi scritti, le sue rabbie
saranno fonti per le generazioni di domani"]

"Ho ricevuto alcune visite interessanti, tra cui quella di Jacques Maritain
in autunno. E' stata qui Joan Baez, la cantante folk. Dirigera' in
California un istituto per la ricerca della nonviolenza, in un certo senso
abbastanza 'monastico'. E' una persona deliziosa". A Maritain, in quel
giorno d'autunno del '66, nella sua cella monastica, aveva fatto sentire
l'album di Bob Dylan Highways 61 e il vecchio, grande filosofo cristiano
aveva ammesso: "Interessante". Amava anche la musica dei Beatles e in
particolare la canzone The Taxman. "Naturalmente conosco don Lorenzo
Milani", aveva risposto a una precisa domanda in una lettera a Erich Fromm.
Parliamo di Thomas Merton, l'uomo che confessava: "A volte, signore,
preferisco pregare i santi, e, in particolare, quel santo che aveva un
clarino e un grammofono". Monaco trappista, rimasto al centro del mondo.
Autore di best-seller planetari, dalla sua celletta eremitica nel monastero
del Gethsemani, profondo Kentucky. Tra i piu' grandi scrittori spirituali
cristiani di tutti i tempi, sfidando ma accettando in obbedienza le durezze
della regola trappista e le rigidita' dei suoi abati e superiori, Thomas
Merton e' stato uno dei testimoni e profeti piu' autentici del nostro
secolo.
Trent'anni fa, il 10 dicembre 1968, quasi a chiudere simbolicamente un
eccezionale anno di portenti e di tormenti, mori' a Bangkok, durante un
convegno di monaci e monache benedettini e di monaci buddhisti. Aveva svolto
una relazione su "monachesimo e marxismo". Nel pomeriggio avrebbe dovuto
rispondere alle domande. Un monaco ando' a cercarlo e lo trovo' morto,
fulminato da un ventilatore difettoso, nella sua stanza.
La sua morte fu subito leggenda. Thomas Merton era un tenacissimo oppositore
della guerra in Vietnam, aveva usato parole molto dure contro il suo Paese,
gli Stati Uniti. Era "padre spirituale" dell'organizzazione pacifista
cattolica americana Catholic Peace Fellowship e nei suoi libri Semi di
distruzione, Fede e violenza, Fede protesta e resistenza, Diario di un
testimone colpevole, aveva inciso - con parole ora di fuoco, ora impregnate
di tenerezza evangelica - la sua maturazione cristiana, le sue scelte, le
nostre scelte: il primato della nonviolenza, la lotta contro il razzismo,
l'ecumenismo, il dialogo con l'Oriente, il discepolato di Gandhi e
l'ammirazione per Martin Luther King, la difesa e la promozione
dell'obiezione di coscienza, l'amicizia con Dorothy Day e il Catholic Worker
Movement, il Concilio. Senza tuttavia confondere terra e cielo, senza
rinunciare alla vita mistica, senza rinnegare il primato dell'Amore,
l'abbandono al Padre, monaco vagante sulle strade dell'Assoluto, cristiano
integrale e percio' non integralista.
Maestro di piu' generazioni cattoliche nel mondo: lettura affascinante e
rassicurante per le nostre zie e nonne con i primi libri Semi di
contemplazione, Vita e santita', Le acque di Siloe, Nessun uomo e' un'isola;
profeta anticipatore del Concilio per i nostri genitori; nostro maestro
interiore negli indimenticabili anni Sessanta. Insomma, Thomas Merton e'
stato la sintesi vivente, la raccolta e la trasfigurazione di grandi
passioni cristiane, antenna di quella voglia di contemplazione, ricerca di
autenticita' cristiana, essenzialita', che fu il guado spirituale ed
esistenziale tra tramonto del trionfalismo e fioritura conciliare.
Eppure, come molti "maestri" cristiani del nostro secolo, anch'egli era un
convertito: era stato un buon bevitore e un buon pianista di jazz, comunista
da studente, gozzovigliatore con il trip della poesia e del romanzo,
vagabondo amatore, in realta' con la nostalgia di cielo e dunque un conto in
sospeso con il Padre eterno. Il suo primo, fluviale racconto autobiografico,
La montagna dalle sette balze, incontro' un grandissimo successo editoriale
non solo per la ricchezza dell'itinerario spirituale, ma anche perche' -
negli anni della nascente guerra fredda - era una lettura "edificante".
Etichetta per lui insopportabile.
Come tutti i grandi, infatti, e' impossibile pero' ingabbiarlo in
schieramenti prefissati. Furiosamente profetico, coraggioso, in perenne
(obbediente) battaglia con ogni forma di clericalismo curiale, non
sopportava troppo i cattolici "progressisti". Li considerava un po' banali e
un po' nevrotici. Amava il jazz e il gospel (che considerava il nuovo canto
gregoriano e una vera e propria rivelazione di Dio al popolo afroamericano),
sosteneva che la liturgia doveva trasmettere una "gioia che non si puo'
contenere", ma diffidava delle innovazioni affrettate. Impegnato in tenaci
battaglie per la riforma del monachesimo, ma non per abbattere le mura delle
celle, anzi, per tornare alla tradizione dei padri del deserto.
Merton anche nella trappa conservo' inquietudine e ansie ribelli, diviso tra
monastero ed eremo, letteratura e contemplazione, interventi impegnati e
silenzio, protesta politica e vocazione mistica. In una bella lettera al
"laico" Erich Fromm, difende l'obbedienza monastica, e cosi' riassume il suo
itinerario: "Il monaco maturo e' una persona estremamente capace e
poliedrica, che conduce una vita di liberta' e gioia sotto la guida dello
Spirito Santo piuttosto che della paura servile. In realta' il servilismo e'
l'esatto opposto dello spirito monastico e cristiano".
Ci ha indicato la strada del dialogo con i non credenti, per riconoscere
anche i segni della "fede inconscia" degli atei, e, al contrario, il nostro
"ateismo" altrettanto inconscio di "credenti" sicuri e tranquilli. "E'
relativamente facile convertire il peccatore, ma i buoni sono spesso
inconvertibili semplicemente perche' non vedono la minima necessita' di
convertirsi... Il grande problema e' la salvezza di coloro i quali, essendo
buoni, pensano di non aver piu' bisogno di essere salvati e immaginano che
loro compito sia rendere gli altri buoni come loro".
I suoi libri - capolavori di letteratura cristiana - non rassicurano mai,
non chetano mai la ricerca dell'anima, ma al contrario la riaprono nella
direzione della Grazia. La sua scrittura non e' mai edificante. Il suo
linguaggio e' tanto piu' laico, forte, virile, quanto piu' ci parla di Dio.
Il suo carisma la coltivazione di grandi amicizie: anonime famiglie
cattoliche americane e monaci buddhisti, intellettuali "non credenti" come
Henry Miller e maestri credenti come Jacques Maritain, scrittori cattolici
nonconformisti e conservatori come Waugh e donne militanti e mistiche come
Dorothy Day. L'osservanza severa della Regola, i silenzi impostigli
dall'alto non fermarono mai il giro del mondo della sua parola e
l'ammirazione personale di due suoi appassionati lettori: Giovanni XXIII e
Paolo VI.
Ci ha insegnato il primato della preghiera, del coraggio della verita',
dell'amicizia, il senso profondo della liberta', la fede rocciosa nello
Spirito Santo.
Ma noi sappiamo che non ci appartiene: la sua impronta di "testimone
colpevole" del nostro tempo in realta' e' proiettata nel futuro, i suoi
versi, i suoi scritti spirituali, le sue rabbie saranno fonti per i nostri
figli e i nostri nipoti.
*
Postilla
Thomas Merton (1915-1968) era figlio di un pittore neozelandese e di una
quacchera americana. Trascorse l'infanzia e la giovinezza in Francia e in
Inghilterra. Rientrato negli Stati Uniti, si laureo' in Lettere alla
Columbia University. Abbandonata la giovanile simpatia per il comunismo, si
converti' al cattolicesimo nel 1938. Nel 1941 entro' nel monastero trappista
di Gethsemani, nel Kentucky.
Merton descrisse l'itinerario che lo porto' a convertirsi al cattolicesimo e
a scegliere la vita monastica nel libro La montagna dalle sette balze
(1948). Ne Le acque di Siloe (1949) ripercorse la storia dell'Ordine
cistercense e nei Semi di contemplazione (1949) esalto' il significato della
vita contemplativa, concepita non come una "fuga dal mondo", ma come un modo
per entrare piu' profondamente in dialogo con i tormenti, le speranze e le
angosce dell'uomo contemporaneo, un tema ripreso in Nessun uomo e' un'isola
(1953). Di taglio autobiografico anche il volume Il segno di Giona (1952) e
l'ultimo dei suoi numerosi libri, Diario di un testimone colpevole (1967).
In Italia la maggior parte delle opere di Merton sono state pubblicate da
Garzanti.
Anche i gusti musicali di Merton sono rivelatori della sua sensibilita'
sociale. I suoi cantautori preferiti erano infatti Bob Dylan e Joan Baez,
due esponenti della tradizione folk americana - riletta alla luce del rock -
che, a partire dagli anni '60, fecero della musica l'espressione della
protesta sociale e del movimento pacifista.

9. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

10. PER SAPERNE DI PIU'

Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti: azionenonviolenta at sis.it

NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 950 del 21 settembre 2009

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

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