Minime. 949



NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 949 del 20 settembre 2009

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Sommario di questo numero:
1. Due urgenze
2. Il 2 ottobre 2009, Giornata mondiale della nonviolenza, il Movimento
Nonviolento propone iniziative in ogni citta' d'Italia
3. Modello di esposto recante la notitia criminis concernente varie
fattispecie di reato configurate da misure contenute nella legge 15 luglio
2009, n. 94
4. Modello di esposto recante la notitia criminis concernente il
favoreggiamento dello squadrismo
5. Paolo Giuntella ricorda Charles de Foucauld (1997)
6. Paolo Giuntella ricorda Carlo Carretto (1998)
7. Riletture: L'autobiografia di Mamma Jones
8. Riedizioni: Ludwig Feuerbach, L'essenza del cristianesimo. Essenza della
religione. Spiritualismo e materialismo
9. La "Carta" del Movimento Nonviolento
10. Per saperne di piu'

1. EDITORIALE. DUE URGENZE

La cessazione dell'illegale e sciagurata partecipazione italiana alla guerra
in Afghanistan.
L'abolizione delle misure razziste, schiaviste e squadriste criminalmente
imposte dal criminale governo del colpo di stato dell'apartheid.
*
Si torni al rispetto della Costituzione della Repubblica Italiana e del
diritto internazionale.
Si torni al rispetto della vita, della dignita' e dei diritti di ogni essere
umano.
Si torni alla civilta' e all'umanita'.

2. INIZIATIVE. IL 2 OTTOBRE 2009, GIORNATA MONDIALE DELLA NONVIOLENZA, IL
MOVIMENTO NONVIOLENTO PROPONE INIZIATIVE IN OGNI CITTA' D'ITALIA
[Riproponiamo il seguente appello del Movimento Nonviolento (per contatti:
via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803, fax: 0458009212, e-mail:
an at nonviolenti.org , sito: www.nonviolenti.org)]

Venerdi' 2 ottobre (anniversario della nascita di Gandhi e Giornata mondiale
della nonviolenza proclamata dall'Assemblea generale della Nazioni Unite),
e' la giornata di iniziativa comune promossa dal Movimento Nonviolento.
Proponiamo a tutti gli iscritti, ai simpatizzanti, ai singoli amici della
nonviolenza, ai gruppi e ai centri del movimento, di organizzare nella
propria citta' o nel proprio paese, un'iniziativa pubblica, comunicandola
alla stampa locale.
In questo modo, ovunque sia possibile, ci sara' una manifestazione
nonviolenta: una presenza in piazza, un banchetto, l'esposizione della
nostra bandiera, una conferenza, una fiaccolata, la distribuzione di un
volantino... insomma, un'azione, anche modesta ma visibile, che in quel
giorno colleghi idealmente tutte le realta' degli amici della nonviolenza a
livello nazionale.
E' anche possibile, ed e' importante farlo, coinvolgere le pubbliche
amministrazioni (chiedendo, anche tramite qualche consigliere comunale, che
la Giornata venga celebrata ufficialmente) e soprattutto le scuole (dalle
elementari ai licei) affinche' presidi ed insegnanti sensibili, insieme agli
studenti, ricordino quel giorno la figura di Gandhi e affrontino il tema
della nonviolenza e dell'educazione alla pace...
Sollecitiamo, quindi, a prendere contatto, da subito, con la sede nazionale
del Movimento Nonviolento per comunicare le iniziative che si svolgeranno in
ogni localita' il 2 ottobre. Nei giorni precedenti diffonderemo agli organi
di informazione un comunicato stampa sul 2 ottobre, con l'elenco di tutte le
iniziative di cui saremo a conoscenza...
Ad ognuno di fare qualcosa.
*
Per contattare il Movimento Nonviolento: via Spagna 8, 37123 Verona, tel.
0458009803, fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org , sito:
www.nonviolenti.org

3. UNA SOLA UMANITA'. MODELLO DI ESPOSTO RECANTE LA NOTITIA CRIMINIS
CONCERNENTE VARIE FATTISPECIE DI REATO CONFIGURATE DA MISURE CONTENUTE NELLA
LEGGE 15 LUGLIO 2009, N. 94

Alla Procura della Repubblica di ...
Al Presidente del Tribunale di ...
Al Presidente della Corte d'Appello di ...
Al Presidente della Corte di Cassazione
Al Presidente della Corte Costituzionale
Al Sindaco del Comune di ...
Al Presidente della Provincia di ...
Al Presidente della Regione ...
Al Questore di ...
Al Prefetto di ...
Al Presidente del Consiglio dei Ministri
Al Presidente della Camera dei Deputati
Al Presidente del Senato della Repubblica
Al Vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura
Al Presidente della Repubblica Italiana
Al Presidente del Parlamento Europeo
Al Presidente della Commissione Europea
Al Presidente del Consiglio d'Europa
Al Segretario generale delle Nazioni Unite
Oggetto: Esposto recante la notitia criminis concernente varie fattispecie
di reato configurate da misure contenute nella legge 15 luglio 2009, n. 94
Con il presente esposto si segnala alle istituzioni in indirizzo, al fine di
attivare tutti i provvedimenti di competenza cui l'ordinamento in vigore fa
obbligo ai pubblici ufficiali che le rappresentano, la notitia criminis
concernente il fatto che nella legge 15 luglio 2009, n. 94, recante
"Disposizioni in materia di sicurezza pubblica", volgarmente nota come
"pacchetto sicurezza", sono contenute varie misure, particolarmente all'art.
1 e passim, che configurano varie fattispecie di reato con specifico
riferimento a:
a) violazioni dei diritti umani e delle garanzie di essi sancite dalla
Costituzione della Repubblica Italiana;
b) violazione dei diritti dei bambini;
c) persecuzione di persone non per condotte illecite, ma per mera condizione
esistenziale;
d) violazione dell'obbligo di soccorso ed accoglienza delle persone di cui
all'art. 10 Cost.;
e) violazione del principio dell'eguaglianza dinanzi alla legge.
Si richiede il piu' sollecito intervento.
Alle magistrature giurisdizionalmente competenti si richiede in particolare
che esaminati i fatti di cui sopra procedano nelle forme previste nei
confronti di tutti coloro che risulteranno colpevoli per tutti i reati che
riterranno sussistere nella concreta fattispecie.
L'esponente richiede altresi' di essere avvisato in caso di archiviazione da
parte della Procura ex artt. 406 e 408 c. p. p.
Firma della persona e/o dell'associazione esponente
indirizzo
luogo e data

4. UNA SOLA UMANITA'. MODELLO DI ESPOSTO RECANTE LA NOTITIA CRIMINIS
CONCERNENTE IL FAVOREGGIAMENTO DELLO SQUADRISMO

Alla Procura della Repubblica di ...
Al Presidente del Tribunale di ...
Al Presidente della Corte d'Appello di ...
Al Presidente della Corte di Cassazione
Al Presidente della Corte Costituzionale
Al Sindaco del Comune di ...
Al Presidente della Provincia di ...
Al Presidente della Regione ...
Al Questore di ...
Al Prefetto di ...
Al Presidente del Consiglio dei Ministri
Al Presidente della Camera dei Deputati
Al Presidente del Senato della Repubblica
Al Vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura
Al Presidente della Repubblica Italiana
Al Presidente del Parlamento Europeo
Al Presidente della Commissione Europea
Al Presidente del Consiglio d'Europa
Al Segretario generale delle Nazioni Unite
Oggetto: Esposto recante la notitia criminis concernente il favoreggiamento
dello squadrismo
Con il presente esposto si segnala alle istituzioni in indirizzo, al fine di
attivare tutti i provvedimenti di competenza cui l'ordinamento in vigore fa
obbligo ai pubblici ufficiali che le rappresentano, la notitia criminis
concernente il fatto che nella legge 15 luglio 2009, n. 94, recante
"Disposizioni in materia di sicurezza pubblica", volgarmente nota come
"pacchetto sicurezza", e' contenuta una misura, quella di cui all'art. 3,
commi 40-44, istitutiva delle cosiddette "ronde", che palesemente configura
il favoreggiamento dello squadrismo (attivita' che integra varie fattispecie
di reato), anche alla luce di pregresse inquietanti esternazioni ed
iniziative di dirigenti rappresentativi del partito politico cui appartiene
il Ministro dell'Interno e di altri soggetti che non hanno fatto mistero ed
anzi hanno dato prova di voler far uso di tale istituto a fini di violenza
privata, intimidazione e persecuzione, con palese violazione della legalita'
e finanche intento di sovvertimento di caratteri e guarentigie fondamentali
dell'ordinamento giuridico vigente.
Si richiede il piu' sollecito intervento.
Alle magistrature giurisdizionalmente competenti si richiede in particolare
che esaminati i fatti di cui sopra procedano nelle forme previste nei
confronti di tutti coloro che risulteranno colpevoli per tutti i reati che
riterranno sussistere nella concreta fattispecie.
L'esponente richiede altresi' di essere avvisato in caso di archiviazione da
parte della Procura ex artt. 406 e 408 c. p. p.
Firma della persona e/o dell'associazione esponente
indirizzo
luogo e data

5. MEMORIA. PAOLO GIUNTELLA RICORDA CHARLES DE FOUCAULD (1997)
[Dal mensile "Jesus", n. 3, marzo 1997, col titolo "Charles de Foucauld.
Nostro fratello nel deserto" e il sommario "Uno dei maggiori maestri della
spiritualità cristiana di tutti i tempi; uno dei padri 'rifondatori' del
cristianesimo del Novecento; l'uomo che ha restituito senso alla parola
amore. Questo, in sintesi, e' stato fratel Carlo"]

Se guardiamo indietro, alla storia del secolo che muore, proviamo i brividi:
il corteo di donne e uomini che hanno impresso la loro traccia sulle strade
del Novecento, testimoni, profeti, grandi cristiani, e' affollato,
straordinario, quasi incredibile. Charles de Foucauld e' uno di loro.
Gia', lui, Charles, il ragazzo obeso, ghiottone, fannullone, pessimo
militare, raccomandato e ammesso nell'esercito solo per il buon nome del
nonno, il colonnello Gabriel de Morlet. Charles il gozzovigliatore che non
ci pensa due volte a spacciare la propria amante per la moglie e a
portarsela con se' in Algeria. Charles che espulso dalle forze armate se la
spassa a Evian. Charles che torna dai suoi commilitoni assediati in un
soprassalto di dignita' e quindi diventa esploratore e geografo in Marocco
travestito da ebreo, accompagnato da un vero rabbino in avventure a meta'
tra il "Camel Trophy" e le vacanze "sopravvivenza". Charles, che finisce per
subire l'influenza della cugina Maria De Bondy, si converte, diventa
trappista, non e' contento dell'esperienza di poverta' e radicalita' della
trappa e a Nazareth sceglie l'imitazione di Gesu': "Gesu'. Gesu' solo",
scrive all'amico Gabriel Tourdes, perche' "l'imitazione e' inseparabile
dall'amore". Charles l'irrequieto viaggiatore della notte, Charles il nomade
e l'eremita, Charles l'abietto di Dio. E' questo Charles de Foucauld, alla
ricerca dell'imitazione del Gesu' quotidiano, operaio, nascosto, oscuro, di
Nazareth, alla ricerca dell'"abiezione" e dell'"annullamento" che diventera'
uno dei piu' grandi maestri della spiritualita' cristiana di tutti i tempi,
uno dei leader del corteo dei "padri fondatori", o "rifondatori", del
cristianesimo nel Novecento. Eppure (provare per credere) oggi e' difficile
trovare nelle librerie (anche nelle cosiddette "librerie religiose") libri,
antologie di suoi scritti, o biografie della sua vita. Se quasi sono
veramente pochi i cattolici sopra gli "anta" che tra la fine degli anni
Cinquanta e l'inizio degli anni Sessanta non hanno pensato almeno una volta
di farsi "piccolo fratello (o piccola sorella) di Gesu'", molti sono i
nostri ragazzi che non sanno neppure chi fosse fratel Carlo.
Come raccontarlo, dunque, ai miei figli, ai ragazzi delle nostre parrocchie,
delle nostre comunita', dei nostri mondi vitali? Come riuscire a comunicare
la suggestione di una radicale - esemplare - avventura cristiana, immersa
"nel cuore delle masse" e nascosta nel deserto, viandante ed eremita,
operaia e contemplativa, silenziosa come i trent'anni del Cristo a Nazareth
ed esplosiva nella comunita' cristiana del Novecento come una bomba a
orologeria spirituale?
Cento anni fa, fratel Alberico (questo era il nome che Carlo aveva ricevuto
nella trappa di Santa Maria della Neve sette anni prima, il 26 gennaio 1890)
sbarca in Palestina. Il 5 marzo 1897 bussa al convento delle clarisse di
Nazareth e chiede di fare il domestico, il tuttofare, dormendo in un misero
capanno di legno. Era fuggito (con regolare dispensa) dalla trappa perche'
voleva vivere un'esperienza piu' radicale, piu' povera. A Nazareth era gia'
stato tra la fine dell'88 e l'inizio dell'89. E Nazareth e' la tappa
fondamentale della sua vocazione.
Cosi' lo racconta lui stesso: "Nella trappa passai sei anni e mezzo; poi,
desiderando, per rassomigliare ancora di piu' a Gesu', uno spogliamento piu'
profondo e un'abiezione piu' grande, andai a Roma e ottenni dal generale
dell'ordine il permesso di recarmi solo a Nazareth e di vivere la'
sconosciuto, da operaio, con il mio lavoro quotidiano". Nazareth, dunque, la
fondazione: "Abbracciare l'umilta', la poverta', la rinuncia, l'abiezione,
la solitudine, la sofferenza di Gesùu' nel suo presepio; non tenere in
nessun conto la grandezza umana, l'elevatezza, la stima degli uomini, ma
stimare tanto i piu' poveri quanto i piu' ricchi. Per me, cercare sempre
l'ultimo degli ultimi posti, disporre la mia vita in modo da essere
l'ultimo, il piu' disprezzato degli uomini".
E Nazareth e' dovunque. Nel Sahara, in Algeria, a Beni-Abbes, nel deserto
dell'Hoggar tra i tuareg, a Tamanrasset, a Parigi, magari in una notte di
adorazione eucaristica con Louis Massignon (il grande precursore cattolico
del dialogo tra cristiani, musulmani ed ebrei, altro altissimo pilastro
dimenticato del nostro secolo), nell'eremitaggio di Asekrem o di nuovo a
Tamanrasset. Tutti i suoi sogni, i suoi progetti di comunita' monastiche, o
congregazioni religiose, tutte le "regole" che periodicamente scrive e
riscrive (dalla "Regola degli eremiti del Sacro Cuore" all'"Unione dei
fratelli e sorelle del Sacro Cuore di Gesu'") sono scolpiti in questa scelta
di poverta', in questa pietra nazarena, perche' le ricchezze sono un
bagaglio ingombrante per i servi di Gesu'.
La poverta' radicale, la condivisione della vita con i miseri sono per
Charles de Foucauld condizione di ascesi mistica a Dio perche' condizione di
liberta' assoluta per amare Dio, spoliazione: dunque condizione necessaria
per l'adorazione. E l'adorazione e' preghiera, contemplazione, ma
soprattutto amore. E non c'e' persona che piu' di fratel Charles riesca a
riscattare questa parola tanto sommersa di melassa e zucchero, macerie e
banalita'. E amare - questa e' forse la cosa piu' difficile anche perche'
non e' una questione di schieramento, non basta proclamare solidarieta' a
parole, fare scelte di campo "ideologiche" o sentimentali - vuol dire
dividere i propri beni con i poveri: vivere come i poveri, vestire come i
poveri.
Una rivoluzione. Una rivoluzione spirituale a cavallo del secolo. Ve ne
rendete conto? Oggi sembra facile... Ma immaginatevi i tempi, quegli anni
tra fine Ottocento e i primi quindici anni del Novecento. Provate a
immaginarvi i discorsi piu' comuni nella Chiesa, le abitudini, le ricchezze
di status, la solennita', i luoghi comuni della buona borghesia cattolica,
dell'aristocrazia "nera", le vestigia esteriori, il perbenismo, l'abuso di
buon senso contro la santita'. Le sue parole maestre, invece, sono:
"piccolo", "fratello" (fratello universale), addirittura abiezione,
fraternita', rinnegamento di se', poverta'. Immaginatevi in piena epoca di
espansione coloniale, un ex militare francese che va in giro, ora finalmente
magrissimo, patito, vestito come gli arabi, che non odia, anzi, ama i
musulmani e va a vivere con gli ultimi degli ultimi, neppure tra gli arabi
di Algeri, ma tra i tuareg, i berberi, a esaltare - senza parole, con la
condivisione di vita - l'eguaglianza di dignita'.
E' l'aurora, o forse ancora l'alba, di una nuova eta', di uno squarcio
rivoluzionario anche sui sentieri missionari. Charles non conosceva certo
questa moderna parola un po' ecclesialese, "inculturazione", ne' tanto meno
l'espressione "pre-evangelizzazione". Ma questa e' la sua anticipazione
nella lettura dei segni dei tempi: prima di evangelizzare, amare. Prima di
declamare a parole l'Annuncio, viverlo senza vanto, senza diversita', senza
altoparlanti, senza privilegi, nella propria carne. Cosi' i tuareg
cominceranno a chiamarlo il "Marabutto (cioe' l'uomo della preghiera, l'uomo
di Dio) bianco", il "Marabutto dal cuore rosso". Insomma, il contrario del
proselitismo.
A questo punto pero' serve anche qualche data. Avevamo lasciato Charles nel
giardino delle clarisse di Nazareth nel suo capanno-eremo di legno. Siamo
nel 1899, ultimo anno del secolo. Ormai si fa chiamare "fratel Carlo".
E mentre scrive la "Regola degli eremiti del Sacro Cuore", pur senza avere
ancora alcun discepolo, gia' disegna quella comunita' di "piccoli fratelli"
e "piccole sorelle" che nascera' sulla sua eredita' e che pure non vedra':
"Quel che sogno e' qualcosa di molto semplice, di non molto numeroso,
qualcosa come quelle piccole semplici comunita' dei primi tempi della
Chiesa".
Il nuovo secolo lo comincia a Parigi. Nel 1901, dopo aver ceduto alle
insistenze del suo direttore spirituale, don Huvelin, e' ordinato sacerdote.
E riparte. Torna in Algeria, nel Sahara, la sua nuova Nazareth. A Beni-Abbes
acquista un pezzo di terra, ci costruisce un piccolo eremo, Kaua, che vuol
dire "Fraternita'". In breve l'eremo, dove si prega, si lavora, si legge il
Vangelo, si accolgono ospiti di ogni tipo (nomadi del deserto, francesi,
arabi, pellegrini, vagabondi, studiosi, malati), diventa un porto di mare...
in pieno deserto. Sogna, in realta', di "sfondare" in Marocco, dove i
musulmani sono piu' anticristiani. Cosi' decide di partire per il Sud, verso
l'Hoggar, tra i tuareg. Studia la loro lingua, e lavora a tradurre anche il
Vangelo. Qui comincia il suo "pendolarismo": Beni-Abbes e Tamanrasset, nel
cuore dell'Hoggar, dove si e' costruito agli inizi un eremo di canne. Ormai
e' diventato grande amico di Musa Ag Amastan, amenokal (capo) dell'Hoggar,
ed e' considerato dai tuareg come uno di loro. Parla la loro lingua, traduce
poesie tuareg in francese.
E mentre dice che "i non cristiani possono essere nemici di un cristiano, un
cristiano e' sempre tenero amico di ogni essere umano", scoppia la prima
guerra mondiale. E proprio negli anni del massimo impegno di fratel Carlo
sulla frontiera difficile e inedita del dialogo cristiano-musulmano, il
vistoso rinascere del colonialismo delle grandi potenze europee libera
tensioni, scontri, conflitti in Africa e cosi' avviene anche in Algeria e
Marocco. Il "Marabutto" amato dai tuareg, che ha riscattato schiavi, che ha
imposto il suo stile di vita, non la sua dottrina e la sua cultura, cade
martire della crudelta' della guerra tra bande rivali. L'uomo del dialogo,
come accadra' per Gandhi, come accadra' per tutti i profeti dell'incontro e
della tolleranza, versa il suo sangue.
Se dovessi rispondere a una domanda secca di mio figlio: "Chi era Charles de
Foucauld?", risponderei: "L'uomo che ha restituito senso alla parola usurata
'amore'. L'uomo che ha liberato Nazareth dalla prigione oleografica e l'ha
restituita ai sandali di Gesu', al corteo dei santi. L'uomo che ha
anticipato quella primavera della Chiesa, quella spiritualita' della strada,
che ci permette di dirci e sentirci ancora cristiani e di credere ancora nel
futuro della Chiesa, di sognare e antivedere la citta' di Dio nel deserto
della nostra citta'".

6. MEMORIA. PAOLO GIUNTELLA RICORDA CARLO CARRETTO (1998)
[Dal mensile "Jesus", n. 11, novembre 1998, col titolo "Fratel Carlo
Carretto. Piccolo grande uomo di Dio" e il sommario "Dieci anni fa moriva
Carlo Carretto, un padre spirituale per intere generazioni e l'autore
cristiano italiano piu' letto e piu' tradotto di sempre. Leader dei giovani
di Azione cattolica, a 44 anni lascio' tutto per seguire la voce di Dio che
lo guidava verso il deserto, sulle orme di padre Charles de Foucauld.
Rientrato in Italia, fondo' a Spello, in Umbria, l'Eremo di Giacobbe, una
scuola di preghiera e un luogo d'incontro per chiunque fosse interessato a
"cercare" Dio"]

Il suo faccione. Il suo bastone. Il convento di Spello, quel giorno del
1966, quando bussammo alla porta, sacco a pelo in spalla, con Thierry. E poi
quel giorno, l'ultimo incontro, all'Eremo di Giacobbe. Nostalgia inguaribile
di un padre spirituale di milioni di italiani, il piccolo grande uomo di Dio
che ha cercato e ha trovato. Il fratellone che sapeva parlare ai piccoli, ai
semplici, ai chierici e agli intellettuali. E ci raccontava il Concilio e il
futuro della Chiesa. Proprio lui che partiva da lontano, dal cuore della
Chiesa "trionfalista". Il piccolo cristiano che aveva lasciato i grandi
numeri per il deserto, i palazzi di Roma per le strade di Nazaret. Carlo
Carretto, ovvero storia esemplare di un cristiano italiano del Novecento.
La sua vicenda umana e spirituale riassume e conclude nella contemplazione
dell'Assoluto il percorso di una generazione di cattolici dalla fede
"contadina", familiare e granitica, dall'integralismo - il sogno di
riconquistare l'Italia e il mondo, la classe operaia, a Dio - alla "scelta
religiosa", al Concilio, alla testimonianza della liberta' e della fedelta'
dei figli di Dio. Dal sogno-illusione della "potenza" organizzativa alla
"debolezza" evangelica della poverta' e della croce: "Sono i cuori che
devono essere cambiati". Un percorso comune a molti altri cattolici nati
nella prima parte del secolo, don Primo Mazzolari, don Lorenzo Milani,
Giorgio La Pira, Giuseppe Lazzati...
Proprio l'esperienza totalizzante (organizzativa, di leadership, "politica",
spirituale) della Giac (la Gioventu' di Azione cattolica preconciliare)
conduce Carlo a rovesciare le gerarchie e le scelte della propria vita:
prima il deserto, il silenzio, la contemplazione di Dio-Amore, la preghiera;
dopo l'abbandono totale a Dio, il ritorno alla testimonianza,
all'evangelizzazione, alla comunicazione.
Gia', questo giovane maestro elementare di provincia, nato il 2 aprile del
1910 in una famigliona (8 fratelli) supercattolicona (due sorelle suore, un
fratello missionario e poi vescovo), e' stato un grande comunicatore. Il
deserto - anche fisico, sulle orme di Charles de Foucauld - e' lo
spartiacque spirituale e il filo rosso tra due esperienze di comunicazione,
di annuncio, nell'Azione cattolica e nei Piccoli fratelli del Vangelo,
l'unica esperienza della famiglia religiosa di de Foucauld che intreccia
l'imitazione di Gesu' a Nazaret, il lavoro manuale, la poverta', la
condivisione della vita degli ultimi, la contemplazione, l'eremo, con il
servizio all'evangelizzazione. E Carlo ritorna fluviale scrittore spirituale
e conferenziere itinerante di Dio. E' l'autore cristiano italiano piu' letto
e piu' tradotto di sempre. Le tirature da capogiro di alcuni suoi libri, che
tutti ci siamo passati di mano in mano in casa, nei gruppi parrocchiali,
nelle associazioni, sono un documento molto concreto del suo carisma, della
sua capacita' di parlare alla testa e al cuore: Lettere dal deserto, il
libro in cui racconta la sua esperienza spirituale, la sua scelta di piccolo
fratello di Gesu', supera le 400.000 copie, 30 edizioni, e' tradotto in
greco, swahili, indonesiano, portoghese, francese, tedesco, cinese, polacco,
spagnolo e inglese. Beata te che hai creduto raggiunge 205.000 copie, Il
deserto nella citta' 193.000, Al di la' delle cose e Cio' che conta e' amare
superano le 170.000 copie vendute. I suoi libri diventano dei classici di
spiritualita' e per molti lettori, soprattutto giovani, veri e propri "libri
della decisione".
"Gesu' mi parlo' di Dio e io mi innamorai di Dio. Prima m'ero innamorato del
volto della donna, della ricchezza, della musica, della pittura, ora sono
solo innamorato di Dio", scrive nel 1933, dopo l'incontro con Luigi Gedda,
medico e scienziato, autentico uomo di Dio, legato pero' a un modello
integrista di Azione cattolica d'assalto sulle strade dell'apostolato.
Carlo, che nel 1940 diventa direttore didattico e vive in Sardegna una forte
esperienza di vita, lo segue dalla sua diocesi fino ai vertici nazionali
dell'associazione.
E' il leader dei giovani di Ac, il pupillo di Gedda, l'organizzatore del
grande raduno dei cosiddetti baschi verdi a Roma il 10 e 12 settembre 1948.
Manifestazione di presenza e di potenza vissuta pero' da Carlo con ardore
autentico e ingenuita'. La vittoria politica democristiana alle drammatiche
elezioni del 18 aprile e' vissuta come una grande occasione per "convertire"
l'Italia.
Sono i "giorni dell'onnipotenza", eppure in Carlo cominciano i primi dubbi.
Nel 1952 Gedda e' presidente dell'Azione cattolica. Si profila l'"operazione
Sturzo", ispirata da Gedda e dai comitati civici (in contrasto con la saggia
laicita' di De Gasperi e con la sinistra di Dossetti): il tentativo di una
lista civica con la destra neofascista, guidata dal fondatore del Ppi che,
in ogni caso, rifiuto' l'iniziativa, per le elezioni comunali a Roma. Per
Carretto e' la svolta. L'uscita dall'Azione cattolica e' certo il segnale,
anche pubblico, di un dissenso profondo, ma per Carlo e' soprattutto una
maturazione spirituale personale.
"La strumentalizzazione dell'Azione cattolica fu un elemento preparatorio
alla decisione ma non ne fu il motivo... Io sentivo il bisogno di attestarmi
piu' avanti, in una frontiera dello spirito... intuivo che la battaglia piu'
dura sarebbe stata nella fede. Tutti saremmo stati tentati dal 'potere', dal
divenire sempre piu' 'ricchi di potenza'". Si riappacifica con Giuseppe
Dossetti, incontra Lazzati e La Pira. A novembre del 1954 la decisione di
entrare nei Piccoli fratelli di Gesu'. "A 44 anni avvenne", scrive nelle sue
Lettere dal deserto, "la chiamata piu' seria della mia vita: la chiamata
alla vita contemplativa. Essa si determino' nel piu' profondo della fede.
La' dove il buio e' assoluto e le forze umane non bastano piu'. Questa volta
dovevo dire di si' senza nulla capire: lascia tutto, e vieni con me nel
deserto. Non voglio piu' la tua azione, voglio la tua preghiera, il tuo
amore".
E' la scelta della "piccolezza" di Betlemme. "Quando Dio volle agire nella
redenzione cerco' la piccolezza. Salvo' il mondo non con la sua forza ma con
la sua debolezza. E l'Eucaristia non e' il sunto di tutto questo metodo?
Farsi nulla, essere nulla. Qui siamo all'anima proprio del mistero
cristiano. Al centro del vero problema. Questa volta s'impara la lezione,
sono finalmente a posto. Non mi lamentero' piu'. Divento un banchiere della
poverta', un magnate della debolezza, un nababbo della miseria. Insomma,
divento ricco della vera ricchezza: la poverta'".
Sulle tracce di Charles de Foucauld. "Seppellirsi nell'oscurita'" non per
fuga, ma "mediante la fusione nella vita comune", cioe' la condivisione
della condizione dei poveri. Addio alle chiacchiere. E inizia il sentiero.
Dal deserto, da Tamanrasset, da Assekrem, da Maryem Ana (Efeso) alla citta',
a Bordeaux, a Marsiglia... l'esodo si incarna nelle fraternita' dei Piccoli
fratelli.
Il Concilio e' vissuto da Carlo come lo stupore di Dio, la sorpresa dello
Spirito Santo agli uomini, la rivincita della Parola, la "pietra angolare su
cui costruire il domani, la pietra miliare da cui ripartire per camminare
sulle strade di oggi". L'entusiasmo si trasfigura nella terza tappa
dell'esodo di Carlo verso l'incontro con l'Assoluto e il servizio ai poveri.
Se il Concilio celebra la riappropriazione della Parola da parte del Popolo
di Dio, Carlo non puo' piu' restare nel silenzio. Decide il nuovo passaggio:
i "Piccoli fratelli del Vangelo".
A Spello, sulla strada di Francesco, ottiene e restaura un ex convento
francescano, penultima tappa, prima dell'Eremo di Giacobbe. Sara' un luogo
d'incontro e di preghiera, di contemplazione e di scuola d'adorazione, per i
Piccoli fratelli, per i "postulanti", ma soprattutto aperto a tutti, a tutti
coloro che cercano: giovani, adulti, credenti o atei, cristiani o credenti
di altre religioni. "Ed eccomi a vivere...", scrive nel suo diario, "su
queste colline di Spello che chiamiamo le colline della speranza". L'altro
versante del Subasio di Francesco, di cui Carlo diventa "imitatore" nel XX
secolo: "Tra questi uliveti sono sorti, per il disegno imprevedibile di Dio,
una ventina di eremi di preghiera, ricavati da casolari abbandonati dai
contadini...".
Sono passati due anni dalla fine del Concilio, e siamo nel grande giro di
boa degli anni 60, e fratel Carlo confida: "Si', ne ho viste di cose! Ho
visto il passaggio, i cambiamenti di costume! I tempi nuovi! Ma ho visto
anche il Concilio! Per me quell'immensa assise di vescovi attorno a Papa
Giovanni e a Papa Paolo e' stata la piu' grande prova della presenza dello
Spirito nella Chiesa cattolica di oggi... E' stato come un ritorno alla
Gerusalemme del primo Concilio con Giovanni, Giacomo, Pietro, Andrea". E
Carlo riparte. Attraversa l'Italia, scrive, annuncia il Vangelo e proclama
la fedelta' ai poveri: "E' sempre stata la mia aspirazione: proclamare il
Vangelo e servire i poveri...".
Nei giorni del referendum sul divorzio, nella primavera 1974, una lettera di
Carlo al quotidiano "La Stampa" fa scalpore. Mentre infuria la polemica,
anche tra i cattolici, una parte dei quali e' contraria all'abrogazione
della legge, Carlo si chiede: "E' in gioco l'unita' indissolubile del
matrimonio o il rispetto per chi non ha la fede? Io in coscienza non ho
dubbi in proposito. Nessuno di noi cristiani puo' mettere in dubbio le
parole stesse di Gesu': 'Non divida l'uomo cio' che Dio ha unito', ma queste
parole non possono essere usate con una legge civile verso coloro che non
credono alla risurrezione di Cristo e che appartengono ad una societa'
laica".
E' la consapevolezza del pluralismo culturale ed etico del mondo
contemporaneo: nessun cedimento sul principio dell'indissolubilita' del
matrimonio per i cristiani. Tuttavia riceve molte lettere scandalizzate.
Fratel Carlo, uomo di Dio, che in coscienza ha sentito il dovere di
difendere l'autonomia laicale di fratelli che nel referendum hanno fatto una
valutazione politico-legislativa, chiedera' poi perdono "di questo scandalo"
nella messa del Giovedi' santo dell'Anno santo 1975 nella cattedrale di
Foligno prendendo la parola di fronte al vescovo Siro Silvestri.
E' forse l'ultima "polemica" della sua vita. Non l'ultima battaglia. E' la
Chiesa "rinata" dal Concilio ("Una Chiesa che sia Vangelo, una Chiesa che
sia speranza, una Chiesa che sia amore") la nuova frontiera della sua "buona
battaglia". E' la denuncia dell'ingiustizia, la condivisione della speranza
di liberazione degli oppressi, il pluralismo e la tolleranza come misure
minime della comunione, della fraternita', dell'amore. Continuera' fino
all'esperienza del dolore, della malattia, a essere coraggioso e profetico
annunciatore del Vangelo, del servizio ai poveri come sentiero alla piena
disponibilita' al Padre.
"Quanto sei contestabile, Chiesa, eppure quanto ti amo". E' questo il suo
testamento spirituale da un lettino di ospedale. Sintesi di una vita. Parole
che hanno il profumo delle pietre antiche calpestate dai santi della storia
della Chiesa: "Quanto mi hai fatto soffrire eppure quanto a te devo!... Mi
hai dato tanti scandali, eppure mi hai fatto capire la santita'! Nulla ho
visto nel mondo di piu' oscurantista, piu' compromesso, piu' falso e nulla
ho toccato di piu' puro, di piu' generoso, di piu' bello! Quante volte ho
avuto la voglia di sbatterti in faccia la porta della mia anima e quante
volte ho pregato di poter morire tra le tue braccia sicure...".
L'intuizione anticipatrice e attualissima di Carlo Carretto fu, dopo
l'overdose dell'azione, della militanza, il ritorno alla fonte,
all'adorazione, alla contemplazione dell'Assoluto-Amore. Itinerario
obbligato per tornare alla storia. A una generazione che non riconosce piu'
la storia come luogo teologico e cerca la via mistica, fratel Carlo puo'
dire: solo il deserto, il silenzio, l'adorazione, non come fuga ma come
contemplazione dell'Essenziale, dell'Invisibile, vi fara' ritrovare
inevitabilmente l'impegno, la scommessa della vita, i poveri, il senso della
storia, il deserto nella citta'.
*
Postilla
Carlo Carretto nasce ad Alessandria il 2 aprile 1910. Trascorsa la prima
infanzia a Moncalieri, si trasferisce a Torino, dove, nel 1927, consegue il
diploma di maestro elementare e, nel 1932, la laurea in filosofia e
pedagogia. Entra nell'Azione cattolica e, tra il 1937 e il 1940, e'
presidente provinciale della Giac, il ramo giovanile dell'associazione.
A Torino Carretto fa un incontro decisivo, quello con Luigi Gedda. Ne rimane
talmente affascinato da scrivere: "Stare con lui era per me un paradiso".
Nel 1940 viene nominato direttore didattico e inviato a Bono (Sassari).
Entra in rotta di collisione con le locali autorita' fasciste ed e'
costretto a lasciare la Sardegna. Nel 1941 e' nominato segretario centrale
dei maestri di Ac. Nell'aprile del 1945 e' tra i fondatori dell'Associazione
dei maestri cattolici. Il 12 ottobre 1946 Pio XII lo nomina presidente
nazionale della Giac al posto di Luigi Gedda.
Le elezioni del 18 aprile 1948 vedono Carretto impegnato a sostegno della
Democrazia cristiana. Ma subito dopo inizia a denunciare i limiti del
collateralismo dell'Ac con il partito democristiano. Il 17 ottobre 1952
lascia la presidenza della Giac. Nell'autunno del 1954 decide di entrare a
far parte dei Piccoli fratelli di Gesu' fondati da Charles de Foucauld e,
l'8 dicembre, parte alla volta del Sahara. Dopo dieci anni di vita
eremitica, rientra in Italia e si stabilisce a Spello, dove da' vita alla
comunita' dell'Eremo di Giacobbe, e dove muore, il 4 ottobre 1988.
Tra i numerosi scritti di Carlo Carretto ricordiamo: Lettere dal deserto (La
Scuola), Beata te che hai creduto e Il deserto nella citta' (San Paolo), Al
di la' delle cose (La Cittadella), Cio' che conta e' amare (Ave).
Un'antologia di pensieri e aforismi di Carretto - a cura di Saverio Gaeta -
e' contenuta nel recente Nel deserto sboccia l'amore (pp. 128, lire 12.000),
edito dalla San Paolo.

7. RILETTURE. L'AUTOBIOGRAFIA DI MAMMA JONES
L'autobiografia di Mamma Jones. Vita di una agitatrice sindacale americana,
Einaudi, Torino 1977, pp. XLVIII + 190. Questa autobiografia della
leggendaria militante del movimento operaio americano "Mother Jones" (Mary
Harris Jones, 1837-1930), pubblicata nel 1925, e' un libro che occorre aver
letto. Con un'ampia introduzione di Peppino Ortoleva.

8. RIEDIZIONI. LUDWIG FEUERBACH: L'ESSENZA DEL CRISTIANESIMO. ESSENZA DELLA
RELIGIONE. SPIRITUALISMO E MATERIALISMO
Ludwig Feuerbach, L'essenza del cristianesimo. Essenza della religione.
Spiritualismo e materialismo, Laterza, Roma-Bari 1969-2007, Mondadori,
Milano 2009, pp. XL + 662, euro 12,90 (in supplemento a vari periodici
Mondadori). Tre opere che occorre aver letto, qui nelle belle ed accurate
edizioni italiane a cura rispettivamente di Francesco Tomasoni per l'Essenza
del cristianesimo, di Carlo Ascheri e Claudio Cesa per l'Essenza della
religione, di Ferruccio Andolfi per Spiritualismo e materialismo. "Insieme a
Leopardi e Marx, Feuerbach e' probabilmente il pensatore la cui opera ha
piu' contribuito alla mia formazione intellettuale e morale e mi ha
confortato in un impegno politico senza menzogne e senza illusioni nel
movimento di liberazione delle e degli oppressi, impegno che dalla mia
lontana gioventu' non ho piu' abbandonato e che ormai e' tutta la mia vita.
Si diventa comunisti per un moto di indignazione nei confronti
dell'ingiustizia, e per un sentimento di solidarieta' con ogni essere
vivente che soffre; ma si persiste nell'impegno per inverare uguaglianza di
diritti e dignita' di ogni essere umano unendo alla compassione universale
l'analisi razionale del nudo vero, e se molte sono le fonti e le radici, e
diversi i percorsi, per me ha contato la tradizione materialista che dal De
rerum natura di Lucrezio porta alla scelta della nonviolenza, la scelta
della lotta la piu' nitida e la piu' intransigente per la giustizia e per la
verita', il comunismo in cammino (altri lo chiami altrimenti: socialismo
liberale, anarchia, sequela e attesa ovvero prefigurazione del Regno, o del
regno della liberta'...) come dovrebbe essere, come soltanto puo' essere,
del bene di ogni essere sollecito e rispettoso". Cosi' concionava iersera
Annibale Scarpante all'osteria di Iaiotto, e ad ogni svolta del suo
argomentare noi levavamo in alto il pugno chiuso, antico simbolo dell'unita'
del genere umano e della responsabilita' che l'un l'altro gli esseri umani
lega e tutti lega al mondo, l'unico mondo che abbiamo e di cui dobbiamo aver
cura, compagni. E all'ultimo bicchiere si prorompeva ancora nel canto
dell'Internazionale, che e' la nostra patria ancora da venire.

9. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

10. PER SAPERNE DI PIU'

Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti: azionenonviolenta at sis.it

NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 949 del 20 settembre 2009

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

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